quarta parte - la pratica - capitolo xii
Le tre colonne portanti
Già durante la gravidanza si può iniziare con questo allenamento preventivo, volto a migliorare l’autolegame. In tal caso, l’ideale è coinvolgere fin dall’inizio il futuro padre nell’apprendimento di una sensibilità corporea ed emozionale. È particolarmente bello se i genitori possono sperimentare praticamente strumenti corporei specifici, come la base di sicurezza o il massaggio farfalla, utili per evitare fin dalla nascita difficoltà a contatto con il neonato. Grazie allo sviluppo della propria sensibilità potranno affrontare eventuali problematiche con successo e agevolmente.
Per esempio, se la madre tende a diventare insicura quando il bambino inizia ad agitarsi, una o due consulenze nelle situazioni di crisi possono essere sufficienti per ridurre sensibilmente lo stato di sofferenza e ripristinare la capacità di regolazione originaria. Ciò dipende soprattutto dal fatto che la preparazione preventiva dei genitori si inserisce su una capacità di legame già presente e, di conseguenza, gli strumenti proposti nel Pronto Soccorso Emozionale possono venir applicati senza difficoltà nella vita quotidiana.
Con lo stesso obiettivo di promozione del legame e di educazione alla salute, nel Pronto Soccorso Emozionale si utilizzano anche altre strategie. Con il legame attraverso il contatto, un’evoluzione sistematica del massaggio farfalla al neonato sviluppato da Eva Reich98, i genitori imparano ad effettuare una forma delicata di contatto. Diversamente da altri tipi di massaggio del neonato99, in cui ci si concentra sull’insegnamento di una specifica sequenza di movimenti, nel legame attraverso il contatto i genitori scoprono, in particolare, come accompagnare e regolare i segnali della presenza, o della scomparsa, della loro disponibilità al contatto100. In incontri di gruppo i genitori si familiarizzano ad entrare in una sorta di danza gioiosa e ben sincronizzata con il neonato, basandosi sul dialogo interno con le informazioni provenienti dal loro corpo.
Nel corso degli incontri, viene trasmessa ai genitori una conoscenza mirata che, nelle situazioni acute di stress, li aiuta a ritrovare con le proprie forze la stabilità o il filo di connessione con il bambino. I principi del lavoro non si differenziano sostanzialmente da quelli delle consulenze nelle situazioni di crisi. Tuttavia, l’unico intento degli incontri di gruppo è quello di rafforzare e sviluppare ulteriormente le risorse già presenti nei genitori e nel bambino, e la conoscenza riguardo il legame. La colonna centrale, invece, si riferisce al campo d’intervento classico, e comprende le consulenze individuali per genitori e neonato nelle situazioni di crisi. I genitori si presentano con problemi relativi alla nota sintomatologia legata ai disturbi precoci della regolazione, dell’interazione e del legame. Il motivo più frequente della richiesta riguarda il senso di impotenza di fronte all’irrequietezza e al pianto eccessivo del neonato, ma anche abbastanza spesso ai problemi relativi al sonno o all’alimentazione del bambino (età da 0 a 2 anni)101.
Il modello dei sette passi
Dopo aver presentato nei capitoli precedenti le basi metodologiche del PSE, è giunto il momento di descrivere in pratica come si procede nell’accompagnamento preventivo o psicoterapeutico di genitori e neonato. Iniziamo dal modello dei sette passi, che si è rivelato efficace in caso di disturbi precoci della regolazione e del legame, e si lascia magnificamente applicare anche in altre situazioni, come per esempio la psicoterapia preventiva in gravidanza o nel periodo perinatale. Il punto cardine del modello dei sette passi è fare in modo che i genitori riescano a spostare l’attenzione da ciò che originariamente ha scatenato la dinamica (per esempio il pianto del neonato) alla percezione delle proprie sensazioni corporee. Le basi di questo modo di procedere sono state sviluppate, all’inizio, nelle consulenze con genitori di neonati che piangono eccessivamente e, pertanto, presento in dettaglio i singoli passi e i punti problematici nel contesto dell’accompagnamento nei momenti di crisi post parto.
Passo 1 - Fase della definizione del problema
Passo 2 - Fase dell’esplorazione dello stress
Passo 3 - Fase dell’autolegame
Passo 4 - Fase del processo
In caso ottimale le misure per sostenere l’autolegame nei genitori fin qui descritte sono sufficienti perché si sentano di nuovo sicuri e rilassati, e si accorgano nel giro di pochi minuti dell’effetto benefico della connessione con il loro corpo e con il neonato. Anche quando perdurano irrequietezza o pianto nel bambino, grazie al ripristino dell’autolegame diminuisce il loro senso di impotenza e disorientamento.
La percezione del proprio corpo li aiuta a essere più tolleranti e resistenti verso le emozioni del neonato. Improvvisamente madri, che fino a quel momento erano cadute in preda alla disperazione e alla tensione più totali di fronte al pianto e ai lamenti del bambino, sentono diffondersi in loro calma e senso di calore. Alcuni genitori lo descrivono con queste parole: si forma una sorta di pellicola di protezione sulla superficie del corpo, che permette loro una migliore delimitazione. In questa quarta fase si osservano due possibili reazioni nel neonato: o il cambiamento della situazione, sia emozionale sia corporeo, lo rende subito più aperto e rilassato, oppure si mette a piangere ancora più forte.
Nel primo caso, relativamente frequente, si tratta di bambini con una forte autoregolazione, che attivano il sistema parasimpatico non appena i genitori iniziano a rilassarsi. Molti neonati, infatti, si calmano subito e restano tranquilli sul ventre della madre, immobili e con gli occhi spalancati, come sorpresi di quanto tutto sia diverso dal solito. Nel secondo caso, invece, grazie al “tornare-in-sé” dei genitori, il neonato può finalmente dare libero sfogo al pianto che finora aveva trattenuto. Ciò avviene soprattutto a quelli che, con una qualsiasi forma di compensazione orale (seno, biberon, ciuccio), fino a quel momento avevano dovuto “buttar giù”, cioè reprimere le loro grida di protesta. I genitori ora smettono di offrirgli un contatto compensatorio, cosa che lui vive come una liberazione. Il pianto stesso allora ha un effetto realmente liberatorio e risulta benefico per tutti. Nel capitolo seguente descriverò in dettaglio quali condizioni facilitano il pianto nel neonato, oltre alle procedure diagnostiche e alle controindicazioni nell’accompagnamento di un pianto eccessivo.
Passo 5 - Esplorazione di un nuovo vissuto di legame
Nel quinto passo aiutiamo i genitori a identificare dentro di sé il cambiamento nella costellazione di legame. È importante, infatti, che siano consapevoli del cambiamento avvenuto non solo nel comportamento del bambino, ma anche nel loro vissuto emozionale e corporeo. A questo scopo è essenziale che le esperienze positive vengano fissate come esperienze somatiche. In pratica significa che la madre, con il neonato tutto rilassato appoggiato su di lei al termine della sessione, prenda atto di quello che è cambiato nel suo organismo, dal punto di vista sia emozionale sia corporeo. È vero che la riorganizzazione del campo di legame con il bambino ha reso possibile una reazione parasimpatica in lei, tuttavia il punto resta come vive soggettivamente questo processo. Se, all’inizio della sessione, aveva parlato di senso di oppressione al petto durante gli attacchi di pianto del bambino, adesso è il momento di chiederle cosa è successo dopo il processo di apertura. Capita che racconti di sentire calore e un’espansione piacevoli nel petto e che, improvvisamente, il senso di impotenza abbia lasciato posto a una profonda gratitudine. Spesso è utile verificare con precisione in che modo i sintomi iniziali si sono trasformati. Ha ancora bisogno di camminare per la stanza con il bambino in braccio? Cos’è cambiato nel corpo esattamente? Come percepisce il bambino sul suo ventre? L’adulto deve innanzitutto prendere atto di quanto le sue emozioni e le sue sensazioni siano radicalmente cambiate, e non solo il comportamento del neonato.
Passo 6 - Fase dell’intimità
Questo passo ha particolare significato in caso di processi emozionali molto intensi nel neonato. Il pianto prolungato spesso si conclude con un’atmosfera di pace, una sorta di silenzio sacro, in cui il neonato resta calmo e immobile in uno stato di profonda commozione e raccoglimento. In questa fase è importante non disturbare il processo intimo e personale con parole e domande premature. Nel caso i genitori dispongano di sufficienti risorse, spesso è una buona idea uscire dalla stanza per un po’. Infatti, spesso la madre riesce a coccolare il bambino e parlargli amorevolmente, o si permette di piangere lei stessa, soltanto quando non si sente più osservata. Il medico francese Michel Odent103 spiega quanto sia necessaria questa sfera privata protetta affinché il processo di legame tra madre e neonato possa avvenire. Effettivamente, dopo un processo di rebonding, l’atmosfera assomiglia parecchio a quella dei delicati momenti immediatamente dopo la nascita. Odent nei suoi libri descrive ripetutamente e in modo perentorio come stimolare prematuramente con domande razionali la neocorteccia, cioè la parte nuova del cervello, inibisca il flusso di liberazione dell’ossitocina e disturbi il processo di legame.
Passo 7 - Sviluppo di strategie d’azione per la vita quotidiana
Al termine di una consulenza in una situazione di crisi è essenziale che quanto vissuto si traduca in passi e soluzioni concreti da portare avanti nella vita quotidiana. Anche se questo, spesso, avviene spontaneamente e i genitori escono molto rafforzati grazie all’esperienza fatta, non significa per forza che siano in grado di applicare quanto scoperto nelle situazioni reali. Pertanto può essere utile chiedere loro di descrivere ancora una volta la situazione problematica con il neonato, immaginando però ora di restargli accanto come hanno appena fatto durante la sessione. Spesso emergono in loro immagini molto precise: sono in una stanza con il bambino in braccio e riescono a restare tranquilli anche se sta piangendo, vedono inoltre come la loro tranquillità si propaga al bambino. Queste visualizzazioni conclusive sono di orientamento ai genitori per affrontare la vita di tutti i giorni. In seguito si discute con loro cosa faranno se dovessero sentire di nuovo il senso di impotenza di cui hanno parlato e, a questo punto, si danno istruzioni chiare su come e quando utilizzare le tecniche di connessione che hanno appreso, come per esempio la respirazione addominale. È importante anche spiegare come utilizzare i segnali corporei di stress (per esempio, l’oppressione al petto) quale primo campanello di allarme per riconoscere in tempo la perdita di contatto con il bambino ed evitarla.
I 7 passi del Pronto Soccorso Emozionale
- Fase dell’identificazione del problema
-
Esplorazione dello stress (comportamento, emozioni, vissuto corporeo)
-
Fase dell’autolegame (con respirazione, contatto corporeo, percezione, visualizzazione)
-
Fase del processo a) Reazione di rilassamento e apertura b) Processo di espressione (lavoro di sostegno del rebonding)
-
Esplorazione di nuove esperienze di legame
-
Fase dell’intimità
-
Sviluppo di nuove prospettive d’azione rispetto al problema iniziale
La forza del legame
Thomas Harms
Il pronto soccorso emozionale nelle situazioni di crisi con i bambini.Un prontuario per genitori, psicoterapeuti e professionisti della salute del periodo perinatale per conoscere e gestire i momenti di crisi del bambino.
Il Pronto Soccorso Emozionale offre ai genitori che si trovano in difficoltà con i propri figli l’opportunità, fin dai primi momenti dopo la nascita, di (ri)trovare e rafforzare il filo emozionale che li unisce.
La descrizione del Pronto Soccorso Emozionale che Thomas Harms svolge nel libro La forza del legame è rivolta agli psicoterapeuti, ai genitori e a tutti i professionisti della nascita, della prevenzione, dello sviluppo o della consulenza nel periodo primale.
Conosci l’autore
Thomas Harms, psicologo, offre da più di 25 anni consulenza e psicoterapia corporea orientata al legame a neonati, bambini e adulti.Dal 1997 è direttore del Zentrum für Primäre Prävention und Körperpsychotherapie (Centro per la Prevenzione Primaria e la Psicoterapia Corporea) a Brema.