Il processo di rieducazione
Vediamo come viene affrontato un percorso di recupero del gesto grafico.
Innanzitutto vi è una valutazione iniziale del soggetto, il che è un elemento delicato e importante che serve a inquadrare la persona e individuare il problema. Il rieducatore deve raccogliere una serie di informazioni e crearsi un quadro generale. Sarà importante esaminare lo scritto ma anche farsi un’idea dell’individuo, della sua indole, della sua personalità, dell’ambiente in cui vive. È necessario tatto, delicatezza ed empatia; io ci aggiungo una buona dose di senso dell’umorismo e cordialità. Il bambino si può sentire inadeguato e sotto esame, bisogna quindi stemperare la tensione, mettersi in una posizione di figura di supporto, magari slegata dal contesto scolastico, e rassicurare il bambino.
Gli aspetti da prendere in considerazione per una valutazione sono numerosi: bisogna ricostruire la storia della grafia, osservare gli scritti e la loro evoluzione e al tempo stesso riuscire a farsi un’idea del soggetto, parlando con lui e con i genitori, raccogliendo informazioni sulle sue abitudini, la storia personale, l’approccio alla scuola, i rapporto con insegnanti e compagni, i giochi preferiti, gli sport praticati, se ha fratelli o sorelle più grandi o più piccoli, tutto ciò che può essere utile per comprendere il bambino o il ragazzo, sintonizzarsi con lui e capire dove può essere il problema.
Ovviamente si osserva la scrittura, non solo la produzione, ma soprattutto l’esecuzione: la postura, la presa, la tensione, il respiro, il tracciato. Queste saranno certo le indicazioni principali, ma bisogna anche capire lo scrivente, ha timori? È impacciato? È teso? Si distrae facilmente?
Comprendere la personalità del soggetto sarà fondamentale per trovare i giusti modi per costruire un rapporto di fiducia e per cogliere le tensioni di fondo che possono disturbare la scrittura. È un processo di conoscenza e sensibilità, di apertura e riflessione. La rieducazione non consiste nel semplice sottoporre degli esercizi grafo-motori ma nell’accogliere il soggetto, rassicurarlo, trovare il giusto approccio comunicativo che può essere molto diverso da bambino a bambino; consiste nel trovare le strategie di recupero più adatte in base alle problematiche, all’indole e ai tempi del bambino.
Gli esercizi di rieducazione saranno specifici e calibrati in base al tipo di problemi riscontrati, ai punti deboli da rafforzare, alle specificità individuali.
Non esiste quindi un programma standard da seguire in rieducazione; ci sono, sì, una serie di esercizi validi per tutti, ma succede spesso che specifici problemi vadano valutati e risolti usando intuito e fantasia. Faccio un esempio pratico accadutomi a volte in rieducazione: come rendere più leggeri e delicati un gesto e una presa troppo energici che bucano il foglio? Il punto è far percepire al bambino la “delicatezza” inventandosi degli espedienti o dei giochi. Se sperimenta la delicatezza può comprenderla, se la si spiega solo a parole no. Bisogna quindi “inventarsi” ed escogitare esercizi che possano aiutarlo a risolvere il problema, e qui sta alla sensibilità e alla creatività del rieducatore trovare quelli adatti. Può essere utile giocare con una piuma oppure con gli shangai, in modo da rendere più sensibile la mano, alleggerirla, ammorbidire i gesti, renderli più lievi e dolci; se conoscerà questa modalità, questa sensazione, potrà applicarla alla scrittura e se gli si chiederà di essere più leggero saprà a cosa ci si riferisce.
Bisogna quindi escogitare degli stratagemmi per problemi specifici diversi per ogni percorso di rieducazione.
Ci sono soggetti per cui le spiegazioni orali, le informazioni, sono utili, per altri sono più efficaci l’esperienza diretta e la ripetizione dei gesti corretti per automatizzarli. Ad esempio, ad alcuni soggetti una volta spiegato il funzionamento e la comodità di una presa corretta si autoregolano, se lo ricordano quando si trovano con penna e foglio davanti e si autocorreggono; altri devono ripetere l’esecuzione ed essere ripresi e corretti (con delicatezza) varie volte per arrivare a correggere la presa. I primi sono di solito individui più riflessivi, i secondi più d’azione. Non esiste un modo giusto di essere, ognuno ha le sue peculiarità individuali, tutto sta nel cogliere le differenze e adeguare l’approccio rieducativo.
Anche i tempi di recupero sono molto variabili. Alcuni soggetti e alcune problematiche sono piuttosto veloci da rieducare, altre richiedono più tempo. Dipende molto dalla persona, e anche in questo caso chi rieduca deve saper stabilire il programma di recupero adattandolo ai singoli individui; a volte una breve serie di incontri ben lavorati può bastare, a volte meglio diluire gli incontri nel tempo, stabilendo un programma più disteso e continuativo.
Un obiettivo fondamentale in rieducazione è far diventare il bambino consapevole dei suoi gesti. Quante volte davanti a una scrittura di pessima qualità abbiamo detto al bambino “Scrivi bene!”, ma il bambino non può svolgere un’azione che non ha sperimentato; se non conosce le sensazioni tattili, muscolari, percettive, fisiche del corretto gesto grafico come fa a metterle in pratica? Non bastano le parole, non basta dirglielo, lui vorrebbe farlo, ma non sa materialmente come si fa. Immaginate quindi la frustrazione nel non riuscire a soddisfare le richieste di genitori e insegnanti, nel non riuscire a eseguire un’operazione che agli altri riesce senza problemi o nel non riuscire a scrivere come vorrebbe lui stesso.
Il bambino deve conoscere, provare, sentire materialmente, fisicamente, quale sia il giusto movimento, l’adeguata tensione, la postura più adatta; sono gesti che vanno appresi attraverso il corpo, come un movimento di danza. Si impara a danzare danzando, non parlando di danza. Così si assimila il corretto modo di scrivere tramite il corpo, non parlandone, dandolo per scontato o pretendendo che ci arrivi da solo.
In un processo di rieducazione in base alle problematiche riscontrate si andranno a potenziare gli aspetti che si sono trovati lacunosi. In riferimento alle corrette modalità di scrittura e alle sue caratteristiche di respiro, fluidità, movimento, ritmo, si va a lavorare dove si sono notati dei deficit o dei nodi da sciogliere.
Se abbiamo riscontrato un respiro non fluido o delle apnee durante l’esecuzione dello scritto, andremo a lavorare sulla respirazione e la correlazione respiro-tracciato grafico. Se abbiamo notato dei problemi di tensione del braccio proporremo esercizi di rilassamento, di percezione della contrazione e distensione, di alleggerimento del braccio. Se ci sono problemi di modi errati di eseguire le lettere andremo a correggerli, innestando dei nuovi automatismi. Se ci sono problemi di collegamento tra le lettere corsive e di fluidità del tratto, faremo esercizi per liberare il gesto e renderlo più scorrevole. Se troviamo un gesto ipotonico, labile, troppo leggero, andremo a stimolare la tonicità del braccio, lo renderemo più sicuro, robusto, volitivo. Se abbiamo riscontrato un’impugnatura scorretta andremo a fare esercizi di sensibilizzazione della mano e delle dita per poi delicatamente sostituire la presa disfunzionale con quella corretta.
I bambini disgrafici spesso, e per ovvie ragioni, non amano scrivere e hanno un rapporto conflittuale con la scrittura, in alcuni casi quindi, sarà necessario in primo luogo restituire al bambino il piacere di scrivere attraverso esercizi di pittografia e di esecuzioni di linee e figure, evitando, in un primo momento, la scrittura vera e propria che suscita sentimenti di disagio.
Inoltre, per scardinare automatismi ben radicati bisogna agire un po’ d’astuzia. Con questo proposito andremo a far disegnare al bambino tracciati e pregrafismi con diverse tecniche grafiche e utilizzando corrette modalità di gesto grafico. Facendo credere “alla mano” del bambino che quello che sta facendo non è scrivere ma disegnare ed eseguire arabeschi, come fosse un’attività nuova che non riguarda l’ambito della scrittura, non si attiveranno i meccanismi automatizzati errati di presa, pressione, postura e movimento; al contrario, nell’eseguire questi tracciati creativi il soggetto userà le nuove strategie che introdurremo di presa, pressione, postura, come fosse appunto un’attività diversa dalla scrittura, che richiede nuovi criteri. In un successivo momento queste stesse nuove procedure verranno introdotte nella scrittura corsiva. In questo modo potremo innestare nuove modalità corrette di scrittura con dolcezza e senza forzature.
Tutto deve essere effettuato nel rispetto della personalità del soggetto. Per esempio un individuo energico, con una grafia impulsiva e poco controllata, non potrà essere trasformato in un soggetto mite e riflessivo, non è questo lo scopo. Lo scopo è quello di farlo diventare consapevole dei suoi gesti, della eventuale tensione del suo braccio scrivente e di un gesto poco controllato e, per contro, di fargli conoscere una diversa modalità di approccio alla scrittura, in modo che quando si trovi con una penna in mano sappia andare a recuperare le strategie apprese per una corretta esecuzione. Resterà un soggetto attivo e d’azione ma saprà mettersi nella condizione psicofisica adatta che gli consenta di scrivere nel migliore, e meno faticoso, modo possibile.
Vediamo come vengono affrontati in una riabilitazione alcuni aspetti fondamentali della scrittura manuale che abbiamo già visto e analizzato nelle pagine dedicate all’educazione al gesto grafico, ma che qui esaminiamo sotto un diverso profilo, quello del ricondizionamento del gesto inappropriato. Questo per rimarcare l’importanza di questi fattori nella scrittura. Sono aspetti che spesso sfuggono a chi non si occupa di scrittura nello specifico perché sovente non vengono valutati, prendendo erroneamente in considerazione solo la riproduzione fedele delle lettere alfabetiche e trascurando il fatto che la scrittura non è fatta solo dalle lettere che compongono le parole, ma dal gesto che si effettua per eseguirle.
Tengo a precisare che una rieducazione al gesto grafico richiede competenze specifiche e una preparazione adeguata; le indicazioni qui riportate sono a scopo illustrativo e divulgativo e non sostituiscono una professionalità apposita.