L'orientamento ai coetanei induce gli studenti ad apprendere solo tramite l'attaccamento,
(e dalle figure di riferimento sbagliate)
Come già detto, da un punto di vista evolutivo esistono solo quattro modalità basilari di apprendimento. Abbiamo spiegato come l’orientamento ai coetanei ne comprometta tre: l’apprendimento emergente, quello integrativo e quello adattativo. I bambini che sono studenti emergenti riescono ad apprendere con insegnanti che consentano ai loro interessi di avere la priorità. Gli studenti integrativi possono essere messi faccia a faccia con gli elementi conflittuali che devono essere tenuti in considerazione quando si risolve un problema. Ai bambini adattativi si può insegnare attraverso tentativi, prove e correzioni. Tutti questi possono imparare anche da persone con le quali non hanno una relazione di attaccamento. Ma se questi processi cruciali dell’apprendimento vengono soppressi, l’apprendimento dipenderà unicamente dalle dinamiche di attaccamento. Gli studenti resi impotenti dalla mancanza di una propria personalità emergente, integrativa o adattativa possono apprendere solo se l’attaccamento è in qualche modo coinvolto. Il loro desiderio di apprendere può non provenire dall’interno, ma sarà lo stesso forte se sono motivati da un bisogno urgente di restare intimamente uniti all’adulto che insegna – che sia il maestro in classe o il genitore che fa scuola familiare, o un amico di famiglia che agisce da figura di riferimento.
L’attaccamento è di gran lunga il più formidabile processo per quanto concerne l’apprendimento ed è senz’altro sufficiente all’impresa, anche senza l’aiuto della curiosità o della capacità di trarre beneficio dalle correzioni. Sono sempre esistiti studenti che mancavano della funzione adattativa, emergente e integrativa. Sebbene svantaggiati in termini della realizzazione piena del proprio potenziale, possono riuscire spesso bene. Gli studenti che apprendono sulla base dell’attaccamento sono molto motivati in modi in cui altri studenti potrebbero non esserlo. Ad esempio sono molto predisposti ad apprendere per imitazione, seguendo un modello, memorizzando e prendendo spunto da qualcuno. Desiderano essere all’altezza e saranno motivati al lavoro per l’approvazione, il riconoscimento e lo status che ne derivano. Il problema sorge non tanto quando l’apprendimento dei bambini è ristretto alla modalità di base attraverso l’attaccamento, bensì quando tale attaccamento è verso i coetanei anziché verso figure adulte di riferimento.
Ethan, ad esempio, era un bambino che apprendeva quasi esclusivamente sulla base dell’attaccamento; possedeva pochi interessi emergenti in ambiti che non gli erano familiari. La sua capacità adattativa era minima ancor prima di orientarsi ai coetanei. Pertanto a Ethan si poteva insegnare solo grazie all’attaccamento, e solo con maestri ai quali fosse legato. Aveva avuto un’esperienza terribile in seconda elementare, anno in cui non era riuscito a stabilire una relazione con l’insegnante. Non era stato il suo recente orientamento ai coetanei a trasformarlo in uno studente che imparava attraverso l’attaccamento, ma ciò che fece fu invece di distruggere completamente anche questa sua capacità. Un bambino abituato ad apprendere solo tramite l’attaccamento, e i cui istinti siano male indirizzati dall’orientamento ai coetanei, avrà una forte riduzione delle sue capacità di apprendimento, a prescindere da quanto promettenti siano le sue innate potenzialità.
Mia, d’altro canto, era stata una studentessa molto facile prima dell’orientamento ai coetanei, anche con insegnanti a cui non era legata. L’orientamento ai coetanei aveva estinto la sua curiosità, spento la sua mente integrativa, sabotato la sua abilità di apprendimento attraverso tentativi ed errori. Aveva ridotto per forza di cose il suo apprendimento alla tipologia basata sull’attaccamento. L’intelligenza di Mia ora era focalizzata su una cosa soltanto: il suo legame affettivo con gli amici.
Per alcuni bambini la decisione di “ottundersi” è pienamente consapevole. “In prima e seconda media ero sempre il primo della classe”, ricorda Ross, ventinove anni, ora istruttore di fitness: “Vincevo ogni premio. Poi, a tredici anni, gli altri bambini iniziarono a prendermi in giro. Tutto a un tratto non ero più intelligente e brillante, ero solo un secchione. E questo non era affatto fico. Volevo essere un atleta, essere benvoluto e alla moda. Allora ho scelto di adeguarmi, facendo in modo di non prendere più dei bei voti. Facevo apposta degli errori nei compiti di matematica, così non avrei preso il massimo. Col passare degli anni, questo mi aveva portato ad avere cattive abitudini di studio e, durante gli ultimi due anni di scuola superiore, il mio ‘piano’ era riuscito fin troppo bene. Anche al college, le mie cattive abitudini continuarono e non mi sono mai laureato. Ora, vorrei aver saputo autoregolarmi meglio da ragazzo, vorrei essere stato meno preoccupato di quello che pensavano gli amici”.