CAPITOLO VII

Ripensare la ricreazione e le classi

A TimberNook esistono solo due regole: 1) i bambini devono sempre restare in contatto visivo con un adulto, e 2) i bambini devono rispettare gli altri bambini e gli adulti. Tutto qui, il resto è concesso. Possono arrampicarsi sugli alberi, gridare, correre, saltare, andare scalzi, usare attrezzi, sporcarsi, organizzare società proprie e costruire con qualsiasi materiale trovino nel bosco. Spesso gli adulti si sorprendono: “Ma tutto questo, non crea confusione?” domandano, e a molti di loro viene subito in mente Il signore delle mosche. In realtà, assistiamo a meno problemi comportamentali o provocazioni per mettere alla prova i nostri limiti di quelli che si osservano nelle scuole elementari della zona, nel chiuso degli edifici e con una pletora di regole.


Il fatto che i bambini siano più calmi, concentrati, meno aggressivi e davvero entusiasti mentre giocano a TimberNook, non sorprende solo i genitori. Anche gli insegnanti sono sconcertati, e così gli amministratori scolastici e persino gli istruttori di educazione fisica, ciascuno dei quali si è chiesto apertamente se qualcosa di quello che facciamo nei nostri campi non sia traducibile anche in classe e durante la ricreazione a scuola. Lo è.


Ricordate, nel capitolo cinque, Bruce McLachlan della Swanson Elementary School in Nuova Zelanda? Bruce si è liberato delle regole durante la ricreazione e ha visto un drastico declino nel numero di bambini che si “comportavano male”, così come un aumento della concentrazione e del coinvolgimento quando i bambini tornavano in classe. Abbiamo parlato delle similitudini fra la sua ricreazione anticonformista e TimberNook, e abbiamo scoperto elementi chiave che coincidono, grazie ai quali i nostri programmi hanno successo e sono tutto tranne che baraonde. In questo capitolo parleremo di queste importanti qualità e di come applicarle durante la ricreazione, e negli asili, per favorire lo sviluppo dei bambini e coinvolgerli nel processo di apprendimento a un livello più profondo.


Ripensare la ricreazione

Ricordo ancora la ricreazione di un tempo. La nostra area di gioco arrivava fino a un appezzamento boscoso e noi potevamo giocare fra gli alberi se restavamo dove le maestre potevano vederci. Ricordo che ci giocavo con gli amici facendo finta di essere una principessa o qualche altro personaggio fiabesco. Ogni tanto provavamo la struttura per arrampicarci o saltavamo giù dagli scivoli; qualche volta io e la mia amica Crystal giocavamo anche a pallone con i maschi. Altre volte facevamo mostra della ruota con salto all’indietro che avevamo imparato a ginnastica.


Giocavamo per un’ora intera prima che arrivasse il momento di rientrare e, una volta in classe, eravamo pieni di energia ed entusiasmo nel cantare canzoni, partecipare a un progetto di scienze o seguire qualsiasi esperienza di apprendimento gli insegnanti avessero in serbo per noi. Adoravo la ricreazione e adoravo la scuola. I tempi cambiano, le mie figlie hanno iniziato a dire di odiare la scuola a cinque anni. Ma cosa è cambiato? La ricreazione e il tempo a disposizione dei bambini stanno lentamente sparendo.


Fino alla fine degli anni ’80 non era inusuale avere un’intera ora di ricreazione, più una o due pause brevi (Nussbaum, 2006). A partire dagli anni ’90, però, il miglioramento dei voti scolastici è diventato un tema cruciale per le scuole e i legislatori, ed è parso logico che l’aumento delle ore dedicate all’insegnamento avrebbe migliorato il successo nei test di valutazione. Visto il numero limitato di ore della giornata, ridurre la ricreazione è stata considerata la scelta più sensata, nonostante una mole crescente di studi dimostri l’importanza della ricreazione per lo sviluppo del bambino e i risultati scolastici (Pellegrini e Bohn-Gettler, 2013).


Verso la fine degli anni ’90, il 40% dei distretti scolastici negli Stati Uniti aveva ormai ridotto o eliminato del tutto la ricreazione (Zygmunt-Fillwalk e Bilello, 2005). Oggi i bambini sono fortunati se hanno quindici o venti minuti di ricreazione su sei ore di lezione!


La ricreazione rende i bambini studenti migliori

Come abbiamo visto nel terzo capitolo, è importante che i bambini giochino e si muovano ore e ore ogni giorno per poter mantenere l’attenzione in classe e sviluppare una sana integrazione sensoriale. La ricreazione, pertanto, è un’opportunità ideale per far sperimentare ai bambini giochi di qualità. Forse non sarà l’intera e benefica ora del passato, ma ogni pausa di movimento è meglio di niente. La ricreazione rappresenta un nutrimento per il corpo e la mente in crescita; offre del tempo per muoversi e coinvolgersi in giochi liberi e attivi – entrambi essenziali a un sano sviluppo del bambino. Quelli che seguono sono solo alcuni dei modi in cui la ricreazione favorisce la crescita e il successo scolastico.


Combatte l’obesità – In un’epoca in cui sempre più bambini diventano obesi, allungare la ricreazione può rappresentare un passo importante verso un aumento generale dell’attività fisica. Se i bambini vengono lasciati liberi di giocare durante la ricreazione, la ricerca ha scoperto che almeno il 60% di loro sceglie giochi di movimento in gruppo (Pellegrini, 2009). In realtà, gli studi mostrano anche che i bambini riescono ad essere addirittura più attivi durante la ricreazione che durante le lezioni organizzate di educazione fisica (Kraft, 1989). In altre parole, la ricreazione – soprattutto quella all’aperto – promuove l’attività e la forma fisica.


Migliora il comportamento – La ricerca indica che la ricreazione migliora la capacità dei bambini di concentrarsi in classe, riduce il bisogno di agitarsi, e migliora il comportamento in generale (Jarrett et al., 1998; Pellegrini e Bohn-Gettler, 2013). Questo perché tanto movimento durante il corso della giornata sviluppa un forte sistema vestibolare, che sostiene l’attenzione e il coinvolgimento in classe, oltre a regolare le emozioni dei bambini. Gli insegnanti hanno osservato che più è lunga la ricreazione, più i bambini sono attenti e partecipi al rientro in classe.


Sviluppa le abilità sociali – La ricreazione offre uno spazio importante al gioco libero con una molteplicità di altri bambini; mentre giocano fra loro, imparano a negoziare, a fare a turno, a comunicare in modo efficace, ad ascoltare, ad affermare i propri bisogni, a gestire i conflitti, a creare e seguire delle regole e ad esercitare la leadership. Gli adulti possono cercare di insegnare queste abilità in gruppi e laboratori specifici e attraverso giochi di ruolo, tuttavia, giocare con gli amici offre un’occasione di vita reale per esercitarle e apprenderle a un livello più profondo.


Fa lavorare il cervello – Senza la ricreazione o una pausa dal lavoro intellettuale, il cervello si fa meno efficiente e attento man mano che il tempo passa (Jensen, 1998). Le ricerche suggeriscono che la pausa dovrebbe essere più drastica che non una semplice camminata per andare in un’altra classe o un cambio di argomento. In realtà, i bambini hanno proprio bisogno di giocare e di muoversi per mantenere poi alta la concentrazione e la partecipazione durante le lezioni (Ginsburg, 2007).


Riduce lo stress – L’Associazione Nazionale per l’Istruzione dei Bambini (National Association for the Education of Young Children) raccomanda il gioco libero come mezzo appropriato alla riduzione dello stress infantile (Pica, 2010). La ricreazione dà la possibilità di giocare liberamente, senza dover seguire le regole degli adulti e i regolamenti che ormai sono la norma in molte scuole. I bambini possono scegliere quale gioco fare e come, con chi giocare e partecipare alle decisioni su quali regole adottare. È anche un’occasione per scatenarsi, gridare, correre e dire di no se lo desiderano. La ricreazione è sinonimo di indipendenza e sfogo, importanti soprattutto durante i lunghi giorni a scuola.


È difficile ignorare la mole crescente di studi che sottolinea i molti benefici della ricreazione per i bambini. Non è solo importante la durata della pausa, ma anche l’ambiente e il modo in cui si svolge. Nel paragrafo che segue parleremo dell’importanza di far sì che la ricreazione sia un’esperienza di gioco ricca e appagante.


Trasformare la ricreazione in gioco

Ho sentito molti proporre di rendere più strutturata la ricreazione, con gli adulti che coordinano le attività e fanno muovere i bambini. 

Per quanto le intenzioni siano buone, i bambini hanno davvero bisogno di questo lasso di tempo lontani dalle istruzioni e direttive degli adulti, per pensare un po’ da soli, muoversi secondo i bisogni del proprio corpo, avere l’occasione di sprofondare nell’immaginazione. È meglio che la ricreazione non sia toccata dal mondo degli adulti. Quelle che seguono sono quattro semplici linee guida per rendere più entusiasmante l’esperienza ricreativa dei bambini.


Allungare il tempo

Non solo i bambini hanno bisogno di tanto tempo per muoversi e attivare i sensi, così che avvenga una sana integrazione sensoriale, ma hanno anche bisogno di tempo per immergersi nel gioco. 

Ho ormai osservato tantissime volte che ci vogliono una media di quarantacinque minuti prima che i bambini capiscano con chi vogliono giocare, a cosa vogliono giocare e infine elaborino il loro schema di gioco. In venti minuti di ricreazione, quando suona la campanella a stento hanno deciso con chi giocare. Venti minuti non bastano per giocare in modi che siano di stimolo per il corpo e la mente.


Diminuire le regole

Crediamo spesso che più regole aiuteranno i bambini a ubbidire, ascoltare, comportarsi bene, mentre in realtà è piuttosto vero il contrario. La Swanson Elementary School in Nuova Zelanda ha partecipato a uno studio con l’Università di Auckland per vedere cosa succedeva quando le regole venivano rimosse durante la ricreazione. 

Il preside ha notato una significativa diminuzione dei comportamenti turbolenti e ribelli, non è stata più necessaria un’area destinata al time-out, né tutti quegli insegnanti che prima pattugliavano l’area di gioco. I bambini erano troppo impegnati a giocare per comportarsi male: “Erano motivati, indaffarati e coinvolti. Secondo la mia esperienza, i bambini si mettono nei guai quando non sono indaffarati, motivati e coinvolti. È in queste circostanza che avvengono gli atti di bullismo, si fanno scritte sui muri e si sfasciano le cose della scuola”, dice il preside (Saul, 2014).


Lo stesso vale a TimberNook; abbiamo visto che con meno regole c’è meno desiderio di testare i confini. I bambini sono così motivati e immersi nel gioco, insieme ai coetanei nel bosco, che si concentrano soprattutto su quello. Inoltre, avendo poche regole stabilite dagli adulti e chiedendo aiuto ai bambini per stabilire quelle necessarie, le interiorizzano ed è più probabile che le seguano. In generale, lasciare che i bambini corrano qualche rischio, come abbiamo visto nel capitolo cinque, li aiuta a essere più coordinati, a risolvere meglio i problemi e a restare più incolumi nel lungo periodo.


Oggetti vari

Gli “oggetti vari” stanno diventando popolari nel mondo della prima infanzia. Il termine inglese Loose parts è stato inizialmente concepito e proposto dall’architetto Simon Nicholson ancora negli anni ’70; Nicholson credeva che oggetti sfusi (cose che si possono facilmente trasportare) a disposizione nell’ambiente potessero favorire la creatività dei bambini (Kable, 2010).


Si tratta in sostanza di materiali che i bambini possono usare per progettare, costruire, muoversi e giocare. Le parti più ingombranti sono, per esempio, tavole di legno, sassi, mattoni, pneumatici, grossi bastoni, balle di fieno e vecchi tubi di gomma. Ho visto bambini utilizzare tutti questi oggetti per costruire fortini, confraternite, negozi, trappole e barche.


Gli oggetti più piccoli sono cose come conchiglie, baccelli, ghiande, pigne, cestini, maschere, tessuti trasparenti o coperte, incerate, mollette da bucato, pezzi di corda e nastri adesivi. I bambini li utilizzano durante la costruzione e per arricchire di dettagli il gioco di immaginazione. Le pigne, per esempio, diventano moneta corrente; le ghiande si trasformano in cibo da cucinare, corde e nastri adesivi si usano magari per costruire un sistema di carrucole o creare un fortino elaborato.


Gli oggetti più grandi, come tronchi e mattoni, dovrebbero stare per terra, ben impilati al principio della ricreazione, soprattutto all’inizio della settimana. Se vengono riposti in contenitori o bidoni, i bambini rischiano di non vederli o di non usarli. Vanno sistemati in un luogo centrale, poiché sono il cuore del gioco creativo e di costruzione. Anche le forbici dovrebbero essere sistemate in una posizione logica; magari appese a un filo o ai rami bassi di un albero. I materiali più piccoli possono stare accanto ai più grandi, in cestini invitanti o pentolame vario. Non sono necessarie spiegazioni, i bambini sapranno cosa fare.


È meglio non far notare ai bambini la presenza di questi oggetti disparati, fa parte del processo di scoperta. Scoprendoli per conto proprio, se ne approprieranno; gli adulti sono invitati a fare un passo indietro e diventare semplici spettatori delle interazioni fra bambini e del modo in cui useranno gli oggetti a disposizione. Se lasciati liberi, inventeranno giochi che non ci saremmo mai sognati.


È importante non offrire troppi oggetti per volta, altrimenti la vista rischia di esserne sopraffatta e i bambini non useranno nessuno dei materiali proposti. Le parti più grandi, quelle usate di solito per i progetti di costruzione – ciocchi di legno, mattoni, piccole sezioni trasversali di tronchi, nonché pneumatici – dovrebbero sempre essere a disposizione, e, a rotazione, si possono invece introdurre pochi pezzi degli oggetti più piccoli; fate delle prove per vedere quali piacciono di più e vengono usati più spesso.


Se i bambini costruiscono fortini e altre strutture con i materiali sparsi, l’ideale sarebbe che restassero per tutta la settimana. Spiegate loro che metterete a posto l’area di gioco una volta a settimana, in modo che la settimana successiva si possa ripartire da zero. Se potete permettervi di lasciare per più tempo alcune delle strutture, gli schemi del gioco si faranno col tempo via via più elaborati. Decidete insieme cosa sgombrare e cosa lasciare ogni settimana perché il gioco d’immaginazione possa proseguire.


Aggiungendo materiali e oggetti al luogo della ricreazione, darete ai bambini strumenti con cui sperimentare e da incorporare nel loro mondo di giochi.


Libertà di sporcarsi

I bambini dovrebbero essere liberi di sporcarsi e stare in disordine – altro aspetto comune fra la Swanson Elementary School e TimberNook. A loro piace giocare negli stagni fangosi, fare torte e minestre di fango, divertirsi su scivoli di terra, e poi pulirsi prima di tornare in classe o a casa. Hanno solo bisogno di una salvietta, vestiti di ricambio e tempo per cambiarsi.


Il preside della Swanson Elementary School dice che la concessione sullo sporco è stata una delle barriere più difficili da superare con i maestri. Non erano contenti che i bambini rientrassero in classe sporchi, ma non volevano neppure sacrificare del tempo per farli cambiare. Tuttavia, una volta stabilito il sistema, i bambini sono stati del tutto indipendenti e responsabili; si cambiavano presto e bene in meno di dieci minuti dopo la ricreazione.


Con pochi adattamenti, gli adulti vedranno molto probabilmente drastiche trasformazioni nelle capacità di apprendimento dei bambini, nelle loro abilità sensoriali e nel comportamento. Serve solo un po’ di tempo, la creazione di uno spazio che esalti la creatività e il gioco sensoriale, la rinuncia al controllo totale su ciò che permettiamo ai bambini di fare. Il resto verrà da sé.


Ripensare la classe

Un tipico ambiente scolastico prevede sedie allineate in fila, decorazioni e stampe colorate su tutte e quattro le pareti, un tappeto per riunirsi in cerchio e una cattedra per l’insegnante. Un arredamento assai comune che pure offre ben poco alla stimolazione di esperienze creative di gioco – quel tipo di esperienze in cui i bambini esplorano, creano e risolvono problemi. Per favorire questo tipo di abilità, cercate di ripensare il progetto e l’organizzazione tradizionale di una classe. Ecco, di seguito, alcune strategie.


Semplificazione visiva

Le scuole Waldorf sono rinomate per l’utilizzo di suppellettili naturali, come la lana, il cotone, le pigne e le stoffe. Tutto è visivamente molto attraente, e tuttavia semplice. I bambini giocano con forbici, bambole di stoffa molto semplici o mattoncini di legno. 

L’idea è quella di mantenere l’ambiente della classe molto essenziale e aperto a possibilità diverse, così che i bambini debbano usare l’immaginazione per dare vita e significato agli oggetti. Offrire materiali naturali ed essenziali in classe non solo spinge i bambini a usare l’immaginazione, ma mantenendo un ambiente semplice dal punto di vista visivo non si rischia di sovraccaricarli o iperstimolarli con una moltitudine di colori e oggetti di plastica.


Muoversi per imparare

I bambini non devono stare seduti per imparare, anzi di solito è tutto il contrario. Quasi tutti i bambini, nell’ultimo anno di asilo, imparano in modo cinestetico (pratico), muovendosi e toccando ogni cosa. Verso la seconda o terza elementare alcuni studenti iniziano a prediligere la vista per imparare, e durante l’ultima parte della scuola elementare alcuni impareranno meglio attraverso l’udito. Ciò nonostante, molti adulti conservano intatti per il resto della vita i punti di forza cinestetici (Dunn e Dunn, 1993). Chi impara in modo cinestetico riesce meglio quando è completamente coinvolto nell’esperienza di apprendimento; le informazioni vengono assimilate più in fretta se si fanno esperimenti scientifici, se si inscena una rappresentazione teatrale, si fa una gita, si esplora la natura, si progetta, si balla o si fa qualunque altro tipo di attività in movimento.


Per riuscire a guadagnare l’interesse di tutti i tipi di studenti, è sempre meglio inserire del movimento nelle esperienze didattiche. Non solo la ricreazione più lunga e giocare dopo la scuola aiutano i bambini a sviluppare una mente e un corpo più forti, ma usare tutto il corpo durante l’esperienza didattica facilita e migliora il processo di apprendimento.


Stare seduti su una grossa palla di gomma o un cuscino gonfiabile è un metodo che i terapisti occupazionali spesso prescrivono per aiutare i bambini a concentrarsi in classe. Per quanto sia un metodo popolare per far stare i bambini attenti qualche minuto (soprattutto i bimbi con disturbo da deficit di attenzione e iperattività), studi recenti indicano che così facendo la maggior parte degli studenti in realtà si distrae e compromette la propria concentrazione (Reddy, 2015). 

Pertanto, anziché sforzarsi solo di integrare semplici tecniche di movimento in classe (come il muoversi di continuo o l’uso di palle terapeutiche), sarebbe meglio far alzare gli studenti e coinvolgerli in esperienze di apprendimento attive ed entusiasmanti. Quelle che seguono sono alcune strategie per cominciare.


Seduti e attenti solo per brevi periodi

Un’attenzione esterna genuina, come l’ascolto di una lezione o la spiegazione di un nuovo concetto, possono essere sostenuti solo per poco tempo, di solito dieci minuti o anche meno (Jensen, 1998). Cercate di mantenere la fase “istruttiva” al minimo e poi fatevi aiutare soprattutto dal movimento per coinvolgere i bambini e far sì che elaborino nuove informazioni. 

Per esercitarsi con la matematica si possono fare, per esempio, dei lanci con una pallina; per assimilare nuovi concetti si potrebbero invece fare discussioni mentre si passeggia.


Cambiare spesso posizione

Durante il giorno fate sperimentare ai bambini posizioni diverse mentre imparano. Ogni dieci o quindici minuti fateli muovere o cambiare posizione per evitare che le pressioni e il peso dovuti alla gravità siano sempre gli stessi sulle giunture. 

Se per dieci o quindici minuti sono seduti a scrivere, magari nei successivi altri dieci o quindici minuti possono alzarsi in piedi o accovacciarsi in cerchio e discutere, condividere idee su ciò che hanno scritto. Nei minuti ancora successivi staranno stesi a pancia in giù ad ascoltare una storia.


Andare oltre le sedie

Per qualsiasi cosa che non richieda per forza l’uso di una sedia, trasformate l’attività prevista in qualcosa che preveda diversi usi del corpo. Siate creativi. Non è certo necessario stare seduti per imparare, anzi, è innaturale aspettarsi che i bambini siedano per gran parte della giornata confinati in un piccolo spazio. Facciamo qualche esempio che ispiri la creatività.


  • Si può scrivere seduti per terra sedendo schiena contro schiena. Ciascun bambino scrive una frase, poi si scambiano i quaderni e aggiungono una frase alla storia del compagno. Si può proseguire finché non si scrivono due storie separate. Sedersi per terra permette il lusso di scegliere la posizione che ci è più consona. Un bambino magari preferirà allungare le gambe, mentre un altro le terrà incrociate.

  • I lavori artistici possono essere fatti in piedi lavorando su cavalletti o fogli appesi alla parete.

  • La matematica si può imparare facendo giochi di movimento in classe. I concetti di geometria, per esempio, si possono rinforzare facendo creare ai bambini delle forme con il proprio corpo. Giocando a campana si possono fare somme e sottrazioni; anche cantare canzoni sui numeri muovendosi in cerchio o lanciandosi una pallina è un’idea molto semplice.


Alzarsi e ballare

Se non avete tempo per uscire e andare a camminare o esplorare, provate a ballare. Ballare è un’esperienza divertente e significativa per i bambini; li fa muovere in tutte le direzioni e sviluppa l’equilibrio e i muscoli del tronco a un tempo, entrambi importanti per stimolare il cervello e innescare i meccanismi che favoriscono l’attenzione. La danza può essere semplice: come quella in cui si balla finché la musica non si interrompe e allora devono immobilizzarsi tutti nella posizione in cui si trovano. Anche i bambini possono aiutare a creare l’abitudine del ballo.


Si possono inserire le giravolte e i capovolgimenti a testa in giù durante il ballo, così da modificare l’assetto del sistema vestibolare e migliorare l’equilibrio, l’attenzione e la coordinazione, se l’abitudine diventa quotidiana.


Esperienze di apprendimento fondate sulla pratica

L’apprendimento fondato sulla pratica è considerato un’alternativa all’apprendimento basato sui libri. I bambini affrontano problemi e sfide del mondo reale e approfondiscono la propria conoscenza facendo esperienze pratiche di prima mano. Alcuni esempi potrebbero includere la creazione di un negozio in classe, la messa in scena di piccole rappresentazioni, il lavoro a un progetto o a un esperimento di scienze, la pittura di murales a grandezza naturale o la coreografia di un ballo.


Un esempio più specifico è la creazione di un ristorante, in cui i bambini a turno sono clienti, camerieri, cuochi e così via. Le persone che vanno al ristorante avrebbero un vero pasto a sedere, i bambini cucirebbero i propri grembiuli e costumi per l’evento, chiederebbero alle persone che tipo di cibo desiderano (per esempio tacos di pesce e burritos di fagioli se decidono per un ristorante messicano), si occuperebbero delle decorazioni e cucinerebbero. Il tutto si trasformerebbe in un’esperienza di apprendimento sfaccettata, che non solo coinvolgerebbe e farebbe muovere i bambini, ma insegnerebbe loro tutti i vari aspetti legati all’impresa. 

L’esperienza del ristorante è ancor più intensa se fatta all’aperto; i mutamenti nel vento, nel sole e nella temperatura coinvolgono infatti più sensi a un tempo.


La natura in classe

Nel capitolo quattro abbiamo visto che anche la semplice contemplazione della natura calma i bambini e migliora l‘umore generale. È sufficiente tenere delle piante in classe per produrre questo effetto calmante. Ancora meglio se sono i bambini stessi a curare e far crescere le piante a partire dal seme. Un altro modo per portare la natura in classe è quello di organizzare cestini con pigne, ghiande, castagne e pezzetti di corteccia e di alberi, sistemati in modo che i bambini possano costruire e creare. Anche gli animali offrono un’opportunità per imparare a prendersi cura di altre creature viventi e possono avere anche una funzione terapeutica.


Si può scatenare la creatività e progettare la classe avendo la natura in mente. Grandi strutture di rametti sottili uniti da lacci e appesi al soffitto per esporre i lavori dei bambini; larghi pezzi di corteccia per rivestire i muri; un’aiuola verde e una parete per tessere la natura (uno spazio verticale in classe dove i bambini intessono pezzetti di natura, come piume e foglie, insieme a pezzi di spago, fili o tessuto); sono solo alcuni modi per rendere viva la classe. Far schiudere delle uova e bozzoli di farfalle, o avere un formicaio didattico sono altri modi divertenti per coinvolgere i bambini con ciò che avviene nel mondo naturale.


Portare la classe all’aperto

Uno dei sistemi migliori per imparare è quello di portare la classe all’aperto. La classe potrebbe essere fatta di tavoli da picnic, un grande prato o un grande albero sotto cui sistemarsi. Ci si può accontentare anche dell’asfalto. Imparare all’aperto offre più occasioni di correre rischi, dover risolvere problemi, muovere tutto il corpo, usare l’immaginazione, superare le paure, intraprendere un lavoro di squadra e tollerare e integrare nuove esperienze sensoriali.


Ricordate i giochi di matematica che vi ho suggerito in questo capitolo per far muovere i bambini? Fateli all’aria aperta! Disegnate campane sull’asfalto con il gesso per fare giochi con i numeri, mentre sul prato fate fare ai bambini delle forme usando il proprio corpo.


All’aperto si possono scrivere poesie o annotazioni sul diario. È proprio stando all’aperto che i sensi si acuiranno e l’attenzione sarà favorita, ma non solo, il paesaggio naturale potrebbe essere fonte di ispirazione per pensieri e idee originali.


Spingetevi ancora oltre e create un orto scolastico; piantate ortaggi e poi usateli per un progetto di cucina. Piantare e coltivare un orto, e cucinare i suoi prodotti, integrerà la scrittura, la matematica e la risoluzione di problemi, coinvolgendo, al contempo, tutti i sensi.


Ho intervistato Jessica Lahey, insegnante di scuola media e autrice di The Gift of Failure: How the Best Parents Learn to Let Go So Their Children Can Succeed (Il dono del fallimento: come i genitori migliori imparano a lasciar andare in modo che i figli possano riuscire), a proposito delle opportunità di apprendimento quando si portano fuori i bambini. Mi ha raccontato di quando insegnava alla Crossroads Academy, nel New Hampshire. Portava spesso la sua classe di inglese a camminare per i sentieri del bosco; dava loro un argomento su cui riflettere e poi si camminava per dieci minuti e si metteva in moto il pensiero. Trascorsi i dieci minuti, si radunavano e ne discutevano, poi si introduceva un nuovo tema e si camminava un altro po’.


Lahey faceva anche scrivere poesie ai suoi studenti all’aperto, ispirati dalla natura. Per esercitarsi con i discorsi in pubblico, ne metteva alcuni in piedi su un ponte che attraversava un torrente scrosciante, mentre il resto della classe restava sulla riva. I bambini sul ponte dovevano imparare a proiettare la voce con forza sufficiente affinché i ragazzi rimasti sulla riva potessero sentire i loro discorsi.


Jessica ha proseguito spiegandomi che i bambini delle scuole urbane possono lavorare all’aperto tanto quanto quelli delle scuole di campagna; possono andare a piedi al teatro dell’opera e assistere a uno spettacolo, arrivare al parco o a un museo; possono portarsi da scrivere, da disegnare, e considerare e valutare il mondo e la cultura che li circondano. “Non si deve per forza imparare stando seduti su una sedia!” e non importa in che luogo sia la scuola. Per andare oltre le strutture tradizionali e dar vita a esperienze di apprendimento ricche e capaci di imprimersi nella memoria, tutto quello che serve è la creatività.


Le scuole finlandesi mi hanno sempre molto ispirata; anziché imparare qualcosa sui pesci solo leggendo un libro o ascoltando una lezione, i bambini trascorrono del tempo immersi fino al ginocchio in un lento torrente, osservando i pesci che nuotano e passano loro fra i piedi. Imparano poi tutto quello che riguarda l’intero habitat dei pesci, le piante di cui si nutrono, le altre creature che popolano il torrente e molto altro ancora. In seguito, dissezionano un pesce. In un video sull’educazione finlandese (Thai Teachers Television, 2012), un bambino trovava un pesce piccolo nella pancia del pesce più grosso e tutti i compagni gli si accalcavano intorno per osservare bene. Grazie a un’esperienza diretta, avevano imparato che effettivamente i pesci mangiano altri pesci.


Persino le lezioni di educazione fisica sono tenute all’aperto, ma non nel modo in cui lo sarebbero in molte scuole americane di oggi. In un altro video (BBC News, 2010), i bambini venivano preparati per fare sci di fondo e poi se ne andavano da soli sulla pista per un’ora circa: avevano dieci anni e conoscevano bene le piste, non era necessaria la presenza di nessun adulto.

Gli asili nel bosco sono di gran moda oggi; possono essere descritti come scuole senza pareti e soffitti in cui i bambini e i maestri trascorrono all’aperto la maggior parte delle ore, con qualsiasi tempo. I bambini sono incoraggiati a giocare, esplorare e imparare in un contesto naturale. I maestri di questi asili sono entusiasti dei benefici, osservano una maggiore creatività, un maggior coinvolgimento, abilità sociali più ricche e capacità di risoluzione dei problemi molto più mature (Neate, 2013). L’attività fisica che impegna gli studenti durante il gioco libero in queste scuole è legata anche a migliori capacità di lettura, di calcolo e, nel complesso, a una maggiore intelligenza generale (Centers for Disease Control and Prevention, 2010).


Gli asili nel bosco spuntano ovunque perché le persone iniziano a capire i benefici del far sì che i bambini trascorrano all’aperto buona parte del tempo dedicato all’apprendimento. Ispirata da questo modello di insegnamento, una maestra del Vermont è andata dal preside della sua scuola con l’idea di organizzare i “Lunedì nel bosco”. In altre parole, ha proposto che ogni Lunedì, sole o pioggia che fosse, avrebbe portato i bambini fuori per tutto il giorno a imparare nel bosco; e lui l’ha sorpresa dicendo: “Provaci!” (Hanford, 2015).


Ora, una volta a settimana, lei e i bambini se ne vanno nel bosco limitrofo alla scuola dove si sono sistemati con dei fortini e una buca per il falò. Le loro lezioni sono sia di tipo formale, sia informale; i bambini imparano a scrivere le lettere nel terreno con dei bastoncini e si esercitano in matematica misurando con un righello gli oggetti della natura. I bambini imparano le nozioni scolastiche altrettanto bene quanto in classe, ma non solo! La maestra sostiene che stanno imparando anche le abilità essenziali della vita e sviluppando una “straordinaria forza” (Hanford, 2015).


Anche i più grandi hanno bisogno di stare fuori; un modo per farlo è quello di inserire le ore all’aperto nel programma scolastico. Che si tratti di un intero giorno a settimana o di momenti da trascorrere fuori ogni giorno, il tempo passato all’aperto fa un mondo di differenza nell’esperienza educativa di un bambino.


Per alcuni insegnanti far diventare il tempo all’aperto parte integrante del programma didattico potrebbe significare andare in gita una volta a settimana o una volta al mese in un contesto naturale, se non dovesse essercene uno vicino alla scuola. Certo l’ideale sarebbero semplici passeggiate, giochi ed esplorazioni nei boschi, negli spazi verdi o nei campi vicini alla scuola. Se per esempio c’è un piccolo corso d’acqua che scorre poco distante si può esplorare e i bambini possono fare osservazioni su ciò che vedono, sentono, odorano. Se c’è un pezzetto di terra assolato, si può creare un orto. Fatevi ispirare dall’ambiente che vi circonda per capire come usarlo a scopi didattici per esaltare, grazie all’esplorazione, il processo di apprendimento.


Ripensare l’asilo

I benefici del gioco libero e del movimento sono ancora più evidenti fra i piccoli. Inoltre, rispetto ai coetanei che giocano al chiuso, i bambini che giocano all’aperto hanno anche una serie maggiore di benefici sullo sviluppo: tendono a essere più creativi, imparano meglio a regolare le emozioni, usano il gioco d’immaginazione più di frequente, sono interessati a lavorare con gli amici per un obiettivo comune, creano regole proprie e iniziano a capire come risolvere i problemi senza la continua rassicurazione degli adulti.


Le educatrici di un asilo di zona che hanno fatto un tirocinio con il programma di TimberNook a contatto con la natura, e che hanno aumentato il tempo trascorso dai bambini all’aperto, hanno notato cambiamenti significativi nei loro piccoli alunni, anche solo dopo una settimana. 

Una delle insegnanti dice: 


La quantità di espressioni creative, risoluzione di problemi, risoluzione di conflitti, comunicazione, movimento, rischi affrontati, divertimento, pace e meraviglia che abbiamo osservato nel bosco è difficile da esprimere a parole. Ho visto i bambini crescere più in una settimana di quanto spesso non ci capiti di vedere nel corso di mesi interi! 


Questi cambiamenti le hanno stimolate a tal punto che hanno iniziato a portare i bambini regolarmente fuori, permettendo loro di correre più rischi e di giocare liberi per più tempo. I bambini piccoli elaborano le informazioni in modo diverso rispetto ai più grandi; hanno minori capacità e devono fare uno sforzo cognitivo maggiore per portare a termine un compito, il che rende faticoso mantenere la concentrazione. Pertanto, molti ricercatori sostengono che i bambini piccoli hanno un modo di pensare più fondato sull’azione pratica, che si adatta meglio a contesti in cui sia favorito il gioco libero (Pellegrini e Bohn-Gettler, 2013). Nel paragrafo seguente, vedremo i passi da seguire per offrire un ambiente incentrato sul gioco all’aperto negli asili.


Trascorrete la maggior parte del tempo all’aperto

L’asilo può essere stressante per i bambini. In effetti, le ricerche indicano che, se da un lato andare all’asilo può migliorare la riuscita nella lettura e nel calcolo, di solito ha un effetto negativo sul comportamento sociale, spesso portando a un aumento di atteggiamenti aggressivi, ribelli, crudeli, nonché a crisi di rabbia e pianto. I ricercatori hanno scoperto che questi problemi di comportamento sono dovuti agli aumentati livelli di stress e di cortisolo, che vanno crescendo nell’arco della giornata (Geoffroy et al., 2006). Per combattere questo problema, una soluzione è quella di portare i bambini all’aperto.


Come abbiamo visto nel capitolo quattro, i bambini rifioriscono quando stanno all’aperto. Giocare fuori migliora il sistema immunitario, sviluppa i sensi, rafforza le capacità motorie, stimola la creatività e l’immaginazione, favorisce le abilità sociali ed emotive, oltre a coltivare quelle abilità fondanti che serviranno per il lavoro scolastico.


Dopo aver trascorso ore all’aperto ogni giorno, i bambini iniziano ad acquisire una maggiore resilienza, energia e indipendenza, e nel complesso sono più calmi e sicuri di sé rispetto ai coetanei (Harrison, Harrison e McArdle, 2013).


Considerate un approccio misto per età

I bambini nelle culture di cacciatori-raccoglitori si prendevano spesso cura gli uni degli altri. È infatti tipico che i più grandi (talvolta avevano anche solo quattro anni) fossero responsabili della cura di neonati e bambini più piccoli (Dewar, 2011). Secondo il ricercatore ed esperto di gioco Peter Gray, sia i piccoli sia i grandi beneficiano del gioco comune (2013).


Gray ritiene che i più piccoli possano essere coinvolti e imparare da attività che altrimenti sarebbero troppo complesse, difficili o pericolose se fatte insieme a coetanei o da soli. Imparano anche solo osservando i più grandi interagire in esperienze di gioco più sofisticate. Ricevono, inoltre, un sostegno emotivo, una comprensione e una cura che non potrebbero aspettarsi dai coetanei. Oltre a ciò guadagnano più in fretta in indipendenza, resilienza e sicurezza (Gray, 2013).


D’altro canto, i più grandi imparano ad essere delle guide amorevoli, acquisiscono esperienza nella veste di chi è “il più maturo” all’interno della relazione, approfondiscono la comprensione di concetti dovendo spiegare le cose ai più piccoli. I più giovani, poi, stimolano i più grandi a una maggiore creatività e al gioco di immaginazione affinché tutti vi possano partecipare (Gray 2013). Per questo è importantissimo che i bambini giochino in gruppi di età miste.


Usate l’ambiente

L’approccio Reggio Emilia è una filosofia pedagogica incentrata sull’uso di un contesto ricco e stimolante che sostenga il bambino nel proprio processo di apprendimento. Loris Malaguzzi sviluppò questo approccio all’apprendimento che si concentra molto sul contesto ambientale, a cui egli si riferiva spesso come a un “terzo insegnante”. Usare l’ambiente esterno per motivare il gioco esalta la creatività e il potenziale terapeutico. Un modo semplice per potenziare un programma di asilo è quello di aggiungere elementi come l’acqua, la terra e il fuoco.


Avere accesso all’acqua (per esempio usando una pompa manuale da pozzo o organizzando un’area di gioco nei pressi di un ruscelletto o di un piccolo corso d’acqua) e alla terra aprirà il mondo dei bambini a nuove possibilità. Riempiranno secchielli e faranno torte di fango, si toglieranno le scarpe per sentire il fango appiccicoso fra le dita, o esploreranno il torrente in cerca di creature viventi. Potrebbero costruire barchette, dighe in mezzo alla corrente o ponticelli insieme agli amici. Esistono infinite possibilità di gioco. 

Anche organizzare dei falò è un’esperienza che arricchisce molto i bambini. È un modo per assaggiare nuovi sapori (come quello del pop-corn cotto alla fiamma), imparare a proteggersi dai pericoli del fuoco, imparare a preparare e cuocere i cibi divertendosi.


Mettete a disposizione materiali e oggetti

Oggetti che i bambini possono trasportare, con cui giocare e costruire, sono una componente davvero importante per realizzare un asilo fondato sul gioco, soprattutto quando questo è all’aperto. L’utilizzo dalle infinite potenzialità di oggetti e materiali consente ore di creatività e gioco d’immaginazione. 

Nel paragrafo “Ripensare la ricreazione”, in questo stesso capitolo, trovate molte idee su come incorporare nel gioco all’aperto oggetti e materiali, in tutta sicurezza.


Incoraggiate i bambini a correre dei rischi

Come abbiamo visto nel capitolo cinque, i bambini sviluppano forza, coordinazione, resilienza, capacità nel risolvere problemi e sicurezza se possono correre dei rischi. 

Se non glielo permettiamo mai, non raggiungeranno le abilità necessarie per passare al successivo stadio di sviluppo. 


Non è necessario che facciano cose pericolosissime, basterà che gli adulti si tirino un passo indietro e consentano ai bambini il più possibile di valutare e sperimentare il rischio per conto proprio. Fateli arrampicare su un ciocco di legno e provare a saltar giù, o andare in bici dentro una pozzanghera di fango, inchiodare tavole fra loro; impareranno con la pratica a sviluppare nuove ed essenziali capacità utili per vivere.


In sintesi

Il gioco libero e occasioni per muoversi sono essenziali al sano sviluppo del bambino e alla nascita di un amore per l’apprendimento che duri tutta la vita. Tuttavia, per promuovere gioco e movimento nel corso di tutta la giornata, è vitale ripensare i nostri attuali modelli pedagogici. 

Restare seduti per ore dietro un banco impedisce a moltissimi bambini di imparare mettendo in campo tutto il proprio potenziale. È invece di grande beneficio offrire loro occasioni quotidiane per stare all’aperto, coinvolgere i sensi e apprendere attraverso esperienze di gioco che abbiano una natura esplorativa e pratica. 


Semplici cambiamenti, come quello di permettere ai bambini di sporcarsi, procurando materiali e oggetti poco dispendiosi (bastoni, assi e copertoni) e con adulti che non esercitino un ruolo attivo durante il gioco libero, possono creare mutamenti duraturi e molto significativi nel comportamento dei bambini e nella loro capacità di apprendimento nel tempo.


Giocate all'aria aperta!
Giocate all'aria aperta!
Angela J. Hanscom
Perché il gioco libero nella natura rende i bambini intelligenti, forti, sicuri.Un libro che descrive l’importanza del contatto con la natura e del gioco all’aperto, sottolineandone i vantaggi per la salute dei bambini. Oggi è raro vedere bambini che si rotolano dai pendii erbosi o si arrampicano sugli alberi per divertimento, e preoccupazioni legate alla sicurezza hanno indotto a eliminare pedane girevoli e tavole altalenanti.Tuttavia, mentre la vita dei nostri figli è sempre più “virtuale” e ruota attorno a TV, smartphone e computer, gli insegnanti notano una diminuzione dell’attenzione e i dottori denunciano un aumento allarmante dei disturbi emotivi e sensoriali.E dunque, come assicurare ai nostri bambini un pieno coinvolgimento di mente, corpo e tutti i cinque sensi?Giocate all’aria aperta! di Angela J. Hanscom farà riscoprire l’importanza del contatto con la natura e del gioco all’aperto, sottolineandone i vantaggi per la salute dei bambini. Conosci l’autore Angela J. Hanscom è una terapista occupazionale pediatrica, fondatrice di TimberNook, un programma per l’età evolutiva fondato sul contatto con la natura, che ha ottenuto premi e riconoscimenti ed è divenuto famoso a livello internazionale.