CAPITOLO VIII

Intervista a Marsden Wagner

La persona più importante del parto è la donna, non il medico

Marsden Wagner è un brillante e combattivo neonatologo ed epidemiologo americano, che per 15 anni ha diretto il Women’s and Children’s Health dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Autore di moltissimi articoli e libri tradotti in varie lingue, da La Macchina del parto a Born in the Usa, lotta da anni contro la medicalizzazione del parto e per promuovere una migliore assistenza alla nascita. Ho avuto la fortuna di conoscerlo e di fargli questa intervista:

In Italia ormai 4 bambini su 10 nascono chirurgicamente, quali sono i motivi di questa epidemia di cesarei?

Ho visitato molti Paesi, sono stato in Italia diverse volte e posso dire che da voi il livello di assistenza prenatale è molto basso. L’Italia è uno dei Paesi con il più alto tasso di cesarei nel mondo, e questo è sconvolgente. La percentuale dei cesarei non dovrebbe mai superare il 10-15%. Tempo fa ho parlato con un primario ginecologo che mi ha detto di non essere d’accordo con l’OMS e con molti esperti, e di ritenere giusto un tasso di cesarei pari al 30%. Non aveva nessun dato scientifico che dimostrasse le sue convinzioni, si limitava a dire “io sono un professore, questa è la verità”. Non mi pare un esempio di assistenza sanitaria moderna. Moltissime evidenze scientifiche in tutto il mondo dimostrano che negli ospedali i cesarei non devono superare il 10-15%. In Italia la percentuale è tre volte superiore. Ciò significa che ogni anno molte decine di migliaia di donne subiscono interventi chirurgici inutili, che mettono a rischio la loro vita e la loro salute, e anche quella dei loro bambini, che possono avere problemi respiratori e nascere pre-termine. Ma alle donne italiane questo non viene detto. Al contrario, si dichiara che il cesareo è sicuro: questa è una bugia. Ed è tragico che i ginecologi non lo dicano. Questa è una delle ragioni per cui l’Italia ha un livello così basso rispetto all’evoluzione delle cure prenatali e durante il parto. Ma c’è un altro motivo. La persona più importante nel parto è la donna, che dovrebbe essere al centro dell’evento e decidere. La seconda figura è l’ostetrica. Il medico è molto meno importante. Serve quando ci sono problemi, e cioè nel 10% circa dei casi. Tuttavia, in Italia i ginecologi stanno cacciando via le ostetriche. È una tragedia, perché sono queste invece la garanzia di sicurezza e di normalità nel parto. In Danimarca, ad esempio, le donne possono decidere dove partorire ed essere seguite da un’ostetrica. Lo dice la legge. Se la donna decide di fare un parto in casa, può chiamare l’ospedale e le viene mandata un’ostetrica. Dovrebbe essere così anche da voi.

In Italia la situazione è molto diversa, perché secondo lei?

Il problema è che i ginecologi hanno il potere, il denaro, uno status, e controllano le donne. Dicono “noi siamo importanti” e convincono i politici ad ascoltarli e a tutelarli. Alcuni ginecologi italiani sono fantastici e fanno cose importanti, ma altri dicono cose false, per motivi di profitto. Sono pagati per fare il cesareo e quindi lo amano, perché significa soldi. Faccio l’esempio del Brasile: i ginecologi sostenevano che erano le donne a volere il cesareo. Di fronte all’impennata di questo tipo di intervento, il governo ha deciso di cambiare rotta, finanziando dei centri nascita gestiti dalle ostetriche, fuori dagli ospedali. Non solo: il governo ha equiparato il rimborso per il cesareo con quello per il parto naturale. E sapete cosa è successo? Il tasso di cesarei è crollato. Ora l’Italia ha superato il Brasile, sta diventando il primo Paese nel mondo per numero di parti chirurgici.

Sempre più spesso le donne scelgono il bisturi per paura del travaglio.

Il dolore è un importante elemento di protezione. Se metto una mano sul fuoco e non sento dolore, mi brucio. Anche nel parto il dolore ha uno scopo. Non parte dal corpo, dalla pancia, ma dal cervello, che invia i messaggi e gli ormoni al corpo della donna. Quando il travaglio parte e si prova dolore, questo arriva al cervello mettendo in moto quel circolo virtuoso che permette la normalità del parto. Se lo blocchi, si blocca anche questo circolo virtuoso, e non c’è più la normalità. Con l’epidurale si interrompe la normalità e quindi c’è più bisogno di intervenire per far nascere il bambino, sia per via vaginale sia con il taglio cesareo. Il parto più sicuro è quello naturale. Dire che il cesareo elimina il dolore è una falsità. È un intervento chirurgico che provoca dolore. Quando una donna deve optare tra parto naturale e un cesareo, in realtà sceglie tra alcune ore di dolore e settimane di dolore.

I ginecologi dicono che sono le donne a volere il cesareo, ma è vero?

Bisogna stare molto attenti. Molti ginecologi lo sostengono, ma per 20 anni non c’è stata nessuna ricerca a proposito. In Brasile c’era un’altissima percentuale di cesarei, in alcuni ospedali superava l’80% e i ginecologi spiegavano che le donne sceglievano il cesareo per tenersi i loro mariti. A San Paolo ho visto per strada enormi cartelloni pubblicitari di un grande ospedale con su scritto “volete conservare la vagina della vostra luna di miele? Venite da noi”. Non sto scherzando. Poi, qualche anno fa, hanno fatto una ricerca estesa su cosa davvero le donne volevano. È risultato che non desideravano il cesareo, ma che lo facevano perché veniva loro detto che altrimenti i loro bambini sarebbero morti. Le donne hanno sempre più paura di partorire. Si aspettano il parto perfetto, il bambino perfetto, perché questo è il messaggio che arriva dalla medicina moderna. Negli Stati Uniti le automobili hanno insegne sulla sicurezza, io sulla mia macchina vorrei metterne una che dice ‘i bambini muoiono’: nel parto non ci sono garanzie, questa è una cognizione che si è andata perdendo negli ultimi anni. C’è chi promette ‘vieni nel mio ospedale e avrai la sicurezza totale’: sono cretinate. Una delle migliori soluzioni è la creazione di punti nascita fuori dall’ospedale, per far sentire sicure le donne fuori dalle regole stabilite dalle strutture ospedaliere.


Nell’ottobre 2006 il governo ha approvato un disegno di legge che inserisce l’epidurale tra i livelli essenziali di assistenza, anche se in realtà nelle strutture ospedaliere questo tipo di anestesia è garantito 24 ore su 24 e gratuitamente solo nel 16% dei casi.


Le donne che chiedono l’epidurale non sono state informate in modo corretto e completo sui dati scientifici. Con l’epidurale il loro corpo viene paralizzato, la pressione sanguigna si abbassa, e quindi bisogna sbrigarsi a mettere in vena sostanze chimiche per farla risalire. In sostanza, si crea un problema e poi si cerca di risolverlo. Pochi dicono, poi, che l’epidurale a volte non funziona. Ai politici non viene detta la verità. Concedere l’epidurale a tutte sarà una catastrofe per l’Italia: le donne saranno danneggiate e anche i loro bambini.


Non le sembra che la nascita nei Paesi industrializzati sia basata sulla filosofia del “tutto e subito”?


Nella società moderna si pensa che tutto debba essere fatto in fretta. Gli Stati Uniti hanno esportato McDonald, il fast food, in tutto il mondo. Alcuni medici americani non informati pensano che anche la nascita debba seguire questa modalità. Ma non bisogna mettere un orologio sul parto. Alla fine del travaglio c’è la cosiddetta seconda fase, quella in cui la donna comincia a spingere. Secondo alcuni ginecologi, questa fase non deve durare più di un’ora o due. È falso. Fino a quando la mamma e il bambino stanno bene, la seconda fase può andare avanti senza problemi per molte ore. Non bisognerebbe imporre alla nascita dei tempi prestabiliti e tuttavia i medici mettono fretta al travaglio, perché così possono finire e andare a fare qualcos’altro. È qualcosa di molto attraente per loro. Forzare la nascita significa dire alla donna, “ok, torna lunedì mattina alle nove e ti faremo l’induzione, il bambino nasce e così la sera sarò a casa per cena”. Ai dottori piace da matti questa cosa! L’induzione fa risparmiare tempo ai medici, e i cesarei elettivi, a parte naturalmente quelli necessari, permettono ai ginecologi di programmare le loro attività. In America si nasce dalle 9 alle 17 perché è molto comodo per i ginecologi. Lì adoperano il Cytotec per indurre il parto, un farmaco molto pericoloso che stanno cominciando a usare anche in Italia. È un disastro. Negli Stati Uniti è stato proibito dalla Food and Drug Administration, non va usato in travaglio e, se sei così stupido da farne uso, devi assolutamente informare la donna. Il Cytotec provoca la rottura dell’utero: è una catastrofe ostetrica. La donna può morire e si possono arrecare danni cerebrali al bambino.

Le ostetriche, quindi, in un certo senso frenano la tecnologia?

Quando il livello di professionalità ostetrica è elevato, non c’è bisogno di interventi inutili. In Scandinavia, dove le ostetriche sono responsabili dei parti naturali, c’è il minor tasso di cesarei ed episiotomie. In Danimarca l’episiotomia raggiunge il 5% mentre in Italia è almeno dieci volte superiore. È un intervento che mutila la vagina delle donne, crea problemi alla sessualità e provoca infezioni. In Italia alcuni gruppi di donne lottano contro le mutilazioni genitali femminili in Africa. Ma nessuno si occupa della mutilazione dei genitali delle italiane con l’episiotomia.

Quale dovrebbe essere il rapporto tra ginecologi e ostetriche?

Deve essere un rapporto di collaborazione. Ma bisogna capire di che tipo di collaborazione si tratta. In realtà non è un rapporto alla pari, una collaborazione. È una lotta tra chi ha molto potere e chi ne ha molto meno.

Il parto in casa
Il parto in casa
Elisabetta Malvagna
Nascere nell’intimità familiare, secondo natura.Tanti consigli pratici e utili suggerimenti per prepararsi ad affrontare al meglio il parto in casa, in completa sicurezza. Oggi la quasi totalità dei parti avviene in ospedale, e il 40% di questi termina con un taglio cesareo. Negli ultimi tempi, però, l’approccio alla maternità sta cambiando: cresce infatti il numero delle donne che vorrebbe vivere questo momento in modo più naturale, con intorno quanto di più caro.Nel suo libro Il parto in casa, dedicato a una scelta che in Italia è ancora oggetto di resistenze, pregiudizi e tabù, Elisabetta Malvagna, con occhio attento, indaga senza preconcetti su questa pratica e ne sostiene la sicurezza, documentando le sue teorie con un’ampia letteratura scientifica e proponendo un’interessante riflessione sul rapporto tra la donna moderna e la nascita.Partendo dalla propria esperienza di mamma di due bambini nati tra le mura domestiche, l’autrice riporta dati, statistiche e numerose testimonianze di personalità del settore, operatori e mamme che hanno scelto questa opzione. Sono poi forniti numerosi e utili consigli pratici per prepararsi ad affrontare questo straordinario momento al meglio e in completa sicurezza.Non mancano, infine, un decalogo sull’allattamento e un manuale di sopravvivenza per gravidanza, parto e post parto, oltre a capitoli sulla figura dell’ostetrica e sulle Case di Maternità. Conosci l’autore Elisabetta Malvagna, giornalista Ansa, scrittrice e blogger, studia da anni il tema della nascita.Ha fondato e cura i blog partoriresenzapaura.it, ispirato all’omonimo libro uscito nel 2008 e ormai divenuto un classico del settore, e partoincasa.it.