capitolo iii

Latte materno o
latte formulato?

Cosa dà inizio al processo di “inseminazione e coltura” microbica?

Una volta nato, per il bambino il passo successivo in un processo ottimale di “inseminazione e coltura” microbica è un immediato contatto pelle a pelle, idealmente con la madre. Oppure, se questo non è possibile, con il padre o un altro familiare stretto.


Immaginate di emergere dall’oscurità, dalla sicurezza, dalla relativa quiete, dalla pace e dal calore del grembo, nelle luci abbaglianti, nel rumore e nella generale agitazione del mondo esterno. Senza dubbio un’esperienza forte per il neonato, che deve sentirsi sopraffatto dai nuovi suoni, odori, immagini, gusti e sensazioni. L’adattamento alla vita fuori dal grembo richiede senz’altro un po’ di tempo.


Nel Regno Unito, le ostetriche sono incoraggiate ad aspettare un’ora prima di iniziare i controlli di prassi sul bambino, per permettere così ai genitori e al neonato di trascorrere una magica ora di contatto pelle a pelle e concedere al bimbo del tempo per assuefarsi al nuovo ambiente.


Hannah Dahlen, docente di Ostetricia presso la Western Sydney University, descrive bene i benefici fisici ed emotivi del precoce contatto pelle a pelle, soprattutto per il bene del bambino:

L’habitat naturale di un neonato è il contatto pelle a pelle con sua madre. Se questo ha luogo, gli alti livelli di cortisolo della madre, rilasciati durante il travaglio, inizieranno a scendere e la madre rilascerà ossitocina. Il bambino comincerà ad odorare e a cercare il seno materno. Il contatto pelle a pelle è davvero formidabile – la mamma lo scalderà se il piccolo ha freddo, e stare sulla pelle della madre lo aiuterà a regolare i livelli di zucchero nel sangue. Regolerà anche il respiro, ridurrà il pianto e lo stress. In sostanza, questo porterà il bambino nel mondo, nel modo più dolce possibile.

Secondo Lesley Page, docente a contratto di Ostetricia alla Florence Nightingale School di Ostetricia e Infermieristica del King’s College di Londra:

Dopo la nascita, si osserva spesso il comportamento tipico dell’attaccamento. La madre tiene lo sguardo fisso sul bambino, lo culla, lo tiene, lo bacia e gli parla. È un momento assolutamente cruciale. Il momento in cui la madre e il padre vedranno gli occhi del proprio bambino e il bambino riconoscerà il volto umano. È necessario concedere che trascorra del tempo perché quel momento per loro non ritornerà più. È il primo stadio di un innamoramento e davvero stabilisce un modello per la vita futura.

Esiste trasferimento microbico durante il contatto pelle a pelle?

Nel secondo capitolo abbiamo parlato di come il contatto pelle a pelle subito dopo la nascita consenta di trasferire altri batteri dalla pelle della madre a quella del bambino, per contribuire a formare colonie nel microbioma epidermico del neonato. La storia però non finisce qui.

Nel 1987, Ann-marie Widström e il suo gruppo del Karolinska Institute in Svezia descrissero un fenomeno per cui un bambino posizionato sull’addome della madre subito dopo il parto avrebbe potuto, se lasciato ai suoi soli mezzi, arrampicarsi sul petto della madre per trovare il capezzolo e iniziare a nutrirsi1. Widström chiama questo fenomeno “breast crawl” [strisciare al seno, NdT], e ne ha identificato un certo numero di stadi diversi. Li descrive meravigliosamente in un articolo del 2014:

Sappiamo ora che, se viene posizionato pelle a pelle sul petto materno, il neonatosano ha uno schema comportamentale innato, da attuare in sequenza nelle prime ore che seguono la nascita. In modo graduale, i suoi riflessi prendono vita: il bambino acquista man mano il riflesso di suzione e di rooting, stringe la mano a pugno, porta la mano alla bocca circa un’ora e mezza dopo la nascita, ed entro un’ora dal parto trova il seno materno e inizia a succhiare2.

Se l’addome materno fino al petto è rivestito dalle secrezioni del parto ricche di microbi (si veda pag. 54), il breast crawl del neonato è un’occasione fantastica per trarne il meglio, soprattutto se il bambino lecca e succhia la pelle durante la risalita al seno. Leccare è un’azione molto comune nei neonati, come scrive Lesley Page: “Succhiare il capezzolo non è immediato, il bambino prima lecca e strofina il naso”. Leccare e strofinare il naso come parte dello “schema comportamentale e sequenziale innato” descritto da Widström, sarebbero un’occasione ideale, perché il bambino acquisirebbe una maggiore quantità di microbi, utili non solo a formare colonie nel suo microbioma epidermico, ma anche in quello intestinale. Si tratta di una mera supposizione da parte nostra, ma forse l’acquisizione di microbi aggiuntivi grazie ai comportamenti innati del leccare e strofinare il naso potrebbe essere una delle ragioni per cui un neonato non inizia immediatamente a succhiare dal seno.


Riflettendo su tutto questo, le comuni pratiche postnascita adottate nelle maternità, fra cui visitare, monitorare, pesare, misurare, ripulire dalla vernice caseosa e lavare subito il neonato, potrebbero tutte interferire con il momento critico del trasferimento di microbi dalla madre al bambino, durante le prime due ore cruciali di vita. A meno di emergenze di natura medica che interessino la madre o il bambino nell’immediato post partum, esiste forse una buona ragione per ritardare alcune o tutte queste prassi postnatali di almeno un paio d’ore, se non di più, per non disturbare l’inseminazione microbica ottimale della pelle e dell’intestino del neonato.

Qual è la relazione fra allattamento e microbioma?

Come tutti i mammiferi, dagli elefanti agli oranghi, abbiamo peli (o pelliccia), mettiamo al mondo i piccoli già vitali e le femmine delle nostre specie producono latte per nutrire la prole. Fin qui, tutto molto ovvio. Nasciamo anche tutti nello stesso modo: i neonati passano tutti attraverso il canale del parto, pieno di batteri specifici, e poi bevono tutti il latte della propria madre.

La dottoressa Dominguez Bello descrive l’intero processo di instaurazione del microbioma neonatale, un processo che inizia in gravidanza, continua durante la nascita e si completa con l’allattamento:

Le comunità microbiche che popolano la vagina materna alla nascita sono batteri lattici, batteri correlati in modo strettissimo al latte. Il bambino attraversa il canale del parto che è pieno di batteri, e poi beve il latte per un lungo periodo di tempo. Crediamo che si tratti di qualcosa di molto importante e dall’elevata natura adattativa.

Con “elevata natura adattativa” ci si riferisce al fatto che ci siamo evoluti in un lungo periodo di tempo affinché il processo avvenisse in questo esatto modo. È il modo di funzionare previsto. Il latte contiene tutti i nutrienti di cui il sistema corporeo del neonato ha bisogno per sopravvivere. Ma non solo: il latte contiene anche tutto quello di cui i microbi intestinali hanno bisogno per prosperare. Sopravvivere e prosperare, l’allattamento è il sistema naturale perfetto.

Cosa contiene davvero il latte?

Un pasto complesso e completo, il latte è fatto su misura per contenere in modo specifico tutto quello di cui il bambino ha bisogno nelle prime ore, giorni, settimane e mesi di vita. Tuttavia, il primo pasto al seno non è affatto latte, è colostro. Un fluido giallo-arancio, denso, appiccicoso, secreto in piccole quantità, il colostro è molto concentrato, facile da digerire, povero di grassi e ricco di proteine.


Poi, più o meno tre o quattro giorni dopo la nascita (o prima se la donna ha avuto altri figli prima), una madre che allatta scoprirà che il “latte è arrivato”. Questo è il momento in cui inizia a produrre latte maturo, di colore più bianco, meno denso e prodotto in quantità molto maggiori rispetto al colostro.


È incredibile quanto il colostro e il latte abbiano entrambi una composizione molto complessa. Forniscono gli elementi essenziali alla crescita e allo sviluppo del bambino, fra cui vitamine, minerali, grassi, carboidrati (soprattutto sotto forma di lattosio), amminoacidi e proteine3. Sia il colostro sia il latte contengono anche componenti immunitari chiave, compresi antigeni, anticorpi e anti-infiammatori, così come gli elementi promotori della crescita che stimolano appunto la crescita, la differenziazione e la maturazione cellulare.

Oltre a tutto questo, sia il colostro sia il latte contengono uno speciale tipo di carboidrato (zucchero) che il neonato non può digerire – di che si tratta dunque? E perché si trova lì?


Sappiamo oggi che questo carboidrato è un oligosaccaride prebiotico, e sebbene l’intestino del bambino non possa scinderlo e digerirlo, i microbi intestinali possono. Un prebiotico nutre i batteri benefici e vitali (i probiotici) che si trovano nell’intestino. Gli oligosaccaridi prebiotici, giunti attraverso il latte, stimolano in modo selettivo la crescita dei microbi intestinali benefici per il bambino, così che si moltiplichino e maturino. Questo, a sua volta, aiuta ad addestrare il sistema immunitario del neonato (si vedano le pag. 104-113)

Come funziona il processo di “inseminazione e coltura” microbica?

La nascita vaginale consegna al bambino un carico ricco di microbi materni che provengono dal canale del parto, più altri microbi dal contatto con la materia fecale materna, dal contatto pelle a pelle e da altre esposizioni. Queste determinano l’instaurarsi del microbioma del neonato. L’allattamento provvede allo speciale supercibo che nutre il carico microbico quando è appena giunto nell’intestino del piccolo. In più, il latte si mescola ai lattobacilli (provenienti dal canale del parto) nella bocca del bambino ed è tutto parte del processo, in quanto i lattobacilli sono batteri lattici che scindono il lattosio presente nel latte per produrre energia. La loro presenza nella bocca è un esempio di meraviglioso sistema naturale evolutosi nel tempo per sopperire agli esatti bisogni del neonato.


In Missing Microbes, Blaser afferma:

Una volta nato, il bambino d’istinto raggiunge con la sua bocca, ora piena di lattobacilli, il capezzolo della madre e inizia a succhiare. Il processo della nascita presenta i lattobacilli al primo latte che entra nel bambino. Non potrebbe esistere interazione più perfetta.4

Proprio come con la precisione di una ricetta si produce ogni volta del cibo fantastico, anche per lo sviluppo ottimale del microbioma infantile pare siano necessari i giusti ingredienti (microbi vaginali e latte), mescolati nel modo giusto (nascita vaginale e allattamento), per un risultato culinario perfetto.

Riassumendo, ecco l’intero processo di “inseminazione e coltura” microbica per i bambini nati con parto vaginale e allattati, suddiviso passo per passo:

  1. Durante la gravidanza, il feto si sviluppa nel grembo in un ambiente quasi sterile.
  2. Nella tarda gravidanza, l’equilibrio del microbioma vaginale materno subisce uno spostamento a favore di una più alta concentrazione di alcuni tipi di batteri (i lattobacilli, che sono collegati al latte).
  3. Durante la nascita vaginale, non appena le acque si rompono, il bambino nel canale del parto è esposto a un improvviso flusso di microbi vaginali.
  4. I microbi vaginali, tra i quali una forte percentuale di batteri lattobacilli, rivestono la pelle del bambino ed entrano negli occhi, nelle orecchie, nel naso, nella vagina (se è una bambina) e nella bocca. Il bambino ingerisce anche alcuni dei microbi.
  5. Alcuni dei batteri arrivano nell’intestino del neonato.
  6. Dopo essere nato passando attraverso la vagina, il bambino immediatamente acquisisce più microbi, forse alcuni dalla materia fecale materna, altri dall’aria e alcuni dal fatto di essere toccato – si uniscono tutti alla “festa di colonizzazione” nel microbioma epidermico, orale, respiratorio e intestinale. Questo è l’evento maggiore di inseminazione microbica intestinale del bambino.
  7. Il neonato inizia a succhiare il latte. I batteri lattobacilli nella bocca del bambino si mescolano con il latte e iniziano a scindere il lattosio del latte per produrre energia per il bambino. Il neonato ingoia il latte e, con esso, altri microbi, inclusi altri batteri lattici.
  8. Nell’intestino del bambino, i batteri iniziano ad aver fame…
  9. Il cibo arriva! Il latte fornisce nutrimento e lattosio (zuccheri) per saziare il bambino affamato, e uno speciale oligosaccaride (zuccheri prebiotici) per nutrire i batteri affamati. E questa è la parte di “coltura” del processo.
  10. Con l’energia proveniente dagli zuccheri, i lattobacilli e in particolare i bifidobatteri (quelli provenienti dalla materia fecale materna) si moltiplicano, colonizzando presto il microbioma intestinale del neonato, e impedendo che si insedino altri batteri nocivi. Questi primi arrivi nell’intestino iniziano anche l’addestramento del sistema immunitario infantile. Un processo perfetto!

Cosa succede al microbioma di un neonato nutrito con formula?

Il tema del latte formulato suscita molta emotività e tocca corde sensibili. Riteniamo che ciascuno abbia il diritto di effettuare una scelta personale su come nutrire il proprio bambino – e quanto segue non è certo inteso a suscitare nei genitori sensi di colpa o preoccupazioni per l’utilizzo della formula. In qualità di genitori che hanno dato “l’aggiunta” alla propria figlia allattata, sappiamo per esperienza personale quanto talvolta possa essere difficile allattare, soprattutto se una madre non ha avuto, nel dopo-nascita, un dedicato e indispensabile sostegno. Sappiamo che alcune madri desiderano disperatamente allattare ma, come noi, rischiano di dover faticare molto per riuscirci. Alcune madri scelgono di non allattare affatto, e altre semplicemente non possono.


La formula viene incontro ai bisogni nutrizionali del neonato, riproponendo il contenuto nutritivo del latte, ma alcuni di questi prodotti possono difettare di altri ingredienti cruciali. Fra gli ingredienti essenziali che vengono a mancare nella formula ci sono gli ormoni, gli anticorpi, le sostanze antinfiammatorie, specifici ceppi microbici e gli oligosaccaridi prebiotici che nutrono il microbioma intestinale del neonato.


Secondo Neena Modi, professoressa di Medicina Neonatale all’Imperial College di Londra,

Le formule, oggi come oggi, sono prodotti molto sofisticati, ma non potranno mai neppure imitare tutti i costituenti del latte. Credo che le mamme dovrebbero essere rassicurate sul valore nutritivo dell’alimentazione con formula, ma certo non potranno avere mai la complessità dei costituenti biologici che un bambino riceve dal latte.

Bisogni che cambiano

A mano a mano che il bambino cresce, la composizione del latte muta per adattarsi alla trasformazione dei bisogni fisiologici del neonato. Questo è vero non solo per la composizione nutrizionale del latte, ma anche per il suo contenuto microbico. Infatti, una recente ricerca di Raul Cabrera-Rubio e colleghi del TEAGASC, l’Autorità irlandese per lo Sviluppo Alimentare e Agricolo, indica che il microbioma del latte cambia in modo molto significativo persino nel primo mese di vita5. I ricercatori hanno scoperto che certe specie batteriche erano presenti nel colostro e poi, un mese dopo, c’era stato un significativo aumento di alcune specie batteriche tipiche del cavo orale. Questo aumento di specifiche specie batteriche potrebbe essere in relazione con lo sviluppo del sistema immunitario infantile, come vedremo in seguito.

Nel momento in cui scriviamo, la composizione degli alimenti in formula non riflette questi complessi mutamenti microbici. Una tipica formula di tipo-1 viene definita adatta a bambini da zero a sei mesi, il che significa che un genitore dà a un bambino appena nato lo stesso identico cibo che gli somministrerebbe a sei mesi. I bisogni nutrizionali e microbici del bambino non sono statici in questo arco di tempo, pertanto esiste il rischio che l’immutabilità della formula non fornisca tutto ciò – microbi compresi – di cui il bambino ha bisogno per una salute ottimale in questo lasso di tempo.


Allo stesso modo, esiste la possibilità che la formula introduca alcune specie di microbi troppo presto per lo sviluppo della salute intestinale. O ancora, potrebbe consentire ad alcune specie di prosperare in un momento in cui queste non sarebbero presenti affatto se il bambino fosse allattato, o almeno non in quelle stesse proporzioni.


Secondo la Dominguez Bello,

sappiamo che il latte materno riduce la diversità delle comunità microbiche vaginali che colonizzano il bambino. Perciò, quando si usa la formula invece del latte, quello che succede è che la diversità aumenta un poco. Sono presenti batteri che non dovrebbero esserci ancora. Sono arrivati troppo presto.

La differenza fra il microbioma di bambini allattati e quello di bambini nutriti con formula è stata notata anche nell’ambito della coorte di studi sulla nascita del Canadian CHILD (Canadian Healthy Infant Longitudinal Development). La professoressa Kozyrskyj, studiosa principale del programma di ricerca SyMBIOTA (Synergy in Microbiota), descrive le differenze microbiche:

Abbiamo scoperto, come hanno fatto anche altri, che, per i bambini nutriti esclusivamente al seno, la ricchezza delle specie – si tratta di una misura che usiamo per contare il numero di batteri differenti – era inferiore rispetto a quella dei bambini nutriti esclusivamente con formula. Pertanto, i neonati alimentati con formula avevano la maggiore ricchezza di specie, e i bambini che ricevevano un’aggiunta parziale di formula – alimentati quindi in parte con latte e in parte con formula – avevano una ricchezza di specie intermedia.

Questo significa che, secondo la ricerca, i neonati nutriti con formula, sia in modo esclusivo sia come aggiunta all’allattamento, hanno nei primi stadi di vita un microbioma più diversificato a paragone dei bambini allattati in modo esclusivo.


Non è solo un problema di eccessiva precocità nell’aumento della diversità microbica; nei bambini allattati i microbi intestinali vanno incontro a un processo di maturazione. Questo potrebbe non avvenire allo stesso modo nei bambini alimentati con formula. Secondo il professor Dietert,

Se, per un lungo periodo di tempo, un bambino non può prendere il latte materno come nutriente principale, allora i microbi non andranno incontro a quel processo di maturazione che avviene durante la prima infanzia, e la componente microbica da adulti si è dimostrata assai diversa se da bambini erano stati nutriti con formula, rispetto a coloro che da piccoli erano stati allattati. E questa differenza sembra essere significativa perché quei bambini nutriti con formula hanno un rischio molto maggiore di contrarre una varietà di malattie croniche non contagiose.

In altre parole, le ultime scoperte scientifiche indicano che un bambino che sia stato nutrito solo con formula sin dalla nascita potrebbe avere un rischio maggiore di contrarre gravi malattie non contagiose nel corso della vita. La dottoressa Dominguez Bello riassume questa situazione in modo molto semplice: 

Non conosciamo l’entità delle conseguenze, ma se infrangiamo la regola dell’allattamento secondo natura, potremmo anche compromettere l’educazione del sistema immunitario del bambino.

Il che lo lascia potenzialmente esposto a un rischio maggiore di ammalarsi.


Per riassumere, i punti chiave sulla relazione tra formula e microbioma sono:

  1. La formula offre nutrimento al bambino.
  2. Alcuni tipi di formula possono contenere oligosaccaridi prebiotici (zuccheri speciali) per nutrire i microbi che si trovano nell’intestino del neonato, ma altri tipi di formula al momento non contengono prebiotici.
  3. Senza gli speciali zuccheri prebiotici, la colonia di microbi intestinali potrebbe non ricevere il cibo specifico (fonte di energia) di cui ha bisogno per moltiplicarsi.
  4. La formula non fornisce al momento quegli specifici ceppi batterici (che si trovano nel latte) che si sposano perfettamente con i bisogni evolutivi del neonato nel corso del tempo.
  5. La formula potrebbe introdurre alcune specie di batteri (che non si trovano nel latte) troppo presto. Di fatto, la formula potrebbe introdurre batteri che non dovrebbero trovarsi lì, e che potrebbero avere un impatto sull’addestramento ottimale del sistema immunitario del neonato.
  6. Se il sistema immunitario del bambino alimentato con formula non si sviluppa e non matura come avrebbe fatto se fosse stato allattato, il piccolo potrebbe correre un rischio maggiore di sviluppare malattie croniche nel corso della vita.

Quali sono le nostre riflessioni personali sul confronto latte/formula?

Desidereremmo con tutto il cuore aver saputo prima tutte queste cose, al momento della nascita di nostra figlia. Quando Toni faticava ad allattare, subito dopo il taglio cesareo, e senza nessun sostegno da parte dello staff dell’ospedale, un’infermiera arrivò con una tazzina di formula, incoraggiandoci ad usarla “per il bene della bambina”. Cedemmo (e ci sembrò una triste sconfitta) e le demmo un po’ di formula. A sole poche ore dalla nascita, il primo cibo a raggiungere lo stomaco di nostra figlia era stata la formula, una decisione che ancora a distanza di anni non sentiamo nostra. Poi, nei pochi mesi successivi, Toni continuò a dare l’aggiunta e questo, secondo le attuali evidenze scientifiche, potrebbe aver avuto conseguenze sullo sviluppo del sistema immunitario di nostra figlia. Per noi è ormai troppo tardi per fare qualsiasi cosa – non possiamo cambiare il passato – tuttavia sentiamo che scrivendo questo libro stiamo aumentando la consapevolezza in merito a ricerche scientifiche essenziali che potrebbero aiutare i genitori futuri ad avere le giuste informazioni.


Molte cose sono successe nel mondo delle formule alimentari per neonati, dal tempo in cui davamo a nostra figlia un’aggiunta in formula. I prodotti si adattano meglio al tentativo di imitare il latte nelle sue specificità e caratteristiche nutritive, gli scienziati e i produttori continuano a fare progressi e miglioramenti. Alcuni produttori hanno già iniziato ad aggiungere prebiotici alla loro gamma di prodotti6. Forse in pochi anni ci saranno ulteriori progressi, con prodotti in formula personalizzati, fatti su misura per i bisogni specifici del microbioma unico di ciascuna madre, così da poter offrire un miglior corrispettivo per ciascuna componente del latte.

Ciò nondimeno, mentre scriviamo, non esistono sostituti perfetti del latte; nessuna formula contiene tutti i componenti microscopici essenziali di cui le cellule umane e i microbi hanno bisogno per uno sviluppo ottimale del bambino (incluso il suo sistema immunitario) e del suo microbioma. Secondo Dietert,

A meno che non ci siano circostanze in cui il latte possa essere contaminato da agenti tossici ambientali, l’allattamento prolungato è l’opzione migliore. In questo modo vengono trasferiti al bambino importanti componenti immunitarie, oltre a rendere disponibile il cibo ideale per la popolazione microbica.

Qual è la relazione fra parto cesareo e allattamento?

Alcuni ricercatori ipotizzano che esista una correlazione fra difficoltà di allattamento e nascita con parto cesareo. Forse, con l’eccezione del cesareo d’elezione, questo tipo di parto è spesso stressante sia per la madre sia per il bambino. Molte donne vanno in ospedale immaginando di avere un’esperienza di parto positiva e naturale ma, a causa di circostanze imprevedibili, finiscono per subire un intervento d’urgenza per far nascere il bambino. Spesso c’è molta confusione, tanti estranei (più di quelli presenti di norma nella sala parto) e un generale stato elevato di allerta. Alla madre viene praticata un’epidurale ovvero un’anestesia spinale per paralizzare la parte inferiore del corpo e predisporla all’intervento. Per molte donne (se non per tutte) perdere all’improvviso quasi qualsiasi sensibilità dal petto in giù determina una sensazione di disagio e paura. In circostanze eccezionali può rendersi necessaria un’anestesia totale. Ma come può l’operazione influire sulla capacità della donna di allattare?


Secondo la professoressa Sue Carter, neurobiologa comportamentale ed esperta mondiale di ossitocina, non sentirsi al sicuro interferisce con i processi biologici naturali della produzione di questo ormone, in parte responsabile del riflesso di “emissione” che serve al rilascio della produzione di latte.

L’essenza degli effetti ormonali dell’ossitocina è molto probabilmente un senso di sicurezza. Perciò, quando il sistema funziona per bene, ci si sente al sicuro e forse anche il bambino viene aiutato a sentirsi al sicuro. In una condizione di sicurezza possiamo interagire con la prole nel modo corretto, se invece abbiamo paura l’allattamento risulta difficoltoso.

Ripensando all’esperienza di Toni, crediamo che avere un sostegno personale all’allattamento, quando si è appena subìto un cesareo, sarebbe davvero utile per l’avvio (in realtà un sostegno simile dovrebbe essere disponibile per tutte le nuove mamme – indipendentemente dalla modalità del parto). Un sostegno che sia sufficiente ad aiutare la madre a produrre anche poche gocce di colostro farebbe un’enorme differenza in termini del processo di “inseminazione e coltura”. Secondo la professoressa Modi,

Le mamme che partoriscono con il cesareo hanno molte più difficoltà ad avviare l’allattamento, ma se riescono a produrre anche poche gocce di colostro e darlo al bambino, daranno al piccolo l’opportunità di un inizio fantastico.

Ecco un sommario dei principali punti trattati in questo capitolo:

  1. Il seno della madre produce per prima cosa un tipo di latte chiamato colostro; il vero latte “arriva” da due a quattro giorni dopo.
  2. Sia il colostro sia il latte sono molto complessi dal punto di vista nutrizionale, e contengono tutti i nutrienti di cui il bambino ha bisogno per crescere e prosperare, inclusi componenti chiave per lo sviluppo del sistema immunitario. Fra questi, anticorpi, antigeni, antinfiammatori, e altre specie aggiuntive di batteri.
  3. I batteri che, nell’ultimo periodo della gravidanza, diventano dominanti nel microbioma vaginale materno sono i lattobacilli, con ogni probabilità i primi ad arrivare nell’intestino del neonato (a seguito dell’esposizione alla carica batterica nel canale del parto) se la nascita avviene per via vaginale. I lattobacilli aiutano a scindere il lattosio (zuccheri) del latte, che dà energia al bambino.
  4. Sia il colostro sia il latte contengono carboidrati (zuccheri) indigeribili per il bambino ma digeribili per i microbi appena arrivati nel suo intestino (se la madre ha avuto un parto vaginale). Il loro nome è oligosaccaridi prebiotici (prebiotico significa cibo per nutrire i batteri buoni).
  5. Gli oligosaccaridi (zuccheri) danno ai batteri l’energia per moltiplicarsi e popolare l’intestino. Sono i batteri che iniziano ad addestrare il sistema immunitario del neonato.
  6. Gli alimenti in formula potrebbero contenere tutti i nutrienti necessari al nutrimento del bambino, ma mancherebbero di alcuni dei prebiotici che nutrono i microbi intestinali. Inoltre, le formule non contengono in genere tutte le giuste specie batteriche e le componenti immunitarie di cui il bambino ha bisogno per il suo sviluppo.
  7. Poiché gli alimenti in formula mancano di alcuni degli ingredienti chiave del latte in relazione ai microbi, potrebbero avere un impatto sull’addestramento del sistema immunitario infantile, il che rischia di avere conseguenze sulla salute futura dell’individuo.

Effetto microbioma
Effetto microbioma
Toni Harman, Alex Wakeford
Come la nascita influenza la salute futura.Il parto è un momento cruciale per la formazione del microbioma umano: come si forma e qual è la sua importanza per la salute del bambino? Che cos’è il microbioma umano? E perché è così importante? Il trasferimento al figlio dell’insieme dei microorganismi presenti sul e nel corpo della madre al momento della nascita sembra rivestire un ruolo fondamentale nella salute futura del bambino. Si tratta di un evento particolarmente delicato, che purtroppo è messo a rischio dalle moderne pratiche che circondano il parto. Come fare allora per preservare questo fondamentale processo?Effetto microbioma di Toni Harman e Alex Wakeford risponde proprio a questa domanda e spiega qual è la sua importanza per la salute del bambino. Conosci l’autore Toni Harman e Alex Wakeford, coppia professionale e nella vita, sono registi e produttori cinematografici. Il loro film-documentario, Microbirth (2014), è stato insignito del primo premio, il Grand Prix Award, al Life Sciences Film Festival di Praga.