SECONDA PARTE - Il piccolo grande mondo della lettura

Un ambiente da bambino

Un bambino non ancora scolarizzato, che ancora non sa leggere, ma guarda
il libro, lo tocca, lo annusa, lo sperimenta al punto da desiderare di entrare in relazione sta già muovendo i primi passi nel mondo della lettura.1

CAPITOLO IV

Piccoli lettori

Io sono piccino, mi gusto la vita
e so che la storia non è mai finita.1

La prima consapevolezza

Nel nido tutto è narrazione2. Ma spesso non lo è abbastanza, nel senso che la narrazione con i bambini da zero a tre anni non è narrazione utilizzata al meglio del suo potenziale. La narrazione utilizzata al meglio è quella che si esprime in tutte le sue eventualità e sfaccettature, con consapevolezza, passione, spirito di sacrificio e di ricerca, slancio all’invenzione, disponibilità allo scambio e alla condivisione.


È bene riprendere e tenere sempre a mente il concetto che non si parla di storie fino a che il piccolo, verso i venti mesi, non diventa narrativamente competente.


La storia (intesa come intreccio di avvenimenti in successione, con un inizio e una fine) raccontata prima di questo momento non è certo sbagliata, perché è comunque suono e dono, abbraccio, attenzione condivisione. Ma la consapevolezza delle capacità e delle necessità della fruizione di un tipo di narrazione rispetto ad un altro (così come dei supporti e dei mediatori più adeguati) non farà che migliorare il dono d’amore che facciamo ai nostri bimbi.

Prima della prima storia

Sia in fase di veglia che in fase di sonno, un feto è costantemente sintonizzato con ogni azione, pensiero e sentimento della propria madre. […] L’intensità del rapporto madre-feto porta ad anticipare al periodo neonatale i prodromi di un rapporto di reciproco ascolto e di mutua lettura e a cogliere l’opportunità di riservare spazi e tempi specifici per letture duali tra madre e figlio.3


Ci sono le storie nelle canzoni che papà, mamma, fratellini e sorelline cantano al piccolo dentro il pancione. Loro non sanno che volto abbia e lui o lei non sa chi è e chi siano loro. Ma già c’è la necessità di un dono d’amore narrato. Con la coscienza che esiste una nuova vita, parte spontanea e prorompente una nuova storia. Non si può stare senza storie. Da subito4.

La prima storia

La comunicazione tra mamma e feto
va riempita anche con il piacere della lettura, che può veicolare sensazioni ed emozioni, oltre al tipico senso di distensione provocato dalla lettura.5

Si dice che il primo libro che il bambino legge sia il volto della mamma. In alcuni reparti di terapia intensiva neonatale succede che i piccoli bisognosi di cura dentro l’incubatrice ricevano il dono della lettura di un libro da parte della mamma e del papà di cui non possono ancora annusare la pelle o scrutare il viso da vicino.


Chi ha dato in mano a questi genitori di bambini nati prematuri, a queste mamme e a questi papà sconvolti e preoccupati, inermi e disorientati, un albo illustrato da leggere ai loro cuccioli? I dottori, gli infermieri e i genitori che hanno già vissuto la stessa esperienza.


Alice ha avuto due figli, nati a distanza di pochi anni, entrambi bisognosi di cure in terapia intensiva neonatale. Per loro personale esperienza lei e il marito credono moltissimo negli effetti benefici della lettura fin dalla culla, che hanno sperimentato sia con Cristal che con Ascanio.

Erika, la mamma di Ilaria, racconta: “Io le parlavo tanto anche mentre dormiva e ricordo come fosse ieri i suoi sorrisi nel sentirmi parlare o anche mentre la allattavo le canticchiavo una canzone che ascoltavo spesso quando ero incinta… e sembrava quasi riconoscerla perché in quei momenti succhiava con più foga…”


Margherita, la mamma Gaia e Nicolò, ricorda: “Gaia e Nicolò sono due gemelli nati a 32 settimane. I primi giorni di Gaia non sono stati facili, pur non avendo troppi problemi pesava poco più di 1 chilogrammo, quindi ha trascorso i primi venti giorni della sua vita in incubatrice. Vedere quella piccola cosina sotto vetro, non poterla toccare e abbracciare è stata una sofferenza… Non sapevo come potevo farmi sentire vicina da lei. Questo fino a quando abbiamo scoperto la lettura. Abbiamo scelto un libro sulle emozioni e i colori. Io e il suo papà ci sedavamo accanto all’incubatrice e leggevamo… le facevamo le vocine, i versetti e i gesti. All’inizio dopo poche pagine ci veniva da piangere, ma dopo poco è diventato un piacere, aspettavamo con gioia quel momento e anche se ormai il libro lo conoscevamo a memoria trovavamo sempre un modo per renderlo diverso. Era il nostro unico contatto con lei, l’unico modo per sentirci genitori e un po’ utili per lei. Anche quando siamo tornati a casa per diverso tempo quel libro è stato il libro della buonanotte per Gaia e ora è nella sua scatola dei ricordi.


“Avevi pochi giorni, eri grande quanto la mia mano. Eri in incubatrice e per tenerti compagnia, a turno, io e papà ti leggevamo delle storie. Quando toccò a me, iniziai a leggere e solo allora sentii il suono della tua voce: un pianto che mi riempì il cuore… di gioia! Questa è la nostra storia.”


Nikolett, mamma di Luca

Apprendimento del linguaggio e ascolto

C’è gatto miao!
Piedino dice ciao.6

Quali abilità di comprensione e produzione linguistica hanno i bambini da zero a tre anni?


Generalmente un piccolo di un mese emette suoni vocali piangendo, mentre a livello di comprensione è interessato ai volti, reagisce ai rumori e muove la testa verso le fonti sonore, soprattutto se queste sono le voci di mamma e papà.


Dai due mesi il piccolo sorride, distingue le varie voci, segue e distingue meglio i volti, sorride ed emette gorgoglii e lunghi suoni di emissione di vocali. Gli piace ascoltarsi!


Dai quattro mesi compare il sorriso sociale, cioè il bimbo sorride a chi si prende cura di lui. Produce vocalizzi e comincia a sillabare con le lallazioni canoniche. Esse corrispondono a serie di sillabe che associano consonanti e vocali, sempre le stesse, ripetute.


Dai sei mesi il bambino manifesta uno spiccato interesse per la musica e reagisce muovendo il corpo quando la sente. Il fischio, lo schiocco della lingua, le narrazioni cantate, anche in maternese7, emanano un fascino speciale per lui.

A otto-nove mesi succede qualcosa di cruciale per il nostro campo di argomentazione che è la narrazione: compare l’attenzione condivisa8. Il bambino entra nella fase in cui riesce a condividere l’attenzione con l’adulto dimostrando di avere interesse per la cosa che l’adulto sta guardando e gli indica. Questo tipo di attenzione, detta triadica, si concentra molto bene sull’oggetto libro, scrigno che contiene tesori i quali, se apprezzati e ricercati dall’adulto, anche per il piccolo saranno preziosissimi.


Da questo momento, inoltre, cominciano le prime parole che solitamente sono olofrasi, cioè parole che stanno a significare intere frasi, come ad esempio “pappa” significa “voglio la pappa”. La lallazione diventa variata, esplorata e giocata, i gesti sviluppano, il bimbo manda baci, fa ciao con la manina.


Il piccolo continua a utilizzare parole onomatopeiche, ma aumenta il vocabolario e l’intenzionalità nell’uso del linguaggio.


Nel periodo che va dai 12 ai 18 mesi si continua ad esercitare e si ascolta con piacere mentre pronuncia parole bisillabiche. Qui parte l’esperienza del camminare, e moltissima parte delle energie del bambino vanno in questa direzione. Camminando esplora più autonomamente, il suo raggio d’azione aumenta, e attraverso i canali di tutti i suoi sensi la sua mente-spugna incamera più immagini possibili e tutti i modi afferrabili di nominarle.


Dai 18 mesi compare la combinatoria (due parole abbinate, ad esempio: dada, pappa!) il piccolo fa lunghi monologhi mentre gioca, sa nominare cose e azioni, se correttamente stimolato pone domande come “chi è?”, “cos’è?”, “dov’è?”. Attenzione però: correttamente stimolato non vuol dire riempito di parole. Leggere insieme, anche qui, è una risorsa importante: questa attività lascia lo spazio per l’osservazione tranquilla delle pagine, le domande, il tempo e il silenzio giusti.


Un “vuoto-pieno” di potenzialità che dobbiamo consegnare al bambino perché non sia continuamente bagnato dalla pioggia scrosciante delle nostre risposte ma abbia a disposizione un calore giusto, un tempo buono, uno spazio di lievitazione per le sue domande.


In questa fase di crescita parte il linguaggio telegrafico, fatto di frasi da due o tre parole. Al piccolo piace sempre più conoscere i suoni di parole nuove. Produce ecolalie, cioè ripetizioni dei suoni che ha appena sentito.


Ora non facciamo più tanta fatica a coinvolgerlo nella lettura dei libri insieme. Crescendo il piccolo diventa competente anche nel rispetto dei ritmi e delle pause, sa ascoltare e aspettare quello che si chiama il suo turno di eloquio. La lettura condivisa aiuta moltissimo a cavalcare queste tappe con piacere e scioltezza.


Dai 20-22 mesi in poi (linea di demarcazione nella crescita del lettore) il bambino è in grado, a livello di produzione espressiva, di elaborare frasi più ampie, e a livello di fruizione narrativa di cogliere le sequenze e di operare quella che viene definita inferenza orizzontale9, cioè la lettura iconografica del collegamento fra sequenze raffigurate nelle aperture di pagina in successione contenute in un libro.


Verso i tre anni cominciano i perché. La vita degli educatori e dei genitori si arricchisce di dolci complicazioni. Le braccia indaffarate sempre pronte a spalancarsi per emergenze e abbracci, gli occhi e le orecchie sempre attenti a captare i sogni e i bisogni enormi dei piccoli, ad ogni sospiro di sollievo, che sia dopo aver sorriso per la lettura di un libro o dopo aver pianto per la rottura di un labbro, ci ripetiamo quasi tutti la stessa cosa: che tutta questa fatica, tutta questa vita, e tutta questa storia, è una benedizione.

Skiaciato picione, di Roberto Piumini

Skiaciato picione
peké non volato
un meto più in là?
Skiaciato spenato
distuto picione
peké non volato
un meto più in là?
Skiaciato spezato
scanato specato
spopato picione
peké non volato
un meto più in là?
Skiaciato titato
ubato sbanato
tutto oto
moto picione
peké non volato
un meto più in là?10

Affascinata da questa “stesura” memorabile di Roberto Piumini gli ho chiesto chi avesse osservato prima di scrivere parole così audaci e singolari per il dilemma emotivo che evocano e il registro fra il maternese e il Piripù11. Questa la risposta del maestro: “Per la verità avevo visto proprio un piccione schiacciato per la strada. Il modo è venuto da solo, insieme alla pronuncia, buffamente drammatica. Forse volevo, deformando e schiacciando le parole, mettere un afflato clownesco nella tragedia… o chissà.”

Competenze di lettura e narrazione

Nel 1960 in America uscirono i primi albi illustrati per bambini12. Nel 1977 Bruno Bettelheim scriveva Il mondo incantato13, lavoro di riferimento fondamentale per chi voglia approfondire l’importanza di condividere narrazioni (in particolare narrazioni di fiabe) con i bambini.


Gli studi di Bruner sul pensiero narrativo14 si diffondono nel 1983. Nel 1989, negli Stati Uniti, a Boston, nasce l’organizzazione Reach Out and Read15.


Sono i primi esperimenti di promozione della lettura presso i piccolissimi. E sono i primi studi sulla cosiddetta “emergent literacy”, cioè l’insieme delle abilità e delle attitudini che precedono quelle di lettura e scrittura vere e proprie. Esse nascono molto presto se opportunamente stimolate e coltivate, e costituiscono il presupposto per un’esperienza futura di acquisizione delle competenze di letto-scrittura. Si scopre che gli adulti devono utilizzare la giusta letteratura nella loro attività di scaffolding16, poiché i bambini vivranno un benessere maggiore se svilupperanno delle competenze di fruizione dei libri sin da molto piccoli, nel periodo precedente a quello in cui impareranno a leggere nel senso convenzionale del termine.


Secondo il dottor Pasquale Causa17 quattro fattori concorrono ad arricchire queste competenze:

  • le capacità innate;
  • la qualità e la quantità del linguaggio ascoltato in famiglia;
  • l’autostima del bimbo e il suo desiderio di apprendere;
  • il fatto che si passi del tempo con lui sfogliando libri e leggendoli ad alta voce.

Nel 1999 nasce in Italia Nati per Leggere18. Dalla testimonianza del dottor Giancarlo Biasini19 riportata da Vanna Gherardi nel suo lavoro20:


[…] i genitori […] si rendono conto che il libro e il racconto sono strumenti che avvicinano fisicamente e affettivamente genitore e figlio più di qualsiasi altro strumento e i genitori sono portati a ripetere l’esperienza nei giorni seguenti e più volte al giorno. Il libro diventa uno strumento per attivare le capacità genitoriali. E spesso i genitori stessi scoprono nella lettura quel modo di stare vicino ai figli che cercavano, ma non sapevano come realizzare.


Il primo contatto con l’oggetto libro avviene con i libri tattili, i libri gioco, e quei libri che per le loro sembianze, per i materiali con cui sono costruiti e per le caratteristiche che hanno possono essere assimilabili ai pre-libri di Bruno Munari. Libri con i buchi21, con le finestrelle, con i rilievi sono molto graditi.


A 6 mesi, o comunque da quando riesce a stare seduto, i libri fotografici sono stimoli importantissimi. Il bambino si rispecchia in altri bambini che esplorano il mondo come lui e che fanno le stesse cose che fa lui.


È in questo contesto che avviene il passaggio dal libro-volto della mamma al libro vero e proprio.22

Quindi scegliamo libri fotografici che ritraggano oggetti, animali, cose, e soprattutto bambini che vivono e svolgono azioni familiari nei momenti rituali della giornata. I neuroni specchio, già al lavoro dai primi mesi di vita, si attiveranno maggiormente se stimolati dal codice iconografico fotografico, che rende tutto più riconoscibile e reale.


Il piccolo, da questa fase fino agli 8 mesi, entra in quella dinamica che viene definita “interazione triadica”: c’è lui, c’è la madre, e fra loro c’è un oggetto, in questo caso pensiamo al libro, sul quale il bambino è in grado di spostare e far sostare l’attenzione se accompagnato dalla mamma. Per mezzo di questa condivisione di attenzione riesce ad esplorare le cose del mondo e a crescere meglio.


D’ora in poi fino ai 18 mesi i bambini riescono a capire che il libro è un oggetto diverso dagli altri, e che dentro ha qualcosa di prezioso e importante da condividere. Il libro come strumento relazionale (non solo nella relazione con gli educatori di riferimento, ma anche con i fratelli e con gli amici) è sempre più apprezzato in questa fase della crescita.


Dai 22 mesi in poi, avvicinandosi all’età di due anni, nasce nei bimbi una nuova competenza: la capacità simbolica e rappresentativa, che permette loro di capire che le persone e gli oggetti possono esistere anche se loro non li vedono. Il gioco simbolico, nel quale si “fa finta di…”, e si usano oggetti che stanno al posto di…”, fa parte di questa fase della crescita23.


Ed ecco che le narrazioni prodotte e comprese dai bambini (fra le quali la loro storia personale quotidiana e di vita) avranno la caratteristica delle protostorie e delle storie con una prima forma di intreccio, e con sequenze di avvenimenti che si susseguono, e che fanno seguire un dopo ad un prima.

Leggere le figure

Lupo butto fa aaaahhh!
Bimba auuuuto!
Cappa cappa.

Il bimbo del nido prova piacere ad aprire libri per trovare e riconoscere figure a lui familiari e rivolge il suo interesse alle forme più che ai colori. Gli piacciono i contrasti fra il chiaro e lo scuro, le fotografie, le sagome, i buchi e i rilievi da leggere (esplorare) con le mani, le finestrelle da aprire, i cucù da indovinare e il prima e dopo delle sequenze. È importante che le illustrazioni dei libri vengano pensate e realizzate rispettando le competenze e le necessità dei piccoli: figure nitide ben stagliate sullo sfondo, campiture di colore, e una particolare attenzione alla delineazione degli occhi dei personaggi animati, umani o animali che siano.


Le operazioni mentali (prodromi rilevanti per le conquiste future delle capacità di letto-scrittura) che i bambini piccoli compiono per leggere le immagini dei libri sono varie e complesse.


Soffermiamo qui la nostra attenzione sul riconoscimento, la concettualizzazione, l’inferenza, l’astrazione.

  • Riconoscimento: io, piccolo lettore, innanzitutto mi adopero per riconoscere gli oggetti, gli animali o i personaggi raffigurati nel libro.
  • Concettualizzazione: devo capire che quel personaggio o oggetto ne rappresenta simbolicamente anche altri che sono presenti qui e ora ma che esistono e sono assimilabili ad esso a livello concettuale.
  • Inferenza: per decifrare il significato di un’illustrazione devo operare collegamenti tra le diverse immagini presenti nella stessa apertura di pagina (inferenza verticale). Proseguo la lettura e trovo, se ho raggiunto un’età di 22 mesi circa, il nesso che lega le immagini di una pagina e quelle delle pagine successive (inferenza orizzontale).

Tipi di narrazione e tempi di attenzione

Accucciata e rannicchiata
sono piccola patata.24

Il tempo dei libri e delle storie dev’essere un tempo lento ma relativamente breve. Devono rimanere l’appetito e l’entusiasmo, la curiosità e la voglia di ritrovarsi intorno al libro. I tempi di attenzione dei bambini del nido sono minimi, vanno da un minimo di meno di un minuto a un massimo di dieci.


La permanenza nel cerchio e nello spazio delle narrazioni si può certamente dilatare con altri tipi di attività (motorie, manipolazione di oggetti, danza, canzoni, gioco con pupazzi e libri.) Ma in quanti modi si può narrare ai bambini?


Enzo Catarsi25 ne individua quattro:

  1. Lettura narrativa, che segue il testo alla lettera senza aggiungere né togliere nulla.
  2. Lettura ad alta voce, dove si accolgono alcuni feedback e commenti dei bambini.
  3. Lettura dialogata, nella quale l’educatore coinvolge intenzionalmente i piccoli e li invita con domande e strategie di incoraggiamento a fare incursioni sistematiche nella narrazione.
  4. Narrazione pura, che nasce dalle immagini del libro ma le evoca prendendo una vita propria che può anche esulare dall’uso del libro. In questo caso ci si avvicina di più alla narrazione orale.

Si capisce, come ci ricorda Roberta Cardarello26, quanto l’attività di lettura costituisca una fondamentale pratica educativa e non soltanto una piacevole distrazione.


Conoscere i diversi modi di raccontare rende più consapevoli educatori e genitori. Certo, ci vuole esperienza. E ci vuole conoscenza dei bambini (anche dei bambini che siamo stati, e con cui è sempre importante rimanere in collegamento). Ma soprattutto ci vuole amore… quello, così come il sorriso (esteriore e interiore) non si impara a scuola e nemmeno leggendo manuali.

I bambini ci leggono

Con il nostro corpo e il nostro sguardo, mentre raccontiamo una storia ai bambini, raccontiamo loro una storia parallela su di noi e la nostra disponibilità ad ascoltarli, a stare bene insieme, a prenderci cura di loro.

Così come si dice che ai bambini rimane più impresso quello che facciamo più che quello che diciamo27, le piccole antenne captano prima il linguaggio non verbale di quello verbale.


La prossemica è importante e dobbiamo fare caso al nostro modo di porci, pur rimanendo spontanei e accoglienti, quindi degni di fiducia. Quando narriamo, come e quanto ci avviciniamo ai bambini? Siamo narratori-poltrona su cui i piccoli si siedono o narratori-tappeto, seduti a terra insieme a loro? Cerchiamo di non perdere mai di vista il loro sguardo. In questo modo sarà possibile fare gli interventi e le correzioni di tiro necessari: creare intesa e fiducia, usare la voce bassa e rassicurare, mostrare bene a tutti le immagini del libro e indicare le figure di cui si parla con il dito, avere un atteggiamento aperto al contatto con il libro da parte dei bimbi, un’attitudine stimolante e incoraggiante, fare domande e creare piccole piacevoli attese, ripetere e attivare rispecchiamenti verbali28.

Dieci diritti del piccolissimo lettore

…metto il pigiama
poi mi lavo i denti
e finalmente ascolto
la storia che mi piace29

Posto che nessun lettore è identico ad un altro, il lettore di zero, uno, due, tre anni è diverso da quello di quattro, cinque anni e così via. Non si merita anche lui un manifesto di diritti?


1 Diritto di narrazione

Il bambino da zero a tre anni ha diritto di ricevere narrazioni da subito, da parte di mamma e papà. Non bisogna aspettare che cresca, perché il periodo propizio è adesso.

2 Diritto di marsupio

Per il piccolo lettore la lettura è una coccola speciale, e va vissuta nell’abbraccio caldo delle persone che sono nella più stretta relazione con lui. Se già sa camminare e trova un bel libro da gustare, ha il diritto di portarlo alla mamma e leggerlo al calduccio addosso a lei, insieme a lei.

3 Diritto di silenzio

È vero che la voce dell’adulto fa da ponte mediatore fra il bambino e il mondo da esplorare che è raffigurato dentro un libro. Ma il bambino, sempre in presenza dell’adulto e sotto il suo sguardo amorevole e attento, ha anche il diritto di stare in silenzio per elaborare liberamente le immagini ed esplorare con i suoi sensi l’oggetto libro.

4 Diritto di parola

Ogni piccolo lettore ha diritto di parlare quando “gli scappa di farlo” all’interno del cerchio della narrazione e durante la lettura di un libro. Se il mediatore adulto desidera trovare una dimensione di silenzio deve cercare di raggiungerla con strategie educative e narrative piacevoli e rinforzi positivi, non con divieti o imposizioni. Diritto di parola significa anche che il bambino ha diritto di conoscere in ogni lettura almeno una parola nuova.

5 Diritto di pesca

I bambini devono avere momenti della giornata in cui poter scegliere il libro da leggere. Dobbiamo quindi predisporre nello spazio intorno a loro situazioni in cui alcuni libri adatti a loro (non troppi, ma sufficienti per avere la possibilità di operare una selezione) siano presenti e a portata di occhi e mani.

6 Diritto di gioco

Il piccolo lettore ha diritto di giocare come vuole con i primi libri che incontra. Metterli in fila, impilarli, nasconderli. Giocarci al cucù. Il fatto che li lanci è una prova importante che non va repressa. Il fatto che li calpesti è un gioco di esplorazione necessario. Il fatto che li assaggi, li morda, li lecchi e li ciucci fa parte della stessa logica.


Il rispetto verso l’oggetto libro si comincia a trasmettere successivamente. Nel frattempo pariamo i lanci rischiosi, commentiamo questi comportamenti in maniera blanda e tranquilla soltanto se ci sono bambini più grandi, ad esempio: “quando Rosa sarà grande come voi capirà che i libri non si lanciano”. Non diamo in mano ai piccolissimi i pennarelli e bottiglie di khetchup mentre stanno sfogliando libri. E procuriamo loro pubblicazioni resistenti, “da battaglia”, realizzate con materiali atossici.

7 Diritto di risguardo

Quando leggiamo un albo illustrato insieme ai bambini non sfogliamo le pagine di fretta per cominciare con il “c’era una volta”: i piccoli hanno diritto a fermarsi al primo cucù che è costituito dal risguardo30, per osservarlo e incamerarlo al meglio. Il risguardo fa parte integrante della storia, e racconta sempre una sua storia, con motivi che si ripetono, con campiture di colore, con personaggi che si richiamano. Diciamo che il risguardo è un biglietto da visita che fa capire meglio il libro e fa entrare nel suo mondo, è una strizzata d’occhio al lettore, una mano tesa a cercare la complicità giusta per giocare insieme. Questo vale anche per il risguardo finale.

8 Diritto di ripetizione

La ripetizione della lettura e della narrazione serve al bambino da zero a tre anni per capire, per giocare, per elaborare, per rassicurarsi, per stare bene. Ripetendo lo coccoliamo, lo culliamo con i suoni, rispettiamo i suoi tempi e i suoi gusti. Dobbiamo essere disponibili a raccontare la stessa storia ancora e ancora, finché il piccolo ce la chiede, perché significa che ha bisogno di sentirla, per giocarla e rigiocarla, o per sciogliere di nodi che ha dentro. Il diritto di ripetizione è anche il diritto del bambino di ripetere le parole della storia a piacimento con la sua voce e il suo intervento diretto e prorompente31.

9 Diritto di condivisione

Il piccolo lettore ha diritto di condividere narrazioni e libri con altri piccoli lettori. Bisogna promuovere e predisporre situazioni di lettura con gruppi di bambini a casa, a scuola, in biblioteca, all’aperto, ed educare i bambini a farsi doni di libri: acquistare insieme un libro in libreria e fare il pacchetto per regalarlo all’amico, andare in biblioteca e fare il prestito librario commentando questa pratica con il racconto della storia vera di un bambino o di una bambina che ha riportato indietro questo libro perché anche tu lo potessi leggere.

10 Diritto di fiabola32

Il piccolo lettore ha diritto di ascoltare e raccontare, sfogliare e leggere fiabe e favole. Non sarà più un lettore piccolissimo perché avrà quasi tre anni. Ma è importante che i suoi genitori e i suoi educatori conoscano la differenza fra fiaba e favola33, salpino con lui nel mare delle avventure e scelgano dal grande patrimonio di tradizioni narrative popolari e di pubblicazioni fatte per bene le narrazioni più adatte per dire al loro piccolo attraverso la lettura: tu ce la farai, a volte sarà difficile, ma poi sorriderai. Noi ti amiamo così come sei, il mondo è più bello che brutto. Scegliamo il bene, scartiamo il male. Coraggio, insieme sarà fantastico… provaci, e vedrai che ci riuscirai.

Fai un libro, fanne un altro
Fai un libro, fanne un altro
Elisa Mazzoli
Storie, filastrocche, percorsi di narrazione efficace al nido.Un manuale semplice e divertente per coinvolgere i bambini più piccoli in storie e narrazioni, e stimolare i processi di sviluppo emotivo e cognitivo. Quali sono i contenuti, gli strumenti giusti per divertirsi con storie, canzoni, filastrocche, libri, e stimolare i processi di sviluppo emotivo e cognitivo dei più piccoli? Fai un libro, fanne un altro è un manuale semplice e coinvolgente che invita genitori, educatori e i professionisti dell’infanzia a mettersi in gioco con mani, voce, testa e cuore per scegliere, sfogliare, costruire libri e coccolare i bambini nelle loro prime avventure, con dolci e divertenti narrazioni. Contiene un CD con 10 canzoni inedite per il nido (testi di Elisa Mazzoli, musica di Silvio Bertozzi). Conosci l’autore Elisa Mazzoli vive da sempre a Cesenatico.È scrittrice, narratrice, consulente editoriale, formatrice nell’ambito della letteratura per l’infanzia.Laureata in Scienze Politiche, dal 1996 è autrice di libri per bambini e ragazzi.Premio nazionale Nati per Leggere 2018 con Il viaggio di Piedino (Bacchilega Junior), svolge incontri di narrazione per bambini e corsi in scuole, biblioteche, librerie, centri famiglie, per insegnanti, genitori e operatori del settore infanzia sulla letteratura per bambini e la mediazione narrativa sul territorio nazionale. Si occupa di formazione sulla letteratura per l’infanzia per insegnanti dai nidi d’infanzia alle scuole primarie.www.elisamazzoli.blogspot.com