La velocità di lettura e l’accuratezza sono elementi fondamentali, ma non sono i soli. Una diagnosi funzionale neuropsicologica (vedere capitolo V) deve indagare non solo gli aspetti più evidenti e di supaerficie, ma anche quelli più nascosti, come il sistema attentivo e le memorie (a breve e lungo termine, vedere figura 27 e 28) che stanno alla base di apprendimenti complessi come la lettura e li sostengono.
Ecco due esempi: Marco ed Enrico sono due bambini che frequentano la terza elementare, hanno difficoltà di lettura e possiedono un quadro neuropsicologico simile (QI, attenzione, memorie, linguaggio…). Marco, rispetto ai suoi compagni, impiega il doppio del tempo: se loro terminano la lettura di un brano in 10 minuti, Marco ne impiegherà più di 20 (legge a una velocità di circa 1,3 sill/sec invece di 3,01); è molto probabile che dopo 12-13 minuti sia stremato e si demoralizzi vedendo il resto della classe già impegnato in altri compiti. Potrebbe, inoltre, essere giudicato svogliato o poco intelligente.
Anche Enrico impiega più di 10 minuti a leggere lo stesso brano, circa 16 (legge a 1,8 sill/sec).
Dopo un primo esame diagnostico, Marco è certificabile come dislessico, mentre Enrico, trovandosi poco al di sopra della soglia critica, non viene certificato, anche se vive un disagio notevole.
Si dimentica che la dislessia, pur avendo in molti casi una sua caratterizzazione di familiarità, non si colloca tra i “disturbi categoriali” come il diabete, l’epilessia o la malaria (che hanno dei marcatori ben definiti), ma, per come viene rilevata, appartiene ai “disturbi dimensionali” (oltre o sotto una determinata soglia scatta la definizione di disturbo), come accade per il deficit di attenzione (ADHD), l’ipertensione o l’essere in sovrappeso.
Nella valutazione di Marco ed Enrico dovrebbe essere prassi (anche se purtroppo non è ancora routine) eseguire un’indagine approfondita, una diagnosi neuropsicologica funzionale (vedere capitolo V). Marco, certificato a tutti gli effetti come dislessico, dovrà iniziare un percorso abilitativo e di potenziamento presso specialisti, ma anche Enrico, pur non essendo “etichettato” come dislessico, dovrà essere seguito e potenziato negli aspetti che l’indagine diagnostica isola come carenti.
In una classe di 25 alunni ci sono, in media, 1 o 2 bambini certificabili come dislessici. Gli altri 23/24 leggono a una velocità che varia dal confine con la dislessia fino a raggiungere la media normale e oltrepassarla (ecco che affiora il concetto di “disturbo dimensionale” come delineato appena sopra). Gli insegnanti, perciò, hanno di fronte a loro una situazione estremamente varia: non esiste il “bambino tipo”, esistono 25 bambini diversi per velocità di lettura, QI e componenti cognitive (attenzione, memorie di vari tipi...).
A questo punto è essenziale introdurre una definizione di dislessia più complessa.