CAPITOLO IX

Sono troppo vecchia per il parto in casa?

Le mamme ventenni sono una razza in via di estinzione. L’età media delle donne italiane alla prima gravidanza si aggira infatti sui 32 anni. Prima di avere a che fare con pannolini, poppate e notti insonni, vogliono studiare, laurearsi, specializzarsi, trovare un impiego. Ritardano l’esperienza della maternità perché prima di metter su famiglia desiderano raggiungere una situazione socio-economica accettabile, per motivi professionali o perché non si sentono pronte. E poi, ammettiamolo, di questi tempi non è facilissimo trovare il compagno giusto, la persona con cui poter condividere le paure, le gioie, i problemi e le speranze del mestiere più difficile del mondo: essere genitori.


Uno dei più diffusi luoghi comuni è che se non si è più giovanissime il parto naturale sia più rischioso. Non sempre è vero, almeno non per tutte. “Il loro grado di istruzione e le condizioni socio-economiche le inseriscono in una categoria a basso rischio, rispetto alle giovanissime che rimangono incinte per sbaglio o perché desiderano qualcuno da amare. Il tasso di mortalità perinatale nei figli delle donne più avanti negli anni non è più alto di quello che si riscontra nei figli delle madri più giovani”1. L’importante è capire se si tratta di problemi che è possibile prevedere prima dell’avvio del travaglio.


Quando è nata Sara, la mia primogenita, non ero certo una ragazzina, e tre anni e mezzo dopo, a 41 anni, ho partorito Leonardo, sempre in casa. Mi guardo bene dal definire la mia esperienza personale ‘un dato scientifico’, ma non c’è dubbio che la mia è una scelta condivisa da molte altre donne. La domanda è: se partorire in casa è di per sé considerato una stranezza, farlo in tarda età è una vera follia? In tutta sincerità, confesso che in entrambe le gravidanze la mia data di nascita è sempre stato l’ultimo dei miei problemi; anche se essere definita ‘primipara attempata’ non è molto piacevole né incoraggiante. Secondo John M. Grant, autore di un editoriale pubblicato dal “British Journal of Obstetrics and Gynaecology”2, questa definizione “trasmette un messaggio subliminale al ginecologo e all’ostetrica che assistono la donna durante il travaglio, che colora il loro giudizio e porta inevitabilmente a un taglio cesareo”. Grant sostiene che per le donne mature “non esistono tangibili complicazioni mediche” e che i rischi nel parto non sono maggiori rispetto alle donne più giovani. Indagini su diversi interventi ostetrici suggeriscono al contrario che “gli imprevisti o le complicazioni possono essere più comuni quando le donne ricevono cure inutili o non gradite”.


Una cosa è certa: le mamme ‘stagionate’ sono considerate soggetti ad alto rischio e di conseguenza vengono più spesso sottoposte al monitoraggio elettronico continuo che, come è dimostrato, quando non è necessario aumenta la percentuale di interventi, senza peraltro migliorare il risultato3. Le evidenze scientifiche dimostrano che è possibile diagnosticare la maggior parte delle eventuali complicazioni prima del parto, per cui la futura mamma può valutare con calma la possibilità di cambiare i suoi programmi; oppure, se dovesse insorgere un problema nel corso del travaglio, la donna può essere trasferita in ospedale. In qualsiasi caso spetta alla mamma, dopo essersi consultata con la sua ostetrica, decidere se partorire in casa oppure no.


Il rischio di parto prematuro sembra non avere alcuna relazione con un parto in casa programmato. Se sei sana e la tua è una gravidanza a basso rischio, non fa nessuna differenza se hai 45 anni e sei al primo parto, o se ne hai 25 e hai già altri figli. In entrambi i casi, se vai in travaglio prima della 37° settimana, dovrai essere trasferita in ospedale. Altrimenti, il rischio è irrilevante. Le mamme non più giovanissime, in particolare al primo parto, sembrano essere più soggette ad avere un travaglio più lento. In ospedale si interviene con le flebo di ossitocina, con altissime probabilità di subire un cesareo. Non è una situazione di emergenza: quando il travaglio non procede come dovrebbe, la mamma può decidere il trasferimento in ospedale. Trasferirsi dalla propria casa al nosocomio non è piacevole, ma in alcuni casi non farlo può essere rischioso. È anche vero, però, che “il grado di intervento ostetrico in ospedale è statisticamente maggiore nelle madri attempate che nelle madri giovani: i ricercatori hanno avanzato l’ipotesi che l’elevata percentuale di tagli cesarei sia dovuta al monitoraggio elettronico continuo e hanno suggerito che lo stato d’ansia dei medici può contribuire a una gestione aggressiva del travaglio delle madri meno giovani. Un modo per evitare tutto ciò, una scelta valida se la vostra gravidanza è normale e se non ci sono particolari controindicazioni, è avere il bambino in casa vostra o in una casa di maternità”4.


Infine, da una ricerca sul rapporto tra taglio cesareo e pre-eclampsia e diabete gestazionale in un gruppo di donne di età superiore ai 44 anni, è risultato che non esistono maggiori complicazioni di emergenza in travaglio rispetto alle mamme più giovani: “L’incidenza di travaglio pretermine, rottura anticipata delle membrane, parto cesareo e parto prematuro non sono influenzati dall’età materna”5.

Il parto in casa
Il parto in casa
Elisabetta Malvagna
Nascere nell’intimità familiare, secondo natura.Tanti consigli pratici e utili suggerimenti per prepararsi ad affrontare al meglio il parto in casa, in completa sicurezza. Oggi la quasi totalità dei parti avviene in ospedale, e il 40% di questi termina con un taglio cesareo. Negli ultimi tempi, però, l’approccio alla maternità sta cambiando: cresce infatti il numero delle donne che vorrebbe vivere questo momento in modo più naturale, con intorno quanto di più caro.Nel suo libro Il parto in casa, dedicato a una scelta che in Italia è ancora oggetto di resistenze, pregiudizi e tabù, Elisabetta Malvagna, con occhio attento, indaga senza preconcetti su questa pratica e ne sostiene la sicurezza, documentando le sue teorie con un’ampia letteratura scientifica e proponendo un’interessante riflessione sul rapporto tra la donna moderna e la nascita.Partendo dalla propria esperienza di mamma di due bambini nati tra le mura domestiche, l’autrice riporta dati, statistiche e numerose testimonianze di personalità del settore, operatori e mamme che hanno scelto questa opzione. Sono poi forniti numerosi e utili consigli pratici per prepararsi ad affrontare questo straordinario momento al meglio e in completa sicurezza.Non mancano, infine, un decalogo sull’allattamento e un manuale di sopravvivenza per gravidanza, parto e post parto, oltre a capitoli sulla figura dell’ostetrica e sulle Case di Maternità. Conosci l’autore Elisabetta Malvagna, giornalista Ansa, scrittrice e blogger, studia da anni il tema della nascita.Ha fondato e cura i blog partoriresenzapaura.it, ispirato all’omonimo libro uscito nel 2008 e ormai divenuto un classico del settore, e partoincasa.it.