capitolo ii

Priorità fondamentali e recenti
avvenimenti straordinari

Dopo aver rievocato le epidemie e gli impressionati massacri di animali che rappresentano l’origine di una nuova fase della storia dell’allevamento, non dobbiamo dimenticare quelle che dovrebbero essere le nostre preoccupazioni principali. In un’epoca di potenti mezzi d’informazione è normale concentrare l’attenzione sugli avvenimenti spettacolari più recenti; ecco perché non siamo capaci di stabilire un elenco delle nostre priorità.


In termini di salute pubblica, una delle nostre principali priorità dovrebbe essere l’inquinamento intrauterino derivante da una grande varietà di sostanze chimiche liposolubili. Molte di queste sostanze sono strettamente collegate all’industrializzazione dell’agricoltura, più precisamente al controllo degli insetti e delle erbacce. A qualunque famiglia chimica appartengano, sono in ogni caso liposolubili e molte di esse hanno una vita lunga. Si accumulano con gli anni nei tessuti adiposi, perciò noi tutti abbiamo in corpo centinaia di sostanze chimiche di sintesi, la maggioranza delle quali policlorinati, che non vi sarebbero state cinquant’anni fa, perché all’epoca non esistevano.

Per anticipare l’importanza del problema dell’inquinamento intrauterino dobbiamo prima ricordare i principali progressi degli ultimi 15 anni riguardo alla nostra comprensione della salute e della malattia. Una panoramica della nostra banca dati (quella del Primal Health Centre1) ci porta a concludere che la nostra salute si crea in larga parte durante la vita fetale. Abbiamo raccolto centinaia di studi che individuano legami tra lo stato di salute nell’età adulta, nell’adolescenza e nell’infanzia, e ciò che è accaduto quando l’individuo era ancora in utero. Questi studi riguardano tutti i campi della medicina e delle scienze della salute ma, non essendo stati collegati fra loro secondo le attuali classificazioni, sono difficili da scovare nella letteratura medica e scientifica. Alcuni di questi studi indicano che l’inquinamento intrauterino causato da pesticidi e altri composti chimici usati in agricoltura ha molteplici conseguenze a lungo termine, e arrivano perfino ad ipotizzare che sia la principale minaccia per la salute delle generazioni future. Questi avvertimenti provengono da un vasto numero di discipline mediche, e pertanto dovrebbero essere presi in seria considerazione.

Sviluppo neurologico e intellettivo

Abbiamo cominciato a sentir parlare degli effetti dell’inquinamento intrauterino sullo sviluppo neurologico e intellettuale in modo indiretto, attraverso studi i cui obiettivi erano in origine quelli di valutare gli effetti dell’inquinamento del latte materno, che può essere misurato facilmente e perciò è ben conosciuto. Siccome la maggior parte degli inquinanti chimici è liposolubile, è normale che queste sostanze si trovino nel latte umano, mentre non sono presenti in quello artificiale, che contiene grassi di origine vegetale. Sorge allora spontanea l’inevitabile domanda: i ben noti benefici dell’allattamento possono superare i rischi teorici associati con l’esposizione ai PCB (Policlorobifenili) e ad altre sostanze chimiche? Alcuni ricercatori olandesi sono stati particolarmente utili nel trovare delle risposte.


Una prima indagine olandese, pubblicata nel 1995, studiò lo sviluppo neurologico di 418 bambini di 18 mesi di età. Metà erano stati allattati almeno 6 mesi, gli altri avevano ricevuto latte artificiale. Per stimare il grado di esposizione agli inquinanti prima della nascita, furono misurate le concentrazioni di PCB nel cordone ombelicale e nel plasma materno. Per valutare l’esposizione dopo la nascita, venne fatta una misurazione delle sostanze chimiche sia nel latte materno che in quello artificiale, dove risultarono “sotto il limite di rintracciabilità”. Dopo aver considerato i molti fattori associati, risultava che a determinare un’influenza negativa sulla condizione neurologica a 18 mesi era proprio l’esposizione al PCB prima della nascita. Non furono invece riscontrati effetti negativi derivati dalla presenza di sostanze chimiche nel latte materno; al contrario, l’allattamento aveva un rilevante effetto positivo sullo sviluppo motorio. I risultati di questo studio evidenziano che, per quanto riguarda lo sviluppo neurologico, l’inquinamento chimico intrauterino probabilmente rappresenta un pericolo infinitamente più grande per le generazioni future rispetto alla presenza di sostanze inquinanti nel latte materno.


Un altro studio olandese, pubblicato nel 1996, aveva molti punti in comune con il precedente e giungeva a conclusioni simili: i benefici dell’allattamento superavano ancora gli effetti negativi dell’inquinamento del latte; dovremmo dunque focalizzare l’attenzione sull’esposizione alle sostanze chimiche durante la fase precoce dello sviluppo dell’essere umano, ovvero prima della nascita. Dal 1996 lo studio è stato aggiornato regolarmente, con follow-up a 42 mesi e a 6 anni: le conclusioni principali sono rimaste le medesime.


I dati olandesi sono confermati dai risultati di un autorevole studio americano sulle funzioni intellettive di un gruppo di bambini di 11 anni. Gli autori dello studio hanno reclutato 212 bambini, nati da madri che avevano mangiato pesce del lago Michigan, contaminato da PCB. La presenza di questi PCB era indiscutibilmente la conseguenza di attività umane, in modo particolare dell’allevamento intensivo. Le concentrazioni di PCB nel sangue e nel latte di queste madri al momento del parto erano leggermente più alte rispetto a quelle della popolazione in generale. L’esposizione in utero è stata valutata misurando le concentrazioni nel sangue del cordone ombelicale e le concentrazioni nel sangue e nel latte della madre. All’età di 11 anni i bambini sono stati sottoposti a test per la valutazione del QI (quoziente intellettivo) e delle capacità di apprendimento. L’esposizione prenatale ai PCB era associata a bassi punteggi di QI, tenendo conto anche di altre variabili, come la situazione socio-economica. Gli effetti più sorprendenti riguardavano la memoria e l’attenzione: i bambini più esposti prima della nascita avevano probabilità tre volte superiori agli altri di avere dei quozienti bassi e doppie di essere in ritardo almeno di due anni nella comprensione della lettura. Sebbene siano maggiori le quantità di PCB trasmesse attraverso il latte materno piuttosto che attraverso la placenta, venivano riscontrati dei deficit soltanto in seguito all’esposizione all’inquinamento prima della nascita.

Sviluppo dentale

I denti sono molto vulnerabili durante la loro fase di formazione prenatale. Fin dal 1980 alcuni dentisti finlandesi hanno studiato l’azione dei policlorinati sullo sviluppo dentale, notando che molti bambini avevano molari scarsamente sviluppati, scoloriti e morbidi. Il normale rivestimento di smalto era compromesso, rendendo i denti vulnerabili alla carie. La loro attenzione fu attirata dagli effetti di un incidente avvenuto a Taiwan: una intera popolazione aveva consumato oli alimentari contaminati da policlorinati. I bambini le cui madri erano in attesa al momento dell’incidente, mostrarono problemi ai denti simili a quelli dei bambini finlandesi. Ciò spinse i dentisti finlandesi ad esporre sperimentalmente dei ratti femmina gravidi alle stesse sostanze, cosa che ebbe come conseguenza nella loro prole la comparsa di difetti allo sviluppo dello smalto dentale.

Per capire se i denti potevano essere usati come indicatore dell’esposizione ai policlorinati, esaminarono la dentizione di 102 bambini di età compresa tra i sei e i sette anni, cercando una eventuale presenza di difetti di ipomineralizzazione dello smalto sui primi molari permanenti. La gravità dei difetti riscontrati variava da semplici alterazioni gessose2 fino alla perdita localizzata di smalto, associata ad intaccamento della dentina3. I difetti di mineralizzazione erano più frequenti e gravi nei bambini che erano stati esposti ad alte quantità di policlorinati.
Questo studio suggerisce che i casi di ipomineralizzazione dentaria rappresentano il migliore indicatore che abbiamo a disposizione per valutare il grado di esposizione prenatale alle sostanze inquinanti, poiché si manifestano anche in seguito ad esposizione a dosi molto basse e inoltre sono difetti permanenti, che quindi possono venire diagnosticati anche dopo molti anni.

L’apparato genitale maschile in pericolo

Gli scienziati hanno scoperto recentemente che molte sostanze chimiche create dall’uomo, in particolare quelle trasmesse attraverso gli insetticidi, i pesticidi, gli erbicidi, i fungicidi e i fertilizzanti, si potenziano l’una con l’altra e mimano l’attività ormonale. Più precisamente mimano gli estrogeni, che sono ormoni femminili. Ecco perché l’apparato genitale maschile è in pericolo, ecco perché aumentano i disturbi del tratto genitale maschile. Fino ad oggi non sono state fornite altre spiegazioni plausibili.


Indagini concordanti tra loro, provenienti da vari Paesi industrializzati, evidenziano che sempre più bambini presentano testicoli non scesi [problema comunemente indicato con il nome di criptorchidismo, N.d.T.]. Uno studio spagnolo ha comparato la frequenza di questa anomalia in diverse zone della provincia di Granada. Poiché questo difetto di nascita viene di solito corretto chirurgicamente, fu sufficiente contare il numero di interventi effettuati. Le coltivazioni di frutta e verdura di questa regione vengono trattate con il 51% dei pesticidi utilizzati in Spagna. In molte aree della costa mediterranea sono diffuse le coltivazioni in serre plastificate chiuse, in cui i lavoratori, comprese le donne in gravidanza, sono esposti a livelli alti di pesticidi. È stato notato che il numero di interventi di correzione era significativamente più alto nei distretti in cui era più alto l’utilizzo di pesticidi.


Le anomalie del pene, come ad esempio l’ipospadia, difetto per cui l’apertura dell’uretra si trova nella parte inferiore anziché all’estremità, sono anch’esse sempre più frequenti. Una recente indagine effettuata negli Stati Uniti ha rilevato che, dal 1970 al 1993, i tassi di ipospadia sono all’incirca raddoppiati in tutte e quattro le regioni degli Stati Uniti. Nello stesso periodo, è cresciuto anche il tasso di cancro ai testicoli. Oggi è comunemente accettato che la maggioranza dei cancri dei testicoli rappresentino gli effetti a lungo termine di difetti di sviluppo prima della nascita.


L’impressionante diminuzione della concentrazione media di spermatozoi e il declino della qualità del seme, verificatisi a partire dalla metà del ventesimo secolo, rappresentano l’aspetto più preoccupante della vulnerabilità del sistema genitale maschile.


Se tutte queste sostanze chimiche sono “mimatori di estrogeni”, è verosimile che possano interferire anche con lo sviluppo dell’apparato genitale femminile, anche se in modo più sottile. È ciò che sembra confermare uno studio belga che riguarda la precocità sessuale delle immigrate da Paesi in via di sviluppo. I ricercatori hanno notato che tra 145 ragazzi seguiti per problemi di pubertà precoce, 39 fra le femmine erano immigrate nei quattro o cinque anni precedenti da 22 Paesi in via di sviluppo, senza nessuna relazione con un particolare background etnico o di provenienza. Tutte avevano nel sangue alti livelli di DDE, un derivato chimico dell’organoclorina DDT, ancora usato in certi Paesi del terzo mondo.

I feti maschi in pericolo

Non solo il sistema genitale maschile, ma ancor più la vita stessa dei feti maschi è più che mai in pericolo. Gli embrioni maschi hanno sempre avuto, per natura, una sopravvivenza minore rispetto agli embrioni femmina: secondo una stima svolta da T. Hassold nel 1983, alcuni decenni fa avvenivano 132 aborti di feti maschi per ogni 100 di feti femmine. Questo implica che, se aumenta il numero di aborti, dovrebbe diminuire il rapporto tra nati maschi e nati femmine: esattamente ciò che sta accadendo oggi.

Studi recenti da molti Paesi industrializzati indicano che la proporzione dei maschi è diminuita significativamente negli ultimi trent’anni. In Danimarca e nei Paesi Bassi la proporzione dei neonati maschi è scesa in modo parallelo tra il 1950 ed il 1990. Dal 1970 al 1990 si sono riscontrate tendenze simili in Canada e negli Stati Uniti. In Canada, durante questo periodo, c’è stata una perdita media di 2,2 maschi per ogni 1000 nati vivi, mentre negli Stati uniti il calo proporzionale è stato di 1 maschio per ogni 1000 nati vivi. Un declino della popolazione maschile a partire dagli anni ’70 è stato notato anche in alcuni Paesi dell’America latina, e si sono riscontrate tendenze simili anche in Finlandia e in Italia4. È molto probabile che l’inquinamento prenatale ne sia la causa principale. Questa interpretazione è avvalorata dalle conseguenze di un incidente verificatosi nel 1976 in Italia, a Seveso, che provocò la più intensa e documentata esposizione ai policlorinati di una intera comunità: tra il 1977 e il 1984, dai genitori coinvolti nel disastro nacquero 48 femmine e solamente 26 maschi.
Fino a poco tempo fa, il numero crescente di aborti maschili era alla base delle ipotesi che cercavano di spiegare i cambiamenti nelle proporzioni fra neonati maschi e femmine osservate alla nascita. Statistiche giapponesi pubblicate di recente hanno portato prove indiscutibili. È stato calcolato il numero di aborti sopraggiunti dopo le 12 settimane, una fase di sviluppo in cui è spesso possibile identificare il sesso del feto. La proporzione tra maschi e femmine morti tra le dodici e le quindici settimane di gestazione è aumentata dal 2,52 nel 1966, al 3,10 nel 1976, fino al 10,01 nel 1996! In altre parole, nel 1996 in Giappone, a questo stadio della gravidanza, si perdevano dieci maschi per ogni femmina! L’unica possibile spiegazione per una simile differenza è l’inquinamento intrauterino.

Cosa ci insegnano gli agricoltori

Alcuni agricoltori sono particolarmente esposti ad insetticidi, pesticidi, erbicidi, fungicidi e fertilizzanti e perciò a una vasta gamma di sostanze chimiche liposolubili. Di fatto, qualunque sia la nostra occupazione, nel corpo di ciascuno di noi sono accumulati centinaia di contaminanti, i cui effetti sono più facili da rilevare quando i livelli di esposizione sono più alti della media: ecco perché gli studi sugli agricoltori sono particolarmente utili e vanno tenuti in seria considerazione.


I risultati di un recente studio canadese sulla leucemia infantile ci ricordano che, qualunque sia l’importanza dell’ambiente intrauterino, dobbiamo comprendere che l’uomo influenza anche la salute delle generazioni future. Secondo questo studio, se un uomo è più esposto della media agli inquinanti liposolubili, i suoi figli avranno maggiori rischi di sviluppare la leucemia linfoblastica, che è la forma più comune di cancro infantile. I risultati sono statisticamente molto significativi per ciò che riguarda i pesticidi in generale, i fungicidi e i concimi chimici. Dobbiamo dare importanza a questo studio, che offre un impressionante esempio di quelli che possono essere gli effetti sullo sviluppo derivanti da una tossicità trasmessa per via maschile.


Oggi l’origine solitamente prenatale di questo tipo di cancro infantile è confermata a partire da molteplici prospettive scientifiche.


L’esposizione del padre ai pesticidi non solo può favorire il rischio di difetti nello sviluppo del feto, ma può anche ridurre la fertilità della coppia. 652 coppie olandesi, candidate all’inseminazione artificiale tra il 1991 ed il 1998, hanno compilato un questionario che riguardava la loro professione e il loro stile di vita. 16 uomini furono classificati come professionalmente esposti a pesticidi. La correlazione tra esposizione a pesticidi e livello di fertilità è rimasta statisticamente significativa anche tenendo conto di molti altri fattori, fra cui il fumo, il consumo di caffeina e/o di alcol e altri tipi di rischi di ordine professionale.

Questa rassegna degli effetti diretti sulla salute provocati da molecole sintetiche indica che, quando parliamo di inquinamento e salute, l’accento dovrebbe essere posto sulle generazioni future. Da un punto di vista pratico ciò indica anche che oggi i nostri programmi di preparazione preconcezionale dovrebbero basarsi su attenzioni radicalmente nuove, specifiche del nostro tempo. Nelle società tradizionali la preoccupazione principale prima di concepire un bambino era quella di creare le migliori condizioni possibili per dare il benvenuto a un’anima. Negli anni ’80 l’attenzione era concentrata sugli squilibri minerali e l’inquinamento da metalli pesanti. Negli anni ’90 abbiamo imparato che un supplemento di acido folico può ridurre il rischio di anomalie come la spina bifida. Oggi siamo spinti a partire da domande nuove come “È possibile rinnovare i tessuti adiposi del nostro corpo prima di concepire un bambino?”. Il nostro “metodo fisarmonica”5 è un tentativo di venire incontro a queste nuove priorità.
Dopo avere riportato gli avvenimenti che hanno recentemente dato origine ad una presa di coscienza su scala mondiale e aver analizzato i maggiori rischi per la salute dell’uomo, siamo in grado di mettere alla prova la nostra capacità di ragionare per analogia. Siamo pronti ad esplorare con uno sguardo rinnovato un altro aspetto del processo di industrializzazione, quello della nascita. Abbiamo le basi necessarie per un ragionamento analogico. Mi sembra utile ricorrere a un gergo in uso fra gli esperti di modelli informatici dell’intelligenza: disponiamo della “fonte” (l’industrializzazione dell’agricoltura), occupiamoci quindi del “bersaglio” (l’industrializzazione della nascita).

L'Agricoltore e il Ginecologo
L'Agricoltore e il Ginecologo
Michel Odent
L’industrializzazione della nascita.Uno scambio di idee che analizza le molteplici similitudini fra l’industrializzazione dell’agricoltura e quella del parto. Sembra il titolo di una favola moderna: durante uno scambio di idee, l’agricoltore e il ginecologo comprendono fino a che punto entrambi abbiano manipolato le leggi della natura e analizzano le impressionanti similitudini fra l’industrializzazione dell’agricoltura e quella del parto, ambedue sviluppatesi nel corso del ventesimo secolo.L’Agricoltore e il Ginecologo di Michel Odent è una pietra miliare sull’industrializzazione della nascita. Conosci l’autore Michel Odent, medico ostetrico celeberrimo, noto soprattutto per aver introdotto il parto in acqua e le sale parto simili a un ambiente domestico, ha al suo attivo una cinquantina di studi scientifici e oltre dieci libri pubblicati  e tradotti in più di venti lingue. Da molti anni gestisce a Londra il Primal Health Centre, studiando gli aspetti relativi alla salute del bambino dalla gestazione al primo anno di vita.Di recente ha creato un nuovo sito internet - www.wombecology.com - dedicato all’ecologia della vita intrauterina.