capitolo xii

Amore e gioia in famiglia e in classe

L’obiettivo primario della Disciplina Positiva è quello di permettere ad adulti e bambini di sperimentare più gioia, armonia, collaborazione, responsabilità condivisa, rispetto reciproco e amore nella vita e nelle relazioni. Spesso ci comportiamo come se avessimo dimenticato che gioia e amore sono il punto focale della vita e il lavoro con i bambini, e ci troviamo ad agire mossi da paure, giudizi, aspettative, biasimo, delusione e rabbia. Poi ci chiediamo perché ci sentiamo così infelici.

Tre promemoria

Ecco tre promemoria su come evitare deviazioni che ci impediscono di provare amore, gioia e soddisfazione nel nostro rapporto con i bambini.

1. Quello che facciamo non è mai altrettanto importante quanto come lo facciamo

I sentimenti e gli atteggiamenti dietro a ciò che facciamo determineranno il “come”. I sentimenti dietro alle parole spesso traspaiono in modo evidente dal tono della voce.


L’altro giorno tornando da una gita sono stata accolta da un lavandino pieno di piatti sporchi. Ero scoraggiata e arrabbiata e ho iniziato a rimproverare e criticare. «Eravamo d’accordo che ognuno avrebbe messo i piatti nella lavastoviglie. Com’è possibile che nessuno mantenga i patti quando io non ci sono?».


Cercavo qualcuno da incolpare, ma tutti sostenevano: «Non sono stato io».


Con un sentimento negativo ho detto: «Va bene, dobbiamo fare una riunione e decidere come risolvere la questione».


Si può immaginare il risultato se avessimo provato a fare una riunione basata sui miei sentimenti di critica e biasimo? Non avremmo trovato quel tipo di soluzione efficace che si ottiene in un’atmosfera di amore e rispetto. Il mio atteggiamento di attacco avrebbe fatto sì che i bambini contrattaccassero e si mettessero sulla difensiva, certo non ispirato armonia.


Mi sono resa conto di quello che stavo facendo e ho subito cambiato direzione. Mi sono accorta che il mio atteggiamento negativo non avrebbe prodotto i risultati a cui aspiravo – per non parlare di quanto mi faceva sentire triste in quel momento. Non appena ho cambiato atteggiamento, i miei sentimenti sono cambiati e ho avuto subito l’ispirazione per ottenere risultati positivi.


Ho detto alla mia famiglia: «Andiamo a mangiarci una pizza. Poi faremo una riunione per trovare delle soluzioni, invece di rimproverarci l’un l’altro».


Sulla base di questi sentimenti siamo riusciti a tenere una riunione con ottimi risultati. Ridendo, abbiamo concordato che doveva essere stato un fantasma a lasciare i piatti nel lavabo. Quando abbiamo smesso di cercare qualcuno da biasimare e ci siamo concentrati sulle soluzioni, a Mark e Mary è venuto in mente un ottimo piano. Hanno proposto che, a turno, ci assegnassimoi due giorni a settimana di corvée per prenderci cura dei piatti sporchi del fantasma. Come potete immaginare, dopo questa amichevole discussione sono stati lasciati nel lavandino molti meno piatti, e ognuno si è preso la responsabilità di risolvere il problema.


Agire spinti da pensieri e sentimenti negativi è una deviazione certa da amore, gioia e risultati positivi. Mettendoli da parte, permettiamo ai sentimenti positivi naturali e al buon senso di venire a galla.

2. Considerare gli errori come opportunità di apprendimento

Nel corso dell’intero libro ho parlato dell’importanza di aiutare i bambini a considerare gli errori come opportunità di apprendimento. Quando gli adulti non applicano questo principio nei confronti di loro stessi, si allontanano subito da amore, gioia e risultati positivi, come illustra l’esempio che segue.


Mickey, un bambino di seconda, ha dato un calcio a un compagno. L’insegnante, la signora Heaton, era molto arrabbiata con Mickey. Voleva insegnargli a non picchiare gli altri. Lo ha portato fuori dalla classe per sgridarlo. Gli ha detto: «Ti piacerebbe se qualcuno ti tirasse un calcio?».


Nel tentativo di insegnargli cosa si provasse, gli ha dato un calcio – un po’ più forte di quanto intendeva. Un assistente passava di lì, ha visto l’incidente e lo ha riportato al direttore.


La maestra Heaton si sentiva molto infelice per quello che aveva fatto. Credeva nei princìpi della Disciplina Positiva e li applicava da anni. Ha chiamato per chiedere: «Cos’è andato storto? Come ho potuto fare una cosa del genere? Cosa avrei dovuto fare?».


Primo, la maestra è stata rassicurata che era del tutto normale. Esiste sulla terra un genitore o un insegnante che non abbia “perso le staffe” e reagito con rabbia invece di agire in un modo più vantaggioso per risultati a lungo termine?


Secondo, è stata valorizzata la sua consapevolezza di aver sbagliato. È stata incoraggiata a consolarsi e a smettere di colpevolizzarsi. Molti genitori e insegnanti non si sarebbero neanche resi conto di aver commesso un errore.


Terzo, è stato convalidato il suo desiderio di fare tutto il possibile per migliorare. È stata incoraggiata a considerarlo un dono (o un richiamo ad agire) che poteva stimolarla a cercare risposte e quindi a comportarsi ancora meglio in futuro.


I libri di Disciplina Positiva sono pieni di alternative al semplice reagire, ma non è questo il punto. Il punto è rendersi conto che tutti gli esseri umani tendono a reagire invece che ad agire. La maggior parte degli adulti ha davvero buone intenzioni: vuole solo insegnare ai bambini a essere più rispettosi. Il problema è che quando si reagisce si usa un comportamento irrispettoso (ovvero ci si comporta male) nel tentativo di insegnare il rispetto. Mentre reagiamo ci importa di più (senza pensarci) far “pagare” il bambino per ciò che ha fatto attraverso biasimo, vergogna e dolore. Non pensiamo agli effetti a lungo termine sul bambino. Se così fosse, non staremmo reagendo.


Per fortuna, questo è solo l’inizio, non la fine. Abbiamo scoperto che per quante volte reagiamo e dimentichiamo di usare i princìpi della Disciplina Positiva possiamo sempre tornare alla base e rimediare ai pasticci che abbiamo fatto. È vero ancora una volta che gli errori sono meravigliose opportunità di apprendimento.


Gli adulti scopriranno che, quando si impara da un errore, i bambini sono molto bravi a perdonare, se si ricorre alle Tre R del Recuperare. Ci è voluta più di una settimana perché la maestra Heaton si riprendesse dall’umiliazione e dalla mortificazione. Poi ha preso da parte Mickey e gli ha chiesto scusa. Gli ha detto: «Mickey, mi dispiace moltissimo di averti dato un calcio. Ero così arrabbiata che tu lo avessi dato a Joey. E poi ho fatto esattamente la stessa cosa per la quale ero arrabbiata con te. Non molto intelligente da parte mia vero?»


Mickey la guardava un poì imbarazzato e ha scosso la testa. La maestra aveva ottenuto la sua attenzione. Ha continuato: «E nemmeno tanto carino, vero?»


Mickey sporse il labbro inferiore e scosse la testa.


La maestra gli ha poi domandato: «Ti fa sentire un po’ meglio il fatto che ti chieda scusa?».

Mickey ha annuito.


Lei ha continuato: «Come pensi che si sentirebbe Joey se gli chiedessi scusa?».

Mickey ha borbottato: «Meglio».


La maestra gli ha chiesto: «Cosa ne pensi di chiedere scusa a Joey, e poi potremmo trovarci tutti e tre per cercare modi di gestire il problema che avevi con Joey. Oppure potremmo segnarlo sul programma delle riunioni di classe e chiedere l’aiuto di tutti. Cosa preferisci?».


Mickey ha risposto: «Solo noi».


LA Heaton ha chiesto: «Di quanto tempo hai bisogno per scusarti con Joey e chiedergli se ha voglia di unirsi a noi per parlare del problema?».

Mickey si è illuminato e ha detto: «Lo posso fare oggi».


La maestra ha risposto: «Bene. Fammi sapere quando tu e Joey siete pronti, così stabiliamo una data».


Il giorno dopo la maestra, Mickey e Joey si sono riuniti e hanno parlato di come ognuno dei bambini aveva percepito l’accaduto, di cosa l’aveva causato, di come si sentivano a riguardo, di cosa avevano imparato da quella esperienza, e di quali fossero le loro proposte di soluzioni possibili. Hanno anche affrontato il concetto degli errori come opportunità di apprendimento. I bambini sono andati via molto soddisfatti dell’accordo trovato per evitare di litigare in futuro.


Questo è un ottimo esempio di come un errore possa fornire molte opportunità di apprendimento. La maestra è stata capace di dare l’esempio prendendosi la responsabilità del suo errore e chiedendo scusa. Poi ha aiutato Mickey a sentirsi bene per essersi scusato. È stata capace di aiutare i bambini ad esercitarsi nell’ascolto di come ognuno percepiva la questione. Infine, hanno messo in pratica la meravigliosa competenza di vita del raccogliere idee per trovare delle soluzioni e hanno concordato sul fatto di voler entrambi provare ad applicarle.


Non lo ripeteremo mai abbastanza: gli errori sono meravigliose opportunità di apprendimento per adulti e bambini.

Gli adulti possono imparare più cose sul principio degli errori come opportunità di apprendimento osservando i bambini che imparano a camminare. I più piccoli non perdono tempo a sentirsi inadeguati ogni volta che cadono. Si limitano ad alzarsi e ripartire. Se si fanno male cadendo possono piangere qualche minuto prima di rimettersi di nuovo in piedi, ma non sommano all’esperienza biasimo, critiche o altri messaggi demoralizzanti. Possiamo aiutare i nostri figli a non perdere questo modo semplice di affrontare la vita riscoprendo noi stessi il valore degli errori.


Pensare di dover essere perfetti è una deviazione molto frequente, che ci allontana da amore e gioia nella vita. Le Quattro R del Recuperare (di cui si discute nel secondo capitolo) possono riportarci in carreggiata.

3. A volte dobbiamo imparare le stesse cose ancora e ancora

Quanti genitori hanno pronunciato queste parole: «Quante volte te lo devo dire?».


Questi genitori si mettono in condizioni di essere delusi e frustrati se non capiscono che la risposta potrebbe essere: «Ancora e ancora e ancora». (Spesso credo che i bambini non capiscano mai davvero quello che cerchiamo di insegnare loro, finché non hanno essi stessi dei figli e cercano di insegnar loro quelle stesse cose).


La signora Bordeau si è sentita così sollevata quando ha conosciuto questo principio che ha detto: «Pensavo sarebbe stata necessaria una sola riunione per ottenere la collaborazione dei miei figli. Siccome il loro entusiasmo è durato a malapena una settimana, ho semplicemente pensato che non funzionasse e sono tornata alle lotte quotidiane».


La signora Bordeau non si era resa conto di quanti progressi avesse fatto ottenendo il loro entusiasmo per un’intera settimana. Le ho parlato della sindrome delle tre settimane (affrontata nel nono capitolo) e con che gratitudine ho accettato di affrontare il problema delle faccende domestiche ogni tre settimane, cosa molto più piacevole degli assilli quotidiani e della frustrazione.


I bambini non sono gli unici ad avere bisogno della possibilità di imparare più e più volte. Altrimenti perché avremmo bisogno di usare così spesso le Quattro R del Recuperare? Una deviazione verso l’infelicità è sentirsi frustrati o inadeguati ogni volta che noi o i nostri figli non impariamo qualcosa al primo colpo. La strada verso gioia e amore comprende non solo l’accettazione di fare errori ma anche di avere l’opportunità di imparare più e più volte. È una parte fondamentale del processo di apprendimento.


In questo libro abbiamo presentato una varietà di metodi. Se verranno visti solo come tecniche, falliranno. Sono stati presentati anche molti atteggiamenti positivi. Quando i metodi e gli atteggiamenti positivi vengono messi insieme, diventano concetti che creano un’atmosfera di amore, rispetto reciproco, collaborazione e divertimento tra i bambini.


Questo capitolo comprende vari concetti che richiedono la partecipazione e la guida degli adulti per aiutare i bambini a sviluppare solide basi. Un atteggiamento di gioia e amore è fondamentale, e aiuta a trovare gli aspetti positivi di una situazione.

Trovare il lato positivo in una situazione

Lori era stata sospesa da scuola perché avevano trovato delle sigarette nel suo armadietto. Ha detto a suo padre: «Non so come ci siano finite! Stavo appunto per metterle in tasca e portarle al direttore, quando è passato un insegnante e mi ha mandato in direzione». Il padre faceva fatica a credere che Lori non avesse idea di come le sigarette fossero finite nell’armadietto, visto che era chiuso con un lucchetto con la combinazione. Faceva anche fatica a credere che le stesse mettendo in tasca per portarle al direttore. Era deluso che Lori gli avesse mentito, perché erano sempre stati una famiglia molto unita e amorevole. Era anche preoccupato che iniziasse a rovinarsi la vita con fumo, droga e alcol.


Il padre sentiva che avrebbe voluto sgridarla, punirla e farle capire quanto fosse deluso. Invece ha deciso di cercare il lato positivo. Non è mai difficile da trovare, se si è disposti a farlo. Mettendosi nei panni di Lori, ha capito che probabilmente era in difficoltà nel trovare un modo per rimanere in linea con i valori di famiglia e allo stesso tempo essere accettata dai coetanei. Si è anche reso conto che l’unica ragione per la quale Lori gli avrebbe mentito è perché gli voleva così bene da non volerlo deludere.


Con questa consapevolezza il padre l’ha avvicinata. Invece di sgridarla e punirla, le ha detto gentilmente: «Lori, immagino che sia molto difficile cercare di inventarsi un modo per rimanere coerente in ciò che credi e allo stesso tempo non essere definita una guastafeste dagli amici».


Lori ha risposto con sollievo: «Sì, infatti».

Suo padre ha proseguito: «E immagino anche che se mai dovessi mentirci, lo faresti perché ci vuoi così bene che non vorresti deluderci». Lori aveva le lacrime agli occhi e riusciva solo ad annuire. Suo padre ha aggiunto: «Lori, se facessi qualcosa che ti fa del male ne saremmo delusi, ma se non sei certa che puoi sempre parlarci di qualunque cosa, allora non stiamo facendo un buon lavoro nel farti capire quanto ti amiamo: incondizionatamente». Lori ha abbracciato forte suo papà e sono rimasti così per un momento.


Non hanno mai affrontato direttamente il problema di fumare e mentire. È passato un anno da allora, e Lori racconta con vera passione a sua madre e a suo padre ogni volta che resiste alla tentazione di fare qualcosa di contrario ai suoi valori. È anche molto orgogliosa di influenzare i suoi amici a restare fedeli ai loro valori.

Dare ai bambini il beneficio del dubbio

Tutti i bambini vogliono riuscire bene, e tutti i bambini vogliono andare d’accordo con gli altri. Tutti i bambini vogliono provare un senso di appartenenza e rilevanza. Se ricordiamo queste cose, daremo ai bambini che si comportano male il beneficio del dubbio. Invece di presumere che vogliano dare filo da torcere, penseremo che vogliano raggiungere risultati positivi e sono semplicemente confusi sulla maniera di ottenerli. Non hanno la conoscenza, le competenze o la maturità per raggiungere appartenenza e rilevanza con modalità adeguate. È compito nostro aiutarli a sviluppare ciò di cui hanno bisogno. Per essere efficace, il nostro approccio dev’essere basato sull’atteggiamento: «So che vuoi riuscire. Come posso aiutarti?». Quando abbiamo questo atteggiamento è più probabile che i bambini si sentano amati in modo incondizionato.

Esprimere amore incondizionato

I bambini hanno bisogno di sapere che loro sono più importanti di qualunque cosa facciano. Hanno bisogno di sapere che sono più importanti delle cose materiali che possediamo. La mamma di Fred ha fatto alcuni errori prima di ricordare questo aspetto fondamentale.


Fred aveva rotto uno dei preziosi vasi antichi di sua madre. Era così affranta dall’accaduto che si era seduta scoppiando a piangere. Fred si sentiva malissimo per quello che aveva fatto, ma alla fine aveva chiesto: «Mamma, ma saresti così triste se qualcosa di brutto succedesse a me?».


I bambini spesso non sanno quanto sono importanti o amati. A volte genitori e insegnanti si concentrano così tanto sui comportamenti sbagliati che perdono di vista il bambino – e il bambino perde di vista se stesso.


Ho fornito una consulenza a una famiglia la cui figlia aveva rubato alcuni vestiti (per gioco, sosteneva) a un’amica con la quale era furiosa. La madre e la sorella erano così arrabbiate da chiamarla ladra, e si chiedevano se non ci fosse qualcosa di profondamente sbagliato in lei. Ho chiesto loro perché fossero così arrabbiate. Qual era la loro vera preoccupazione? La madre ha risposto che aveva paura che la figlia potesse finire in riformatorio. Allora le ho chiesto perché questo sarebbe stato un problema. La madre ha detto che era preoccupata di quanto l’esperienza sarebbe stata dolorosa per la figlia. Allora le ho chiesto come stesse la figlia, secondo lei, a sentirsi dare della ladra e a sentirsi accusata di avere qualcosa di sbagliato. Ha ammesso di rendersi conto di quanto aveva già ferito sua figlia preoccupandosi che potesse rimanere ferita.


Ho chiesto alla figlia cosa la ferisse di più, l’idea del riformatorio o quello che stava vivendo con sua madre in quel momento. Ha risposto: «Questo mi ferisce molto di più».


Siccome la figlia è un’adolescente, non c’è modo che la madre la controlli. Questa ragazza deve provare le conseguenze del suo comportamento, ma anche amore e sostegno da sua madre.


È così facile fraintendere le cose e perdere il messaggio che intendevamo trasmettere. Questa madre stava umiliando sua figlia perché le voleva bene e voleva proteggerla dalla sofferenza. L’unica cosa che la figlia percepiva era l’umiliazione, che interpretava come: «Neanche le piaccio, a mia madre».


So che amate i vostri figli e sapete di amarli, ma loro lo sanno? Potreste rimanere sorpresi nel chiederglielo.

Una mamma ha chiesto a suo figlio di tre anni: «Sai che ti voglio bene?».

La risposta è stata: «Sì, so che mi vuoi bene se faccio il bravo».


Un adolescente alla stessa domanda ha risposto: «So che mi vuoi bene se prendo voti alti».


Spesso assilliamo i nostri figli affinché facciano meglio. Vogliamo che diano il meglio di loro stessi, perché li amiamo e pensiamo che saranno più felici se faranno ciò che riteniamo giusto per loro. Spesso non capiscono che, se vogliamo che facciano di meglio, è per loro. Quello che capiscono è: «Non farò mai niente abbastanza bene. Non sono all’altezza delle vostre aspettative. Volete che io faccia di meglio per voi, non per me».

Ricordate che i bambini danno il meglio quando si sentono meglio. E niente fa sentire meglio dell’amore incondizionato. La maggior parte dei genitori non è consapevole del fatto che, quando usano le punizioni, non stanno amando i figli. Di fatto, la maggior parte dei genitori usa le punizioni in nome dell’amore. Nel libro Parents Who Love Too Much1 usiamo l’esempio che segue per mostrare che i genitori usano le punizioni anche quando sarebbero più efficaci altri metodi, e per far capire quanti adulti pensano: «Io sono stato punito da piccolo, e sono cresciuto bene». Sì, la maggior parte di noi è cresciuta “bene” nonostante le punizioni. Se ripensiamo ad alcune punizioni ricevute da piccoli ci facciamo una risata – e possiamo addirittura dire che ce l’eravamo meritata. Se però ci fosse stato permesso di imparare dai nostri errori invece di pagare per averli commessi, saremmo forse potuti crescere addirittura meglio?

Nel racconto che segue, Stan è stato guidato lungo un percorso che lo ha aiutato a capire la differenza tra la punizione (che lo ha fatto crescere bene) e l’educazione non punitiva che avrebbe potuto aiutarlo molto di più.


Stan aveva raccontato al suo gruppo di formazione parentale della volta in cui aveva copiato durante una verifica di quinta. DIceva: «Ero stato così stupido da scrivermi alcune risposte sul palmo della mano. La maestra mi ha visto aprire il pugno per cercare una risposta». L’insegnante aveva preso il foglio di Stan e l’aveva strappato di fronte a tutta la classe. Aveva preso un voto terribile ed era stato chiamato copione davanti a tutti. La maestra l’aveva detto ai genitori. Suo padre gli aveva dato una frustata e l’aveva segregato in casa per un mese. Stan ha raccontato: «Non ho mai più copiato in vita mia, e quel voto me l’ero proprio meritato».


La persona che guidava il gruppo lo ha aiutato ad approfondire questa esperienza per portare il gruppo a capire se si sarebbe potuto usare un modo più produttivo di gestire la situazione.


Capogruppo: Siete tutti d’accordo con Stan sul fatto che meritava un’insufficienza grave?

Gruppo: Sì.

Capogruppo: Sarebbe stato sufficiente insegnargli le conseguenze delle sue scelte o aveva bisogno anche della punizione?

Gruppo: Hmmmmm.

Capogruppo: Stan, tu cosa ne pensi? Come ti sei sentito quando ti hanno dato il brutto voto perché avevi copiato?

Stan: Mi sentivo molto in colpa e molto imbarazzato.

Capogruppo: A che conclusioni sei arrivato?

Stan: Che non l’avrei fatto mai più.

Capogruppo: A che conclusioni sei arrivato dopo aver ricevuto la frustata? (punizione)

Stan: Che ero una delusione per i miei genitori. Ancora oggi ho paura di deluderli.

Capogruppo: In che modo ti ha aiutato la punizione?

Stan: Be’, ero già arrivato alla conclusione di non copiare più. Il senso di colpa e l’imbarazzo di essere stato scoperto di fronte alla classe erano sufficienti a insegnarmi la lezione. In effetti, la paura di deludere i miei genitori è davvero un grosso peso.

Capogruppo: Se avessi una bacchetta magica e potessi cambiare il corso di quegli avvenimenti, in che modo li cambieresti? Cosa cambieresti di quello che è stato detto o fatto?

Stan: Be’, non copierei.

Capogruppo: E poi?

Stan: Non so.

Capogruppo: Chi ha qualche idea per Stan? Di solito è più facile vedere le possibilità quando non si è coinvolti. Cosa avrebbero potuto dire o fare la maestra di Stan o i suoi genitori per mettere in atto un’educazione ferma e gentile?

Membro del gruppo: Sono un insegnante, e questa esperienza mi è molto utile. La maestra avrebbe potuto prendere Stan da parte e chiedergli perché copiava.

Capogruppo: Cosa avresti risposto, Stan?

Stan: Che volevo passare la verifica.

Membro del gruppo: Poi avrei potuto apprezzare il suo desiderio di superare la verifica e chiedergli cosa ne pensasse del copiare come modo per ottenere quel risultato.

Stan: Avrei promesso che non lo avrei fatto mai più.

Membro del gruppo: Allora gli avrei detto che avrebbe dovuto ricevere l’insufficienza nella verifica, ma che ero contenta che avesse imparato a non copiare. Poi gli avrei chiesto di prepararmi un programma con le cose da fare per superare la verifica successiva.

Stan: Mi sarei sentito ancora in colpa e in imbarazzo per aver copiato, ma avrei anche apprezzato gentilezza e fermezza allo stesso tempo. Adesso capisco cosa significa.

Capogruppo: Hai qualche idea ora su come useresti la bacchetta magica per cambiare il comportamento dei tuoi genitori?

Stan: Sarebbe stato bello che si fossero resi conto di quanto mi sentivo in colpa e in imbarazzo. Avrebbero potuto mostrare comprensione per la dura lezione che avevo imparato. Poi avrebbero potuto esprimere fiducia nel fatto che avrei imparato da questa esperienza e che in futuro avrei fatto la cosa giusta. Avrebbero potuto rassicurarmi sul fatto che mi amavano indipendentemente da tutto, ma che speravano non avrei deluso me stesso in futuro. Caspita, che concetto – preoccuparsi più di deludere me stesso che i miei genitori. È molto incoraggiante.


Da questa discussione sull’educazione non punitiva emergono diversi punti:

  1. Educazione non punitiva non significa lasciare che i figli “la facciano franca” con il loro comportamento.

  2. Educazione non punitiva significa aiutare i bambini a esplorare le conseguenze delle loro scelte in un clima di aiuto e incoraggiamento, in modo che possano aversi una crescita e un apprendimento duraturo.

  3. La maggior parte delle persone è cresciuta “bene” nonostante le punizioni – e avrebbe potuto imparare ancora di più se avesse ricevuto gentilezza e fermezza per imparare dai propri errori.


Il padre di Stan non aveva il vantaggio di comprendere i risultati a lungo termine dei suoi metodi educativi. Non aveva il vantaggio di capire l’importanza di mettersi nei panni del bambino. Non sapeva che i bambini danno il meglio quando si sentono meglio. Non conosceva il potere dell’amore incondizionato combinato con gentilezza e fermezza allo stesso tempo. In caso contrario, Stan avrebbe potuto sentirsi rafforzato grazie ai Quattro Passi per Conquistare la Collaborazione.

I quattro passi per conquistare la collaborazione

I Quattro Passi per Conquistare la Collaborazione (presentati nel secondo capitolo) sono un aiuto prezioso per mettervi nei panni del bambino. Usate questi passi ogni volta che percepite un problema di comunicazione che crea ostilità e risentimento. Dopo averli applicati, vi sentirete entrambi compresi.


Quasi tutti i genitori desiderano che i loro figli abbiamo voti più alti. I bambini spesso lo interpretano come se i voti fossero più importanti di loro stessi. I Quattro Passi per Conquistare la Collaborazione possono essere utili quando i vostri figli dubitano dei benefici delle vostre proposte.

  1. Esprimete comprensione per i sentimenti del bambino: «Secondo te, io vorrei che tu prendessi voti più alti per il tuo o per il mio bene?»

  2. Mostrate empatia senza giustificare: «Capisco che possa sembrare che tu non fai le cose abbastanza bene da soddisfarmi. Quando i miei genitori volevano che facessi meglio, mi sentivo come se dovessi vivere per loro e per i loro desideri».

  3. Esprimete i vostri sentimenti veri: «Io desidero che tu prenda voti alti perché credo che tu ne trarresti beneficio. So che ora può sembrare una scocciatura, ma una buona istruzione ti apre molte porte per il futuro, e ti permette di avere più possibilità di scelta».

  4. Invitate il bambino a concentrarsi su una soluzione: «Come possiamo risolvere la situazione in modo da permetterti di lavorare su un miglioramento che ti sembri vantaggioso, invece delle mie critiche?».


Creare un’atmosfera di collaborazione è essenziale per insegnare competenze di comunicazione e risoluzione dei problemi che racchiudano l’essenza della responsabilità sociale.


Quando i bambini le avranno acquisite la qualità dei rapporti interpersonali e delle circostanze di vita migliorerà notevolmente e il miglior modo di insegnarle è l’esempio del vostro comportamento quando lavorate con loro. L’esempio è il miglior maestro.

Insegnare e dare l’esempio delle competenze di comunicazione e di risoluzione dei problemi

Le riunioni di famiglia e di classe danno la possibilità a bambini e adulti di esercitare insieme molte di queste competenze. Se avete già usato questo procedimento, vi sarete probabilmente accorti che i vostri figli applicano ad altre aree delle loro vite le competenze apprese nelle riunioni.


Oltre alle riunioni, la Disciplina Positiva prevede molte altre opzioni; le stesse competenze possono essere applicate anche alla risoluzione dei problemi tra due persone. Le domande di approfondimento sono un’ottima base di partenza, proprio come i Quattro Passi per Conquistare la Collaborazione – solo per fare qualche esempio. Un’altra possibilità è quella di insegnare ai bambini i quattro passi per la soluzione dei problemi, illustrati di seguito, quando cercano di risolvere un conflitto a tu per tu.

Quattro Passi per la Soluzione dei Problemi
  1. Ignoratelo (Ci vuole più coraggio ad andarsene che a rimanere e lottare).

    1. Fate qualcos’altro. (Trovate un altro gioco o un’altra attività).

    2. Lasciate passare un intervallo per ritrovare la calma, poi proseguite con i passi che seguono.

  2. Parlategli con rispetto.

    1. Spiegate all’altra persona come vi sentite. Fatele sapere che non vi piace quello che succede.

    2. Ascoltate quello che dice l’altra persona su come si sente e su cosa non le piace.

    3. Esprimete quello che pensate di aver fatto per contribuire al problema.

    4. Dite all’altra persona cosa vorreste fare in modo diverso.

  3. Concordate una soluzione. Per esempio:

    1. Stabilite un piano di condivisione o di turni.

    2. Chiedete scusa.

  4. Se non riuscite a risolvere insieme, chiedete aiuto.

    1. Segnatelo sul programma. (Questa può anche essere la prima scelta, non indica per forza l’ultima spiaggia).

    2. Parlatene a un genitore, un insegnante o un amico.


Dopo aver discusso di queste competenze, fate in modo che i bambini rappresentino, tramite un gioco di ruolo, le seguenti situazioni ipotetiche. Fate in modo che risolvano ognuna delle situazioni in quattro modi diversi (uno per ogni passo).

  • Litigare sui turni per il tetherball.

  • Spintonare mentre si è in fila.

  • Insultare.

  • Litigare sui turni di sedersi vicino al finestrino in macchina.


Gli insegnanti possono segnare i Quattro Passi per la Risoluzione di Problemi su un cartellone come riferimento. Alcuni chiedono ai bambini di usare questi passi prima di segnare un problema sul programma delle riunioni. Altri preferiscono il procedimento delle riunioni di classe, perché permette di insegnare molte altre competenze. Invece di stabilire quale dei due sia migliore dell’altro (riunioni di classe o a tu per tu), lasciate scegliere ai bambini l’opzione che preferiscono in quel momento.


La maestra Underwood ha spiegato come usa i Quattro Passi. I bambini della sua classe di terza hanno il permesso di lasciare la stanza in qualsiasi momento per usare con un’altra persona i passi per la soluzione dei problemi. Vedeva abbastanza spesso due bambini uscire dalla stanza, sedersi vicino alla recinzione e parlare. Pochi minuti dopo erano di ritorno in classe e andavano per i fatti loro. Aveva spiegato ai bambini che non erano obbligati a raccontare la loro discussione con gli altri, se non lo desideravano. Durante le riunioni di classe chiedeva se qualcuno aveva voglia di raccontare in che modo aveva risolto un problema.


I genitori possono insegnare queste competenze quando i figli si rivolgono a loro per un problema. Lasciate che si prendano un momento per ritrovare la calma o che usino i Quattro Passi per Conquistare la Collaborazione, in modo che siano pronti a risolvere il problema. A volte si possono usare questi passi durante il momento di condivisione prima della nanna.

Aiutare i bambini a sviluppare un senso di responsabilità

Tutti i concetti insegnati in questo libro aiutano i bambini a sviluppare un senso di responsabilità. I bambini non impareranno la responsabilità se gli adulti continueranno a fare al posto loro quello che possono e dovrebbero fare da soli.


I genitori non sono gli unici a fare al posto dei bambini ciò che sono in grado di fare da soli. Ci sono molti modi in cui un insegnante potrebbe esortare i bambini ad aiutarlo. Gli alunni imparerebbero molta più responsabilità se gli insegnanti facessero finta di non potere usare le braccia o le gambe. Immaginate tutto quello che ai bambini verrebbe permesso di fare. Allora si sentirebbero indispensabili, e questo li porterebbe a raggiungere un senso di appartenenza e rilevanza.

Prendersi le proprie responsabilità

Cosa dire della responsabilità degli adulti? Biasimarsi e sentirsi in colpa non aiuta. È invece utile essere consapevoli degli errori che commettiamo, in modo da sapere cosa fare per correggerli e ottenere i risultati desiderati.


Cosa succederebbe se gli adulti si prendessero la completa responsabilità di tutto quello di cui si lamentano? Quanto sarebbero diverse le cose se genitori e insegnanti fossero consapevoli dei loro comportamenti scorretti (mancanza di conoscenze o di competenze) tanto quanto dei comportamenti scorretti (mancanza di conoscenze, competenze e maturità) dei figli? Sarebbe molto più semplice concentrarsi sulle soluzioni, dopo che ognuno si è asunte le sue responsabilità senza biasimo o vergogna.


Ogni volta che gli adulti si trovano coinvolti in lotte di potere o in modalità vendicative, non si mettono nei panni del bambino, non si dedicano alla formazione, dimenticano di essere gentili e fermi allo stesso tempo, usano un tono di voce offensivo o altri tipi di punizione, ed è probabile che ispireranno ai figli un comportamento “scoraggiato”.

Avere compassione di sé

Ricordate, gli errori sono meravigliose opportunità di apprendimento. Abbiate compassione di voi quando fate degli errori – e imparate da questi. Io imparo dagli errori dei genitori da venticinque anni. Anche se faccio molti errori, questi princìpi mi piacciono molto perché sono linee guida incredibili che mi aiutano a tornare in carreggiata ogni volta che mi perdo.


Prima che imparassi ad avere compassione di me stessa, ero molto rigida ogni volta che predicavo bene e razzolavo male. Piangevo sulla spalla di mio marito: «Come posso andare in giro insegnando agli altri come essere più efficaci con i bambini, se poi sono la prima a non riuscire a farlo sempre?». Lui mi ricordava di altri concetti che predico:

  • Gli errori sono meravigliose opportunità di apprendimento.

  • Concentrarsi sugli aspetti positivi. (Sono più le volte che uso questi princìpi di quelle che non li uso).

  • Avere il coraggio di essere imperfetti, perché fa parte dell’essere umani.

  • Ritrovate la calma – e poi sistemate la situazione.

Avere compassione di sé significa tenere a mente questi concetti e continuare ad amarvi e ad amare la vita. Con un atteggiamento amorevole le cose si sistemeranno sempre.

Rafforzare quanto imparato

Se i concetti presentati in questo libro vi sono piaciuti, vi invito caldamente a rileggerlo una seconda volta. Vi garantisco che coglierete almeno dieci volte più cose durante una seconda lettura. La ripetizione è sempre importante per migliorare quanto si è imparato, ma vi accorgerete anche di cogliere aspetti che avevate completamente perso la prima volta. Molti dei concetti presentati all’inizio avranno più senso, perché ora avete più familiarità con gli altri e sarete in grado di mettere tutto insieme.


So per esperienza personale, e da quanto mi è stato riferito da centinaia di genitori e insegnanti, che questi concetti funzionano davvero quando vengono usati correttamente. La Disciplina Positiva è un modo efficace e positivo di risolvere i problemi di tutti i giorni. E, ancora più importante, dà ai bambini le basi necessarie a continuare a costruire le loro vite in una direzione efficace e positiva.


Gli adulti hanno una responsabilità di guida nell’aiutare i bambini a sviluppare caratteristiche che li renderanno capaci di vivere una vita felice e produttiva: è nostro compito fornire loro solide fondamenta sulle quali costruire. Insegnare loro competenze di autodisciplina, responsabilità, collaborazione e soluzione dei problemi li aiuta a fondare solide basi. Quando i bambini mostrano queste competenze e caratteristiche, raggiungono un grande senso di appartenenza e rilevanza che si tradurrà in un comportamento positivo.


La Disciplina Positiva non parla di perfezione. È molto gratificante sentire genitori che dicono: «I miei figli non sono perfetti, e neanche io lo sono, ma sicuramente stiamo meglio insieme». È meraviglioso sentire gli insegnanti dire: «I bambini non sono gli stessi di un tempo, quindi sono contento di aver imparato altri metodi, oltre al controllo, di lavorare con i bambini in modo efficace». Questi princìpi non garantiscono la perfezione – solo un bel po’ di amore e gioia in più lungo il percorso.

Rivediamo

Strumenti di Disciplina Positiva
  1. Il sentimento dietro a quello che fate è più importante dell’azione in sé.

  2. Guardate agli errori come opportunità di imparare.

  3. Siate pazienti con voi stessi mentre imparate le stesse cose più e più volte. È una parte importante del processo di apprendimento.

  4. Esprimete amore incondizionato.

  5. Date ai bambini il beneficio del dubbio.

  6. Usate i Quattro Passi per Ottenere la Collaborazione.

  7. Insegnate e date l’esempio delle competenze di comunicazione e risoluzione dei problemi.

  8. Aiutate i bambini a sviluppare un senso di responsabilità.

  9. Prendetevi tutte le vostre responsabilità in qualunque conflitto.

  10. Abbiate compassione di voi.

  11. Rafforzate quanto appreso leggendo ed esercitandovi parecchie volte.


Domande
  1. Qual è l’obiettivo primario della Disciplina Positiva?

  2. Per quali ragioni il modo in cui facciamo qualcosa è più importante di quello che facciamo? Fate esempi personali su come l’impatto di ciò che fate sarebbe diverso, se cambiaste il modo in cui lo fate.

  3. Quante volte possiamo imparare dallo stesso errore? Determinate se questo si applica a tutti gli errori o se ce ne sono alcuni per i quali siamo giustificati se stiamo male.

  4. Cosa succede se un metodo viene applicato senza l’atteggiamento e i sentimenti appropriati?

  5. Perché il concetto di “crescere bene lo stesso”, nonostante le punizioni, è fuorviante?

  6. Quali sono i Quattro Passi per il Risoluzione dei Problemi? In che modo i bambini possono trarre beneficio imparandoli?

  7. Cosa possono imparare gli adulti dall’assunzione di tutte le loro responsabilità?

  8. Cosa succede se non avete compassione di voi? Cosa succede invece se avete compassione di voi?

  9. Quali sono i vantaggi di vedere il lato positivo in tutto?

  10. Qual è l’importanza di trasmettere amore incondizionato? Parlate delle differenze tra quello che gli adulti intendono e quello che i bambini capiscono.

  11. Perché c’è bisogno di leggere più di una volta lo stesso libro?

La Disciplina Positiva
La Disciplina Positiva
Jane Nelsen
Crescere bambini responsabili, indipendenti e collaborativi, in famiglia e a scuola, con rispetto, fermezza e gentilezza.Un metodo efficace per crescere bambini autonomi, responsabili e collaborativi, senza il bisogno di ricorrere a premi e punizioni. La psicologa Jane Nelsen spiega come mettere in pratica la “Positive Discipline”: un metodo efficace per aiutare genitori e insegnanti a mantenersi fermi e gentili con i bambini, senza bisogno di ricorrere alle punizioni, e incoraggiando nello stesso tempo il bambino a sviluppare l’indipendenza, il senso di responsabilità, la collaborazione e la capacità di trovare soluzioni in autonomia.La Disciplina Positiva è stato tradotto in 19 paesi. Conosci l’autore Jane Nelsen, psicologa ed educatrice di fama mondiale, è autrice di numerosi libri su accudimento e Disciplina Positiva, rivolti a genitori e insegnanti.