PRIMA PARTE

Un libro nel nido

Le qualità visionarie della lettura, il prezioso materiale fantastico, la forza che sprigiona la scoperta delle storie con la segreta capacità di raggiungere l’inconscio, catturano il bambino che conserverà nel corso della vita le tracce di questa irripetibile esperienza.
E. Beseghi, Infanzia e racconto

CAPITOLO I

Narriamo le storie

“Ti vogliamo tanto bene” dice a Koki la famiglia: stare stretti tutti insieme è una dolce meraviglia.1

Un nido, una famiglia

Il nido, inteso come nido d’infanzia, è un servizio educativo che va incontro ai bisogni delle famiglie e dei bambini da zero a tre anni. Una struttura che diventa una seconda casa, dove si trovano per lo più educatrici e qualche educatore, collaboratrici e qualche collaboratore, preparati e pronti a rispondere alle esigenze dei piccolissimi.


Inteso invece nella sua accezione letteraria e simbolica, il nido è il luogo in cui si viene al mondo dopo essere stati sognati, attesi, “covati”. In cui si viene nutriti per la prima volta. Un posto del cuore, solido e sicuro dal quale, quando si è pronti, sotto lo sguardo e l’esempio di mamma e papà, si spicca il volo.


Il nido in questo libro è da intendere in entrambi i modi, perciò si rivolge sia ai genitori sia a tutti gli altri educatori (parenti, amici, operatori sanitari, volontari, tate e tati, dade e dadi, bibliotecari e così via).


L’uomo pensa per storie. È attraverso le narrazioni che la sua mente riesce a dare forma all’esperienza2.


Ma perché è necessaria la presenza dei libri all’interno del nido?


Non bastano le narrazioni, per bambini così piccoli?


Prima ancora che contenitori di storie, i libri sono scrigni che racchiudono le immagini del mondo insieme alla possibilità di nominarle. Si tratta di un’opportunità di sviluppo cognitivo cruciale, la cui “leva” da utilizzare è disponibile in tenerissima età.


I libri sono anche piacevolissimi doni da esplorare stando insieme, e qui si sprigiona l’affetto più potente, la fiducia più immediata, l’abbraccio più caldo. Inoltre, ad un certo punto della crescita (e siamo ancora nel nido, verso i due anni), diventano gli strumenti più adatti per provare a “provare emozioni”, cioè intraprendere viaggi emotivi allenandosi alla vita senza essere coinvolti in prima persona, grazie al “far finta”.


Perciò la presenza di libri nel nido è di fondamentale importanza nella società e nel tempo in cui viviamo.


Bisogna sottolineare che la valutazione della lettura insieme come momento fondante per la personalità e la crescita del bambino, per lo sviluppo della sua intelligenza emotiva, è un fatto recente.

Sempre più studi3, finalmente, vanno verso la consapevolezza che è nella primissima infanzia che si devono attivare percorsi di lettura quali prodromi per lo sviluppo delle competenze future.


È importante tener presente (e far presente a chi non lo sa) che questo non riguarda soltanto la sfera cognitiva, ma anche quella affettiva, emotiva e sociale.


I bambini che da piccini sono stati abbracciati dai loro adulti di riferimento con l’abitudine di sfogliare un libro insieme diventeranno ragazzi più altruisti, più resilienti, più comprensivi, più felici.


Dobbiamo acquisire fino in fondo la coscienza delle potenzialità che la lettura dei libri ad alta voce, e non soltanto la narrazione nelle sue varie declinazioni, ha presso i nostri bambini nel loro cammino di crescita dalla nascita ai tre anni, e siamo tenuti a creare, ricercare, inventare, predisporre, sperimentare condizioni e atmosfere che li stimolino adeguatamente affinché la potenza si traduca in atto.


Dobbiamo sapere quali contenuti e quali modalità di proporli sono adatti ad un bambino di zero, uno, due, tre anni rispetto ad uno di quattro, cinque, sei.


E dobbiamo creare un legame forte tra adulti, fatto di sguardi e propositi, di comunicazioni e condivisioni. Nell’ambito della mediazione narrativa questa alleanza deve essere stretta con il filo rosso della consapevolezza che sì, la lettura è un bisogno secondario ma, se i bisogni primari del bambino sono di essere amato, curato e nutrito, di essere rispettato e ascoltato, la relazione, lo sguardo verso di lui può e deve sbocciare anche attraverso la pagina di un libro sfogliata insieme.

Adoperare la narrazione nel nido

Sull’utilizzo della narrazione come mezzo e come fine per il benessere dei bambini sin dalla loro tenerissima età ho parlato ampiamente in Mi fai una storia?4.


La narrazione, lo vedremo nel capitolo dedicato alle competenze di lettura e di ascolto dei piccoli, è la modalità di comunicazione propria del nido.


I nidi sono infatti i contesti educativi con la più alta concentrazione di narrazione: se ne trovano tracce sulle pareti, […] ma è diffusa anche nelle particelle dell’«aria», captabile dai discorsi dei bambini e da quelli degli adulti.5


Ma bisogna adoperare la mediazione narrativa con consapevolezza e adoperarsi perché essa sia viva, efficace, perché diventi una buona pratica. Cosa raccontare? Come raccontarlo? Quando? Dove?


Cerchiamo di non scegliere soltanto situazioni estemporanee ma proviamo a studiare vari percorsi su vari livelli: brevi canzoni e filastrocche per i rituali, albi illustrati adeguati per il rilassamento dopo l’attività, ninne nanne per l’addormentamento, libri tattili e libri gioco per l’apprendimento e lo sviluppo della motricità fine…


Quale personaggio mediatore adottare? Come costruirlo perché sia adeguato e indistruttibile? Insieme alla spontaneità del tono e del gesto necessaria a creare un’atmosfera di fiducia e rilassamento, serve ragionare previamente intorno alle storie, riflettere, ingegnarsi.


Quando raccontiamo non dobbiamo avere l’obiettivo di distrarre o intrattenere, ma quello di relazionarci, volerci bene, stare bene, crescere insieme. Il battito d’ali di una canzone intonata per consolare o stimolare, il battito delle mani per coinvolgere, la voce prestata a un piccolo pupazzo, le pagine di un libro mostrate e sfogliate. Tutto può essere reso alla massima potenza con sistematicità e lungimiranza.


Nel nido in generale si gioca, si ascolta, si mangia, si beve, si dorme, si cresce… si racconta ancora troppo poco e troppo frammentariamente. Forse non si ha ancora abbastanza consapevolezza delle proprie competenze di narratori e della portata delle narrazioni?

La portata delle narrazioni

“Il bicchiere
 il cucchiaio
 il bavaglino
 il biscotto”6

Attraverso la narrazione i piccoli, per voce degli adulti, cominciano ad avere la possibilità di intraprendere avventure ludiche ed esplorative che permettono di dare nome e senso alla realtà circostante e al mondo esperito, ma anche alle proprie istanze emotive ed affettive.


La narrazione è dialogo e nominazione; è suono, coccola e racconto.


Valutiamo gli aspetti appena elencati dal punto di vista delle abilità dei bambini, non degli adulti: sono tutti concetti legati alle competenze dei piccoli di tenerissima età. A parte l’ultimo, il racconto: la competenza di mettere in fila sequenze e la curiosità di conoscere il dopo che segue al prima si attiva dopo i venti mesi.


Invece se valutiamo gli stessi aspetti della narrazione in base a cosa è bene offrire ai bambini del nido, il racconto ci sta in piena regola: i più grandi coglieranno le sequenzialità, le sfumature degli stati emotivi. I più piccoli godranno dei suoni e dei nomi di cose, azioni e persone.


Lo sottolineo perché spesso ci si trova a passare la giornata in famiglia con figli di diverse età, e a lavorare nel nido con gruppi di bambini di età mista. Dobbiamo quindi avere la consapevolezza che il racconto di eventi con un inizio e una fine richiede al fruitore una competenza diversa e più affinata rispetto ad una semplice elencazione di suoni, parole, immagini.


Un altro aspetto potente delle narrazioni è che esse agiscono straordinariamente su chi le fa oltre che su chi le riceve.


Chi, adulto o bambino, si procura o trova un buon libro nel nido, trova sicuramente, e per sempre, un tesoro.

Il libro è un tesoro

Piatto e quadrato,
che regalo sarà?
Strappa la carta
E si vedrà!7

Un libro è tantissime cose. Innanzitutto un dono d’amore.

Poi un gioco da condividere. Uno strumento di apprendimento che offre svariati stimoli sensoriali (pensiamo ad esempio ai prelibri di Bruno Munari8).

Ha una carica emotiva che gli conferisce il valore di oggetto transizionale9.

Non importa avere tanti libri, importa come li si desidera e li si vive, con quale trasporto ci si dedica alla lettura, con quale rituale, con quale ritmo.

Ci sono popoli e culture che non hanno libri. Hanno invece narrazioni molteplici, tradizioni ricchissime di racconti orali, un ritmo di vita fatto di sana lentezza.

Nella nostra società insanamente frammentata e accelerata c’è necessità del libro. Abbiamo sete di questo oggetto che ci invita a fermarci, che odora e suona di carta, di questo scrigno che racchiude il dono di tante immagini da scrutare e una storia che ferma il tempo. Il tesoro di un patto d’amore, una promessa di cura e attenzione reciproca.

L’idea dello scrigno è fondamentale perché è ciò che fa la differenza con gli altri oggetti: questa cosa che tengo fra le mie piccole mani si apre, si gira, si sfoglia, e dentro ci trovo qualcosa da guardare, toccare, immaginare, qualcosa di importante che mi appaga perché è familiare e perché mi fa sorridere, riconoscere, ricordare, imparare, consolare, giocare, stare bene.

La materia è delicata, preziosa e talvolta, purtroppo, erroneamente considerata marginale.

È bene attivare percorsi di formazione, di progettazione e di scambio intorno a questo tipo di mediazioni.

Nel cerchio delle storie

Le storie sono di tutti!10

Nel cerchio delle storie si passa dall’io al mondo, dall’io al noi. Si sta insieme. Più l’adulto è disposto e capace a gestire la situazione narrativa del cerchio e più l’esercizio e il gioco della crescita e della formazione di piccoli lettori coglie nel segno. Le situazioni di utilizzo di voce e corpo sono molteplici. Proviamo a figurarcene alcune:

  • La mamma cambia il pannolino al suo bimbo e alterna le carezze ai massaggi e al solletico sulla sua pelle.
  • Il papà canta la ninna nanna ai bambini.
  • La mamma e il papà durante un viaggio in macchina raccontano una storia o cantano una canzone.
  • Il nonno culla il nipotino e gli racconta una filastrocca.
  • La nonna legge un albo illustrato insieme ai nipoti.
  • La dada del nido prepara una fila di bimbi per portarli a lavare le mani e canta una canzone.
  • Papà prepara la pappa e continua a interagire con il bimbo che è seduto sul seggiolone cantandogli una filastrocca.
  • La dada storiatrice presenta il suo amico Peppe Peperone che è fatto con un calzettone.
  • La dada ha trovato una borsa con dentro un libro e scopre ogni pagina insieme ai bambini.
  • La dada porta un gruppo di bambini fuori in giardino, li invita a sedersi sul prato e racconta di un albero che ha le foglie che cadono.

Sono tutte situazioni di interazione fra adulti e bambini in cui la storia fa da collante e permette di vivere meglio un tempo, esperire meglio un’avventura. Questo succede perché la modalità del racconto innesca i meccanismi dell’intimità, della complicità, della fiducia, della curiosità.


È necessario che il momento della narrazione con il libro sia ben distinto dagli altri. Ci si siede tutti insieme sul divano se siamo a casa, sul tappeto se siamo al nido, si crea un’atmosfera di attesa e di serenità. Si aspetta che tutti siano pronti. Si comunica il piacere di stare insieme per scoprire le sorprese che ci regalerà il libro. Si osservano gli sguardi e gli stati d’animo dei singoli e intanto si promuove uno spirito di gruppo, creando un senso di squadra, di coesione, passando ripetutamente il messaggio che insieme sarà bello.


Il cerchio delle storie è un piccolo cerchio. Il gruppo non dev’essere numeroso proprio perché ognuno possa fruire delle narrazioni, crescere e agire in esse.

Le finger rhyme

Il pollice nel bosco andò
l’indice la legna caricò
il medio il fuoco appicciò
l’anulare la pappa preparò
e il mignolo se la mangiò.

Le finger rhyme sono le rime delle dita. Si tratta di narrazioni, di coccole di parole che implicano l’uso delle mani e delle dita come mediatori.


Wisky il ragnetto
sale la montagna
la pioggia lo bagna
e Wisky cade giù.11


L’arricchimento in questo caso è dato da più fattori:

  • il contatto affettivo (il solletico, il massaggio, il cucù con le dita);
  • la consapevolezza della propria corporeità (l’adulto, dopo aver proposto la narrazione la ripete utilizzando le mani del bambino oppure gli propone di fare come fa lui);
  • lo sviluppo della manualità fine;
  • la memorizzazione;
  • il piacere di ascoltare per voce di mamma, papà e figure affettive di riferimento suoni rimati e ritmati;
  • la prevedibilità rassicurante.

Spesso troviamo le finger rhyme intrecciate con altri mediatori narrativi: le filastrocche semplici, le filastrocche musicate, cioè le canzoni e, perché no, i libri. Di quest’ultimo esperimento parleremo fra qualche pagina, attraverso il racconto del libro Finger Family Book progettato e costruito dalle educatrici del nido d’infanzia Peter Pan di San Marino12.


Possiamo dire che alcune si trasformino spontaneamente in “body rhymes”:


Questo è l’occhio bello
questo è suo fratello
questa è la chiesina
questo è il campanello
13 

If your happy and you know it clap your hands
 if your happy and you know it stamp your feet

14 

Dove sei nasino?
Dove sei nasino?
Qui sul tuo faccino15

Le filastrocche

Giro giro tondo
casca il mondo
casca la terra
tutti giù per terra.16

La filastrocca è un componimento per bambini in versi cadenzati caratterizzati da una metrica breve. La sua forma è quindi corta, semplice, ritmica e orecchiabile. Il suo contenuto può essere di vario tipo a seconda della sua funzione, a seconda che l’intento sia intrattenere, divertire, insegnare, e così via17.


Nel mondo anglosassone le filastrocche sono chiamate nursery rhymes, che letteralmente significa “rime del nido”.


Quale miglior strumento per intraprendere narrazioni con il bambino che è il soggetto della nostra riflessione?


Cominciamo subito con un esercizio: propongo dieci cose da fare con le filastrocche.

  1. Ricordare una filastrocca: quali ricordi abbiamo della nostra infanzia, e delle prime filastrocche che hanno bussato alla porta della nostra fantasia?
  2. Inventare una filastrocca: mettiamoci in gioco cercando di inventare rime e situazioni semplici e giocose disponendole in pochi versi adatti ai bambini.
  3. Cercare una filastrocca: attiviamoci come segugi per scovare filastrocche di nostro gradimento con tutti i mezzi che abbiamo a disposizione, dalle biblioteche al web.
  4. Cantare una filastrocca: intoniamo con la nostra voce, non importa quanto stonata o afona o roca o gracchiante, una canzone che abbia come testo una filastrocca.
  5. Ballare una filastrocca: accompagniamo la filastrocca cantata con movimenti del corpo semplici e divertenti.
  6. Regalare una filastrocca: scriviamo una filastrocca in un foglietto, arrotoliamo la carta e leghiamola con un bel fiocchetto. Sarà un dono gradito per qualcuno a cui vogliamo bene.
  7. Nascondere una filastrocca: lo stesso dono si può nascondere da qualche parte per farlo spuntare all’improvviso come dono inaspettato… un bel cucù che farà venire buonumore a chi la troverà.
  8. Disegnare una filastrocca: questo è un esercizio di mixaggio dei mediatori che aiuta a prepararsi alla costruzione e ideazione di libri. Come raffigurare in maniera chiara e nitida le sequenze della filastrocca?
  9. Mimare una filastrocca: proviamo a raccontare con i gesti il contenuto della narrazione, e poi riproporla con gesti e voce. Questo tipo di alternanza tiene deste concentrazione e attenzione, sia per noi che per i bambini.
  10. Spedire una filastrocca: scriviamo una filastrocca nel computer e spediamola via mail, o scriviamola nel cellulare e mandiamola con un messaggio, oppure (opzioni ancor più soddisfacenti e romantiche) scriviamola su una cartolina e spediamola a qualcuno che conosciamo e che abita lontano, o ancora attacchiamola ad un palloncino, facciamola volare in alto, ma non dimentichiamoci, prima del rilascio, di scrivere la richiesta, per chi troverà la nostra filastrocca, di inviarci una cartolina con un’altra filastrocca…

Le tiritere e le ninne nanne

Cecco velluto
suonami l’imbuto
suonamelo bene
perché il mi’ babbo viene
viene da Roma
mi porta una corona
d’oro e d’argento
che costa cinquecento
 …18

La nenia (dal latino naenia) nell’antica Roma era un canto funebre intonato dalle prefiche dietro il feretro secondo uno schema fisso, ripetendo sempre la stessa formula melodica, e al suono del flauto. Le nenie sono intese oggi come canti lenti, monotoni, ma che presuppongono un camminare, un movimento; per questo, oltre che per il loro tono mesto, vengono associate alle ninne nanne. Cantilena e tiritera sono sinonimi.


Mi chiamo Lola
e son spagnola
per imparare l’italiano
vado a scuola
19


La denominazione onomatopeica riporta sempre il significato di canto lungo e ripetitivo.


La filastrocca pronunciata con l’intento di favorire l’addormentamento diventa una ninna nanna. Il termine italiano rende bene l’idea del cullare, del dondolare, del cantare, della relazione affettiva, e della semplicità.


Posto che qualsiasi canzone dolce e lenta può fungere da ninna nanna per i nostri piccoli (la lista della spesa recitata con amore spiritoso, concentrandosi sul proprio bimbo ma anche su quello che ci servirà per nutrirlo domani, può diventare una ninna nanna!) e posto che nulla, ma proprio nulla (cellulari, sinfonie, Maria Callas rediviva) è più potente e confortante della voce di mamma e papà per accompagnare un piccolino o una piccolina al sonno, anche gli educatori del nido si devono adoperare per avere nel loro bagaglio un adeguato repertorio di ninne nanne.


La ninna nanna, come il racconto, come la lettura, serve a chi la riceve e a chi la fa.


Il rischio di addormentarsi è lenito dal balsamo di serenità che scende anche su noi adulti e fa calare i livelli di tensione ripulendo la nastra stanchezza dai rampicanti amari dell’impazienza e dell’irascibilità.


Comunque ognuno ha la sua ninna nanna del cuore, o meglio dovrebbe averla. Per chi non ce l’ha, ecco qualche valida proposta, (si badi bene, non è una classifica) da aggiungere alle ninne nanne inedite musicate da Silvio Bertozzi che ho redatto e cantato nella terza parte di questo libro:

– 1. Ninna nanna di Brahms

Chiudi gli occhi tesor
coperto di fior,
senz’ombra di duol
va’ sotto al lenzuol
20


– 2. Ninna oh ninna oh

questo bimbo a chi lo do
se lo do alla befana
se lo tiene una settimana
se lo do all’uomo nero
se lo tiene un anno intero
se lo do al lupo bianco
se lo tiene finché è stanco
ninna nanna, nanna fate
il mio bimbo addormentate
21


– 3. Coscine di pollo

Fate la nanna coscine di pollo
la vostra mamma vi ha fatto il gonnello,
e vi ci ha messo i fiorellini attorno,
fate la nanna coscine di pollo.

Fai la nanna, fai la nanna!
Il bambino addormenta la mamma.
E la mamma dormirà
 se il bambino la nanna farà.…
22

– 4. Dormi piccino nel tuo lettino

vegliano gli angeli il tuo dormir.

Fa sogni d’oro mentre la mamma
la ninna nanna canta per te
.


– 4. Stella stellina23

Stella stellina
la notte s’avvicina
la fiamma traballa
la mucca è nella stalla
la mucca e il vitello
la pecora e l’agnello
la chioccia e ’l pulcino
ognuna ha il suo bambino
ognuno ha la sua mamma
e tutti a far la nanna.


– 5. Brilla brilla stella mia24

Brilla brilla una stellina (o stella mia)
su nel cielo piccolina
brilla brilla sopra noi
mi domando di chi sei?
brilla brilla una stellina
ora tu sei più vicina.

– 6. Ninna nanna del chicco di caffè25

Ninna nanna mamma tienimi con te
nel tuo letto grande solo per un po’
una ninna nanna io ti canterò
e se ti addormenti, mi addormenterò.
Ninna nanna mamma
insalata non ce n’è
sette le scodelle sulla tavola del re
ninna nanna mamma
ce n’è una anche per te
dentro cosa c’è
solo un chicco di caffè.


– 7. Ninne nanne di Bruno Lauzi

Bruno Lauzi ci ha lasciato il dono di una produzione artistica geniale, un patrimonio irrinunciabile. Per quanto riguarda le ninne nanne segnalo la tenera:

Ninna nanna del bambino, della mamma e del papà
chi per primo chiude gli occhi questa notte sognerà
di andar su per il camino e nel cielo volerà
e volando fra le stelle le più belle sceglierà
con le stelle dentro agli occhi domattina s’alzerà

fa la nanna coniglietto, sogna la felicità
chiudi gli occhi, fai il biglietto che il tuo letto partirà
per un mondo di conchiglie, meraviglie che non sai
e di fiori dai colori che tu non hai visto mai
ninna nanna del bambino, della mamma e del papà
questa volta è il più piccino che per primo dorme già…
26

Ma c’è anche la spiritosa:


Vuoi far la nanna bambino piccino?

Io già da un’ora ti sto vicino.
Tutte le favole ho già raccontato
 e non ti sei addormentato.

Ninna nanna ninna oh
la pazienza non ce l’ho
proprio stasera che mamma sta fuori
me ne combini di tutti i colori
il pigiamino l’ho appena cambiato
e sei di nuovo tutto bagnato

e per far chiudere al bimbo un occhietto
mi ci è voluto S. Benedetto
per fargli chiudere l’altra pupilla
devo chiamare Santa Priscilla.

Ninna nanna ninna oh
questo bimbo a chi lo do?

Lo darò a San Torquato
che lo venderà al mercato
e chi lo compra è S. Bartolomeo
che lo regala a S. Matteo
e tutti e due lo fanno giocare
così si può addormentare.

Ninna nanna ninna oh
la pazienza ormai ce l’ho!
27


– 8. Ninna nanna di Natale28


– 9. Dormi, dormi mio bambino29


– 10. Il nannalibro di Beatrice Masella30

[…]
È arrivata l’ora del sonno
occhi chiusi già lo sanno
prendi un bacio sulla guancia
che domani si ricomincia
.


– 11. Bolli bolli pentolino

Dalla tradizione orale ci arriva questa ninna nanna molto narrativa, (questa caratteristica non è da sottovalutare perché aiuta a tener desti gli adulti che la cantano):

Bolli bolli pentolino
fai la pappa al mio bambino
la rimescola la mamma
mentre il bimbo fa la nanna
fai la nanna gioia mia
o la pappa vola via

guarda guarda un can che scappa
ha portato via la pappa


Chiediamo a qualche parente anziano di insegnarci una ninna nanna tradizionale… non è mai troppo tardi!

Le conte

L’uccellin che vien dal mare
quante penne può portare?
Può portarne ventitré
a star fuori tocca a te.


Le conte sono filastrocche accompagnate dall’atto di contare le persone indicandole con il dito per designare a sorte chi deve fare una cosa31.


Questa logica è ben afferrabile dai bambini dai tre anni in su, ed è un bell’esercizio di democrazia e condivisione per stimolare pazienza, fiducia, senso di comunità. Per i più piccoli si tratterà invece di giocare con i suoni della voce e i movimenti del corpo.

La storia personale

Papà, lo sai che Simone oggi pomeriggio
in terrazza ha lavato i fagiolini
con la mamma?


Quando il bambino comincia a percepirsi come una persona distinta dal mondo e dalla madre gradisce ascoltare le voci di riferimento che raccontano la sua storia personale, fatta di aneddoti semplici legati agli avvenimenti della giornata dove lui è stato protagonista.


Sempre con spontaneità, laddove ci sia stato anche l’oggetto libro dentro uno degli episodi vissuti dal bambino, è bene calcare sul piacere di leggere insieme: “lo sai che anche al gatto Miao è piaciuto tanto leggere il libro insieme a noi? Dentro al libro c’era anche lui…”


A mano a mano che crescerà e gli si schiuderanno le storie di tutti, le vorrà sapere: vorrà conoscere i racconti delle persone a cui vuole bene, di quando quelle persone erano piccole come lui, e facevano quello che fa lui, e provavano le sue stesse emozioni, difficoltà, esperienze.


Quante volte ci siamo accorti dell’interesse fervido che illuminava lo sguardo dei bambini a cui raccontavamo un qualcosa di piccolo, buffo, strano che ci era successo personalmente?

Le storie

Se fai il bravo, Nicolò,
una storia ti racconterò.32


Da quando i piccoli, dopo i due e prima dei tre anni, cominceranno ad entrare nella fase delle competenze narrative, potremo articolare in sequenze le storie che raccontiamo e coinvolgerli in racconti che seguono il filo delle forme basilari di intreccio.

Le canzoni

Don’t worry
that it’s not good enough
for anyone else to ear,
just sing, sing a song!33


Bubu… settete!, Batti batti le manine… Vola vola! Sono già canzoni. In linea generale (pensiamo alla bella lavanderina) le filastrocche a cui viene abbinata una melodia e una musica diventano canzoni adatte ai piccolissimi.

Per aver voglia di ascoltare, cantare e muoversi al ritmo di una canzone ci vuole una disposizione d’animo serena e gioiosa. Gli adulti devono avere un’attitudine rilassata, per così dire… da tempo libero.


Mi vengono in mente le famiglie in passeggiata, o in vacanza con i bambini. Vedo molti genitori illuminarsi quando vengono a sapere che nel raggio di poche decine di metri dal luogo in cui stanno cercando di rilassarsi con i loro bambini c’è la “baby dance”: qualcuno farà ballare i loro bambini e li coinvolgerà nel ballo e nel mimo con piccole canzoni che si definiscono, appunto, “baby”. Ma lo sono davvero? Invito a distinguere le canzoni appropriate ai bambini da quelle che non lo sono.


Come parametro generale possiamo provare a prendere il testo delle canzoni e leggerlo come se non avesse melodia, ma con l’intonazione spontanea che adottiamo quando pronunciamo le parole di una filastrocca. Funziona? È una narrazione adatta per un bimbo piccolo? Allora va bene, e cantare e ballare facendo gesti semplici e corali diventa un momento prezioso e formativo, nel quale si mettono in gioco fattori di sviluppo del linguaggio, della coordinazione del corpo, emotivi e sociali.

Fai un libro, fanne un altro
Fai un libro, fanne un altro
Elisa Mazzoli
Storie, filastrocche, percorsi di narrazione efficace al nido.Un manuale semplice e divertente per coinvolgere i bambini più piccoli in storie e narrazioni, e stimolare i processi di sviluppo emotivo e cognitivo. Quali sono i contenuti, gli strumenti giusti per divertirsi con storie, canzoni, filastrocche, libri, e stimolare i processi di sviluppo emotivo e cognitivo dei più piccoli? Fai un libro, fanne un altro è un manuale semplice e coinvolgente che invita genitori, educatori e i professionisti dell’infanzia a mettersi in gioco con mani, voce, testa e cuore per scegliere, sfogliare, costruire libri e coccolare i bambini nelle loro prime avventure, con dolci e divertenti narrazioni. Contiene un CD con 10 canzoni inedite per il nido (testi di Elisa Mazzoli, musica di Silvio Bertozzi). Conosci l’autore Elisa Mazzoli vive da sempre a Cesenatico.È scrittrice, narratrice, consulente editoriale, formatrice nell’ambito della letteratura per l’infanzia.Laureata in Scienze Politiche, dal 1996 è autrice di libri per bambini e ragazzi.Premio nazionale Nati per Leggere 2018 con Il viaggio di Piedino (Bacchilega Junior), svolge incontri di narrazione per bambini e corsi in scuole, biblioteche, librerie, centri famiglie, per insegnanti, genitori e operatori del settore infanzia sulla letteratura per bambini e la mediazione narrativa sul territorio nazionale. Si occupa di formazione sulla letteratura per l’infanzia per insegnanti dai nidi d’infanzia alle scuole primarie.www.elisamazzoli.blogspot.com