CAPITOLO VI

I detersivi

Per millenni, l'uomo ha usato per pulire pochi e semplici ingredienti di origine naturale. Le condizioni igieniche erano nella maggior parte dei casi molto critiche, su questo non vi è dubbio, ma non è detto che aver abbandonato la maggior parte di quelle abitudini a favore dei detergenti da ipermercato sia stata una conquista.


Il primo detersivo sintetico fu inventato nel 1834, quasi duecento anni fa. Da allora, l'industria ha cercato di creare sempre nuovi complessi chimici ad altissimo potere lavante. In genere, queste sostanze molto aggressive vengono diluite in grandi quantità d'acqua, ed ecco che nascono così gli sgrassatori, i detersivi per il bucato e per il pavimento, per il forno e per il piano cottura, studiati in modo da essere consumati dopo pochissime applicazioni.


Siamo stati portati a considerare i detersivi come prodotti che si debbano ricomprare continuamente. Li abbiamo scelti fidandoci della marca, della pubblicità oppure in base al prezzo.


L'uso di prodotti specifici per ciascun elettrodomestico o stanza della casa è diventato irrinunciabile.

Tanti detersivi, poca informazione

Se per i prodotti cosmetici e alimentari può venire talvolta la curiosità di verificare il processo di produzione e gli ingredienti utilizzati, e si possono cercare delle informazioni immediate attraverso la lettura delle etichette, per quanto riguarda i detersivi è più difficile sentire questa necessità e d'altra parte l'azienda produttrice non ha alcun obbligo di rendere pubblica (almeno sui flaconi) l'esatta composizione di un detergente. È sufficiente scrivere solo alcune informazioni1 e rendere disponibile sul sito dell'azienda produttrice la lista integrale degli ingredienti. Purtroppo, però, la percentuale dei tensioattivi usati non rende il consumatore medio in grado di capire l'aggressività del prodotto che ha davanti, senza contare che nella maggioranza dei casi è impossibile trovare la lista degli ingredienti sui siti Internet delle case produttrici.


Come orientarsi, dunque? I criteri per la scelta, il più delle volte, sono la pubblicità, il prezzo e la profumazione. Il quarto criterio, ovviamente, è l'efficacia, ma spesso è difficile fare delle valutazioni, perché, non conoscendo la composizione chimica dei prodotti e non sapendo come utilizzarli, ci capita di usare in combinazione tra loro detersivi che si annullano a vicenda. O, più semplicemente, detersivi non adatti per un dato impiego.

I detersivi ordinari

Sul mercato vengono immessi senza sosta prodotti sempre più specifici e sempre più efficaci, in grado di sciogliere il grasso che si deposita sul piano cottura o nel forno, il calcare che si attacca alla rubinetteria, lo sporco che infesta i pavimenti.


In realtà, come si diceva, questi prodotti hanno quasi sempre la medesima composizione, e sono quasi sempre costituiti da una piccola quantità di prodotto veramente aggressivo e da una grande quantità d'acqua che lo diluisce. Per questa ragione, una bottiglia di un comune sgrassatore dura, in una famiglia media, giusto qualche giorno, provocando notevoli danni alle persone che respirano i residui volatili del prodotto, alle superfici sulle quali il prodotto va ad agire, e all'ambiente. La nostra pelle, infatti, assorbe tutte le sostanze con cui viene in contatto, ed è quindi raccomandabile scegliere i detersivi giusti e adoperarli nelle dosi e nei modi migliori.


Com'è fatto un detersivo?


Un detersivo comune contiene in media una trentina di componenti diversi. Si tratta per la maggior parte di additivi, presenti soprattutto nei prodotti liquidi.

Tensioattivi

Sono sostanze attive lavanti, cioè gli ingredienti che, nei detersivi come nei cosmetici, si occupano quasi sempre di rimuovere lo sporco. I tensioattivi si distinguono per la loro funzione principale e per la loro aggressività, ovvero per la percentuale di SAL (Sostanza Attiva Lavante, appunto) presente in essi. Come si è accennato in precedenza, in commercio esistono prodotti composti essenzialmente da tensioattivi dannosi e di derivazione petrolchimica (SLS, SLES) e prodotti composti da tensioattivi delicati e totalmente vegetali (Cocamidopropyl betaina, Esterquat, Decyl oleate, Lauryl Glucoside).


In generale, i tensioattivi sono costituiti da una parte idrofila (che si lega all'acqua) e da una parte idrofoba (che si lega al grasso e allo sporco, e ha il compito di scioglierlo). In più, i tensioattivi aumentano il potere naturalmente detergente dell'acqua calda.


I tensioattivi si dividono di solito in quattro categorie, in funzione della carica ionica della molecola:

  • anionici: hanno carica elettrica negativa, un alto potere detergente e un basso potere battericida; sono presenti in percentuali piuttosto alte;

  • non ionici: non hanno carica elettrica, hanno la capacità di lavare a basse temperature e sono poco schiumosi;

  • cationici: hanno carica elettrica positiva, un'azione umettante e ammorbidente (in cosmesi sono utilizzati, per esempio, come condizionanti per capelli), battericida e batteriostatica;

  • anfoteri: hanno carica elettrica sia positiva che negativa, attenuano l'aggressività dei tensioattivi anionici e fanno molta schiuma.

In genere, i tensioattivi sono composti da sostanze aggressive, tossiche e in alcuni casi cancerogene (esteri carbossilici, solforici e alchil solforici, fosforici, carbonio), perlopiù di origine petrolchimica. Attualmente i più presenti sul mercato sono SLES e SLS, conosciuti anche in cosmesi.

Complessanti e Sequestranti

La loro funzione principale è quella di addolcire l'acqua (sono i cosiddetti anticalcare), aumentare il potere lavante dei tensioattivi e rimuovere lo sporco più efficacemente. Nel caso dei detersivi per il bucato, per esempio, fanno sì che lo sporco venga espulso dal cestello della lavatrice, senza che si ridepositi sui panni.


I più famosi (e dannosi) sono:

  • zeoliti: pur essendo minerali presenti in natura, vengono in genere modificati chimicamente in laboratorio per migliorarne le prestazioni. Purtroppo, dopo ogni lavaggio in lavatrice rilasciano una polverina bianca che, oltre a ostruire gli scarichi di casa nostra e quelli della rete fognaria, si deposita sul fondo di fiumi e laghi, mettendone in pericolo la flora e la fauna. Secondo molti studi, la zeolite è in grado di alterare il pH dei terreni, e dunque di mettere a repentaglio la vita acquatica. I depositi annuali di queste sabbie si aggirano intorno alle 12.000 tonnellate;

  • NTA e PDTA: sono acidi insolubili in acqua che si depositano sui fondali impedendo la crescita di qualunque forma di vita;

  • EDTA: a contatto con l'acqua, permette ai metalli pesanti accumulati nei depuratori e nei sistemi di scarico di sciogliersi e intossicare pesci e alghe degli ecosistemi marini2;

  • policarbossilati e poliacrilati: sono scarsamente biodegradabili, e in genere si accumulano nei fanghi degli impianti di depurazione;

  • tiourea: viene spesso usata nei detergenti per metalli, perché è in grado di asportare efficacemente lo strato di solfuro; oltre a pulire, però, asporta anche un sottile strato di metallo, che viene rilasciato nell'ambiente; si sospetta, tra l'altro, che la tiourea sia cancerogena.

Enzimi

Gli enzimi, presenti nella quasi totalità dei detersivi, sono proteine in grado di disgregare, frazionare e sciogliere lo sporco. Possono essere di origine animale o vegetale, e in ogni caso hanno il compito di favorire le reazioni biochimiche, aumentando la loro velocità e abbassando la temperatura a cui esse avvengono. Potenziano l'azione dell'acqua calda e dei tensioattivi, e la loro azione viene annullata ad alte temperature (sopra i 60 gradi). Il loro utilizzo in piccole quantità permette, quindi, di abbassare la temperatura di lavaggio (riducendo quindi il consumo di energia elettrica) e diminuire la quantità dei tensioattivi nei detergenti. Si trovano soprattutto nei detersivi in polvere per il bucato. Purtroppo, benché siano utili, gli enzimi sono prodotti industrialmente da ceppi batterici OGM (organismi geneticamente modificati), per quanto le proteine ottenute con questi metodi (cioè gli enzimi veri e propri) non siano esse stesse OGM. Per questo motivo, è in corso un dibattito sull'opportunità di utilizzarli o meno. Se da un lato, infatti, il loro processo di produzione non è naturale, dall'altro se non venissero utilizzati sarebbe necessario ricorrere, per rendere efficaci i detersivi, ad additivi certamente più inquinanti. Molte aziende di detersivi ecobiologici certificati hanno scelto, dunque, di utilizzarli, anche se in minima quantità.

Perossidi e sbiancanti

Il loro ruolo è presto detto: decolorano le macchie, danneggiando la struttura delle sostanze colorate, che diventano in tal modo idrosolubili. Questi ingredienti sono di solito a base di cloro, e il loro utilizzo innesca una reazione secondaria che porta alla formazione di molecole tossiche e altamente inquinanti. Inoltre, la presenza di perborato, del tutto inefficace a basse temperature (al di sotto dei 30 gradi) pare possa avere delle conseguenze molto gravi sui feti, ed è dunque da evitare soprattutto durante la gravidanza.

Sbiancanti ottici o azzurrati

Si tratta di sostanze che danno solo un effetto ottico. Non puliscono e non rimuovono le macchie, ma depositandosi sui vestiti danno l'impressione che i capi siano bianchissimi, che più bianchi non si può!

Profumi

Si tratta di sostanze sintetiche che vengono aggiunte ai prodotti in quantità massicce per attribuire un odore piacevole e mascherare quello spesso fastidioso del prodotto in sé. Spesso sono proprio le profumazioni a indurci all'acquisto di un certo detersivo anziché di un altro. Chi inizia a usare prodotti naturali, si accorge molto presto di quanto queste fragranze siano fastidiose, irritanti e tutto sommato inutili.

Emollienti

Hanno il fine di rendere le sostanze detergenti più delicate sulla pelle, senza seccarla o screpolarla, e per questo vengono utilizzati soprattutto nei detersivi che vengono a diretto contatto con le mani. In realtà, questi ingredienti alla lunga hanno effetti seriamente irritanti sulla pelle.

Denaturanti

Sono elementi aggiunti al semplice scopo di evitare l'ingestione dei prodotti, e per questo motivo sono in genere prodotti di sintesi dal gusto particolarmente amaro.

Riempitivi, addensanti, coloranti e perlanti

Nei detersivi convenzionali sono presenti numerosi componenti ad un solo scopo: migliorare l'aspetto del prodotto senza, per questo, migliorarne le prestazioni. Se i coloranti e i perlanti, infatti, danno semplicemente un colore e dei riflessi più piacevoli ai detergenti liquidi, gli addensanti gli conferiscono una consistenza più viscosa e densa. I riempitivi, invece, permettono ai detersivi in polvere di assumere una struttura granulare omogenea, aumentano il volume del prodotto, evitano la formazione di grumi e fanno sì che le polveri non si induriscano con il tempo a causa dell'umidità o di altri fattori esterni. Il risultato, dunque, è puramente estetico.

Conservanti

Lo scopo dei conservanti è chiaro: data l'alta percentuale di acqua presente nella maggior parte dei detersivi, è necessario utilizzare qualcosa che impedisca la proliferazione batterica e non faccia andare a male il prodotto. I conservanti utilizzati possono essere di vario genere; nella maggior parte dei casi, purtroppo, vengono utilizzati cessori di formaldeide analoghi a quelli descritti nel terzo capitolo. Sull'etichetta dei detersivi è obbligatorio dichiarare il tipo di conservante utilizzato.

I danni dei detersivi ordinari

Non è difficile parsudersi che i detersivi causino conseguenze nefaste per la salute delle persone (soprattutto dei bambini) e per quella del pianeta. Si sente parlare da sempre di disastri ambientali, inquinamento delle falde acquifere e dell'aria, eppure l'idea comunemente condivisa è che l'importante sia igienizzare e sterilizzare e che tutto sommato non esistano alternative. Ma le alternative, per nostra fortuna, esistono eccome! Prima di parlarne, vediamo brevemente quali sono i danni derivati dall'uso dei questi detersivi.

Per quanto riguarda i danni causati alle persone, si può dire che:

  • i tensioattivi, attraverso il semplice contatto con la pelle, possono provocare o rafforzare allergie e attaccare la parte grassa e protettiva dell'epidermide, corrodendola e producendo dermatiti. Se ingeriti possono provocare vomito, nausea, diarrea, dolori allo stomaco e all'addome. I più tossici sono, in genere, i tensioattivi anionici, soprattutto quelli utilizzati nei detersivi per la lavastoviglie, per via della forte alcalinità. Possono provocare gravi lesioni emorragiche, e nei casi più gravi addirittura il collasso, paralisi muscolare o alterazioni epatiche e renali3;

  • gli enzimi di natura proteica, impiegati per la capacità di attaccare lo sporco, possono penetrare nella pelle (per assorbimento), nei polmoni (per inalazione) e aggredire le mucose, e in generale possono creare allergie e impedire la guarigione della pelle già screpolata4;

  • gli sbiancanti ottici provocano l'insorgenza di eczemi e dermatosi, e l'esposizione alla luce dopo il contatto con queste sostanze può provocare irritazioni di natura più o meno grave;

  • il perborato, come accennato, ha un effetto teratogeno conclamato, cioè può provocare gravi danni al feto;

  • molecole di origine petrolchimica, cessori di formaldeide e derivati del cloruro possono avere effetti gravissimi, analoghi a quelli già descritti nel primo capitolo.

Anche i danni sugli animali e sull'ambiente sono notevoli. Per fare solo due esempi, gli sbiancanti ottici e alcune fragranze tendono ad accumularsi negli organi animali e nelle radici delle piante, e hanno bisogno di centinaia di anni per essere smaltite. In Italia ogni anno un milione e mezzo di tonnellate di sostanze di sintesi, in parte derivate dal petrolio, sono utilizzate per la pulizia, e in media una famiglia consuma circa 25 chili di prodotti detergenti, che in gran parte finiscono nelle acque di scarico.

I detersivi naturali

Se fino a pochi anni fa nei negozi di articoli casalinghi e nei supermercati i detersivi ordinari erano i soli ad essere commercializzati, oggi sono sempre più presenti detergenti eco-bio, ecocompatibili e certificati.


Al contrario di quanto avviene per la cosmesi, che sta conoscendo un incredibile sviluppo, con decine e decine di aziende certificate che nascono ogni anno, per quanto riguarda la pulizia della casa ci sono ancora, purtroppo, solo poche realtà produttrici affidabili, e spesso si tratta di grandi aziende di prodotti alimentari da agricoltura biologica che si sono aperte anche a questo settore. E se nella cosmesi le formulazioni sono spesso molto simili tra loro, quando si parla di detersivi è un po' più difficile offrire un quadro preciso degli ingredienti usati.


Alcune aziende, per esempio, hanno scelto di sostituire gli ingredienti nocivi presenti nei prodotti ordinari con sostanze naturali parimenti efficaci, mentre altre hanno preferito formule più semplici e talvolta meno efficaci. Ci sono, poi, tantissime eco-furbate! Molte aziende, infatti, mettono in vendita detersivi convenzionali spacciandoli per naturali attraverso semplici trucchi di marketing.

I “falsi” detersivi naturali

In commercio ci sono sempre più detersivi che presentano la dicitura “tensioattivi di origine vegetale”. In realtà, ciò può significare che la sostanza originaria, di origine vegetale, è stata in seguito combinata con molecole di origine petrolchimica. Il detersivo così prodotto sarà, dunque, meno inquinante, ma comunque pericoloso per le persone e per l'ambiente.


Questo processo combinante si chiama “etossilazione”: alla molecola vegetale ne viene attaccata un'altra di origine petrolchimica, in una percentuale che può arrivare addirittura al 70%! Sul flacone, è possibile che questi tensioattivi vengano definiti “etossilati” o “etere”. Nella lista integrale degli ingredienti, invece, si possono riconoscere dal suffisso “th”, come in Sodium (Coceth, Laureth, Pareth, Mireth) Sulfate, o dal numero dispari di atomi di carbonio, come in Sodium C11-15 Pareth-7 Carboxilate.


Un tensioattivo non etossilato, e dunque privo di una parte petrolchimica, presenterà il suffisso “yl”, come in Sodium Cocoyl Sulfate o “ate”, come in Glyceril Oleate, oppure presenterà un numero pari di atomi di carbonio, come in Sodium C12-C16 Sulfate.

I detersivi EcoLabel

Molti detersivi comunemente definiti “ecologici” sono, in realtà, a marchio Ecolabel. Si tratta di una certificazione che, secondo il regolamento CE n. 66/2010, attesta il ridotto impatto ambientale dei prodotti o dei servizi offerti dalle aziende che ne hanno ottenuto l'utilizzo. I prodotti EcoLabel, quindi, sono maggiormente compatibili con l'ambiente rispetto a quelli comuni, ma la sola certificazione EcoLabel non attesta la provenienza biologica degli ingredienti né l'assenza nel composto di sostanze petrolchimiche o comunque dannose, seppur in minima parte, per l'ambiente e per le persone.

I detersivi ecologici da banco

Negli ultimi anni sono nate numerose linee di detersivi naturali da banco, eppure dietro queste linee c'è qualcosa di poco chiaro. Nella maggioranza dei casi le aziende produttrici sono le stesse dei più famosi detersivi in commercio, che stanno sfruttando il grande interesse che i consumatori stanno maturando nei confronti di uno stile di vita più naturale, etico e rispettoso dell'ambiente. Questi detersivi, però, spesso sono soltanto meno pericolosi, ma è davvero difficile capire quali siano gli ingredienti usati, perché manca, in questo, un po' di trasparenza. Senza contare che questi detersivi vengono spesso prodotti nelle stesse fabbriche che producono i detersivi comuni, e questo li espone evidentemente a seri rischi di contaminazione (proprio come accade con i cibi). Tirate le somme, questi detersivi rappresentano sì un'alternativa, soprattutto per chi non ha la possibilità di reperire con facilità qualunque altro tipo di prodotto biologico, ma non sono paragonabili ai prodotti detergenti realizzati dalle aziende che seriamente hanno a cuore il rispetto dell'ambiente e degli esseri umani, oltre che il fatturato.

I detersivi alla spina

Negli ultimi anni sono sorti numerosi negozi specializzati nella vendita di detersivi alla spina. Nella maggior parte dei casi, il risparmio e il risvolto ecologico derivano solo dal riciclo continuo di uno stesso flacone, che il consumatore va a riempire periodicamente in negozio. Per il resto, si tratta quasi sempre di detersivi ordinari del tutto simili a quelli in vendita nei supermercati. Esistono però alcune aziende che mettono in commercio detersivi alla spina effettivamente ecologici. Per sicurezza, occorre sempre richiedere al negoziante la lista integrale degli ingredienti e l'eventuale certificazione del prodotto.

I detersivi ecobiologici

Ci sono, infine, alcune aziende che producono detersivi realmente ecologici e certificati, composti unicamente da materie prime vegetali e biologiche, e spesso aderenti ai circuiti dell'equosolidale oppure del Km0. Questi detersivi costano in media un po' di più rispetto agli EcoLabel o ai detersivi biologici da banco, ma in genere sono più concentrati (quindi durano di più) e le garanzie offerte sono di gran lunga superiori. Si trovano quasi esclusivamente nei negozi di alimenti e prodotti biologici o equosolidali.

Le certificazioni

Nella cosmesi, come abbiamo visto, molti produttori scelgono di non certificare i prodotti per via dei costi troppo alti, ma questo non inficia la qualità dei loro cosmetici; nel settore della pulizia della casa, al contrario, le certificazioni possono rivelarsi davvero importanti. Di fronte a materie prime di dubbia provenienza e a una serie di espedienti messi a punto dalle aziende al solo scopo di risparmiare e rendere i prodotti più accattivanti, l'idea che un organismo abbia certificato la sicurezza di un prodotto può essere davvero un buon criterio di scelta per il consumatore, specie se non si conoscono a sufficienza gli ingredienti e i metodi di produzione. Le certificazioni, peraltro, garantiscono spesso anche l'efficacia del prodotto, oltre che la qualità degli ingredienti e l'etica dell'azienda produttrice. Le certificazioni per i detersivi sono, in genere, le stesse valide anche per i cosmetici.

Reperibilità, costo e dosi dei detersivi naturali

I detersivi naturali costano, in media, il doppio dei detersivi comuni. Di fronte a un prezzo di listino così alto, molti consumatori si tirano indietro e preferiscono continuare a utilizzare i soliti detersivi. Eppure, l'uso di detersivi ecobiologici rappresenta, alla lunga, un enorme risparmio! Prendiamo il caso, per esempio, di una confezione di detersivo biologico in polvere per lavatrice: il prezzo di vendita al pubblico sarà di 10 euro. Dieci euro per 34 lavaggi? Una follia! In realtà, se usata convenientemente, quella confezione di detersivo potrà essere utilizzata per circa 90-100 lavaggi. La ragione è che, non avendo riempitivi e additivi di sorta, i detergenti naturali sono molto concentrati, e per lavare 4-5 kg di vestiti ne basterà una minima quantità, al contrario di quanto avviene con i detersivi normali. Siamo abituati infatti a usare una dose eccessiva di detersivo, e questo ci porta a comprare nuovi flaconi tutti i mesi, facendo così l'interesse delle grandi società produttrici. Imparando a usare i prodotti naturali nelle dosi giuste una famiglia media potrà risparmiare in un anno circa il 50% sui prodotti per la detergenza della casa!

L'autoproduzione di detersivi

Anche i detersivi, così come i cosmetici, si possono tranquillamente produrre in casa. Esistono, anche in questo caso, diversi metodi: mentre alcuni appassionati scelgono di utilizzare esclusivamente il sapone di Marsiglia e pochi altri ingredienti molto semplici (acido citrico, percarbonato, aceto, bicarbonato di sodio, argilla bianca), altri decidono di produrre dei detergenti del tutto simili a quelli messi in commercio dalle aziende eco-bio più affidabili. Nei capitoli successivi vedremo come utilizzare alcune sostanze naturali al posto dei prodotti consueti, e in fondo al libro sarà possibile trovare delle semplici ricette per autoprodurre alcuni detersivi.

Igiene e cosmesi naturali
Igiene e cosmesi naturali
Maura Gancitano
Idee e ricette per il bambino, la famiglia e la casa.Come scegliere i prodotti di cura per il proprio bambino, pulirlo e idratarlo con dolcezza e nel pieno rispetto della natura. Da alcuni anni l’attenzione nei confronti dell’igiene naturale non solo è in crescita, ma sempre più aziende di detergenti e cosmetici si professano “naturali” ed “ecologiche”, sebbene spesso i loro prodotti non si discostino in nulla da quelli ordinari. Igiene e cosmesi naturali di Maura Gancitano vuole offrire le informazioni necessarie per comprendere davvero come vengano prodotti i cosmetici e perché vengano scelte componenti dannose, per orientarsi nella scelta dei prodotti migliori (evitando trappole e trucchi di marketing), per prendersi cura del proprio corpo e di quello dei bimbi senza ansie e paure e iniziare a produrre da sé tutto ciò che serve all’igiene della casa e della persona. Il libro propone moltissimi suggerimenti utili, insegnando a leggere l’elenco degli ingredienti di un cosmetico, a pulire, idratare e curare il bimbo con dolcezza e a igienizzare l’ambiente in maniera veloce, economica e nel pieno rispetto della natura. Contiene anche numerose ricette per produrre cosmetici e detersivi eco-biologici in casa con pochi e semplici ingredienti. Conosci l’autore Maura Gancitano, mamma, scrittrice, ufficio stampa ed editor, è una grande appassionata di cosmesi e salute naturale.Ha pubblicato racconti su antologie e scritto sceneggiature per lungometraggi e booktrailers.