capitolo x

Quando chiedere aiuto?

Caro Andrea,

tu e Luisa siete una squadra imbattibile, il tempo che avete trascorso assieme e l’amore che vi lega permette tra di voi un’intesa unica; a volte non avete neppure bisogno di parlare, vi basta uno sguardo per capirvi. Da due siete diventati tre: è un terzo compagno di viaggio molto speciale perché l’avete fatto voi, un compagno unico che è anche la sintesi di voi due. Il problema è che per il momento lui non lo sa di essere il terzo, per ora non conosce neppure il primo e il secondo, la sua realtà è ancora piuttosto confusa. Fra qualche mese Federico inizierà a capire chi è lui e chi siete voi, riuscirà a collocarsi tra di voi contribuendo con più consapevolezza alla squadra che siete diventati. Per il momento però voi due siete il suo specchio (in voi vede se stesso, e ha bisogno di “sentire di essere sentito”), siete anche il filtro che gli permette di ricevere la (dura) realtà a dosi sopportabili.


Questa premessa è per convincerti che il vero aiuto per risolvere i piccoli e grandi problemi va cercato al vostro interno, nel vostro dialogo, nella vostra relazione. Voi tre siete un progetto a lungo-lunghissimo termine; adesso non riesci neppure a concepirlo, ma un giorno potresti avere in braccio il figlio di Federico e forse anche suo nipote. Oggi però questo piccolino indifeso che avete in braccio rappresenta l’elemento nuovo, per certi versi perturbante, che deve gradualmente inserirsi nel vostro rapporto e renderlo ancora più forte e ricco di significato. Ma se lui è il “problema” occorre considerarlo anche la “soluzione”, perché è sempre da lui che è utile partire, dai suoi segnali e dal suo comportamento. È un compito impegnativo ma in grado di arricchire la vostra sensibilità in modo unico e irreversibile. Dovete essere consapevoli che state vivendo un’esperienza potente, forse la principale della vostra vita.


In alcuni momenti di queste prime settimane e mesi, può succedervi di non sapere più come procedere, e vi sembra di aver perso la strada. Succede dopo un cambiamento improvviso e imprevisto, al quale non eravate preparati, oppure quando vi trovate a dover prendere una decisione e avete la sensazione che qualunque scelta non sia quella giusta; insomma vi sentite in un vicolo cieco. Come vedi sto usando tutti verbi al plurale, perché non posso neppure immaginare che certe situazioni possano venire affrontate singolarmente. La responsabilità della crescita di un bambino è pesantissima da portare e, se affrontata in solitudine, può produrre stress cronico e depressione. Voi siete in due e in due dovete camminare; se per motivi di lavoro uno di voi dovesse trovarsi lontano, con le attuali nuove tecnologie, è possibile essere sempre in contatto e condividere il percorso da fare.


A questo punto la risposta alla domanda iniziale diventa più facile. È utile chiedere aiuto quando l’incertezza delle scelte vi sembra eccessiva, quando il comportamento di Federico vi confonde e non sapete come interpretarlo, quando l’ansia del dubbio condiziona la vostra lucidità e serenità, quando avvertite il bisogno di conferme. In allattamento il periodo più critico è quello iniziale, le prime 2-3 settimane, poi di solito la strada si fa più facile; in questo periodo è utile poter avere un confronto settimanale, anche solo telefonico, con una ostetrica o un operatore di fiducia per avere conferme e rassicurazioni. Ci sono poi i “bilanci di salute” programmati dal pediatra che aiutano ad avere dei “paletti” di sicurezza, anche se alcuni suggerimenti saranno inevitabilmente generici e spetta a voi adattarli al bambino. La contingenza che si sviluppa quotidianamente tra voi e Federico è la realtà, tutto il resto è la teoria, importante per fare luce sul cammino, ma da non confondere con il cammino stesso.


Hai già intuito che le due figure di riferimento che ti consiglio di contattare “al bisogno” sono l’ostetrica del consultorio (o una assistente sanitaria/ infermiera pediatrica) e il vostro pediatra di famiglia (si chiama di famiglia perché per prendersi cura di Federico non può prescindere dal resto del vostro contesto familiare). Ci sono però altre opportunità molto efficaci, che possono fare la differenza soprattutto con il primo figlio: mi riferisco ai gruppi di auto-aiuto presenti in molte città e paesi. Abbiamo ricerche scientifiche che dimostrano che spesso questi aiuti non professionali e informali sono più efficaci di quelli forniti da esperti. I gruppi di genitori più strutturati sono generalmente collegati ai servizi pubblici, sanitari o sociali (Consultori e Centri per le Famiglie), altre volte invece sono indipendenti e legati ad associazioni onlus; di solito al loro interno operano persone con competenze acquisite sul campo e attraverso corsi di formazione qualificati (ad esempio quelli de La Leche League).


Un altro supporto, ancora più informale ma ugualmente importante, è la rete amicale (che a differenza di quella parentale possiamo scegliere e con la quale di solito c’è maggiore affinità). Lentamente vi accorgerete che si allentano i vostri rapporti con gli amici senza figli, o con figli grandi, e diventa naturale aumentare i momenti di incontro e condivisione con altri genitori che stanno vivendo la vostra stessa esperienza. Questa solidarietà tra pari può essere la diretta conseguenza delle conoscenze attivate negli incontri di accompagnamento alla nascita oppure venire da incontri più casuali. I rapporti amicali possono procurarvi molta rassicurazione, perché toccherete con mano che i vostri problemi non sono eccezionali, ma analoghi a quelli di tanti altri genitori.


Affinché tutto questo possa realizzarsi, occorre aprirsi all’esterno, evitando di restare isolati in casa a piangersi addosso, aspettando che le situazioni critiche si risolvano magicamente da sole. È necessario uscire, cercare attivamente occasioni di incontro, vincendo l’inerzia e il timore iniziale. Luisa nelle prime settimane dal parto può fare fatica a trovare l’energia per arrivare a tanto, questo è davvero un altro dei tuoi compiti. C’è però una condizione a priori da soddisfare: devi esserci, con il fisico e con la testa, sacrificando un po’ il tuo lavoro e gli altri interessi.

L'allattamento spiegato ai papà
L'allattamento spiegato ai papà
Alessandro Volta, Ciro Capuano
Il sostegno essenziale per mamma e bambino.Tutto quello che un papà deve sapere per provvedere all’aiuto e al sostegno indispensabili alla coppia madre-figlio durante l’allattamento. In questi ultimi tempi, moltissime mamme si sono riappropriate dell’allattamento al seno, dopo decenni di oblio. Talora però resta da persuadere uno degli attori più importanti affinché si stabilisca e prosegua un buon allattamento: il papà. L’allattamento spiegato ai papà è un agile e simpatico volumetto in cui i pediatri Alessandro Volta e Ciro Capuano raccontano a un immaginario padre tutte le cose che ogni papà deve sapere per provvedere all’aiuto e al sostegno indispensabili alla coppia madre-figlio. La prefazione è firmata dal famoso dottor Sergio Conti Nibali, direttore della rivista UPPA (Un Pediatra Per Amico). Conosci l’autore Alessandro Volta, pediatra e neonatologo, è padre dei tre ragazzi e di una bambina in affido. È responsabile dell'assistenza neonatale negli ospedali di Scandiano e Montecchio Emilia e membro della Commissione Nascita dell'Emilia Romagna. Cura il sito www.vocidibimbi.it Ciro Capuano, nato a Napoli nel 1967, lavora come pediatra presso il Nido dell'U.O. di Ostetricia e Ginecologia dell'Ospedale di Montecchio Emilia ed è formatore per il personale sanitario sull'allattamento al seno secondo le linee guida OMS/Unicef. Si interessa di medicina integrata e delle tematiche inerenti il microbioma materno-infantile in epoca perinatale.