capitolo xiii

Sono pericolose cineprese e
macchine fotografiche?

L’uso frequente di cineprese e apparecchi fotografici è un altro aspetto tipico del parto industrializzato. L’arte della fotografia non è recente, fu inventata nel 1839. Ma fino al culmine dell’era del parto industriale, fintanto che il parto rimaneva una questione di donne, nessuno avrebbe mai potuto immaginare neppur lontanamente di fotografare o riprendere un bambino durante la nascita. La prima foto veniva fatta casomai qualche ora dopo il parto.


La prima motivazione all’introduzione di macchine fotografiche e cineprese sul luogo della nascita, fu quella di mostrare immagini di parti alternativi a quelli con la madre sdraiata su un lettino, sotto potenti riflettori, con le gambe divaricate su staffe, circondata da personale in camice bianco. È arrivato un momento in cui era necessario spazzare via molte delle vecchie immagini mentali comunemente associate ai termini parto e nascita. Noi stessi, nel nostro ospedale, abbiamo contribuito molto all’epidemia dilagante di fotografie e filmati, anche prima dell’avvento dell’era dei video. Ma eravamo perfettamente coscienti del bisogno di rispettare la privacy e, durante i reportage fotografici o televisivi, facevamo molta attenzione a introdurre apparecchi fotografici o cineprese soltanto all’ultimo momento, appena prima della nascita, al punto di non ritorno in cui non si corre più il rischio di bloccare il progresso del parto. Nel nostro contesto ospedaliero, con diverse nascite al giorno, era possibile improvvisare e introdurre le cineprese soltanto in pochi casi selezionati, nel momento in cui la donna si trovava davvero “su un altro pianeta”. Abbiamo sempre evitato di fare foto durante il primo stadio del travaglio, e siamo stati sempre cauti nel farlo prima del secondamento della placenta. Mi ricordo di una donna che partorì il suo bambino proprio di fronte alla grande telecamera di una TV tedesca, e qualche minuto dopo affermò: “è stato meraviglioso, che peccato che nessuno mi abbia fatto una foto!”


Oggi l’uso della macchina fotografica, e ancora di più della telecamera, è molto di moda sul luogo del parto, senza che si pensi a quanto questo possa risultare invasivo. I programmi televisivi sul parto in casa sono innumerevoli, ed è facile trovare future madri che accettano in anticipo di partorire davanti ad una troupe televisiva. È significativo notare che, se sopraggiungono delle complicazioni, nessuno pensa a metterle in relazione alla presenza della telecamera. A questo riguardo potrei riferire molti aneddoti utili. Ad esempio, ricordo il caso di un’ostetrica nord-americana che fu denunciata dopo la morte del neonato avvenuta durante un parto a domicilio. Si trattava di un parto podalico. A posteriori fu facile criticare la posizione di questa povera ostetrica indifesa, perché tutto il parto era stato ripreso da una telecamera. Mi ricordo che il caso fu oggetto di discussioni telematiche fra ostetriche, e nessuna ebbe commenti da fare circa il pericolo rappresentato dalla presenza della telecamera. Ho esperienza diretta di parti podalici a casa e non accetterei mai di partecipare ad un simile evento in presenza di una telecamera di cui la madre è a conoscenza.


L’epidemia corrente di foto e filmati è prima di tutto e soprattutto uno dei sintomi principali dell’incomprensione diffusa, quasi culturale, della fisiologia del parto. La priorità oggi è quella di riscoprire il bisogno di intimità. Dobbiamo imparare a tenere sotto controllo e, per quanto possibile, ad eliminare gli spettatori e tutti i loro vari modi di osservare. Ecco perché in questo libro non troverete foto di parti. Un disegno può rendere l’idea di come partorisce una donna quando non viene osservata né guidata. La presenza di una telecamera è incompatibile con un “atteggiamento biodinamico nei confronti del parto”.

L'Agricoltore e il Ginecologo
L'Agricoltore e il Ginecologo
Michel Odent
L’industrializzazione della nascita.Uno scambio di idee che analizza le molteplici similitudini fra l’industrializzazione dell’agricoltura e quella del parto. Sembra il titolo di una favola moderna: durante uno scambio di idee, l’agricoltore e il ginecologo comprendono fino a che punto entrambi abbiano manipolato le leggi della natura e analizzano le impressionanti similitudini fra l’industrializzazione dell’agricoltura e quella del parto, ambedue sviluppatesi nel corso del ventesimo secolo.L’Agricoltore e il Ginecologo di Michel Odent è una pietra miliare sull’industrializzazione della nascita. Conosci l’autore Michel Odent, medico ostetrico celeberrimo, noto soprattutto per aver introdotto il parto in acqua e le sale parto simili a un ambiente domestico, ha al suo attivo una cinquantina di studi scientifici e oltre dieci libri pubblicati  e tradotti in più di venti lingue. Da molti anni gestisce a Londra il Primal Health Centre, studiando gli aspetti relativi alla salute del bambino dalla gestazione al primo anno di vita.Di recente ha creato un nuovo sito internet - www.wombecology.com - dedicato all’ecologia della vita intrauterina.