CAPITOLO XIV

Cenni di terapia fisica

La carenza di stimoli fisici

La fisica degli organismi viventi non è quella del piano inclinato o della palla che viene lanciata dall’aereo, e che, purtroppo, è a tutt’oggi la sola fisica insegnata nelle nostre facoltà di medicina. Sin dagli anni ’90 del secolo scorso, il modello fisico che sembra più calzante per la comprensione del funzionamento degli esseri viventi è quello della fisica quantistica, grazie al quale è anche possibile studiare le curiose proprietà dell’acqua come mezzo organizzatore e propulsore dei fenomeni fisici che riguardano la vita.


La vita non è spiegabile solo e soprattutto in termini chimici. La medicina invece, fino a poco tempo fa, ha avuto uno sviluppo che si è fondato in modo esclusivo sulla chimica, e da qui nasce anche il ruolo cruciale assegnato alla farmaceutica chimica di sintesi. Il modello chiave-serratura di tipo chimico non funziona sempre perché troppo lento se confrontato con i tempi effettivi di reazione. Le interazioni biologiche, secondo la spiegazione che esso ne dà, prevedono l’esistenza di recettori (serrature) che incontrano un mediatore chimico (chiave), farmaco o molecola endogena che sia; il loro legame permette una reazione chimica collegata a un evento biologico. La reazione biologica sembra avvenire, però, in un tempo molto inferiore rispetto a quello previsto dalla chimica. D’altro canto la fisica dei campi di forze, dentro o attorno ai quali avverrebbero le trasformazioni biologiche, sembra offrire spiegazioni più plausibili. Con l’adozione della fisica quantistica dei campi di forze si apre anche la strada alla maggiore comprensione dei modi in cui agiscono le medicine tradizionali, non allopatiche.


Dalla Rivoluzione Industriale in poi, l’uomo occidentale è stato separato dagli stimoli fisici naturali in modo progressivo e inesorabile; il nostro corpo e la nostra pelle sono stati privati sempre più del contatto diretto con la luce del sole, con l’acqua pura, con il vento; i nostri piedi scalzi mai o quasi mai premono sulla nuda terra.


Viviamo perlopiù al chiuso, al lume di luci artificiali, all’ombra di alti edifici costruiti in materiali capaci di schermare i sani influssi naturali e impregnare l’aria che respiriamo di sostanze inquinanti e nocive; l’acqua che beviamo è imbottigliata, trattata e snaturata; le suole di gomma delle nostre scarpe impediscono lo scambio elettrico fra noi e l’ambiente.


Siamo fittamente circondati da radiazioni elettromagnetiche artificiali provenienti non solo dai nostri elettrodomestici, ma anche dai satelliti, dalle installazioni militari, da ripetitori e antenne di ogni tipo; la colonizzazione dell’etere da parte dell’elettromagnetismo necessario alle telecomunicazioni è la più selvaggia e senza quartiere che si sia mai vista. E nessuna di queste radiazioni è nostra amica. Viviamo privi della necessaria interazione con gli elementi naturali, che apporterebbero il giusto equilibrio al nostro organismo, e immersi in campi elettromagnetici innaturali e nocivi che mettono di continuo a repentaglio il buon funzionamento della nostra biologia molecolare.

La qualità elettrica dell’aria

Una buona boccata d’aria fresca è un vero toccasana; è pulita e rinvigorisce, dà un sano appetito e favorisce un sonno profondo e ristoratore. D’altro canto, non c’è niente di peggio di quella sorta di miscuglio gassoso che è l’aria di città in cui molta gente vive, lavora e respira. I Romani sceglievano alcune zone per riposarsi e riprendersi basandosi sulla qualità dell’aria; nessuno può salire su una montagna, passeggiare lungo una spiaggia o sedersi nei pressi di una cascata senza accorgersi di questa qualità. Molti sono i fattori coinvolti, come la temperatura, l’umidità, la pressione atmosferica e il vento, ossia i componenti di facile percezione di ciò che chiamiamo clima; ma esistono anche altri fattori, e uno dei più importanti è la presenza nell’atmosfera di quei nuclei di condensazione dotati di carica elettrica conosciuti come ioni (o ioni atmosferici, per distinguerli dagli ioni di altre sostanze).


L’aria è composta soprattutto da molecole di ossigeno, azoto e anidride carbonica; queste, a loro volta, sono formate da atomi, con un nucleo che ha carica elettrica positiva, attorno al quale ruotano elettroni la cui carica elettrica è negativa. La maggior parte delle molecole dell’aria sono in equilibrio elettrico, ossia neutre, ma quando una di esse prende o perde un elettrone la carica diventa negativa nel primo caso e positiva nel secondo. Si trasforma, dunque, in uno ione atmosferico negativo o positivo. La formazione degli ioni è legata a varie cause: la luce ultravioletta che proviene dal sole, la radioattività del suolo, l’acqua in rapido movimento come nel frangersi delle onde o delle cascate, o le scariche temporalesche. Oggi gli ioni atmosferici possono essere generati anche in modo artificiale. I piccoli ioni negativi sono molto attivi dal punto di vista elettrico, rapidi, mobilissimi; nell’aria che respiriamo sono per lo più costituiti da uno o più atomi di ossigeno o di azoto. Conferiscono vitalità all’organismo e, secondo alcuni, sono assimilabili a quello che per gli yogi indiani è il “prana atmosferico” (che, per inciso, si assorbe respirando con il naso). Enormi quantità di piccoli ioni negativi sono prodotte dalle grandi masse d’acqua in movimento o in corso d’evaporazione, quali i mari o i laghi grandi e profondi.


I grossi ioni positivi, o ioni lenti, sono formati da un nucleo polimolecolare che cattura i piccoli ioni negativi agglutinandoli. La presenza di numerosi grossi ioni diminuisce la conduttività elettrica dell’aria, cosa che si verifica soprattutto quando questa è inquinata da polveri, fumo, nebbia, smog. In sostanza, si può dire che all’aumentare dei grossi ioni diminuiscono quelli piccoli. Gli ioni più grandi sono caratteristici dell’aria inquinata delle città; in campagna, dove l’aria è pulita, si contano 1, 2 o 3 piccoli ioni per uno grosso, mentre in città la proporzione è di uno piccolo contro 275 grossi, fino a 600. È il predominio dei grossi ioni lenti e l’assenza di piccoli ioni negativi veloci a rendere l’aria delle città insalubre e meno tonica. Le polveri, al pari dei gas di scarico delle automobili, assorbono e neutralizzano i piccoli ioni negativi, ossia la fonte di vivificazione dell’atmosfera.


Uno dei primi scienziati a eseguire ricerche sugli ioni fu il russo A.L. Chizhevsky, che costruì il primo generatore meccanico di ioni nel suo laboratorio di Mosca nel 1922, e nei successivi 17 anni condusse un’enorme quantità di ricerche sugli effetti degli ioni atmosferici sugli organismi viventi. Dopo molti studi effettuati sugli animali, si accorse che l’aria ricca di ioni negativi favoriva una migliore mobilitazione dei meccanismi di difesa del corpo (effetto opposto a quello dell’aria carica di ioni positivi), e nel 1928 realizzò una speciale camera di ionizzazione, dove sottopose a trattamento 130 pazienti affetti da tubercolosi. Il loro stato di salute generale migliorò in modo significativo e aumentarono di peso.


Molte moderne ricerche sugli ioni sono state effettuate in climatologia medica. È noto che gli effetti di certi tipi di vento caldo e secco, portatori di ioni positivi, disturbano la gente in molte parti del mondo. Il Foehn svizzero, il Mistral in Francia, Il Santa Ana in California, Il Chinook in Canada, lo Scirocco e la Tramontana in Italia, lo Sharav israeliano. Questi venti hanno spiccati effetti sull’insorgenza di malesseri generali di vario tipo, fra cui la depressione, la tendenza al suicidio o addirittura all’omicidio. L’azione nociva del Foehn, in particolare, è riconosciuta dalla legislazione di alcuni Paesi alpini: in Austria e in Svizzera, infatti, la presenza di questo vento viene considerata un’attenuante nei processi per crimini collegati a condizioni di raptus nervosi. In Italia, l’effetto psicotropo del vento è riconosciuto a livello popolare da sempre: per questo si usa dire ancora oggi che chi si trova a compiere azioni poco logiche deve essere “sciroccato”.


All’Università ebraica di Gerusalemme, il Prof. F.G. Sulman ha studiato, per un periodo di 4 anni, un gruppo di 800 persone che soffrono lo Sharav. Ha trovato nel loro sangue un’insolita quantità dell’ormone serotonina, dovuta con probabilità all’elevato contenuto di ioni positivi nell’aria prima dello spirare di quel tipo di vento. Ha scoperto che poteva riprodurre in modo artificiale gran parte degli effetti di quel vento, e che il trattamento con ioni negativi riportava alla normalità le condizioni dei pazienti. Ancora a Gerusalemme, i dottori dell’ospedale Bikur Holim scoprirono che gli ioni negativi, anche senza alcun altro trattamento, facevano cessare le condizioni spastiche nei bambini che soffrivano di bronchite asmatica dopo un tempo molto minore rispetto a quello richiesto da un trattamento convenzionale.


In generale si può dire che gli ioni positivi tendono a produrre effetti nocivi, mentre gli ioni negativi ci fanno star bene. Hanno un notevole effetto benefico nei casi di febbre da fieno, asma e allergie. Si è notato, per di più, che stabilizzano la pressione del sangue, migliorano la capacità lavorativa, la capacità di apprendimento e i riflessi. Il ritmo delle onde cerebrali si equilibra e il bilancio metabolico di certe vitamine si normalizza. L’effetto della ionizzazione negativa dell’aria sembra legato alla spiccata reattività elettrica degli ioni negativi e alla loro capacità di legarsi agli ioni positivi nel sangue, neutralizzandoli.


Abbiamo visto in precedenza che la matrice fondamentale in cui è immerso il nostro corpo, ossia il tessuto connettivo, passa da uno stato di gel, acidosico, con carica in prevalenza positiva durante la notte, a uno stato di sol, alcalosico, con carica in prevalenza negativa durante il giorno. L’alternanza di questi due stati assicura la buona salute del nostro sistema. Quando il connettivo di una parte del nostro corpo, per un motivo qualsiasi, rimane bloccato nello stato di gel, a carica positiva, è soggetto al processo dell’infiammazione, meccanismo con il quale il nostro corpo neutralizza tutti i materiali di carica positiva utilizzando un’insieme di stratagemmi chimico-fisici portatori di carica negativa.


Per questa ragione gli ioni negativi che respiriamo hanno l’effetto di rafforzare questo nostro meccanismo di depurazione naturale. L’aria del mare o della montagna viene avvertita come salutare perché gli ioni negativi che essa contiene, e che si formano per effetto dei raggi ultravioletti e per il frangersi delle onde sugli scogli, vanno a legarsi con le particelle di polvere, di polline o con tutto quello che ha carica positiva, neutralizzandoli e facendoli precipitare. Allo stesso modo, dentro di noi, una maggiore disponibilità di ioni negativi provenienti dall’aria respirata ci consente una buona riserva di “neutralizzatori” di ioni positivi in eccesso, che si concentrano nelle parti del nostro corpo che funzionano meno bene.


Chizhevsky pensava che l’influenza degli ioni potesse essere trasmessa direttamente attraverso il flusso sanguigno. In uno dei suoi esperimenti, collegò il sistema circolatorio di due animali e vide che quando uno solo di questi era esposto agli ioni atmosferici, l’altro mostrava la stessa reazione anche se non aveva respirato la stessa aria.


L’aria delle città è molto ricca di ioni positivi di provenienza industriale, automobilistica o dovuti alle difficoltà di ricambio dell’aria a causa della presenza di edifici alti. Per questo, oltre che per i numerosi altri motivi già discussi, molti bambini respiratori orali e allergici si concentrano soprattutto nei grandi centri urbani.


Esistono in commercio degli apparecchi, gli ionizzatori, che, attraverso la produzione di microscariche elettriche, ionizzano negativamente l’aria con cui sono a contatto, un po’ come fanno i fulmini durante un temporale. Uno di questi dispositivi, chiamato Elanra, è riconosciuto in Australia come dispositivo medico efficace per il trattamento dell’asma e di disturbi respiratori legati alle allergie.


Il dispositivo viene posto a circa 1-1,5 metri dal bimbo che dorme, rivolto verso di lui. Durante la notte fa sì che il bambino respiri aria ricca di ioni negativi. Un toccasana per il respiratore orale con tendenze allergiche.

Il campo elettrico corporeo

Così come esiste un metabolismo dell’acqua, degli zuccheri, dell’ossigeno ecc., esiste anche un metabolismo dell’elettricità, studiato fra i primi da Fred Vles, professore alla Facoltà di Medicina di Strasburgo, direttore dell’Istituto di Fisica Biologica già prima della Seconda Guerra Mondiale.


Gli organismi viventi si caricano negativamente mediante assorbimento di piccoli ioni negativi, che vengono impiegati in tutti i fenomeni di ossidoriduzione all’interno dell’organismo stesso; le cariche negative in eccesso vengono eliminate per mezzo della dispersione generale che ha luogo attraverso la pelle.


Vles constatò che, caricati allo stesso potenziale elettrico, un topo morto si scarica con molta lentezza, mentre uno vivo presenta una forte dispersione di elettricità negativa, indice di vitalità.


Così come è importante caricarsi di ioni negativi, è altrettanto importante liberarsi di quelli utilizzati dal metabolismo: dal punto di vista elettrico, l’organismo sano è paragonabile a un lago di montagna, sempre alimentato da acqua fresca che scorre subito via nel torrente, mentre l’organismo malato può essere assimilato a una palude in cui l’acqua stagna e marcisce.


Vles ha inoltre dimostrato che la dispersione di elettricità è favorita dall’azione fotochimica della luce ultravioletta che proviene, in massimo grado, dai raggi solari. Questo è il motivo per cui quando si va in vacanza al mare spariscono tutti gli acciacchi: ci si carica di ioni negativi respirando, e ci si scarica camminando a piedi nudi sulla sabbia mentre si assorbono i raggi ultravioletti sulla pelle!


Nell’uomo occidentale moderno, i vestiti formano uno strato isolante che frena la fisiologica eliminazione dell’elettricità attraverso la pelle e riduce gli scambi elettrici con l’aria atmosferica, oltre ad arrestare i raggi ultravioletti. Le calzature moderne sono fatte con isolanti elettrici, e impediscono così la dispersione a terra.


Non tutti sanno che la superficie della terra possiede una riserva pressoché illimitata di elettroni mobili. Essa, infatti, si comporta come un conduttore elettrico (tranne che su superfici prive di umidità come i deserti), e il suo potenziale elettrico negativo è mantenuto (e la sua riserva di cariche negative sempre rinnovata) dal circuito elettrico atmosferico proprio del pianeta nel suo insieme.


Numerose prove scientifiche vecchie e nuove dimostrano che il potenziale elettrico negativo della superficie terrestre favorisce, per chi ne è a diretto contatto, il fisiologico funzionamento del metabolismo, contribuendo a stabilizzare gli orologi biologici che regolano i ritmi vitali, come ad esempio la secrezione del cortisolo. Pertanto è salutare e strategico camminare a piedi scalzi, mentre è dannoso isolarci dalla terra camminando sempre con scarpe di gomma.


L’uso di scarpe fatte di materiale isolante come la gomma è stato introdotto dopo la Seconda Guerra Mondiale; nelle campagne, fino agli anni ’50 del Novecento, i bambini respiravano aria buona e camminavano scalzi; in quelle condizioni i soggetti allergici, obesi, diabetici, o magari tutte e tre queste cose insieme, di fatto non esistevano.


Il contatto elettrico fra la pelle nuda del nostro corpo e la terra è stato denominato earthing o grounding, alla lettera “messa a terra”, e ha molteplici effetti benefici testati clinicamente. Fra questi, la riduzione del dolore cronico, il miglioramento della qualità del sonno, lo spostamento da un’attività nervosa autonoma in prevalenza ortosimpatica (quella che gestisce gli stati di ansia e stress) a una in prevalenza parasimpatica (quella legata alla calma e al rilassamento), l’ottimizzazione delle qualità fisiche del sangue. Anche il sistema immunitario ne trae beneficio: grazie a opportune sperimentazioni si è osservato che i soggetti “messi a terra” hanno tempi minori nella guarigione delle ferite, e migliorano la gestione dei minerali necessari all’organismo, il metabolismo degli zuccheri e il rilascio ormonale.


Se anche l’idea di camminare a piedi nudi sulla terra o sull’erba può sembrare bizzarra ma simpatica, di sicuro è poco pratica per chi vive in città, sia per motivi “sociali”, sia per il fatto che il cemento è ben più diffuso che la nuda terra.


Proprio per questo, sono stati introdotti in commercio una serie di prodotti per una salutare “messa a terra”. Esistono lenzuoli intrecciati con fibre di carbonio, oppure tappetini per poggiare i piedi mentre si lavora al computer, o anche per poggiare l’avanbraccio mentre si guida. Di solito, questi dispositivi da “earthing” possiedono un collegamento con la presa di terra, in modo tale da chiudere il circuito fra la terra e il nostro corpo senza doversi collegare a un paletto metallico piantato nel terreno.


Consigliamo l’utilizzo degli appositi lenzuoli da earthing per i bambini respiratori orali. La normalizzazione del loro campo elettrico durante il sonno favorisce il riequilibrarsi del sistema nervoso autonomo, con tutto quello che ciò può significare in termini di benefici per la salute.

La luce solare e i raggi ultravioletti

Il sole è sempre stato considerato la fonte prima della vita sul nostro pianeta. Sempre presente fra le divinità dell’antichità, ancora oggi gran parte delle celebrazioni e festività religiose ci ricordano i riti pagani a cui sono andate sovrapponendosi, e la cui origine era legata in modo indissolubile ai cicli vitali della terra e della natura. La celebrazione del Santo Natale avviene proprio nella notte fra il 24 e il 25 dicembre, notte in cui molte antiche civiltà pagane del Mediterraneo festeggiavano l’eterno ritorno, il trionfo della luce sulle tenebre. In particolare, la celebrazione Natalizia si sovrappone a quella del Dies Natalis Solis Invicti dei Romani, il culto del sole invitto, che accomunava, in varie forme appunto, tutte le regioni del vasto impero. Era la festa per il sole che ritorna a splendere nonostante l’inverno, dando inizio a un nuovo ciclo di rinnovamento per tutti i viventi che si nutrono ed esistono grazie a lui.


Quella della luce solare e della sua cronica mancanza cui noi occidentali urbanizzati siamo condannati, è un’altra di quelle storie di privazione di uno stimolo naturale essenziale per la sopravvivenza, e di tutte le alterazioni epigenetiche che ne conseguono. Come la privazione del rapporto madre-figlio, dell’allattamento materno, degli ampi spazi dove vivere, dell’aria pulita da respirare, dell’acqua di sorgente da bere, del cibo sano, fresco e non manipolato da mangiare senza fretta, o della terra vergine da calpestare a piedi nudi.


Per avere lucidità di pensiero bisogna avere i piedi piantati a terra e la pelle illuminata dal sole. È probabile che la privazione del contatto con il sole, insieme a quella del contatto con la terra, siano le maggiori responsabili dell’alienazione psicoenergetica dell’uomo occidentale moderno.


Non immaginiamo quanto sia importante la luce del sole per la buona salute, in qualsiasi senso essa voglia essere intesa. Anche noi medici siamo stati privati, soprattutto a partire dal secondo dopoguerrra, di una serie di informazioni-chiave per la salvaguardia della salute, fra qui questa.


La luce del sole è una radiazione elettromagnetica complessa, tutto il nostro organismo è tarato su di essa e su altre radiazioni emesse in primo luogo dal nostro pianeta, ma anche dalla Luna e dagli altri pianeti del sistema solare. Sebbene di questa radiazione i nostri occhi avvertano una minima parte, cioè lo spettro della luce visibile, in realtà i nostri sensi in vario modo assorbono e registrano tutto quello che il sole ci trasmette. E attraverso questo contatto ci nutriamo.


Insieme alla radiazione visibile, assorbiamo anche i raggi nello spettro degli infrarossi e, soprattutto, dell’ultravioletto, e ciò determina tutte le più importanti reazioni fisiologiche del nostro impianto di regolazione psichica, neurologica e endocrina di base (epifisi, ipofisi, ipotalamo ecc.).


La costante assenza di esposizione dell’organismo umano al completo spettro solare provoca una serie di effetti collaterali negativi che vanno dalla debolezza ai vari gradi di immunodeficienza, dalla depressione al sovrappeso e alla predisposizione all’insorgenza di malattie croniche degenerative. Questo è tanto più evidente quanto più interessa individui in crescita come i bambini.


La luce artificiale convenzionale, in particolare i neon fluorescenti a luce bianca fredda che si usano negli uffici, nelle scuole e sui luoghi di lavoro, presenta molte frequenze distorte, e soprattutto è priva degli ultravioletti che, come esporremo, sembrano essere la principale frequenza a carattere nutritivo di tutte quelle presenti nella luce solare.


È come se ci privassimo in modo regolare di una vitamina, cioè di una sostanza che, per definizione, è essenziale alla vita.


Di fatto, è nota la capacità dei raggi ultravioletti assorbiti dalla pelle di attivare la funzione della vitamina D, essenziale per l’assorbimento e il metabolismo del calcio e, come abbiamo visto, anche di molti altri aspetti del metabolismo umano. Del resto, abbiamo visto anche come buona parte dei bambini respiratori orali possa essere considerata, oltreché allergica, anche affetta da rachitismo subclinico (come già sospettava Pierre Robin), quindi con alterazioni metaboliche tipiche della carenza di vitamina D, sebbene il quadro clinico non sia così grave e caratteristico da essere riconosciuto come tale dai pediatri.


Nonostante il collegamento noto e indiscutibile fra gli ultravioletti solari e la vitamina D, sono state divulgate ormai da tempo, prima presso i medici e poi presso la popolazione, una serie di informazioni che, addirittura, sostengono la nocività del sole e degli ultravioletti in particolare.


È senz’altro giusto affermare che il sole fa male se, dopo aver vissuto tutto l’anno all’ombra e al chiuso, all’improvviso ci mettiamo al sole di agosto dalla mattina alla sera per 20 giorni di seguito.


Con la stessa logica, si può dimostrare che anche l’acqua e il cibo fanno male. Per esempio, ingurgitare in un solo giorno una quantità d’acqua pari al 30% del nostro peso è letale. Si concluderà, per questo, che l’acqua è velenosa? È altrettanto letale mangiare troppo e troppo in fretta per un individuo appena uscito da un digiuno prolungato. Da ciò deduciamo forse che mangiare è pericoloso?

Il buon senso, da solo, dovrebbe già aiutarci a considerare con maggiore accortezza il valore della luce solare, ma è altrettanto vero che il buon senso comune è forse il meno comune dei sensi.


Dal libro La luce che cura1, leggiamo: “Uno degli studi contro gli ultravioletti i cui risultati sono stati maggiormente divulgati… è stato condotto nel 1981 dal Medical College of Virginia da W.T. Ham e collaboratori. A scimmie anestetizzate a cui sono state dilatate le pupille e tenuti aperti gli occhi con divaricatori, esponendo fino a 16 minuti la retina con lampade allo xenon da 2500 watt con altissimi livelli di luce ultravioletta, si sono osservati danni alla retina! Da ciò si è dedotto che gli ultravioletti producono danni alla retina!

Anche i medici, prima dell’inizio dell’era della medicina commerciale, (a partire dall’introduzione degli antibiotici nel 1938), avevano della luce solare un’opinione diametralmente opposta. Il primo a dimostrarne i benefici effetti fu Niels Finsen, che ebbe modo di osservare già alla fine dell’Ottocento gli effetti degli inverni norvegesi sulla salute delle persone. La sua fototerapia contro la tubercolosi della pelle fu così efficace da fargli curare migliaia di persone. Ciò gli valse addirittura il Premio Nobel nel 1903.


Pubblichiamo poco oltre la foto dei lavori di Rollier, un altro grande pioniere della terapia con il sole, che lavorò, sempre agli inizi del Novecento, in una clinica a Leysin, in Svizzera. Anch’egli si specializzò nella cura della tubercolosi attraverso una terapia basata sulla combinazione di bagni di sole con aria fresca, riposo, alimentazione adeguata, esercizio mirato. Il suo schema di trattamento fu in uso fino agli anni Quaranta quando, con l’introduzione degli antibiotici, cadde in disuso.

Ancora oggi, nelle regioni settentrionali dell’ex Unione Sovietica, la carente esposizione alla luce solare viene compensata con “bagni” di ultravioletti, soprattutto per i bambini. Nei cosiddetti Paesi dell’Est, la teoria e la pratica in medicina sono a volte molto diverse da quelle che si osservano in quelli occidentali. L’ex blocco sovietico è stato tenuto fuori per almeno 50 anni dall’influsso della medicina commerciale, e i medici hanno studiato e applicato a fondo i princìpi della fisica, non solo per la cura, ma anche per la prevenzione o la diagnosi precocissima delle malattie. L’utilizzo terapeutico della luce ne è un esempio.

Ma come agisce su di noi la luce solare e, in particolare, i raggi ultravioletti che essa contiene?


Gli stessi segnali luminosi che, attraverso gli occhi, permettono di realizzare il processo della visione nella corteccia visiva, seguono anche un percorso parallelo che raggiunge il nucleo soprachiasmatico dell’ipotalamo, percorso che è indipendente dal processo visivo. Questo nucleo soprachiasmatico invia segnali anche alla ghiandola pineale. La ghiandola pineale secerne la melatonina, un ormone implicato nella regolazione dei processi biologici periodici come i ritmi circadiani. L’attività dell’ipotalamo e di tutte le ghiandole endocrine, nonché di reni, fegato, pancreas, ovaie e testicoli è legata al tipo e alla qualità di luce che raggiunge gli occhi in particolare, ma anche la pelle.


Per questo motivo John Ott, uno dei pionieri e massimi esperti in fototerapia, consigliava di indossare gli occhiali, le cui lenti distorcono e annullano quasi l’assorbimento utile di luce solare attraverso gli occhi, solo quando davvero necessario.


Gli ultravioletti, come tutte le cose in natura, non sono né buoni né cattivi. Sono da considerarsi, però, come un nutriente essenziale per gli esseri umani. L’uomo moderno che vive in città e mangia male va incontro a problemi di salute sia se si sottopone a un eccesso di ultravioletti in brevissimo tempo (come quando si va al mare in agosto alle due del pomeriggio), sia se se ne priva del tutto.


Bassi e bilanciati dosaggi di UV sono da considerarsi un nutriente ineludibile, al pari delle vitamine.


Zane Kime mette in guardia le persone con dieta standard americana dall’esposizione solare. Chi consuma forti quantità di grassi e non assume verdure, cereali e frutta fresca in abbondanza dovrebbe evitare il sole e proteggersi da esso; con la consapevolezza, però, che soffrirà delle conseguenze negative sia della cattiva alimentazione, sia della carenza di luce solare.


Ciò significa che non è la luce del sole in sé a essere pericolosa, quanto invece l’interazione fra essa e gli effetti delle nostre abitudini di vita. Quanto più siamo “addomesticati”, tanto più il contatto improvviso e totale con la natura in tutta la sua potenza ed espressività può arrecarci danno… in un primo momento. Se perseveriamo invece, niente può farci più bene che seguire la natura, i suoi stimoli, i suoi ritmi.


Ricordiamo ancora che le finestre di vetro e gli occhiali, soprattutto quelli da sole, riducono quasi a zero la quantità di raggi UV che raggiunge l’occhio. Eliminare gli UV anche quando si hanno poche occasioni per stare all’aperto è come tenere una persona denutrita lontano dal cibo, con la scusa che se mangiasse troppo si sentirebbe di certo male.


La paura della luce del sole è una fobia fomentata ogni anno con puntualità dai mass media, poco prima della partenza per le vacanze.


Se da un lato è senz’altro vero che dosi esagerate e concentrate di luce solare durante le giornate estive possono essere dannose per chi tutto l’anno vive al chiuso nutrendosi di alimenti privi o quasi di antiossidanti (ossia di alimenti vegetali freschi), è altrettanto vero che, per tutto il resto dell’anno, non c’è nessuno che informi la gente di quanto sia salutare esporsi alla luce del sole o che, in caso di impossibilità all’esposizione, esistono lampadine che mimano la luce solare e che hanno, all’interno del loro spettro di frequenze, anche una dose non aggressiva di ultravioletti.


Con una luce artificiale del genere, oltre che prepararsi con maggiore tranquillità all’impatto violento con la vera luce solare al momento delle vacanze di agosto, è possibile stimolare in modo benefico il sistema immunitario dei bambini respiratori orali, ottenendo benefici effetti sul loro metabolismo.


Le lampade fluorescenti al neon sono molto più efficienti in termini di costo, durata e consumo, ma fanno male alla salute. Oltre a non emettere raggi UV, i punti terminali dei neon, quando non schermati, possono emettere raggi X. Inoltre, i circuiti di accensione producono campi elettromagnetici che possono essere a loro volta pericolosi, andandosi a sommare ai numerosi altri stimoli elettromagnetici artificiali di cui siamo circondati.


Essere esposti alla luce fluorescente senza ultravioletti per l’organismo equivale a stare al buio.


Hollwich ha dimostrato che l’illuminazione con tubi fluorescenti al neon ha come effetto l’aumento dell’ormone ACTH, coinvolto con il cortisolo nel circuito dello stress.


Una certa quantità di studi scientifici dimostra i benefici effetti della luce artificiale che simula quella solare come spettro di frequenze e come contenuto di ultravioletti. E, per lo sconcerto dei dentisti, queste lampade si sono dimostrate efficaci persino nel prevenire lo sviluppo di carie sia negli animali, sia nei bambini delle scuole.


Soprattutto nel periodo autunnale e invernale, l’uso di lampade ad ampio spettro può essere di giovamento per i bambini respiratori orali. Certo, la cosa migliore è sempre quella di farli giocare all’aperto il più possibile.


Ricordiamo che la respirazione orale è un sintomo, non la causa, di una sindrome dismetabolica cui il bambino ha dovuto adattarsi in un momento assai precoce della sua esistenza. Il respiro con la bocca anziché col naso è parte di questo adattamento complesso, ed è una spia precoce da non sottovalutare. Ogni stimolo ambientale che possa far uscire il bambino da questo stato di adattamento dismetabolico è ideale per il recupero delle funzioni fisiologiche; di questi stimoli, un buon apporto di luce solare è certo fra i più importanti.

Inquinamento elettromagnetico

Non si poteva concludere questo libro dedicato a tutti i motivi che “tolgono il giusto respiro” ai bambini di oggi, senza fare riferimento all’elettrosensibilità o allergia alle radiazioni elettromagnetiche artificiali.


Perché ne parliamo qui? Perché è stato appurato che l’interazione fra le radiazioni elettromagnetiche non ionizzanti (campi elettromagnetici a basse frequenze, radiofrequenze, microonde) e gli organismi viventi comporta inevitabili alterazioni del sistema immunitario, fra cui allergie di vario tipo fino all’asma e al broncospasmo, sintomi tipici associati alla respirazione orale non diaframmatica. Gli effetti sono, inoltre, molto più marcati nei bambini.


Esistono diversi tipi di interazioni, che dipendono dalla natura della radiazione. Per esempio, i campi elettrici o magnetici sono molto diversi dalle radiofrequenze. L’elettrosmog è causato da tutte le onde elettromagnetiche non ionizzanti (che comprendono le radiazioni fino alla luce visibile), ma mentre gli elettrodomestici, le cabine di trasformazione e le linee elettriche producono radiazioni a bassa frequenza (ELF), le emittenti radiotelevisive, le antenne ricetrasmittenti fisse per la telefonia mobile, le microonde e il wi-fi emettono radiazioni ad alta frequenza.

Qui ci si riferisce soprattutto a queste ultime, e ai loro effetti biologici, che iniziano a farsi conoscere con il termine di “elettricità sporca”. Si tratta di un tipo di radiazione elettromagnetica legata ai transienti ad alta frequenza lungo i cavi elettrici associati ad apparecchiature elettriche presenti in tutte le case e in tutte le scuole; ovunque ci siano bulbi fluorescenti (le cosiddette lampadine a risparmio energetico), faretti alogeni, variatori di luminosità, apparecchi cordless, wi-fi, cellulari, ripetitori, W-LAN, Wi-Max, satelliti… in poche parole tutto quello che trasmette segnali senza l’uso di fili, o dovunque l’ambiente esterno sia pervaso da livelli di radiazione da radiofrequenza importanti (radar, antenne trasmittenti dei telefoni e delle telecomunicazioni in genere). Fonti di irradiazione tossica sono anche gli elettrodomestici a bassa frequenza che propagano via filo, così come lo stesso impianto elettrico, trasformatori, caricabatterie, PC, stampanti, monitor, TV, asciugacapelli, elettrodotti ecc. I parametri fisici identificati come dannosi sono, per le basse frequenze della corrente alternata i 50-60 Hz, per le radiofrequenze l’intervallo compreso fra i 10 MHz e i 300 GHz (microonde comprese).


La dottoressa Magda Havas (PhD, Trent University, Ontario, Canada) spiega che gli effetti biologici documentati delle radiofrequenze vanno dai tumori ai disordini cognitivi, dal sonno disturbato alla propensione al diabete, alle allergie. La popolazione che vive in prossimità di antenne per i telefonini o per le televisioni ha un rischio maggiore di leucemie. Di recente, la Corte d’Appello di Brescia, dopo aver esaminato la documentazione scientifica pro e contro l’interazione fra cellulari e sistema nervoso, ha riconosciuto come altamente probabile il nesso causale fra uso prolungato di telefoni cellulari e incidenza di neurinoma del nervo trigemino, e ha condannato l’INAIL a corrispondere all’appellante la rendita per malattia professionale prevista per un’invalidità all’80%. Per inciso, la documentazione che negava l’interazione si basava, in buona sostanza, sullo studio effettuato dal Progetto Interphone, varato dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) e cofinanziato da Unione Europea, Unione Internazionale contro il Cancro e da diverse compagnie di telefonia mobile.

In Svezia, la cosiddetta ipersensibilità elettromagnetica (electrohypersensitivity) è stata riconosciuta come motivo di disabilità, ed è un disturbo funzionale in crescita: qualcosa come 230.000-290.000 svedesi su 9.000.000 lamentano disturbi di vario tipo quando si trovano in prossimità di fonti di radiazione elettromagnetica. In Gran Bretagna si stima che sia coinvolto circa il 35% della popolazione, in Francia il 5%.


Nel libro di Rees e Havas, i sintomi da ipersensibilità elettromagnetica, un tempo noti ai medici militari come “malattia da onde radio”, documentati da diverse fonti indipendenti, sono così descritti:

  • neurologici: mal di testa, senso di confusione, nausea, difficoltà di concentrazione, perdita di memoria, irritabilità, depressione, ansia, insonnia, senso di affaticamento, debolezza, tremori, spasmi muscolari, obnubilamento, riflessi alterati, dolori muscolari e articolari, sintomi parainfluenzali, febbre, convulsioni, paralisi, psicosi;
  • cardiaci: palpitazioni, aritmie, senso di oppressione toracica, pressione alta o bassa, polso rapido o lento, fiato corto, infarto;
  • respiratori: sinusite, bronchite, polmonite, asma;
  • dermatologici: rash cutaneo, prurito, bruciore;
  • oculistici: dolore o bruciore agli occhi, senso di pressione agli occhi o dietro i bulbi oculari, deterioramento della vista, cataratta;
  • altri: disordini digestivi, dolori addominali, tumefazioni della tiroide, dolori testicolari/ovarici, secchezza di labbra, lingua, bocca, occhi, disidratazione, epistassi, emorragie interne, glicemia alterata, anomalie immunitarie, perdita di capelli, mal di denti, alterazioni dell’olfatto, rumori uditivi.

È da sottolineare come questo genere di disturbi sia comune a molte situazioni patologiche di tipo più o meno specifico. Si possono manifestare anche in una persona sensibile ad agenti chimici, o addirittura in seguito a una particolare emozione. Per questo è molto importante aver chiaro il concetto di load phenomenon,ossia fenomeno del sovraccarico: qualsiasi stimolo ambientale che sia in grado di alterare l’equilibrio psichico, neurologico, endocrino e immunitario, da solo può essere tollerato; ma il nostro corpo ha una soglia di tolleranza nei confronti degli stimoli tossici. Quando troppi di questi stimoli entrano in contatto con il nostro organismo, sommandosi gli uni agli altri, mentre al contempo ci si allontana dai favorevoli influssi degli stimoli ambientali salutari, allora il nostro corpo ci allerta scatenando i sintomi sopra descritti. I bambini che oggi vengono al mondo, rischiano di nascere già “sovraccarichi”, e in fondo, il cuore tematico del libro che avete fra le mani parla proprio di questo!


Intanto nel mondo si accumulano denuncie relative ai danni subiti dai bambini da quando i sistemi wi-fi hanno raggiunto le scuole. I disturbi includono mal di testa, nausea, vertigini, tachicardia, perdita di memoria, insonnia, sudori notturni, disturbi di concentrazione e di linguaggio ecc. In Australia, visti i risultati di una serie di studi scientifici, il governo ha sconsigliato l’uso di cellulari per i bambini.


Dominique Belpomme, professore di oncologia all’Università Paris-Descartes, afferma che “l’ipersensibilità elettromagnetica non è di origine psicosomatica… I campi elettromagnetici provocano effetti importanti sul cervello, in primis aumentano la pervietà della barriera ematoencefalica, permettendo così il passaggio e l’accumulo nel sistema nervoso centrale di mercurio, organoclorine e altri agenti inquinanti”. È come se questi segnali elettromagnetici funzionassero da cavallo di troia per l’accesso e il deposito, nei nostri apparati più delicati, degli aggressivi chimici che circolano in abbondanza. Sempre secondo Belpomme, il legame fra esposizione a campi magnetici e leucemia è ormai indubbio per ogni ricercatore che non abbia conflitti d’interesse.


Ancora Magda Havas fa notare come spesso si presuma che le reazioni ai campi debbano essere immediate, e che se non si avvertono disturbi subito allora questi segnali non sono nocivi. In realtà, la risposta a questi stimoli è spesso dilazionata nel tempo (almeno negli stadi iniziali di elettrosensibilità), e la sua entità è di tipo cumulativo. Volendo fare un paragone con gli stimoli chimici, è noto che non siamo in grado di distinguere il sapore di arsenico, piombo, DDT o asbesto; ciononostante questi composti sono velenosi.


Il metabolismo dei bambini è delicato, perché sono individui in crescita e assorbono stimoli ambientali con grande facilità, ma senza distinguere tra quelli salutari e quelli tossici.


È doveroso e possibile, entro un certo limite, proteggersi.


È noto che una fonte di disturbo molto importante è costituita dai cosiddetti transienti elettrici. Molti apparecchi elettronici di uso comune in casa o in ufficio sono provvisti di un trasformatore che modifica la corrente 50 Hz 220V, producendo alterazioni dei parametri fisici nella rete elettrica. La trasformazione continua della corrente produce un elevatissimo numero di micropicchi (come fossero delle continue e brusche variazioni di velocità in automobile: come se accelerassimo o frenassimo di continuo e senza preavviso né sui tempi, né sull’intensità) che si trasformano a loro volta in radiofrequenze: in questo consiste l’“elettricità tossica”.


Questi micropicchi non danneggiano solo noi, ma anche le attrezzature elettroniche di lavoro. Per questo da decenni le macchine industriali vengono protette con filtri soppressori di frequenze inseriti nella rete elettrica.


Un filtro per la protezione domestica di produzione italiana è il Vivar GS. Il suo effetto non è ipotetico, visto che l’entità dei micropicchi in un ambiente può essere misurata, ad esempio tramite lo Stetzerizer Microsurge Meter. Sarebbe istruttivo per tutti misurare che il grado di inquinamento in micropicchi/transienti emanato da un televisore supera le 100 unità GS, e che l’insieme di monitor, PC e wi-fi in una sola stanza può far superare le 1000 unità GS, mentre la soglia di tolleranza per un ambiente sano si attesta sulle 50 unità GS. In compenso, l’inserimento di un solo filtro Vivar GS può abbattere le radiazioni emanate, da più di 1000 a 70/80 unità GS.


Proteggiamo i bambini dagli stimoli ambientali tossici. Circondiamoli, invece, di stimoli naturali benefici che li facciano crescere sani e forti. Allontaniamoli dalle sciocchezze tecnologiche, chimiche e industriali che ci vengono propinate di continuo.


Recuperiamo il buon senso e riappropriamoci della nostra personale capacità di giudizio. Non è ancora troppo tardi.

Il giusto respiro
Il giusto respiro
Andrea Di Chiara
Proteggere i bambini da adenoidi ingrossate, allergie, infezioni respiratorie ricorrenti e altre patologie.Come alleviare i problemi di adenoidi ingrossate, allergie e infezioni respiratorie nei bambini e favorire una crescita naturale ed equilibrata. Siamo sicuri che problemi come allergie, adenoidi ingrossate, denti storti, raffreddori frequenti, asma, siano caratteristici di tutti i bambini? Studi epidemiologici dimostrano che questi problemi sono in netto aumento nei paesi occidentali e che lo stato di salute pediatrico è cambiato nel corso del tempo, passando dalle malattie acute infettive a quelle croniche, caratterizzate da risposte alterate del sistema immunitario; denominatore comune di tale fenomeno pare essere l’alterazione degli automatismi di respirazione e deglutizione nei bambini piccoli, indotta da uno stile di vita poco indicato e da ritmi artificiali. Respirare è una funzione vitale e la sua sede propria è il naso, ma ecco che, quando il respiro si fa corto, in modo naturale la bocca si apre e risponde alla situazione di emergenza. Respirare con la bocca è indice di un profondo disagio del bambino, il quale coinvolge le sfere psichica, neurologica, endocrina, digestiva e immunitaria. Il libro Il giusto respiro dell’odontoiatra Andrea Di Chiara vuole fare il punto della situazione, dando alcuni suggerimenti pratici alle famiglie per il trattamento domiciliare del bambino adenoideo allergico e, più in generale, per una crescita naturale ed equilibrata. Conosci l’autore Andrea Di Chiara è un odontoiatra, agopuntore, perfezionato in occlusione e postura in chiave chinesiologica ed esperto in strategie per la rieducazione respiratoria dei bambini adenoidei/allergici/respiratori orali.È promotore e Presidente dell’Associazione Italiana per la Prevenzione della Respirazione Orale (AIPRO), sul cui sito, www.aipro.info, sono disponibili informazioni rivolte agli insegnanti, ai consumatori, ai genitori, agli enti locali, ai medici. Si occupa da sempre della relazione tra la forma e la funzione negli organismi viventi.