capitolo x

In che modo la vostra
personalità influenza la loro

Nel quarto capitolo abbiamo visto gli obiettivi sbagliati dei bambini, ma anche gli adulti ne hanno: si chiamano priorità di vita. Proprio come i bambini spesso non sono consapevoli dei loro obiettivi errati, anche gli adulti possono non essere coscienti delle loro priorità di vita. Queste infine possono portare a comportamenti scorretti il cui impatto ricade sui bambini. Prima di affrontare l’argomento nel dettaglio vediamone alcuni esempi all’interno delle famiglie per capire come si applicano alla vita quotidiana e in che modo influenzano i bambini.


Nella famiglia Jasper è l’ora di andare a nanna. La routine della nanna è un gran fastidio per la madre, la cui priorità di vita è la comodità; preferisce aspettare che i bambini si addormentino sul pavimento per poi portarli a letto piuttosto che stressarsi a discutere. Nella vita preferisce evitare stress e sofferenze emotive, e pensa che evitare conflitti sulla nanna sia un modo per preservare il suo agio.


Il padre però non è d’accordo. La sua priorità di vita è il controllo: crede che per i bambini sia importante avere orari fissi ed è disposto a prendersene la responsabilità. Quando è il suo turno di mettere a letto i bambini, li segue in tutte le fasi della routine, assicurandosi che mettano il pigiama, si spazzolino per bene i denti e che alle sette e mezzo siano sotto le coperte. È convinto che avere il controllo di sé, delle situazioni, o degli altri sia il modo di evitare critiche e umiliazioni.


I due genitori si comportano in modo diverso in situazioni potenzialmente critiche ai loro occhi. Gli stili educativi differenti confondono i figli e spesso li portano a comportarsi male e a mettere i genitori alla prova. Gli adulti la cui priorità è la comodità vogliono evitare stress e sofferenze. È però possibile che con questo sistema non aiutino i figli a imparare limiti e organizzazione. I figli possono sviluppare la convinzione di poter sempre fare quello che vogliono e di non dover sottostare ad alcuna responsabilità. I genitori la cui priorità è invece il controllo credono di poter evitare critiche e umiliazioni mantenendo il controllo (a volte della situazione, a volte di sé, altre volte degli altri). Possono essere troppo severi e non coinvolgere i figli nello stabilire dei limiti. Alcuni bambini si sentono oppressi e decidono di ribellarsi. Altri potrebbero invece arrendersi e concludere che, per essere amati, devono a tutti i costi piacere agli altri.


Cos’è una priorità di vita? Da dove deriva? In che modo è legata agli stili genitoriali e qual è l’impatto che ha sui figli? Prima di rispondere a queste domande diamo un’occhiata ad altre due priorità di vita nella famiglia Sanchez.


Anche in questa famiglia è l’ora di andare a dormire. La mamma crede sia importante che i bambini vadano a letto presto e cerca di convincere i figli impartendo loro lezioni sulla responsabilità di fare ciò che è “giusto”. È sempre frustrata dal fatto che i figli non prendano sul serio il suo buon senso (le lezioni). Difficilmente la ascoltano quando parla. Che affronto! La priorità di vita della madre è la superiorità. La privazione di senso è ciò che in assoluto vuole evitare nella vita ed è convinta che fare le cose “giuste” sia il modo di dare significato alla vita.


Il padre ha un approccio molto diverso. A lui basta che i suoi figli siano felici e che metterli a letto non diventi un problema. La sua priorità di vita è compiacere e per rendere le cose piacevoli cerca di metterli a letto “amorevolmente”. Fa dei giochi per invogliarli a mettersi in pigiama e a lavarsi i denti. Legge loro delle storie; porta un bicchier d’acqua dopo l’altro e ritorna infinite volte per un “ultimo” bacio della buonanotte. Ha l’impressione che rendere giocoso il momento della nanna, e fare ciò che pensa possa piacere ai figli, gli permetta di conquistare il loro affetto ed evitare di essere respinto.


Anche il signore e la signora Sanchez sono molto diversi e questo invita i figli a metterli alla prova molto spesso. I genitori la cui priorità è la superiorità non si rendono conto che il loro bisogno di essere nel giusto per evitare un senso di insignificanza e irrilevanza porta i bambini a sentirsi inadeguati. Come potranno mai soddisfare le grandi aspettative dei genitori? Questi bambini possono diventare depressi e arrendersi, o decidere di eccellere, al caro prezzo del significato che daranno all’amore incondizionato. I genitori la cui priorità è compiacere vogliono evitare di essere respinti. Tuttavia i loro sforzi possono portare i figli ad approfittarne e ad arrivare alla conclusione: «Appartengo solo quando gli altri si prendono cura di me e mi danno tutto quello che voglio».


Questi sono esempi estremi. La maggior parte dei genitori può però riconoscersi in alcune di queste tendenze, ed è in questo che consiste il concetto di priorità di stile di vita. Sbrogliare la matassa di tutte le azioni e interazioni dei membri della famiglia, ognuno con la sua personalità, le sue convinzioni e la sua logica personale, può essere una grossa sfida. In questo la conoscenza e la consapevolezza sono d’aiuto.


Nei capitoli precedenti abbiamo dedicato molto spazio alle decisioni che modellano il comportamento dei bambini. Questo capitolo si incentra invece su come le decisioni e i comportamenti degli adulti influenzano i bambini partendo da una teoria chiamata priorità di stile di vita, sviluppata da una psicologa adleriana, l’israeliana Nira Kefir. È importante che genitori e insegnanti sappiano che le loro scelte di stile di vita influenzano gli stili educativi genitoriali e scolastici e di conseguenza gli stili di vita dei bambini.


Ogni stile ha punti di forza e di debolezza che influenzano l’interazione con i bambini. Capendoli, possiamo imparare a costruire sui vantaggi ed evitare di restare invischiati nei punti deboli del nostro stile (almeno ogni tanto). Ma il primo passo è la comprensione.

Cosa sono le priorità di stile di vita?

Fin dall’infanzia avete accumulato una varietà di decisioni subconsce che si combinano a formare le vostre priorità di vita. Ora i vostri figli stanno sviluppando le loro. Le priorità di vita non determinano chi siete: rappresentano le decisioni che avete preso nella vita, e influenzano i tentativi di trovare un senso di appartenenza e rilevanza.


Gli adulti sviluppano di fatto due priorità di vita: una primaria e una secondaria. Il contenuto di questo capitolo sarà utile a identificare la vostra priorità primaria (il modo di agire quando vi sentite insicuri o minacciati nel vostro senso di appartenenza e rilevanza nel mondo) e la vostra priorità secondaria (come vi comportate di solito quando vi sentite sicuri).


La maggior parte delle persone desidera affermare i punti di forza di ogni priorità e respingere i punti di debolezza. Per esempio, a quasi tutti piace avere un certo controllo delle loro vite e non piace ricevere critiche e umiliazioni. Tuttavia, queste ultime sono più difficili da sopportare per coloro la cui priorità è il controllo, piuttosto che quelli con altre priorità. È una questione di gradi: una persona con la priorità del controllo è convinta che mantenerlo sia il modo migliore per evitare umiliazioni. Si badi bene che questa è una convinzione personale, non la realtà. Un’altra persona potrebbe scoppiare a ridere in una situazione che sembrerebbe umiliante per chi ha la priorità del controllo: è una questione di percezioni. È importante notare che di solito l’obiettivo delle persone con questa priorità non è quello di controllare gli altri ma di avere il controllo di sé e della situazione per sentirsi sicuro. Tuttavia è facile che i bambini lo interpretino come un tentativo di controllo – e questo può indurli a ribellarsi. Durante un seminario una madre si è battuta la mano sulla fronte e ha detto: «Ora capisco cosa stavano cercando di dirmi i bambini e perché hanno questo atteggiamento di sfida».


Molti desiderano la superiorità (eccellere), e sentirsi insignificanti e irrilevanti è fonte di disagio per tutti. Nondimeno, per una persona la cui priorità di vita è la superiorità, questi sono aspetti da evitare a qualunque costo. Da notare anche che costoro di rado desiderano essere superiori agli altri. Hanno semplicemente sviluppato la convinzione errata di non essere abbastanza bravi se non sono superiori, il che spesso provoca nei bambini un senso di inadeguatezza. Durante un seminario un altro genitore ha avuto un’improvvisa presa di coscienza e ha detto: «Oh mio Dio. Non riuscivo mai a capire perché mio figlio si sentisse così inadeguato. Continuavo a dirgli che avrebbe potuto fare di meglio se solo ci avesse provato. Il risultato è che si sentiva ancor più inadeguato. Voglio sapere tutto il possibile per farmi da parte e incoraggiarlo, non scoraggiarlo».


Nella vita praticamente tutti desiderano la comodità e vogliono evitare stress e sofferenze fisiche ed emotive. Questo può però costituire la preoccupazione primaria e determinante per colui che ha il confort come priorità di vita.

Tabella 10.1

Le quattro priorità di vita: confort, controllo, compiacenza, superiorità

Chi ha altre priorità non è certo entusiasta di stress e sofferenza, ma non imposta la propria vita nel cercare di evitarli. Questo stile può portare i bambini a fare i capricci e avanzare pretese. Come ha detto una madre: «Santo cielo. Ecco perché sono sempre stressata. Non ho insegnato ai miei figli a cavarsela da soli e a dare una mano. Per forza le cose non andavano per il verso giusto».


A nessuno piace essere respinto o sentirsi tagliato fuori. Cercare di evitare il rifiuto è però una questione primaria e base del comportamento quando la persona la cui priorità è compiacere si sente insicura. Questo può portare gli altri ad approfittarsene o a sentirsi infastiditi dall’insicurezza. Per usare le parole di un padre: «Non c’è da meravigliarsi se i miei figli non apprezzavano nulla di ciò che facevo per loro. Non mi preoccupavo della loro opinione. Mi limitavo a pensare che fossero ingrati e sconsiderati. Mi rendo conto che, a non confrontarmi con loro e a non capire chi erano e cosa desideravano davvero, lo sconsiderato ero io».


Un aspetto interessante è che il comportamento espresso da ogni priorità spesso provoca l’opposto dell’intenzione originaria. Per esempio, un adulto che cerca di compiacere un bambino può fallire perché si dimentica di verificare se quel piacere è ciò che lui realmente desidera. L’adulto che vuole comodità può provocare un maggiore stress se evita passaggi che sembrano sì scomodi sul momento, ma che potrebbero essere fonte di stress e disagio molto superiori in seguito, quando i bambini avanzano pretese invece di imparare a collaborare. Gli adulti convinti di dover avere il controllo spesso ricavano critiche e umiliazioni quando i figli si ribellano, e quelli che vogliono evitare di sentirsi insignificanti mirando alla superiorità possono generare il peggior senso di insignificanza quando scoprono che i figli hanno sviluppato un senso di inadeguatezza oppure hanno seguito le orme dei genitori e passano la vita a mettersi esageratamente alla prova.


Il nocciolo della questione di tutte le priorità di vita è lo stimolo primario: il desiderio di raggiungere un senso di appartenenza e rilevanza. Tuttavia proprio come i bambini, che scelgono un obiettivo sbagliato nel tentativo “sbagliato” di raggiungere un senso di appartenenza e rilevanza, anche gli adulti scelgono modi “sbagliati” – e ottengono esattamente l’opposto. Nelle relazioni ci “comportiamo male” e creiamo distanza anziché appartenenza e rilevanza. Consapevolezza e umorismo possono aiutare tutti noi a superare le nostre convinzioni e i comportamenti controproducenti. Allora potremo essere più efficaci con i nostri figli – e nella vita.

Scoprite la vostra priorità primaria

Le priorità si sviluppano quando i bambini percepiscono il loro mondo, prendono decisioni al riguardo e arrivano ad alcune conclusioni di base che racchiudono una convinzione del tipo “Quindi devo…”. Gli esempi che seguono illustrano le diverse decisioni che un bambino può prendere a partire dalla stessa circostanza.

  • «Sono piccolo; gli altri sono grandi. Quindi devo fare in modo che gli altri si prendano cura di me». (Confort)

  • «Sono piccolo; gli altri sono grandi. Quindi devo mantenere il controllo di me stesso e della situazione per non sentirmi umiliato». (Controllo)

  • «Sono piccolo; gli altri sono grandi. Quindi devo compiacere gli altri per poter essere amato». (Compiacenza)

  • «Sono piccolo; gli altri sono grandi. Quindi devo impegnarmi di più per recuperare e persino superarli». (Superiorità)

I risultati di queste decisioni precoci si dispiegano nel futuro. Vi intimorisce pensare che la matrice del vostro comportamento è stata creata da un bambino di tre anni?

Il vostro progetto di vita

Assumereste un bambino di tre anni per progettare la casa dei vostri sogni? È così assurdo che fa ridere. Eppure la vostra vita si basa su un progetto creato da voi quando eravate molto piccoli. A dire il vero, avete iniziato a creare la vostra matrice di vita al momento della nascita ma, come la maggior parte delle persone, non ricordate le decisioni prese nella primissima infanzia. Avete però confermato queste decisioni (sempre a livello subconscio) a tre, quattro e cinque anni di età. Poi, dai sei ai dieci anni, avete sempre inconsciamente aggiunto nuovi elementi, proseguendo nella creazione della vostra matrice di vita. E così, per divertimento, da adolescenti – con gli ormoni impazziti e tutto il resto – ci avete buttato dentro decisioni, pensieri, sentimenti e atteggiamenti a completare il quadro. Vi stupite se la matrice ha qualche difetto? Cos’altro potevate aspettarvi da un bambino piccolo o anche da un teenager che non ha nessuna pratica nel creare matrici di vita e non abbastanza esperienza per interpretare la vita con l’obiettività che qualche volta viene con l’età?


Capire il vostro progetto di vita (cioè la vostra priorità di stile relazionale) è un’opportunità per fare qualche modifica. Sarà utile anche per capire quali matrici stanno iniziando a usare i vostri figli e vi permetterà di capire meglio le loro reazioni quando si sentono insicuri. Se avete ancora difficoltà a individuare la vostra priorità, scegliete l’affermazione che vi rispecchia di più:

  • «Mi sento al meglio quando io e le persone che mi circondano ci sentiamo a nostro agio. Quello che mi fa sentire peggio è la presenza di tensione, sofferenza e stress». (Confort)

  • «Mi sento al meglio quando tutto è ordinato e organizzato, e ho il controllo di me stesso e della situazione. Quello che mi fa sentire peggio è sentirmi in imbarazzo e umiliato o criticato riguardo a qualcosa che penso avrei dovuto conoscere o fare». (Controllo)

  • «Mi sento al meglio quando posso far piacere agli altri ed evitare i conflitti affinché la vita sia divertente, non difficile. Quello che mi fa sentire peggio è sentirmi respinto, tagliato fuori o non apprezzato». (Compiacenza)

  • «Mi sento al meglio di me quando ottengo successo e posso dare un contributo significativo. Quello che mi mette più in difficoltà è sentirmi privo di valore, insignificante e stupido». (Superiorità)

L’affermazione più vera per voi nei momenti di stress (o insicurezza) è la vostra priorità primaria. “Nei momenti di stress” è un fattore importante per capire, difatti quando non siamo sotto stress non ci preoccupiamo di umiliazione, rifiuto, senso di insignificanza o sofferenza. Nei periodi in cui la nostra vita è tranquilla di solito non siamo assoggettati alle vecchie scelte dell’infanzia, dagli schemi comportamentali e dalle convinzioni. È solo quando percepiamo lo stress o ci sentiamo insicuri che veniamo catapultati negli aspetti negativi dei comportamenti legati alle priorità di stile di vita. Questi comportamenti di solito sono alla radice delle nostre lotte di potere con i bambini.

Dico stress “percepito” perché è di questo che si tratta. Quello che per qualcuno può essere stressante può non esserlo per qualcun altro – è solo il nostro modo di pensare che lo determina. Adler diceva: «I vostri pensieri non hanno alcun significato se non quello che voi attribuite loro». (Potete trovare maggiori informazioni al riguardo nel libro Serenity: Eliminating Stress and Finding Joy and Peace in Life and Relationships1)

Scoprite la vostra priorità secondaria

Potreste rispondere: «Be’, naturalmente cerco di evitare umiliazioni e imbarazzo, ma non credo di avere il controllo della situazione, o degli altri. In realtà mi sforzo molto di compiacere gli altri». In questo caso avete appena individuato la vostra priorità secondaria. Il vostro modus operandi o “stile” più comune è compiacere. Si tratta della vostra priorità secondaria perché questo è quello che fate di solito, quando vi sentite sicuri. È solo quando vi sentite insicuri o sotto pressione che potreste ricadere nelle vostre convinzioni “obbligate”. È possibile che in questo caso abbandoniate la priorità della compiacenza e applichiate i metodi del controllo per evitare un’umiliazione percepita.


Scegliamo una priorità come modus operandi (o priorità secondaria) quotidiano quando ci sentiamo sicuri. Quando invece ci sentiamo stressati, insicuri o minacciati tendiamo a ricadere nelle nostre priorità primarie. In altre parole, in condizioni e situazioni diverse sceglieremo comportamenti legati a priorità diverse, ma lo scopo è sempre quello di mantenere la nostra priorità “obbligata”. Per esempio è possibile che una persona la cui priorità di vita è il controllo cerchi di far piacere agli altri, si sforzi di eccellere o crei un’atmosfera di confort tra persone o nelle situazioni, tutto per ottenere un senso di controllo.

Priorità di stile di vita e stili genitoriali e didattici

I numerosi punti di forza e di debolezza di ogni priorità influenzano il modo in cui ci si comporta come genitori. Capire le priorità di stile di vita non serve a creare stereotipi, ma a migliorare la consapevolezza che vi permetterà di prendere decisioni informate invece di essere vittime cieche delle percezioni e decisioni prese da bambini, poi “dimenticate”. Quando capite i punti di debolezza possibili delle vostre priorità di stile di vita siete in grado di sviluppare strategie per superarli. Anziché agire da vittime potete assumervi più responsabilità delle conseguenze delle vostre scelte e dei vostri comportamenti – comprese le sfide che vivete con i bambini.

Confort

Per quanto riguarda i punti di forza, gli adulti con questa priorità possono con l’esempio mostrare ai bambini i vantaggi dell’adattamento, dell’essere diplomatici e prevedibili. I loro figli (o studenti) imparano a godere dei piccoli piaceri della vita e prendersi il tempo per “fermarsi a guardar le nuvole”. Le competenze della Disciplina Positiva possono essere loro d’aiuto a rendersi conto della tendenza ad essere troppo permissivi con i bambini perché sul momento sembra più semplice. Questi adulti scelgono spesso uno stile indulgente, permissivo, che può però creare una tendenza all’“impertinenza da bambini viziati” o il caos in classe. Essi diventano molto più efficaci quando coinvolgono i bambini nel porre limiti, creare routine, stabilire obiettivi e risolvere problemi insieme nelle riunioni di famiglia o di classe.


La priorità della signora Carter è il confort. Spesso ha lasciato prendere troppe decisioni ai figli ed è stata troppo rapida nell’arrendersi alle loro pretese perché le sembrava “più facile”. Stranamente però prendere la via più breve non sempre rendeva la vita più semplice. Ha iniziato a soffrire lo stress e il disagio (proprio come i suoi figli) perché l’unico modo di andare d’accordo che i bambini conoscevano era il ricatto emotivo (piagnucolare o fare i capricci finché la madre non si arrendeva).

Tabella 10.2.

In che modo le priorità di stile di vita influenzano genitori e insegnanti2

Invece di metterli a loro agio, la Carter aveva involontariamente creato un’atmosfera familiare di grande tensione; così era impaziente di imparare in che modo la comprensione delle priorità avrebbe potuto aiutarla ad accrescere i suoi punti di forza invece delle debolezze. Ha iniziato a dedicare del tempo per insegnare ai figli il rispetto reciproco e le competenze di vita, e fornendo loro la possibilità di mettere in pratica ciò che stavano imparando. Ha dato loro piccole paghette, discutendo dello spendere e del risparmiare, e permettendo di sperimentare le conseguenze delle loro scelte.


Quando i ragazzi fanno delle richieste, le segna sul programma delle riunioni di famiglia per discuterne in un secondo tempo. Durante le riunioni li invita a discutere e raccogliere idee sui vari modi in cui possono ottenere quello che vogliono con i loro sforzi. Hanno stabilito le routine del mattino e della sera, pianificato i lavori domestici e piccole uscite di famiglia. La signora Carter ha capito che doveva prendere molte decisioni, per esempio scegliere la scuola materna più adatta, risolvere le questioni di sicurezza e stabilire aspettative e confini comportamentali chiari e coerenti. Non era appropriato chiedere ai figli se erano d’accordo a prendere la superstrada invece della strada più lunga per tornare a casa, se avevano voglia di fare il bagno la sera o se lei poteva prendersi cura della loro cuginetta nel fine settimana. Decisioni del genere erano sua responsabilità. Una volta smesso di appesantirli con scelte simili, i bambini si sono sentiti più sicuri. Aspettative chiare hanno permesso ai figli di sentirsi al sicuro, mentre prima il comportamento della madre generava ansia, l’opposto del confort che lei desiderava. La madre si era resa conto di essere più a suo agio e ne era grata; c’era meno tensione in famiglia e anche i bambini erano più a loro agio dopo aver imparato le competenze per venirsi incontro nelle rispettive necessità.

Controllo

Per quanto riguarda i punti di forza, genitori e insegnanti la cui priorità è il controllo possono essere molto bravi ad insegnare ai bambini competenze organizzative e di leadership, una tenacia produttiva, assertività e rispetto per l’ordine e le regole. La Disciplina Positiva può aiutare questi genitori a modellare la loro tendenza a essere troppo rigidi ed esercitare un controllo eccessivo sui figli. Un controllo eccessivo suscita ribellione e resistenza invece di incoraggiare i bambini a imparare le competenze che questi genitori vogliono trasmettere. Essi possono essere più efficaci se si sforzano di riconoscere il loro eccessivo bisogno di controllo e se si esercitano nel lasciar fare, offrendo scelte, ponendo domande di approfondimento e coinvolgendo maggiormente i bambini nelle decisioni.


La priorità di vita della signora Jones è il controllo. Tendeva a dire ai figli cosa fare, come e quando farlo, e naturalmente non ammetteva repliche. Era davvero convinta che questo fosse il compito dei genitori responsabili. Il suo comportamento di controllo in realtà era controproducente rispetto all’obiettivo di insegnare autodisciplina, responsabilità, collaborazione e competenze nel risolvere i problemi. Due dei suoi tre figli si ribellavano in continuazione, facendo il minimo possibile e mettendo sempre alla prova i limiti oltre i quali venivano puniti. Questo faceva sì che la madre sentisse di non avere il controllo, proprio quello che cercava di evitare. Era coinvolta in una lotta di potere interminabile con questi due bambini.


L’altro bambino stava diventando “compiacente”. Cercava di essere all’altezza delle aspettative della madre e di guadagnare la sua approvazione compiacendola. Tuttavia, invece di sviluppare le competenze sociali di cui aveva bisogno per diventare un cittadino del mondo felice e di successo, perdeva la coscienza di ciò che piaceva a lui e viveva nella paura di non riuscire a rendere abbastanza felici gli altri. Stava diventando dipendente dall’approvazione.


Conoscere le priorità ha permesso alla signora Jones di migliorare i suoi punti di forza. Ha iniziato a tenere riunioni di famiglia con i figli per coinvolgerli nel risolvere problemi. Ha imparato a rischiare ponendo domande di approfondimento, per aiutare se stessa e i bambini a scoprire le conseguenze delle loro decisioni e imparare dagli errori in un’atmosfera di amore incondizionato. Non ha più bisogno di controllare tutto e ha invitato a discutere e fare proposte su come risolvere i problemi. Si è sentita gratificata quando si è resa conto che, abbandonando il suo bisogno di controllo, lei e i bambini sentivano di averne uno maggiore.

Compiacenza

Per quanto riguarda i punti di forza, genitori e insegnanti la cui priorità è compiacere saranno molto bravi a insegnare ai bambini comportamenti amichevoli, premurosi e non aggressivi. Spesso sono pacificatori, grazie al desiderio di rendere felici tutti. Sono bravi nei compromessi e spesso si offrono volontari per aiutare gli altri; spesso veri paladini dei meno fortunati. Purtroppo un’eccessiva compiacenza può suscitare risentimento e depressione quando gli adulti compiacenti si sforzano troppo con i figli o i partner a proprie spese (e quando gli altri non ricambiano la gentilezza). I destinatari possono risentirsi perché ci si aspetta che apprezzino e ricambino la cortesia. La Disciplina Positiva può aiutare questi adulti a intervenire su questa tendenza.


Essi possono essere più efficaci quando smettono di concentrarsi esclusivamente sui bisogni altrui e si prendono cura dei loro bisogni in modo da poter dare di più. Devono fidarsi della capacità dei figli di accontentarsi da soli e insegnare loro l’onestà emotiva e la capacità di risolvere insieme i problemi. Adulti e bambini trarranno beneficio dall’imparare a esprimere pensieri, sentimenti e desideri senza aspettarsi che i pensieri, i sentimenti e i desideri degli altri siano gli stessi – più facile a dirsi che a farsi! Imparare a dare valore ai bisogni di tutti – compresi i propri – è fondamentale per incoraggiare il rispetto reciproco.


La priorità del signor Smith è compiacere. Ha investito moltissima energia e molti sforzi insegnando ai figli a essere gentili l’uno con l’altro, con i vicini, con i nonni, con i membri della chiesa e i loro insegnanti. Era più preoccupato di come trattavano gli altri che di aiutarli nei loro sentimenti. Altre volte, quando piagnucolavano o si lamentavano, riservava loro troppi trattamenti speciali. Per esempio cercava di accontentarli quando pretendevano merendine o ancora storie prima di addormentarsi. Poi si arrabbiava quando storie e spuntini non li soddisfacevano abbastanza da farli andare a letto allegramente. Accadeva troppo spesso che tutti andassero a letto arrabbiati. Nessuno era soddisfatto!


Per Smith era importante anche che i figli lo amassero e lo approvassero come padre. A lui sembrava logico che anche i suoi figli desiderassero compiacerlo. Non riusciva a comprendere quando i figli si lamentavano dicendo che a lui non importavano i loro sentimenti. Era un circolo vizioso; era certo che i suoi sentimenti a loro non importassero, anche dopo “tutto quello che aveva fatto per loro”.


Egli non era certo se credere o meno alle priorità di stile di vita. Quando però ha iniziato a usare le riunioni di famiglia per coinvolgere i figli nella risoluzione di un problema, non ha potuto fare a meno di notare che l’atmosfera era cambiata. Padre e figli hanno imparano a esprimere i sentimenti in un modo emotivamente sincero. Hanno discusso del concetto di “realtà separate”, del fatto che le persone percepiscono le situazioni in modi diversi (nessuno dei quali è necessariamente sbagliato), del fatto che cose diverse soddisfano persone diverse e che chiedere è rispettoso, ma presumere non lo è.


Ha scoperto che prendere in considerazione le proprie necessità è importante tanto quanto rispettare quelle della situazione. Ha imparato a rispondere alle pretese dei figli dicendo in modo fermo e gentile: «Adesso è ora di andare a nanna. Qual è il prossimo passo nel nostro programma?». All’inizio ha dovuto ripetere più volte questa piccola espressione. Una volta che però i bambini hanno capito che intendeva proprio quello che diceva, hanno abbandonato i tentativi di manipolarlo.


Alla fine Smith si è accorto che quando cercava di compiacere i bambini senza prima scoprire cosa piaceva loro, in realtà non stava facendo piacere a nessuno. La famiglia ha iniziato ad ascoltarsi, a chiedere quello che ognuno desiderava e dire con sincerità se avrebbero o meno soddisfatto i desideri degli altri. Da quando il padre ha imparato a conoscere le priorità e le competenze genitoriali della Disciplina Positiva, i bambini hanno iniziato a essere felici di essere suoi figli, e lui di essere genitore. Tutti erano soddisfatti – almeno per la maggior parte del tempo.

Superiorità

Genitori e insegnanti la cui priorità di vita è la superiorità possono essere molto bravi nel dare un esempio di successo e realizzazione. Spesso sono in grado di giudicare e incoraggiare la qualità e sembrano avere un talento nello “stimolare a eccellere”. I loro figli tuttavia a volte lo percepiscono come “assillo alla perfezione” e si sentono inadeguati a soddisfare le aspettative molto alte di genitori e insegnanti.


Le competenze della Disciplina Positiva possono aiutare questi adulti a smorzare la loro tendenza ad aspettarsi troppo dai bambini. Un’eccessiva superiorità spesso suscita un senso di inadeguatezza invece del desiderio di realizzazione che questi adulti vogliono ispirare. Questi adulti sono più efficaci quando si sforzano di lasciare da parte il loro bisogno che le cose siano “giuste” e “al meglio” (sulla base dei loro standard, naturalmente) e provano a mettersi nei panni dei bambini per scoprire cos’è importante per loro, a ricordare che c’è più di un modo “giusto” di fare le cose, e ad assicurarsi sempre che passi il messaggio dell’amore incondizionato.


Possono anche dare l’esempio e insegnare ai bambini che gli errori sono meravigliose opportunità di apprendimento, e ascoltare e accettare le loro idee per risolvere i problemi. A volte gli adulti di questo tipo sono così concentrati sull’obiettivo finale che perdono completamente il piacere del percorso.


La priorità di vita del signor Lyndol è la superiorità. Era solito parlare ai suoi figli di tutti i suoi meravigliosi successi e di cosa si aspettava da loro. Credeva che questo li avrebbe ispirati e stimolati a seguire i suoi passi e aveva investito molto del suo valore nell’aspettativa che i suoi figli lo avrebbero superato. Era anche uno stacanovista e spesso trascurava la famiglia per “non farle mancare niente”. Non sapeva che quello che i bambini bramavano era passare del tempo con lui (però senza pretese).


La personalità di questo padre era nei fatti controproducente rispetto all’obiettivo di aiutare i figli a eccellere. Uno di essi era diventato un piantagrane a scuola. (Se non poteva essere il migliore dei migliori ed essere all’altezza delle aspettative di suo padre, avrebbe almeno potuto essere il migliore dei peggiori). Anche questo bambino aveva sviluppato uno stile di vita di superiorità, ma lo esercitava in opposizione a padre. L’altro figlio invece era diventato un perfezionista che non poteva sopportare di perdere e non riusciva a rilassarsi e godersi il risultato neanche quando vinceva, per la paura costante dell’imbarazzo e dell’umiliazione di fallire.


Lyndol era determinato a migliorare i punti di forza del suo stile di vita, e diventare il tipo di padre che aveva sempre voluto essere. Lui e la sua famiglia hanno lavorato sul senso dell’umorismo nel discutere degli errori e nell’iniziare progetti da sviluppare insieme. A volte si assumevano anche il rischio di sbagliare insieme, solo per tranquillizzarsi: sbagliare non è un problema. Ha imparato a impiegare le riunioni di famiglia per migliorare la comunicazione con i suoi figli. Hanno imparato a divertirsi e collaborare lungo l’intero percorso, e non solo a enfatizzare l’eccellenza del risultato finale.


Lyndol ha smesso di fare prediche e ha invitato a discutere sulle differenze di opinione. Lui e i suoi figli hanno deciso di pianificare insieme un progetto di servizi per la comunità. Questo padre ha scoperto di essere ancora più bravo di ciò che pensasse a comunicare con i figli, e imparare da loro, e con loro, lo ha incoraggiato. Anche i bambini hanno iniziato a mostrare segni di incoraggiamento: erano entusiasti e desiderosi di collaborare, sia a casa che a scuola.


Lyndol si è anche offerto volontario come allenatore per la squadra di calcio dei bambini. All’inizio aveva voluto solo bambini con competenze forti e molto motivati a lavorare duro; in particolare bambini con molta voglia di vincere. Le sue nuove intuizioni lo hanno aiutato a vedere che tutti i bambini avevano del potenziale, se solo li avesse incoraggiati. Ha iniziato a lavorare con questi bambini per perfezionare il modo in cui correre, passare e calciare la palla. Ha insegnato loro che era più importante fare del proprio meglio che vincere la partita – una lezione che stava imparando anche lui.


Hanno vinto molte partite (e ne hanno persa qualcuna) ma il piacere più grande di Lyndol era vedere l’atteggiamento della squadra. Hanno lavorato insieme e si sono divertiti.

Priorità di vita in conflitto

Abbiamo parlato di quello che accade quando genitori e insegnanti approfondiscono il tema delle priorità di stile relazionale e apprendono le competenze parentali della Disciplina Positiva: esse sono un aiuto potente per adulti e bambini a vivere e lavorare insieme in modo meno conflittuale. Vi ricordate le due coppie presentate a inizio capitolo? Come Alfred Adler diceva spesso: «Gli opposti si attraggono, ma fanno fatica a vivere insieme». Ciascuno dei due è attratto dall’altro perché possiede i punti di forza che lui non ha. Qualche volta però, quello che all’inizio sembrava tenero e adorabile dopo il matrimonio diventa davvero irritante. Prendiamo il caso dei Johnson.


David e Suzanne si erano conosciuti sulle piste da sci. Hanno avuto un colpo di fulmine ed è rapidamente iniziata una relazione. Suzanne era attratta da David perché era rilassato, si adattava facilmente ed era sempre a suo agio ovunque. Anche quando sciava, sembrava scivolare senza sforzo lungo il pendio.


Da parte sua David era attratto da Suzanne perché era intelligente, affascinante, eloquente, creativa – una delle donne più talentuose e apprezzate che avesse mai conosciuto. Avevano molto in comune. E a entrambi piaceva sciare. Non sapevano quanto le salite e le discese delle piste da sci sarebbero diventate una metafora della loro relazione e dei loro stili genitoriali, quando è arrivato il primo figlio.


La priorità di David era il confort, quella di Suzanne la superiorità. Spesso siamo attratti da qualcuno che sembra avere quello che pensiamo ci manchi. David non si interponeva mai nelle molte attività di Suzanne, anzi, a dire il vero incoraggiava le sue realizzazioni. Dopotutto la sua ambizione e la sua spinta gli rendevano più semplice la vita. Il fascino semplice e i modi rilassati di David valorizzavano perfettamente gli obiettivi vertiginosi e l’eccessiva energia di Suzanne.


Poi è arrivato il primo figlio. In breve tempo (e nessuna conoscenza delle priorità di stile di vita) il piccolo sembrava avere l’incredibile capacità di mettere David a disagio e far sentire Suzanne tutt’altro che bene. Il piccolo aveva anche la capacità di farli litigare sulle competenze e gli approcci educativi genitoriali. Il papà era troppo buono, la mamma troppo severa. O almeno, questo è quello che David e Suzanne dicevano l’uno dell’altra.


Quando un’anima pia ha finalmente spiegato loro le priorità di stile di vita, le cose hanno iniziato a cambiare per David e Suzanne. Hanno frequentato insieme un corso per genitori e si sono sforzati di crescere il piccolo in squadra. Si sono concentrati sulla valorizzazione dei loro punti di forza (quelli che in origine li avevano portati a mettersi insieme) e hanno concordato che ciascuno avrebbe lavorato sulle proprie debolezze; che invece di criticarsi avrebbero offerto supporto e comprensione l’uno all’altro. Erano particolarmente felici di scoprire che le nuove competenze genitoriali della Disciplina Positiva erano adatte allo stile di entrambi e li aiutavano a raggiungere ciò che desideravano di più in assoluto: una famiglia felice.


Si ha una crescita quando si impara a trasformare le proprie debolezze in punti di forza. Con una percezione più ampia e una migliore consapevolezza, la crescita può essere entusiasmante e appagante. Capire le proprie priorità di stile di vita e come queste influenzano il rapporto con i figli aiuta a imparare, con tempo e pazienza, a essere migliori genitori – e migliori persone.

Rivediamo

Per questo capitolo, in sostituzione degli strumenti e delle domande, praticate le attività seguenti, che vi aiutano a individuare la vostra priorità di stile di vita. Svolgere queste attività in gruppo è più utile. In seguito potete creare gruppi più piccoli che rappresentino ogni stile di vita e raccogliete insieme idee in modo da riempire gli spazi lasciati vuoti per:

  1. Creare uno slogan

  2. I punti di forza (quello che la maggior parte dei membri del gruppo percepisce di avere in comune)

  3. I punti di debolezza (quello che la maggior parte dei membri del gruppo percepisce di avere in comune)

  4. Cosa questo stile può suscitare nel bambino

  5. Passi specifici per il miglioramento che rafforzeranno la vostra vita e il rapporto con i bambini.

ATTIVITÀ SULLE PRIORITÀ DI STILE DI VITA

Insignificanza e Irrilevanza

Critiche e Umiliazioni

Respingimento e Abbandono

Stress e Sofferenza

  1. Ordinate le caselle da 1 a 4, segnando con il n. 1 quella che vi piace di meno. Da sinistra a destra i riquadri rappresentano Superiorità, Controllo, Compiacenza e Confort.

  2. La mia priorità primaria di stile di vita è ____________________ (il riquadro segnato con il n. 1).

  3. La mia priorità secondaria di stile di vita è ___________________ (il riquadro segnato con il n. 2).

  4. Uno slogan per la mia priorità di vita potrebbe essere:

  5. I miei maggiori punti di forza sono:

  6. I miei maggiori punti di debolezza sono:

  7. Quello che la mia priorità di vita può suscitare nei bambini:

  8. Passi specifici per il miglioramento:

La Disciplina Positiva
La Disciplina Positiva
Jane Nelsen
Crescere bambini responsabili, indipendenti e collaborativi, in famiglia e a scuola, con rispetto, fermezza e gentilezza.Un metodo efficace per crescere bambini autonomi, responsabili e collaborativi, senza il bisogno di ricorrere a premi e punizioni. La psicologa Jane Nelsen spiega come mettere in pratica la “Positive Discipline”: un metodo efficace per aiutare genitori e insegnanti a mantenersi fermi e gentili con i bambini, senza bisogno di ricorrere alle punizioni, e incoraggiando nello stesso tempo il bambino a sviluppare l’indipendenza, il senso di responsabilità, la collaborazione e la capacità di trovare soluzioni in autonomia.La Disciplina Positiva è stato tradotto in 19 paesi. Conosci l’autore Jane Nelsen, psicologa ed educatrice di fama mondiale, è autrice di numerosi libri su accudimento e Disciplina Positiva, rivolti a genitori e insegnanti.