capitolo ix

La scientificazione dell'amore

Nella tradizione, l’amore è sempre stato il regno di poeti, artisti, romanzieri, filosofi e delle scritture sacre. All’alba del ventunesimo secolo viene studiato da varie prospettive scientifiche. Nell’era dell’iper-specializzazione, è facile ignorare il fenomeno nel suo insieme e perderne di vista l’importanza.

Nuove domande all’alba di un nuovo millennio

I veri progressi scientifici ispirano sempre domande nuove. È ciò che accade con la “scientificazione dell’amore”. Per millenni sono state usati tutti i mezzi possibili per descrivere le diverse sfaccettature dell’amore e per promuoverlo.


Innumerevoli filosofi hanno dissertato sulla natura dell’amore. Paradossalmente, nessuno si è mai chiesto come si sviluppa la capacità di amare. Oggi ci sentiamo spinti a formulare questa domanda perché i dati scientifici ci suggeriscono delle risposte. Questi dati convergono nel dare una grande importanza alle esperienze precoci, in particolare ad un breve periodo critico immediatamente dopo la nascita. Per ragioni simili ci chiediamo improvvisamente perché tutte le società umane disturbino ritualmente il primo contatto fra mamma e bambino, ad esempio tramandando la credenza che il colostro sia contaminato o pericoloso. Non possiamo fare a meno di porci la domanda in questa forma nel momento stesso in cui impariamo, da molti nuovi approcci scientifici, che la prima ora dopo la nascita è probabilmente critica al fine dello sviluppo della capacità di amare. Dobbiamo tenere presente il fatto che la strategia di sopravvivenza della maggior parte dei gruppi umani, per millenni, è stata quella di dominare la natura e gli altri gruppi umani. C’era quindi un vantaggio evolutivo nello sviluppare il potenziale umano di aggressività piuttosto che la capacità di amare. C’era un vantaggio evolutivo nel disturbare il primo contatto tra madre e bambino.

Approcci complementari

Oltre alla Ricerca sulla Salute Primale (Primal Health Research) che offre dati concreti misurabili, vi sono altre discipline implicate nella scientificazione dell’amore. Si completano l’una con l’altra.


Quando approcci diversi portano a conclusioni simili, vanno presi in seria considerazione.

Una prima tappa

La prima disciplina che ha partecipato alla scientificazione dell’amore è stata, dal punto di vista storico, l’etologia. Gli etologi osservano il comportamento degli animali e degli esseri umani. Da quando è nata l’etologia essi hanno sempre manifestato un interesse particolare nell’attaccamento madre-bambino. Qualunque sia la specie di mammifero studiata, ci hanno sempre confermato che subito dopo il parto c’è un breve ma cruciale periodo che non si ripeterà mai più. Dobbiamo ricordare in particolare il lavoro di Harlow, perché ha studiato le mamme e i bebè di scimmia rhesus, una specie particolarmente vicina agli esseri umani. Inoltre ha seguito queste scimmie fino all’età adulta e ha potuto stabilire delle correlazioni fra diversi modi di disturbare la relazione madre-figlio subito dopo il parto, e diversi tipi di alterazione del comportamento sessuale e materno durante la vita adulta.

Ormoni e comportamento

La scientificazione dell’amore è entrata in una nuova fase nel 1968, quando Terkel e Rosenblatt iniettarono a ratti-femmina vergini il sangue prelevato da un ratto-femmina che aveva appena partorito. Questi assunsero un comportamento materno. Terkel e Rosenblatt avevano dimostrato che, immediatamente dopo il parto, nel sangue delle ratte ci sono ormoni capaci di indurre l’amore materno. Questo esperimento storico fu seguito negli anni ’70 da un grande numero di studi che indagavano sugli effetti comportamentali di ormoni come gli estrogeni, il progesterone e la prolattina, i cui livelli sono fluttuanti nel periodo intorno al parto.


Abbiamo dovuto attendere fino al 1979 per apprendere che l’ormone ossitocina ha i più importanti effetti comportamentali. Prima di allora, questo ormone era conosciuto soltanto per i suoi effetti meccanici. L’ossitocina stimola le contrazioni uterine per la nascita del bambino e per l’espulsione della placenta; durante l’allattamento, stimola la contrazione di cellule specializzate all’interno del seno provocando l’eiezione del latte. Prange e Pederson scoprirono che, se l’ossitocina viene iniettata direttamente nel cervello dei mammiferi, induce un comportamento materno. Questo esperimento suscitò una vera e propria esplosione di ricerche sugli effetti comportamentali di questo ormone. Possiamo riassumere ciò che abbiamo imparato da questa generazione di ricerche affermando che l’ossitocina è il tipico ormone dell’altruismo. È “l’ormone dell’amore”. Qualunque sia l’aspetto dell’amore che prendiamo in considerazione, l’ossitocina vi è implicata. È sempre nel 1979 che fu scoperto il rilascio di endorfine materne durante il travaglio e, nel 1981, si scoprì che anche il feto secerne le sue proprie endorfine. Si sapeva già che tutte le sostanze della famiglia della morfina inducono stati di dipendenza.


Da allora, divenne possibile interpretare il concetto di periodo critico introdotto dagli etologi. Oggi siamo nella condizione di comprendere che tutti i diversi ormoni rilasciati durante il travaglio non vengono eliminati durante l’ora che segue il parto, e che ognuno ha uno specifico ruolo da giocare nell’interazione fra mamma e neonato. Nel momento che segue il parto, mamma e neonato si trovano in un equilibrio ormonale specifico molto complesso.


Sappiamo che, in condizioni fisiologiche, la madre può raggiungere un picco molto alto di ossitocina – l’ormone dell’amore e anche l’ormone necessario all’espulsione della placenta. Questo picco di ossitocina è associato ad un alto livello di prolattina – l’ormone dell’attaccamento materno. La combinazione di ossitocina più prolattina significa amore per il bambino. Ci sono altre circostanze in cui l’ossitocina non compare insieme alla prolattina: si tratta di altri aspetti dell’amore.


Immediatamente dopo il parto, mamma e neonato si trovano sotto l’effetto di una sorta di morfina. Quando la mamma e il neonato sono a stretto contatto pelle-a-pelle, occhi negli occhi, il cervello ancora impregnato di ormoni simili alla morfina, si crea l’inizio di una dipendenza, cioè l’inizio di un attaccamento. È impossibile offrire una completa rassegna di tutti i diversi agenti ormonali implicati in questa interazione precoce fra mamma e neonato. È troppo complesso. Limitiamoci a sottolineare che persino ormoni della famiglia delle adrenaline, che comunemente associamo con l’aggressività, giocano il loro ruolo subito dopo il parto. Nel preciso momento in cui il bambino nasce, la mamma di solito è piena di energia, con una tendenza ad assumere posizioni verticali e ad aggrapparsi a qualcosa. Questo è l’effetto di un picco di adrenalina. Ecco perché, immediatamente dopo un parto in condizioni fisiologiche, la madre tende ancora a rimanere eretta, per esempio stando sulle ginocchia o seduta sul pavimento. È vantaggioso, fra i mammiferi in generale, che la madre sia in stato di allerta, persino aggressiva, subito dopo aver partorito. L’aggressività è un aspetto dell’amore materno. Il bambino stesso deve secernere i suoi ormoni della famiglia dell’adrenalina durante le ultime poderose contrazioni. Uno dei tanti effetti di questa “noradrenalina” è che il bambino nasce con le pupille dilatate. Questo è un segnale rivolto alla madre, e sembra che il contatto visivo sia un importante aspetto della relazione madre-neonato negli esseri umani.


Questo approccio ormonale aiuta a capire che la sessualità è un tutto. Nei diversi episodi della vita sessuale come l’accoppiamento, il parto e l’allattamento sono implicati gli stessi ormoni. Due gruppi di ormoni sono sempre coinvolti: l’altruistico ormone ossitocina e le endorfine, che possiamo considerare il nostro “sistema di ricompensa”. Per di più, schemi simili si ripetono di continuo. La fase finale di ogni evento sessuale è sempre un “riflesso di eiezione”: il riflesso di eiezione dello sperma, riflesso di eiezione del feto, riflesso di eiezione del latte… Questa visione integrata della vita sessuale, ispirata dalle moderne scienze biologiche, suggerisce che, quando un ambiente culturale interferisce in maniera sistematica con il processo della nascita, è di fatto l’intera sessualità – l’intera capacità di amare? – che ne viene influenzata.

Pecore e civilizzazione

Questo riferimento all’ambiente culturale ci offre un’occasione per sottolineare che la scientificazione dell’amore deve molto agli esperimenti sugli animali. È quindi necessario chiarire cosa possiamo imparare da questi esperimenti e con quali limitazioni. Facciamo un esempio: è stato osservato che quando le pecore partoriscono sotto l’effetto dell’analgesia peridurale non si interessano ai loro agnelli. Sappiamo che l’effetto di una peridurale è molto più complesso negli esseri umani, e sappiamo il perché. Gli esseri umani comunicano con il linguaggio. Creano culture. I loro comportamenti sono meno direttamente influenzati dal loro equilibrio ormonale. Quando una donna sa di essere incinta, può mostrare anticipatamente alcuni comportamenti materni. Questo tuttavia non significa che non abbiamo niente da imparare dai mammiferi non umani; gli esperimenti sugli animali ci indicano quali domande ci conviene sollevare per ciò che riguarda la nostra specie.


Quando parliamo di esseri umani, le domande devono includere termini come “civilizzazione” e “cultura”. Se le pecore ignorano i loro agnellini dopo aver partorito sotto peridurale, questo significa che la domanda che dovremmo porci, per ciò che ci riguarda, è: “Quale sarà l’avvenire di una civiltà nata sotto anestesia peridurale?”


Abbiamo portato l’esempio della pecora che partorisce sotto l’effetto della peridurale per arrivare a questa domanda che riguarda gli esseri umani. Allo stesso modo, avremmo potuto citare il fatto che le scimmie, quando partoriscono con taglio cesareo, non si prendono cura dei loro cuccioli, e rivolgere così una domanda simile sul futuro delle civiltà nate con taglio cesareo.


Dal momento che bisogna pensare in termini di cultura e di civiltà piuttosto che in termini di individui, ha un senso includere l’approccio etnologico nella scientificazione dell’amore. Cosa possiamo imparare paragonando culture diverse? L’etnologia si è affermata come una scienza pubblicando delle banche dati, ed è quindi possibile studiare le principali caratteristiche delle diverse culture in relazione al modo in cui vengono al mondo i bambini.

La prima conclusione derivante dall’approccio etnologico è che ogni cultura disturba i processi fisiologici, in particolare il primo contatto fra mamma e bambino. Ho già detto che il metodo più universale e affascinante è la semplice trasmissione della credenza secondo cui il colostro è cattivo e pericoloso – una sostanza che è meglio spremere e gettare via. Ricordiamo che, secondo le moderne scienze biologiche, il colostro disponibile immediatamente dopo la nascita è un secreto prezioso. Ricordiamo anche che il neonato è capace di cercare il capezzolo e arrivarci da solo entro la prima ora dal parto. Credenze diverse possono combinarsi e rafforzarsi a vicenda. Ad esempio, in alcuni gruppi etnici del Benin, nell’Africa Occidentale, la madre durante il primo giorno di vita non deve guardare il bambino negli occhi, o gli spiriti maligni potrebbero penetrare nel suo corpo. Il primo contatto fra mamma e bambino può anche essere disturbato attraverso dei rituali: il taglio immediato del cordone, il bagnetto, il frizionare il bambino, l’avvolgerlo in strette fasce, il bendargli i piedini, l’“affumicarlo”1, il forare le orecchie alle femmine, l’aprire la porta nei posti freddi… sono tutti esempi significativi di tali riti.

La seconda conclusione che deriva dall’approccio etnologico è che maggiore è la necessità di sviluppare l’aggressività e la capacità di distruggere la vita, più invasive risultano le credenze culturali e i riti che circondano il momento della nascita.


Questo paragone fra ambienti culturali ci porta una volta di più a far riferimento alle connessioni fra parto e legame madre-neonato da un lato, e capacità di amare, socialità ed aggressività dall’altro.

Una situazione senza precedenti

Mettendo insieme tutte le prospettive implicate nella scientificazione dell’amore, è facile analizzare le ragioni per cui ci troviamo ad un vero e proprio punto di svolta, per quello che riguarda la storia della nascita. Sebbene tutte le società abbiano avuto in passato la tendenza ad assumere il controllo di questo evento, la situazione all’alba del ventunesimo secolo è radicalmente diversa. Fino a poco tempo fa, una donna non poteva diventare madre senza rilasciare un complesso cocktail di ormoni dell’amore. Oggi, nella fase attuale della nascita industrializzata, la maggior parte delle donne diventa madre senza fare affidamento su questo cocktail ormonale. Alcune hanno un parto cesareo, che può essere programmato ed effettuato prima che inizi il travaglio. Ad altre vengono bloccate le secrezioni di ormoni naturali mediante il ricorso a sostituti farmacologici (solitamente una perfusione di ossitocina sintetica e un’anestesia peridurale). Persino coloro che alla fine riescono a partorire senza interventi, spesso ricevono un’iniezione di ossitocina per favorire l’espulsione della placenta, proprio nel momento critico per l’attaccamento madre-bambino. Sottolineiamo che l’ossitocina sintetica non ha alcun effetto sui comportamenti perché non attraversa la barriera sangue-cervello. È una situazione senza precedenti nella storia dell’umanità. Le domande ispirate da una diffusione così ampia di queste pratiche vanno poste in termini di civilizzazione.


Tutte queste considerazioni dovrebbero venir collocate nel contesto del ventunesimo secolo. Siamo in un’epoca in cui l’umanità deve inventare strategie di sopravvivenza radicalmente nuove. Oggi iniziamo a renderci conto dei limiti delle strategie tradizionali; dobbiamo sollevare nuove domande del tipo: “Come si sviluppa quella forma di amore che è il rispetto per la Madre Terra?” Per poter fermare la distruzione del pianeta abbiamo bisogno di una sorta di unificazione del villaggio planetario. Abbiamo bisogno più che mai delle energie dell’Amore. Tutte le credenze ed i rituali che sfidano l’istinto materno protettivo ed aggressivo stanno perdendo i loro vantaggi evolutivi. È anche in questo preciso momento storico che si sviluppa la scientificazione dell’amore. Ecco perché questo piccolo aspetto poco conosciuto della rivoluzione scientifica deve essere considerato come una delle grandi tappe nella storia dell’umanità.

L'Agricoltore e il Ginecologo
L'Agricoltore e il Ginecologo
Michel Odent
L’industrializzazione della nascita.Uno scambio di idee che analizza le molteplici similitudini fra l’industrializzazione dell’agricoltura e quella del parto. Sembra il titolo di una favola moderna: durante uno scambio di idee, l’agricoltore e il ginecologo comprendono fino a che punto entrambi abbiano manipolato le leggi della natura e analizzano le impressionanti similitudini fra l’industrializzazione dell’agricoltura e quella del parto, ambedue sviluppatesi nel corso del ventesimo secolo.L’Agricoltore e il Ginecologo di Michel Odent è una pietra miliare sull’industrializzazione della nascita. Conosci l’autore Michel Odent, medico ostetrico celeberrimo, noto soprattutto per aver introdotto il parto in acqua e le sale parto simili a un ambiente domestico, ha al suo attivo una cinquantina di studi scientifici e oltre dieci libri pubblicati  e tradotti in più di venti lingue. Da molti anni gestisce a Londra il Primal Health Centre, studiando gli aspetti relativi alla salute del bambino dalla gestazione al primo anno di vita.Di recente ha creato un nuovo sito internet - www.wombecology.com - dedicato all’ecologia della vita intrauterina.