Inconscio collettivo
Infine abbiamo l’Inconscio collettivo, così definito da Carl Gustav Jung (1875-1961). Si tratta di quel mare energetico, emozionale e mentale in cui è immersa la nostra psiche, nei suoi tre aspetti: superiore, medio e inferiore (figura 8 alla pagina seguente), i quali potrebbero essere fatti corrispondere a paradiso, purgatorio e inferno della tradizione giudaico-cristiana. È una geografia, questa, che non può essere trascurata da chi si occupa di educazione perché consente di conoscere le nostre terre interiori: per affrontare la vita con una certa serenità e sicurezza è necessario conoscere e dominare le tempeste, tipiche della sfera inferiore, se si desidera scalare le vette delle montagne che conducono verso le mete superiori.
Questo è il luogo dal quale proveniamo e al quale ritorneremo e nel quale siamo continuamente immersi e in contatto, (ovviamente interiore) con gli altri; per questo possiamo dire che non siamo mai né soli, né separati. Nella letteratura internazionale ritroviamo delle esperienze interessanti che riguardano, ad esempio, il contatto dei genitori con il figlio prima del concepimento e che speriamo possano diventare molto presto motivo di studio e di ricerca. Elizabeth Hallett, nel suo già citato Soul Trek17, riporta esperienze di sogni, visioni, apparizioni e altre tipologie di eventi di 180 genitori, in cui il loro futuro bambino annunciava che stava varcando la soglia dalla realtà interiore a quella esteriore.
L’Inconscio collettivo ci mette in comunicazione con l’intero bagaglio esperienziale e in particolare con i nostri archetipi o principi, radicati in ogni essere umano, dai quali spiccano quello maschile e femminile, deno-minati da Jung Animus e Anima18. Di conseguenza ogni essere umano è dotato in primo luogo di un’energia dominante: maschile, di carattere esteriore, per l’uomo (Animus), o femminile, di natura interiore, per la donna (Anima); in secondo luogo, ha dentro di sé anche l’aspetto opposto. Nell’uomo ritroviamo questa energia nel suo corpo, nei suoi organi genitali maschili che producono gli spermatozoi, quelli che possiamo chiamare bioarchetipi per le loro caratteristiche maschili. Lo stesso discorso vale per la donna, dotata di un corpo e di organi genitali femminili che producono la cellula uovo, il bioarchetipo femminile. In sintesi possiamo dire che ogni uomo ha in sé un lato femminile e ogni donna ha in sé un lato maschile; quello che potremmo anche chiamare il nostro doppio. La vita è frutto dell’unione di energie complementari, ognuna delle quali tende verso l’altra. Nel nostro caso “l’Animus è la figura che ricerca l’energia femminile e l’Anima quella che ricerca l’energia maschile”.
Ogni essere umano si sviluppa, cresce e matura proprio attraverso una continua integrazione tra queste due polarità fondamentali della sua esistenza, in una relazione che possiamo osservare in una coppia che va dalla conflittualità (data dall’accentuazione della diversità dei poli), al loro affinamento e intesa. Quando l’uomo cerca di reprimere gli aspetti femminili e la donna quelli maschili, relegandoli nella sfera inconscia, non fanno altro che trasformare elementi vitali e ricchi di contenuti in elementi coatti, che agiscono in sordina, celandosi alla consapevolezza. Cosa opposta a quando questi aspetti vengono riconosciuti e valorizzati con la dovuta disponibilità e comprensione, in quanto essi diventano fonte di un processo armonizzante che porta verso la realizzazione personale o individualizzazione, meta alla quale tende ogni essere umano. È importante precisare in questo caso che esiste una differenza di fondo tra l’individualismo, dato dall’attenzione verso gli interessi personali, e l’“individuazione”, che invece riguarda lo sviluppo delle qualità individuali che rendono maggiormente capace l’individuo ad affrontare la vita e a vivere la pienezza della stessa19.