prima parte - v

Arte, manualità e tradizione

L’esercizio dell’arte

Attraverso il disegno il bambino costruisce un mondo
– il suo mondo – che riflette le sue preoccupazioni, le sue esperienze, i suoi sogni.

Arno Stern

Uno dei campi in cui credo non bisognerebbe influenzare il bambino, è l’arte. Pablo Picasso diceva di aver impiegato tutta la vita per imparare a disegnare come un bambino. Molti di noi, invece, pretendono di insegnare ai bambini come disegnare. È un po’come voler insegnare loro a giocare.


Ricordo ancora un episodio accaduto quando frequentavo la scuola materna. Me ne stavo buona buona a disegnare con i pastelli a cera. A un certo punto l’insegnante mi si avvicinò, inorridita: “Non esistono gli alberi di fragole!”. Mi diede una gomma e mi disse di cancellare le fragole. Il risultato fu un gran pasticcio e una bella dose di frustrazione; il fatto che questo episodio sia rimasto impresso nella mia memoria dopo tanti anni ne è la prova.


Lasciate che i vostri figli disegnino alberi di fragole, scoiattoli verdi e pianeti quadrati. Se proprio ci tenete potete precisare che nella realtà quelle cose non esistono, ma non dimenticate di complimentarvi con loro per averle inventate. Lasciate perdere anche le tecniche e i modelli. Almeno finché non saranno loro a chiederveli. Lasciate che si esprimano senza vincoli finché possono. La qualità di un’opera d’arte sta nella sua originalità, non nella sua perfezione.


Prendete sul serio le attività dei vostri figli. Fornite loro materiale di qualità (compatibilmente con le vostre possibilità) e insegnate loro a rispettarlo.


In una bella intervista su www.mammafelice.it, Nicoletta Costa, illustratrice di libri per bambini, dice:

È importante dare ai bambini gli strumenti giusti per creare, per disegnare. Spesso ai bambini di due anni si danno le matite avanzate, senza la punta, non di qualità… Invece bisogna dare al bambino gli strumenti adatti: molta carta, molto spazio, colori di buona qualità. I bambini hanno bisogno di strumenti. Noi gli diamo dei fogli riciclati, il retro della carta avanzata, come se il bambino piccolo non avesse diritto di avere un foglio di carta prezioso, ma solo la carta che avanza. Ma per lui è importante avere un foglio tutto suo con cui esprimersi, senza la paura di sbagliare. Un fogliaccio di carta, stropicciato e magari ricavato dal retro di qualche altra cosa, non valorizza il suo disegno: noi dobbiamo dargli un foglio bellissimo, per fare un disegno bellissimo.

Mi è successo tante volte di voler conservare un disegno dei miei figli particolarmente bello o toccante, e di dispiacermi per il fatto che si vedesse un testo stampato in trasparenza. E se trovassimo un modo per rispettare l’ambiente e anche le attività creative dei nostri figli? Diamo loro fogli puliti e impariamo a riciclarli!


Esponete in casa i disegni dei vostri bambini. Ne saranno fieri e, vedendo che apprezzate ciò che fanno, saranno invogliati a continuare.


Il processo creativo mette in gioco una vasta gamma di emozioni. Partendo dalla sua volontà, possibilmente non condizionata da modelli o soggetti imposti, sperimenta l’aspettativa, l’eventuale frustrazione, la determinazione nel portare a termine il suo progetto, l’impegno ed infine la gioia derivante dalla realizzazione del proprio pensiero.


Il bambino, lasciato libero di sperimentare senza pressioni e condizionamenti, senza richieste da soddisfare, potrà godere della gioia derivante dalla sua creatività e sarà al riparo dalla frustrazione del “non lo so fare”.


Non chiedete ai vostri figli di spiegarvi che cosa rappresentano i loro disegni. Spesso nei primi anni questi rappresentano semplicemente un moto interiore, difficile (se non impossibile) da descrivere a parole.

È vero che, ad un certo punto, nasce l’intenzione di rappresentare degli oggetti. Questo accade per tutti i bambini, dopo che hanno scoperto la somiglianza tra le figure tracciate sul foglio – dei cerchi, ad esempio – e quelle presenti nell’ambiente che li circonda. Ma prima di questa fase, i bambini tracciano dei segni per il semplice piacere di vederli comparire.1


Il bambino piccolo non disegna con uno scopo preciso, non intende rappresentare qualcosa, non giudica ciò che ha prodotto. Si esprime spontaneamente e vive con intensità nel momento presente. Non priviamolo di questa esperienza.

Il foglio è un paradiso, uno spazio dove tutto è possibile.”2

Secondo Stern, non esistono bambini più o meno portati per il disegno. Tutti sanno disegnare, e siamo noi che definiamo “bravo” il bambino che si adatta e rappresenta cose che noi siamo in grado di identificare. Non giudichiamo i disegni dei nostri figli ma rispettiamoli come naturale segno di espressione di sé. Un disegno fatto per compiacere gli adulti dà al bambino un piacere fittizio.

Per i più piccoli: sperimentare il colore

Rudolf Steiner suggerisce di iniziare dagli esercizi cromatici con gli acquerelli su carta bagnata. Si comincia con un colore alla volta, per poi iniziare molto gradualmente gli abbinamenti e utilizzare tutti i colori primari. Lungi dall’essere noioso, questo esercizio permette ai bambini di cogliere l’essenza di ciascun colore e di sperimentarla a un livello profondo. Ogni colore susciterà emozioni diverse. Da una prima pennellata sul foglio bianco potrà scaturire una vera forza creatrice.


Si può poi iniziare ad associare due colori diversi, osservando come se ne crea un terzo, e proseguire mano a mano fino ad utilizzare tutti i colori primari, imparando a mescolarli per ottenere infinite varianti.


Niente tecniche o disegni da colorare: circondiamoli di cose belle, forniamo loro il migliore materiale possibile e stiamo a vedere. È importante avvicinare i bambini prima alla realtà e poi alle raffigurazioni (libri, immagini, ecc.) di essa.


Anche l’arte del modellare (la cera, la sabbia, la creta, eccetera) permette al bambino di dare forma al proprio mondo interiore. Osservando con attenzione ciò che i nostri bambini creano, plasmano, disegnano, potremo capire molte cose su di loro.

Interpretare i disegni dei bambini

Tra i 18 mesi e i 2 anni, il bambino comincia a tenere in mano la matita e a tracciare linee e spirali. Se volete incoraggiare i vostri figli a disegnare potrete procurarvi dei mattoncini di cera o dei pastelli di buona qualità. Facili da impugnare anche dai più piccini, offrono un’ottima opportunità per iniziare a sperimentare.


Fra i due e i tre anni potrete proporre le sperimentazioni monocromatiche con gli acquerelli su carta umida. Dopo aver esplorato, uno alla volta, i colori primari, il bambino potrà iniziare ad associarli e a mescolarli, scoprendo man mano tutte le sfumature possibili.


Dai tre anni in su il bambino inizia a voler rappresentare, nei suoi disegni, qualcosa di preciso. All’inizio si tratta in genere di cerchi e linee. Queste ultime andranno poi a sovrapporsi fino a formare una croce. Questa è la fase in cui il bambino inizia a prendere coscienza di sé.


Il cerchio rappresenta la sua testa. La croce, il corpo. Piano piano, la figura umana prende forma e si fa più dettagliata. Appaiono gli occhi, la bocca e, più tardi, il naso. Un altro soggetto molto amato dai bambini piccoli è il sole. Un sole radioso e splendente significa che il bambino è pronto per uscire dalla simbiosi con la madre (il sole simboleggia, tra le altre cose, il padre) per aprirsi al mondo. In seguito appaiono gli alberi, i fiori, le case.


Verso i sei-sette anni il bambino comincia a voler riprodurre ciò che vede in maniera realistica. Disegna persone nell’atto di svolgere una precisa attività. Le forme sono più definite, i colori realistici. Bisogna tuttavia evitare di forzare il bambino a rappresentare il mondo in maniera realistica. Egli ha infatti bisogno di esprimere la propria creatività. Le sue scelte potranno inoltre rivelarci molte cose a proposito del bambino stesso.

I colori

  • Il Rosso rappresenta l’energia. Troppo rosso può indicare aggressività, collera.

  • Il Blu è il colore della calma, della sensibilità. Molto blu significa che il bambino ha bisogno di tempo, che dobbiamo rispettare i suoi ritmi.

  • Il Giallo simbolizza la gioia di vivere, l’espressività. Se il bambino utilizza molto giallo, ha forse bisogno di liberare delle tensioni.

  • Il Verde rappresenta la perseveranza. Utilizzato troppo spesso, può rivelare un sentimento di insicurezza.

  • L’Arancione, composto dal rosso e dal giallo, è il colore delle relazioni sociali. Il bambino che lo utillizza in abbondanza è in genere vivace e attivo.

  • Il Viola può tradurre ansia e stress.

  • Il Nero spaventa spesso i genitori. In realtà un bambino che utilizza molto nero cerca in genere, semplicemente, il contrasto con il bianco del foglio. Tuttavia, l’utilizzo eccessivo di questo colore può essere un segnale di angoscia. Osservatelo attentamente per individuare eventuali segnali di stress.

Altri elementi utili per interpretare i disegni dei bambini sono i seguenti:

  • Il tratto. Un tratto molto lieve e sottile è tipico dei bambini timidi o ipersensibili. Un tratto chiaro e netto indica un carattere determinato. Se troppo calcato, può essere segno di aggressività.

  • Il tema ricorrente: se il vostro bambino disegna spesso la stessa cosa, sta forse cercando di inviarvi un messaggio. Attenzione a non influenzarlo: se date troppa importanza a uno dei suoi lavori lo incoraggerete, involontariamente, a riprodurre lo stesso tema soltanto per farvi piacere.

I disegni dei bambini piccoli si somigliano, stranamente, in tutto il mondo. Rappresentano il cerchio, la croce, l’uomo, il sole. Ognuna di queste figure rappresenta, secondo gli specialisti, qualcosa di preciso. Senza voler trarre conclusioni affrettate e superficiali vedremo, a grandi linee, di che cosa si tratta:

  • Il Sole è uno dei temi ricorrenti fin dai primi anni di vita. Rappresenta il padre, ma anche l’energia che il bambino assorbe. È importante che sia splendente e radioso. Un sole senza raggi indicherà probabilmente un bambino con poco entusiasmo. Un sole che occupa gran parte della scena può invece indicare una troppo forte influenza paterna.

  • La Terra rappresenta la madre, le radici, le origini.

  • Il Cielo rappresenta i sogni, i desideri, le aspirazioni del bambino.

  • La Casa rappresenta il bambino stesso. L’immagine che ha di sé. Una casa ben proporzionata rispetto al foglio con una porta, delle finestre e un camino, significa che il bambino ha una buona immagine di sé. Una casa senza aperture può denotare un bambino discreto, introspettivo. Una casa molto grande è tipica dei bambini particolarmente emotivi.

  • La Porta rappresenta l’apertura verso il mondo. Le dimensioni della stessa ci diranno se il bambino è più o meno aperto agli altri.

  • Le Finestre sono associate alla curiosità. Un bambino discreto disegnerà delle piccole finestre.

  • La Figura Umana rappresenta il bambino, la sua famiglia e le persone con le quali ha a che fare. Le sue dimensioni e la posizione rispetto al foglio e agli altri personaggi ci svelano molte cose riguardo all’immagine che il bambino ha di sé.

  • Anche l’Albero rappresenta il bambino. Il tronco rappresenta l’“io”. Più questo è largo e solido, più il bambino si sente forte e stabile. Un tronco danneggiato può rappresentare un bambino che ha sofferto. I rami e le foglie rappresentano la vitalità, la creatività. Un albero con una chioma poco rigogliosa può rappresentare un bambino a corto di energie.

Il test della famiglia

Gli psicologi lo utilizzano per comprendere il modo in cui il bambino percepisce la propria famiglia. Pur non avendo le competenze necessarie ad un’analisi approfondita, possiamo proporre questa attività sotto forma di gioco e utilizzarla per tentare di comprendere meglio i nostri figli.


Il test consiste nel chiedere al bambino di disegnare una famiglia di animali. La famiglia che il bambino deciderà di rappresentare rispecchierà inevitabilmente la propria, ma non è detto che egli ne sia cosciente.


Non ci sono regole precise per l’interpretazione, ma le caratteristiche tipiche di ciascun animale la dicono lunga sulle persone alle quali sono associate.

Questo disegno, ad esempio, è stato realizzato da mia figlia Gloria all’età di quattro anni. L’orsetto grigio sulla destra è lei. Poco lontano la mamma, anch’essa un orso. Sono le uniche ad essere della stessa specie (seppur di diverso colore). Nella mia personale interpretazione, ho pensato che lei si sentisse più simile a me che agli altri membri della famiglia. O che volesse somigliare a me. Accanto alla mamma, il papà è raffigurato come una tartaruga. Qualcosa a che vedere con il fatto che, all’epoca del disegno, papà avesse una gamba rotta? La lentezza caratteristica della tartaruga era, in quel periodo, tipica anche del suo papà. Poco più in là, ecco la sorellina che aveva all’epoca pochi mesi. Un uccellino che ancora non vola.


C’è bisogno di aggiungere altro? E per finire il fratello maggiore. Una giraffa. Se il suo corpo è proporzionato rispetto a quello degli altri, con il suo lungo collo Leonardo sovrasta tutta la famiglia. È probabilmente così che Gloria percepisce suo fratello. Più grande non solo di lei, ma anche di noi.

La musica

La musica è presente in tutte le culture fin dalla notte dei tempi. Il nostro spirito ne trae beneficio al punto che esistono terapie fondate sulla musica. Avvicinare i bambini alla musica non significa trasformarli in piccoli geni del calibro di Mozart ma offrire una chiave in più per il pieno sviluppo della loro personalità. Offrire anche momenti piacevoli che resteranno impressi nella loro memoria.


Esistono in commercio strumenti giocattolo di tutti i tipi. Tuttavia sono spesso costosi quanto quelli veri, seppur di qualità inferiore. Con una piccola fornitura (triangolo, maracas, xilofono, campanello) i più piccini trascorreranno ore liete. Man mano che il bambino cresce potrete introdurre una piccola arpa (meglio se pentatonica), un ukulele e qualsiasi altro strumento abbiate in casa. In alternativa pentole, cucchiai, coperchi e scatole di fagioli saranno eccellenti sostituti casalinghi.


Se avete in casa uno xilofono potrete modificarlo per ottenerne una versione pentatonica, che permetterà di produrre melodie armoniose anche senza particolari competenze. Basterà rimuovere due note (il mi e il si).


La musica abbellisce la vita di chiunque e recenti studi mostrano che i bambini possono goderne fin dal pancione. Dal quinto mese il sistema uditivo è funzionante. Le musiche che la mamma ascolta durante la gravidanza hanno spesso un effetto tranquillizzante sul neonato nei primi mesi di vita3.

I lavori manuali

L’educazione si concentra prevalentemente sulla mente.
Chi è privo di educazione si orienta in genere verso i lavori manuali. Ma le piene potenzialità vengono raggiunte dall’unione di queste due parti dell’uomo.4

Le attività manuali permettono di ritrovare l’unione tra corpo e mente che, mai come oggi, sono distanti tra loro. Il sapere è intrinsecamente legato al saper fare. Grazie ai lavori manuali il bambino impara attraverso l’esperienza e non semplicemente in modo teorico. La sua conoscenza è profonda e concreta. Saper creare con le proprie mani rinforza l’autostima, la creatività, la capacità di trovare soluzioni originali. I lavori manuali sono l’espressione dell’unicità di ogni persona.

I bambini dovrebbero essere incoraggiati a svolgere attività manuali fin dalla più tenera età; dal lavoro a maglia all’intaglio del legno, senza distinzione tra maschi e femmine. Se avete la fortuna di saper svolgere un’attività manuale, trasmettendola ai vostri figli farete loro un grande regalo. Offrite loro non solo una competenza che potrà essere utile per tutta la vita, ma anche un ponte tra mondo reale e mondo immaginario e un canale di unione e comunicazione con voi. Permetterete loro, inoltre, di trovare più facilmente il proprio posto all’interno della famiglia.


Che si tratti di fare la maglia o di intagliare il legno, attraverso i lavori manuali vengono stimolate la motricità fine e l’abilità pratica. Il bambino può inoltre esprimere le proprie forze creatrici e apprezzare di più gli oggetti di uso quotidiano che utilizziamo senza comprenderne il vero valore. Attraverso il lavoro manuale il bambino impara a maneggiare i diversi materiali, a dosare la forza, a esercitare la precisione. Acquisisce sensibilità ed equilibrio. Impara a rispettare e manipolare gli oggetti e gli attrezzi con cura. Impara a rimanere concentrato e a perseguire un obiettivo.


Potrebbe sembrare anacronistico complicarsi la vita costruendo qualcosa che è facilmente reperibile sul mercato. Ma il punto non è adattarsi ai tempi; è saper godere dei privilegi offerti dal progresso, senza perdere il valore intramontabile di queste attività tradizionali.

Rudolf Steiner sosteneva che:

Nessuno, che non sia in condizione, se necessario, di rattopparsi le calze o di rammendarsi i vestiti, può essere un bravo filosofo. Come si può infatti sapere ragionevolmente qualcosa sui più grandi misteri del mondo, se in caso di necessità non ci si può neanche fare le calzature? Non si può davvero voler penetrare con intima partecipazione umana nei misteri del mondo, se non si ha assolutamente la minima abilità per le cose che ci stanno più vicine!5
Nel suo libro6 Matthew Crawford, filosofo e meccanico americano, racconta la sua conversione: da un lavoro d’ufficio, che non offriva una prova tangibile del risultato né dell’utilità pratica di quanto stesse facendo (con conseguente senso di frustrazione), a uno manuale, con tutta la soddisfazione di veder rombare via la motocicletta riparata.

Secondo Crawford il lavoro moderno è vuoto, privo di significato. Al termine della giornata non è stato prodotto nulla di tangibile, e il concetto di successo o di insuccesso dipende spesso dal giudizio di qualcun altro. Chi svolge un lavoro manuale, al contrario, sa esattamente qual è il suo obiettivo e può valutare facilmente il fatto di averlo raggiunto o meno. Il lavoro manuale è utile, concreto, ci connette con il “mondo reale” e con gli altri. A fine giornata, la stanchezza fisica permette di abbandonarsi serenamente tra le braccia di Morfeo. La stanchezza intellettuale, invece, impedisce di prendere sonno.


Al giorno d’oggi il lavoro manuale è spesso visto come poco prestigioso; nelle scuole si insegna a conoscere senza sperimentare. Intanto i lavori manuali vanno scomparendo e si pagano a peso d’oro. Già, perché non si può riparare un rubinetto stando seduti davanti al computer. Per quello ci vorrà sempre l’idraulico.


La graduale scomparsa dei lavori manuali ha una conseguenza molto seria: ci allontaniamo sempre di più da quello che è il mondo concreto, reale, per immergerci in una sorta di esistenza virtuale. Diventiamo passivi, dipendenti, facilmente manipolabili. Non facciamo più le cose: le acquistiamo. Non ripariamo più gli oggetti rotti: li sostituiamo.


Fare con le proprie mani ci fa sentire soddisfatti e competenti, ma anche realisti e coscienti dei nostri limiti. Produrre, creare, toccare con mano il frutto del nostro lavoro è una innegabile soddisfazione.

Giocattoli fatti a mano

A prescindere dall’utilità pratica dell’apprendere a intagliare il legno o a lavorare il metallo in un’epoca in cui certi mestieri vanno scomparendo, i lavori manuali hanno, secondo Rudolf Steiner, un’utilità ben più profonda:

“Si sa che il nostro intelletto non viene formato insistendo direttamente sull’istruzione intellettuale, ma si sa invece che chi muove in modo maldestro le proprie dita ha un intelletto maldestro e idee e pensieri poco flessibili, mentre chi sa muovere correttamente le dita ha anche idee e pensieri flessibili ed è capace di penetrare l’essenziale” […]7

Anche noi genitori facciamo parte di una generazione che ha volutamente tralasciato i lavori manuali. Grazie alla tecnologia, molte attività manuali hanno perso parte della loro utilità ma non il loro significato profondo. Creare una bambola per il proprio bambino non è più necessario. La si può acquistare tranquillamente in negozio. Ce ne sono di tutte le misure, di tutti i colori e per tutte le tasche. Bambole di plastica dure e fredde. Bambole fatte in serie, tutte uguali. Bambole che piangono, che ridono, che hanno mal di pancia e che forzano il bambino a ripetere sempre lo stesso gioco, obbligando i genitori ad acquistare un bambolotto per ogni occasione.


Sì, acquistare una bambola è semplice. Molto più semplice che realizzarla. Ma ci siamo chiesti come mai queste bambole finiscono abbandonate in fondo a una cesta, scarabocchiate e, a parte qualche caso fortunato, trattate con scarso rispetto?


Ci siamo chiesti come mai la bambola morbida e calda, fatta a mano dalla mamma o dalla nonna, venga trattata con maggiore rispetto? La bambola artigianale è unica e già per questo preziosa. Non se ne può acquistare un’altra uguale. Se si rompe, verrà riparata e non gettata senza rimpianto per essere sostituita da un’altra. Essa racchiude tutto l’amore e la dedizione impiegati per la sua realizzazione. Non piange, non ride, non ha mal di pancia.


Ovvero può piangere, ridere, strillare o dormire, avere mal di pancia o mal di testa, essere triste o felice e tutto quel che il bambino vorrà. Questa bambola potrà esprimere tutto ciò che il bambino ha bisogno che essa esprima per lui.

Creare giocattoli per (e con) i propri figli è fonte di estrema soddisfazione per tutti. Per il genitore esperto che sfodera le sue migliori abilità. Per quello alle prime armi che ci mette tutto il suo amore. Per il bambino che avrà davanti un esempio vivo, attivo e positivo.


Il bambino imparerà ad attendere con gioia, a immaginare le avventure di questo nuovo personaggio che, appena nato, avrà già una sua storia condivisa con voi. Imparerà a essere riconoscente per il tempo e l’impegno dedicatogli. Potrà godersi le ore trascorse insieme a creare qualcosa di bello e di nuovo. Avrà senz’altro voglia di imparare e inizierà ad avvolgere ritagli di stoffa attorno ai suoi pupazzi preferiti. Avrà voglia di fare, di creare, di imparare. Tutto questo coltiviamo nei nostri figli, quando creiamo qualcosa per loro con le nostre mani.


C’è una frase di Mark Twain che amo molto: “Non sapevano che fosse impossibile. Allora l’hanno fatto”.

Creando giocattoli per i nostri bambini insegniamo loro che ciò che non c’è non è impossibile: può essere inventato, creato, realizzato. Insegniamo loro che tutto è possibile, basta volerlo. Che se desiderano un giocattolo, lo possono fare.


Che sia una bambola di stoffa, una sciarpa di lana, una culla di legno o una marionetta di cartone, il processo creativo è contagioso e coinvolgente. Creare insieme significa offrire ai nostri figli non solo oggetti unici e di qualità, ma anche meravigliosi ricordi della propria infanzia.

La magia della lettura

Abbiamo già parlato dell’importanza della lettura ad alta voce. Nel suo libro Bebè a costo zero Giorgia Cozza introduce l’argomento a cui dedicherà in seguito un intero volume8:

Il rapporto quotidiano con il libro, la familiarità con il tempo lento e quieto della lettura, costituiscono la premessa ideale per sviluppare nel bambino l’interesse e la gioia di leggere.

L’autrice fornisce inoltre una serie di consigli per scegliere i libri adatti in base all’età del bambino:

Consigli di lettura per i piccolissimi9

Ecco qualche consiglio di lettura per i bimbi da 0 a 6 anni:

  • 0-6 mesi. Parlare spesso e cantare al bimbo. Ripetere filastrocche e ninne nanne. Si possono mostrare al bebè immagini o fotografie di un viso.

  • 6 mesi. Il bimbo è in grado di afferrare il libro (che dovrà essere in materiale atossico e resistente) e portarlo alla bocca. Scegliere libri dai colori vivaci, che si possono manipolare, con immagini semplici, figure di visi e oggetti familiari.

  • 9 mesi. Lo sguardo del bimbo sulle pagine si fa più attento, comincia a capire come “funziona” il libro”. Apprezza libri cartonati che raffigurano semplici oggetti di cui l’adulto ripeterà più volte il nome o animali (in questo caso ci si potrà divertire imitando i versi di ogni animale).

  • 12 mesi. Il bambino è pronto per le prime storie costruite in modo semplice, che rispecchiano le esperienze quotidiane. Il libro diventa un oggetto sempre più familiare e apprezzato che è in grado di maneggiare sempre meglio.

  • 15 mesi. Il bambino sa girare le pagine e porge il libro all’adulto perché glielo legga. Si diverte a ripetere o anticipare singole parole o frasi semplici e brevi.

  • 18-24 mesi. Il bambino acquisisce molte competenze nei riguardi dei libri, pronuncia le parole suggerite dalle immagini, prova a dire l’ultima sillaba o l’ultima parola di una frase lasciata in sospeso dall’adulto (specialmente se si tratta di un testo in rima). Ripete piccole sequenze di storie ascoltate tante volte.

  • 24-36 mesi. Il bambino sa maneggiare con sicurezza il libro, ascolta attentamente (per alcuni minuti) la lettura dell’adulto e sa ripetere con ordine le brevi storie che gli sono state lette più volte. I racconti possono diventare più complessi e affrontare temi legati alle emozioni del bambino.

  • Dai 3 ai 5 anni. Proporre storie divertenti, fantastiche e avventurose, libri con i numeri e le lettere dell’alfabeto, storie sugli amici e sulla scuola, libri con tante informazioni sul mondo.

  • 6 anni. E quando il bimbo ha imparato a leggere da solo? Nelle famiglie in cui la lettura ad alta voce è una consuetudine radicata, non c’è motivo di abbandonare questa bella abitudine e finché il bambino lo gradisce si potrà continuare a leggere per lui. Inoltre nei primi anni di scuola prevale l’aspetto “tecnico” della lettura. In questa fase si tende a proporre al bambino testi molto semplici perché riesca a leggerli, ma il bimbo più curioso può comprendere e apprezzare anche storie più complesse. Un’occasione preziosa per condividere ancora qualche avventura con i propri figli, nel meraviglioso mondo dei libri.

Libri fatti in casa

Ma oltre a leggerli, i libri possiamo anche scriverli. Molti genitori, ad esempio, tengono una sorta di diario del primo o dei primi anni del bambino. Fotografie, ricordi, ritagli. Ripercorrerlo insieme è un viaggio nel cuore delle nostre famiglie. Permettete ai vostri figli di sfogliarlo senza paura che lo rovinino. Quando gli avrete insegnato come trattare un libro con rispetto, potrete stare certi che non lo rovinerà. Se proprio volete avere il controllo della situazione, potrete sempre leggerlo insieme.


Ma le possibilità sono infinite: diari di viaggio, libri di ricordi, libri delle stagioni, alfabetieri, erbari e chi più ne ha più ne metta. Scrivete libri per i vostri figli e con i vostri figli. Presto inizieranno a crearli da sé.


Non sapete da dove cominciare? Per i più piccini basterà qualche immagine incollata su pagine di cartoncino spesso, che potrete rilegare con ago e filo. Scegliete immagini realistiche o, meglio ancora, fotografie. In un secondo momento, quando il piccolo inizia ad interessarsi alla lettura, potrete aggiungere il nome dell’oggetto raffigurato.


Ma potrete anche utilizzare i vostri libri fai-da-te per rispondere a un’esigenza precisa. Immaginiamo che abbiate un bambino, e che siate in attesa del secondo. Avete normalissimi dubbi e paure in merito alla sua reazione. Immaginate in che modo vorreste che il vostro primogenito reagisse all’arrivo del fratellino. Visualizzate alcune scene. Il primo incontro, in ospedale, poi il ritorno a casa, tutte le cose interessanti che il “grande” potrà insegnare al piccolo.


Vostro figlio ha un personaggio preferito? Che so, Pinco Pallino? Ebbene, raccontate la storia di Pinco Pallino che sta per avere un fratellino. È molto felice, perché sta per diventare il “fratello maggiore”. Questo è un ruolo importante. Avrà un neonato da coccolare e a cui insegnare tante cose. Raccontate di come Pinco Pallino sia felice di andare a trovare il fratellino in ospedale. Di come gli prepari, insieme al papà, una sorpresa per il suo arrivo a casa. Dei giorni che passerà da solo con papà, che magari gli concederà qualche strappo alle regole (andare a letto un po’ più tardi, o magari una merenda speciale). Ovviamente poi si torna alle vecchie abitudini e Pinco Pallino è felice di ritrovare i suoi ritmi abituali, perché andare a letto tardi ogni sera sarebbe troppo faticoso, e mangiare una coppa di gelato gigante ogni giorno per merenda farebbe venire il mal di pancia.


Raccontate di come Pinco Pallino sia a volte infastidito dal pianto del fratellino, o dal fatto che deve dividere con lui le attenzioni di mamma e papà. Ma che piano piano il piccino cresce e diventa un fantastico compagno di giochi.

Se lo desiderate, potrete illustrare il vostro libro. Potrete anche decidere di lasciare che siano i vostri bambini a illustrarlo o a colorarlo. Nel caso del fratellino (o sorellina) vi propongo un’attività da svolgere insieme ai bambini per rassicurarli in merito al vostro amore nei loro confronti. Su un foglio, disegnate il cuore di mamma. Spiegate al bambino che un giorno mamma ha incontrato papà, e gli voleva tanto bene che è entrato nel suo cuore, ingrandendolo. Poi è arrivato il primo figlio, e il cuore di mamma è cresciuto ulteriormente. Ora il cuore di mamma sta crescendo ancora, per accogliere anche il bimbo in arrivo. Ovviamente lo stesso principio si applica al cuore di papà10.

Giocattoli fai da te: la sicurezza

I giocattoli in commercio sono sottoposti a regole ferree e soggetti a numerosi controlli. Se confezionate i vostri giocattoli in casa dovrete fare attenzione a rispettare alcuni accorgimenti: piccole parti che possono staccarsi provocando rischio di soffocamento – bottoni, perline o piccole decorazioni dovranno essere cuciti saldamente, eventuali lacci non devono superare i 21 cm (questa è la norma europea per evitare il rischio di strangolamento) di lunghezza, i giocattoli in legno saranno levigati con cura, le tinture e vernici eventualmente utilizzate dovranno essere atossiche e se possibile naturali. Controllate spesso i giocattoli per assicurarvi che mantengano queste importanti caratteristiche nel tempo.

Tradizioni di famiglia

La torta della domenica con la mamma, la partita a scacchi con il nonno, la caccia alle uova di Pasqua o la messa di mezzanotte per Natale. Gesti semplici, tradizioni di famiglia che resteranno impresse nella memoria del bambino.


Concedetevi un appuntamento settimanale con la vostra famiglia: la partita a “monopoli” del sabato pomeriggio, la passeggiata al parco della domenica, la colazione speciale per cominciare bene la settimana al lunedì mattina… imparerete a staccare e a concedervi del tempo per voi e per i vostri cari che, ricordatelo, sono più importanti di tutti gli altri impegni che riuscite (seppur a stento) a far entrare nella vostra agenda. Ai vostri figli offrirete preziosi e teneri ricordi d’infanzia che li accompagneranno per tutta la vita.

Celebrare le festività

Offrire loro feste memorabili ma anche insegnare a festeggiare gli altri, a pensare a come far piacere ai propri cari, preparando un regalo con le proprie mani, scrivendo una lettera, organizzando una sorpresa.


Alle feste tradizionali potrete aggiungere feste provenienti da tutto il mondo ma anche le date importanti della vostra famiglia (anniversari, ricorrenze varie). Preparate insieme le vostre ricette preferite, decorate la casa, trasmettete la gioia del donare e imparate a ricevere. Ogni occasione è buona per festeggiare: perché non approfittarne?


I nostri nonni festeggiavano la semina, il raccolto, solstizi, equinozi e altri eventi legati al ciclo delle stagioni. Perché non rispolverare queste tradizioni, che risveglieranno un senso di responsabilità e di appartenenza nei confronti del nostro pianeta che ha tanto bisogno di cure?

Giochi con me?
Giochi con me?
Claudia Porta
Tanti modi creativi per accompagnare i nostri figli nella crescita.Tante idee per imparare a giocare con i bambini, creare giochi fai da te e divertirsi nella natura, stimolando la creatività e la fantasia dei nostri figli. Da bambini, tutti sappiamo giocare. Crescendo però smettiamo gradualmente di farlo, per poi accorgerci che non ne siamo più capaci. Ed è qui che ci vengono in aiuto i nostri figli: attraverso il gioco è possibile infatti creare un legame profondo con i bambini e, se restiamo in ascolto, potremo capire molto di più di ciò che riescono a esprimere a parole. Claudia Porta presenta, oltre ad alcune riflessioni sull’importanza del gioco nei suoi diversi aspetti, molti progetti creativi alla portata di tutti, da realizzare con e per i bambini.Giochi con me? diventa, così, anche un libro per trasmettere ai più piccoli il valore del lavoro e il rispetto per ciò che ne risulta, perché comprendano che ciò che non esiste si può sempre inventare. Conosci l’autore Claudia Porta è autrice, blogger e insegnante di yoga e di meditazione. Dal 2007 vive in Provenza e cura il blog lacasanellaprateria.com. Organizza anche corsi di yoga e meditazione guidate.