CAPITOLO II

Il corpo e i sensi

Prima di analizzare le risposte alle dozzine di domande sollevate nel primo capitolo, diamo prima uno sguardo da vicino al corpo dei nostri figli.


Approfittiamone e cogliamo l’occasione per stupirci di fronte alla straordinaria entità della crescita a cui i corpi dei bambini sono soggetti. Le loro ossa e i muscoli non smettono mai di crescere, i sensi non cessano di affinarsi e i neuroni di stabilire connessioni. È davvero notevole il modo in cui passano dal non aver alcun controllo muscolare al saper camminare e magari anche correre in un solo anno. E in un altro anno, da che sanno stare in equilibrio su un piede, riescono a guidare un triciclo da soli.


I bambini davvero fioriscono e prosperano se possono mettere alla prova il proprio corpo. Se il corpo non si cimenta in qualche sfida, resta indietro nello sviluppo e corre il rischio di manifestare alcuni dei problemi già discussi nel capitolo precedente. Per invertire la tendenza crescente ad avere problemi di forza, equilibrio e coordinazione, è necessario conoscere prima le abilità sensoriali e motorie che sono alla base dello sviluppo e che servono a far crescere bambini sani, forti e capaci. 


Perciò, esaminiamo, non solo come cresce il corpo, ma anche in che modo l’ambiente ha un impatto sulla crescita. Vedremo anche in breve come si sviluppano le abilità sociali ed emotive.


Il corpo

Una volta ho conosciuto una madre che mi ha raccontato l’abitudine delle due figlie di arrampicarsi ogni giorno su una vecchia quercia proprio davanti casa. Secondo la madre l’albero era perfetto da scalare, le ragazze tornavano da scuola, gettavano gli zaini in un angolo e via in cima all’albero!
Quando sono arrivate a TimberNook, si sono arrampicate su almeno dieci tipi diversi di alberi – esili, vecchissimi, con rami intrecciati o con rami distanti. Ogni nuovo albero era una festa e una sfida per loro, si dondolavano di ramo in ramo in un continuo movimento senza sforzo, controllando i rami di volta in volta per vedere se erano abbastanza solidi. Si arrampicavano su e giù, da tutti i lati, arrampicandosi tutt’intorno all’albero. Era stato grazie all’esercizio quotidiano nel giardino di casa che le due ragazze avevano sviluppato le abilità necessarie per scendere e salire sulla quercia con tanta precisione e facilità.


Esistono molti modi di approcciare una discussione sul corpo, ma per quanto ci riguarda osserveremo lo sviluppo di due abilità particolari e fondamentali: quelle grosso-motorie e quelle della motricità fine. Sono abilità che vengono affinate quando i muscoli, il cervello e il sistema nervoso lavorano insieme per permettere al bambino di compiere una qualunque azione fisica, dal calciare un pallone (attività grosso-motoria) al disegnare con i colori (motricità fine). È necessaria una pratica quotidiana per perfezionare e rafforzare entrambe le abilità motorie.


Abilità grosso-motorie

Le abilità grosso-motorie includono i movimenti del corpo nel suo complesso e la coordinazione di gambe, braccia e altre parti per riuscire, fra le altre cose, a camminare, correre e arrampicarsi. Alcune delle prime pietre miliari nelle abilità grosso-motorie sono fra le più memorabili, come gattonare e muovere i primi passi. Entro il secondo anno di vita i bambini sono capaci di stare in piedi, camminare e correre, arrampicarsi su e giù dagli oggetti, fare le scale, spingere giocattoli con le ruote e usare tricicli senza pedali e persino stare su un piede solo. Le attività grosso-motorie vengono sviluppate e rafforzate dalle esperienze sensoriali, dalla pratica continua e dal perfezionamento per tutto il tempo fino all’età adulta. Affinché le abilità grosso-motorie diventino precise e accurate, i bambini devono esercitarsi per tutto il giorno attivando i gruppi dei grandi muscoli (delle gambe, delle braccia, dell’addome e della schiena) con una varietà di movimenti ed esperienze sensoriali.


Prendiamo come esempio il camminare: all’inizio i piccoli sono molto instabili, fanno un passo o due e poi cadono sul pavimento, camminano con le braccia per aria per avere maggiore equilibrio e stabilità. Con molta pratica e tante occasioni di camminare, i passi aumentano sempre più. Ben presto fanno quattro o cinque passi prima di cadere. Come ben sapete, il passo successivo è attraversare la stanza più spediti e stabili. Con la pratica, abbassano le braccia perché diventano più efficienti e forti e le abilità motorie si trasformano in azioni inconsapevoli, richiedono sempre meno sforzo e concentrazione.


Iniziare a camminare non vuol dire saper già padroneggiare questa abilità, ma è necessario molto lavoro per affinarla e rafforzarla. Un buon modo per continuare a far lavorare questi importanti gruppi muscolari è stare all’aria aperta. Il terreno non è uniforme, ci sono ostacoli, oggetti interessanti da scalare, rocce da cui saltare e insetti da rincorrere. È un ambiente molto più vario della stanza dei giochi o di una palestra. Offrire la possibilità di esplorare e giocare fuori consente di cimentarsi nelle abilità motorie fino all’età adulta.


Oltre ai muscoli di gambe e braccia, anche quelli del tronco (dell’addome e della schiena) e del collo servono alle attività grosso-motorie. Per quanto non sempre possa apparire ovvio che i muscoli del tronco siano coinvolti quando ci si arrampica su un albero o si saltella fra le rocce, in realtà devono lavorare sodo per tenere il bambino diritto e in equilibrio.


La centralità di questi muscoli non è solo letterale – per il fatto di trovarsi al centro del corpo – ma è anche dovuta al loro ruolo essenziale nel bilanciare ogni tipo di attività. Insieme ai gruppi dei grandi muscoli danno sostegno e appoggio affinché i muscoli più piccoli di braccia, mani e dita possano lavorare efficacemente. Senza una forza, una coordinazione e un controllo adeguati dell’apparato grosso-motorio, diventa molto difficile padroneggiare le abilità della motricità fine, come allacciarsi una camicia, tagliare con le forbici e togliersi le scarpe.


Pertanto, è importante che ai bambini sia concesso molto tempo per sviluppare la forza e le abilità grosso-motorie, così da sostenere tutte le altre abilità motorie, sia grandi sia fini. Continuando a leggere ne saprete di più sul perché rafforzare questi muscoli è tanto importante.


Perch è importante diventare forti

I bambini sviluppano la forza quando hanno opportunità quotidiane di attivare e usare i gruppi dei grandi muscoli in una quantità di modi diversi. Per esempio, quando i bambini di pochi mesi stanno tanto tempo per terra, giorno dopo giorno, sviluppano la forza semplicemente interagendo con il mondo che li circonda. Afferrano oggetti, tentano di dare dei calci alle cose, si spingono in su per vedere meglio e rotolano per avere nuove prospettive. A loro non servono esercizi mirati, quelli raccomandati in tanti forum per genitori, basta che possano muoversi in un ambiente ricco dal punto di vista sensoriale, e tuttavia rassicurante, perché i muscoli si sviluppino in modo naturale e adeguato.


I bambini hanno un’innata curiosità e desiderio di muoversi; quando sentono un nuovo suono che proviene dall’altra parte della casa o dal giardino gattonano per vedere di che si tratta. Se qualcosa cattura il loro sguardo, come un insetto colorato che si arrampica su un tronco appena fuori dalla loro portata, magari si spingono in piedi per guardare meglio. Questa motivazione a conoscere il mondo che li circonda li stimola e li spinge avanti, attivando la muscolatura.


Gli spazi aperti offrono un ambiente mutevole; il sole fa capolino da una nuvola e spinge qualche piccino che sa solo gattonare a mettersi al sole, oppure un bambino più grandicello a girare felice in cerchio. Un pendio erboso potrebbe essere d’incoraggiamento per una bella rotolata a valle o per una corsa fino in cima. Coinvolgere i gruppi dei grandi muscoli in modi diversi e con regolarità costruisce una solida base di sostegno che permette a braccia, gambe, testa e occhi di muoversi e funzionare al meglio, col risultato che la vista e l’udito si affinano e i movimenti del corpo sono più efficienti e accurati.


Senza un’adeguata forza, che deriva da esercizio, esercizio e ancora esercizio, tutto richiede uno sforzo maggiore e un pensiero consapevole per riuscire a muoversi con efficacia nell’ambiente. Nei bambini, una debolezza delle abilità grosso-motorie può portare a difficoltà nello stare seduti diritti a scuola, scarsa resistenza durante l’ora di educazione fisica, coordinazione poco efficiente e persino infortuni, come abbiamo visto nel primo capitolo.


Per mantenere in ottime condizioni le abilità grosso-motorie è importante assicurarsi che i bambini sotto i due anni si muovano per tutto il giorno – preferibilmente un minimo di almeno quattro ore di movimento attivo. Offrite loro opportunità quotidiane di gattonare, arrampicarsi, saltare, rotolarsi, camminare e correre. I bambini più grandi, idealmente, dovrebbero fare le stesse attività appena menzionate per almeno tre ore, oltre che accovacciarsi, appendersi, portare oggetti pesanti, saltare giù da qualcosa, fare capriole e altre attività impegnative.


La forza del tronco

La forza del tronco è spesso fraintesa. Quando la maggior parte delle persone pensa alla forza del tronco immagina una tartaruga di addominali scolpiti e duri come roccia, il genere da sfoggiare in costume da bagno. In realtà, la forza del tronco comprende molti gruppi di muscoli, non tutti visibili dall’esterno. Vi è una parte esterna, rappresentata dagli addominali, e una parte interna, i muscoli che circondano i fianchi, il pavimento pelvico, il diaframma e la colonna vertebrale. Se la parte interna è forte, la spina dorsale ha maggiore stabilità ed è possibile un buon allineamento e la fluidità dei movimenti. La parte muscolare interna del tronco presiede al controllo posturale e al respiro profondo, oltre a fornire una base forte dalla quale i muscoli della parte esterna possono muoversi. I muscoli interni fanno stare i bambini diritti e ben piantati; quando questi muscoli sono deboli bisogna compensare utilizzando la muscolatura più superficiale per tenersi diritti.


La fascia esterna è stata disegnata per i movimenti più rapidi e sofisticati, come spingere e tirare (aprire una porta o issarsi su un ramo), non per un uso prolungato nel tempo! Ci vuole più energia e concentrazione per impiegare le fasce esterne nel compito di raggiungere la stabilità; pertanto, se il bambino ha le fasce interne deboli, si stancherà facilmente e si deconcentrerà più in fretta, visto che questi muscoli richiedono un maggiore sforzo consapevole quando sono coinvolti. La postura tenderà a incurvarsi, la resistenza a diminuire e l’equilibrio a scarseggiare.


Si inizia a sviluppare la forza della muscolatura del tronco già da neonati. Se il neonato ha occasioni frequenti di stare per terra sulla pancia, svilupperà un tronco forte. Per esempio, durante il tempo trascorso a pancia in giù, imparano a sollevare la testa, sviluppando i muscoli del collo e della schiena. I muscoli del collo devono fortificarsi per poter vedere e ascoltare bene. Stare a pancia in giù aiuta a trasferire il peso ad altre parti del corpo, rafforzando anche quelle. Continuando a stare sulla pancia, si sviluppano i muscoli della schiena e dell’addome – rotolando dalla pancia alla schiena e viceversa.


I bambini più grandi sviluppano la forza del tronco attraverso una varietà di attività libere di gioco, soprattutto all’aperto. Mettono alla prova e rafforzano i muscoli arrampicandosi sugli alberi, rotolandosi giù per i pendii, nuotando, andando in bicicletta, oscillando, saltando e correndo. Andare in bicicletta, per esempio, richiede equilibrio e stabilità da parte del tronco per poter coordinare braccia e gambe in modo efficace.


Arrampicarsi su un albero richiede l’attivazione delle fasce interne ed esterne del tronco per dare stabilità e mobilità mentre il corpo si adatta e si issa sempre più in alto. Ancora una volta, non sono necessari esercizi fisici strutturati. Se ai bambini vengono dati spazio e tempo a sufficienza per muoversi, faranno in modo naturale tutto il “sollevamento pesi” necessario a sviluppare un tronco forte e stabile.


La parte superiore del corpo

Quando i terapisti si riferiscono ai muscoli della “parte superiore”, di solito intendono quelli delle braccia, del torace, della parte alta della schiena e delle spalle. Sono i muscoli che permettono i movimenti fini delle dita e della mano. Ad esempio, per tenere una matita e poter scrivere bene, un bambino deve prima rafforzare e dare stabilità a spalle e braccia.


Se i muscoli della parte superiore sono forti e sviluppati consentono movimenti fluidi e precisi delle braccia e di tutta la parte superiore del corpo. Ci permettono di portare a termine compiti come quello di oscillare una mazza da baseball in modo rapido e accurato, o di attraversare le scale orizzontali senza grande sforzo. Per i neonati, gattonare è una pietra miliare importante che rafforza la parte superiore del corpo e sviluppa spalle robuste, gettando le fondamenta della motricità fine, come prendere piccoli oggetti e, in seguito, scarabocchiare con i pastelli.


I bambini più grandi continuano ad affinare e rafforzare i muscoli delle spalle con una varietà di esperienze di gioco, come capovolgersi più e più volte, tenersi appesi a una corda oscillante, arrampicarsi sulle strutture del parco giochi e giocare a passarsi il pallone, giusto per citarne alcuni. Maggiori le opportunità di gioco, maggiore la forza dei muscoli.


Resistenza

“Resistenza” vuol dire essere in grado di persistere nelle sfide fisiche. I bambini con poca resistenza si stancano facilmente e abbandonano più in fretta. È importante avere una buona resistenza, perché permette al bambino di giocare per ore senza bisogno di lunghe pause per riprendere fiato, favorisce un corpo sano e un buon sistema immunitario e promuove eccellenti doti atletiche. Oltretutto, i bambini si sentono meglio e acquistano sicurezza se possono giocare senza bisogno di pause.


Per sviluppare una buona resistenza, sono necessarie due cose: forza adeguata e gioco attivo che acceleri il battito cardiaco. Servono molte opportunità per aumentare e mantenere la forza. Come abbiamo già detto, tutto questo si può ottenere con tantissimo gioco all’aperto. Sollevare sassi pesanti per costruire un argine, arrampicarsi sugli alberi e su scale di corda, scavare sulla spiaggia, spingersi su e giù sull’altalena e andare in bicicletta sono esempi perfetti di bambini che giocano e allo stesso tempo sviluppano la propria forza. Il gioco attivo che accelera il cuore non è importante solo per motivi di salute, ma anche perché rende il cuore più forte e aumenta la capacità dei polmoni di prendere ossigeno. Attraverso il gioco attivo fatto con regolarità, come correre in una radura, giocare a flashlight tag1, nuotare e andare sullo skateboard, i bambini migliorano la capacità del cuore e dei polmoni di sostenere un’attività prolungata. L’energia aumenta e riescono a sopportare anche giochi più impegnativi.


Controllo della postura

Il controllo della postura è la capacità di mantenere l’allineamento del corpo. Un controllo posturale adeguato è importante per far sì che i neonati possano raggiungere le pietre miliari dello sviluppo: stare seduti, gattonare e alla fine tirarsi su in piedi. Li aiuta a mantenere equilibrio e stabilità mentre si muovono nel loro ambiente. Raggiungono il controllo posturale imparando a contrastare la forza di gravità (Case-Smith, 2001).


Col tempo, e con tanta pratica muovendosi sul pavimento, i neonati imparano a tenere la testa e il corpo diritti, così da non dover più essere sostenuti quando vengono portati. Passeranno facilmente dal gattonamento alla posizione seduta e poi in piedi se verrà data loro la possibilità di muoversi per conto proprio. Il tremolio tipico dei bambini appena nati inizia a sparire quando diventano sempre più robusti e capaci di controllare il proprio corpo. I bambini continuano a sviluppare, rafforzare e infine mantenere il controllo posturale attraverso continue esperienze di gioco che lavorano contro la forza di gravità.


Quando i bambini muovono il corpo per contrastare la forza di gravità, sviluppano la forza e gli schemi di equilibrio necessari al mantenimento della postura. Oscillare e andare sull’altalena, arrampicarsi su un palo o un albero, andare sulla giostra girevole, slittare d’inverno a pancia sotto con braccia e gambe sollevate, saltare con la corda, rotolarsi giù dai pendii e risalire, sono tutte esperienze che aiutano i bambini a sviluppare il controllo posturale. Contrariamente a quanto si crede, stare a lungo seduti diritti non favorisce una buona postura – anzi, affatica i muscoli e questo porta a una cattiva postura. Far stare seduti i bambini con la schiena ben diritta potrebbe aiutare durante una lezione di pianoforte, ma non è una scelta saggia per lunghi periodi di tempo.


Quando i bambini sono costretti a stare in posizione seduta per molte ore, come nei seggiolini e sdraiette per neonati, o per via di regole non realistiche quando sono più grandi e devono restare seduti ore (a fare i compiti, a lezione di qualcosa, a scuola), diventa difficile per loro sviluppare e mantenere una forza e un controllo adeguati. I bambini che non hanno controllo posturale potrebbero essere più soggetti a cadere dalla sedia a scuola, ad aver bisogno di appoggiarsi al banco mentre sono seduti, ad avere problemi a salire e scendere dalle strutture del parco giochi senza cadere, e a stare seduti o in piedi con una postura scomposta. Quindi è importante che i bambini possano avere frequenti opportunità di fare giochi che li stimolino a muoversi contrastando la forza di gravità.


Coordinazione grosso-motoria

La coordinazione grosso-motoria è la capacità di eseguire ripetutamente una sequenza di movimenti che sia precisa e accurata. Senza le abilità della coordinazione grosso-motoria i bambini sono goffi e più soggetti a infortuni. Per sviluppare una buona coordinazione in tal senso devono essere assolutamente ben consapevoli della posizione che il proprio corpo assume nello spazio (questa consapevolezza si chiama senso vestibolare e ne parleremo nella seconda metà del capitolo), oltre ad avere una forte muscolatura del tronco.


Molti terapisti occupazionali parlano dell’importanza dell’“attraversamento della linea mediana” come prerequisito per lo sviluppo delle abilità grosso-motorie di base2. Orbene, è proprio la muscolatura interna del tronco (muscoli dei fianchi, della colonna, del pavimento pelvico e del diaframma) a definire la linea mediana! Senza una muscolatura del tronco forte non v’è percezione del centro – nessuna àncora che faccia da supporto a movimenti del corpo fluidi ed efficienti. Pertanto, al fine di sviluppare una buona coordinazione, i bambini devono avere per prima cosa moltissime opportunità per muoversi e irrobustire il corpo.


Quando la percezione consapevole e la forza del tronco sono ben stabilite, i bambini iniziano a sperimentare giochi che si svolgono attorno alla loro linea mediana, ossia al loro centro. Un bambino di sei mesi potrebbe, per esempio, iniziare a sbattere fra loro due oggetti vicino al centro del suo corpo. In seguito, inizierà a battere le mani e alla fine si protenderà verso l’altra parte del corpo per gattonare o per afferrare un oggetto. Sono questi i primi passi verso lo sviluppo di un livello di coordinazione superiore. Gattonare è un’attività dal complesso livello di coordinazione grosso-motoria; gattonando, i bambini imparano a usare braccia e gambe seguendo uno schema a lateralità incrociata, e questa è appunto un’abilità più complessa. Ogni nuova capacità getta le basi per un livello di abilità superiore, e prima che ve ne rendiate conto, vostro figlio tirerà calci al pallone e salterà con la corda.


Crescendo, la coordinazione grosso-motoria continua ad affinarsi con la pratica, è tutto molto semplice. Se il bambino si arrampica su un albero una o due volte l’anno è molto probabile che sarà sempre un novizio e tenderà a restare molto vicino al suolo; se invece lo fa regolarmente, come le due ragazze citate all’inizio del capitolo, non solo svilupperà i muscoli e la coordinazione necessaria a diventare un esperto arrampicatore, ma è probabile che diventi sicuro, forte e cauto in ogni altra attività fisica!


Motricità fine

Le abilità della motricità fine sono tutte quelle che coinvolgono i piccoli muscoli, di solito quelli di mani e dita in coordinazione con gli occhi. Sono le abilità coinvolte nell’afferrare un pezzetto di cereale e metterlo in bocca, impugnare una matita per scrivere su un foglio, allacciarsi le scarpe e usare un coltello per tagliare la carne con precisione. 


Per avere buone capacità nella motricità fine i bambini hanno bisogno di una forte muscolatura del tronco e buona stabilità delle spalle. Devono affidarsi a questa solida base per dedicare energia e concentrazione al lavoro di precisione. Se una base solida è già presente, come nel caso della coordinazione grosso-motoria, i bambini devono fare molta pratica nell’afferrare gli oggetti e nel manipolarli, così da sviluppare dita forti e capaci.


La forza della motricità fine

La forza della motricità fine riguarda il rafforzamento dei piccoli muscoli della mano, delle dita e del polso. È una forza necessaria per completare molti dei compiti quotidiani come tirar su la chiusura lampo dei pantaloni, girare una chiave per aprire una serratura, tenersi appesi alla scala orizzontale, aprire una confezione, tagliare con le forbici e così via. I bambini che hanno problemi di forza della motricità fine faticheranno con tutte le attività appena citate.


La forza si sviluppa interagendo con piccoli oggetti o impegnandosi in compiti che sviluppano la resistenza. Nei bambini piccoli, gattonare rafforza e sviluppa l’arco palmare delle mani, con cui in seguito afferreranno piccoli oggetti. Come con le abilità grosso-motorie, è necessario impiegare molto tempo nell’uso delle mani per esplorare l’ambiente che li circonda. Servono occasioni per raccogliere oggetti, rigirarseli fra le mani, aprirli, lasciarli e muoversi verso l’oggetto successivo. Più sono frequenti le occasioni di usare le mani e le dita, più forti e precisi nel movimento diventano i muscoli. Attività come manipolare la creta, scavare la terra con un cucchiaio, strappare le erbacce in giardino e scrivere con il gesso sull’asfalto sono tutte esperienze di gioco eccellenti e naturali per rafforzare e mantenere forti le mani.


Crescendo, i bambini continuano a perfezionare e conservare la forza della motricità fine grazie a una varietà di attività quotidiane. I lavori all’aperto come spalare, rastrellare, scavare in giardino richiedono quasi sempre una presa ferma per portare a termine il compito.


Anche lavorare con gli attrezzi richiede molta forza nella motricità fine. Cose come assemblare un fortino con chiodi e martello permette al bambino di esercitare una presa robusta sul martello mentre con l’altra mano tiene fermo il chiodo con una presa ancor più precisa. Usare un cacciavite, affaccendarsi con dadi e bulloni e persino usare un coltellino a serramanico per intagliare il legno sono tutte utili sfide per le dita e le mani. Sì, i bambini più grandicelli possono usare i coltelli, ed è un’abilità molto importante da acquisire. La maggior parte degli incidenti avvengono quando i muscoli delle mani sono deboli e le abilità della motricità fine non sono affinate. Un bambino che abbia mani e braccia forti non dovrebbe essere più soggetto a infortuni di quanto non lo sia un adulto.


Coordinazione motoria fine

Quando nel corpo si è sviluppata una certa dose di stabilità e le mani hanno raggiunto una certa forza, mani e dita sono libere di iniziare a lavorare su movimenti di destrezza e separazione, come anche sui diversi tipi di presa. Mentre manipolano oggetti differenti nel loro ambiente, i bambini sviluppano schemi di movimento sempre più accurati. Ad esempio, un neonato inizia a colpire ripetutamente un oggetto con il palmo aperto della mano e in seguito saprà afferrare un giocattolo aderendovi con tutto il pugno.


Dopo molta pratica le mani si irrobustiscono e i bambini piccoli diventano più consapevoli e capaci di controllare ogni singolo dito. È a questo punto che iniziano a prendere qualcosa usando solo poche dita. Alla fine, saranno capaci di abilità più complesse come tenere un cucchiaio per portare il cibo alla bocca senza rovesciarne il contenuto, scarabocchiare con i pastelli mentre con l’altra mano tengono fermo il foglio.


Un bambino con poca coordinazione avrà problemi a usare le mani per fare qualsiasi cosa, dal tagliare un foglio di carta ad allacciarsi le scarpe, a colorare. Una buona abilità di coordinazione si sviluppa usando le dita e le mani ogni giorno per fare cose nuove e diverse. Sono necessarie molte occasioni di poter afferrare oggetti e manipolarli per affinare le capacità della motricità fine. Se i vostri figli hanno tantissime possibilità per sviluppare una presa accurata e robusta, destrezza e controllo nella motricità fine, attività come impugnare una matita in modo corretto, o persino suonare il pianoforte, dovrebbero risultare naturali e più immediate.


Anche i bambini più grandi affinano ed esercitano la coordinazione della motricità fine se hanno l’opportunità di usare le mani in una varietà di modi diversi. Cose come intrecciare braccialetti dell’amicizia, fare schizzi su un taccuino, lavorare a maglia un paio di muffole di lana, usare un cacciavite per avvitare e svitare, creare casine per le fate e altri paesaggi in miniatura, lavorare con la terracotta, sono tutti modi straordinari per offrire una sfida alle mani e migliorare la coordinazione. Proprio come per la coordinazione grosso-motoria, maggiore è l’esercizio e più il bambino diventa abile nel muovere e coordinare le dita.


I sensi

Tutti noi conosciamo i cinque sensi: il tatto, la vista, l’udito, l’olfatto e il gusto. Ma sapevate che ne esistono altri due? La propriocezione è l’abilità di percepire cosa stanno facendo le diverse parti del vostro corpo anche senza dover guardare. La percezione vestibolare è invece la consapevolezza di dove si trovi il corpo nello spazio; determina la vostra capacità di spostarvi nell’ambiente che vi circonda con efficacia, facilità e pieno controllo della situazione. Tutti i nostri sensi influenzano la capacità che abbiamo di muoverci e interagire con l’ambiente, la nostra stessa sopravvivenza, dal punto di vista evolutivo, è dipesa da loro! Possono avvertire il corpo del pericolo, aiutarci a restare calmi e persino bloccarci.


Il riscontro sensoriale ci fornisce importanti informazioni su ciò che ci circonda. Il suono di bambini che ridono, il gelo di una tempesta che si avvicina, l’odore del fumo – tutte queste cose ci informano e ci fanno sentire e agire in modi particolari. L’azione dell’elaborare e dare un significato a tutte le informazioni in entrata – mettere insieme i pezzi del puzzle per dar forma a un quadro coerente del nostro ambiente, del nostro corpo e delle capacità del nostro corpo – si chiama organizzazione sensoriale. Più siamo vigili e calmi, più siamo in grado di elaborare e organizzare al meglio i nostri sensi.


La disorganizzazione sensoriale si verifica, invece, quando vengono attivati troppi sensi contemporaneamente. Il nostro corpo non riesce a decodificare in modo corretto le informazioni e spesso finiamo per avere una risposta del tipo combatti o fuggi. Il sovraccarico sensoriale può far reagire il nostro sistema nervoso come se fossimo in pericolo, e spingerci a combattere (restare e combattere) o fuggire (scappare).


In caso di risposta combatti o fuggi il corpo inizia a manifestare alcuni sintomi come l’accelerazione del battito cardiaco, la dilatazione delle pupille, il respiro più rapido, la tensione muscolare e l’aumento della traspirazione.

Sono reazioni normali in caso di pericolo effettivo, mettiamo caso se ci trovassimo faccia a faccia con un orso. Tuttavia, non è una risposta utile se vostro figlio deve sostenere un esame e ci sono troppi colori brillanti o rumori forti in classe che causano un’ansia non necessaria.


Diamo uno sguardo a tutti i sette sensi e vediamo come funzionano e come si sviluppano. Quando si comprende l’importanza del loro ruolo sullo sviluppo generale del bambino, si possono ottimizzare le esperienze sensoriali, così da favorire gli stati di organizzazione sensoriale ed evitare le situazioni di disorganizzazione.


Il tatto

Il tatto è il primo dei sensi a svilupparsi in utero ed è anche il più esteso organo di senso del corpo (Biel e Peske, 2009). Riceviamo le informazioni tattili attraverso i recettori sensoriali, o cellule, che si trovano sulla pelle, dalla testa fino ai piedi. Le sensazioni tattili di pressione, vibrazione, movimento, temperatura e dolore attivano i recettori e le informazioni vengono trasmesse al cervello per essere interpretate. Siamo sempre in contatto con qualcosa, che sia per via attiva o passiva, dalla brezza leggera che ci sfiora al pavimento gelido sotto i nostri piedi nudi (Kranowitz, 1998).


Il senso del tatto ci fornisce informazioni necessarie sull’ambiente attorno a noi. Ci dice qual è la temperatura esterna percepita, fornisce informazioni sugli oggetti che tocchiamo (ruvido o liscio, freddo o caldo, duro o morbido), e ci dice se qualcosa ci provoca dolore (come un ginocchio sbucciato).

Il tatto può anche avvisarci del pericolo: se, per esempio, vi fa male la schiena, è possibile che cerchiate il consiglio di un medico prima che il danno aumenti. Può anche esserci di conforto: il caldo abbraccio di una madre è spesso calmante e rassicurante per i piccoli.


I neonati hanno un rudimentale senso del tatto; possono accorgersi se hanno il pannolino bagnato e girano la testa di riflesso se qualcuno tocca loro la guancia, però non sanno ancora bene dove vengono toccati. Il cervello non ha ancora imparato a differenziare un punto dall’altro. Quando i bambini sono esposti a una varietà di esperienze tattili, imparano a discriminare il punto in cui vengono toccati e cosa stanno toccando essi stessi, capiscono così molte cose di sé e degli oggetti che li circondano.


Quando si presentano difficoltà relative al tatto, si può reagire in modo eccessivo alle esperienze tattili. Si chiama ipersensibilità tattile e in questo caso il bambino potrebbe innescare una risposta del tipo combatti o fuggi anche in situazioni non pericolose. Per esempio, potrebbe sconvolgersi con facilità se si sporca le mani o la faccia, evitare di essere toccato, non sopportare di lavarsi i denti o essere in ansia se si tratta di camminare a piedi scalzi sulla sabbia o sul prato. Altri sono l’opposto, ossia iposensibili, e magari non si accorgono se si graffiano o hanno del cibo in bocca.


La propriocezione

La propriocezione comprende i recettori sensoriali delle giunture, dei muscoli e dei legamenti, oltreché del tessuto connettivo, che ci informano su dove si trovano le varie parti del nostro corpo anche senza doverle guardare. I recettori sentono quando i muscoli e altri tessuti connettivi si estendono o sono a riposo (Biel e Peske, 2009). Il nostro cervello analizza le informazioni provenienti dai recettori e ci dà il senso della posizione e del movimento del nostro corpo. La propriocezione regola la quantità di forza necessaria per portare a termine un compito, come sbucciare un uovo sodo senza schiacciarlo, tenere un pulcino senza stringere troppo, e scrivere con una penna senza strappare il foglio.


I bambini sviluppano la propriocezione spingendo e tirando in una serie di attività quotidiane, come raccogliere bastoni pesanti e usarli per costruire un fortino, rastrellare le foglie, spalare la neve. Spingere e tirare implica carichi gravitazionali aggiuntivi e adattamenti che nel corso del tempo rafforzano le ossa e il tessuto muscolare, incrementando la percezione delle diverse capacità muscolari e di quali siano le posizioni per una migliore consapevolezza corporea.


I bambini con scarso senso propriocettivo di solito sono più soggetti a fratture, cadute, slogature e infortuni. Tendono a essere goffi e si riconoscono perché il loro modo di camminare ricorda quello di un robot. Spesso devono guardare le diverse parti del loro corpo per muoversi in modo corretto. Potrebbero far fatica nella regolazione della forza necessaria a camminare, abbracciare, saltare e così via. Senza un riscontro propriocettivo adeguato, rischiano di cascare dalle sedie, cadere spesso e inciampare mentre salgono le scale. Sono bambini più inclini agli incidenti. Ricordate le considerazioni del primo capitolo a proposito dell’acchiapparella? Una propriocezione poco sviluppata è una delle ragioni per cui i bambini colpiscono con troppa forza durante il gioco.


Per mantenere o rafforzare il sistema propriocettivo, incoraggiate i bambini a fare esperienze di gioco che offrano resistenza alle giunture, ai muscoli e al sistema connettivo. Detto in altri termini, incitateli ai “lavori pesanti”, che di fondo consistono in tutte quelle attività in cui serve spingere, tirare e trasportare oggetti pesanti. Spingere un carretto con un altro bambino dentro, sollevare pietre pesanti per costruire uno sbarramento in un torrente, così come scavare la terra o la sabbia sono modi eccellenti per inviare degli ottimi stimoli alle giunture, ai muscoli e al tessuto connettivo. Il lavoro pesante aiuta a sviluppare un sistema propriocettivo forte e capace.


Il sistema vestibolare

Ricordate la quinta elementare che avevo osservato nel primo capitolo? In cui i bambini erano in agitazione continua? Ecco, insieme con una mia collega abbiamo deciso di investigare più a fondo le ragioni di questa costante agitazione. Abbiamo preso tre classi di quella particolare scuola (una scuola privata sovvenzionata con attività artistiche integrate) e abbiamo valutato la forza della muscolatura del tronco e le doti di equilibrio dei bambini, comparando poi i risultati con quelli medi nei bambini del 1984. Abbiamo scoperto che solo uno ogni dodici bambini nei gruppi testati aveva la forza muscolare media e l’equilibrio medio di trent’anni fa! I risultati di questo studio pilota sono stati illuminanti. Come potevano undici bambini su dodici avere deficit di forza ed equilibrio tanto pronunciati se paragonati ai coetanei degli anni ottanta, la mia generazione?


Quando li abbiamo coinvolti in semplici esercizi di equilibrio, la maggior parte ha avuto difficoltà. Abbiamo chiesto, per esempio, di girare in tondo dieci volte con gli occhi aperti e dieci con gli occhi chiusi; in entrambi i casi i bambini sono caduti per terra, alcuni trascinavano i piedi alla velocità della lumaca, altri avevano risposte oculari che non erano appropriate (ad esempio gli occhi si muovevano con rapidità su e giù per un periodo di tempo più lungo di quello tipico dovuto a una giravolta), altri ancora allungavano un braccio che fungeva da guida alla vista, anziché affidarsi alle sensazioni del proprio corpo. Osservare così tanti bambini in difficoltà con una semplice giravolta è stato allarmante. Mi sono detta che qualcosa di molto brutto stava accadendo ai loro sistemi vestibolari.


Di tutti i sensi, quello vestibolare è spesso il più trascurato, eppure è il più potente e, con ogni probabilità, il più indispensabile di tutti. È anche conosciuto come senso dell’equilibrio. Esistono delle piccole ciglia all’interno del nostro orecchio interno e quando muoviamo il corpo e la testa in tutte le direzioni, il fluido che si trova nell’orecchio interno si muove su e giù e stimola queste ciglia. La stimolazione ci rende consapevoli della posizione del nostro corpo nello spazio e ci aiuta a muoverci e a spostarci con facilità ed efficacia nell’ambiente che ci circonda, mantenendo il controllo del corpo.


I bambini con un forte senso vestibolare è probabile che abbiano buona coordinazione, un’accurata consapevolezza corporea e un ottimo equilibrio. Potrebbero saltare di scoglio in scoglio sull’oceano con precisione e sforzo minimo. D’altro canto, i bambini che invece soffrono di un malfunzionamento del sistema vestibolare rischiano di inciampare di continuo negli oggetti, di andare a sbattere contro le cose, di avvicinarsi troppo quando parlano con gli altri, e di cadere spesso.


Senza un forte senso vestibolare che dia informazioni accurate su come il corpo si posiziona in relazione all’ambiente che lo circonda, anche gli altri sensi non possono funzionare bene, e tutto nella vita si trasformerà in una sfida maggiore. Di fatto, i sistemi vestibolare, uditivo e visivo sono interconnessi; se uno solo non funziona come si deve, gli altri due ne risentono.


La compianta A. Jean Ayres, PhD, una leggenda nella terapia occupazionale pediatrica, ha dedicato tutta la vita alla ricerca sull’integrazione sensoriale, con particolare attenzione al sistema vestibolare. Ha affermato: “Il sistema vestibolare [rete di sensi] è il sistema unificante. Tutti gli altri tipi di sensazioni vengono elaborati in relazione all’informazione essenziale che è quella vestibolare… Quando il sistema vestibolare non funziona in modo coerente e accurato, l’interpretazione delle altre sensazioni sarà incoerente a sua volta e poco accurata, e il sistema nervoso farà fatica a ‘partire’” (Ayres 2000, 37).

Ironia vuole che, vista la mancanza di opportunità di muoversi in modo efficace, oggi molti bambini vanno in giro con un sistema vestibolare poco sviluppato. Il risultato? Agitazione, lacrime di frustrazione, cadute frequenti, aggressività e problemi di attenzione.


I bambini sviluppano un forte senso vestibolare se hanno frequenti opportunità di muoversi – soprattutto attività che contrastino la gravità. Camminare e correre offrono qualche stimolo vestibolare, ma sono le attività che incoraggiano i bambini ad abbandonare la posizione verticale che stimolano rapidamente l’orecchio interno. In altre parole, è di immenso beneficio stare a testa in giù, fare giravolte, capriole e oscillare. Molti degli stimoli vestibolari si possono ottenere nei giochi comuni come stare a testa in giù sulla scala orizzontale, rotolarsi dai pendii e ballare finché il cuoricino non è soddisfatto.


La vista

La vista è un senso complesso e sfaccettato, dipende dall’uso dell’energia luminosa per l’interpretazione dei dati ambientali. Ci aiuta a investigare ciò che ci circonda e a determinare la nostra posizione rispetto agli oggetti che abbiamo intorno. La vista rinforza ciò che i bambini imparano dagli altri sensi. Se per esempio un bambino sente l’odore di muffin che cuociono nella stanza accanto, va a dare un’occhiata e grazie alla vista può confermare che erano proprio dei muffin quelli di cui aveva percepito l’odore.


La vista ci aiuta a capire cosa sia un oggetto e alcune delle sue proprietà, come la misura, la forma e il colore. Può anche aiutarci a ricordare se quell’oggetto è pericoloso da toccare, che sensazione dà e quanto pesa (Roley, Blanche e Schaaf, 2001). La vista è un senso importantissimo per la sopravvivenza. Ad esempio, un bambino con un sistema visivo che funzioni perfettamente, potrà stabilire quanto è alto dal suolo mentre è in piedi su una roccia. Se la roccia è considerata troppo alta, il cervello interpreterà l’idea di saltare come pericolosa. Se invece la roccia appare abbastanza vicina a terra, il bambino potrebbe scegliere di saltare – utilizzando la sua memoria visiva di quanto è riuscito a saltare l’ultima volta che lo ha fatto con successo.


I neonati sono in grado di vedere ma il fuoco è vago e i piccoli fanno fatica a distinguere forme complesse e colori. Il primo passo per lo sviluppo della vista è imparare a seguire un oggetto o una persona in movimento, prima solo con gli occhi e poi con la testa. I forti muscoli del collo aiutano questa risposta del guardare e scrutare (Ayres, 2000). Un sistema vestibolare pienamente funzionante sostiene tutti e sei i muscoli oculari. Agisce in modo simile al treppiede di una macchina fotografica, mantenendo gli occhi fermi per mettere a fuoco gli oggetti. Consente anche di scrutare con precisione e continuità per cercare gli oggetti. Pertanto, il movimento copioso di tutto il corpo, insieme a una buona forza muscolare del collo e degli occhi, sono requisiti essenziali per il normale sviluppo e mantenimento del sistema visivo.

Bambini con difficoltà visive faticano a mettere a fuoco i volti e altri oggetti e potrebbero avere problemi a scrutare la stanza per cercare qualcosa, o ad analizzare la profondità delle cose. I loro occhi potrebbero essere più sensibili alle luci brillanti. Tutto questo rischia di creare problemi di sicurezza e rendere difficili i compiti ordinari, come ricopiare le frasi dalla lavagna. I bambini che hanno bisogno di intervento lamentano frequenti mal di testa, si stropicciano gli occhi spesso, li strizzano per mettere a fuoco, scrivono e disegnano con difficoltà, hanno problemi di lettura, gli oggetti dell’ambiente possono distrarli con facilità e fanno fatica a stare attenti e a concentrarsi.


Se vostro figlio ha problemi con le abilità visive, chiedete la valutazione di un optometrista. Se le luci sono troppo brillanti e lo infastidiscono, ogni volta che è possibile fategli indossare un cappello a falde larghe all’aperto e abbassate le luci quando siete in casa. Molte occasioni quotidiane di gioco come il flashlight tag, lanciarsi la palla, oscillare, saltare su un tappeto elastico, andare al parco giochi, sono tutti modi eccellenti per far sì che i bambini si muovano e guardino allo stesso tempo, aiutando la vista e il sistema vestibolare a lavorare di concerto per migliorare le abilità visive.


L’udito

L’udito (l’interpretazione dei suoni) gioca un ruolo importante nell’integrazione sensoriale; ascoltare è un riflesso legato alla sopravvivenza e ha un impatto sull’eccitazione, l’allerta e l’attenzione (Frick e Young, 2012). Esercitare l’udito è un’esperienza che coinvolge tutto il corpo e tutto il cervello, ci mette in contatto con l’ambiente e fa da precursore all’interazione con l’altro, al dialogo, alla lettura e alla scrittura. I suoni dell’ambiente, come i canti degli uccelli o altri rumori della natura, ci danno il senso dello spazio tridimensionale che occupiamo. Inoltre, ascoltare i suoni può influire sulla nostra capacità di concentrazione e di regolazione delle emozioni. Per questo le persone ascoltano musica in sintonia con le proprie emozioni e i propri bisogni emotivi. C’è anche chi ascolta alcuni tipi di musica, come quella classica, per migliorare la concentrazione durante il lavoro.


I suoni sono caratterizzati da diverse grandezze fisiche: l’intensità (quanto il suono è forte), la frequenza e il tono (numero di suoni per onda), la durata e la localizzazione (da dove proviene il suono). Se vostro figlio ha difficoltà nell’elaborazione dei suoni, potrebbe non riuscire a mettere insieme tutte queste caratteristiche (Biel e Peske, 2009). È anche possibile che non riesca a ignorare suoni a cui gli altri si abituano; per esempio, il suono di un ventilatore di solito non distrae i bambini dai compiti, ma bambini ipersensibili potrebbero invece farsi distogliere.


Le persone si orientano verso i rumori seguendo un istinto di sopravvivenza. I rumori attivano i muscoli posturali che orientano il corpo in modo che gli occhi e le orecchie siano in linea con l’oggetto o il punto che ci interessa. Gli schemi posturali sono davvero in grado di favorire il nostro coinvolgimento con il mondo che ci circonda e di promuovere una respirazione profonda e la capacità di regolare (controllare) in modo efficace i nostri sensi.


I rumori del traffico e i suoni delle sirene o degli allarmi, invece, mettono spesso le persone nella condizione tipica del combatti o fuggi, che implica fiato corto e superficiale, spingendo il corpo in una posizione verticale di allerta. È un tipo di reazione in cui gli occhi e le orecchie si focalizzano verso l’alto e l’esterno per monitorare la periferia (Frick e Young, 2012). In ogni caso, il nostro corpo non è fatto per stare in costante stato di allarme o di eccitazione e l’essere esposti di frequente a rumori forti, o a quelli tipici dell’inquinamento acustico cittadino, può davvero danneggiare i bambini e la loro capacità di interpretare i suoni nel tempo.


Alcuni bambini sono ipersensibili ai suoni; i suoni forti li irritano sul serio e causano una reazione del tipo combatti o fuggi. Può succedere che si coprano le orecchie e diventino ansiosi, o magari facciano fatica a rendersi conto quando vengono chiamati per nome – è necessario chiamarli diverse volte e ripetere il nome prima che il bambino anche solo si giri a guardarvi.

Il sistema uditivo (che è una rete sensoriale) e il sistema vestibolare risiedono proprio uno accanto all’altro nell’orecchio interno. Pertanto si influenzano a vicenda in modo significativo. In realtà, muoversi è di stimolo ai recettori uditivi e ogni volta che si ascolta un suono si stimolano anche i recettori vestibolari (della gravità). Ecco perché muoversi e oscillare sono spesso ottime strategie per indurre i bambini con problemi del linguaggio e della parola a vocalizzare di più (Biel e Peske, 2009).


Il gusto e l’olfatto

L’olfatto è il senso che ci avverte del pericolo ed è collegato alle emozioni. Fiutiamo il pericolo quando sentiamo odore di fumo, di latte irrancidito e carne andata a male. Quando odoriamo qualcosa, fiutiamo l’aria e quest’azione crea correnti che spingono le molecole degli odori su per i recettori del naso; da qui parte l’impulso che viene inviato al tratto olfattivo e arriva direttamente al sistema limbico del cervello, il centro delle emozioni, della motivazione e del piacere. Nessun altro senso gioca lo stesso ruolo dell’olfatto sui sentimenti (Biel e Peske, 2009). Per esempio, l’odore di un cibo preferito che sta cuocendo è in grado di evocare i ricordi dell’ultima volta che si è mangiato lo stesso piatto in compagnia di una nonna amata. È l’olfatto a creare per noi sentimenti di gioia e felicità.


Il senso dell’olfatto è ben sviluppato nei neonati e non si perfeziona e sviluppa ulteriormente nel corso dell’infanzia, come avviene per la maggior parte degli altri sensi. I neonati hanno anche un buon senso del gusto, che dà informazioni sull’ambiente – i bambini molto piccoli mettono le cose in bocca proprio per ottenere queste informazioni.


I sensi del gusto e dell’olfatto lavorano in stretta sinergia, ne è un esempio perfetto il raffreddore. Se il naso è chiuso, vi capiterà di lamentarvi di non poter assaporare i cibi perché è come se avessero perso il loro sapore. In effetti, ci affidiamo proprio all’olfatto per distinguere la maggior parte dei cibi. Possiamo riconoscere più o meno diecimila odori diversi, ma siamo in grado di gustare solo cinque sapori distinti: il dolce, il salato, l’amaro, l’aspro e l’umami3 (Biel e Peske, 2009). Perciò, molte cose che crediamo di assaporare in realtà vengono riconosciute grazie all’olfatto.


I bambini che hanno difficoltà con il gusto e l’olfatto potrebbero sentire un forte desiderio per alcuni particolari odori o sapori, oppure sviluppare un’ipersensibilità verso di essi. È facile che il cibo vada loro di traverso o gli provochi nausea. Talvolta, quando sono intolleranti a certi odori o sapori, iniziano a evitare moltissimi tipi diversi di alimenti – è così che alcuni bambini sviluppano gusti difficili. Ho lavorato con bambini che mangiavano solo tre tipi di cibi. Spesso, i bambini con forti idiosincrasie alimentari tendono a scegliere alimenti insipidi come il pane, le patate scondite o la pizza; i terapisti e i genitori li aiutano introducendo lentamente nuovi cibi nella dieta, uno alla volta.


Le esperienze all’aperto, come il giardinaggio, sono in grado di attivare e poi sviluppare il gusto e l’olfatto; quando i bambini coltivano un proprio orticello con ortaggi, bacche e piante commestibili è più facile poi che le assaggino, stimolando così sia il gusto, sia l’olfatto. Iniziano ad assaggiare cibi diversi che variano per sapore e consistenza; gli odori dei fiori e delle erbe, che contrastano con l’emanazione acre del concime e della terra, espongono anch’essi i bambini a una varietà di fragranze. Attività come raccogliere bacche, cuocere su un fuoco all’aperto e assaggiare piante selvatiche commestibili raccolte nei prati, sono tutte esperienze che esaltano questi sensi e danno vita a ricordi memorabili che rinsaldano i legami familiari.


Cos’è l’integrazione sensoriale?

Integrazione sensoriale significa semplicemente raccolta di tutti gli stimoli percepiti dai sensi (gli odori, le immagini, i suoni, la temperatura, l’equilibrio, la gravità) e organizzazione dell’informazione che li riguarda per un uso funzionale. I sensi lavorano in accordo per favorire un’efficace elaborazione dell’informazione relativa al proprio corpo e al mondo che ci circonda. Quanti più sensi vengono attivati, tanto più accurate sono le informazioni che ricaviamo dall’ambiente.


L’integrazione sensoriale raccoglie tutti i pezzi del puzzle e li unisce per dar forma a un disegno più grande. Immaginate di arrampicarvi su un albero a piedi nudi; sperimenterete la salita attraverso gli occhi, i piedi, le mani, il naso e anche i muscoli e le giunture – tutte queste sensazioni legate all’arrampicarsi si raduneranno in un unico punto del vostro cervello e questa integrazione vi permetterà di vivere la salita sull’albero come un’esperienza che coinvolge e attiva tutto il corpo e la mente.


L’integrazione sensoriale ha inizio in utero quando il feto percepisce i movimenti della madre. Nel primo anno di vita è necessaria moltissima integrazione sensoriale per permettere al bambino di iniziare a gattonare e in seguito camminare. I sensi continueranno ad essere integrati grazie a una varietà di movimenti ed esperienze ludiche durante la crescita. Sebbene tutti i bambini nascano capaci di una sana integrazione sensoriale, devono però svilupparla cimentandosi in moltissime sfide di natura fisica nel corso dell’infanzia (Ayres, 2000).


Le difficoltà nell’integrazione sensoriale possono interferire con molti aspetti della vita di un bambino, gravandolo di maggiori sforzi, disagi e frustrazioni. La difficoltà nel sapere dove si trovi il proprio corpo nello spazio può rendere il bambino più soggetto a infortuni, oppure la distrazione rappresentata dal corpo e dall’ambiente circostante potrebbero rendere problematica la concentrazione a scuola. Vestirsi, assaggiare nuovi cibi, fare i compiti possono diventare delle vere seccature e generare crisi nervose.


Perché l’integrazione sensoriale riesca, è importante far fare al bambino esperienze sensoriali varie e quotidiane che comprendano tanto movimento (per esempio saltare, ruotare, gattonare, saltellare, ballare), giochi ricchi dal punto di vista sensoriale (come fare castelli di sabbia, schizzarsi nelle pozzanghere, giocare nel fango), provare nuove cose e nuovi cibi (ad esempio fare i pop-corn sul falò al posto dei marshmallow), e persino anche solo ascoltare il cinguettio degli uccelli. Maggiore è l’esposizione quotidiana del bambino a esperienze sensoriali, maggiore sarà l’organizzazione e l’integrazione fra corpo, sensi e cervello.


Poiché il numero dei bambini con problemi sensoriali è in continuo aumento, ora come non mai è importante iniziare a pensare in termini di prevenzione. Del resto, non ci sono terapisti occupazionali sufficienti per tutti i bambini! Si traggono enormi benefici da esperienze di gioco capaci di promuovere il movimento e offrire sfide al corpo; le prove fisiche aiutano il corpo del bambino ad adattarsi e a integrare nuovi sensi, favorendo il raggiungimento del livello successivo di sviluppo.


La mente

La mente del bambino è ogni minuto in rapido sviluppo; questo sviluppo è una complessa rete di relazioni che coinvolge le emozioni, l’interpretazione sensoriale e le esperienze di movimento, i ricordi, la pianificazione e l’apprendimento. La mente rende il bambino consapevole del mondo che lo circonda, e capace di pensare e decidere con cognizione di causa. 


La mente è complessa e affascinante al tempo stesso; per rendere le cose semplici, ci concentreremo su due delle sue funzioni principali: le abilità socio-emotive e quelle cognitive. Il gioco all’aperto le potenzia entrambe.


Le abilità socio-emotive

Aspettare il proprio turno, seguire le regole, gestire la frustrazione e la rabbia in modi sani, condividere i giocattoli, farsi nuovi amici, tutte queste abilità descrivono aspetti di un sano sviluppo socio-emotivo. Come per le abilità motorie e sensoriali, i bambini piccoli sviluppano le abilità emotive e sociali grazie alla pratica e col tempo, un passetto alla volta.


Neonati e bambini ai primi passi iniziano ben presto a sviluppare le loro abilità socio-emotive e questa crescita può essere sostenuta semplicemente portando il bambino, toccandolo, parlandogli e dandogli un’attenzione amorevole mentre lo si lascia giocare, esplorare e seguire i propri interessi.


Vostro figlio svilupperà nuove abilità quando gli darete quella giusta dose di aiuto che gli permetterà di riuscire senza essere sopraffatto dalla frustrazione. I terapisti occupazionali la chiamano sfida “alla giusta portata”. Ad esempio, se vostro figlio cerca di salire un gradino della scala che porta al piano superiore, restate in disparte e lasciatelo provare, dategli però sempre un’occhiata; forse gli servirà solo una piccola spinta per arrivare in cima, ma anche così ce l’avrà fatta perlopiù con le sue forze. Quando riproverà la volta seguente, è probabile che avrà la sicurezza necessaria per salire da solo; questo gli insegnerà che l’impegno e la costanza sono spesso seguiti dal successo.


Lo stesso vale per i bambini più grandi. Siamo lì per ascoltarli, stabilire aspettative chiare e coerenti, offrire amore incondizionato e sostegno, ma anche apprezzare l’indipendenza. Se vostro figlio è pronto per andare in bicicletta da un amico, lasciateglielo fare; questo semplice atto di indipendenza e l’opportunità di coltivare i propri interessi è probabile che diano molto slancio alla sua sicurezza. Inoltre, grazie a costanti opportunità di gioco con gli altri bambini, imparerà importanti capacità di negoziazione, come fare a turno, come mettere i bisogni altrui prima dei propri, come essere di conforto agli altri e molte altre virtù impagabili. Giocare con gli altri bambini, lontano dal mondo degli adulti, potrebbe essere in realtà uno dei modi più naturali e benefici per sviluppare forti abilità socio-emotive (Gray, 2013).


Avere difficoltà socio-emotive può significare che è difficile giocare con gli altri bambini, che la frustrazione è sempre dietro l’angolo e la rabbia è ingestibile. I bambini con questo tipo di difficoltà spesso non riescono a empatizzare con i bisogni dei compagni, fanno fatica a condividere, ad ascoltare, ad attendere il proprio turno e a giocare secondo le regole, e questo anche una volta cresciuti, quando certe capacità dovrebbero essere acquisite.


È importante iniziare a coltivarle molto presto, insegnando cosa sia giusto e cosa sbagliato, ascoltandoli e consentendo loro di essere indipendenti quando è possibile, soprattutto in contesti all’aria aperta.


Giocare liberamente all’aperto con gli amici promuove le sfide e potenzia le abilità socio-emotive. Prima di tutto, l’ambiente naturale crea un contesto tranquillo e ricco dal punto di vista sensoriale, pur non sovraccaricando di stimoli il bambino, dove è possibile fare giochi vivaci e movimentati senza alcune delle frustrazioni, del rumore e di altri elementi stressanti che si ritrovano invece al chiuso o nei cortili scolastici. 


Nella natura, lontano dagli adulti e dai sovraffollati gruppi di coetanei, i bambini ritrovano la pace e la calma; hanno l’opportunità di elaborare i conflitti e le difficoltà a tu per tu o in piccoli gruppi. Non ci sono luci colorate che lampeggiano, fastidiose interruzioni o adulti che esercitano un controllo continuo. Il tempo si espande mentre ci si immerge profondamente nel gioco. Le occasioni per progredire nell’interazione sociale e imparare a gestire i problemi sono infinite. Pertanto, è davvero fondamentale concedere ai bambini maggiori opportunità di gioco libero all’aperto. Vogliamo che crescano forti, sicuri, resilienti, premurosi e gentili.


Le abilità cognitive

Con la pratica e con molte opportunità di gioco nel tempo, i bambini sviluppano anche le abilità cognitive. Queste comprendono capacità come lo stare attenti, il memorizzare e il pensare. Si tratta di abilità cruciali che utilizzano l’elaborazione di informazioni sensoriali per dar forma a nuovi ricordi, valutare, analizzare, fare confronti e imparare cause ed effetti. Alcune abilità cognitive sono genetiche, tuttavia la gran parte di esse vengono apprese in contesti di vita reale. In altre parole, imparare e pensare sono abilità che possono migliorare e svilupparsi grazie a esperienze cognitive arricchenti.


I bambini imparano al meglio attraverso giochi coinvolgenti e significativi. La parola chiave è “significativo” – qualcosa che sia importante o pregno di senso per il singolo individuo. Quando i bambini riescono a stabilire un legame con qualcosa che li interessa, è molto più probabile che si lascino coinvolgere con tutti i sensi, e quando tutti i sensi sono coinvolti si rafforzano le abilità sensoriali; una forte integrazione sensoriale ha come risultato un maggior grado di apprendimento.


Perché l’apprendimento sia favorito è importante prestare attenzione agli interessi del bambino e concedergli tutto il tempo possibile per esplorare i temi che lo attraggono. Se, per esempio, vostro figlio è pieno d’entusiasmo per la mostra sugli squali al museo dei bambini nella vostra città, e vuole trascorrere lì buona parte del tempo, consentiteglielo, anche se vi annoiate e preferireste vedere le meduse, che magari interessano voi ma non lui. 


Talvolta, noi adulti crediamo di sapere quale sia l’attività migliore per aiutare i nostri figli a imparare qualcosa di nuovo, ma se invece facessimo un passo indietro e ci lasciassimo guidare da loro, ci porterebbero alla scoperta di ciò che veramente li coinvolge e li interessa. Proprio come chiunque altro, i bambini hanno interessi specifici e sono naturalmente curiosi del mondo. Faranno domande, sperimenteranno con ciò che vedono, tenteranno di replicare quello che imparano in modi creativi, e daranno vita a importanti connessioni neurali (del cervello) grazie a queste esperienze.


Quando i bambini sono privati sia di esperienze di gioco, sia di iniziativa propria nel condurle, potrebbero poi avere problemi con le abilità superiori del pensiero, così come con la maturazione di idee proprie, capacità di risolvere i problemi e altre forme di espressione creativa. È importante concedere una grande quantità di gioco autonomo e indipendente, con tanto tempo e spazio a disposizione per esplorare, creare e giocare con gli amici. È allora, e solo allora, che saranno in grado di esercitare le complesse abilità cognitive necessarie a una carriera scolastica di successo e al raggiungimento delle proprie capacità intellettive.


In sintesi

Esiste un filo comune che lega lo sviluppo di sane abilità motorie, sensoriali, socio-emotive e cognitive. Ogni volta che si produce un nodo in questo filo, di solito come risultato di un tempo insufficiente trascorso nell’esercizio di queste abilità, il bambino rischia tutta una serie di problemi, dalle difficoltà nel fare amicizie, all’incapacità di stare attento a scuola, fino alla mancanza di controllo delle emozioni e alla perdita persino della capacità di immaginazione – per non menzionare il rischio di farsi male.


La buona notizia è che tutte queste situazioni problematiche possono essere aiutate e addirittura prevenute concedendo ai bambini ampie opportunità di movimento che coinvolgano tutto il corpo. A causa del minor tempo trascorso nello sviluppo della forza, della coordinazione e dell’equilibrio, i bambini mettono sempre più a rischio la propria incolumità; per sviluppare qualsiasi abilità del corpo o della mente devono esercitarla ogni giorno; l’ideale sarebbe attraverso esperienze di gioco per loro significative. Anziché impedire ai bambini di muoversi e giocare, a casa e a scuola, bisogna cercare di farglielo fare molto di più!


Quando si dice sempre di no – 


Non ti arrampicare!”, “Non andare in bici a casa di Henry!”, “Non correre!”, “Non c’è tempo!”, “Non toccare!”, “Scendi giù da lì!


 – è possibile che poi se ne debbano osservare le ripercussioni sullo sviluppo dei bambini.


Pensiamo di sapere cosa sia meglio per i nostri figli, stiamo solo cercando di proteggerli, eppure, pressandoli di continuo, impedendo loro di muoversi e riducendo il tempo che possono dedicare al gioco, rischiamo di arrecare più danni che altro.


Giocate all'aria aperta!
Giocate all'aria aperta!
Angela J. Hanscom
Perché il gioco libero nella natura rende i bambini intelligenti, forti, sicuri.Un libro che descrive l’importanza del contatto con la natura e del gioco all’aperto, sottolineandone i vantaggi per la salute dei bambini. Oggi è raro vedere bambini che si rotolano dai pendii erbosi o si arrampicano sugli alberi per divertimento, e preoccupazioni legate alla sicurezza hanno indotto a eliminare pedane girevoli e tavole altalenanti.Tuttavia, mentre la vita dei nostri figli è sempre più “virtuale” e ruota attorno a TV, smartphone e computer, gli insegnanti notano una diminuzione dell’attenzione e i dottori denunciano un aumento allarmante dei disturbi emotivi e sensoriali.E dunque, come assicurare ai nostri bambini un pieno coinvolgimento di mente, corpo e tutti i cinque sensi?Giocate all’aria aperta! di Angela J. Hanscom farà riscoprire l’importanza del contatto con la natura e del gioco all’aperto, sottolineandone i vantaggi per la salute dei bambini. Conosci l’autore Angela J. Hanscom è una terapista occupazionale pediatrica, fondatrice di TimberNook, un programma per l’età evolutiva fondato sul contatto con la natura, che ha ottenuto premi e riconoscimenti ed è divenuto famoso a livello internazionale.