CAPITOLO IV

Il valore terapeutico del gioco all'aria aperta

Abbiamo ben compreso quanto sia importante il gioco libero e attivo per lo sviluppo della mente e del corpo – soprattutto quando è fatto all’aperto. Vedremo adesso un po’ più nello specifico perché ha delle qualità terapeutiche.


Forse penserete I miei figli giocano liberi tantissimo e si muovono tutto il tempo! Perché devono stare all’aperto? Cosa c’è di tanto speciale nella natura che gli esseri umani non possano tentare di replicare? Cosa c’è di diverso nel rotolarsi giù da un pendio erboso rispetto al rotolarsi giù da una rampa in palestra? Giocare con la schiuma nella vasca da bagno non è lo stesso che giocare nel fango di una pozzanghera? Risponderò a queste domande nel capitolo presente.


Perché all’aria aperta?

In teoria, tutto quello che si può fare dentro si può fare anche fuori – e non soltanto i giochi e le attività tradizionali. Con un po’ di creatività e di pianificazione, persino semplici azioni quotidiane come mangiare e fare il bagno possono essere spostate all’aperto per divertirsi e rendere alcune esperienze arricchenti e memorabili. Perciò, afferrate il cestino da pic-nic e quelle tinozze formato industriale!


Pensiamo a una bambina che tiri fuori dalla scatola dei giochi la sua bacchetta magica e volteggi per la stanza, trasformando libri e bambole in ranocchi e principesse. Immagina una strega cattiva che entri dalla finestra e quindi si appresta a costruire un fortino con lenzuola e cuscini; ma la assale il timore di finire nei guai per aver messo tutto in disordine e allora cambia idea e decide di giocare ai travestimenti. Vorrebbe essere una ballerina ma trova solo il suo vestito da fata, che non può farne le veci, perciò si risolve a giocare a qualcos’altro.


La stessa bambina, all’aperto, giocherebbe in modo molto diverso. Trova un legnetto ruvido tutto deforme che all’istante si trasforma in una bacchetta magica; un ampio pendio è il luogo in cui rifugiarsi per sfuggire a un drago malevolo; lei ci si arrampica correndo ma il vento che le soffia sul viso è una forte tempesta e lei rotola giù, deve poi allontanarsi da un’immaginario lago di lava che attraversa con estrema cautela saltando di roccia in roccia.


Nei luoghi chiusi ci sono regole da seguire e ogni oggetto ha un suo preciso utilizzo. Persino i giocattoli che dovrebbero ispirare la creatività possono esser percepiti come avessero un’unica funzione, e lasciano i bambini con un senso di limitatezza, proprio loro che avrebbero dovuto garantire ore e ore di gioco. All’aperto, invece, ci sono meno norme e regolamenti e gli oggetti della natura, poiché non sembrano avere alcuna funzione o utilità specifica, spingono davvero i bambini a usare la loro immaginazione, stimolano il pensiero e mettono alla prova le loro abilità fisiche – molto più di quasi qualunque altra cosa che sia uscita da una fabbrica. I bambini che giocano nella natura si sentono pervasi da una gioia autentica, un senso di fiducia e sicurezza in se stessi, e una percezione intensa del gioco.


Quando prendo le difese del gioco all’aperto, ricordo ai genitori i tre fattori chiave che non mi è mai capitato di veder riprodotti con successo in nessun tipo di ambiente al chiuso:

  • Gli spazi aperti offrono un’esperienza sensoriale dall’equilibrio perfetto.

  • Stimolano la mente.

  • Sono il contesto ideale per valutare rischi e accettare sfide.


Diamo uno sguardo ai tre fattori in dettaglio.


Gli spazi aperti offrono un’esperienza sensoriale dall’equilibrio perfetto

Immaginate che vostro figlio cammini a piedi scalzi in un prato alla ricerca di qualche bel fiore. Mentre cammina, piega la testa per ascoltare gli uccelli e una brezza leggera gli accarezza la pelle. Camminare a piedi scalzi offre all’arco plantare un notevole stimolo sensoriale, dando al bambino una percezione chiara di dove si trovino i suoi piedi rispetto al resto del corpo. Ascoltare il cinguettio degli uccelli lo aiuta a orientarsi nella natura rispetto alle altre creature che la popolano. La leggera brezza lo tiene all’erta mentre il calore del sole lo conforta. Si tratta di una condizione ideale perché possa realizzarsi un’integrazione sensoriale: calmo e rilassato ma ben consapevole dell’ambiente che lo circonda.


Dall’altro lato, gli ambienti creati dall’uomo, come i cinema, gli spazi colorati e le aree per organizzare feste al chiuso, rischiano di sopraffare i sensi e di spingere il bambino nella condizione del “combatti o fuggi”, uno stato niente affatto salutare. Immaginate dunque che vostro figlio cammini ora in un luogo dove la musica è a volume molto alto, le luci sono accecanti e colori brillanti invadono la stanza. Lo spazio è affollato e le persone si scontrano le une con le altre; lui inizia a sudare e a sentirsi un po’ sopraffatto, forse reagisce coprendosi le orecchie, parlando a voce più alta, o persino chiedendo di andar via, insistendo nel dire che non vuole tornarci mai più. È difficile raggiungere una buona integrazione sensoriale se si è circondati dal rumore e dalla confusione.


Gli stimoli che provengono dalla natura sono invece solitamente più delicati, sottili, hanno una funzione preventiva e, talvolta, persino curativa e rinfrancante. La verità è che la natura ci offre la quintessenza dell’esperienza sensoriale, e noi non siamo altro che creature sensoriali. Comprendiamo noi stessi e il mondo che ci circonda attraverso i sensi, e più li affiniamo meglio funzioniamo… in qualsiasi cosa. Trascorrere del tempo all’aperto ogni giorno – dal semplice camminare a piedi scalzi all’ascolto degli uccelli sugli alberi – offre molti benefici:


  • L’integrazione naturale dei sensi. Una buona integrazione significa ottima resa di mente e corpo.

  • Stato di calma vigile. Quando si è rilassati e vigili al contempo si elaborano meglio le informazioni sensoriali che provengono dall’esterno, l’organizzazione dei sensi è massima e tutti i pezzi che compongono il puzzle vengono messi insieme per ottenere un’immagine accurata del mondo che ci circonda.

  • La quantità e il tipo giusto di stimoli sensoriali. La natura non bombarda i bambini con troppe informazioni sensoriali alla volta, il che creerebbe un senso di caos e confusione.


Gli spazi all’aperto stimolano la mente

Ricordate la bambina con la bacchetta magica di cui abbiamo parlato all’inizio del capitolo? Ecco, supponiamo che decida di procedere con la realizzazione di quel fortino che temeva di costruire dentro casa. Solo che ora è all’aperto e vuole crearsi un nascondiglio al riparo dal drago sputa-fuoco. Anziché coperte e cuscini, userà l’ambiente naturale che la circonda seguendo la propria ispirazione. Inizia col raccogliere grossi bastoni da appoggiare contro un albero parzialmente caduto che si trova in fondo al giardino.
Nota moltissime felci nella zona umida che costeggia il bosco e inizia a raccoglierle, posizionandole con cautela sopra i bastoni. Alcune pigne e ghiande faranno da “cibo”, le raccoglie in fretta ed entra carponi nel suo fortino per riposarsi e “mangiare” al riparo dai pericoli.


Gli spazi all’aperto offrono un potenziale infinito ai bambini, sono luoghi in cui rilassare la mente, farsi ispirare e sprofondare nell’immaginazione. Sono luoghi in cui progettare, creare, esplorare. Le possibilità sono sconfinate. Più e più volte la ricerca ha confermato che, quando i bambini giocano liberi all’aperto, la loro abilità nel risolvere i problemi migliora e la creatività viene esaltata (Hamilton 2014).


Sergio Pellis, ricercatore dell’Università di Lethbridge ad Alberta, in Canada, afferma che “l’esperienza del gioco modifica le connessioni neuronali dell’estremo anteriore del cervello; ma senza il gioco quei neuroni non subiscono alcuna modifica” (Hamilton 2014). È proprio grazie al gioco cosiddetto libero – senza allenatori, arbitri e regolamenti – che avvengono modifiche durature nella parte frontale del cervello, quella che gioca un ruolo chiave nella regolazione delle emozioni, nella capacità di fare piani e risolvere problemi. Che sia fare la lotta con gli amici o costruire insieme un elaborato castello di sabbia, nel gioco libero i bambini devono negoziare e stabilire le proprie regole. (Si veda il terzo capitolo per una discussione più approfondita sui benefici del gioco libero).


Negli ambienti chiusi esistono determinate aspettative, oltre a nozioni o idee preconcette già stabilite per i bambini. I giocattoli da interno hanno un obiettivo designato e, pertanto, impongono dei limiti al gioco. Ad esempio, un puzzle è fatto per incastrarsi solo in un certo modo; un gioco da tavolo ha le sue regole ben precise; una macchinina resta sempre una macchinia, per quanto possa cambiare il terreno di gioco. Una pigna, invece, può trasformarsi in qualcosa di completamente diverso; l’ho vista diventare un tesoro, una chiave, valuta contante, materiale da costruzione, una decorazione e altro ancora. Ho visto bastoni trasformati in canne da pesca, fungere da armi e pezzi di fortini, essere una barca, un cavallo, un percorso a ostacoli, una trappola e persino un aeroplano.


Stare ogni giorno all’aperto stimola il cervello in molti modi:

  • Non ci sono aspettative. I bambini sono costretti a usare l’immaginazione perché quel particolare bastone, quel sasso o quella pigna diventino parte del loro mondo.

  • Le possibilità sono infinite. Stare all’aperto sfida la mente a pensare in modi sempre diversi.

  • Nessuna pressione. Quando il gioco è libero e attivo il bambino può scegliere se stare da solo o con altri, se stabilire regole proprie o seguire quelle altrui, se scatenarsi o starsene quieto e in contemplazione.


Gli spazi aperti offrono rischi e sfide

Immaginate un bambino che conoscete (magari vostro figlio), in equilibrio sulla trave durante l’ora di ginnastica; cammina a piedi nudi sul legno ben levigato, caldo e incredibilmente piatto, ne conosce la lunghezza e la sensazione che procura, non ci sono sorprese. Ora immaginate lo stesso bambino all’aperto, a piedi nudi su un tronco che attraversa un basso acquitrinio: cammina per mezzo metro senza problemi in equilibrio su questa trave tutt’altro che piatta, il muschio morbido gli solletica i piedi e il tronco è abbastanza caldo e asciutto. Ma se a un tratto cede, dovrà riprendere l’equilibrio in fretta per non finire nell’acquitrinio che lo circonda; l’acqua gli arriva sui piedi e il fango gli penetra fra le dita, ha un momento di paura ma poi è felice per non esserci caduto dentro. Continua a camminare, e una volta sceso dal tronco sente le foglie secche e crepitanti che gli scricchiolano sotto i piedi.


Camminare sul tronco, non solo ha risvegliato tutti i sensi in una volta, ma ha anche rappresentato una sfida a reagire, una prova d’equilibrio, ha reso necessario imparare a perseverare nonostante le difficoltà.


Gli ambienti naturali sono imprevedibili, si fanno spesso incontri inattesi, costringono a considerare il contesto e a valutare i rischi. Quando un bambino avrà dimestichezza nel valutare il contesto, stabilire quali siano i rischi e accettare le sfide, sarà anche diventato sicuro di sé. Così come impara a vagare su terreni accidentati senza cadere, a traversare ruscelli senza bagnarsi e a salire in cima a un monte insieme ai genitori, imparerà anche a chiamare a raccolta tutta la propria forza e a persistere, persino quando qualcosa sembra difficile o impossibile. Provando e riprovando, imparerà ciò di cui sono capaci il suo corpo e la sua mente.


Valutare i rischi e accettare le sfide ogni giorno, mentre gioca all’aperto, è gratificante in molti modi:


  • Si diventa sicuri di sé. Quando i bambini superano un ostacolo, imparano che possono avere successo se non smettono di provare malgrado le difficoltà.

  • Si affrontano le sfide secondo le proprie possibilità. Quando giocano all’aperto, i bambini devono stabilire quando sono pronti per affrontare un rischio e anche decidere quanti rischi vogliono correre.

  • Ci si adatta. I bambini che giocano nella natura imparano presto che non si possono sempre avere sotto controllo gli esiti del gioco. Per esempio, il fortino non sempre viene come lo si era immaginato, e così il pensiero si fa di volta in volta più flessibile.


Perché la natura è terapeutica?

La natura è terapeutica per sua caratteristica intrinseca. Tutto, dal profumo dei fiori al canto degli uccelli, stimola i sensi e predispone i bambini a una sana integrazione sensoriale. Ci soffermeremo ora sul modo in cui alcuni dei sensi siano non solo eccitati ma letteralmente prosperino quando i bambini giocano in un contesto naturale o anche solo lo osservano.


Il potere calmante della natura

Adam Alter, ricercatore in marketing e psicologia alla Stern School of Business dell’Università di New York, descrive il fenomeno per il quale la natura ha un perfetto potere calmante: “La natura ristora le funzioni mentali nello stesso modo in cui il cibo e l’acqua ristorano il corpo. Gli impegni quotidiani – evitare il traffico, prendere decisioni, fare valutazioni personali, interagire con estranei – ci usurano, e tutto quello che un ambiente costruito dall’uomo ci toglie, la natura ce lo restituisce” (2013).


Far giocare i bambini all’aperto, lontano dal trambusto della vita quotidiana, dà loro una tregua; una pausa di respiro dalla routine costante, dagli Sbrigati che è tardi!, dai colori sgargianti e gli odori nocivi, dal frastuono e dalla confusione prodotti dal mondo creato dall’uomo. Permette loro di rilassarsi e ricaricarsi. Osservo sempre il potere calmante che la natura ha sui bambini; a TimberNook ho proprio notato che i bambini sono più agitati e rumorosi quando stanno vicino agli edifici rispetto a quando vanno a giocare nel bosco o al ruscello. Lontano dagli edifici – ed è una cosa che si ripete sempre – i bambini si sparpagliano, si calmano, trovano un obiettivo.


Anche solo guardare la natura per loro ha un potere calmante. Alcuni ricercatori hanno chiesto a un centinaio di coppie di genitori in che modo i figli – tutti con deficit d’attenzione e iperattività – reagissero a diverse attività di gioco. I bambini che sedevano al chiuso in una stanza con una vista sulla natura erano più calmi di quelli che giocavano fuori ma in ambienti costruiti dall’uomo e senza traccia di alberi o prati (Taylor, Kuo, e Sullivan, 2001). Questo studio dimostra che la presenza della natura, al chiuso o all’aperto che sia, è un ingrediente chiave per rilassarsi e scaricare le energie in eccesso.

Sappiamo oggi che gli stimoli provenienti dalla natura calmano i bambini. 


Per quanto immergersi completamente nella natura, lontano da edifici e costruzioni, offra un ristoro completo e dovrebbe essere fatto ogni volta che sia possibile, non si tratta di qualcosa che è fattibile e praticabile per chiunque. Anche solo osservare o stare accanto a qualche stimolo proveniente dalla natura, sarà certo d’aiuto al rilassamento dei bambini. 


Si può considerare l’idea di coltivare un giardino per far interagire i nostri figli con la natura, piantare degli alberi o anche solo un piccolo pezzetto di prato per farli giocare; sono tutti esempi di esperienze benefiche che l’asfalto non può elargire. Oltre a rendere accessibile la natura da casa, cercate di andare di tanto in tanto in qualche parco nazionale o regionale per godere della natura insieme a tutta la famiglia.


La natura migliora la vista

Gli stimoli che offre la natura sono spesso delicati e sottili. I colori naturali hanno, di solito, un tocco gentile sugli occhi, non eccitano e stimolano all’eccesso. Dagli studi succitati abbiamo appreso quanto anche la semplice contemplazione della natura calmi i bambini. 


Da esseri umani, ci affidiamo moltissimo alla vista, e ciò che permettiamo ai nostri figli di vedere ogni giorno ne influenza l’umore, il temperamento, la capacità di concentrazione. Inoltre, giocare all’aperto può influenzare positivamente lo sviluppo e la funzione visiva. La sezione che segue affronterà entrambi questi aspetti della visione infantile.


Anche solo contemplare la natura ha un impatto sui bambini

Il mio vecchio studio era pieno zeppo di colori brillanti che eccitavano i bambini. Ma poiché quasi tutto in quella clinica gridava Guardami!, la vista ne era sopraffatta.


Mia figlia maggiore, per esempio, amava venirmi a trovare in clinica, tuttavia, non appena metteva piede nella stanza, perdeva di fatto la capacità di regolare i propri sensi. La vista era talmente sopraffatta che tutto il resto andava a farsi benedire. Il volume della sua voce diventava sempre più alto, e lei correva da un oggetto all’altro in uno stato di agitazione iperattiva, impazziva letteralmente. Una delle ragioni di questo comportamento è che la vista è programmata per metterci in allerta se ci sono dei pericoli, e tutto in quella clinica produceva un elevato stato di allerta. L’eccesso di stimolazione visiva mandava alle stelle l’eccitazione di mia figlia.


D’altro canto, se mia figlia giocava nel bosco non aveva nessuna difficoltà a controllare il proprio livello di attività, era calma e tranquilla, nonostante fosse attiva riusciva a mantenere il controllo del proprio corpo. Perché l’ambiente naturale influenzava la capacità di mia figlia di regolare il proprio comportamento? Sono molti gli studi che hanno osservato il modo in cui gli impatti visivi influiscono sull’umore e l’apprendimento.


Anna Fisher, Karrie Godwin e Howard Seltman, della Carnegie Mellon, in uno studio del 2014 hanno osservato in che modo immagini e decorazioni influenzassero la capacità dei bambini di mantenere la concentrazione durante le spiegazioni in classe e lo studio delle lezioni. Hanno scoperto che nelle classi molto decorate i bambini erano più distratti, trascorrevano più tempo senza applicarsi al compito, e dimostravano di aver appreso di meno, rispetto a quando si trovavano in classi con le pareti nude. “Abbiamo dimostrato che l’ambiente visivo di una classe può influire sul livello di apprendimento nei bambini”, afferma Fisher; in altre parole, mantenere un ambiente sobrio dal punto di vista visivo (cosa che la natura fa già) può aiutare l’apprendimento.


La semplice contemplazione della natura può avere un effetto rinfrancante sulle persone. Nei primi anni ’80, un ricercatore analizzò i dati raccolti su pazienti che avevano subìto un intervento di colecistectomia fra il 1972 e il 1981. Furono osservati i tassi di recupero in pazienti che vedevano panorami diversi dalla stanza d’ospedale: alcune stanze davano su un muro di mattoni, altre affacciavano su un gruppetto di alberi decidui. A parte le diverse visuali, per il resto le stanze e i trattamenti erano identici. In media, le infermiere registrarono quattro note negative per ognuno dei pazienti che affacciavano sul muro di mattoni. Commenti come “ha bisogno di incoraggiamento” o “è abbattuto e piange” erano comuni. Dall’altro lato, i pazienti con vista sugli alberi si aggiudicarono un solo commento negativo durante il ricovero.


Chi aveva avuto una vista sulla natura si era ripreso più in fretta e in media era stato dimesso un giorno prima della controparte. I risultati dello studio sono piuttosto notevoli perché dimostrano che i pazienti la cui vista spaziava su un panorama naturale se la passavano quattro volte meglio di quelli che fissavano solo un muro (Ulrich, 1984).


Gli ambienti creati dall’uomo spesso utilizzano colori introvabili in natura. Questi stimoli visivi più forti e intensi rischiano di mettere in allarme il tronco encefalico, soprattutto il sistema reticolare. Il sistema reticolare è responsabile dell’elaborazione e integrazione dell’informazione sensoriale e contribuisce al nostro livello di eccitazione o di allerta. 


Se gli stimoli visivi sono troppo intensi, i livelli di attività e di eccitazione rischiano di aumentare. Colori più tenui e stimoli visivi più delicati hanno invece un effetto calmante sul sistema sensoriale del bambino, il che induce uno stato di calma e di ordine ideale per promuovere una salutare integrazione sensoriale (Roley, Blanche, e Schaaf, 2001). Per giocare e apprendere al meglio è necessario che i bambini abbiano il tempo di osservare paesaggi naturali e di immergervisi. Permettere alla natura di avere un ruolo visivo nella loro vita, non solo ne migliora l’umore e li predispone all’apprendimento, ma offre l’occasione per una sana integrazione sensoriale.


Giocare all’aria aperta migliora le funzioni visive

Trascorrere del tempo nella natura migliora anche il funzionamento degli occhi. Come già detto nel primo capitolo, la miopia ha ormai raggiunto picchi mai visti prima. Un tempo ritenuta il prodotto delle troppe ore trascorse davanti agli schermi elettronici, oggi nuovi studi suggeriscono che i bambini vadano davvero più soggetti a miopia se non trascorrono abbastanza tempo all’aperto. Le scuole asiatiche hanno trovato questa ricerca talmente convincente che ora intendono aumentare il tempo che i bambini devono trascorrere ogni giorno all’aperto, nella speranza di ridurre il fabbisogno di occhiali.


L’optometrista Donald Mutti (OD, PhD), della facoltà di Optometria dell’Ohio State University, afferma che i dati suggeriscono che i bambini “geneticamente predisposti alla miopia abbiano tre volte meno probabilità di dover portare gli occhiali se trascorrono più di quattordici ore a settimana all’aperto”. Prosegue sostenendo: “Non sappiamo però cosa renda davvero tanto speciale il tempo trascorso all’aperto. Se lo sapessimo, potremmo cambiare il nostro approccio alla miopia” (Ohio State University College of Optometry, 2014).


Dal canto loro, gli scienziati hanno comunque delle teorie sul perché trascorrere tempo all’aperto aiuti a ridurre l’incidenza della miopia. Una teoria suggerisce che fra i cinque e i nove anni gli occhi del bambino siano ancora in crescita. Talvolta questa crescita provoca l’allungamento della distanza fra la lente e la retina, portando alla miopia. Gli scienziati pensano che la luce esterna possa davvero aiutare a conservare la lunghezza e la forma dell’occhio durante questo periodo di crescita. Ritengono, inoltre, che la luce brillante del sole sia un fattore determinante – che la pupilla dell’occhio risponda meglio (cioè si apra e si chiuda con maggior efficacia) se esposta alla luce naturale in modo regolare (Ohio State University College of Optometry, 2014). In sostanza, gli occhi funzionano meglio se vengono esposti a periodi di luce solare.


I bambini hanno bisogno di tempo da trascorrere all’aperto ogni giorno, non solo per essere esposti agli stimoli visivi naturali che favoriscono lo sviluppo sensoriale della vista e aiutano a regolare gli stati d’animo, ma anche per sostenere una crescita e uno sviluppo sano dell’occhio.


La natura favorisce l’ascolto

Sirene spiegate, frastuono dovuto al traffico, un allarme che suona, concerti chiassosi, musica a tutto volume, ecco i tipi di suoni noti come inquinamento acustico, in grado di mettere spesso i bambini nello stato di allarme del combatti o fuggi. In una simile condizione non sono più in grado di prestare attenzione a ciò che hanno di fronte (Frick e Young, 2012). Il nostro corpo non è fatto per stare in un costante stato di allarme e di stress; essere esposti ogni giorno per ore all’inquinamento acustico può nuocere sul serio alla salute dei bambini.


Un gruppo di neuroscienziati ha di recente realizzato uno studio sui ratti per misurare la loro risposta a livelli di rumore che andavano da moderatamente alti a intensi, per più di un’ora. Hanno scoperto che in effetti l’esposizione prolungata a rumori forti altera il modo in cui il cervello elabora il linguaggio, potenzialmente aumentando la difficoltà nel distinguere i suoni del linguaggio stesso (Red et al., 2014). Se il rumore è in grado di alterare il funzionamento del cervello di un ratto, esiste la possibilità che possa alterare anche quello umano. Se così fosse, i bambini esposti regolarmente a rumori forti rischierebbero di avere difficoltà nell’elaborazione di ciò che sentono.


Di contro, i ricercatori hanno scoperto che i suoni della natura hanno un effetto ristoratore. In uno studio condotto all’Università di Stoccolma, quaranta adulti sono stati esposti a suoni della natura e ad ambienti rumorosi dopo aver completato un calcolo aritmetico impegnativo e stressante. I ricercatori si sono resi conto che il sistema nervoso simpatico si riprendeva più in fretta se il soggetto ascoltava i suoni della natura anziché gli stimoli rumorosi (Alvarsson, Wiens, e Nilsson, 2010). Se i rumori forti prodotti dall’uomo riescono ad alterare la funzionalità cerebrale diminuendone l’efficienza, e se i suoni della natura (come le onde che si infrangono o i grilli che friniscono) hanno invece un potere terapeutico, è sensato spingere affinché i bambini vivano più a contatto con la natura per promuovere e garantire una positiva integrazione sensoriale.


Si trae un grande beneficio anche dall’ascolto degli uccelli. Molti bambini in terapia occupazionale indossano speciali auricolari un paio di volte al giorno per un paio di mesi se hanno problemi a prestare ascolto e di udito. La musica che sentono è modulata in modo specifico e in alcuni casi contiene suoni della natura pensati apposta per migliorare l’umore del bambino, il suo livello di attenzione, le abilità di ascolto (come quella di rispondere in fretta al proprio nome), le interazioni sociali e il livello di attività. I suoni della natura accendono il centro del cervello preposto all’ascolto e aiutano i bambini a orientarsi per capire il posto che occupano nello spazio (Frick e Young, 2012).


I risultati di questi programmi di terapia occupazionale sono incredibili. Dopo aver partecipato a un programma di ascolto, la maggior parte dei bambini compie sostanziali progressi almeno in un paio di ambiti, per esempio migliorando le proprie abitudini di sonno, la propria capacità di controllo emotivo e quella di rispondere al proprio nome con prontezza ed efficacia (Frick e Young, 2012). 


In uno studio si chiedeva ai bambini di disegnare autoritratti. Prima dell’ascolto di suoni naturali preregistrati, i bambini disegnavano ritratti a cui mancava il naso o con le braccia troppo in basso, oppure i corpi sembravano galleggiare nello spazio; mancavano inoltre dettagli, colori ed espressioni. Dopo tre mesi di partecipazione a un programma di ascolto, gli stessi bambini si disegnavano con i piedi per terra, su una collina erbosa o una spiaggia per esempio, circondati da dettagli coloratissimi, fra cui piante, terra e arbusti. Erano rappresentate tutte le parti del corpo, molte facce sorridevano e c’erano molti più dettagli e colori (Frick e Young, 2012).


Ho intervistato Mary Kawar (MS, OT/L), una terapista occupazionale pediatrica che studia la relazione fra i sistemi vestibolare (equilibrio), uditivo e visivo. Lavora a stretto contatto con gli sviluppatori di un programma di ascolto americano molto noto. Le ho chiesto se la coscienza spaziale dei bambini sarebbe stata influenzata anche dal semplice trascorrere più tempo all’aria aperta ascoltando il canto degli uccelli. Mi ha risposto: “Assolutamente sì!”.


I suoni degli uccelli aiutano il nostro orientamento spaziale. Per esempio, un suono potrebbe provenire da lontano a destra, un altro da sinistra, e i diversi cinguettii vi aiuterebbero a localizzare la vostra posizione in relazione al suono che sopraggiunge. In ogni caso, visto che l’inquinamento acustico riduce seriamente gli effetti terapeutici dei suoni naturali, è meglio allontanarsi dai rumori cittadini per raccogliere i benefìci che derivano dall’ascolto del canto degli uccelli. I suoni della natura, col tempo, riescono a migliorare lo sviluppo sensoriale del bambino.


La natura esalta il senso del tatto

Devo ammetterlo, osservare i bambini che giocano e esplorano negli stagni fangosi a TimberNook è una delle mie attività preferite. Ritengo sia una delle esperienze sensoriali più significative che un bambino possa fare.


Dipingetevi la scena, immersi fino alle ginocchia nell’acqua fangosa intenti a cercare verdi ranocchie viscide. C’è chi all’inizio se ne sta sul bordo, incerto se sporcarsi i piedi; una bimba piccola afferra una ranocchia e lancia gridolini di gioia: “Ne ho presa una! Oh, è scivolosa!”, gli altri si avvicinano per dare un’occhiata da vicino.


Nel frattempo, chi se ne stava in un canto a guardare la scena, piano piano si sfila gli stivali di gomma e si immerge anche lui nella pozza; “Bleah! È tutto molliccio!” esclama una bambina mentre elabora le nuove sensazioni e impara a muoversi nell’acqua senza cadere. Un altro scivola e cade, è momentaneamente sotto shock. Nessuno reagisce alla sua caduta, si rialza e inizia a ridere: 

Guardate come mi sono combinato, sono tutto sporco!

anche un altro ride e cade di proposito nella pozza.


La sensazione di sporcarsi e bagnarsi nel vero fango offre ai bambini un’esperienza tattile di impagabile valore. Il sistema tattile è flessibile ed esporsi a esperienze diverse aumenta la tolleranza alle varie sensazioni. Se un bambino ha poca tolleranza al tatto, come abbiamo visto nel secondo capitolo, può far fatica a indossare alcuni tipi di vestiti, magari rifiuta di andare a piedi nudi e potrebbe persino infastidirsi e agitarsi se deve portare avanti certe attività scolastiche, come quelle che prevedono l’uso della colla. Ecco perché è importante esporre i bambini a tante diverse consistenze sin dalla più tenera età.


È una delle molte ragioni per cui sono in aumento i blog rivolti ai genitori che propongono attività sensoriali, dai giochi con la schiuma da barba, alla creazione di paste da modellare dalle consistenze diverse. Si tratta di esperienze divertenti che tengono occupati i bambini per brevi periodi di tempo; giocare fuori, invece, spesso amplia l’esperienza tattile fino a coinvolgere tutto il corpo, esaltando così i benefici sensoriali.


Per una comprensione migliore di questo concetto, paragoniamo il gioco al chiuso con una bacinella piena di sabbia allo stare sulla spiaggia. Il bambino che è dentro casa sperimenterà perlopiù un coinvolgimento delle sole mani, magari giocherà con contenitori e mestoli di plastica, seduto sotto l’occhio vigile di un adulto.


Immaginate ora lo stesso bambino sulla spiaggia; la sensazione del sole caldo sulla pelle; l’acqua lo schizza e i piedi affondano nella sabbia fangosa mentre riempie il secchiello di acqua fredda e spumeggiante. Si inginocchia accanto al suo castello di sabbia e quasi tutto il suo corpo è esposto alla sensazione ruvida della sabbia; scava con le dita per costruire un fossato attorno al castello e trova alghe viscide e conchiglie puntute e scabre da allineare sul suo castello. Quando avrà finito di costruire il castello saranno passate ore dall’ultima pausa per mangiare o fare il bagno, sarà coperto di sabbia bagnata dalla testa ai piedi e avrà un enorme sorriso stampato sul volto.


Per quanto la prima esperienza corrisponda a ciò che pensiamo quando diciamo: “Facciamo vivere al bambino un’esperienza sensoriale!”, nel secondo caso si innescano molti sensi in più. La temperatura e le diverse esperienze tattili (alghe viscide e conchiglie scabre) non fanno che espandere il suo repertorio sensoriale, ma tutto il suo corpo è stato esposto alla sabbia, non solo le sue mani.


Inoltre, quando i bambini spingono, tirano o scavano sulla spiaggia, riescono a tollerare e a integrare meglio esperienze tattili più sottili, come una leggera brezza che soffia sul viso e la sensazione della sabbia. I bambini con problemi sensoriali hanno talvolta una profonda avversione agli stimoli delicati – come la sensazione della sabbia o delle alghe che sfiorano la pelle – se questi vengono percepiti da soli. In ogni caso, i movimenti più grandi compiuti per giocare sulla spiaggia aiutano a superare le sensazioni di tocco leggero e aumentano la tolleranza (Ayres, 2000). Giocare sulla spiaggia, anziché con una bacinella di sabbia, ha anche molto più senso per il bambino, motivandolo a giocare più a lungo e a tirar fuori la creatività da usare per dar foggia al castello.


Sporcarsi e infangarsi, non soltanto aumenta la tolleranza alle esperienze tattili, ma migliora il sistema immunitario.


L’ipotesi igienica

Fango, bagnato e appiccicoso, irresistibile per la maggior parte dei bambini. Sporcarsi e anche assaggiare un pochino di terra non fa male, anzi, può essere persino salutare. Il contatto con la terra, gli animali e i germi sin dalla prima infanzia ha il potere di migliorare lo sviluppo del sistema immunitario. Sappiamo da molto tempo che i bambini che crescono nelle fattorie non hanno asma, sono meno soggetti alle allergie e hanno una minore incidenza di malattie autoimmuni rispetto ai bambini che crescono nelle aree urbane (Brody, 2009).


I ricercatori hanno scoperto che l’eccessivo uso di disinfettanti, la pulizia di tutte le superfici della casa, il bagno fatto tutti i giorni, la sterilizzazione degli oggetti destinati ai neonati e lavarsi sempre le mani prima di mangiare danneggia il sistema immunitario. Viene chiamata ipotesi igienica. Negli Stati Uniti, la Food and Drug Administration informa che “la risposta immunitaria viene deragliata dagli ambienti casalinghi molto puliti, tipici del mondo sviluppato. In altre parole, l’ambiente del bambino piccolo rischia di essere ‘troppo pulito’ e di non poter offrire una spinta efficace alla maturazione del sistema immunitario” (2015).


Secondo l’ipotesi igienica, il problema con gli ambienti estremamente puliti è che falliscono nel dare la giusta esposizione ai germi che rafforzano il sistema immunitario, così che possa proteggerci dalle infezioni. Al contrario, la risposta di difesa si fa talmente inadeguata da contribuire allo sviluppo di asma e allergie (Okada et al., 2010). Pertanto, al fine di sviluppare un sistema immunitario forte e sano, è essenziale che i bambini stiano all’aperto, soprattutto se questo significa sporcarsi.


A piedi nudi

Stare a piedi nudi nella natura non solo aiuta a sviluppare le percezioni tattili a livello del piede, ma rafforza anche l’arco plantare. Eccone una prova: i medici di una facoltà di medicina in India – dove la maggior parte dei bambini nei centri rurali di solito non indossa scarpe – avevano notato che i bambini provenienti dai paesi più rurali di rado avevano il piede piatto. 


La maggior parte dei pazienti con i piedi piatti proveniva dalle aree urbane. Decisero perciò di approfondire la cosa e analizzarono l’impronta statica di 2.300 bambini. Scoprirono che coloro che indossavano scarpe avevano più probabilità di avere il piede piatto rispetto a coloro che non le indossavano. Scoprirono anche che il periodo critico per lo sviluppo dell’arco plantare è quello prima dei sei anni. Il loro studio suggerì che indossare le scarpe durante la prima infanzia è deleterio per lo sviluppo di un arco longitudinale mediale normale o alto (Rao e Joseph, 1992).


Nel periodo in cui facevo ricerche sull’importanza di stare a piedi scalzi, mi sono imbattuta in Katy Bowman, esperta in biomeccanica e fondatrice del Restorative Exercise Institute. Ecco cosa ha da dire sui bambini piccoli che indossano scarpe per la maggior parte del tempo: “Le scarpe alterano il movimento umano, molti degli acciacchi di cui soffriamo, dal punto di vista muscoloscheletrico, sono il risultato della nostra dipendenza da esse e dello sforzo a cui vengono sottoposti i legamenti e la fascia plantare dopo decenni di atrofia muscolare. Se con un bambino si riesce a iniziare con calzature dall’impatto minimo sul piede, si risparmia tempo e si evitano degenerazioni” (Crawford, 2013).


Quando mia figlia minore era ancora molto piccola, aveva il piede piatto. Ha avuto persino bisogno di una terapia fisica e per un periodo di tempo ha portato dei tutori che le sostenessero l’arco plantare e la caviglia. Tuttavia, finché non ha iniziato ad andare quasi del tutto scalza durante l’estate, non abbiamo notato nessun vero cambiamento. Adesso ha caviglie e archi plantari ben sviluppati e cammina senza difficoltà.


Camminare all’aperto massaggia in modo naturale il piede perché il terreno è irregolare e i ciottoli sono di dimensioni diverse. La resistenza e la discontinuità offerte dalla natura integrano i riflessi del piede e formano archi plantari robusti. Andare a piedi scalzi nella natura sviluppa un’andatura normale, l’equilibrio e la tolleranza al tatto a livello del piede, e tutte queste cose insieme rappresentano una solida base per imparare a muoversi con sicurezza e fluidità.


La natura esalta il gusto e l’olfatto

Il gusto. La sola parola è in grado di far venire l’acquolina in bocca. Il gusto è un senso che ci dice qualcosa dell’ambiente in cui ci troviamo. I bambini molto piccoli mettono le cose in bocca per raccogliere informazioni sull’ambiente circostante. Ho visto tantissime mamme impedire che i bambini mettessero in bocca pezzetti di natura, come terra, foglie o pigne; ai neonati sono invece offerti sonaglini e giocattoli di plastica, pensati per garantire un riscontro sensoriale. Tuttavia, la natura offre una varietà di gusti e consistenze difficili da riprodurre con i giocattoli o altri oggetti costruiti dall’uomo.


Vostro figlio ha gusti difficili nel mangiare? Molti bambini oggi hanno scarsa tolleranza quando si tratta di esplorare nuovi sapori e consistenze con la bocca, il che spesso è correlato all’avere problemi con i cibi nuovi. Altri bambini hanno invece problemi di consapevolezza nella zona attorno alla bocca. Consentire che mettano in bocca terra o pigne sin da piccolissimi non farà loro male. Anzi, è proprio la bocca il primo strumento per imparare come è fatto l’ambiente attorno. Così facendo, aumenta la tolleranza a nuovi stimoli sensoriali nell’area che circonda la bocca (è bene, comunque, stare attenti che non introducano piccoli oggetti in bocca, come ghiande, sassolini o escrementi di animali). Discuteremo nell’ottavo capitolo le implicazioni di un simile atteggiamento sulla sicurezza.


Non solo esplorare oggetti naturali con la bocca aumenta la tolleranza e la consapevolezza sensoriale orale nei bambini, ma è anche un ottimo sistema per migliorare il sistema immunitario (come abbiamo visto a proposito dell’ipotesi igienica appena descritta). Nel suo libro Lo sporco fa bene. 5 modi per diventare amici dei germi, l’immunologa e microbiologa Mary Ruebush suggerisce che quando un bambino mette un oggetto in bocca, in realtà sta consentendo alla sua risposta immunitaria di esplorare l’ambiente che lo circonda. E questo, non solo “esercita” la sua risposta immunitaria, il che è necessario perché sia protetto, ma gioca anche un ruolo chiave nell’insegnare al sistema immunitario quali stimoli siano dannosi e da evitare (Brody, 2009).


Per i più grandicelli, raccogliere cibo (bacche, noci, frutta) direttamente dalla natura, come facevano i nostri antenati, offre un’esperienza sensoriale molto più ricca che se lo comprassimo al supermercato dopo che è stato lì in attesa per settimane. Mordere una mela fresca non è solo più sano, ma ha anche più sapore, aroma e fa persino più rumore che non mangiare una mela comprata nel negozio di alimentari. Sono tutte sensazioni che esaltano l’esperienza sensoriale e, di conseguenza, ne accentuano la memoria.


I bambini di oggi non hanno solo una ridotta tolleranza al tatto, molti non sopportano neppure alcuni tipi di fragranze; taluni non riescono più a inghiottire quando percepiscono nuovi odori. La natura è di gran beneficio anche per l’olfatto. Quando si è immersi nella natura non si percepisce un’unica fragranza ma una vera moltitudine di odori di diversa intensità. Riceviamo così diverse informazioni sul mondo che ci circonda, mentre al chiuso gli stimoli olfattivi sono più costanti. Dentro casa ci sono più odori potenzialmente pericolosi e creati dall’uomo, come quelli degli agenti chimici per la pulizia o le vernici. All’aperto è possibile percepire l’odore dell’autunno, degli animali da fattoria, dell’erba appena tagliata, nessuno dei quali mette a repentaglio la salute dei nostri sensi.


Anzi, delle fragranze naturali si fa spesso un uso terapeutico, come nell’aromaterapia. Gli oli essenziali derivati da piante e da altri elementi presenti in natura stimolano i piccoli recettori olfattivi nel naso, che poi inviano messaggi, attraverso il sistema nervoso, al sistema limbico, la parte del cervello che presiede alle emozioni. Le fragranze naturali dell’aromaterapia riescono a rilassare e a dare un senso di tranquillità (University of Maryland Medical Center, 2011). In altre parole, anche solo permettere ai bambini di odorare le diverse fragranze della natura, li aiuterà a regolare le proprie emozioni.


Esperienze all’aperto che coinvolgono i sensi

Gli esempi che seguono riguardano esperienze specifiche da fare all’aperto con i bambini per accendere molti dei loro sensi.


Stare a piedi scalzi

Fate stare il più possibile i bambini a piedi scalzi, sia dentro che fuori casa.
Se devono indossare scarpe scegliete delle ciabattine morbide o scarpe minimaliste che permettano all’arco plantare di ricevere sia gli stimoli delle superfici naturali, sia di quelle create dall’uomo.


Raccogliere frutti e bacche

Molte fattorie permettono raccolte stagionali fai da te di frutta e bacche, da mirtilli e fragole a zucche e mele. Non avete nessuna fattoria vicina?
Potreste provare con alcune sagre o i mercatini di produttori ortofrutticoli, dove i bambini possono assaggiare cibi diversi e divertirsi all’aperto. Fare una torta o dei muffin insieme ai bambini usando le bacche fresche che hanno raccolto è un’esperienza sensoriale molto significativa. 


Non solo i bambini imparano da dove proviene il cibo, ma viene coinvolto l’olfatto, la vista, l’udito, il gusto e la propriocezione mentre mescolano, misurano e assaggiano la pastella.


Fare giardinaggio

Curare l’orto o il giardino con i bambini offre molti benefici dal punto di vista sensoriale. Devono scavare la terra, usare una pompa dell’acqua, prendersi cura delle piante, assaggiare cibi freschi, imparare a sopportare consistenze diverse, ampliare gli orizzonti culinari. 

Odorare erbe e fiori che hanno fatto crescere è poi una straordinaria esperienza olfattiva.


Riconoscere gli uccelli

Identificare i suoni dei diversi tipi di uccelli è una notevole abilità; date ai bambini un libro per l’identificazione degli uccelli di John James Audubon, così che possano verificare quali sono gli esemplari che vedono e sentono. Insegnate loro a farne i richiami usando solo le mani e la voce.


Giocare al buio

Giocare a nascondino al buio è una vera sfida sensoriale. 

Molti bambini si affidano troppo alla sola vista per muoversi nell’ambiente che li circonda; senza la vista, i sistemi dell’equilibrio e della propriocezione (il senso legato alla posizione di muscoli e legamenti) devono lavorare di più per tenerli diritti e coordinati mentre si muovono al buio. Inoltre, stendersi e nascondersi durante il gioco fa avvicinare il bambino al contatto con foglie, terra e altre esperienze sensoriali. 


E non basta, poiché giocando sopporteranno cose che di solito non tollererebbero (stare distesi sulle foglie bagnate, giocare al buio), soprattutto se sono in gruppo con altri bambini.


Interagire con gli animali

Prendersi cura di animali grandi e piccoli espone il bambino a tutta una serie di diverse consistenze, odori, suoni e immagini. I terapisti usano ormai da molti anni cani e cavalli – oltre ad altri animali – per migliorare tutta una serie di abilità fisiche, emotive e intellettuali nei bambini. 


Gli animali da fattoria, come gli alpaca, le pecore, le mucche, le capre, le galline e i maiali, offrono tantissimi stimoli sensoriali. In ogni caso, anche un gatto o un criceto possono offrire notevoli esperienze di questo tipo.


Giocare sulla spiaggia

Su una spiaggia l’esperienza sensoriale è completa e riguarda tutto il corpo: il tatto (sabbia, acqua, temperature diverse), la propriocezione (scavare), l’udito (uccelli, onde che s’infrangono), la vista (granchi che si muovono in fretta, gabbiani che atterrano), il sistema vestibolare (abbassarsi per riempire un secchiello d’acqua, correre sulla sabbia soffice).


Arrampicarsi sugli alberi

Arrampicarsi sugli alberi è un modo straordinario per i bambini di imparare a valutare il rischio e le proprie capacità. Forse può spaventarvi l’idea, ma non temete, è molto importante imparare a destreggiarsi in certe cose prima di correre rischi maggiori, come mettersi dietro le ruote di un’automobile. In che modo arrampicarsi mette alla prova i bambini? 

Mentre salgono sull’albero, imparano a controllare i rami per assicurarsi che non siano morti, rotti o instabili. Si arrampicano solo fin dove se la sentono.


Il più delle volte saliranno solo per uno o due metri prima di voler scendere, perché non sono ancora pronti per sfide maggiori. Tuttavia, con la pratica continua, impareranno ciò di cui sono capaci e come valutare i potenziali pericoli – entrambe lezioni fondamentali nella vita.


Cuocere su un falò

Cuocere su un falò è spesso un’esperienza divertente e significativa per i bambini. 

Ho scoperto che molti sono disposti ad assaggiare nuovi cibi in questo modo. La grande eccitazione dell’aver partecipato alla preparazione dei cibi induce molti bambini quantomeno a provare le pietanze, che con tanta fatica hanno contribuito a cuocere. Quando si cuoce su un falò si impara ad avere pazienza e si sentono anche nuovi odori.


Immergetevi nella natura

Organizzate una vacanza familiare di almeno tre giorni in un parco nazionale o regionale dove tutti i membri della famiglia possano rinvigorirsi e ricalibrarsi a contatto con la natura.

Così come è importante avere ogni giorno la propria dose di natura, altrettanto lo è immergersi completamente in essa di tanto in tanto.


In sintesi

Gli ambienti creati dall’uomo possono agitare i bambini, sopraffarli e sovreccitarli. 

Stare al chiuso rischia anche di offrire troppi pochi stimoli e pochissimi benefici sensoriali. I grandi spazi aperti, di contro, consentono possibilità infinite di giochi ed esplorazioni sensoriali, migliorando e affinando le capacità legate ai sensi attraverso una pratica quotidiana. 

È solo giocando ripetutamente all’aria aperta che i bambini rafforzano ed esercitano i propri sensi: il tatto, la vista, l’udito, l’olfatto, il gusto e molto altro ancora!


Giocate all'aria aperta!
Giocate all'aria aperta!
Angela J. Hanscom
Perché il gioco libero nella natura rende i bambini intelligenti, forti, sicuri.Un libro che descrive l’importanza del contatto con la natura e del gioco all’aperto, sottolineandone i vantaggi per la salute dei bambini. Oggi è raro vedere bambini che si rotolano dai pendii erbosi o si arrampicano sugli alberi per divertimento, e preoccupazioni legate alla sicurezza hanno indotto a eliminare pedane girevoli e tavole altalenanti.Tuttavia, mentre la vita dei nostri figli è sempre più “virtuale” e ruota attorno a TV, smartphone e computer, gli insegnanti notano una diminuzione dell’attenzione e i dottori denunciano un aumento allarmante dei disturbi emotivi e sensoriali.E dunque, come assicurare ai nostri bambini un pieno coinvolgimento di mente, corpo e tutti i cinque sensi?Giocate all’aria aperta! di Angela J. Hanscom farà riscoprire l’importanza del contatto con la natura e del gioco all’aperto, sottolineandone i vantaggi per la salute dei bambini. Conosci l’autore Angela J. Hanscom è una terapista occupazionale pediatrica, fondatrice di TimberNook, un programma per l’età evolutiva fondato sul contatto con la natura, che ha ottenuto premi e riconoscimenti ed è divenuto famoso a livello internazionale.