CAPITOLO III

Imparare a scrivere

Vista l’importanza della scrittura come mezzo di comunicazione, come espressione di sé, come strumento di apprendimento, come attività propria dell’uomo, l’insegnamento della scrittura nei primi anni della scuola primaria – ma preparando l’impostazione già alla scuola dell’infanzia – andrebbe curato molto, dedicandogli il tempo necessario.


Un bambino che scrive con piacere sarà enormemente avvantaggiato nel suo percorso scolastico e l’acquisizione di un corretto e agevole gesto grafico è alla base del piacere di scrivere. Il piacere per la scrittura non si raggiunge però solo attraverso l’apprendimento delle giuste modalità, bensì anche attraverso la trasmissione dell’amore per la scrittura e questo non si trasmette a suon di obblighi e regole. A costo di essere ripetitiva, vorrei sottolineare che il piacere della scrittura a mano va scoperto dagli educatori innanzitutto (genitori compresi) per essere trasmesso ai bambini. È necessario farlo conoscere al bambino in tutti i suoi aspetti, sia quello grafico, attraverso un gesto armonico e leggero, sia quello comunicativo che sappia rappresentare al meglio, e senza fatica, il proprio pensiero e la propria individualità. L’apprendimento non dovrebbe essere avvertito come un obbligo ma come un’opportunità, come l’acquisizione di uno strumento gratificante, utile, piacevole, e sono gli educatori per primi che dovrebbero avere questo atteggiamento nei confronti della scrittura. Sarebbe davvero opportuno che insegnanti e genitori facessero un piccolo sforzo di comprensione e conoscenza per apprezzare appieno questo strumento meraviglioso che è la scrittura manuale.


Per avvicinare i bambini all’incanto del gesto grafico in un mondo di tastiere e tablet, basterebbe che ci vedessero ogni tanto scrivere appunti, biglietti, lettere, storie (addirittura!) a mano. Una mano che scrive è abile e veloce, si muove con destrezza e gesti eleganti, la traccia che lascia è personale e bizzarra, è intuibile che un bambino ne sia notevolmente colpito, molto più che nel vederci digitare un testo sullo smartphone. Proviamo a mostrare loro vecchie lettere, cartoline o manoscritti, certamente questo susciterà in loro curiosità e meraviglia.

Insegnare il gesto grafico e la scrittura

Gran parte dei problemi riscontrati dai bambini con difficoltà di scrittura ha tra le sue cause il fatto che negli ultimi anni nelle scuole si riscontra una scarsissima attenzione al gesto grafico, pensando erroneamente che sia un atto spontaneo, come parlare, e che uno prima o poi ci arriva da solo.


Fino a una trentina di anni fa nelle scuole si insegnava ai bambini a scrivere a furia di pagine di aste, cerchi e lettere da copiare. L’obiettivo era quello di raggiungere una grafia bella da vedere secondo una logica legata all’estetica, alla forma, all’apparenza.


Oggi si assiste a un fenomeno diametralmente opposto. Complici certe teorie educative degli anni passati, che propongono la totale libertà del bambino nel trovare in qualche modo delle sue strategie di comportamento, lo si lascia libero di scegliere l’impugnatura che desidera, la postura che preferisce, l’esecuzione che si inventa, mentre abbiamo visto che la scrittura ha regole ben precise e modalità di realizzazione specifiche, necessarie per un buon funzionamento della stessa in termini di tracciato e di agio.


Mi duole poi constatare due aspetti, il primo è che negli ultimi anni si trovano insegnanti che hanno fretta di insegnare la scrittura ai bambini, perché il programma da svolgere è ampio e la scrittura è qualcosa da apprendere velocemente per passare ad altro, rischiando in questo modo di trascurare acquisizioni basilari (e i risultati si vedono sempre).


Il secondo è che è venuto a mancare l’esempio. I bambini imparano anche per imitazione e al giorno d’oggi hanno ben poche occasioni di vedere qualcuno scrivere, soprattutto con le giuste modalità.


Esistono diverse metodologie didattiche per l’insegnamento della letto-scrittura e ogni insegnate adotta quello che ritiene migliore, l’attenzione al gesto grafico però riguarda tutte le metodologie. Qualunque sia l’approccio didattico alla letto-scrittura e quale processo di insegnamento alla scrittura si adotti, il gesto grafico è invariato e le indicazioni su ognuno dei suoi aspetti di impugnatura, posizione della mano, pressione, ritmo si applicano in tutti i casi. I suggerimenti che seguono possono essere introdotti e utilizzati indipendentemente dalle metodologie adottate e richiederebbero solo un piccolo spazio dedicato. Sono altresì adatti a ogni bambino, tenendo conto che ogni individuo ha caratteristiche personali e diversi gradi di abilità; sarà compito dell’insegnante individuare eventuali carenze e agire di conseguenza. Non si applicano invece a individui con deficit motori, fisiologici o cognitivi che hanno bisogno di percorsi specifici.


Avendo analizzato quanto sia importante il gesto grafico nella scrittura, e non solo il lato linguistico, vediamo quindi qualche suggerimento utile rivolto alle insegnanti di scuola primaria che hanno l’importantissimo e nobile compito di insegnare a scrivere ai bambini del primo anno. Sono pochi esercizi ma fondamentali e che possono fare la differenza tra un gesto grafico consapevole e funzionale e una scrittura difficoltosa.


Ulteriori esercizi base di preparazione sono proposti e spiegati nella sezione dedicata alle attività per bambini del terzo anno di scuola dell’infanzia.

L’impugnatura

La presa dello strumento grafico deve avere la giusta attenzione e sarebbe bene dedicare un po’ di tempo per impostarla perché è fondamentale non solo per prevenire disgrafie, ma per insegnare il modo più economico, agevole ed efficace di scrivere. Un bambino che scrive senza difficoltà, senza fatica o dolore dovuti a una cattiva impugnatura, sarà un bambino con un buon rapporto con la scrittura, che amerà scrivere, per cui la scrittura non sarà mai fatica o disagio; la scrittura sarà invece uno strumento utile, efficace, strategico, personale per tutto il suo percorso scolastico e non solo.


Quando il bambino arriva alla scuola primaria ha già acquisito una serie di competenze che gli serviranno per affrontare la didattica scolastica. La scuola dell’infanzia ha tra i suoi compiti quello di sviluppare le abilità di base necessarie ad affrontare il percorso scolastico, sarebbe quindi opportuno, tra le altre cose, farsi carico, come regola e abitudine, di impostare anche corrette modalità di scrittura e impugnatura.


Quello dell’impugnatura è un automatismo che si fissa saldamente nelle strutture neuronali e non è mai troppo facile rieducarlo. Quando il bambino arriva al primo anno di scuola primaria ha già acquisito una sua impugnatura perché ha già sperimentato, conosciuto, utilizzato tutta una serie di strumenti grafici (matita, pennarello, pastello), ha già eseguito innumerevoli tracciati e disegni, ha già quindi interiorizzato la presa dello strumento. L’impugnatura va quindi impostata molto presto, alla scuola dell’infanzia ma anche a casa, e non solo gli insegnanti ma anche i genitori devono osservare e correggere, garbatamente e con l’esempio, l’impugnatura del bambino perché anche a casa disegna e compie i primi tentativi di scrittura.


Per preparare l’impugnatura ecco che entrano in gioco tutte quelle attività di manualità fine che sono necessarie. Più un bambino è abile con le mani, più sarà versatile e meglio sarà in grado di imitare e provare l’impugnatura. Mostriamo, suggeriamo la giusta impugnatura, correggiamola con delicatezza se necessario, senza forzature, facendolola provare gradualmente finché non diventa familiare; se lo facciamo nei primi anni sarà molto più semplice.


Stabilito che il bambino che arriva alla scuola primaria ha già interiorizzato la presa dello strumento grafico perché l’ha già utilizzata innumerevoli volte, possiamo comunque agire con efficiacia. In caso si trovi una presa scorretta all’inizio della scuola primaria è possibile reimpostare la giusta impugnatura; consideriamo che la scuola primaria è un ambiente nuovo, con nuove regole, nuove attività didattiche, nuove insegnanti, il bambino è quindi aperto a sperimentare nuovi assetti e adeguarsi a nuove norme. Bisogna però cominciare a lavorare sulla presa dai primi giorni, con esercizi specifici, allora il bambino si potrà abbastanza agevolmente adattare a nuove modalità di impugnatura. Per qualcuno sarà più facile, per altri più difficile, e forse sarà necessaria una rieducazione specifica.


Nell’ultimo anno di scuola dell’infanzia e nel primo anno di scuola primaria, per preparare e impostare la presa dello strumento grafico, potremo utilizzare diversi esercizi graduali, che vanno dallo sviluppo della manualità fine alla specializzazione delle dita preposte alla presa, all’impostazione della corretta presa della matita. Gli esercizi dovranno essere progressivi, meglio quindi far eseguire degli esercizi di sensibilizzazione delle dita prima di impostare la presa; in questo modo la mano e le dita saranno più abili, ricettive e pronte per l’impugnatura. Questa prassi potrà essere efficace anche nell’impostare una nuova, corretta impugnatura a un bambino che arriva alla scuola primaria con una presa inadeguata. Ricordiamoci però in questo caso di agire subito, all’inizio dell’anno e non a metà, quando il bambino si è già assestato a utilizzare la sua presa disfunzionale per tutte le attività didattiche.

Imparare la presa

In fase prescolare – scuola dell’infanzia – primo anno scuola primaria.


Cominciamo con esercizi che servono per favorire la dissociazione delle dita e renderle più abili. Più a monte però ci sono tutte le attività di manipolazione e di manualità fine che possiamo effettuare. Queste attività sono indispensabili e andrebbero fatte anche a casa, con l’aiuto dei genitori, giocando insieme: ritagliare, giocare con le costruzioni, modellare la plastilina o la pasta di sale, tutte attività che stanno alla base della manualità.


Per la dissociazione delle dita: appoggiamo le mani aperte col palmo sul tavolo e alziamo una alla volta le dita; alziamo entrambi i pollici e li teniamo sollevati tre/quattro secondi e poi li appoggiamo; in seguito solleviamo entrambi gli indici per qualche secondo e riappoggiamo, poi entrambi i medi, gli anulari e i mignoli.


Oppure: gomiti sul tavolo, avambracci in alto, apriamo bene e chiudiamo le mani vigorosamente diverse volte: apro/chiudo. Apriamo bene e con energia.


Altro esercizio per la dissociazione delle dita è quello di lanciare palline di carta sul piano del tavolo con le dita, come si fa con le biglie, con il pollice che trattiene l’indice e poi lo lascia, facendolo alternativamente con tutte le dita. Si può anche far “camminare” indice e medio su di un percorso.


Un esercizio molto importante per favorire il movimento a pinza di pollice e indice che serve per la presa è sensibilizzare le due dita preposte: raccogliere piccoli oggetti, come sassolini o fagioli, con il pollice e l’indice, e riporli in un contenitore. Per rendere più abili le dita si possono raccogliere anche con pollice e medio, pollice e anulare o pollice e mignolo.


Utile anche usare la lavagna per disegnare o tracciare segni utilizzando gessetti piuttosto corti, in questo modo il bambino sarà costretto a usare le tre dita pollice, indice e medio per afferrare i gessetti e scrivere, sviluppando sensibilità per la giusta presa.


Una volta rese più abili le dita si passa a impostare la presa, nel secondo/terzo anno di scuola dell’infanzia e nel primo anno di scuola primaria.


In primo luogo si mostri al bambino la presa corretta e i movimenti che permette. Qualunque cosa si faccia è bene spiegare al bambino le finalità e il perché; questo lo aiuterà a fissare l’informazione e ad autocorreggersi.


Spieghiamo al bambino che il pollice e indice a pinza sono le chele del granchio e che il granchio afferra la matita con quelle. Il medio sta sotto e sorregge la matita; anulare e mignolo sono ripiegati e servono per appoggiare la mano. La matita si riposa nell’incavo tra pollice e indice, sta appoggiata lì.


Quanto più un bambino sarà abile con il movimento delle mani, tanta meno fatica farà a utilizzare la presa a pinza. Facciamogli sperimentare i movimenti delle dita che questa presa permette, allunghiamo e accorciamo le dita nella presa, disegniamo piccoli cerchi nell’aria con la matita muovendo le dita.


Invitiamolo poi a effettuare delle linee continue e non strutturate, con la matita e a mano libera, sul foglio, tenendo la matita (non penna o pennarelli) nel modo corretto, in modo che la presa diventi familiare e gradevole. Chiediamogli di non stringere troppo la matita, altrimenti si stancherà. Non facciamogli eseguire linee e tracciati piccoli ed elaborati in questa fase, perché si troverà in difficoltà e tenderà a irrigidire mano e braccio. In questa fase lo scopo è far diventare la presa (tripode dinamica) consueta e piacevole. Facciamo dunque eseguire linee ampie a mano libera, in modo che acquisisca il piacere di questo movimento e della corretta presa. Solo in un secondo tempo gli proporremo tracciati più minuti. Effettuiamo in questo modo diversi tipi di tracciati e linee, più volte e anche per diversi giorni, in modo che la presa diventi usuale e si instauri l’automatismo. I movimenti devono essere fluidi e rilassati e la presa morbida, non rigida, così che il gesto risulti gradevole e il bambino sia quindi piacevolmente persuaso a utilizzare queste modalità.


Una volta impostata la presa rammentiamogli spesso di usarla, ogni volta che prende una matita in mano, è la reiterazione del gesto che lo fissa come automatismo.

Esistono in commercio numerosi tipi di gommini ergonomici per la matita o la penna. Si tratta di dispositivi in gomma che dovrebbero facilitare il bambino nella corretta impugnatura della matita. Nulla in contrario sull’uso dei gommini che possono, in certi casi, aiutare il bambino quantomeno a ricordare che deve tenere la penna nella giusta posizione. Il gommino non può però sostituire né la preparazione alla presa, né una rieducazione dell’impugnatura in caso di presa scorretta. Se si vuole impostare o correggere una presa bisogna puntare sulla sensibilizzazione delle tre dita preposte, su una delicata preparazione all’impugnatura e su un progressivo utilizzo di questa. Imporre un gommino per una presa scorretta è un’operazione invasiva, indelicata e aggressiva, perché il bambino si ritrova a utilizzare un movimento che non gli è consueto senza alcuna preparazione, risultando coercitivo (e di solito inefficace).


Il gommino va bene quando si è già lavorato sulla presa; allora può essere un dispositivo utile per rendere il processo più giocoso e per rammentare al bambino la giusta presa. Vi sono davvero molti modelli di gommini, alcuni molto elaborati e complessi. Direi che in generale i più indicati sono quelli semplici, con scanalature ergonomiche per accogliere comodamente le dita nella giusta posizione.


Consigliato l’uso delle matite a sezione triangolare, comunemente in commercio, perché favoriscono naturalmente una presa corretta.

La posizione della mano

Nella scrittura manuale è importante la posizione della mano sul foglio, che deve stare sotto il rigo di scrittura, reale o immaginario. Il disegno delle lettere, soprattutto nel corsivo, viene effettuato dai movimenti delle dita che si allungano e si accorciano; la posizione sotto al rigo facilita questi movimenti nonché la visione dello scritto e dello spazio. Una mano posta lungo il rigo, o peggio, sopra, costringe il polso a una posizione innaturale, a una torsione scomoda. Inoltre impedisce una visione globale dello scritto.


Anche la posizione della mano sotto il rigo è un aspetto che va impostato il più precocemente possibile, già con i primi pregrafismi.


Sia alla scuola dell’infanzia che nel primo periodo di scuola primaria, per apprendere la posizione della mano distesa e del polso non flesso ma allungato, può essere molto utile effettuare dei segni o delle linee più complesse, alla lavagna alla parete o su foglio bianco appeso al muro, quindi in verticale. La posizione verticale, tracciando segni ad altezza occhi o poco più sopra, pone il braccio e il polso nella giusta angolazione di scrittura.


Andiamo quindi a far disegnare al bambino delle “U”, dei cerchi, dei triangoli o delle linee continue, ad esempio delle onde, sulla lavagna o sul foglio verticale ad altezza fronte e facciamo notare al bambino la posizione della mano rispetto alla lavagna/foglio e al rigo immaginario, in modo che possano andare a cercare quella posizione quando faranno la traslazione dalla lavagna al foglio orizzontale. Utilizziamo dei gessi corti per scrivere alla lavagna, che facilitano la presa a pinza, mentre sul foglio utilizziamo delle matite o dei pastelli colorati, sempre stando attenti che vi sia una presa corretta e morbida. Se notiamo delle incertezze, facciamo ripetere l’esercizio.

L’impostazione della mano sotto al rigo è ancora più importante per le persone mancine. I mancini sono abili con la mano sinistra quanto i destrimani con la destra, possiedono quindi tutte le abilità necessarie per scrivere in corsivo o in stampato. La difficoltà che trovano i mancini sta nel procedere nella scrittura da sinistra verso destra, coprendo lo scritto se la mano non è nella giusta posizione. Conosciamo bene il disagio e il disappunto delle persone mancine a causa della sbavatura dell’inchiostro sul foglio, dovuta allo sfregamento della mano che si appoggia sullo scritto. Ulteriore inconveniente: i mancini procedendo nello scritto non riescono a vedere le parole redatte coperte dalla mano, rendendo più difficile una visione d’insieme e una idonea costruzione del periodo. A volte troviamo nei mancini delle rocambolesche torsioni del polso e del braccio inarcati sopra la riga per poter ovviare a questi inconvenienti: posizioni innaturali e scomode.


Impostare la corretta posizione della mano sotto al rigo per i mancini è fondamentale e si deve intervenire molto presto, prima che si inventino da soli un modo.


Per aiutarli ulteriormente in questa operazione si può benissimo inclinare il foglio verso destra, in modo che la mano sia più naturalmente portata a posizionarsi sotto al rigo


Inoltre, se la pressione è troppo forte e l’appoggio della mano troppo pesante, i mancini finiscono con l’accartocciare il foglio, perché la mano sinistra “spinge” verso destra nel movimento di grande progressione portando con se il foglio, mentre la mano dei destrimani “tira” il foglio verso destra, evitando di accartocciarlo. Quindi anche la pressione della scrittura, la postura e la pesantezza dell’appoggio del braccio e della mano sul foglio devono essere ben calibrate per i mancini, ai quali va data una maggiore attenzione in questi aspetti.

Per allenare le dita al movimento di inscrizione. e la mano sotto il rigo, andiamo a produrre dei semplici pregrafismi sul rigo. Mano posizionata sotto al rigo, presa corretta e morbida, non serrata, andiamo a disegnare degli
arcobaleni sulla riga, dal semicerchio più piccolo al più grande. Non troppo grandi perché sono le dita che si devono muovere, non la mano. Se le dita non sono rigide e la presa è corretta saranno queste a fare tutto il lavoro
di esecuzione, mentre il palmo destro della mano (sinistro per i mancini) rimane appoggiato al foglio.

Lettere e tracciato

Non sempre, sia chiaro, ma troppo spesso nel primo anno di scuola primaria, l’insegnamento della scrittura avviene mediante la presentazione delle letterine alla lavagna e lasciando i bambini “inventarsi” il modo di eseguirle, spesso senza ricevere alcuna indicazione sulla modalità corretta dell’impugnatura e della prensione della matita, sulla giusta direzionalità del gesto ecc. Qualora vi siano indicazioni sulla direzionalità delle lettere da eseguire viene tralasciata l’importanza dei collegamenti tra lettere, della tensione del braccio, dei movimenti di progressione sul foglio, della posizione della mano sul rigo. Tutto questo viene lasciato alla responsabilità del bambino che troverà i suoi modi, quasi sempre scorretti, di procedere nella scrittura. Ci troviamo così di fronte a scritture eseguite senza la giusta consapevolezza. Un’adeguata preparazione al gesto grafico, permetterà di affrontare la scrittura con basi solide ed efficienti.


Insegnare a scrivere significa in primo luogo mostrare quale dovrebbe essere il gesto corretto per l’esecuzione di ciascuna lettera e il suo collegamento con le altre. Lasciare che siano i bambini a inventarsi come eseguirle genera spesso dei gesti grafici del tutto scorretti; per esempio mi capita di trovarne che, eseguendo la “i” in corsivo, tracciano la prima asta verso l’alto, staccano la penna, fanno il puntino, e poi eseguono l’asta discendente. Una modalità disfunzionale che blocca il ritmo della scrittura, la fa incespicare, la rallenta. La “i” deve essere eseguita in un unico gesto e il puntino messo solo a parola intera redatta. Mi capita anche spesso di trovare delle “p”, in corsivo, disegnate in tre segmenti, la prima asta ascendente, stacco, tratto discendente, stacco, tratto curvo di collegamento; la “p” invece, deve venir eseguita in un unico movimento risolutivo e sciolto.


Altra annosa questione è la misteriosa lettera “f”. Esistono diversi modelli calligrafici per la lettera “f” corsiva e non capisco perché quella che vedo usare più spesso dai bambini è quella disegnata in due segmenti; trovo invece molto più comodo il modello a un unico movimento che permette di non staccare la penna, facilitandone lo scorrimento e velocizzando il tracciato. Lancio quindi un appello alle insegnanti affinché adottino il modello di “f” calligrafica più agevole.

Una buona norma per insegnare le lettere (corsive ma anche stampato maiuscolo), sarebbe quella di insegnare il gesto finalizzato a quella forma facendo eseguire la sagoma della lettera in grande, nell’aria, con il dito; in seguito si tracciano sempre in grandi dimensioni alla lavagna o su foglio grande, per poi ridurre le dimensioni ed eseguirle sul foglio e poi sul rigo. In questo modo il bambino riconosce chiaramente la forma e impara a eseguirla per gradi, facendo percepire al braccio e poi alla mano la giusta direzionalità.


In secondo luogo sarebbe opportuno l’insegnamento delle lettere corsive per “famiglie grafiche”, costruite in base alla loro famigliarità di forma (ad esempio e, l, f, b hanno la medesima struttura di base; m, n, v, h hanno movimento simile; le a, o, d, g, q hanno la stessa base a occhiello), e non seguendo l’ordine alfabetico o altro ordine. In questo modo il bambino si esercita gradualmente a eseguire dei tracciati simili, passando dai più semplici ai più complessi (per questo metodo invito a consultare i testi di Alessandra Venturelli e le indicazioni dell’Associazione Europea Disgrafie).

Imparare i collegamenti

I collegamenti tra le lettere sono importantissimi, la legatura rende il corsivo fluido come una linea che si estende, un percorso senza ostacoli.


Un esercizio base molto utile per far acquisire il movimento fluido e continuato del corsivo è far eseguire tracciati a ghirlanda, come delle “e” corsive per intenderci.


Il tracciato di per sé è molto semplice ma permette di acquisire molte abilità: la giusta presa, la posizione della mano sotto il rigo, i movimenti delle dita, l’adeguata pressione, il movimento di progressione del braccio sul foglio, il ritmo della scrittura, la legatura fluente tra le lettere, e lo consiglio caldamente. In un’unica attività possiamo andare a lavorare su tutti gli aspetti del gesto grafico.


Per questo esercizio usiamo una matita morbida, non penne o pennarelli che scivolano e sfuggono al controllo.


Mostriamo innanzitutto l’esercizio lentamente, alla lavagna o sul foglio, in grande.


Provvediamo a farlo eseguire a mano libera su un foglio bianco in grande, in questo modo il braccio percepisce il corretto movimento e la forma. Poi passiamo a farlo eseguire più piccolo, con un’altezza di circa cinque centimetri sempre su foglio bianco. Solo quando il movimento sarà corretto e fluido passeremo a eseguirlo più piccolo e sulla riga. È importante non eseguire subito pregrafismi di piccole dimensioni perché sulle piccole dimensioni braccio e mano tendono a irrigidirsi per avere più controllo. Meglio arrivarci per gradi e stando attenti che il braccio conservi la rilassatezza dei grafismi di grande formato.


In questo esercizio non è importante il risultato, la produzione della ghirlanda; non valuteremo il tracciato ma la sua esecuzione. Mentre si svolge l’esercizio, andiamo a controllare che la presa sia corretta e che le dita non siano serrate, altrimenti queste non si muovono.


Durante l’esecuzione sul rigo il bambino deve coordinare il movimento delle dita e la progressione del braccio sul foglio, deve quindi muovere le dita per eseguire le ghirlande e contemporaneamente spostare il braccio sul foglio verso destra. La mano deve stare sotto la riga, sono le dita che si allungano per tracciare gli occhielli. In questo modo prepariamo braccio e mano ai movimenti di grande progressione e inscrizione.

Controlliamo che non vi sia tensione nel braccio e nella spalla (che deve rimanere a riposo e non contratta verso l’orecchio) e che l’esecuzione non sia troppo affrettata, altrimenti il braccio va da solo senza che il soggetto sperimenti il controllo del movimento. Facciamo prima eseguire la ghirlanda a mano libera e poi sulla riga facendo notare al bambino, e correggendo se è il caso, la posizione della mano sotto al rigo.

L’esercizio della ghirlanda può essere molto utile per assimilare, o migliorare, il ritmo della scrittura. Una volta che il bambino ha ben compreso la presa, la direzionalità del gesto, la progressione sul foglio, e questo tracciato è diventato familiare e sciolto, stiamo attenti che non diventi troppo veloce, o che al contrario, il bambino lo esegua con troppa accuratezza a scapito della velocità. Facciamo scoprire al bambino che la progressione delle ghirlande deve avere un suo ritmo, una sua cadenza, uno due tre quattro, uno due tre quattro. Una cadenza leggera, senza troppa pressione, ritmata, costante e non troppo veloce, altrimenti si perde il controllo, il tracciato sarà di cattiva qualità e il gesto impulsivo e non ponderato. Acquisire un adeguato ritmo nella scrittura è fondamentale per acquisire scioltezza, rapidità e controllo.


Durante l’esercizio della ghirlanda, insieme al ritmo, andiamo a osservare anche il respiro. Soffermiamoci su ogni bambino e assicuriamoci che il suo respiro sia ampio, non teso o difficoltoso e che non trattenga il respiro durante l’esecuzione. Un’adeguata scioltezza, pressione, ritmo e velocità nel tracciato saranno favorite da una giusta respirazione, rilassata e cadenzata, aiutando il bambino ad assimilare queste modalità.


Altro aspetto utilissimo su cui andiamo a lavorare con l’esercizio della ghirlanda è la percezione della pressione della matita sul foglio. All’inizio dell’esercizio sul rigo, ma in generale nei primi pregrafismi, noteremo una notevole pressione della mano sul foglio. Il bambino è intento a eseguire correttamente la forma, l’energia è canalizzata lì, vi è pesantezza della mano, la traccia sul foglio sarà scura. La pressione deve però essere via via alleggerita man mano che il bambino acquisisce sicurezza e comprende la direzionalità del tracciato. Questo è un aspetto basilare perché l’eccessiva pressione rende faticosa la scrittura e le toglie ritmo. Se la pressione sul foglio è pesante invitiamo il bambino a immaginare di avere un palloncino attaccato alla mano che la rende leggera leggera. Con meno pressione la matita scorrerà più facilmente sul foglio e il bambino sentirà subito la differenza, perché proverà meno disagio.


Se persiste una forte pressione potrebbe trattarsi di una difficoltà a controllare e dirigere il movimento, quindi la pressione sarà dovuta a un tentato dominio del gesto. In questo caso si deve fare un passo indietro e proporre esercizi psicomotori di controllo della mano e degli arti e di coordinazione oculo-manuale. In altri casi ci può essere una tensione di fondo o una scarsa percezione motoria, nel qual caso sono molto utili degli esercizi di percezione della tensione muscolare e distensione del braccio.


La pressione non dovrà essere neppure troppo leggera con un tratto labile e chiaro, difficile da vedere e malfermo. Questo esercizio permette di individuare questo tipo di modalità ed eventualmente di lavorare con il bambino per rendere il tratto più vigoroso e incisivo. Può essere utile l’utilizzo di pastelli a cera, che richiedono una notevole pressione e quindi rinvigoriscono una pressione debole.

Altro aspetto che ha a che vedere con i collegamenti fra le lettere e il fluire della scrittura è il movimento sinistrogiro, in corsivo, delle lettere con l’occhiello: a, o, d, g, q. Queste lettere vanno eseguite con un movimento che gira verso sinistra. Purtroppo spesso, davvero troppo spesso, si trovano nelle scritture dei bambini occhielli che girano dalla parte opposta. Questa modalità è gravemente disfunzionale perché interrompe l’andamento della scrittura, lo spezza, lo fa continuamente altalenare da un verso all’altro, interrompe il ritmo ed è affaticante, è come camminare facendo due passi avanti e uno indietro. La scrittura corsiva ha un movimento sinistrogiro, pensate a come disegnate le “e”, le “l”, le “b”, le “f”, le “h”; quindi inserire degli elementi che girano dalla parte opposta rompe l’andamento e il ritmo, con continue frenate, riprese e sbandamenti del gesto.


Per abituare il bambino al movimento sinistrogiro possiamo fare esercizi mirati già dalla scuola dell’infanzia o nel primo periodo della scuola primaria, come preparazione alla scrittura.


Possiamo far cerchiare più e più volte, con gesto senza fine, delle piccole figure, stando attenti che i cerchi girino dalla parte corretta.


Facciamo anche eseguire dei cerchi sul rigo. Attenzione, i cerchi partono sempre dall’alto e a destra, diciamo “a ore una” per intenderci, perché è la corretta esecuzione delle “o”, “a”, “q” ecc., che sono piccoli cerchi a cui dobbiamo aggiungere le linee di collegamento in alto a destra (quindi partono a ore una, arrivano nello stesso punto e da lì parte il tratto di collegamento).

La tensione

Importantissima nella scrittura è la tensione del braccio scrivente, e difatti moltissime cattive grafie sono dovute a un’eccessiva tensione del braccio. In fase di pregrafismi o di esecuzione di prime lettere poniamo attenzione alla tensione del braccio di ogni bambino in modo da poter correggere subito eventuali atteggiamenti sconvenienti. Prendiamoci il tempo per accompagnare l’esecuzione grafica a esercizi di rilassamento del corpo e del braccio. Facciamo percepire al bambino la differenza tra un braccio rilassato e un braccio teso: non basta dirglielo a parole, è necessario che ne sperimenti la differenza.


Come detto in precedenza, una delle ragioni per cui le grafie stanno peggiorando è la scarsa consapevolezza che i bambini hanno del proprio corpo; abituati a spazi ristretti, a non poter giocare all’aria aperta, a non prendere confidenza con il proprio corpo e le sue abilità, per questi bambini è spesso difficile anche avere la coscienza della propria persona, di dove sono le mani, le braccia, le spalle. Esercizi di psicomotricità sono utilissimi nella prima infanzia e i giochi a corpo libero servono al piccolo per renderlo cosciente delle proprie forze e delle potenzialità del suo fisico, che lo renderanno quindi anche più consapevole della tensione dei suoi arti.

Rilasciare la tensione del braccio

Per far percepire la tensione del braccio in fase di scrittura, facciamo stringere il pugno al bambino, stretto e fortissimo, per alcuni secondi, facendogli notare quanto sia duro in questo modo il suo braccio, tocchiamo le varie parti del braccio per renderlo cosciente della tensione che vi è in esso. Poi facciamogli rilasciare il braccio e invitiamolo a percepire quanto lo sente “molle” e rilassato.


In conclusione, per eseguire un corsivo fluido e disegnare adeguatamente le lettere ci vogliono abilità, destrezza e attenzione per i vari aspetti correlati alla scrittura. Per questo sono utili tutti gli esercizi di preparazione necessari e soprattutto una particolare attenzione al gesto grafico in tutti i suoi aspetti di presa, tensione, respiro, ritmo. Senza sviluppare tutti questi aspetti la scrittura difficilmente potrà dischiudersi e progredire adeguatamente.

Stampatello maiuscolo

Per quanto la scrittura manuale principe sia il corsivo, lo stampatello ha una sua indiscutibile funzione. Si può usare negli scritti quando necessario anche se non dovrebbe sostituire il corsivo nella redazione di testi.


Al giorno d’oggi notiamo che sempre più spesso i bambini preferiscono scrivere in stampatello anziché in corsivo; la spiegazione potrebbe stare nel fatto che i ragazzi si trovano spesso a imparare malamente il corsivo, senza l’attenzione e la preparazione al gesto che questo dovrebbe avere. Questa condizione, sommata a tutte le problematiche di manualità fine che affliggono le nuove generazioni, potrebbe rendere il corsivo più arduo dello stampatello maiuscolo, che richiede abilità grafo-motorie minori. Un gesto stentato, difficoltoso, impacciato, pesante e rigido ovviamente renderà l’esecuzione del corsivo poco piacevole e difficile, facendo virare le preferenze dei bambini verso lo stampatello, più semplice e che non richiede particolare abilità o destrezza motoria di braccio, mano e dita.


Da un punto di vista pedagogico, etico ed educativo, non mi sembra una buona soluzione richiedere al bambino minori sforzi e offrire soluzioni di ripiego, come la sostituzione del corsivo con lo stampatello, invece di attivarsi per colmare le lacune e sviluppare le competenze necessarie per scrivere in corsivo. Vogliamo davvero un mondo dove si scriva solo in stampatello? Una scrittura piuttosto inespressiva, uniforme e inelegante? E questo solo perché non diamo la possibilità ai bambini di sviluppare tutte le competenze necessarie per il corsivo?


Non solo. Nei bambini che hanno problemi di cattiva scrittura corsiva anche lo stampatello risulta sempre poco chiaro, scarsamente leggibile o ordinato, quindi il lavoro di preparazione che sta a monte della scrittura – ovvero una riabilitazione – andrebbe comunque svolto, visto che anche lo stampatello ha sue regole di esecuzione accompagnate dal gesto grafico. Un adeguato sviluppo delle abilità di base per la scrittura serve tanto per il corsivo quanto per lo stampatello, e andrà sicuramente a favorire la piacevolezza del corsivo.


Pur prediligendo quest’ultimo come modalità grafica, lo stampatello ha, in ogni caso, una sua dignità e un suo felice utilizzo; e, come il corsivo, richiede certe abilità di esecuzione.


Anche in questo caso vale la regola che le buone abitudini vanno apprese molto presto, alla scuola dell’infanzia.


Notiamo sempre più di frequente che molti bambini scrivono in stampatello facendo partire le lettere dal basso, cioè dal rigo, verso l’alto. A mio avviso questa modalità, in notevole e inspiegabile aumento, rende le scritture più disordinate perché il gesto risulta vago: parte da un punto sul rigo ma non sa bene dove fermarsi, ha uno slancio verso l’alto scomposto, rendendo i segmenti imprecisi e di dimensioni disomogenee. Al contrario, una linea che parte da un punto che individuo sopra al rigo e che scende, ha una sua partenza e un suo arrivo sulla riga di base e risulta più decisa e precisa.


Quello del movimento dall’alto al basso è un automatismo che va appreso il più presto possibile, alla scuola dell’infanzia, perché il movimento contrario è una modalità errata difficilmente rieducabile. Consiglio di effettuare qualche esercizio in proposito anche al primo anno di scuola primaria per preparare la scrittura in stampatello maiuscolo.

Esercizio per movimento dall’alto al basso

Nell’ultimo anno di scuola dell’infanzia e all’inizio della scuola primaria si possono far eseguire esercizi che abituino la mano al movimento dall’alto al basso, un movimento che dovrebbe essere il più possibile deciso e preciso, non blando. Si possono eseguire delle linee verticali della stessa altezza o altezze diverse su una riga, a mano libera, su foglio non quadrettato, partendo dall’alto e scendendo, stando attenti a non scendere sotto al rigo. Le linee devono essere adeguatamente spaziate, distanziate uniformemente e dritte. Con questo semplice esercizio, da ripetere più volte, si stimola l’attenzione, il controllo del gesto, le capacità visuo-spaziali, un certo gusto per l’ordine, la percezione delle dimensioni e il movimento alto/basso.


Ovviamente stiamo attenti che la presa dello strumento grafico sia corretta.


In un primo momento è necessario far eseguire questi esercizi a mano libera su foglio bianco non quadrettato, perché quello che ci interessa è la fissazione del movimento e lo sviluppo di un gesto libero, non teso. Partire direttamente a eseguire tracciati nella quadrettatura porterebbe il bambino a un’eccessiva tensione dovuta a troppo controllo; inoltre le righe della quadrettatura possono generare confusione. Lasciamo la mano libera di eseguire le linee senza troppe costrizioni. Solo in un secondo momento cominceremo a usare la quadrettatura.

La struttura base delle lettere alfabetiche nello stampato maiuscolo sono le forme geometriche del quadrato, triangolo e cerchio. Le lettere dello stampatello maiuscolo sono formate da segmenti di quadrati, triangoli e cerchi. Va da sé che la corretta rappresentazione di queste figure è fondamentale per l’adeguata realizzazione dello stampatello maiuscolo.


Se l’apprendimento del riconoscimento e della rappresentazione delle figure geometriche avviene nella scuola dell’infanzia con percorsi didattici volti alla discriminazione e al disegno di queste figure, sarà poi la maturazione psicofisica del bambino che gli permetterà di eseguirle in modo più efficiente alla scuola primaria. Quindi, al fine di colmare lacune, uniformare il gruppo classe e monitorare eventuali difficoltà o carenze, prima di iniziare il training per lo stampatello maiuscolo, consiglio caldamente alle insegnanti di scuola primaria di impostare una corretta discriminazione e rappresentazione delle figure geometriche di base, con esercizi mirati.

Anche in questo caso meglio cominciare a disegnare le forme alla lavagna e poi su carta bianca non quadrettata. Assicuriamoci che la forma sia ben compresa. Facciamo eseguire delle forme più grandi e poi più piccole. Le linee devono essere il più possibile dritte, le forme coerenti, le dimensioni delle figure omogenee. Il gesto deve essere controllato.

Per l’adeguata esecuzione dello stampatello maiuscolo valgono le stesse regole del corsivo: presa corretta, distensione dei muscoli del braccio, idonea pressione sul foglio.
Il ritmo nello stampatello

Lo stampatello è formato da segmenti che si uniscono per costituire le lettere, il suo corso è frammentato, le linee semplici. Come abbiamo già detto, non è richiesta una particolare abilità nell’uso delle dita e si comprende quindi perché è così amato dai bambini di oggi, che fanno invece fatica a usare le mani e controllare il gesto. Nonostante sia più semplice del corsivo, non sempre però lo stampatello risulta leggibile o ordinato, e spesso troviamo stampatelli disarmonici e irregolari.


Abbiamo visto che per evitare queste disarmonie una prima accortezza è quella di usare linee che partono dall’alto verso il basso: questa modalità dona più sicurezza e incisività al segno.


Ma l’aspetto fondamentale da curare nello stampatello è il ritmo: un braccio che si muove senza una cadenza appropriata e omogenea, troppo veloce o a scatti, non troverà un giusto equilibrio e la scrittura risulterà scomposta. Le scritture in stampatello disordinate o poco leggibili sono quasi sempre dovute a un gesto grafico impulsivo, poco controllato, troppo rapido o con una velocità altalenante e a scatti. Se la velocità è certamente soggettiva, pure un ritmo costante dà il passo alla scrittura, permette il controllo del braccio e della mano, che non devono procedere sul foglio senza consapevolezza come se la mano scrivesse da sola, un po’ a casaccio. Trovare un giusto ritmo personale di scrittura in stampatello trattiene il gesto, lo imbriglia, lo doma, permette di trovare una cadenza omogenea e uniforme nell’esecuzione dei tratti, che risultano più precisi.


Per riuscire ad avere consapevolezza del ritmo e trovare una propria cadenza di esecuzione per lo stampatello, proviamo a far eseguire ai bambini forme geometriche o lettere dell’alfabeto, contando ad alta voce: uno due tre quattro, ogni numero un segmento. Su foglio bianco e poi su foglio quadrettato. Prima solo delle lettere, poi delle parole intere, sempre contando. Questo esercizio permetterà al bambino di avere un gesto più ritmato e consapevole, lo aiuterà ad avere una maggiore attenzione e soprattutto a regolare la velocità e controllare il movimento, che sarà più coordinato e regolare. Uno stampatello ben ritmato cambia radicalmente aspetto, e lo si può notare subito.


Sappiamo bene che i bambini di oggi hanno sempre fretta e sono abituati a iperstimolazioni e immagini veloci. Questo si ripercuote anche sull’atteggiamento verso la scrittura, che risulta spesso febbricitante e convulsa. L’esercizio di ritmo qui proposto può essere un ottimo mezzo per aiutarli a focalizzare meglio il gesto e a percepirne movimento, cadenza e controllo; una scrittura in stampatello ben ritmata li aiuterà a essere più ordinati, riflessivi e meno concitati, come un esercizio zen.

La preparazione alla scrittura nella scuola dell’infanzia

Come più volte ribadito, l’apprendimento della scrittura ha bisogno dello sviluppo di una serie di requisiti e abilità che vanno potenziati ben prima dell’inizio della scuola primaria. Le insegnanti di scuola dell’infanzia, pur non avendo come obiettivo l’insegnamento della lettoscrittura, possono fare moltissimo per preparare i bambini al gesto grafico.


Per favorire un corretto apprendimento del gesto grafico e della scrittura, educatori e insegnanti di scuola dell’infanzia possono stabilire percorsi di sviluppo delle abilità di base finalizzate alla grafia, nel secondo e terzo anno. Il percorso dovrebbe includere attività volte allo sviluppo di coordinazione motoria, lateralità, equilibrio, rilassamento, coordinazione oculo-manuale, ritmo, manualità fine, nonché l’impostazione di corrette modalità di impugnatura, tratto e posizione della mano scrivente. Da anni lavoro nelle scuole dell’infanzia con progetti di educazione al gesto grafico proprio perché le insegnanti sono consapevoli che i deficit grafo-motori stanno diventando sempre più evidenti nei bambini di oggi e comprendono l’importanza di interventi precoci.


Gli esercizi che riporto possono comunque essere liberamente adottati anche nella scuola primaria per preparare il gesto alla scrittura, qualora si ritenga opportuno partire dalle basi.


Dal secondo anno di scuola dell’infanzia si possono prevedere attività mirate allo sviluppo delle abilità di base quali l’orientamento spaziale, il ritmo, la manualità fine, la coordinazione motoria, la conoscenza dello schema corporeo e del proprio corpo, la coordinazione oculo-manuale, la lateralità. Cominciamo anche a osservare la presa dello strumento grafico e a impostare la giusta impugnatura.


Le insegnanti alla scuola dell’infanzia propongono già moltissime attività ludiche, didattiche, di psicomotricità e molti laboratori che hanno diverse finalità, non specificatamente rivolte alla preparazione alla scrittura ma che sviluppano, tra le altre cose, anche le abilità di base per l’apprendimento di questa. Mi limiterò quindi a proporre qualche esercizio finalizzato ad alcune abilità fondamentali. Le attività suggerite sono rivolte ai bambini a partire dal secondo anno, di seguito indicherò quelle di preparazione al gesto grafico per i bambini del terzo anno.

Organizzazione spaziale

L’organizzazione spaziale permette di gestire lo spazio foglio, di riuscire ad averne una visone d’insieme, di abituare l’occhio a proporzioni e area occupata. Per imparare a gestire lo spazio, facciamo riempire il foglio con piccoli oggetti, come bottoni o fagioli, coprendo tutta la superficie ma lasciando spazi regolari tra di loro. Dividiamo poi il foglio in quattro e andiamo a far riempire i quadranti in modo diverso. Molto pieno o molto rado, riempiendo solo la parte inferiore e lasciando libera la parte superiore ecc. Facciamo poi lo stesso esercizio facendo riempire il foglio con disegni di pallini o piccoli cerchi.


Con lo scopo di abituare l’occhio a una spaziatura regolare, disegniamo una riga su un foglio e facciamo posizionare sempre dei bottoni, per esempio, lungo la linea, a una distanza omogenea e costante. In seguito faremo disegnare sulla linea dei punti o dei cerchi nel medesimo modo. Sia nel primo sia nel secondo esercizio è utile usare prima degli oggetti tridimensionali, che offrono un’esperienza tattile e tangibile, prima di passare al disegno vero e proprio e all’uso dello strumento grafico.


Altro esercizio utile: squadrettare un foglio bianco A4 con linee orizzontali e verticali, non troppo vicine tra loro e il più possibile dritte e a distanza regolare. Stiamo attenti alla velocità di svolgimento, l’esercizio di per sé è semplice e non richiede molto tempo; non è dunque troppo gravoso e possiamo quindi richiedere un momento di attenzione, cura e controllo per l’esecuzione.

Orientamento spaziale

L’orientamento spaziale consente al bambino non solo di comprendere la spazialità del foglio ma anche la disposizione dei segni nello spazio.


È importante che il piccolo cominci a cogliere la disposizione della superficie del foglio: l’alto, il basso, il centro. Iniziamo quindi a orientarci nella stanza: il soffitto con la lampada è in alto, il pavimento su cui c’è la sedia è in basso, la finestra sta sulla parete al centro. Provvederemo poi a fare la traslazione da verticale a orizzontale disegnando sul foglio in alto il soffitto con la lampada, in basso il pavimento con la sedia, al centro la finestra. Compresa la disposizione del foglio, facciamo poi posizionare a comando, degli elementi, come piccoli oggetti, sul foglio: in alto, in basso, al centro, a lato.


Per prendere confidenza con la direzionalità dei segni grafici utilizziamo delle matite e disponiamole sul tavolo in diverse posizioni, una verticale, una orizzontale, una obliqua, due unite a “v”, a “T” rovesciata, a “T” orizzontale o in altre figure, poi facciamo riprodurre la disposizione al bambino con le sue matite, con la giusta direzionalità. Possiamo in un secondo tempo far disegnare le figure su un foglio o sulla lavagna. Questo gli permetterà di discriminare i diversi orientamenti spaziali, capacità che servirà in seguito per comprendere l’orientamento delle lettere.


Possiamo in questa fase cominciare a far interiorizzare bene il concetto di linea di base. A questa età molti bambini disegnano ancora figure fluttuanti sul foglio. Rispettiamo i tempi di maturazione di ognuno, ma cominciamo a far “radicare” il bambino sul rigo di base, sul quale andranno ad appoggiarsi segni, figure e lettere. Segniamo la linea di terra su un foglio e facciamogli disegnare sopra degli oggetti, quelli che vediamo intorno a noi: un albero, una casa, un tavolo, un fiore, facendo notare loro che tutte queste cose sono saldamente appoggiate alla terra; facciamo percepire loro, saltando, guardandosi i piedi, battendo i piedi camminando, quanto sia importante sentire di avere una base solida su cui poggiarsi. Questo li aiuterà a percepire il proprio corpo pesante e stabile sulla terra e di conseguenza, a percepire come saldo e necessario il rigo di base sul quale collocheranno segni e disegni. Questo è ancora più importante per quei bambini che tendono a essere distanti, distratti e svagati e che a volte faticano a “fissarsi e ancorarsi” sulla riga.

Conoscenza dello schema corporeo e tensione muscolare

Sicuramente le insegnanti di scuola dell’infanzia pongono molta attenzione alla conoscenza dello schema corporeo. Sanno che il disegno della propria persona è un indicatore di maturazione psicofisica del bambino, e quanto più il bambino avrà fatto esperienze motorie e ha consapevolezza del suo fisico, tanto più lo schema del corpo sarà completo e dettagliato. Qualsiasi esercizio psicomotorio o di gioco libero o strutturato concorrerà a sviluppare la conoscenza di sé, del proprio corpo e delle sue potenzialità.


Si possono però proporre esercizi mirati alla conoscenza del proprio corpo che possano aumentare l’autoconsapevolezza, la riflessione e l’autoconoscenza, giacché per sviluppare un corretto gesto grafico è fondamentale avere coscienza dei propri movimenti e del proprio fisico. Un esercizio utile per aumentare la cognizione del corpo è quello di nominarne le varie parti indicandole su se stessi, su un pupazzo o su una figura umana e facendole poi indicare al bambino su se stesso. Nominiamo più parti possibili; questo servirà anche per aumentare il vocabolario. Denominiamo gambe e braccia, ma anche polsi, nuca, gote, caviglie, anche ecc.


Una volta che il bambino sa riconoscere e nominare le varie parti del corpo, invitiamolo a chiudere gli occhi stando seduto e rilassato, quindi andiamo a toccare un punto del corpo, la spalla, il piede o la fronte, che il bambino dovrà nominare. Eseguiamo l’operazione con lentezza, lasciando che il bambino rimanga in attenta attesa del tocco. Questo servirà ad aumentare i tempi di attenzione e a percepire ogni parte della sua persona mentre attende di essere sfiorato dal compagno.


Imitare la posizione assunta dall’educatore – come braccia in alto e una gamba alzata, oppure gambe divaricate e un braccio avanti e uno alzato di lato – serve al bambino per imparare a valutare i rapporti spaziali degli arti dell’altro e poi riprodurli su se stesso, imparando a riconoscere i propri e a distinguere la loro posizione nello spazio. Purtroppo sempre più spesso si vedono bambini che non sanno bene dove si trovino le proprie mani e piedi.


Cominciamo da ora a imparare a percepire la tensione muscolare, tanto importante per la scrittura, con esercizi che possono aiutare il rilassamento e l’abbandono della tensione di fondo. Invitiamo i bambini, da seduti o da sdraiati, a irrigidirsi facendogli stringere i pugni, serrare le mascelle, contrarre pancia e glutei, sentendo così il proprio corpo “duro”, poi facciamoli rilassare e rilasciare repentinamente la muscolatura con un ampio espiro. In questo modo potranno sperimentare la differenza tra contrazione e rilascio. Allo stesso scopo possiamo anche giocare a fare le marionette: proviamo a muovere le braccia del bambino, per esempio in alto e in basso, come se lui fosse un pupazzo inerte e noi i burattinai, così facendo il bambino sarà portato a rilasciare tutta la muscolatura del braccio. Per assicurarci che il braccio sia completamente rilassato, lasciamolo, facendolo cadere pesantemente; vedrete quanto sia difficile per alcuni individui abbandonare il braccio a peso morto, perché rimangono sempre contratti. Questo sarà un indice da valutare quando andremo a esaminare la scrittura o pre-scrittura di un bambino.


Alcuni bambini sono naturalmente più tesi di altri, e il nostro compito è di ampliare le loro competenze, quindi proviamo soprattutto in questi casi a fargli sperimentare il rilascio muscolare.

Lateralità

La lateralità è importante per la scelta della mano scrivente. A quattro/cinque anni la lateralità potrebbe non essere ancora ben definita e questa ambiguità potrebbe protrarsi anche fino ai sei/sette anni. Possiamo notare a questa età molti bambini che usano entrambe le mani per disegnare e usare la matita. Al secondo anno di scuola dell’infanzia quello che possiamo fare è osservare la lateralità del bambino: rimarchiamo se usa la mano destra o sinistra per mangiare, pettinarsi, lavarsi i denti, afferrare una maniglia e solo se notiamo che usa la mano destra per tutte queste azioni potremo invitarlo a disegnare con la destra, o viceversa con la sinistra. Nel caso in cui usi sempre la destra per le azioni quotidiane e la sinistra per scrivere, invitiamolo con delicatezza a provare a usare la mano destra e osserviamo le reazioni. Per renderlo più consapevole della mano preferita per scrivere, possiamo fargli percepire la differenza tra l’uso della destra e della sinistra con delle piccole attività quali lanciare una palla con una mano e poi con l’altra, oppure usare un martello con una mano e poi con l’altra, fargli avvitare un tappo di bottiglia con la destra e poi con la sinistra oppure infilare una chiave nella serratura, dopodiché chiedergli con quale mano è stato più facile. In un secondo tempo possiamo provare a farlo disegnare chiedendogli con quale mano si trovi meglio.

Coordinazione oculo-manuale

La coordinazione oculo-manuale è necessaria nella scrittura in quanto permette all’occhio di dirigere la mano scrivente. In questa fascia d’età andiamo a svilupparla con esercizi grosso-motori. Esercizi utili sono colpire dei birilli con la palla o centrare un bersaglio o un “canestro” con la palla. In questo modo il bambino dovrà fissare il bersaglio con lo sguardo e far seguire la traiettoria alla palla con le braccia e le mani; inoltre potrà esercitare abilità di analisi della distanza e dell’energia da imprimere, nonché provvedere alla scelta della mano da usare: un esercizio che permette lo sviluppo di numerose abilità. Si può anche, allo stesso scopo, far rotolare la palla sotto le gambe di un compagno o lanciare la palla sul muro e poi riprenderla, tutti esercizi validi per sviluppare la coordinazione oculo-manuale. Giocare con la palla era un’attività diffusissima un tempo, ora i bambini ci giocano un po’ meno e non mi sembra una gran fortuna.


Sempre a proposito di coordinazione oculo-manuale nella preparazione al gesto grafico e alla scrittura possiamo proporre questa attività molto efficace: disegniamo una linea fluida, ampia e sinuosa su un foglio e poi la facciamo ripassare ripetutamente dal bambino con matita o pastelli colorati. La prima volta l’esecuzione, cercando la precisione, sarà probabilmente lenta, ma ripassando più volte il gesto deve diventare più rapido e sciolto. Questo esercizio permette di sviluppare la coordinazione oculo-manuale, ma anche di fissare la giusta presa dello strumento grafico, di rilasciare la tensione del braccio e di sviluppare il controllo del gesto. Ricordiamo che il gesto non dovrà essere troppo lento, altrimenti non svilupperebbe la fluidità necessaria restando piuttosto rigido e insicuro, ma non dovrà nemmeno essere troppo veloce; seppur non precisissimo il tratto deve scorrere lungo la riga e non discostarsi, altrimenti non ci sarà nessuna coordinazione oculo-manuale e nessun controllo, bensì una mano che si muove senza consapevolezza.

Un’attività grafo-motoria e di coordinazione oculo-manuale molto gradita ai bambini è quella dei labirinti. Se ne possono trovare diversi su varie pubblicazioni, ma possiamo benissimo crearli da soli: a questa età possono essere molto semplici. Con questo esercizio il bambino dovrà cercare la via d’uscita dal labirinto tracciando la strada prima con il dito e poi con la matita, favorendo lo sviluppo della coordinazione oculo-manuale, la fissazione dell’impugnatura, le abilità visuospaziali e la visione d’insieme; in più stimola anche capacità predittive e di logica.
Ritmo

Un altro aspetto che possiamo andare a potenziare a questa età è la percezione del ritmo, che tanta importanza ha per la scrittura. In età prescolare e nei primi anni di scuola primaria giochi di ritmo e musicali con filastrocche, canzoni e strumenti, possono aiutare il bambino nella discriminazione della scansione e della cadenza. Per esempio, conosciamo tutti la canzoncina di “Fra’ Martino Campanaro”: ecco, cantarla insieme battendo le mani a tempo è già un ottimo esercizio di discriminazione del ritmo. Un’attività molto utile per percepire la velocità o la lentezza di una cadenza è far seguire un ritmo con un tamburo, battendo le mani o battendo sul tavolo, veloce e lento, in modo da percepire la differenza di scansione. Cerchiamo di far mantenere il ritmo più a lungo possibile in modo da sviluppare attenzione, concentrazione e coordinazione motoria; sappiamo bene quanto i bambini di oggi facciano fatica a mantenere focalizzata l’attenzione. Anche eseguire una marcia battendo i piedi è molto utile per sviluppare il senso del ritmo. Sono esercizi semplici ma che devono necessariamente inserirsi in un percorso specifico di preparazione al gesto grafico.

Impugnatura

Nel secondo anno di scuola dell’infanzia, quando i bambini cominciano a realizzare schede e libri operativi, è tempo di impostare la corretta presa della matita. Non prima però di aver effettuato esercizi di manualità per stimolare la dissociazione delle dita e sensibilizzare alla presa a pinza e all’impugnatura a tre dita: pollice, indice e medio.


Per favorire la dissociazione delle dita si possono far toccare le punte di ogni dito della mano con il pollice, oppure far schiacciare dei tasti o dei cerchi colorati disegnati su un foglio, con ogni dito della mano di entrambe le mani. L’attività del ritaglio con la forbice aiuta molto le abilità manuali, la coordinazione, la tonicità ecc.


Solo quando avremo esercitato a lungo mani e dita, favorendone abilità e destrezza, passeremo a impostare la presa dello strumento grafico. È molto importante che, una volta impostata, la presa venga rammentata in ogni momento utile; ogni volta che si esegue un’attività didattica o di disegno che implica l’uso di matite, pastelli o pennarelli, ricordate ai bambini la giusta presa. Richiamare continuamente all’impugnatura adeguata può sembrare pedante e noioso ma l’automatizzazione del gesto ne prevede la reiterazione e va quindi esercitato assiduamente; sottolineo di fare attenzione perché, se invece il gesto è scorretto, verrà automatizzato come tale. Ricordiamo quindi ai bambini, con pazienza e perseveranza, di utilizzare la presa corretta. Se spieghiamo loro l’importanza della giusta impugnatura saranno comprensivi e collaborativi. Io rammento di continuo ai miei bambini, durante i progetti di educazione al gesto grafico, di utilizzare la giusta presa, di solito con un allegro richiamo a cui tutti rispondono in coro.


Al terzo anno di scuola dell’infanzia le insegnanti possono redigere un programma di pregrafismo mirato, con particolare attenzione non solo alla produzione dello scritto ma alla sua esecuzione, prendendo in esame gli aspetti della presa, pressione, tensione, controllo del gesto, posizione della mano sul rigo. Già a questa età possiamo notare difficoltà nella coordinazione, nella tensione del braccio, nella fluidità dei gesti e questo progetto ci permetterà di intervenire con prontezza e individualmente, se necessario.


Il percorso avrà una difficoltà progressiva, dai pregrafismi più semplici arrivando ai più complessi, giacché i bambini del terzo anno sono maturi per la richiesta di esecuzione di tracciati e figure in modo corretto. Si curerà in particolar modo la realizzazione delle figure geometriche del quadrato, del triangolo e del cerchio, che sono la base per lo stampatello maiuscolo. I diversi tracciati di pregrafismi con linee continue sul foglio, come onde, linee e linee segmentate, serviranno per impostare la progressione del braccio sul foglio, la coordinazione dei movimenti di dita, polso e braccio, senso del ritmo e respirazione. I pregrafismi sul rigo di base serviranno a imparare ad avere il rigo come punto di appoggio e a gestirlo in modo adeguato e razionale.


Tengo a puntualizzare che lo scopo non deve essere quello di apprendere la scrittura precocemente. A mio avviso non serve che i bambini imparino a scrivere a 5 anni, quello sarà un compito della scuola primaria. È invece molto utile sviluppare tutte le abilità di base necessarie che permettano loro di arrivare alla scuola primaria ben equipaggiati e pronti per poter imparare a scrivere con modalità corrette. È un obiettivo molto importante della scuola dell’infanzia di cui saranno sicuramente avvantaggiati i bambini, che avranno meno difficoltà a cimentarsi con la scrittura.


Garantire un’attenzione e una preparazione specifica sullo sviluppo delle abilità di base e degli aspetti specifici del gesto grafico alla scuola dell’infanzia è un lavoro di fondamentale importanza per le insegnanti di scuola primaria di cui sicuramente noteranno i benefici; grazie a questi progetti troveranno al primo anno di scuola bambini preparati e competenti con cui impostare un buon progetto di insegnamento della scrittura, strumento comunicativo, ricordo, che è alla base di ogni materia didattica.


Si può organizzare un progetto mirato alla preparazione del gesto grafico nella scuola dell’infanzia, dedicandogli uno spazio specifico durante la settimana, tra le varie attività. Il programma dovrebbe includere lo sviluppo dei vari aspetti delle abilità di base e delle abilità grafo-motorie, sempre ponendo attenzione agli aspetti peculiari di preparazione alla scrittura: impugnatura, tensione del braccio, coordinazione oculo-manuale, ritmo e respiro. Senza tralasciate attività di psicomotricità, di coordinazione motoria e abilità manuali.


Vorrei, a questo proposito, proporre qualche attività finalizzata che ritengo utile da inserire in una programmazione di preparazione al gesto grafico.

Rappresentazione di figure geometriche

La rappresentazione delle figure geometriche è non solo la base dello stampatello, ma un primo approccio che possono avere i bambini con l’esecuzione curata e controllata di linee e figure coerenti e ordinate.


Diamo per scontata la preparazione al discernimento delle varie figure geometriche, che fa già parte del programma didattico della scuola dell’infanzia. Procediamo quindi alla loro rappresentazione grafica: disegniamo un grande quadrato su un foglio bianco e poi lo facciamo copiare al bambino dando indicazioni sulla direzione e la sequenza dei segmenti da rappresentare. Poi ne eseguiremo altri di dimensioni più piccole. In un secondo tempo, quando i gesti saranno ben acquisiti, la sequenza della riproduzione dei lati sicura e le forme adeguate al modello, faremo appoggiare le figure su una riga di base su foglio bianco, non troppo piccole né troppo grandi, diciamo di circa quattro o cinque centimetri di altezza. I quadrati dovranno essere appoggiati sul rigo ed eseguiti con cura, lentamente, con un ritmo costante, distanziati tra di loro e della stessa grandezza. Procederemo con la stessa prassi per la figura del triangolo. Sarà necessario ripetere l’attività di riproduzione delle figure sul rigo più volte affinché i bambini riescano a trovare le giuste modalità. Facciamo attenzione alla presa, alla posizione della mano sotto il rigo, alla tensione nel braccio che deve essere bilanciata: né troppo rigida né troppo lassa. Questo è un esercizio che, se ben eseguito, apporta notevoli competenze e può dare grandi risultati da un punto di vista grafo-motorio, permettendo ai bambini di sviluppare attenzione, controllo del gesto, ritmo, ordine, abilità visuo-spaziali.


Osserviamo ogni bambino; se notiamo prese scorrette, tensione del braccio e altre modalità non idonee, possiamo intervenire aiutandolo a correggersi, con garbo e delicatezza. Un difetto individuato precocemente non si trasformerà in un automatismo disfunzionale.


A questa età i tempi di attenzione non sono lunghi e non è quindi il caso di tenere impegnati i bambini in esercizi meticolosi per molto tempo. Non importa, esercizi graduali, curati, continuativi, una volta alla settimana per un tempo adeguato possono dare molti risultati.


Sarà bene instaurare un’atmosfera rilassata e gioviale durante le attività che non dovranno risultare troppo seriose e pesanti, ma è anche indispensabile che i bambini possano lavorare con attenzione e cura, in un ambiente silenzioso e senza troppe distrazioni; questo contribuirà a sviluppare capacità attentive e di focalizzazione sul lavoro, aspetti di cui sono deficitari i bambini del 2000. Ripeto, non per tempi troppo lunghi, ma in un clima quieto e rilassato. Il che permetterà loro di prendere confidenza con una dimensione di ascolto, attenzione e raccoglimento che li aiuterà enormemente nel loro percorso scolastico, e non solo.

Movimento delle dita

Per sviluppare il movimento di inscrizione delle dita (che permette alle dita intorno alla matita di contrarsi e distendersi, creando allunghi e tratti circolari) e rendere queste più efficienti e abili, possiamo usare l’esecuzione di spirali. Appoggiamo la mano sul foglio ed eseguiamo dei movimenti rotatori con la matita tracciando delle spirali usando solo il movimento delle dita e lasciando quindi ferma la mano. Tracciare le spirali tenendo la mano appoggiata richiede l’uso esclusivo delle dita che si muovono in concerto tra ritenzione e rilascio. Questo esercizio richiede forse un po’ di addestramento, perché il bambino tenderà a eseguire le spirali muovendo tutto il braccio o la mano, ma è utilissimo per slegare le dita e imparare il movimento di inscrizione che sta alla base del corsivo.


Validissimo per il movimento di iscrizione e la posizione della mano sotto al rigo: tracciare delle “U” su una riga, tenendo sempre la mano sotto al rigo e usando solo il movimento delle dita, tracciandole con lentezza per percepire il moto. Le U devono essere larghe alla base e non a punta. Disegnare una serie di “U” e di “O” con una velocità adeguata, non lenta e soprattutto non veloce, è un’ottima pratica per esercitare movimento digitale e ritmo.


Rendere più abili le mani e le dita è utile non solo per la scrittura, ma anche per attività di manualità fine o per suonare uno strumento, per esempio.

Movimento di grande progressione

Per esercitare il braccio al movimento di grande progressione, quello che permette al braccio di “scivolare” sul foglio traslando e usando la corretta pressione, sono utili le rappresentazioni di linee ondulate sul rigo, con curve più o meno fitte. Questo tipo di esercizio consente la coordinazione di mano, polso e braccio. La mano e il polso si muovono in alto e in basso per delineare le onde del tratto e contemporaneamente il braccio si sposta sul foglio verso destra, la pressione del braccio sul tavolo dovrà quindi essere ben calibrata, se è troppo pesante il braccio non scorre; il gomito dovrà essere un punto di appoggio.

Pressione

Se notiamo un’eccessiva pressione della mano nel tratto soffermiamoci e prendiamo un momento per aiutare il bambino a rilassare il braccio. Proviamo a fargli stringere il pugno e poi rilasciarlo per percepire la differenza tra un braccio contratto e uno rilassato. Stiamo attenti che la presa della matita o della penna non sia troppo stretta e rigida; spesso migliorando e rilasciando la presa la pressione sul foglio diminuisce.

Ritmo

Per educare al ritmo nella scrittura può essere utile un semplice esercizio: far disegnare su una riga, a mano libera, una serie di segni “più” (+), contando eseguendoli, come una marcia: uno (tratto discendente) - due (tratto orizzontale), uno-due, uno-due, trovando il giusto ritmo, rapido ma non troppo, che permetta una corretta esecuzione, la più precisa possibile, e una cadenza ritmata e protratta. Assicuratevi che i segmenti verticali siano eseguiti dall’alto al basso e gli orizzontali da sinistra a destra (direzionalità del tratto e delle figure).

Respiro

Un esercizio basilare che mette in correlazione scrittura e respiro è quello di inspirare riempiendo bene i polmoni e poi rilasciare lentamente l’aria soffiandola dalla bocca, tracciando contemporaneamente una linea a matita sul foglio; la matita segue l’uscita lenta del respiro. Attenzione, non deve essere un esercizio veloce, in cui si soffia fuori l’aria tracciando una breve riga; al contrario il respiro deve essere teso e senza pause mentre il braccio scrivente segue la pacata espirazione. È un esercizio che non solo rilassa ma fa intuire la connessione tra respiro e scrittura, rendendo inoltre il bambino più consapevole dell’atto di respirare.


Concludo questa sezione con due appunti su un paio di attività che vengono praticamente sempre svolte nella scuola dell’infanzia: il tratteggio e la scrittura del proprio nome.


Si trovano spesso su schede e libri operativi per bambini della scuola dell’infanzia attività didattiche volte all’apprendimento della scrittura che consistono nel ripassare a matita o penna forme, figure, lettere su linee tratteggiate. Non è un esercizio necessariamente dannoso, ma spesso, soprattutto per alcuni bambini, l’attività risulta come una sorta di “unisci i puntini” che non favorisce un gesto teso, sicuro e fluido, ma che tende a renderlo un po’ incespicante e pieno di pause. In generale su ogni figura, ma soprattutto su linee continue, come onde o ghirlande, questa operazione rischia di confondere il bambino o far passare l’idea di un gesto grafico tartagliante, con frequenti fratture, e non come un tratto continuo e fluente. Meglio fargli ripassare, magari con pastelli colorati, delle linee continue, non tratteggiate, in modo che il tratto risulti più costante e fluente. Nelle linee complesse poi, come le ghirlande, c’è il rischio fondato che con le linee tratteggiate il bambino sbagli il verso e la direzione del tracciato. Ripassare linee e tracciati continui (non tratteggiati) è un buon esercizio per la coordinazione oculo-manuale, per il rilasciamento del braccio, per il movimento di progressione, per la presa della matita e per rendere il gesto fluido, ed è quindi preferibile al ripasso di linee tratteggiate.

Il mio nome è…

Senza dubbio il primo approccio del bambino con la scrittura vera e propria è imparare a scrivere il proprio nome. Un grande traguardo gratificante per lui e anche la prima intuizione di cosa sia la letto-scrittura. Il bambino comincia a comprendere che i segni che vede sul foglio rappresentano il suo nome, rappresentano il suono del suo nome, dando il via a quel processo intuitivo che serve per comprendere l’associazione arbitraria tra un simbolo e un suono, tra grafema e fonema.


Io chiedo sempre, a insegnanti e genitori, di porre molta attenzione all’insegnamento della scrittura del proprio nome al bambino. È certo un grande obiettivo che i bambini raggiungono di solito nel terzo anno di scuola dell’infanzia, a volte anche al secondo, ma dobbiamo stare attenti ad alcuni aspetti. In questa fase i bambini in realtà non scrivono il loro nome, ma si limitano a imparare l’esecuzione dei segni in una sequenza e sanno che quei segni che vedono sul foglio rappresentano il loro nome, un po’ come il logo di una marca di prodotti (la maggior parte dei bambini riconosce la grande M gialla del McDonald’s anche se non conosce le lettere dell’alfabeto). Va benissimo che il bambino esegua il suo nome o lo ricopi, tuttavia questi primi tentativi di scrittura non sono disciplinati da regole e molto spesso i caratteri sono segni mal eseguiti, sproporzionati, con lettere grandi e piccole, non allineate e spesso non nella giusta sequenza e direzionalità. Va bene che il bambino faccia dei tentativi ed è fondamentale che provi a scrivere il suo nome, per esercitare abilità grafiche e, perché no, appassionarsi alle stupefacenti tecniche scrittorie, come fosse una specie di magia le cui regole sta apprendendo. Quello che non va bene è che il bambino cominci a pensare che la scrittura sia così, un po’ aleatoria, disordinata, approssimativa, disorganizzata. Raccomando quindi a educatori e genitori di lasciare libero il bambino di sperimentare e provare a scrivere il proprio nome ma di mostrare loro che questo ha dei segni specifici – con una loro forma precisa, una sequenza, una direzionalità, una dimensione e una distanza tra le lettere omogenee – e allineati ordinatamente, quindi mostriamogli il modello corretto del nome e invitiamolo a riprodurlo nel modo più fedele possibile. Se scrive il suo nome dovrà sapere che deve essere scritto in un certo modo; potrà non essere perfetto, ma nondimeno deve provare a eseguirlo con le regole esatte. Scrivere ripetutamente il proprio nome con cura, ricercando una specifica forma e un controllo del gesto, permetterà al bambino di sviluppare competenze e il gusto per l’ordine e per una scrittura regolare e armoniosa, allenerà l’occhio a segni e lettere omogenee, ben organizzate, con linee perpendicolari e uniformi.

Il piacere di scrivere a mano
Il piacere di scrivere a mano
Simona Cassarino
Fisiologia e pedagogia della scrittura, prevenzione della disgrafia.Rivalutare la scrittura manuale: strumento utile, funzionale, espressivo e formidabile per ogni individuo. Con esercizi e attività di pregrafismo e preparazione al gesto grafico. La scrittura manuale, personale e inimitabile, frutto di abilità cognitive e manuali, ha origini antiche perché ha accompagnato il cammino della civiltà ed è simbolo di sapere, mezzo di comunicazione ed espressione di sé.Oggi però il suo valore è messo in discussione dall’uso massiccio della videoscrittura e le grafie delle nuove generazioni sono sempre meno efficaci a causa dell’impoverimento delle capacità manuali.Il piacere di scrivere a mano è rivolto a tutti coloro che desiderano rivalutare la scrittura manuale, per riscoprirne il fascino, e a educatori e genitori che hanno il delicato compito di insegnarla ai bambini.In ambito pedagogico ed educativo il libro, ricco di esercizi e illustrazioni, intende offrire a insegnanti di scuola primaria e dell’infanzia strumenti e metodologie appropriate, volte a preparare il gesto grafico per la scrittura corsiva e stampatello, favorendo l’acquisizione di una grafia sciolta, chiara e armoniosa, e prevenendo problemi di difficoltà di scrittura.L’autrice propone inoltre moltissime attività di preparazione al gesto grafico e di sviluppo delle abilità di base attraverso il gioco, affronta le problematiche della scrittura manuale, della disgrafia e la sua prevenzione, valutando gli ostacoli dei soggetti con difficoltà di scrittura.Perché la scrittura manuale sia strumento utile, funzionale, espressivo e formidabile per ogni individuo, oggi e domani. Conosci l’autore Simona Cassarino, milanese, vive sulle sponde del lago d’Iseo, dove si occupa di disgrafia.Formata con l’Associazione Europea Disgrafie, svolge attività nelle scuole con progetti di educazione al gesto grafico e formazione insegnanti. Lavora come rieducatrice al gesto grafico con soggetti disgrafici ed esercita opera di divulgazione sulla scrittura manuale.