CAPITOLO X

Malattie ricorrenti

Il bambino che respira male è colpito da malattie caratteristiche che lo “inseguono” per tutta l’infanzia. Cresciuto al di sotto delle sue potenzialità, va incontro con più probabilità di altri a una serie di patologie che lo accompagnano per tutta la vita e che possono avere caratteristiche diverse a seconda della fascia di età.


Da più parti si pone l’accento sull’immaturità immunitaria del bambino occidentale di oggi. È ormai sotto gli occhi di tutti: le malattie allergiche sono un fenomeno di natura immunitaria, conseguenza diretta di tale immaturità.


Le malattie associate ad allergia (spesso allergia non “propriamente detta”, cioè non sostenuta da anticorpi IgE, bensì da altri meccanismi immunitari) sono la grande maggioranza di quelle che si incontrano oggi in pediatria. Raffreddore, rinite, tonsillite, apnee ostruttive, asma, orticaria, influenza, sinusite, adenoidite, otite, bronchite, eczema.


Si tratta, per la quasi totalità, di patologie della sfera otorinolaringoiatrica, tranne alcune di interesse dermatologico (orticaria/angioedema, eczema), cosa che non deve sorprendere più di tanto. La pelle, in Medicina Cinese, in quanto organo “respiratorio”, fa parte della sfera funzionale del Polmone. Gli organi del distretto otorinolaringoiatrico rientrano nell’ambito del Grosso Intestino. Polmone e Grosso Intestino, sempre dal punto di vista della medicina tradizionale cinese, sono parenti funzionali strettissimi. Anche la medicina funzionale occidentale ha qualcosa da dire sulla “parentela” di pelle e respirazione: stando all’omotossicologia, l’eczema precede la comparsa dell’asma, che si configurerebbe come suo stadio peggiorativo secondo il meccanismo della vicariazione progressiva.


Il fatto che i bambini respiratori orali siano colpiti nel settore ORL (otorinolaringoiatrico) non deve meravigliarci: in queste condizioni, l’intero tratto otorinolaringoiatrico (orecchio medio, interno, naso, faringe, laringe) avrà una temperatura, un’umidità, una pressione interna, una resistività elettrica, insomma un “terreno” non adeguato allo svolgimento di funzioni fisiologiche e al mantenimento di difese immunitarie efficaci.


Anche altri disturbi pediatrici, quali il reflusso gastroesofageo, le coliche gassose del lattante, le coliche addominali, la diarrea, la stitichezza, in qualità di disturbi gastrointestinali sono in un rapporto strettissimo, sia anatomico-materiale, sia energetico, con gli organi della respirazione.


Sia come sia, in età pediatrica le patologie respiratorie rappresentano l’80% di tutte le malattie, e le infezioni respiratorie superiori (adenoiditi, tonsilliti, otiti, raffreddori, riniti, sinusiti) hanno una frequenza, in età prescolare, che va in media dai 6 agli 8 episodi annui per ogni bambino.


Di solito il tipo di patologia che colpisce un bambino dipende non tanto dall’agente patogeno (batterio, virus) o dall’evento scatenante, quanto piuttosto dalla reattività immunologica del bambino stesso.


Le strutture linfatiche (tonsille, adenoidi, linfonodi ecc.) rappresentano una barriera di difesa, e si attivano quando le reazioni di produzione di muco e infiammatorie non sono più sufficienti per reagire a un attacco infettivo protratto o ripetuto. Quante più patologie ORL ricorrono in un soggetto, tanto più è evidente il suo deficit immunologico.


Nel bambino di oggi, immunodepresso a causa delle abitudini di vita e del carico epigenetico ereditato dai genitori, le patologie del tratto respiratorio superiore si sovrappongono e si fondono clinicamente con le malattie allergiche; poiché i test allergici di più ampio utilizzo non hanno una sensibilità inequivocabile, non è possibile riconoscere, nella pratica quotidiana, quali bambini presentano, ad esempio, una sintomatologia solo di origine infettiva e quali una solo di origine allergica.


Pertanto, ai fini pratici, conviene considerare e trattare come allergici coloro che, al termine di una patologia respiratoria, continuano a respirare con la bocca aperta, non per acquisizione di un’abitudine posturale, ma a causa del fatto che tonsille e/o adenoidi, che si espandono nel corso di queste malattie, mantengono aumentato il loro volume anziché ritornare al volume normale che consentirebbe il passaggio dell’aria attraverso il naso.


In età pediatrica la quasi totalità delle forme di asma bronchiale, di rinite cronica e di eczema sono di natura allergica.


Ormai è chiara la componente ereditaria, o meglio epigenetica, delle allergie: se un genitore è allergico, il rischio che il bambino sia allergico è del 20-40 %. Se entrambi i genitori sono allergici, il rischio sale al 40-60 %.


Da un punto di vista epidemiologico, la presenza delle allergie all’interno della popolazione occidentale moderna, soprattutto quella delle città, è ormai allo stadio epidemico.


A suo modo, anche la medicina cinese concorda sul fatto che un indebolimento dei genitori, in particolare della madre, di tipo costituzionale oppure creatosi prima del concepimento, durante la gravidanza o durante il parto, sia in qualche modo trasmissibile al neonato, che si ritrova così con un sistema immunitario indebolito e predisposto allo sviluppo di patologie tipiche dell’immunodepressione.

Raffreddore

Il raffreddore è una patologia di origine virale molto comune. Il decorso è caratterizzato da naso chiuso e colante, a volte associato a mal di gola o febbre, qualche volta a tosse, raucedine, occhi rossi e ingrossamento dei linfonodi del collo. Sono possibili sovrainfezioni batteriche: otite, congiuntivite con secrezione gialla dagli occhi, sinusite o polmonite.


La respirazione orale altera in modo sensibile le caratteristiche fisicochimiche proprie della mucosa che riveste le vie respiratorie, favorendo la crescita incontrollata di microrganismi commensali che, trovandosi a vivere in un terreno alterato, che ha perduto la normale competenza immunitaria, diventano patogeni. È utile conoscere alcune abitudini salutari a scopo preventivo:

  • tenere i bambini lontani da individui che fumano o da luoghi in cui si è fumato;
  • essere giudiziosi sul vestiario, sia di giorno sia di notte: evitare di coprirli troppo e costringerli a sudare;
  • evitare di farli vivere sotto una campana di vetro. Tenere le finestre semiaperte in alcuni momenti della giornata, così da favorire il ricambio dell’aria;
  • prediligere i giochi all’aperto che favoriscono la promozione e la maturazione del sistema immunitario;
  • non surriscaldare gli ambienti: mai oltre i 20 gradi.

Nella medicina tradizionale cinese, sia il raffreddore sia l’influenza hanno origine da un’invasione di Vento esterno che si può manifestare come Vento-Freddo, Vento-Calore, Vento-Umidità-Calore o Vento-Secco-Calore. Con Vento i Cinesi intendono uno dei fattori patogeni esterni. Il Vento può agire solo se l’energia corporea detta Qi si trova in uno stato di debolezza transitoria, oppure costituzionale, come spesso avviene nei bambini respiratori orali.


Il Vento dei Cinesi, nel senso che qui si vuole intendere, ha un corrispettivo nel vento fisico, così come inteso dalla moderna climatologia medica, ossia quella sezione della medicina occidentale moderna che si occupa di studiare il rapporto fra le condizioni meteorologiche e climatiche e la salute dell’uomo. Intesa in senso moderno, la ventilazione contribuisce all’evaporazione dello strato di sudore che in modo naturale ci ricopre, e quindi al raffreddamento del nostro corpo. L’umidità dell’aria e la ventilazione sono di fatto determinanti per il benessere delle vie respiratorie.


Le pareti della gola, dei polmoni, dei bronchi sono ricoperte da un sottile strato di umidità. Durante la respirazione l’aria facilita l’evaporazione di una parte di tale strato.


Se però l’aria che si respira è troppo secca, come quella che viene dai moderni apparati di riscaldamento, l’evaporazione che ne segue è tale da far seccare anche le stesse vie respiratorie, provocando mal di gola e raffreddore. Per questo è utile utilizzare un umidificatore nei locali riscaldati.


Anche i condizionatori sono altrettanto pericolosi: l’aria fredda che producono è molto povera di umidità e può procurare seri fastidi alle vie respiratorie.

Rinite allergica

Si tratta di una patologia infiammatoria innescata dalla reazione della mucosa nasale a determinate sostanze inalate.


Può essere stagionale,per lo più legata alla presenza di pollini nell’aria, oppure perenne, cronica,cioè legata ad allergeni presenti tutto l’anno, in casa (acari, muffe, allergeni di animali domestici) o sul posto di lavoro. Non è facile distinguere la rinite allergica da quella provocata invece da fattori infettivi come batteri o virus, soprattutto perché nel bambino di oggi le due componenti finiscono per mescolarsi. Si deve sospettare la natura allergica se i sintomi compaiono in primavera ed estate (lontano dall’inverno che porta le infezioni da raffreddamento), se le recidive sono superiori ai 5 eventi l’anno, se si manifesta il sintomo classico degli “starnuti a ripetizione”.


Insieme agli starnuti può manifestarsi la congiuntivite (ossia l’infiammazione dell’occhio con bruciore, arrossamento e lacrimazione), fuoriuscita di liquido chiaro dal naso (rinorrea acquosa), prurito e ostruzione nasale (naso tappato).


Nei bambini respiratori orali, a causa della costituzionale debolezza nella sfera digerente, le allergie o difficoltà immunologiche derivano per lo più dall’interazione troppo frequente con cibi artificiali e/o poco digeribili che ingurgitano senza masticare, innescando un affaticamento cronico degli organi preposti alla digestione. Da qui il superlavoro del fegato e l’autointossicazione.


Nell’antica Cina non esistevano le allergie, quindi non esisteva un modello interpretativo per la rinite allergica. Secondo una lettura moderna della fisiopatologia, in Medicina Tradizionale Cinese la rinite allergica trova la sua origine in un’iperattività del sistema immunitario, causata da determinati allergeni, a sua volta dovuta a un vuoto della Wei Qi, l’energia di difesa superficiale, del Polmone e del Rene, combinato con la presenza di Vento cronico nel naso (ossia il naso è sede di un particolare punto debole nei confronti di agenti esterni). Il vuoto dei sistemi della Wei Qi del Polmone e del Rene è ereditario o dovuto a problemi che la madre ha avuto durante la gravidanza o durante il parto. Anche i Cinesi, potremmo dire, concordano sul fatto che le malattie allergiche siano di origine epigenetica, cioè provocate dal particolare modo in cui viviamo e trasmesse di generazione in generazione.

Tonsillite

Le tonsille palatine sono due organi ovoidali che si trovano ai lati della gola, subito dietro e alla base della lingua. Sono formate da tessuto linfoide. In condizioni di normalità sono appena visibili, di colore roseo uniforme. Fanno parte del MALT (tessuto linfatico associato alle mucose) e, insieme alle adenoidi, alla tonsilla linguale e alle tonsille tubariche, costituiscono l’anello Linfatico di Waldeyer e rappresentano la barriera difensiva nei confronti di quello che viene inalato attraverso il naso e la bocca. La tonsillite è l’infammazione di queste strutture, che si manifesta con dolore alla gola, febbre alta, brividi, mal di testa, malessere generale, ingrossamento dei linfonodi del collo e delle tonsille stesse, che appaiono grandi e arrossate.


È importante precisare che il flusso dei linfociti, dei globuli bianchi, e della secrezione che li accompagna, scorre dall’interno delle tonsille verso l’esterno. È un processo linfatico disintossicante, e se il flusso viene in qualche modo soppresso a causa di farmaci tossici, diventa scarso e può portare alla tonsillite acuta.


Se, nel corso di una tonsillite acuta, le tossine e i microrganismi non sono eliminati in modo debito, possono venir coinvolti, in seconda battuta, anche altri organi che si trovano in stretta relazione con le tonsille. Le tonsille, e in generale tutto l’anello linfatico di Waldeyer, sono in rapporto con i meridiani di Intestino Tenue, Intestino Crasso, Vescica Biliare, Stomaco, Triplice Riscaldatore. I meridiani descritti in agopuntura non sono vie per il trasporto di anticorpi o altre molecole biochimiche, sono invece strade preferenziali per il passaggio di segnali elettromagnetici coerenti attraverso il tessuto connettivo del sistema vivente. Esiste un ramo profondo del meridiano del Fegato che risale lungo il collo e transita lungo lo scheletro anteriore della faccia fino agli occhi e alla fronte; quindi tocca la mucosa orale, nasale e dei seni paranasali, le tre branche del trigemino e l’occhio. Il lavoro di eliminazione dei carichi tossici trasportati dai linfatici può essere trasferito, in una persona con buona regolazione, come ad esempio i bambini, proprio a queste strutture, innescando mucosità catarrali. Per questo è utile associare alla terapia di una tonsillite anche un drenaggio epatico.


Da un punto di vista biomeccanico, l’alterazione posturale della lingua, di cui abbiamo già parlato, provoca una compressione del tessuto tonsillare e una riduzione del suo volume, rendendo più difficoltoso il drenaggio linfatico a partire da queste strutture. L’acquisizione della postura linguale retrusa innescata dall’uso di ciucci e biberon restringe infatti lo spazio a disposizione delle tonsille (cfr. disegno A, pag 56).


Nei bambini respiratori orali, a parte possibili episodi di tonsillite acuta, più spesso si osserva una condizione di tonsillite cronica, dovuta alle seguenti cause: ripetuti attacchi di tonsillite acuta, soprattutto se trattati con antibiotici; vaccinazioni, in particolare quella per la pertosse, che possono lasciare un fattore predisponente a livello faringeo; malattie febbrili pesanti e prolungate, tali da esaurire l’energia del bambino; debolezza costituzionale del Rene; iperstimolazione continua, ad esempio quella dovuta alla televisione, che determina un ulteriore esaurimento delle risorse energetiche del bambino.


La tonsillectomia, ovvero la rimozione chirurgica delle tonsille, oggi meno frequente di un tempo, è indicata solo se davvero necessaria, ossia se vi è impedimento alla respirazione, infiammazioni e faringiti ricorrenti, se le tonsille sono piene di pus da tanto tempo e agiscono da focolaio infettivo e non più da barriera difensiva. Non si dovrebbe consigliare la tonsillectomia prima di aver tentato seriamente la rieducazione alla respirazione nasale a bocca chiusa, il drenaggio delle tossine e la bonifica del sistema digerente, tutte strategie senza effetti collaterali, efficaci e a basso costo, che verranno spiegate più avanti.


Molti pazienti, dopo la tonsillectomia, lamentano mal di gola e sofferenza nell’area delle tonsille, difficoltà a deglutire e talvolta linfonodi cervicali doloranti e gonfi. L’asportazione chirurgica provoca infatti il blocco del flusso linfatico a livello di testa e gola. Il tessuto cicatriziale, senza funzione fisiologica, impedisce il flusso nella cavità orale. Anche quando un focolaio infettivo è stato rimosso, le tossine all’interno dei vasi linfatici bloccati dal tessuto cicatriziale possono permanere, provocando sintomi persistenti (dolore).


Un’eventuale terapia con antibiotici andrebbe intrapresa solo se non è stato possibile effettuare altri tentativi biologici efficaci (terapia fisica; drenaggio degli organi emuntori: fegato, reni, intestino, pelle, polmoni; omotossicologia ecc.) e andrebbe preceduta da una coltura orofaringea per individuare il germe responsabile dell’infezione. Mai dare antibiotici a largo spettro quando si dispone di tempo per ridurne al minimo gli effetti collaterali!

Ipertrofia adenotonsillare

Consiste nell’espansione volumetrica del tessuto linfatico di adenoidi e tonsille, con riduzione dello spazio aereo destinato al passaggio dell’aria inalata durante la respirazione.


L’ipertrofia impedisce al bambino di respirare in modo corretto e, oltre a determinare l’alterazione della forma del viso e della schiena, compromette la qualità del sonno e altera la funzione polmonare.


L’aumento di volume dipende dal numero e dalla frequenza delle infezioni che colpiscono tonsille e adenoidi.


Una volta terminata la fase infettiva con l’episodio acuto di adenotonsillite, l’espansione regredisce in modo spontaneo, a condizione che il bambino abbia sufficienti capacità di drenaggio delle tossine prodotte e non sia stato ostacolato in questo processo di depurazione dall’uso di farmaci sintomatici sintetici (antibiotici/antinfiammatori).


Se invece un nuovo episodio acuto di adenotonsillite colpisce il bambino prima che le tonsille/adenoidi abbiano terminato di sgonfiarsi dalla fine del precedente episodio acuto, si ha un ulteriore rigonfiamento di queste strutture.


Visto lo stretto nesso che unisce tutte le strutture del MALT, il tessuto linfatico associato alle mucose, di cui quello intestinale (GALT) ha una funzione primaria visto il suo ruolo di organizzatore dell’immunità generale, si comprende perché un bambino che abbia mal di gola o ipertrofia adenotonsillare vomiti spesso e manifesti altri sintomi gastroenterici.


Un’infiammazione dei distretti otorinolaringoiatrici deve sempre essere considerata in rapporto all’intestino, visto che lo sviluppo del sistema immunitario ha luogo a livello intestinale, e alterazioni della mucosa causate da disbiosi si ripercuotono non solo a livello locale, ma su tutto il sistema immunitario dell’organismo.

Sia le tonsille sia le adenoidi sono linfonodi, ossia stazioni linfatiche. Il torrente linfatico, come già si è detto, è la nostra fognatura, quindi i linfonodi ne sono, in qualche modo, una sorta di semafori. È bene che i semafori siano sgombri, non siano cioè sede di accumuli linfatici incontrollati. Se questo avviene, come quando digeriamo sempre male, allora i linfonodi aumentano le loro dimensioni. Se questo avviene a livello delle tonsille e soprattutto delle adenoidi, non sarà più possibile respirare con il naso e il bambino si trasformerà in un respiratore orale.

Apnee ostruttive del sonno (OSAS)

L’apnea è l’interruzione, per più di 10 secondi, del flusso d’aria che raggiunge i polmoni; di solito si interrompe con un microrisveglio o un risveglio vero e proprio. Poiché con essa si ha una riduzione patologica della quantità di ossigeno nei tessuti, così come un aumento della quantità di anidride carbonica, il microrisveglio rappresenta un vero e proprio meccanismo salvavita.


Anche il russare è tipico di chi respira con la bocca e soffre di apnee, ed è dovuto alla vibrazione del palato molle e dei pilastri dell’orofaringe al passaggio forzato dell’aria attraverso vie aeree di calibro ridotto (nel bambino ciò è dovuto all’espansione delle strutture adenotonsillari). Quando le labbra sono staccate, anche la lingua non sarà al suo posto, a contatto con il palato. Per gravità tenderà a cadere verso la parete posteriore della faringe, riducendo lo spazio a disposizione per il passaggio dell’aria in trachea. Questa riduzione dello spazio provocherà il classico rumore da russamento nel caso in cui rimanga anche un minimo spazio disponibile al passaggio dell’aria; diversamente, l’ostruzione completa porterà al risveglio.


Esistono appositi apparecchi endorali (cioè da inserirsi in bocca), molto efficaci, che prevengono le apnee favorendo la propulsione mandibolare e linguale, e che sono indicati anche per il trattamento delle comuni malocclusioni da postura linguale retratta, caratteristiche dei bambini respiratori orali.

Otite media

L’otite media acuta è un’infiammazione batterica o virale dell’orecchio medio, ossia del tratto che si trova più all’interno del timpano, spesso in conseguenza o in concomitanza con un’infezione delle vie aeree superiori, ad esempio un raffreddore. Se un’otite media acuta non viene ben curata, o se si ostruisce la tuba di Eustachio, si può avere un’otite media secretoria. L’ostruzione della tuba può essere a sua volta conseguenza di infiammazione del rinofaringe, di allergie, di una adenoidite ecc. Nell’otite media cronica si può avere perforazione permanente della membrana timpanica.


Il sintomo principale dell’otite acuta è il dolore persistente, magari associato a febbre, vomito, diarrea, nausea.


Mentre la medicina occidentale ne attribuisce la responsabilità a questo o quel microrganismo che dall’esterno colpisce un malcapitato a caso, in medicina tradizionale cinese si dà importanza anche allo stato di salute dell’individuo in quel particolare momento della sua vita. I fattori interni che lo rendono suscettibile a un’otite sono il Calore o il Freddo, a volte accompagnati da Umidità. L’otite cronica da Freddo, che più spesso si osserva nel bambino occidentale respiratore orale, è motivata da cause alimentari e da ripetuti attacchi di otite trattati con antibiotici, e trova spesso come episodio scatenante un Vento Freddo esterno dovuto al nuoto nel periodo autunnale-invernale, a una tonsillite acuta o ad altre infezioni respiratorie del tratto superiore.


Nel bambino affetto da otiti si osserva spesso la classica postura linguale retratta innescata dall’uso di ciucci e biberon. Questo mal posizionamento determina la compressione cronica del tessuto linfatico alla base della Tuba di Eustachio, riducendo o impedendo del tutto il drenaggio muco-linfatico dall’orecchio. Ciò provoca un ristagno e una facilitazione all’infiammazione purulenta tipica dell’otite nella sua forma acuta.


Come per tutte le malattie che “inseguono” i bambini respiratori orali, si consiglia l’insieme delle terapie comprendenti la rieducazione alla respirazione nasale, il drenaggio emuntoriale e la bonifica del sistema digerente, oltre alla riabilitazione posturale della lingua e della muscolatura associata tramite propulsione mandibolare. Della terapia preventiva fanno parte anche esercizi di base per la muscolatura dell’orecchio medio, come spingere in avanti la lingua fino a toccare il mento, fare esercizi di deglutizione, esercizi velari, mandibolari ecc., che si possono apprendere facilmente con l’aiuto di un logopedista esperto in terapia miofunzionale.

Bronchite

Infiammazione acuta dei bronchi, molto frequente in pediatria. I microbi presenti, da ospiti innocui diventano fattori patogeni a causa di elementi predisponenti quali raffreddore, morbillo, influenza, tifo o inalazione di vapori o polveri irritanti.


Dopo sintomi del tutto simili a quelli del raffreddore se ne aggiungono altri più tipici, quali tosse forte, secrezione di espettorato mucoso, dolori retrosternali, rumori respiratori anomali, spossatezza, dolori alla testa o dolori reumatoidi diffusi. Possibili complicanze: broncopolmonite o bronchiolite. Può trasformarsi in bronchite cronica per l’effetto di condizioni ambientali malsane, come il freddo-umido, in soggetti predisposti.


Il sintomo più evidente della bronchite è la tosse. Ci sono bambini che hanno una tosse cronica. Secondo la medicina tradizionale cinese una possibile causa della tosse cronica, a parte il deficit energetico di Polmone, Milza e /o Rene, è la presenza di flegma, quindi muco, nei polmoni, accompagnato da indigestione dovuta a consumo di cibi in eccesso, oppure nutrizione irregolare, o ancora consumo di cibi indigesti. Da questa difficoltà digestiva finisce per aver origine il materiale mucoso che poi il corpo tenta di espellere attraverso i polmoni. Il bambino coinvolto in questo quadro presenta, oltre alla tosse, muco nasale denso, guance rosse, addome gonfio, feci irregolari (verdastre e maleodoranti) o costipazione.


Il bambino che respira con la bocca, proprio per le difficoltà digestive e le frequenti malattie infettive delle alte vie aeree, può essere esposto con maggior facilità alle bronchiti, anche di tipo asmatico.

Asma

È la causa principale dei ricoveri in ospedale, delle visite al pronto soccorso per i pazienti non diagnosticati e dei giorni di scuola persi. Negli ultimi vent’anni la prevalenza è aumentata soprattutto nei bambini, in particolare quelli dei grandi centri urbani. I sintomi sono caratterizzati da respiro rumoroso, sibilante, tosse notturna o associata al comune raffreddore. La presenza di altri asmatici in famiglia, allergie alimentari e dermatite atopica (allergica) aumentano le probabilità che il bambino, prima o poi, sia afflitto da questa patologia.


La recente ricerca sull’asma e sulle cause delle allergie ha preso in considerazione soprattutto l’esposizione ambientale durante la prima infanzia. Nella maggior parte dei bambini, dopo l’esposizione a vari agenti infettivi tipici dell’infanzia (primi fra tutti i batteri vaginali con cui il bambino viene a contatto durante il parto naturale), si ha la maturazione del sistema immunitario con lo spostamento dalla prevalenza dei linfociti Th2 (che proteggono dal rigetto placentare) ai linfociti Th1, che facilitano le reazioni “non allergiche” alle comuni esposizioni ambientali. Negli ultimi decenni, i bambini sono sempre meno esposti ai comuni, naturali e fisiologici agenti infettivi, fino alla prassi odierna dei vaccini contro le malattie esantematiche (morbillo, varicella, rosolia ecc…).


Come già detto nel precedente capitolo, la relativa mancanza di esposizione antigenica infettiva sembra ostacolare lo spostamento dell’immunità da Th2 a Th1, favorendo così la tendenza a reazioni di tipo allergico alle comuni esposizioni ambientali.


Negli ultimi decenni, l’incidenza dell’asma atopica (allergica) e dell’eczema che ad essa si associa, è aumentata in modo notevole nei paesi industrializzati. È un tipo di asma che insorge con precocità nei bambini, per la quale esiste di solito una familiarità e che si associa a dermatite atopica sin dalla nascita, nonché a reazioni cutanee pruriginose in seguito all’inalazione di comuni allergeni.


Coloro che ne sono affetti hanno livelli di anticorpi IgE sei volte superiori a quelli riscontrati nei pazienti affetti da asma non atopica.


Gli allergeni che più di frequente sono implicati nello scatenarsi di una crisi di asma atopica sono gli acari, il polline, le spore fungine, le piume, i peli di animali e la saliva di gatto; meno frequenti il fumo del tabacco, le esalazioni della benzina, gli inquinanti atmosferici, i profumi, e addirittura alcuni alimenti.


L’asma allergico non esisteva nella Cina antica; anche oggi in Cina e nell’Estremo Oriente non è molto frequente, mentre la sua incidenza è più alta nei paesi occidentali industrializzati. Lo sviluppo dell’asma allergico deve essere messo in relazione con lo stile di vita occidentale, poiché nella popolazione cinese che vive in Occidente e ne adotta le abitudini di vita l’incidenza dell’asma allergica è la stessa che si verifica fra gli Occidentali1.


Secondo la medicina cinese, due sono i fattori principali che hanno un ruolo nella patogenesi dell’asma allergico: uno, come già ricordato nei capitoli 4 e 8, è un vuoto nel sistema della Wei Qi del Polmone e del Rene, l’altro è il Vento (insieme dei fattori ambientali sfavorevoli, come la polvere e i pollini). Il primo spiega la Radice (ossia la condizione di base necessaria all’attecchire della patologia), il secondo la Manifestazione o Foglia (ossia il fattore scatenante che dà occasione al manifestarsi della patologia, grazie alla presenza della Radice).


Un vuoto nel sistema della Wei Qi del Rene in un bambino, ossia una debolezza costituzionale del suo sistema immunitario, può nascere da debolezza costituzionale ereditaria, problemi avuti dalla madre durante la gravidanza (shock, consumo di tabacco, farmaci sintetici, alcol o droghe), problemi alla nascita quali stress fetale e induzione del parto, vaccinazioni.


Ancora una volta constatiamo che l’origine della difficoltà è di natura epigenetica o è in relazione con quegli eventi perinatali (che riguardano ciò che avviene in concomitanza o subito dopo la nascita), i quali si trovano in stretto rapporto con lo sviluppo del sistema della Wei Qi del Rene e del Polmone del nascituro.

Abbiamo già accennato al fatto che eventi stressanti alla nascita, come il taglio prematuro del cordone ombelicale, siano fattori predisponenti allo sviluppo delle allergie e, in particolare, dell’asma.


Lo sviluppo completo dei Polmoni e dei Reni avviene nel periodo espulsivo e anche nei bambini nati con taglio cesareo si verifica un’incidenza maggiore di asma allergico.


Nei soggetti sensibili, anche una vaccinazione può scatenare l’asma allergico. Studi sugli animali hanno mostrato che i batteri della pertosse possono provocare la formazione degli anticorpi IgE: è possibile che la vaccinazione antipertosse possa predisporre alle allergie e questo effetto potrebbe essere potenziato se si somministra la vaccinazione durante la stagione del polline2.


I neonati allattati al seno possono essere sensibilizzati anche da minuscole quantità di proteine animali, come quelle presenti nel latte della mucca, nelle uova, nel pesce. Ricerche hanno dimostrato che l’incidenza di dermatiti atopiche è molto più bassa nei bambini le cui madri hanno evitato questi alimenti durante i primi sei mesi di allattamento3.

Iperventilazione e asma

Anche da un punto di vista biomeccanico, la respirazione a bocca aperta predispone l’individuo all’asma e al broncospasmo.


Difatti la respirazione orale fa sì che l’individuo sia sottoposto a una costante iperventilazione, magari leggera, ma cronica. La medicina conosce bene i problemi derivanti da uno stato di iperventilazione acuta, ma cosa avviene se questo stato di iperventilazione, in particolare di eccessiva inspirazione, perdura per giorni, mesi, o anni?


Se confrontiamo le dimensioni di due narici con quelle di una bocca aperta, ci rendiamo conto che passa molta più aria attraverso la bocca che non attraverso le narici. In sostanza, nei respiratori orali vi è un aumento patologico della frequenza e del volume della respirazione, intesa come ventilazione polmonare.


In condizioni normali, utilizziamo solo un terzo dell’ossigeno che incameriamo, mentre ne espelliamo con l’espirazione gli altri due terzi (l’aria atmosferica inspirata contiene ossigeno nella percentuale del 20% circa, e nell’aria espirata vi è ancora un 14% di ossigeno). La quantità di ossigeno che di norma è presente nell’emoglobina è già quasi a livello di saturazione, e per questo l’introduzione di molta più aria del dovuto non potrebbe in ogni caso aumentare la concentrazione di ossigeno nel sangue.


Ciò che invece accade quando si iperventila, ossia si respira troppo, è la diminuzione della quantità di anidride carbonica presente nel sangue e la sua dispersione all’esterno. Infatti quando un gas è presente in percentuali diverse in due soluzioni diverse, separate da una membrana, passa dalla soluzione dove è in concentrazione maggiore a quella dove la sua concentrazione è minore. Nel sangue, l’anidride carbonica ha una concentrazione molto maggiore rispetto a quella che ha nell’aria degli alveoli polmonari; pertanto, quando l’aria dei polmoni viene a contatto con il microcircolo polmonare, l’anidride carbonica attraversa la membrana dei capillari, passa negli alveoli e viene rilasciata all’esterno. In questo modo, una respirazione eccessiva provoca una vera e propria emorragia di anidride carbonica.


Ciò di cui abbiamo davvero bisogno, in realtà, non è far entrare più aria al nostro interno, quanto piuttosto far arrivare più ossigeno al sangue e dal sangue ai tessuti. Ma i globuli rossi, che si legano all’ossigeno e dovrebbero rilasciarlo ai tessuti, sono disposti a farlo solo se ricevono un determinato messaggio elettrochimico: il livello di anidride carbonica nei tessuti è alto. Solo se i tessuti presentano un livello relativamente alto di anidride carbonica, i globuli rossi rilasciano ossigeno ai tessuti stessi.


Quando respiriamo troppo, come fanno i respiratori orali che iperventilano su base cronica, non possiamo rilasciare più ossigeno ai tessuti; possiamo solo impoverire la nostra riserva interna di anidride carbonica. Ma, poiché è proprio la nostra riserva interna di anidride carbonica che indica ai globuli rossi quanto ossigeno rilasciare ai tessuti, abbiamo come conseguenza che più iperventiliamo, minore sarà l’ossigenazione finale dei nostri tessuti. Più stiamo a bocca aperta, meno ossigeno abbiamo a disposizione per gli utenti finali, i nostri organi.


La carenza di anidride carbonica è una grave calamità per il nostro organismo, che tenta di correre ai ripari innescando meccanismi di difesa contro la perdita del prezioso gas. La prima strategia per bloccare la perdita di anidride carbonica è la vasocostrizione, ossia il restringimento del lume dei vasi sanguigni, ciò che può indurre broncospasmo, asma, ipertensione. Ma la mancanza di anidride carbonica ha un’impressionante ricaduta anche sul sistema endocrino, immunitario, nervoso e metabolico, determinando gravi scompensi in questi ambiti e molteplici sintomi e disturbi, dalla stanchezza cronica alle allergie, dalla depressione ai disturbi del colon, da difficoltà di concentrazione a dolori diffusi ecc…


È possibile iperventilare anche se si respira attraverso il naso; ma è impossibile non iperventilare se si respira a bocca aperta.


La biomeccanica nella genesi dell’asma è talmente importante che un medico ucraino, Konstantin Pavlovich Buteyko, ha ideato un particolare addestramento respiratorio per controllare l’iperventilazione e alleviare molti tipi di patologie dovute all’abbassamento dei livelli di anidride carbonica nel sangue, e tra questi anche l’asma e le allergie. Dall’efficacia di questa tecnica possiamo capire quanto la biomeccanica e l’immunologia siano legate e interdipendenti.


Quanto maggiore è la frequenza respiratoria, tanto peggiore sarà lo stato di salute dell’individuo. All’aumentare della frequenza respiratoria a riposo si riducono le capacità di recupero e di fronteggiare eventuali difficoltà di salute. In poche parole, l’individuo che respira troppo ha un sistema di difesa dalle malattie meno efficiente.


Stando ai testi di fisiologia, una frequenza respiratoria normale nell’adulto è di soli 12 atti respiratori al minuto. I vecchi manuali riportano frequenze ancora inferiori, ma la maggior parte degli individui adulti nella società occidentale moderna respira fino a 15-20 volte o anche più al minuto (i bambini, invece, hanno frequenze fisiologiche di respiro molto più elevate quanto più sono piccoli).


Come si arriva a respirare “troppo”? Esistono dei comportamenti, delle abitudini proprie del modo di vivere occidentale moderno che promuovono l’iperventilazione? Buteyko e i suoi colleghi russi hanno indagato per più di 40 anni, e ci sorprendono con l’affermazione secondo cui la principale causa di iperventilazione è dovuta alla mancanza di esercizio fisico da praticare respirando attraverso il naso. L’allenamento fisico e lo sport, effettuati respirando con il naso, aumentano, fra l’altro, anche la resistenza fisica e la resa atletica. Infatti, sebbene all’inizio si faccia più fatica, il corpo si allena a disporre al meglio delle riserve di ossigeno grazie alla salvaguardia delle riserve di anidride carbonica.


Le cause che gli scienziati russi ascrivono all’iperventilazione sono sovrapponibili a quelle della respirazione orale:

  • Mancanza di contatto della pelle con la terra, con aumento di differenza di potenziale elettrico fra la superficie terrestre e il corpo
  • Mancanza di sufficiente attività fisica
  • Respirazione orale
  • Scarsa qualità del sonno
  • Stress emotivo
  • Alimentazione eccessiva e/o inadeguata quanto a nutrienti
  • Eccessivo aumento delle temperature nelle case e nei locali di lavoro
  • Inquinamento chimico-fisico

Il contenuto di CO2 (anidride carbonica) nel sangue ha un parallelo nel pH dei tessuti. Quando il pH di un tessuto si abbassa (diventa acido), si abbassa anche il contenuto di anidride carbonica nel sangue che lo pervade; al contempo, l’ossigeno in quella zona verrà rilasciato in minore quantità. Abbiamo già accennato al fatto che un pH acido sia tipico dei tessuti infiammati e, di fatto, i tessuti in costante carenza di ossigeno sono anche infiammati. È da questo tipo di tessuti che hanno origine le malattie croniche degenerative di organi e apparati.


Una madre in stato di iperventilazione cronica, con conseguente condizione infiammatoria di un qualche distretto o apparato corporeo, trasmetterà al feto anche questa sua “esperienza”, che si trasformerà poi in una “coazione a ripeterla” sotto forma di ritmo respiratorio, ritmo cardiaco, pressione di CO2, pressione di ossigeno, equilibrio acido-base.


Ancora una volta ci rendiamo conto che, delle sostanze materiali da cui estraiamo il Qi, come lo chiamano i Cinesi, cioè l’energia che impieghiamo per attivare il nostro essere materiale, ci conviene incamerare lo stretto necessario. Non solo dovremmo essere parchi con il cibo, ma anche con l’aria che respiriamo.

Eczema (dermatite atopica)

Malattia dermatologica che nel lattante si presenta con prurito e rossore localizzati prima al viso (fronte e guance), poi al tronco, alle pieghe flessorie di avambracci e gambe e, più di rado, all’area del pannolino; nel bambino più grande le chiazze tendono a diventare più secche, interessano le pieghe del collo, i gomiti e le ginocchia.


L’aumento della frequenza dell’eczema va di pari passo con le altre malattie allergosimili (asma, rinite, congiuntivite allergica ecc…).

Infezioni respiratorie ricorrenti (RRI)

Si definisce affetto da RRI un bambino che presenti più di un episodio di infezione acuta delle vie respiratorie durante il periodo che va da novembre ad aprile. L’OMS ha dichiarato nel 1999 e nel 2000 che le infezioni acute delle vie respiratorie costituiscono una “pandemia dimenticata”, rappresentando la principale causa di morbilità e una delle più importanti cause di mortalità pediatrica nel mondo, con incidenza, costi economici e sociali elevati.


All’inizio, le recidive delle infezioni respiratorie sono legate alla presenza di uno o più fattori ambientali sfavorevoli. In seguito, l’azione immunosoppressiva di alcuni vettori di infezione e lo sviluppo di parziali modificazioni della risposta immunitaria faciliterebbero le ulteriori recidive.

Il giusto respiro
Il giusto respiro
Andrea Di Chiara
Proteggere i bambini da adenoidi ingrossate, allergie, infezioni respiratorie ricorrenti e altre patologie.Come alleviare i problemi di adenoidi ingrossate, allergie e infezioni respiratorie nei bambini e favorire una crescita naturale ed equilibrata. Siamo sicuri che problemi come allergie, adenoidi ingrossate, denti storti, raffreddori frequenti, asma, siano caratteristici di tutti i bambini? Studi epidemiologici dimostrano che questi problemi sono in netto aumento nei paesi occidentali e che lo stato di salute pediatrico è cambiato nel corso del tempo, passando dalle malattie acute infettive a quelle croniche, caratterizzate da risposte alterate del sistema immunitario; denominatore comune di tale fenomeno pare essere l’alterazione degli automatismi di respirazione e deglutizione nei bambini piccoli, indotta da uno stile di vita poco indicato e da ritmi artificiali. Respirare è una funzione vitale e la sua sede propria è il naso, ma ecco che, quando il respiro si fa corto, in modo naturale la bocca si apre e risponde alla situazione di emergenza. Respirare con la bocca è indice di un profondo disagio del bambino, il quale coinvolge le sfere psichica, neurologica, endocrina, digestiva e immunitaria. Il libro Il giusto respiro dell’odontoiatra Andrea Di Chiara vuole fare il punto della situazione, dando alcuni suggerimenti pratici alle famiglie per il trattamento domiciliare del bambino adenoideo allergico e, più in generale, per una crescita naturale ed equilibrata. Conosci l’autore Andrea Di Chiara è un odontoiatra, agopuntore, perfezionato in occlusione e postura in chiave chinesiologica ed esperto in strategie per la rieducazione respiratoria dei bambini adenoidei/allergici/respiratori orali.È promotore e Presidente dell’Associazione Italiana per la Prevenzione della Respirazione Orale (AIPRO), sul cui sito, www.aipro.info, sono disponibili informazioni rivolte agli insegnanti, ai consumatori, ai genitori, agli enti locali, ai medici. Si occupa da sempre della relazione tra la forma e la funzione negli organismi viventi.