Portare la classe all’aperto
Uno dei sistemi migliori per imparare è quello di portare la classe all’aperto. La classe potrebbe essere fatta di tavoli da picnic, un grande prato o un grande albero sotto cui sistemarsi. Ci si può accontentare anche dell’asfalto. Imparare all’aperto offre più occasioni di correre rischi, dover risolvere problemi, muovere tutto il corpo, usare l’immaginazione, superare le paure, intraprendere un lavoro di squadra e tollerare e integrare nuove esperienze sensoriali.
Ricordate i giochi di matematica che vi ho suggerito in questo capitolo per far muovere i bambini? Fateli all’aria aperta! Disegnate campane sull’asfalto con il gesso per fare giochi con i numeri, mentre sul prato fate fare ai bambini delle forme usando il proprio corpo.
All’aperto si possono scrivere poesie o annotazioni sul diario. È proprio stando all’aperto che i sensi si acuiranno e l’attenzione sarà favorita, ma non solo, il paesaggio naturale potrebbe essere fonte di ispirazione per pensieri e idee originali.
Spingetevi ancora oltre e create un orto scolastico; piantate ortaggi e poi usateli per un progetto di cucina. Piantare e coltivare un orto, e cucinare i suoi prodotti, integrerà la scrittura, la matematica e la risoluzione di problemi, coinvolgendo, al contempo, tutti i sensi.
Ho intervistato Jessica Lahey, insegnante di scuola media e autrice di The Gift of Failure: How the Best Parents Learn to Let Go So Their Children Can Succeed (Il dono del fallimento: come i genitori migliori imparano a lasciar andare in modo che i figli possano riuscire), a proposito delle opportunità di apprendimento quando si portano fuori i bambini. Mi ha raccontato di quando insegnava alla Crossroads Academy, nel New Hampshire. Portava spesso la sua classe di inglese a camminare per i sentieri del bosco; dava loro un argomento su cui riflettere e poi si camminava per dieci minuti e si metteva in moto il pensiero. Trascorsi i dieci minuti, si radunavano e ne discutevano, poi si introduceva un nuovo tema e si camminava un altro po’.
Lahey faceva anche scrivere poesie ai suoi studenti all’aperto, ispirati dalla natura. Per esercitarsi con i discorsi in pubblico, ne metteva alcuni in piedi su un ponte che attraversava un torrente scrosciante, mentre il resto della classe restava sulla riva. I bambini sul ponte dovevano imparare a proiettare la voce con forza sufficiente affinché i ragazzi rimasti sulla riva potessero sentire i loro discorsi.
Jessica ha proseguito spiegandomi che i bambini delle scuole urbane possono lavorare all’aperto tanto quanto quelli delle scuole di campagna; possono andare a piedi al teatro dell’opera e assistere a uno spettacolo, arrivare al parco o a un museo; possono portarsi da scrivere, da disegnare, e considerare e valutare il mondo e la cultura che li circondano. “Non si deve per forza imparare stando seduti su una sedia!” e non importa in che luogo sia la scuola. Per andare oltre le strutture tradizionali e dar vita a esperienze di apprendimento ricche e capaci di imprimersi nella memoria, tutto quello che serve è la creatività.
Le scuole finlandesi mi hanno sempre molto ispirata; anziché imparare qualcosa sui pesci solo leggendo un libro o ascoltando una lezione, i bambini trascorrono del tempo immersi fino al ginocchio in un lento torrente, osservando i pesci che nuotano e passano loro fra i piedi. Imparano poi tutto quello che riguarda l’intero habitat dei pesci, le piante di cui si nutrono, le altre creature che popolano il torrente e molto altro ancora. In seguito, dissezionano un pesce. In un video sull’educazione finlandese (Thai Teachers Television, 2012), un bambino trovava un pesce piccolo nella pancia del pesce più grosso e tutti i compagni gli si accalcavano intorno per osservare bene. Grazie a un’esperienza diretta, avevano imparato che effettivamente i pesci mangiano altri pesci.
Persino le lezioni di educazione fisica sono tenute all’aperto, ma non nel modo in cui lo sarebbero in molte scuole americane di oggi. In un altro video (BBC News, 2010), i bambini venivano preparati per fare sci di fondo e poi se ne andavano da soli sulla pista per un’ora circa: avevano dieci anni e conoscevano bene le piste, non era necessaria la presenza di nessun adulto.
Gli asili nel bosco sono di gran moda oggi; possono essere descritti come scuole senza pareti e soffitti in cui i bambini e i maestri trascorrono all’aperto la maggior parte delle ore, con qualsiasi tempo. I bambini sono incoraggiati a giocare, esplorare e imparare in un contesto naturale. I maestri di questi asili sono entusiasti dei benefici, osservano una maggiore creatività, un maggior coinvolgimento, abilità sociali più ricche e capacità di risoluzione dei problemi molto più mature (Neate, 2013). L’attività fisica che impegna gli studenti durante il gioco libero in queste scuole è legata anche a migliori capacità di lettura, di calcolo e, nel complesso, a una maggiore intelligenza generale (Centers for Disease Control and Prevention, 2010).
Gli asili nel bosco spuntano ovunque perché le persone iniziano a capire i benefici del far sì che i bambini trascorrano all’aperto buona parte del tempo dedicato all’apprendimento. Ispirata da questo modello di insegnamento, una maestra del Vermont è andata dal preside della sua scuola con l’idea di organizzare i “Lunedì nel bosco”. In altre parole, ha proposto che ogni Lunedì, sole o pioggia che fosse, avrebbe portato i bambini fuori per tutto il giorno a imparare nel bosco; e lui l’ha sorpresa dicendo: “Provaci!” (Hanford, 2015).
Ora, una volta a settimana, lei e i bambini se ne vanno nel bosco limitrofo alla scuola dove si sono sistemati con dei fortini e una buca per il falò. Le loro lezioni sono sia di tipo formale, sia informale; i bambini imparano a scrivere le lettere nel terreno con dei bastoncini e si esercitano in matematica misurando con un righello gli oggetti della natura. I bambini imparano le nozioni scolastiche altrettanto bene quanto in classe, ma non solo! La maestra sostiene che stanno imparando anche le abilità essenziali della vita e sviluppando una “straordinaria forza” (Hanford, 2015).
Anche i più grandi hanno bisogno di stare fuori; un modo per farlo è quello di inserire le ore all’aperto nel programma scolastico. Che si tratti di un intero giorno a settimana o di momenti da trascorrere fuori ogni giorno, il tempo passato all’aperto fa un mondo di differenza nell’esperienza educativa di un bambino.
Per alcuni insegnanti far diventare il tempo all’aperto parte integrante del programma didattico potrebbe significare andare in gita una volta a settimana o una volta al mese in un contesto naturale, se non dovesse essercene uno vicino alla scuola. Certo l’ideale sarebbero semplici passeggiate, giochi ed esplorazioni nei boschi, negli spazi verdi o nei campi vicini alla scuola. Se per esempio c’è un piccolo corso d’acqua che scorre poco distante si può esplorare e i bambini possono fare osservazioni su ciò che vedono, sentono, odorano. Se c’è un pezzetto di terra assolato, si può creare un orto. Fatevi ispirare dall’ambiente che vi circonda per capire come usarlo a scopi didattici per esaltare, grazie all’esplorazione, il processo di apprendimento.