terza parte

Confinati nell’immaturità: come l’orientamento ai coetanei impedisce il sano sviluppo dell’individuo

capitolo xii

Una svolta sessuale

Jessica, di tredici anni, disse alla sua amica Stacey che i compagni a scuola le facevano pressione perché praticasse sesso orale a un compagno di classe durante una festa imminente: “Dicono che così potrò dimostrare che appartengo al gruppo”, le confidò. Jessica non sapeva bene cosa provava a proposito della faccenda. Dal punto di vista sessuale non aveva alcun interesse per il ragazzo, ma era solleticata dall’idea di essere al centro di tutta quell’attenzione. La domanda – l’avrebbe fatto oppure no? – era oggetto di un gran numero di congetture eccitate a scuola. Jessica era sovrappeso, e non era mai stata un membro “in vista” del gruppo. Stacey, a sua volta sconcertata dalla responsabilità di doverla consigliare su una faccenda tanto carica emotivamente, raccontò al padre il dilemma dell’amica. Il padre, dopo aver considerato la cosa, pensò che fosse meglio informare i genitori della ragazza che ne furono traumatizzati, non avendo idea né della precaria condizione sociale in cui si trovava la figlia, né della pressione a cui era sottoposta perché diventasse sessualmente attiva. Quando affrontarono Jessica con le loro preoccupazioni, il fatto era già avvenuto. Ella aveva ceduto – in questo caso, neppure alle richieste di un ragazzo a cui voleva piacere o con cui sperava di sviluppare una relazione, bensì alla pressione del gruppo dei compagni.


Come tutti sappiamo, di rado il sesso è solo sesso – nel caso di Jessica certo non lo era. A volte vi è il desiderio bruciante di sentirsi desiderati, oppure la voglia di fuggire dalla noia o dalla solitudine. Potrebbe anche essere un modo per delimitare il territorio o stabilire un possesso, o ancora servire per chiudersi in una relazione esclusiva con l’altro. Il sesso può essere un formidabile simbolo del proprio status, un segno di riconoscimento. Può riguardare il successo, l’appartenenza, il conformarsi, l’aggrapparsi e il non lasciar andare. Può avere a che fare col dominio e la sottomissione, o essere utilizzato per compiacere l’altro. Il sesso, in alcuni casi, riflette un’assenza di confini e un’incapacità di dire no. Naturalmente, può esprimere l’amore, la passione più vera e l’intimità più autentica. Quasi sempre, in una forma o in un’altra, il sesso riguarda l’attaccamento. Nella vita dei nostri adolescenti è nella maggior parte dei casi l’espressione di bisogni di attaccamento insoddisfatti.

L’età delle prime esperienze sessuali si abbassa sempre di più. Secondo uno studio del 1997, condotto dai Centers for Disease Control, più del doppio delle ragazze della prima superiore (6,5%), rispetto a quelle della quarta superiore, riferivano di aver avuto rapporti sessuali prima dei tredici anni. Tra i maschi americani in prima superiore, quasi il 15% ammise di aver praticato attività sessuale prima dei tredici anni, molto più del doppio dei ragazzi di quarta. Lo stesso vale per il Canada, dove uno studio pubblicato nel 2000 rivelò che più del 13% delle ragazze negli anni ’90 faceva sesso prima dei quindici anni, il doppio rispetto alle statistiche analoghe dei primi anni ’8044. Esiste un ‘sentito dire’, sia negli Stati Uniti sia in Canada, che un gran numero di adolescenti pratica il sesso orale come sostituto del rapporto sessuale, senza neppure rendersi conto di aver fatto sesso. “Esiste un inquietante cambiamento nell’atteggiamento verso il sesso orale, i rapporti anali, tutto tranne...”, dice Eleanor Maticka-Tyndale, professoressa di sociologia alla University of Windsor.


Un promettente giocatore di baseball di diciannove anni, selezionato dai Los Angeles Dodgers per la stagione 2003, fu ritenuto colpevole per aver incoraggiato una minorenne a palpeggiarlo, e condannato a quarantacinque giorni di prigione. In un’altra occasione, al giovane atleta era stato praticato sesso orale da due ragazzine di dodici e tredici anni. In appello, dove venne scagionato, egli argomentò che non aveva preso lui l’iniziativa, lo avevano fatto le ragazze. E perché? Le due presunte vittime dissero alla corte che era un’usanza nella loro comunità che le tredicenni offrissero sesso orale ai ragazzi. Una di loro affermò che aveva partecipato perché “tutte le altre lo facevano e (lei) non voleva essere lasciata fuori”45.

Alla preoccupante precocità dell’attività sessuale si affianca lo svilimento della sessualità. Esiste una grande differenza fra il contatto sessuale come espressione di un’intimità autentica, e contatto sessuale come dinamica primitiva di attaccamento. Il risultato dell’ultima è, inevitabilmente, l’insoddisfazione e una promiscuità che genera dipendenza, come dimostra l’esperienza del diciassettenne Nicholas.


“C’è qualcosa che non va”, esordì Nicholas, “tutto fila benissimo, faccio un sacco di sesso, ma credo di non aver mai fatto l’amore. I miei amici mi ammirano per le ragazze con cui riesco ad andare a letto, però non sono molto bravo con quella che si chiama intimità. La mattina non so mai cosa dire a una ragazza, e ho solo voglia di chiamare qualche amico per vantarmi”. Si potrebbe pensare che il dilemma di Nicholas sia la vecchia sindrome del Don Giovanni, di cui molti uomini hanno sofferto, ma si tratta di qualcosa con cui molti giovani uomini oggi hanno a che fare se la loro storia e la loro iniziazione sessuale hanno avuto luogo nel contesto della cultura dei pari.


Sia Nicholas, sia Jessica erano intensamente orientati ai coetanei. Come diceva Nicholas: “Non mi sento legato la mia famiglia. In realtà, i miei amici sono la mia vera famiglia. Non voglio neanche più stare con i miei”. Conoscevo piuttosto bene Nicholas e i suoi: aveva tre sorelle, e genitori che non avrebbero potuto amarlo di più. Eppure, non si nutriva più alla loro tavola; si rivolgeva ai coetanei per soddisfare la sua fame di attaccamento. Per due anni, durante la sua adolescenza, il padre, che era un professionista, era stato completamente assorbito dal proprio lavoro e dalla carriera, mentre la madre viveva una depressione da stress. Un lasso di tempo così relativamente breve, in un periodo cruciale nella vita di Nicholas, era stato sufficiente a creare un vuoto di attaccamento, riempito poi dal gruppo dei coetanei. Ecco quanto sono vulnerabili i ragazzi di oggi, in una cultura che non offre più attaccamenti sostitutivi con adulti se, per qualunque motivo, i legami familiari si indeboliscono, seppure temporaneamente.


Anche Jessica era emotivamente distaccata dai genitori. Riuscii a stento a farla parlare di loro e, quando lo fece, fu solo a proposito della loro interferenza nella sua vita – una vita che ruotava attorno ai coetanei. L’orientamento ai coetanei era manifesto nella sua insaziabile fame di accettazione, nell’ossessione per la messaggistica in tempo reale via internet, e nel suo completo disprezzo per i valori degli adulti, come lo studio a scuola e l’apprendimento. Per lei niente era più importante che essere apprezzata, voluta e cercata dai suoi amici.


Per Nicholas il sesso riguardava la conquista e i trofei, l’essere al primo posto, e l’accrescimento del proprio status con gli amici. Per le sue partner femminili, apparentemente disponibili, il sesso può essere stato un’affermazione della propria bellezza e fascino, un timbro di approvazione come oggetti di desiderio, un’esperienza di intima vicinanza, o un segno di appartenenza ed esclusività. Per Jessica il sesso orale era un rituale di iniziazione sociale, un dazio da pagare per essere ammessa nel circolo sociale del quale desiderava far parte.


Per Heather, di quattordici anni, il sesso era un modo per far suoi i ragazzi, per attirare la loro attenzione e il loro affetto, per battere la concorrenza. Anche Heather era assai orientata ai coetanei, molto apprezzata e oltremodo fiera della propria abilità nel suscitare interesse. Era diventata sessualmente attiva a dodici anni, riuscendo a tenerlo nascosto ai genitori. Quando venne da me, mandata dai suoi perché intrattabile, era insolitamente navigata per la sua età. Si vantò di come, prima di andare alle superiori, fosse riuscita a “lavorarsi” tre diverse scuole elementari allo stesso tempo, andando a caccia dei “ragazzi più eccitanti” e facendoli suoi grazie alla sua precocità e alla sua bravura sessuale. La sua voce era piena di disprezzo per le ragazze che non riuscivano a ottenere gli stessi risultati, affermando che erano solo delle stupide e delle perdenti. Affermava che uno dei suoi partner del momento era il suo ragazzo, ma sembrava che non si sentisse affatto in colpa per le proprie infedeltà. “Non parliamo molto”, ammise, “e se lui non lo sa non lo disturba”, aggiungendo che ciò che in effetti la infastidiva era il fatto che lui fosse più basso di lei di circa due centimetri. “E poi, il sesso con gli altri ragazzi è solo fisico”. Identificava il suo ragazzo come la persona al mondo a cui si sentiva più vicina, ma questa vicinanza non sembrava includere un senso di intimità emotiva o psicologica.


Fino a che punto il sesso degli adolescenti possa essere separato dall’intimità ci viene illustrato nel seguente aneddoto, riferito dalla dottoressa Elaine Wynne, un medico che lavora in una clinica specializzata per i più giovani. “Una ragazza di quindici anni venne per un controllo di routine e il Pap-test”, mi disse la dottoressa Wynne. “Mentre eseguivo l’esame pelvico, ella accennò per caso che non sapeva se il suo ragazzo eiaculava durante il rapporto. Si scoprì che questo la preoccupava. ‘Hai provato a chiederglielo?’, le suggerii. ‘Sta scherzando?’, mi rispose, ‘è una domanda troppo personale!’”.


È inquietante assistere a ciò che il sesso fa ai ragazzi orientati ai coetanei e ciò che l’orientamento ai coetanei fa alla sessualità. Certo, non tutti gli adolescenti orientati ai coetanei saranno sessualmente attivi, né esprimeranno la propria sessualità allo stesso modo, ma la cultura nella quale sono immersi è impregnata di una sessualità distorta in modo grottesco: pseudosofisticata senza maturità, gioco fisico privo di intimità e senza alcuna capacità psichica di affrontarne le conseguenze.


I fattori fisici come la maturazione fisiologica e “gli ormoni impazziti” non bastano a spiegare la sessualità degli adolescenti. Per comprendere appieno il precoce comportamento sessuale dei giovani, dobbiamo dare un’altra volta uno sguardo a tre concetti già introdotti nei capitoli precedenti: attaccamento, vulnerabilità e maturazione. La chiave, come sempre, è l’attaccamento. Il fattore critico non è il risveglio sessuale dell’adolescenza, quanto il fatto che l’adolescente orientato ai coetanei è una creatura sessuale pronta a usare qualunque cosa a sua disposizione per soddisfare il suo bisogno di attaccamento. Quanto meno sono presenti la vulnerabilità e la maturità, tanto più è probabile che la spinta all’attaccamento trovi espressione nel sesso.

Il sesso come espressione della fame di attaccamento

Nell’ordine naturale delle cose, il sesso avviene fra due esseri maturi, non fra bambini e coloro che ne sono responsabili. Quando i bambini cercano vicinanza emotiva con gli adulti, l’interazione sessuale è altamente improbabile. Ma se gli stessi bambini dovessero orientarsi ai coetanei, il bisogno di contatto potrebbe essere soggetto a sessualizzazione. Il sesso diventa strumento di attaccamento fra pari. I bambini e i ragazzi che hanno sostituito i genitori con i coetanei sono i più soggetti ad essere sessualmente attivi o ossessionati dal sesso. Coloro che non hanno un senso di intimità con i genitori hanno più bisogno di cercarlo con i coetanei, ma lo faranno attraverso il sesso anziché attraverso i sentimenti o le parole. Questo era senz’altro il caso di Nicholas, Heather e Jessica, separati dai loro genitori amorevoli a causa dell’orientamento ai coetanei. Usavano il sesso con i coetanei per tentare di saziare la loro brama di legame e affetto.


Il sesso è uno strumento pronto all’uso per coloro che cercano di soddisfare bisogni primitivi di attaccamento. Nel capitolo 2 ho elencato sei modalità di attaccamento, la prima delle quali era attraverso i sensi. Se un ragazzino cerca la vicinanza soprattutto attraverso il contatto fisico, il sesso è molto efficace. Se l’attaccamento è ricercato attraverso la somiglianza, il suo comportamento si conformerà ai valori del gruppo dei pari, come nel caso di Jessica e delle due ragazzine che avevano praticato sesso orale al giocatore di baseball. Per una persona che propenda per la terza modalità di attaccamento – l’appartenenza esclusiva e la lealtà – un rapporto sessuale sarà molto allettante. Se invece un giovane si sente portato verso la quarta modalità – essere importante per qualcuno – allora l’affermazione del proprio status e del proprio potere di attrazione diventerà l’obiettivo principale, e il sesso un utile strumento per far punteggio. Certo, il contatto sessuale può anche rappresentare sentimenti d’affetto e genuina intimità, ma di rado ciò avviene per gli adolescenti immaturi e orientati ai coetanei – per quanto possano desiderare di credere il contrario. Mancano della vulnerabilità e della maturità necessarie a far sì che la sessualità raggiunga queste più alte forme di attaccamento, come spiegherò in breve.

Gli stili attualmente in voga nel vestire, nel truccarsi e nell’atteggiamento promuovono la sessualizzazione di ragazzine che non possono in alcun modo essere pronte per una matura attività sessuale. Secondo Joan Jacobs Brumberg – storica della Cornell University e autrice di The Body Project, uno studio sull’adolescenza femminile americana, – il proprio aspetto, con la componente sessuale molto carica, è diventato la misura principale del proprio valore. La Brumberg ha raccontato alla rivista Newsweek che cinquanta anni fa, quando le ragazze parlavano di migliorare se stesse avevano in mente traguardi accademici o qualche contributo alla società. Ora, afferma, prima di tutto c’è l’aspetto.

Nei diari delle adolescenti il corpo è la preoccupazione principale, seconda solo alle relazioni con i coetanei46.

Ovviamente, anche la frase “seconda solo a” manca il bersaglio, infatti l’ossessione per l’immagine del proprio corpo è un risultato diretto dell’orientamento ai coetanei e del suo sottoprodotto, la sessualizzazione dell’adolescenza.


Senza saperlo, quando sessualizzano i propri attaccamenti i teenager stanno giocando col fuoco. Il sesso non è uno strumento banale da utilizzare per i propri scopi personali. Gli adolescenti non ne usciranno con disinvoltura e indenni, senza che qualcosa di essenziale della loro umanità venga turbato. Il sesso è un formidabile agente legante, il cemento del contatto umano, evoca un senso di unione e fusione, crea una sola carne. A prescindere dalla fugacità o innocenza dell’interazione sessuale, il sesso lavora per trasformare i suoi partecipanti in una coppia. Che siano o non siano pronti, che lo vogliano o no, che ne siano consapevoli o meno, il sesso unisce e lega coloro che vi si cimentano. Gli studi hanno confermato ciò che la maggior parte di noi scopre per conto proprio, ossia che fare l’amore ha un naturale effetto unitivo dal punto di vista affettivo, evocando straordinarie emozioni di attaccamento nel cervello umano47.


Se la fame di attaccamento, sessualizzata, del ragazzo orientato ai coetanei si combina con il serio effetto unitivo, anche del sesso più “disinvolto”, le conseguenze sono fin troppo prevedibili. Nonostante tutti i tentativi di educazione sessuale e controllo delle nascite, le gravidanze indesiderate delle adolescenti sono in aumento nei Paesi dove l’orientamento ai coetanei abbonda. Secondo le statistiche, i tassi delle gravidanze adolescenziali sono più alti negli Stati Uniti, seguiti dalla Gran Bretagna e dal Canada48.

L’attività sessuale dei ragazzi orientati ai coetanei non riguarda il fare l’amore o il procreare bambini, ma la ricerca, gli uni nelle braccia degli altri, di ciò che avrebbero dovuto trovare nella relazione con i genitori: contatto e legame. Quando ciò avviene fra coetanei, i neonati possono esserne il risultato indesiderato – e in molti casi le vittime sfortunate, nate da genitori immaturi che non sono assolutamente pronti per nutrirli dal punto di vista emotivo e neppure da quello fisico.

Sessualità e fuga dalla vulnerabilità

Nella misura in cui il sesso unisce e lega, spinge anche i partecipanti in un territorio di estrema vulnerabilità, un luogo dove i sentimenti possono essere feriti e i cuori spezzati. Quello che il sesso ha unito, non può essere separato senza dolore. Dopo che il sesso ha fatto il suo lavoro e creato un legame, qualsiasi separazione comporterà una lacerazione importante e uno sconvolgimento psicologico, un’esperienza con cui molti adulti hanno sin troppa familiarità. Ripetute esperienze di separazione o rifiuto, dopo il formidabile attaccamento creato dal sesso, possono dar luogo a una vulnerabilità troppo dolorosa da sostenere, inducendo pertanto la paura e l’irrigidimento emotivo.


Tanto è vero che più gli adolescenti sono attivi dal punto di vista sessuale, più si induriscono emotivamente. Questa desensibilizzazione potrebbe sembrare una benedizione, permettendo loro di giocare col fuoco senza bruciarsi ma, come abbiamo detto nei precedenti capitoli, il costo della fuga dalla vulnerabilità è l’inganno ai danni del loro potenziale umano e della libertà e profondità emotiva che li farebbe sentire davvero vivi.


Dedicarsi al sesso non lascerà incolumi gli adolescenti emotivamente induriti neppure nel breve termine. Solo perché non mostrano la propria sofferenza, non vuol dire che non ne patiscano le conseguenze. Meno consapevole è il danno, più profonde potrebbero essere le ferite a livello inconscio. Heather mi disse di essere stata violentata durante uno dei suoi appuntamenti, ma lo fece con un tono noncurante, mostrando che l’evento non aveva avuto alcun impatto su di lei. Non era difficile intravvedere la vulnerabilità che questo atteggiamento smargiasso intendeva coprire, né predire che un tale indurimento superficiale, a meno che non si invertisse la rotta, avrebbe condotto questa ragazza in un territorio pericoloso. Il contatto sessuale che non è in grado di indurre una maggiore vulnerabilità nell’adolescente, porta all’intensificarsi delle difese contro la vulnerabilità stessa. Quando domandai a una giovane cliente perché lei e le sue amiche bevevano così tanto alle feste, ella replicò senza esitare: “Così non fa tanto male quando ti sbattono”.


Uno dei costi estremi dell’indurimento emotivo è che il sesso perde il suo potere di unione. L’effetto a lungo termine è la paralisi dell’anima, mutilando la capacità del giovane di addentrarsi in relazioni nelle quali siano possibile il vero contatto e una genuina intimità. Alla fine il sesso diventa un’attività di attaccamento non vulnerabile; può generare anche dipendenza perché calma momentaneamente la fame di attaccamento senza mai saziarla. La separazione del sesso dalla vulnerabilità può avere un effetto liberatorio sul comportamento sessuale, ma trae origine da un luogo oscuro di desensibilizzazione emotiva.


Per quanto Heather fosse brillante, attraente, trascinante e loquace, non vi era un briciolo di vulnerabilità in niente di ciò che diceva o sentiva. Non sentiva la paura, non ammetteva che qualcuno le mancasse, non era in contatto con la propria insicurezza, e non si sentiva a disagio per niente di ciò che aveva fatto. Anche Nicholas era in fuga dalla vulnerabilità, e questo lo rendeva annoiato, critico, arrogante e sprezzante. Anch’egli era senza timori e libero dai sentimenti di insicurezza, disprezzava i deboli ed era nauseato dai perdenti. Né lui né Heather erano capaci di commuoversi profondamente ed erano entrambi immuni al lavoro di attaccamento del sesso. Tutti e due si erano difesi contro la vulnerabilità già prima di coinvolgersi sessualmente, ma la loro attività sessuale aveva portato il loro indurimento emotivo ad un altro livello.


Heather e Nicholas non erano particolarmente timidi nel parlare delle proprie esperienze sessuali, né con gli amici e neppure con me. Una tale facilità è un interessante ma ingannevole effetto collaterale della fuga dalla vulnerabilità – la perdita del senso del proprio esporsi quando si condividono informazioni personali che di solito vengono considerate intime. Molti adulti restano impressionati dall’apparente apertura dei giovani moderni riguardo al sesso, e lo ritengono un indice di progresso rispetto alla segretezza e alla timidezza del passato. “Non avremmo mai parlato tanto candidamente di certe cose”, disse entusiasta la madre di un quindicenne fortemente orientato ai coetanei. “Alla sua età, saremmo stati troppo in imbarazzo a parlare di sesso”. Ciò che questa madre non vede è che la sfacciataggine e l’assenza di vergogna nel parlare di sesso non hanno niente a che vedere con il coraggio o la trasparenza, ma al contrario con la difesa contro la vulnerabilità. Ci vuole poco coraggio a rivelare qualcosa che non è affatto intimo. Non c’è nulla su cui essere riservati se non ci si sente esposti. Quando il sesso è separato dalla vulnerabilità, non riesce a toccarci abbastanza a fondo da ferirci. Ciò che dovrebbe essere estremamente intimo e personale può essere trasmesso al mondo intero – e spesso è proprio ciò che accade nei programmi spazzatura della televisione.


Per quei ragazzi che ancora sentono abbastanza profondamente e sono vulnerabili a sufficienza da permettere al sesso di compiere il proprio lavoro, fare sesso è come fare un tuffo in emozioni potenti, in un attaccamento inesplicabile e spesso inestricabile, in una vulnerabilità talmente intensa che può a stento essere toccata. Sebbene di solito gli adolescenti facciano sesso per sentirsi più vicini, non fanno conto di restare avvinti l’uno all’altro nel corso del processo. Il tuffo nel mondo della coppia è probabile che li colga di sorpresa, travolgendoli. Alcuni si ritroveranno a cercare di evitare l’inevitabile dolore della separazione aggrappandosi disperatamente all’altro, inseguendolo senza tregua, tenendolo stretto accanitamente. Altri si sentiranno in trappola, soffocati da una intimità a cui non erano preparati, e cercheranno di districarsi il più in fretta possibile. Se entrambe le parti accettano l’effetto coppia, per alcuni adolescenti questo significherà che la propria esitante individualità si ritroverà strangolata dalle forze della fusione, e il senso emergente della propria personalità verrà fagocitato dalla coppia. Non saranno più in grado di riconoscere le proprie preferenze o scegliere senza prima consultarsi con il partner. “Ancora non so se stiamo insieme oppure no”, disse una diciassettenne parlando del suo ultimo partner sessuale, “lui non me l’ha ancora detto”.


Il sesso viene praticato da ragazzini che non hanno il minimo sentore di ciò in cui si stanno cacciando. I più insensibili fra loro sembrano cavarsela perché non possono più affezionarsi e non percepiscono il proprio dolore; la loro invulnerabilità fa sembrare il sesso talmente spontaneo, facile e divertente. Coloro che sentono profondamente la propria vulnerabilità devono aspettarsi una serie di guai: innanzi tutto restare avvinti all’altro, che lo vogliano oppure no, e poi sentirsi lacerare quando la relazione non tiene più.


Visto l’effetto cementante, la vulnerabilità necessaria perché funzioni, e quella evocata nel caso in cui funzioni davvero, a me sembra che dovremmo essere molto più preoccupati per la salvaguardia del sesso. Non si tratta di una cautela dettata da considerazioni morali, ma direttamente dalla comprensione delle conseguenze negative che la sessualità precoce ha sulla salute emotiva dei nostri figli: la supercolla umana non è un gioco per ragazzini.


Visto attraverso la lente della vulnerabilità, il concetto di sesso sicuro acquista un significato completamente diverso – non sicuro rispetto alle malattie o alle gravidanze indesiderate, ma sicuro dal pericolo di essere feriti o induriti emotivamente. Non vi è mai garanzia di sicurezza, in nessun attaccamento, neppure in quelli fra adulti maturi. Non possiamo proteggere a tal punto i nostri ragazzi, però possiamo ridurre il rischio che vengano coinvolti sessualmente in relazioni insoddisfacenti e fugaci. Il sesso degli adolescenti quasi mai si accompagna alla protezione dell’impegno, alla promessa di esclusività, alla tenerezza della considerazione o al sostegno della comunità. È il sesso stesso a non essere protetto, nel senso più profondo – quello psicologico. Una persona non può continuamente “sposarsi” e “divorziare” senza irrigidirsi e desensibilizzarsi, almeno non senza provare molto dolore. La separazione post-coitale è troppo dolorosa. Gli adolescenti non sono più immuni di altri rispetto a queste dinamiche naturali. Di fatto, vista la loro tenera età, la loro mancanza di prospettiva, e la loro naturale immaturità, sono ancor più predisposti degli adulti a essere feriti dalle proprie esperienze sessuali.

Sessualità senza maturità

Il sesso più sicuro, dal punto di vista dell’attaccamento e della vulnerabilità, è quello che si esplica non come modalità di formazione della relazione, bensì nel contesto di una relazione già soddisfacente e sicura. Quando cioè si è il più sicuri possibile che quella relazione sia esattamente il luogo dove si vuole stare. Il sesso è allora l’atto finale dell’attaccamento, l’esercizio che apre all’esclusività e chiude il cerchio della coppia. La sicurezza del sesso è nella saggezza degli individui coinvolti. La cosa più importante di tutte è proprio quella di cui gli adolescenti orientati ai coetanei sono più sprovvisti: la maturità. Gli adolescenti immaturi orientati agli adulti sono quantomeno inclini a far affidamento sui genitori per le indicazioni relative all’attività sessuale. I ragazzi orientati ai coetanei sono due volte sventurati: non hanno la maturità necessaria per una sana relazione sessuale o per prendere decisioni in merito ad essa, né sono abbastanza orientati agli adulti per chiedere consiglio a chi potrebbe già aver appreso qualche dura lezione.


La maturazione è un prerequisito del sesso per molte ragioni.


Il suo primo frutto è la nascita di un individuo separato. Un po’ di separazione è necessaria per la creazione di un’unione sana. Conoscere abbastanza se stessi è utile per poter offrire l’invito a uno e declinare quello di un altro. L’istinto di autoconservazione ci è necessario per dare valore all’autonomia, sperimentare i propri confini, saper dire di no. Per una sana sessualità abbiamo bisogno della libertà di non coinvolgerci sessualmente o, quantomeno, di non sentirci obbligati a far funzionare le cose ad ogni costo. Non essendo ancora giunti in quel luogo dove è più importante essere se stessi anziché appartenere a qualcuno o possedere qualcuno, gli adolescenti sono pericolosamente sensibili.


È probabile che non esista spazio più importante della sfera sessuale per rispettare la separatezza dell’altro. La considerazione dell’altro è essenziale per una matura interazione sessuale. Per coloro che sono psicologicamente immaturi, il sesso non è una danza interattiva. Nel salto prematuro dentro la sessualità, qualcuno si farà sicuramente male e verrà sfruttato.


Come abbiamo affermato nel capitolo precedente, l’orientamento ai coetanei genera sia i bulli, sia le vittime del bullismo. Quando si parla di sesso, i bulli, ancora una volta, esigono ciò che non sanno suscitare liberamente. Il sesso è ricco di quel simbolismo che i bulli sono avidi di collezionare: status, desiderabilità, vittoria, successo, deferenza, appartenenza, fascino, favori, lealtà, e così via. Purtroppo, i bulli sono troppo psicologicamente chiusi per comprendere la futilità dell’esigere ciò che non viene dato liberamente. Le fantasie dei bulli non sono sull’invito, ma sul dominio, non sulla reciprocità ma sulla superiorità. Heather e Nicholas erano essenzialmente dei bulli riguardo al sesso, nel senso che sfruttavano la debolezza degli altri per soddisfare i propri bisogni. Difficilmente i loro partner erano tenuti in considerazione. Nel caso di Heather, la sua indiscriminata espressione sessuale esponeva lei stessa al rischio di essere sfruttata, fino al punto di subire uno stupro. Disgraziatamente, l’orientamento ai coetanei crea un’abbondanza di persone ingenue e bisognose che diventano facile preda. Non dovrebbe meravigliare che gli appuntamenti con stupro siano in aumento fra gli adolescenti.


La maturazione è necessaria per un sano coinvolgimento sessuale anche in un altro senso. La saggezza richiesta per prendere delle buone decisioni ha bisogno dell’analisi integrata e bidimensionale che solo la maturità può dare. È necessario saper gestire sentimenti, pensieri e impulsi eterogenei.


L’anelito di appartenere a un altro deve coesistere con il desiderio di restare se stessi; il rispetto dei propri confini deve mescolarsi alla passione della fusione con l’altro. Naturalmente, è anche necessaria la capacità di considerare il presente e il futuro; l’immaturità psicologica è incapace di pensare ad altro che non sia il piacere del momento. Per fare delle buone scelte, bisogna essere in grado di percepire nello stesso tempo il desiderio e la paura. Se apprezzassimo davvero i formidabili sentimenti che la sessualità scatena, all’inizio saremmo nervosi nella giusta misura. Il sesso dovrebbe essere temuto e rispettato, suscitare apprensione e aspettativa allo stesso tempo, essere motivo di celebrazione e cautela.


Agli adolescenti manca la saggezza, il discernimento e il controllo degli impulsi, necessari per prendere decisioni in modo autonomo e sicuro. Certo, dall’alto della nostra maturità di adulti potremmo imporre restrizioni e modalità per mantenere il loro comportamento sessuale entro confini sicuri, e potremmo essere i loro confidenti per aiutarli a prendere le giuste decisioni, ma con gli adolescenti orientati ai coetanei non abbiamo né il potere né il legame per farlo. Se i ragazzi si rivolgessero a noi per ricevere consiglio, potremmo senz’altro informarli sul fatto che non possono separare le proprie decisioni sul sesso da quelle che riguardano le relazioni. Suggeriremmo loro di attendere finché non siano certi che la loro relazione è affettivamente solida, fondata su una sincera intimità che vada oltre l’interazione sessuale. Il problema è che per quanto possano essere saggi i nostri consigli, i ragazzi orientati ai coetanei sono rivolti in tutt’altra direzione.


Molti genitori e educatori oggi eufemizzano l’attività sessuale degli adolescenti definendola esplorazione e sperimentazione, e la ritengono connaturata alla natura dell’adolescente. L’idea dell’esperimento suggerisce un’atmosfera di scoperta e l’esistenza di domande. I ragazzini più attivi sessualmente, però, non sono quelli che fanno domande. Il sesso adolescenziale non è tanto una questione di sperimentazione, ma di disperazione affettiva e fame di attaccamento.


Il tentativo tipico dell’adulto di gestire l’ipersessualizzazione degli adolescenti orientati ai coetanei, così come il bullismo e l’aggressività, è quello di focalizzarsi sull’interazione che i ragazzi hanno fra loro. Cerchiamo di produrre un cambiamento nel comportamento servendoci di ammonimenti, insegnamenti, premi e punizioni. Anche in questo ambito, i nostri sforzi sono male indirizzati. Possiamo fare ben poco per correggere le aberrazioni della sessualità adolescenziale fintanto che i ragazzi continuano ad orientarsi ai coetanei. Potremmo invece fare molto per affrontare l’orientamento aberrante dei ragazzini precocemente sessualizzati, almeno quando si tratta dei nostri figli. Se vogliamo segnare la differenza nella loro sessualità, dobbiamo prima di tutto ricondurli al luogo al quale appartengono veramente: accanto a noi.

I vostri figli hanno bisogno di voi
I vostri figli hanno bisogno di voi
Gabor Maté, Gordon Neufeld
Perché i genitori oggi contano più che mai.La potente riscoperta del valore basilare dell’attaccamento tra genitori e figli. Più l’attaccamento è forte e sano e più i figli crescono sicuri. Il caos culturale dettato dal materialismo imperante e dalle infatuazioni tecnologiche dell’economia globalizzata minaccia la relazione con i propri figli: questi fattori appartenenti al nuovo mondo, infatti, allentano i legami di attaccamento fra i bambini e gli adulti che se ne prendono cura, distruggono il contesto appropriato perché i genitori possano svolgere il loro compito, menomando lo sviluppo umano e, inesorabilmente, erodendo le basi della trasmissione culturale e valoriale.Nel libro I vostri figli hanno bisogno di voi, un medico e uno psicologo uniscono le forze per trattare una delle tendenze più fraintese e allarmanti del nostro tempo: i coetanei (amici, cuginetti, compagni di scuola) che prendono il posto dei genitori nella vita dei figli.Questo fenomeno è definito come “orientamento ai coetanei”: tale termine si riferisce al fatto che, quando i bambini in età scolare e i giovani ragazzi hanno bisogno di un’indicazione, preferiscono rivolgersi ai coetanei anziché far riferimento al padre, alla madre e al rispetto dei valori naturali, al senso di ciò che è giusto o sbagliato, all’identità e ai normali codici di comportamento.Quando i coetanei sostituiscono i genitori, lo sviluppo dei bambini si arresta: non ci sono più sane figure educative di riferimento, l’orientamento ai pari crea una massa di giovani adulti immaturi, conformisti e inquieti, incapaci di integrarsi nella società corrente. Ora, questo continuo orientarsi ai coetanei non può che deteriorare la coesione familiare, impedendo uno sviluppo sano e equilibrato del bambino, avvelenando l’atmosfera scolastica e favorendo la crescita di una cultura giovanile aggressiva, ostile e prematuramente sessualizzata.Dal canto loro, i genitori sono a disagio, frustrati, e si acuisce la sensazione che lo sviluppo dei bambini sia sfuggito alla loro influenza. Perché si possa essere genitori efficaci, è necessario quindi che i bambini sviluppino la giusta relazione con i genitori.I ragazzi non stanno perdendo i genitori perché manca competenza o coinvolgimento, ma per mancanza di un attaccamento primario. La conservazione della cultura si basa proprio sui modelli di questo genere, e la conseguenza principale della loro perdita è la scomparsa del contesto appropriato per una sana crescita. L’attaccamento di un bambino ai genitori crea infatti un grembo psicologico necessario per dare vita alla personalità e all’individualità.Gli autori Gordon Neufeld e Gabor Maté aiutano i genitori, gli insegnanti e gli operatori sociali a comprendere questo fenomeno inquietante, fornendo soluzioni utili per ristabilire la giusta preminenza del legame che unisce i figli ai genitori e restituendo a questi ultimi il potere e la forza di essere una fonte vera di contatto, guida, calore e sicurezza. Un libro non finisce con l’ultima pagina!Questo titolo si arricchisce di contenuti “extra” digitali. Per consultarli è sufficiente utilizzare il QR code in quarta di copertina.