Nell’ambito del legame attraverso il contatto, il tipo di contatto corporeo delicato e leggero proposto da Eva Reich viene ripreso e associato agli strumenti per rafforzare l’autolegame che già abbiamo presentato. Diversamente da altri tipi di massaggio del neonato, nel PSE partiamo dal presupposto che il contatto corporeo offerto dai genitori abbia l’effetto di rafforzare il legame solo se il loro autolegame è stabile. Pertanto, nel nostro caso, l’accento non è posto tanto nell’esecuzione corretta di una sequenza di manovre, quanto nell’accompagnamento attento del neonato da parte dei genitori, che durante il massaggio devono restare ricettivi e capaci di risonanza. Se, durante il massaggio, i genitori perdono la fiducia nella propria competenza, spesso si osserva che accelerano il ritmo nei gesti e nell’esecuzione dell’intera sequenza.
Quando i genitori riescono a bloccare in tempo, sul nascere e con interventi mirati, le dinamiche di stress, si accorgono di essere capaci di regolare l’irrequietezza in se stessi e nel neonato, evitando che il bambino scoppi per forza a piangere forte. Se i genitori riescono a restare ricettivi, quel contatto delicato è in grado di rafforzare il legame e fa sì che nel cervello si attivino circuiti neuroormonali che influenzano subito positivamente non solo la disponibilità al legame nei genitori, ma anche nel bambino. Tra l’altro si libera una maggiore quantità di ossitocina, ormone importante per la regolazione del legame, che aumenta la disponibilità al contatto visivo, calma il cuore e migliora la circolazione sanguigna superficiale. Il contatto leggero, come una farfalla, funge da catalizzatore per l’interazione tra genitori e bambino. Spesso il neonato fin dai primi sfioramenti si apre e si rilassa e, a seguito di questo cambio di modalità neurovegetativa, sprigiona una forza di attrazione che prima non aveva. I genitori adesso si sentono attirati da lui e gli dedicano più attenzione.
Questo contatto facilita il legame, proprio perché facilita il processo di risonanza che avviene nel cervello grazie ai neuroni specchio. In questo tipo di lavoro corporeo con il neonato restiamo centrati su quel che accade nel presente, con l’obiettivo di una migliore sintonizzazione tra genitori e bambino. Cerchiamo di evitare che il neonato entri in processi regressivi, stando attenti a riconoscere subito quando il neonato arriva al limite e inizia a difendersi. Grazie a una stimolazione così delicata, il limite di tolleranza al contatto del neonato aumenta gradualmente, senza che debba per forza risalire all’origine della riduzione della sua capacità di regolazione. Per esempio, durante una sequenza di massaggio, un bambino di sei settimane esce sempre dal contatto visivo ogniqualvolta la madre avvicina le mani alla sua testa. È evidente che evita il contatto e mostra apertamente il suo rifiuto. La sua reazione dipende dalla nascita difficile, in cui è stata effettuata una manovra di Kristeller ed è stato estratto con l’aiuto della ventosa ostetrica. A testimoniare la forza applicata su di lui gli era rimasto un grosso ematoma sopra la fronte. Con la guida del consulente, i genitori imparano a riconoscere i tempo i segnali di difesa del neonato, e a rispettarli.
Capiscono che il neonato teme di provare nuovamente dolore e lentamente, con pazienza, lo riabituano a essere toccato in quella parte del corpo. In un primo tempo, quindi, la testa non viene toccata e ci si concentra sul ripristino delle risorse del neonato; successivamente, con delicate stimolazioni alla testa, il neonato inizia a sentire che il dolore appartiene al passato e ora il contatto lì non è più pericoloso. Nel prudente avvicinamento alle zone critiche del neonato, i genitori e il consulente osservano con attenzione se resta ricettivo e aperto. Ogni minimo accenno di agitazione e tensione significa che il bambino non si sente più al sicuro. Perché venga attivata la naturale capacità di oscillazione tra le due modalità vegetative non c’è bisogno che riviva il dolore e il senso di sopraffazione che ha provato in passato. Riassumendo, il lavoro di terapia corporea con il neonato riguarda molti aspetti. Intanto, ne migliora la capacità di regolazione vegetativa e, di conseguenza, aumenta la sua disponibilità a interagire con l’ambiente. Secondo, rafforza l’autolegame nei genitori che, di conseguenza, imparano a riconoscere e affrontare in tempo le reazioni di stress in se stessi e nel neonato. Infine, con questo tipo di lavoro, si avvia un processo contagioso che genera salute e che, tra l’altro, da un punto di vista neurobiologico, si spiega con un aumento dell’attività dei neuroni specchio.