I movimenti di grande progressione, piccola progressione e inscrizione determinano il gesto grafico, ma vi sono altri aspetti importantissimi che incidono sull’atto dello scrivere. Il primo di questi è la tensione del braccio e della mano.
Scrivere è un atto di equilibrio tra tensione e distensione. La contrazione muscolare necessaria per compiere i movimenti di progressione, presa e raptazione deve essere modulata, la muscolatura deve essere in qualche modo dosata e alleggerita dal rilascio di quella del braccio. L’equilibrio è delicato ma fondamentale per una scrittura armoniosa e non faticosa.
Una eccessiva contrazione muscolare del braccio rende faticoso l’atto di scrivere. Molte persone ritengono faticoso scrivere, rilevano affaticamento dopo qualche riga di scrittura e dolore alla mano; questo può essere dovuto proprio a un mancato rilassamento del braccio. Al contrario, utilizzare un’energia adeguata economizza le forze e non stanca il braccio permettendo di scrivere lungamente senza problemi. Un’eccessiva tensione può portare anche problematiche a livello di spalla e di schiena.
Bisogna quindi fare attenzione alla tensione che sentiamo nel braccio quando scriviamo. Dobbiamo porci con la penna in mano in uno stato di rilassamento del braccio, sentendo poi uno sforzo muscolare minimo durante l’esecuzione del tracciato. La giusta impugnatura dello strumento grafico è necessaria per non creare tensione nel braccio.
Se abbiamo un problema di tensione nello scrivere, con dolore o affaticamento, imparare a rilassare il braccio potrà farci scoprire un piacere nella scrittura che non conoscevamo. Se si sono instaurati, probabilmente fin dall’apprendimento, dei meccanismi automatici scorretti con un’eccessiva ritenzione della muscolatura e una presa stretta, non conosciamo un modo diverso da quello che utilizziamo e pensiamo che scrivere sia tensione e fatica per tutti, non sapendo che è solo un atteggiamento errato che abbiamo acquisito. Se ce ne accorgiamo possiamo sempre porre rimedio, a qualunque età, prima di tutto prendendo coscienza della tensione del nostro braccio scrivente e poi sciogliendola con qualche esercizio di rilassamento del braccio e di respiro.
Insegnanti, genitori ed educatori dovrebbero fare molta attenzione al proprio modo di scrivere in modo da insegnare la scrittura in maniera corretta e offrire un buon modello di gesto grafico da imitare, ma è altrettanto importante che trovino gradevole scrivere per poter trasmettere il proprio piacere nella scrittura ai bambini; se il piacere non c’è a causa di tensioni e fatica, non può essere trasmesso.
Un aspetto correlato alla tensione nel braccio è la pressione sul foglio. La pressione della penna sul foglio rivela il dinamismo di base del soggetto scrivente. Ognuno ha caratteristiche fisiologiche e psicologiche differenti e ognuno ha un’energia di base, una sorta di impronta genetica, che lo caratterizza; questa può essere influenzata da fattori psicologici, culturali ed educativi, ma fondamentalmente rimane invariata e ci è peculiare. Basti pensare alla velocità del passo con cui camminiamo, c’è chi è più veloce e chi è più lento, oppure c’è chi mangia con voracità e chi mastica lentamente, e così in ogni aspetto prettamente spontaneo dell’individuo. Così anche la traccia che lascia la penna sul foglio, più premuta o più leggera, dipende dall’energia inconscia, fisiologica e intrinseca dell’individuo. Un tracciato premuto è caratteristico di una persona volitiva, con una forte energia, mentre uno leggero è proprio di una persona più sensibile e veloce. Non è quindi un aspetto della scrittura che va corretto o adeguato a un unico modello. Vero però che una eccessiva pressione rende lo scritto faticoso, tende a non scorrere sul foglio e a volte arriva a bucarlo. Se quindi il tratto è troppo premuto bisognerà alleggerirlo mediante esercizi specifici, nonché, anche in questo caso, attraverso il rilassamento del braccio e rilasciando una presa dello strumento grafico troppo energica, stretta, tesa o disfunzionale.
Un altro aspetto da prendere in considerazione nel gesto grafico è il respiro.
Il respiro accompagna tutta la nostra vita, nel sonno come nella veglia. È simbolo di vita, indicatore emotivo, ha aspetti fisiologici, fisici, pratici e risonanze poetiche (“la cadenza che di notte mi posa sulla guancia la rosa solitaria del respiro”, Garcia Lorca).
Sappiamo bene quanto sia importante il respiro nella ginnastica, nello sport, nel canto, nella meditazione, nel suonare uno strumento. Siamo consapevoli che il respiro è un atto spontaneo ma che può esse modulato, educato, controllato in base a diverse esigenze, perché il respiro aiuta, accompagna e coordina certe attività, pensiamo a quanto sia difficile eseguire un esercizio ginnico se non è accompagnato da una giusta coordinazione del respiro. La stessa cosa avviene nella scrittura, lo scritto fluisce come fluisce il respiro. Un respiro affannoso, o peggio, l’apnea, ostacolano il processo di scrittura.
Il respiro aiuta il rilassamento del corpo e del braccio, dona il passo, l’incedere alla scrittura, e deve quindi essere largo e ritmato.
Il respiro va all’unisono con il ritmo della scrittura. Anche la velocità del tratto, come la pressione, è un aspetto individuale; la scrittura di alcune persone è ponderata e la forma delle lettere minuziosamente costruita a scapito della velocità, in altre il tratto è rapido e febbrile, tra l’una e l’altra ci sono tutte le sfumature del caso. Nessuna modalità è migliore di un’altra, la bellezza della scrittura a mano è proprio lì, in tutti i casi però ritmo e respiro giocano un ruolo importante.
Ritmo e respiro permettono alla mano di procedere sul foglio in modo fluido, di dare alla scrittura, che sia rapida o lenta, una cadenza uniforme, permettono di tracciare linee, coppe e curve con una scansione ordinata, senza arresti e disarmonie.
La scrittura è un’epifania, una coordinazione equilibrata di tutti questi fattori, tensione, pressione, ritmo e respiro. La conoscenza delle lettere dell’alfabeto non basta, non sono le lettere che fanno la scrittura, ma una fusione armonica di intelletto e gesto.
L’aspetto meraviglioso della scrittura corsiva è che, di fatto, si tratta di un filo che si dipana più o meno senza interruzioni. La regola del corsivo è che la penna, durante il tracciato di una parola, non si deve staccare mai dal foglio se non davanti agli occhielli (o, a, g, d, q), la struttura del corsivo è composta da lettere con segni semplificati per essere eseguiti in un unico gesto e legati tra loro, che lo rendono scorrevole e non faticoso. Nelle scritture adulte però, quindi dopo la fase calligrafica, ognuno trova le proprie strategie per eseguire il tracciato in base alle sue scelte consce e inconsce; c’è chi scrive senza staccare la penna dal foglio, a volte neanche per fare le stanghette alle T, chi esegue raggruppamenti di lettere nella parola prima di alzare la penna, oppure chi opta per una scrittura staccata, con frequenti alzate di penna.
Scopo del corsivo è di essere veloce e leggibile. Un modello di scrittura quali lo stampato maiuscolo e lo script, per cui si deve staccare la penna a ogni lettera, e anche all’interno della lettera stessa, rendono la scrittura più lenta e frammentata. Lo so, molte persone scrivono velocemente anche in stampatello, ma rimane un modello grafico che risulta più come un singhiozzo che come un respiro teso; utile in certi casi, ma che non dovrebbe sostituire il corsivo. Alcuni studi rivelano che la struttura legata del corsivo favorisce la continuità del pensiero. Non sottovalutiamo poi l’eleganza di una mano che esegue un tracciato continuo e sinuoso, e non spezzettato. Lo stampatello uniforma le scritture, che risultano meno personali, infatti le scritture staccate di script e stampatello sono più stereotipate. Inoltre il corsivo necessità di più abilità e risulta quindi mentalmente più stimolante.
Il corsivo, nel suo distendersi, intriga come una voce narrante, si tende come il suono di un violino, esegue arabeschi, si tuffa, si rialza, si allunga, circola, vibra. Il filo della scrittura si sviluppa e procede sul foglio come una traccia, un sentiero, un disegno. La mano scorre sul foglio, le dita si muovono abili e con grazia; costruiscono forme, eseguono percorsi, disegnano colline, onde, cerchi, ghirlande, occhielli, affondano nel basso profondo, si allungano verso l’alto etereo, sembra che giochino.
Quando scriviamo a mano il foglio è la scena su cui si svolge l’azione. Che tipo di carta useremo? Dipende dal contesto, dal materiale che abbiamo sottomano o sceglieremo o cercheremo, per redigere lo scritto: un foglio di pergamena ricercato o un semplice foglio di blocknotes, un foglio colorato o un foglio bianco A4. Già la scelta del supporto indicherà il contenuto e la nostra inclinazione verso lo stesso, la nostra intenzione. È già l’organizzazione di un progetto.
Anche la scelta dello strumento grafico rientra nella messa in scena, potremo usare una matita o una penna, e il colore dell’inchiostro darà una diversa sfumatura al contenuto.
Lo scritto verrà progettato e organizzato in base al foglio, al volume delle informazioni che abbiamo intenzione di inserire, al tempo che abbiamo a disposizione, alla quantità e dimensione del materiale cartaceo: già prima di scrivere abbiamo elaborato un piano ben organizzato, salvo poi eventuali colpi di scena, allora lo scritto si allunga o si accorcia sulla scia di qualche trasporto emotivo o nuove idee che non avevamo valutato. Pensate quindi che lavoro logico, cognitivo, predittivo, analitico compiamo con il semplice decidere di scrivere un documento a mano.
L’impaginazione ha delle sue regole ma queste saranno rielaborate in base al nostro gusto e alle nostre tendenze. Il fatto di scrivere da sinistra verso destra è una convenzione imprescindibile, ma lo spazio che lasceremo ai margini, tra il bordo del foglio e lo scritto, se le parole e le righe saranno vicine e serrate o distanziate e ariose, lo sceglieremo noi, e non sarà solo un fattore di estetica, entrano in gioco pulsioni, filosofia di vita, atteggiamenti inconsci.
Su questa scena si andrà a dispiegare il tracciato della nostra scrittura, diversa a seconda dell’umore, del destinatario, dell’ora del giorno, del contenuto.