Congetture
Mentre sembra facile prevedere da quale direzione giungeranno gli eventi che potrebbero indurre una nuova presa di coscienza, il momento in cui si verificheranno e la loro esatta natura sono imprevedibili. Ci sono già state delle occasioni perdute. Ad esempio, dopo la pubblicazione degli studi che mettono in relazione la tossicodipendenza all’uso di farmaci – in particolare morfina – da parte della madre durante il travaglio, si sarebbe potuto immaginare che un giornalista influente avrebbe preso questi dati e dichiarato: “Ah Ah! Ora comprendiamo perché la generazione di americani nati all’epoca del Twilight sleep abbia avuto così tanto bisogno di droghe”. Ricordiamo che il twilight sleep arrivò alla sua massima diffusione negli Stati Uniti verso la metà del secolo, e che implicava, fra l’altro, l’iniezione di una dose di morfina durante il travaglio. La cultura della droga ha avuto il suo apice negli anni ’70.
C’è stato un altro recente esempio di occasione perduta. In Francia le forze di polizia hanno organizzato delle manifestazioni imponenti perché non riuscivano più a far fronte all’eccezionale aumento di criminalità. Il tasso globale di criminalità è cresciuto in Francia del 7,69% fra il 2001 e il 2002, mentre il numero di crimini violenti è aumentato dell’8,04%. Tutti i partiti politici francesi concordavano che bisognava urgentemente incrementare le forze di polizia. Immaginiamo che un giornalista influente abbia approfittato dell’occasione per comparare il numero di poliziotti nei diversi stati, in relazione a come vengono al mondo i bambini.
Questo lo avrebbe portato come prima cosa a consultare le statistiche di almeno altri due Paesi simili dell’Europa Occidentale: Italia e Olanda. L’Olanda è in una situazione particolare, perché lì l’80% delle ostetriche lavorano in modo indipendente, e dunque sono relativamente influenti, mentre il numero di ginecologi è basso, e si tratta per lo più di professionisti con molta pratica, dei veri esperti in situazioni anomale e patologiche. Le statistiche olandesi sono uniche, con circa il 30% di parti domiciliari e un basso tasso di parti operativi. L’Italia, d’altra parte, rappresenta anch’essa una situazione particolare, con il maggior numero di ginecologi e uno dei più bassi numeri di ostetriche in Europa in rapporto al numero di abitanti, e il tasso più alto di parti operativi. La Francia è in una situazione intermedia per quanto riguarda il numero di ginecologi e il tasso di parti operativi. Ci sono molte più ostetriche rispetto all’Italia, ma queste sono molto meno influenti delle colleghe olandesi. Una tipica ostetrica francese è solo un membro di una sofisticata equipe medica, all’interno di un grande reparto di ginecologia convenzionale. Il tasso di interventi chirurgici in Francia è molto più elevato che in Olanda, ma più basso che in Italia.
Simili indagini ispirerebbero domande fruttuose. Come si spiega che in Olanda, un Paese di 16 milioni di persone, sia possibile gestire la situazione con un totale di 40.000 dipendenti nella Polizia, fra maschi e femmine (2,5 per 1.000 abitanti)? Contemporaneamente, in Francia, non bastano 222.000 fra poliziotti e gendarmi per una popolazione di 61 milioni di abitanti (3,6 per 1.000). I contrasti diventano ancora evidenti se compariamo l’Italia e l’Olanda, in particolare se andiamo a contare i tassi di crimini annui (41 per 1.000 in Italia contro 15 per 1.000 in Olanda).
Sono tentato di includere, fra le occasioni mancate, l’assenza di forti rea–zioni in seguito alla recente pubblicazione delle statistiche concernenti i tassi di suicidi in Cina. Il fatto che almeno 250.000 Cinesi – soprattutto giovani – muoiano suicidi ogni anno meriterebbe per lo meno una valanga di tentativi di spiegazione. Gli autori del rapporto presentato su “Lancet” disponevano di dati sufficienti per escludere interpretazioni legate a politiche familiari del tipo “un figlio per ogni famiglia”. Hanno anche precisato che l’aumento dei suicidi non è correlato a un incremento parallelo delle malattie mentali in genere. Avendo studiato le condizioni di nascita in Cina nel corso delle mie visite del 1977 e del 2002, sono convinto che meriterebbero di essere prese in seria considerazione possibili correlazioni con l’ipermedicalizzazione del parto. Già nel corso degli anni ’70, l’ipermedicalizzazione aveva raggiunto anche le zone rurali. Attualmente, nei numerosi ospedali della Cina, il disturbare sistematicamente il processo fisiologico del parto va di pari passo con un tasso di cesarei dell’ordine del 40%.
Oggi non possiamo che provare a indovinare quali saranno le prossime occasioni.
Fra gli scenari possibili, la mia prima congettura è che all’improvviso potrebbero venire pubblicate in tutto il mondo delle statistiche allarmanti sull’incidenza di uno dei tanti aspetti della “alterazione della capacità di amare”. Alcune di queste non sono mai state studiate sotto una prospettiva di ricerca di salute primale, e non compaiono nella nostra banca dati. Proprio nel momento in cui le speculazioni si susseguiranno, su una prestigiosa rivista medica o scientifica verrà pubblicato un importante studio ben progettato, che dimostrerà chiaramente le correlazioni fra questa particolare condizione attuale e uno dei tipici aspetti dell’industrializzazione della nascita.
Ci sono delle difficoltà notevoli nel progettare, portare avanti e pubblicare questo tipo di ricerche. La principale è che gli studi in cerca di correlazioni fra una condizione dell’età adulta e le pratiche ostetriche sono al limite della correttezza. Questa è la conclusione delle mie conversazioni con ricercatori come Niko Timbergen e Rioko Hattori, che hanno studiato l’autismo, Bertil Jacobson, che ha studiato i comportamenti autodistruttivi in generale e la tossicodipendenza in particolare, Lee Salk, che ha studiato il suicidio negli adolescenti, e Adrian Raine, che ha studiato la criminalità giovanile. Ognuno di loro ha dovuto superare innumerevoli ostacoli burocratici, fra cui dei blocchi a livello dei comitati etici. Ho recentemente coniato l’espressione “epidemiologia cul-de-sac” per indicare quegli studi che non vengono ripetuti, neppure dai ricercatori originali. Si tratta spesso di ricerche su temi di grande attualità. Malgrado la loro pubblicazione su giornali medici e scientifici di grande autorità, i risultati sono completamente ignorati sia dalla comunità medica che dai mass-media. Ho scelto questa espressione in contrapposizione al termine “epidemiologia circolare”, utilizzato per condannare la diffusa tendenza a ripetere sempre gli stessi studi, anche quando ormai non ci sono più dubbi sui risultati. Sono giunto alla conclusione che quando uno studio è politicamente corretto conduce all’epidemiologia circolare, mentre quando non lo è conduce all’epidemiologia cul-de-sac. L’epidemiologia cul-de-sac potrebbe rappresentare una spiegazione del fatto che la presa di coscienza che stiamo aspettando è stata fino ad oggi pericolosamente ritardata. Gli studi decisivi per il futuro dell’umanità non sono politicamente corretti; come usciremo da questo circolo vizioso? Dobbiamo proprio aspettare l’avvento di qualche catastrofe? Non sarebbe meglio ammettere che le catastrofi già ci sono, ma che non siamo capaci di interpretarle? Le nostre previsioni e congetture sono per lo più basate su una rassegna della nostra banca dati. Altre discipline scientifiche in pieno sviluppo partecipano anch’esse alla rivoluzione scientifica che chiamo “La Scientificazione dell’Amore”.
Cosa possiamo imparare da esse?