L’attenzione
Un altro aspetto da tenere in considerazione e su cui vorrei soffermarmi, che riguarda la scrittura ma non solo, è l’attenzione. In materia di scrittura e apprendimento l’attenzione è un fattore importante anche se non rientra tra le abilità di base specifiche richieste, forse perché dato per scontato o forse perché il problema della difficoltà di attenzione è un tema recente e che riguarda le ultime generazioni. Ritengo sia utile e urgente soffermarsi su questo tema, in quanto il fatto che i bambini di questa epoca manchino di attenzione, abbiano scarsa capacità di focalizzarsi e mantenere la concentrazione a lungo sta diventando un problema sempre più evidente e drammatico.
Una delle cause di questo deficit generale di attenzione potrebbe essere di ordine sociologico e risiedere nei ritmi di vita frenetici di bambini, genitori e famiglie: impegni, giornate piene, appuntamenti, la mancanza di momenti di calma e sospensione inibiscono il raccoglimento. In quest’epoca i bambini sono bombardati da continui stimoli visivi e uditivi, dispositivi tecnologici, immagini veloci, continue eccitazioni, spot, tv, giochi elettronici, un surplus di impulsi e stimolazioni che lasciano ben poco spazio a momenti di stasi e di quiete che, anzi, diventano momenti sgradevoli perché i ragazzi sono assuefatti a continue sollecitazioni. La sensazione della quiete e della lentezza, che apre alla riflessione, è spesso sconosciuta. Anche i modelli sociali e parentali non offrono una modalità diversa da questa e in qualche modo la giustificano; siamo tutti sottoposti a ritmi frenetici, riempiamo ogni momento di vuoto con tv, social e smartphone, i ragazzi acquisiscono presto questa modalità di vita, questo approccio con il tempo e diventano presto assuefatti a stimoli veloci, sovraccarichi e ridondanti, mentre situazioni di calma e concentrazione sono percepite come un disagio. Notiamo spesso nei bambini di oggi una certa difficoltà a soffermarsi, a focalizzare l’attenzione per un periodo prolungato, a fermarsi a osservare dei fenomeni o dei soggetti.
Di certo ci sono soggetti di indole più riflessiva e altri più portati all’azione ma, al di là delle peculiarità di ogni individuo, notiamo nei bambini di oggi una certa insofferenza al momento di calma, ai processi attentivi e di ascolto. Spesso faticano anche a seguire la narrazione di una storia, si distraggono, l’attenzione si sposta su altro, perdono il filo, con il risultato che si ritrovano spesso a scuola bambini che hanno difficoltà a seguire una lezione, a protrarre l’attenzione per il tempo necessario, che vanno spesso richiamati o sollecitati e che tendono a intervenire in maniera inopportuna invece di ascoltare.
I processi di apprendimento hanno bisogno di tempi dilatati e anche se la didattica si sta adeguando ai modi e tempi della tecnologia moderna la capacità di attenzione e riflessione è necessaria per lo studio, la memoria, l’immagazzinamento di dati, le valutazioni logiche, la ricerca di soluzioni, l’osservazione, la costruzione del pensiero, e va dunque favorita.
Le facoltà di attenzione e di ascolto permettono la trasmissione di saperi, l’analisi dell’ambiente, la raccolta di informazioni, l’elaborazione delle idee e del pensiero, l’introspezione, il ragionamento ponderato, attività fondamentali non solo nel percorso scolastico ma in ogni situazione della vita.
Un primo esercizio fondamentale per sviluppare capacità attentive, lo ribadisco, è la narrazione, l’ascolto di storie e favole. È un’attività remota, arcaica ed emotivamente coinvolgente, la quale ci riporta alla natura propria dell’uomo che da sempre si nutre di racconti, favole e leggende, che non perde il suo fascino e che aiuta enormemente anche i bambini di oggi a imparare a focalizzare l’attenzione sulla voce, a sviluppare la memoria, a usare l’immaginazione, a potenziare connessioni logiche e il linguaggio.
Per esercitare le abilità di osservazione, riflessione e ascolto, insegniamo al bambino a osservare oggetti statici: un fiore, una pianta, un quadro, un disegno, un oggetto. Invitiamolo a cogliere quanti più particolari possibili: colore, forma, contesto. Li può contemplare e poi descrivere a parole, analizzando i dettagli, oppure li può disegnare. Per suggerire ed educare il giusto atteggiamento possiamo porgli delle domande, chiedendogli se ha già visto questo soggetto, se gli ricorda qualcos’altro, che cosa lo colpisce in particolare, se il colore, la forma o altro, se sa da dove viene, chi l’ha fatto. Questa operazione lo aiuterà a mantenere l’attenzione, a sviluppare collegamenti, a costruire un pensiero e un discorso e ricordare; ma soprattutto lo allenerà a tempi lenti, a riflessioni più approfondite.
In ogni diversa circostanza – al parco, al mare, al cinema, in un museo – osserviamo insieme il paesaggio e l’ambiente circostante e durante la conversazione cerchiamo di prolungare i tempi di attenzione senza saltare di palo in frasca, da un soggetto all’altro in modo concitato, perché un’attenzione scarsa e intermittente non ricaverà nessun dato significativo dall’ambiente, ma solo una serie di sensazioni confuse.
Da un punto di vista più didattico, un buon esercizio per sviluppare attenzione e memoria è quello di mostrare tre oggetti diversi al bambino, per esempio una matita, una pallina e un bottone, ordinati in fila su di un piano. Li lasciamo osservare per qualche momento e poi li togliamo. Dopo qualche secondo chiediamo al bambino di prendere i tre oggetti in questione tra cinque che gli mostriamo (matita, pallina, bottone più molletta e tappo, per esempio) e rimetterli poi sul tavolo nello stesso ordine. Questo esercizio si può proporre dai quattro anni in poi e si può fare con oggetti consueti che abbiamo sottomano. Se il bambino dovesse avere qualche problema a ricordare gli elementi e rimetterli sul tavolo nella stessa posizione, questo potrebbe essere dovuto a una scarsa attenzione. Il bambino in queste circostanze guarda senza vedere, credendo di ricordare. In tal caso è buona norma far ripetere l’esercizio soffermandosi a osservare gli oggetti e facendoglieli nominare a voce alta; questo fisserà l’attenzione e il dato nella memoria. In questo caso facciamo notare al bambino il processo che ha utilizzato per ricordare, cioè nominando gli oggetti ad alta voce. In questo modo acquisirà una strategia cognitiva efficace che potrà utilizzare sempre; si tratta di una strategia metacognitiva, cioè imparerà come imparare.
Un altro esercizio molto gradito ai bambini, e molto utile per stimolare attenzione, manualità, vocabolario e curiosità, è quello di inserire un oggetto in un sacchetto e far indovinare al bambino di che oggetto si tratta inserendo la mano nel sacchetto e toccandolo, ma senza vederlo. Dovrà quindi utilizzare il tatto e la manualità per esplorare l’oggetto, avvertirne la forma e farsene una proiezione mentale, e individuare di cosa si tratta.
Nei viaggi in macchina si possono fare giochi di memoria quali ricordare una serie di parole che aumentano via via, per esempio: arriva un carico pieno di libri; libri e cani; libri, cani e mandarini; libri, cani, mandarini e uova ecc. Le liste possono anche essere a tema: la frutta, i colori, i nomi di persona.
Un bell’esercizio che stimola l’osservazione e prolunga i tempi di attenzione si può fare in ogni momento utile: davanti a un paesaggio, sul terrazzo di casa o di fronte a un quadro con scene complesse, si può fare il gioco dell’“indovina dove”: si osserva l’ambiente, si individua un oggetto o soggetto e si comincia a descriverlo al bambino, lentamente e aggiungendo particolari, per esempio: “vedo una casa bianca, con il tetto arancione, sei finestre, tre sono aperte e tre chiuse…”, oppure “vedo una persona con una maglia rossa, un cappello giallo, è vicino a una macchina nera ecc.” finché il bambino individua l’oggetto descritto. Toccherà poi al bambino descrivere un soggetto da indovinare; con questo gioco sarà stimolato all’ascolto, all’attenzione, al rispetto dei tempi, all’osservazione meticolosa, alla costruzione del pensiero e all’uso del linguaggio. Inoltre questa attività favorisce la socialità, si può fare in gruppo, e la vista a distanza (al contrario dei giochi elettronici!).
Un gioco per sviluppare l’attenzione, che consiglio e che piace molto ai bambini, è la soluzione di labirinti. Esistono in commercio molti libri di labirinti per bambini, spesso colorati e ben fatti. Si tratta di trovare il percorso esatto da un punto A a un punto B occultato tra varie alternative impossibili; si cerca con gli occhi, segnando con il dito e poi tracciando il percorso con la matita. Oltre a stimolare osservazione, pazienza, adattabilità e predisposizione alla ricerca di soluzioni alternative, risolvere labirinti sviluppa abilità visuo-spaziali, attenzione, coordinazione oculo-manuale, memoria, presa dello strumento grafico.
Un ultimo suggerimento, che forse non riguarda direttamente la scrittura manuale ma che ritengo non solo utile, ma potenzialmente radicale nel processo educativo di una giovane persona: spiegate sempre tutto ai vostri bambini.
Spiegate loro i fatti che accadono, gli episodi a cui assistono, i fenomeni naturali, le immagini che vedono; ma soprattutto spiegate lo scopo delle vostre azioni e perché gli state chiedendo di fare qualcosa. Mi spiego: non dite solo “chiudi la porta per favore”, ma “chiudi la porta per favore, perché la corrente d’aria fa sbattere porte e finestre”; non dite “faccio benzina”, ma dite “metto la benzina nella macchina per far funzionare il motore”; non dite solo “metti a posto i tuoi giocattoli” il bambino può non capire perché non può tenerli sempre sparsi sul pavimento, diciamo “metti a posto i tuoi giocattoli, altrimenti potremmo rovinarli pestandoli o potremmo inciampare e farci male”; non diciamo solo “aggiungiamo il lievito alla torta”, diciamo “aggiungiamo il lievito alla torta perché questo la farà gonfiare e rendere soffice”. Non diciamo “tieni bene la matita”, diciamo “tieni la matita con pollice e indice perché questa è la sola presa che permette il giusto movimento delle dita per scrivere”, e così via.
Non smettiamo mai di spiegare ai bambini le cose che vedono intorno e di motivare le nostre azioni e le richieste che facciamo loro. Questo atteggiamento costante nei loro confronti, questo semplice principio educativo che non ci costa nulla, consentirà al bambino di accumulare saperi e competenze in ogni occasione, di sviluppare un linguaggio adeguato, di assimilare il principio di causa-effetto e favorire le connessioni logiche, stimolerà la sua curiosità verso ciò che gli sta intorno, il mondo e nuove cose. Se giustifichiamo le nostre azioni e le nostre richieste il bambino potrà acquisire fiducia in se stesso perché saprà comprendere meglio le situazioni, e si fiderà degli adulti che lo aiutano a crescere, perché comprenderà che le loro richieste non sono arbitrarie e senza criterio ma hanno una ragione sensata e uno scopo preciso e sarà quindi più disponibile a collaborare. Questo atteggiamento educativo arricchirà il suo bagaglio culturale, il suo linguaggio, la padronanza di sé, facendolo sentire parte di un mondo ricco di connessioni, con la costante opportunità di imparare e agire sulla realtà, e non provando la sgradevole sensazione di fluttuare in una realtà vaga, irrazionale, variabile e poco comprensibile.
In conclusione, abbiamo visto quanto il gioco sia importante per sviluppare tutta una serie di competenze e che anche attività molto semplici possono offrire grandi benefici. Spero sia ora più chiaro ai genitori quanto siano importanti il gioco e il movimento reali, piuttosto che i giochi e i passatempi in una realtà virtuale. Invece che con dispositivi elettronici a grosso impatto visivo e sonoro, proponiamo ai bambini, fin dalla più tenera età, attività come le costruzioni, la corda, la palla, i puzzle, che permettono lo sviluppo di varie attitudini, competenze, e capacità, e che incrementano abilità specifiche, cosa che i giochi elettronici non possono fare.
Non voglio demonizzare videogiochi e dispositivi tecnologici, tutto sta a farne buon uso e utilizzarli con (molta) parsimonia. Certo, lo so, sono graditi ai bambini, ma anche le caramelle piacciono ai bambini, e tuttavia non credo che permetteremmo loro di mangiarne due chili al giorno evitando pasta e verdura. È l’adulto che conosce le regole della buona alimentazione e della buona formazione, non il bambino, e sta quindi all’adulto stabilire le norme adeguate che favoriscano una crescita sana e ricca sotto tutti i punti di vista. E niente paura, se le regole son chiare e le alternative interessanti, non sarà così difficile tenere i bambini lontani da ore sedentarie di suoni, luci e immagini su un monitor che, nella migliore delle ipotesi non insegnano nulla, e nella peggiore potrebbero essere dannosi.