Introduzione all'edizione italiana

Perché l’Italia è speciale?

Mi piacerebbe essere poliglotta. Allora scriverei i miei libri nella lingua idealmente più appropriata per ogni particolare argomento. Credo che sceglierei l’italiano per un libro sulla “industrializzazione della nascita”. Primo, perché il mero concetto di industrializzazione mi fa pensare all’Italia. Associo l’Italia alla Fiat, alla Ferrari, all’Alfa Romeo, e ai cambiamenti portati nella società italiana dall’improvviso utilizzo di massa dell’automobile. Ciò che è accaduto in Italia illustra perfettamente le principali caratteristiche delle varie fasi del processo di industrializzazione. C’è stata una fase di entusiasmo che potremmo chiamare il “periodo romantico”, simboleggiata dai modelli del primo novecento, come la Chiribiri Monza del 1924. A questa fase ne seguì un’altra, caratterizzata dagli evidenti, persino ovvi, effetti negativi dell’industrializzazione: oggi la maggior parte delle città italiane è asfissiata dall’uso di massa del trasporto motorizzato individuale.


La seconda ragione per cui penso all’Italia è più precisamente attinente alla nascita. Il tasso di parti cesarei è uno dei criteri più efficaci per valutare il grado di industrializzazione del parto in un determinato Paese e, da questa prospettiva, l’Italia può essere presentata come la campionessa d’Europa. Oggi il tasso globale di tagli cesarei nella penisola è intorno al 40%, e in alcune regioni, come la Campania, il taglio cesareo è diventato il modo più comune di partorire.


Il modo in cui i bambini italiani nascono ci induce a sollevare svariate domande importanti e nuove. Dobbiamo innanzitutto chiederci perché le donne italiane non riescono a partorire facilmente, e questo ci porta ad osservare le molteplici conseguenze del processo di industrializzazione. In Italia uno degli effetti di questo processo è stato quello di rendere all’improvviso altamente mascolinizzato l’ambiente che circonda la nascita. C’è un numero eccessivo di ginecologi specializzati in ostetricia, e la maggior parte è di sesso maschile.


Il numero delle ostetriche è comparativamente piccolo e nella maggior parte dei casi l’ostetrica non è una figura autonoma ma si pone piuttosto come l’ausiliaria del medico. La dottrina secondo la quale il papà del bambino deve partecipare all’evento del parto è un’altra conseguenza dell’industrializzazione della nascita: questa pratica ha avuto inizio nella fase in cui le nascite sono andate sempre di più concentrandosi in ospedali sempre più grandi. Da questo punto di vista, dovremmo contrapporre l’Italia alla Russia. In Russia, su sei ginecologi specializzati in ostetricia, cinque sono donne. Ci sono molte ostetriche ed è molto raro che il papà del neonato assista al parto. Le donne russe partoriscono ancora in un ambiente principalmente femminile ed è significativo che i tassi di tagli cesarei siano tre volte più bassi che in Italia, mentre la mortalità perinatale e altri dati statistici inerenti alla nascita sono migliori.


Dobbiamo anche chiederci quali possano essere, in termini di civilizzazione, gli effetti a lungo termine di una nascita altamente industrializzata. Oggi comprendiamo che il flusso di ormoni che una donna dovrebbe rilasciare durante il parto è un vero e proprio cocktail di “ormoni dell’amore”. In un ambiente industrializzato la maggior parte delle donne non riesce a liberare questo cocktail di ormoni; deve accontentarsi di sostituti farmaceutici, oppure partorisce con il taglio cesareo. Quale sarà il futuro di una società nata senza ormoni dell’amore?


Per rispondere a domande di questo tipo, è necessaria una nuova generazione di ricerca. Sarà possibile e fruttuoso, nel prossimo futuro, paragonare l’evoluzione di ambienti culturali differenti in relazione al grado di industrializzazione della nascita. L’Italia sarà il punto di riferimento ideale per l’Europa nel rappresentare il grado estremo di industrializzazione. L’Olanda, all’opposto, sarà il modello europeo di un livello moderato. In Olanda circa l’80% delle ostetriche è indipendente. I tassi di tagli cesarei sono un quarto di quelli italiani, e gli esiti della nascita migliori. I ginecologi-ostetrici olandesi sono dei veri esperti in situazioni rare o patologiche. Non hanno tempo per occuparsi direttamente di ogni parto.


Spero che questo libro aiuterà il pubblico italiano a guardare in maniera oggettiva ad un aspetto importante del loro stile di vita, e li incoraggerà a pensare a lungo termine.

L'Agricoltore e il Ginecologo
L'Agricoltore e il Ginecologo
Michel Odent
L’industrializzazione della nascita.Uno scambio di idee che analizza le molteplici similitudini fra l’industrializzazione dell’agricoltura e quella del parto. Sembra il titolo di una favola moderna: durante uno scambio di idee, l’agricoltore e il ginecologo comprendono fino a che punto entrambi abbiano manipolato le leggi della natura e analizzano le impressionanti similitudini fra l’industrializzazione dell’agricoltura e quella del parto, ambedue sviluppatesi nel corso del ventesimo secolo.L’Agricoltore e il Ginecologo di Michel Odent è una pietra miliare sull’industrializzazione della nascita. Conosci l’autore Michel Odent, medico ostetrico celeberrimo, noto soprattutto per aver introdotto il parto in acqua e le sale parto simili a un ambiente domestico, ha al suo attivo una cinquantina di studi scientifici e oltre dieci libri pubblicati  e tradotti in più di venti lingue. Da molti anni gestisce a Londra il Primal Health Centre, studiando gli aspetti relativi alla salute del bambino dalla gestazione al primo anno di vita.Di recente ha creato un nuovo sito internet - www.wombecology.com - dedicato all’ecologia della vita intrauterina.