CAPITOLO VI

Alcuni casi di rieducazione
al gesto grafico

Casi reali

Per concludere, a scopo dimostrativo, riporto alcuni casi di riabilitazione che ho effettuato, così da comprendere meglio in cosa consiste una rieducazione al gesto grafico.


Le foto degli scritti si riferiscono a test di prova somministrati all’inizio e alla fine del percorso rieducativo.


Il test viene effettuato su fogli bianchi senza rigatura. Al soggetto viene chiesto di scrivere una frase modello, sempre uguale per tutti. Durante il test viene osservata non solo la produzione scritta ma anche l’esecuzione: la presa, la tensione, la postura, la velocità, la correttezza dell’esecuzione delle forme e la direzionalità del tratto. Durante il primo incontro vengono anche osservati i quaderni e gli scritti del soggetto. Il colloquio con il soggetto e i genitori, le informazioni che vengono raccolte, la conoscenza in itinere del ragazzo concorreranno a costituire un quadro d’insieme della situazione per poi trovare le giuste strategie di intervento.


La conclusione di un percorso riabilitativo non è stabilita solo in base al test finale ma dall’analisi della produzione scritta quotidiana del ragazzo, dal feedback delle insegnanti e dalla risposta dell’individuo.


Ogni percorso qui riportato è stato esclusivo e costruito ad hoc. Gli incontri sono sempre settimanali e della durata di 50/60 minuti.


Durante una riabilitazione i cambiamenti della scrittura sono progressivi; a mano a mano che si procede con il percorso, e che il ragazzo acquisisce nuove competenze, abilità e sicurezza, la scrittura muta di aspetto. È sempre molto interessante osservare questo cambiamento attraverso l’esame dei quaderni. L’evoluzione della scrittura durante una rieducazione è spesso lenta ma progressiva, la mano comincia ad essere più leggera e abile, le lettere meglio eseguite e più chiare, la fatica diminuisce. Alcuni obbiettivi, come l’alleggerimento della pressione e la diminuzione della fatica nello scrivere, si raggiungono fin dai primi incontri e si possono notare presto dei miglioramenti in tal senso, per altri obbiettivi ci vuole più tempo, diverse settimane, giacché l’evoluzione è graduale e bisogna avere un po’ di pazienza.


La comunicazione e la collaborazione con gli insegnanti è sempre gradita e utile ma non è indispensabile; a volte si limitano a constatare i cambiamenti. Se c’è la possibilità di collaborare è sempre un bene, ma dipende dalle circostanze, dalla volontà dei genitori e dalla disponibilità degli insegnanti e andrà quindi valutata caso per caso. Ad ogni modo la riabilitazione non va a incidere sul lavoro svolto a scuola che verrà portato avanti normalmente. La comunicazione con l’insegnante può essere vantaggiosa per inquadrare il soggetto e le sue problematiche e per avere informazioni utili e specifiche sulle difficoltà del bambino. Inoltre l’insegnante, se disponibile, può collaborare con il rieducatore e il soggetto disgrafico nell’osservazione e nel tutoraggio, e rammentando al ragazzo, qualora ce ne fosse il bisogno, di utilizzare le corrette modalità di scrittura durante l’orario scolastico, mentre è in fase di rieducazione.


Vista la complessità e la delicatezza del processo rieducativo, il percorso deve venire svolto da una figura professionale competente e con una preparazione specifica. Sta al genitore o all’insegnante individuare i professionisti che operano nella propria zona.

Giovanni

Giovanni ha 8 anni e si presenta al primo incontro piuttosto sfiduciato. Ha qualche problema di scrittura e non riesce a soddisfare le richieste di genitori e insegnanti che gli chiedono di migliorare la grafia. Le insegnanti segnalano un’estrema lentezza che lo fa rimanere indietro nei lavori in classe. Giovanni lamenta dolore quando scrive.


È in terza elementare, va volentieri a scuola in una classe molto numerosa. Ama giocare a calcio e i giochi da tavolo.


Dal test si nota che la scrittura di Giovanni è molto lenta e statica. La presa non corretta e stretta intorno alla matita, il braccio è rigido e non scorre sul foglio. Potremmo definire questa disgrafia lenta e precisa, in quanto le parole e le lettere sono leggibili ma la scrittura è priva di scorrevolezza. Manca completamente la scioltezza del gesto, le lettere sono eseguite una a una e appaiono frammentate, manca il legato tra e all’interno delle lettere, la P è composta da tre segmenti, le N e le M anche, invece che eseguite in un unico gesto. La scrittura è lenta e faticosa, spezzata. Il tracciato è scuro e pastoso, segno di notevole pressione. Mancano ritmo e fluidità. Si nota come il tracciato sia statico, privo di vitalità.


In questo caso la rieducazione è consistita soprattutto nel liberare il gesto, renderlo scorrevole e piacevole, qualcosa che Giovanni non conosceva. Abbiamo alleggerito il braccio e fatto esercizi di progressione e di ritmo per rendere più rapido e fluido il gesto.


Sulle prime Giovanni è titubante e quasi oppositivo, ma dopo i primi risultati l’autostima aumenta, si applica più volentieri, comincia a dirmi che a scuola non rimane più indietro nei dettati e negli scritti e questo lo gratifica molto.


Possiamo notare l’evidente cambiamento a fine percorso riabilitativo, dopo due mesi. La matita scorre sul foglio leggera e vivace, segno di un gesto piacevole e gradito. La scrittura è legata e ariosa. Il tracciato è chiaro e sottile, perché la pressione sul foglio si è alleggerita. I tempi di esecuzione sono dimezzati, non stringe più la matita e il braccio non è più teso, il dolore mentre scrive è quindi sparito.

Francesco

Francesco ha otto anni e frequenta la terza elementare. Si presenta come un bambino timido e riservato. Genitori e insegnanti riferiscono una certa difficoltà di scrittura di Francesco e un grande disordine generale degli scritti. Pur apparendo un bambino molto pacato, Francesco risulta goffo e disordinato, il suo banco è sempre ingombro di materiale, gli cade spesso l’astuccio o la penna, anche le annotazioni sul diario sono spesso caotiche.


Francesco va volentieri a scuola dove predilige pochi compagni. Ama soprattutto giocare con i videogiochi.


Dall’osservazione dei quaderni e dallo screening possiamo notare una scrittura spigolosa, il rigo non è ben tenuto, vi sono molte saldature tra le lettere, dovute allo stacco della matita sul foglio. Le lettere non sono ben collegate tra loro, vi sono collisioni. Il braccio, la mano e il polso sono molto rigidi e Francesco scrive muovendo tutto il braccio. La presa è a pugno, molto stretta. La scrittura è abbastanza veloce, ma procede a scatti. Anche qui notiamo una certa rigidità, ma ciò che salta all’occhio è la confusione generale dello scritto che appare disomogeneo e con molti ritocchi. Potremmo definirla una disgrafia maldestra.


Francesco durante i primi incontri è collaborativo ma un po’ forzato. Apparentemente è tranquillo, ma tamburella nervosamente il piede a terra per tutto il tempo. È un bambino emotivo e pare nervoso, si sente sotto pressione.


Cominciamo con l’alleggerire il gesto, facendo esercizi di respirazione e rilassamento, in questo modo Francesco si sente meno teso. Stabiliamo un rapporto cordiale, facciamo insieme qualche gioco per stemperare la tensione, Francesco comincia così a sentirsi più a suo agio. Con il rilassamento, il calo di ansia ed esercizi specifici, il braccio, a fatica e dopo diversi tentativi, perde rigidità; Francesco comprende cosa significa rilasciare il braccio e riesce a farlo, il polso che era totalmente inflessibile comincia a muoversi nei movimenti di piccola progressione e le dita finalmente si slegano compiendo i movimenti di raptazione. Con mano, polso e braccio più sciolti e abili e un gesto più disinvolto, provvediamo a rivedere le lettere e i legamenti tra di esse, in modo che la scrittura diventi più agile e fluida. Soprattutto cerchiamo di togliere tensione e ansia all’atto di scrivere, anche con esercizi di respirazione.


Gli esercizi di ritmo paiono molto utili in questo caso, una cadenza ritmata del tracciato dà a Francesco più controllo del gesto e meno ansia, senza soste, ritocchi, slanci improvvisi e ripensamenti.


Dopo quattro mesi di incontri la scrittura di Francesco è notevolmente cambiata. Il tratto fluisce ed è più chiaro perché alleggerito. Vi è una buona tenuta del rigo, le lettere sono ben eseguite, senza tensione. La velocità è diminuita, Francesco scrive più lentamente, ascoltando il proprio respiro e usando un giusto ritmo che gli permette di procedere con scorrevolezza ma anche di disegnare le lettere adeguatamente. È più tranquillo di fronte al foglio e alla propria scrittura che non gli mette più ansia. La grafia è diventata più gradevole e ordinata.

Nicola

Nicola ha undici anni e frequenta la prima media. È un ragazzino molto intelligente con buoni voti a scuola. La preadolescenza però comincia a farsi sentire e l’impegno è diventato discontinuo. L’insegnante di italiano si lamenta degli scritti di Nicola, che si fanno fatica a leggere, e insiste perché migliori la grafia altrimenti ne risentiranno anche i voti.


A Nicola piace giocare alla playstation, non ama molto lo sport ed è un tipo piuttosto ombroso e riservato, non predilige il grande gruppo ma ha amicizie selezionate, ha suoi specifici interessi che comincia a coltivare autonomamente. I problemi di scrittura lo indispongono.


Dal test si nota che Nicola è molto veloce a scrivere ma ha poco controllo dello strumento grafico, infatti il calibro è molto piccolo nel tentativo di non far fuggire la penna e camuffare le lettere mal costruite. La scrittura è trattenuta. Nicola è mancino e la presa è scorretta e disfunzionale, con un polso ripiegato sopra il rigo molto scomodo. La scrittura è disordinata e poco uniforme, le N e le M non esistono, le S e le O non sono chiare, le P tracciate in due o tre movimenti. Il tracciato è frammentato, scomposto, contando che Nicola scrive dall’alto del rigo, con una mano che si trova completamente inarcata sopra la riga, in una posizione altamente disfunzionale che rende difficilissima la stesura del tracciato.


In rieducazione provvediamo in primo luogo a sistemare la presa e la posizione della mano sul rigo; una volta corrette queste, la mano e il polso hanno più agio e si muovono meglio. Siamo andati quindi a rivedere le lettere, imparando a eseguirle in formato più grande per conoscere bene la forma e la direzionalità. Siamo poi passati ad aggiustare il ritmo: la velocità va bene, ma deve essere adeguata e non frettolosa.


Nicola in un primo momento non pare entusiasta del percorso di recupero, le sue difficoltà a correggere i suoi automatismi lo indispettiscono, ma quando comincia a vedere i risultati il suo atteggiamento cambia, i miglioramenti lo gratificano. Con la giusta presa e posizione della mano, le lettere ben costruite e un ritmo rapido ma adeguato e fluido, la scrittura migliora notevolmente.


Dopo tre mesi di rieducazione la scrittura di Nicola ha un calibro più grande, ha quindi aumentato le sue dimensioni, le lettere sono ben tracciate. La grafia è meno spigolosa, ha acquisito morbidezza, è più chiara e ponderata. Con la giusta posizione della mano, le dita sono più agili e disegnano meglio le lettere, il tratto quindi non è più sfuggente nel tentativo di scrivere “in qualche modo”, ma può essere meglio gestito e con più piacere. Nicola scrive ancora velocemente, ma le forme hanno acquisito corpo e i legamenti sono ben eseguiti. La presa è migliorata e Nicola ha una maggiore consapevolezza delle sue modalità di scrittura.


L’insegnante non si lamenta più degli scritti. Nicola è molto soddisfatto del risultato, ora gli piace scrivere, la sua scrittura non gli causa più disagio e la sua produzione scritta a scuola è notevolmente aumentata. Il successo del processo ha innalzato la sua autostima e anche i voti e l’impegno scolastico sono migliorati.

Luca

Luca ha 14 anni e frequenta il primo anno di un istituto tecnico superiore. La madre mi riferisce che Luca non ha mai avuto una bellissima grafia ma ultimamente è peggiorata, e l’insegnante di italiano si lamenta perché fatica a leggere i suoi testi.


Luca è un ragazzo responsabile e maturo e ama molto lo sport che pratica con assiduità.


Come si può vedere dalla prima fotografia la scrittura di Luca è atrofizzata, le lettere sono mal costruite, non c’è movimento, le dita e la mano non si muovono. L’esecuzione è rapidissima, a scapito della costruzione delle lettere. Le A e le O sono eseguite con movimento destrogiro, al contrario di come dovrebbe essere, il che toglie ritmo alla scrittura. Lo scritto appare statico, i legamenti sono atrofizzati, il calibro è troppo piccolo, manca la forma delle lettere e la lettura è difficoltosa. In questo caso pare che la causa delle difficoltà grafiche di Luca siano dovute a un cattivo apprendimento delle corrette modalità di scrittura.


Luca è intelligente e collaborativo, comprende bene le spiegazioni sulle buone modalità di scrittura e sullo scopo degli esercizi proposti, sa quindi applicarle correttamente sia in seduta che a scuola. In poco tempo riesce a trovare un buon equilibrio della grafia; rallenta il passo e comincia a usare le dita e la mano per disegnare le lettere. Dopo aver ben compreso e assimilato la giusta presa e i movimenti di inscrizione delle dita, passiamo a ridisegnare tutte le lettere utilizzando una forma adeguata e correggiamo la direzionalità degli occhielli (lettere o, a, g, d, q).


Dopo un paio di mesi la scrittura di Luca acquista corpo, le lettere sono chiare e ben eseguite, le dimensioni aumentano, il gesto è ben controllato e può quindi eseguirle con destrezza e scioltezza, il tracciato è fluido e senza intoppi grazie al movimento sinistrogiro degli occhielli.


Sicuramente la passione di Luca per lo sport lo ha aiutato nel percorso perché, avendo un buon rapporto con la fisicità, è riuscito a comprendere bene i movimenti necessari a un buon gesto grafico. In questo caso specifico le spiegazioni orali sul funzionamento della scrittura sono state efficaci perché Luca le ha comprese, elaborate e assimilate, riuscendo a metterle in pratica anche a scuola o a casa quando scriveva, e accorciando così i tempi di rieducazione.

Il piacere di scrivere a mano
Il piacere di scrivere a mano
Simona Cassarino
Fisiologia e pedagogia della scrittura, prevenzione della disgrafia.Rivalutare la scrittura manuale: strumento utile, funzionale, espressivo e formidabile per ogni individuo. Con esercizi e attività di pregrafismo e preparazione al gesto grafico. La scrittura manuale, personale e inimitabile, frutto di abilità cognitive e manuali, ha origini antiche perché ha accompagnato il cammino della civiltà ed è simbolo di sapere, mezzo di comunicazione ed espressione di sé.Oggi però il suo valore è messo in discussione dall’uso massiccio della videoscrittura e le grafie delle nuove generazioni sono sempre meno efficaci a causa dell’impoverimento delle capacità manuali.Il piacere di scrivere a mano è rivolto a tutti coloro che desiderano rivalutare la scrittura manuale, per riscoprirne il fascino, e a educatori e genitori che hanno il delicato compito di insegnarla ai bambini.In ambito pedagogico ed educativo il libro, ricco di esercizi e illustrazioni, intende offrire a insegnanti di scuola primaria e dell’infanzia strumenti e metodologie appropriate, volte a preparare il gesto grafico per la scrittura corsiva e stampatello, favorendo l’acquisizione di una grafia sciolta, chiara e armoniosa, e prevenendo problemi di difficoltà di scrittura.L’autrice propone inoltre moltissime attività di preparazione al gesto grafico e di sviluppo delle abilità di base attraverso il gioco, affronta le problematiche della scrittura manuale, della disgrafia e la sua prevenzione, valutando gli ostacoli dei soggetti con difficoltà di scrittura.Perché la scrittura manuale sia strumento utile, funzionale, espressivo e formidabile per ogni individuo, oggi e domani. Conosci l’autore Simona Cassarino, milanese, vive sulle sponde del lago d’Iseo, dove si occupa di disgrafia.Formata con l’Associazione Europea Disgrafie, svolge attività nelle scuole con progetti di educazione al gesto grafico e formazione insegnanti. Lavora come rieducatrice al gesto grafico con soggetti disgrafici ed esercita opera di divulgazione sulla scrittura manuale.