Schiacciati dagli impegni
È molto probabile che siate bravi nel gestire la quantità di impegni giornalieri e settimanali. Come genitori indaffarati dovrete con ogni probabilità conciliare il lavoro, commissioni varie, gestione della casa e accudimento dei figli con ritmi ben calibrati perché lo stress non sia eccessivo. Di certo alcuni giorni saranno più pesanti di altri, ma ormai avrete imparato a conoscere i vostri limiti, a sapere quando è il caso di dire no, come scegliere le priorità e come staccare la spina. Ma vi siete mai soffermati a pensare come dev’essere la vostra giornata tipo dal punto di vista di un figlio, la cui parte del cervello deputata al ragionamento di livello superiore (capacità di prendere decisioni, comprensione delle conseguenze, assegnazione delle priorità, etc.) non si è ancora sviluppata appieno? Diamo un’occhiata alla giornata di un tipico bambino moderno.
Sarah, una dolce fanciulla di 9 anni, la mattina si alza e si veste alla svelta, ben consapevole che se mangerà abbastanza in fretta la mamma le lascerà guardare i cartoni prima di andare a scuola. Appena ha finito l’ultimo morso, guarda le repliche dei “Looney Tunes”, venti minuti passano in un baleno.
Sarah vive in campagna, perciò ci vogliono circa venticinque minuti per arrivare a scuola, la mamma si sente in colpa per il lungo viaggio, così la lascia giocare con l’iPad finché non sono arrivate. “Per favore, tutti seduti!” esclama la maestra mentre Sarah si avvicina al banco, dove resterà seduta per gran parte della giornata, tranne una breve merenda, un pranzo veloce e una ricreazione di venti minuti. Poi, è ora di tornare a casa.
Dopo altri venticinque minuti di pendolarismo verso casa, Sarah, che finora è rimasta quasi sempre seduta, si sente piena di energie e si dirige subito all’altalena in giardino: “Non ancora!”, la blocca la mamma, “Prima i compiti!”. Sarah mugugna, si trascina verso la sala da pranzo e tira fuori i quaderni. “Argh…!” Sarah sta letteralmente cercando di strapparsi i capelli, “Li odio! Non li sopporto!”. Ci vogliono circa novanta minuti per finire i compiti se va tutto bene, alla fine è esausta. Dopo due scoppi di pianto, si sente arrabbiata e stanca. “Posso giocare un po’ con l’iPad?” chiede alla madre; la madre pensa che a questo punto se lo sia proprio meritato e risponde: “Certo, ma ricorda che fra mezz’ora dobbiamo andare agli Scout!”. Dopo gli Scout, lungo la strada Sarah e la sua famiglia si fermano al drive-through per cenare senza scendere dall’auto, visto che è già tardi. Quando arrivano a casa, Sarah afferra il suo libro di Harry Potter e legge per mezz’ora prima di spegnare la luce. Domani, la stessa routine, solo che invece degli scout ci sarà il basket.
Questa routine vi suona familiare? Forse nella vostra famiglia ci saranno alcune varianti; magari cucinate la cena in una crock-pot3 così è già pronta quando tornate a casa. Forse avete più di un figlio e questo scenario è nulla in confronto ai ritmi che dovete sostenere voi. Comunque sia, è indubbio che i nostri ritmi sono diventati ormai molto frenetici, il che lascia poco tempo ai bambini per giocare liberi all’aperto, il tipo di gioco che li riequilibrerebbe e darebbe loro una tregua dalle richieste troppo esigenti del mondo.
I genitori odierni sono convinti della superiorità degli sport di squadra rispetto al gioco libero al parco. Non fraintendetemi, gli sport offrono un grande valore aggiunto: insegnano ai bambini la responsabilità, l’etica di squadra, la perseveranza, la pazienza, la resistenza, la determinazione e la sfida della competizione. I problemi sorgono quando questa convinzione fa sì che i genitori rimpiazzino il gioco libero con gli sport, senza lasciare tempo al bambino di dedicarsi al gioco d’immaginazione, guidato dal bambino stesso ed equilibrato dal punto di vista degli stimoli sensoriali.
Tenete a mente che gli sport organizzati sono cambiati negli ultimi trent’anni. Nei primi anni ’80 ricordo che andavo a giocare a softball e a calcio; allora si andava una volta a settimana e ogni tanto c’era la partita di sabato. La maggior parte dei giorni della settimana e i fine settimana erano ancora pieni di giochi all’aperto con la mia amica Jessica, corse in bici per la città, sortite alle vendite casalinghe dell’usato per comprare l’occorrente per i picnic nel parco, tentativi di guadagnare qualche soldino lavando le auto dei vicini.
Sembra che ora gli sport organizzati abbiano invece occupato tutto il tempo libero dei nostri figli. Gli studi mostrano che negli Stati Uniti il 60% dei bambini e il 47% delle bambine entrano a far parte di una squadra già a sei anni (Kelley e Carchia, 2013). Persino i piccoli di tre o quattro anni si allenano per i giochi di squadra. L’equipaggiamento è cambiato, sono stati introdotti i caschetti e uniformi costose, si fanno lezioni private individuali per offrire un “vantaggio” al bambino. Allenamenti e partite non sono più solo il divertimento di una volta a settimana e lezioni rilassate, possono arrivare a impegni di tre o quattro volte a settimana per bambini delle elementari – un’intensità che un tempo era riservata ai ragazzi più grandi, mentalmente e fisicamente meglio equipaggiati per questi ritmi.
Non solo gli sport organizzati stanno diventando una sorta di obbligo, ma i bambini spesso fanno più di uno sport per volta, sono spinti dalle attività e dalle partite dei fratelli, prendono lezioni private e si iscrivono ai club sportivi. Perché gli sport hanno raggiunto una tale intensità? È un tentativo di tenere i bambini occupati? Perché non possiamo lasciare che si intrattengano da soli? Cosa insegniamo loro in tema di equilibrio nella vita? Se gli sport ormai sono diventati un obbligo nella vita dei nostri figli, anziché un’opzione, abbiamo perso di vista un principio importante che è cruciale per un sano sviluppo. Gli sport organizzati sono un buon modo per fare esercizio, ma dovrebbero essere un di più rispetto al gioco libero e attivo; la ciliegina sulla torta, non la torta, se si tratta di creare un ambiente in cui i bambini possano crescere e fiorire!
Quando i bambini sviluppano e organizzano i propri giochi atletici all’aperto e senza l’interferenza di un adulto, la loro esperienza di gioco sportivo si arricchisce a vari livelli:
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Un gioco improvvisato è sempre una scelta, mai un obbligo.
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Viene vissuto come forma di gioco.
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I bambini creano in modo naturale le proprie regole e stabiliscono i propri confini.
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Sono i bambini a scegliere quando fermarsi: quando sono esausti.
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Imparano l’etica di squadra (ad esempio, creano regole proprie e lavorano insieme per un obiettivo comune).
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Sperimentano la competizione (per esempio, imparano che talvolta si può trionfare così come si può fallire, il che è necessario per sviluppare la perseveranza, il controllo, e il duro impegno).
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Si impara l’empatia e si assecondano i bisogni degli altri, non solo i propri.
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L’ansia e la pressione diminuiscono quando si è i fautori dei regolamenti e delle norme di comportamento.
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I bambini hanno un senso più chiaro dei traguardi raggiunti perché hanno contribuito all’ideazione del gioco o dei suoi schemi.
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Regolano le proprie abilità fisiche (ad esempio, stabiliscono quando e se vogliono essere il lanciatore o il portiere, quando hanno bisogno di sedersi o riposarsi, e così via).
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Si gioca tutti a turno – nessuno resta seduto in panchina.
Mi è capitato, una volta, di avere in terapia un bambino molto ansioso. Quando ho chiesto ai genitori com’era la sua giornata tipo, mi hanno detto che aveva una o due attività extrascolastiche tutti i giorni della settimana, incluso il fine settimana. Trovavano a stento il tempo per la terapia occupazionale, figurarsi quello per giocare!
Con lunghe ore seduti fermi a scuola, seguite da una quantità inappropriata di compiti e da corse su e giù per andare a fare le varie attività extrascolastiche, non c’è da meravigliarsi che i bambini di oggi siano sempre più ansiosi, trovino difficile giocare in modo indipendente e creativo, e abbiano problemi con lo sviluppo delle abilità sensoriali.
Attraverso il gioco lasciato all’iniziativa dei bambini, si forgiano in modo naturale una muscolatura e un sistema sensoriale robusti, si impara la creatività, si sviluppano sane abilità emotive e sociali. È però necessario che si conceda loro il tempo per farlo. Se l’agenda degli impegni è troppo fitta di attività strutturate, non resta tempo per il gioco libero all’aperto, proprio il tipo di gioco che stimola il pensiero, il movimento e la creatività, usando sia il corpo sia la mente in modi che non possono essere eguagliati seguendo le direttive degli adulti.