È meglio che tu sappia che ci sono bambini “facili” e bambini “difficili”, spero che il tuo Federico faccia parte della prima squadra, ma in caso contrario tieni presente che un neonato impegnativo nei primi mesi può diventare un angioletto quando meno te lo aspetti; senza un motivo apparente si stabilizza e trova un suo (e vostro) nuovo equilibrio. In altri casi invece, dopo alcuni mesi particolarmente tranquilli (“mangia e dorme”), improvvisamente l’idillio si rompe, con risvegli notturni frequenti e crisi inconsolabili durante il giorno. A volte si tratta di semplici “scatti di crescita” durante i quali il bambino si destabilizza prima di trovare un assetto nuovo e più evoluto. Altre volte ci sono situazioni contingenti che alterano il ritmo familiare e il piccolo fatica ad adattarsi al cambiamento (traslochi, ritorno al lavoro della mamma, nuove figure di accudimento, situazioni inconsuete). C’è poi la semplice stanchezza e preoccupazione dei genitori che il bambino assorbe e restituisce con gli interessi.
La trappola nella quale è sempre molto facile cadere è quella di dare tutta la colpa al latte: è poco, è troppo, è “annacquato”, è “pesante”, produce aria, causa reflusso ecc. Chi finisce in questo tranello inizia a dare aggiunte di latte artificiale e poi cambia marca per provare quella nuova “anticolica” o quella “antitutto”. In questa spirale di solito il bambino entra ancora più in confusione, non riesce a regolarsi, non capisce se deve succhiare al seno o al biberon, quale prima e quale dopo. Se il bambino “piange troppo”, dopo aver verificato il ritmo di crescita e aver escluso possibili patologie (con una semplice visita dal pediatra), la strategia migliore è quella di “resistere”, e cercare di capire giorno per giorno quali bisogni manifesta e quali azioni sembrano essere efficaci (accontentandosi anche di miglioramenti parziali e momentanei).