capitolo ix

Spremitura e conservazione del latte

Caro Andrea,

potrebbe esserti utile qualche nozione sulle tecniche per la spremitura del latte. Ci sono situazioni particolari nelle quali la mamma può essere impedita ad allattare: ad esempio in caso di intervento chirurgico o anestesia generale, quando è preferibile non somministrare latte contenente farmaci controindicati per un neonato. Altre situazioni possono essere un viaggio improvviso non procrastinabile (e si ritiene opportuno non portare il bambino con sé); ci sono poi le situazioni nelle quali il neonato manifesta una scarsa suzione (evenienza frequente nei bambini prematuri o nei primi giorni dopo il parto) oppure quando insorgono problemi del seno così gravi da richiedere una momentanea sospensione delle poppate. Anche al momento del rientro al lavoro conservare il latte materno può favorire una gestione più elastica dei tempi e quindi minore stress (soprattutto se il tragitto casa-lavoro dovesse presentare variabili temporali significative).


In questi casi è possibile evitare l’utilizzo di prodotti industriali e proseguire l’alimentazione con il latte materno preventivamente spremuto e conservato in frigorifero o in congelatore. Ovviamente occorre preventivare l’intervento e avere il tempo per organizzarsi. In caso di bisogno sarà utile chiedere aiuto a un operatore esperto, ma per situazioni non complicate l’autogestione familiare è più che sufficiente. La prima cosa da sapere è che non occorre procurarsi costosi tiralatte (acquistati o noleggiati), perché è possibile praticare una spremitura manuale del seno; è sempre necessario un po’ di esercizio e di pazienza, ma dopo i primi tentativi il latte generalmente riesce a zampillare con facilità. Può essere utile far precedere la spremitura da un massaggio del seno e da un moderato riscaldamento. Il latte tolto non viene sottratto al bambino, perché nel seno la produzione avviene in tempo reale; è meglio tirare il latte tra una poppata e l’altra oppure spremere un seno mentre il bambino succhia dall’altro; è consigliato fare spremiture brevi e frequenti per evitare di stancarsi troppo.


Un tiralatte (manuale o elettrico) può diventare molto utile quando occorre spremere latte in grande quantità e per lunghi periodi (è il caso delle mamme dei neonati prematuri), soprattutto quando si preferisce procedere contemporaneamente su entrambi i seni. I contenitori devono essere ben puliti; di solito il lavaggio con acqua calda è sufficiente, in casi particolari può essere indicata la sterilizzazione con una bollitura di 20 minuti. In farmacia e nei negozi specializzati troverai di tutto, dagli sterilizzatori a ultrasuoni agli scalda-biberon a pannelli solari, ai biberon con tettarelle ergonomiche al profumo di mamma; usa la testa e un briciolo di buon senso per evitare di acquistare il negozio: l’ansia del genitore alle prime armi può essere molto costosa.


Il latte spremuto può essere conservato in contenitori di plastica o di vetro, sterili o ben lavati con acqua calda saponata e poi asciugati; per evitare sprechi è meglio stoccare quantità contenute (60-80 ml) e indicare sul contenitore la data di produzione. Il latte conservato in frigorifero (a +4°) deve essere consumato entro 4 giorni, ma va conservato in fondo al frigo e non negli scomparti dello sportello; quello tenuto in congelatore (a −20°) si conserva per 6 mesi e anche oltre.


Il latte, una volta scongelato o riscaldato, non può essere nuovamente raffreddato e quello non utilizzato va gettato; quindi è meglio prevedere la quantità occorrente per ogni poppata. Per scongelare il latte è utile passarlo per alcune ore in frigorifero; una volta scongelato può essere tenuto in frigo al massimo 24 ore prima di utilizzarlo. Per portarlo a 37° (temperatura del corpo materno) non è necessario uno scalda-biberon, è sufficiente passare il contenitore sotto il rubinetto dell’acqua calda. È meglio non usare il microonde.


L’altro aspetto da considerare riguarda la modalità di somministrazione, cioè con quale mezzo somministrare a Federico il latte spremuto di Luisa. Lui era abituato a succhiarlo direttamente dal seno e quindi, di fatto, il latte della mamma non lo ha mai visto, perché se lo trovava direttamente in bocca. Qualunque altro tipo di somministrazione per lui è decisamente incomprensibile: latte e mamma sono strettamente legati, anzi, sono un po’ la stessa cosa. La paura che possa rifiutare una diversa modalità di nutrirsi è piuttosto fondata, ma in pratica avviene che, in assenza della mamma e in presenza di vera fame, il bambino accetta una nuova proposta alimentare se gli viene da altri adulti (ovviamente significativi e dei quali fidarsi). Tu sei sicuramente la persona più adatta per sostituire Luisa, Federico ti conosce bene, riconosce la tua voce e il tuo odore, anche se fino ad ora la poppata per lui era esclusivamente “materna”. Anche nonni, zie o tate abituali possono intervenire efficacemente in sostituzione (momentanea) della mamma.


Gli strumenti a nostra disposizione sono molti, non è facile fare un elenco con un ordine di importanza, perché il classico biberon ad alcuni bambini non piace, preferendogli il bicchierino o la siringa (senza ago) o la tazza con coperchio e beccuccio (soprattutto dopo i primi mesi). Ogni sistema è valido quando funziona, e tu puoi provare quello che ritieni migliore per Federico. Come in altre situazioni, il metodo dei “tentativi ed errori” di solito funziona, ma occorre creatività e flessibilità, rinunciando a comode e spesso illusorie sicurezze. Ogni indicazione (comprese quelle di questo libro) va verificata e contestualizzata, provata e modificata sul campo, e la strada per arrivare in cima è sempre strettamente personale.