prima parte - iii

La realtà umana
nell'educazione

La nostra psiche è costituita in armonia con la struttura dell’universo, e ciò che accade nel macrocosmo accade egualmente negli infinitesimi e più soggettivi recessi dell’anima.

C.G. Jung

Nessun manuale può insegnare la psicologia; la si apprende tramite l’effettiva esperienza. In psicologia si possiede solo ciò di cui si è fatto esperienza nella realtà. Quindi una semplice comprensione intellettuale non è sufficiente, perché si apprendono solo i termini e non la sostanza interiore dell’evento in questione.

C.G. Jung

La struttura dello psicosoma che riportiamo nella figura 6 a pagina 51 cerca di far luce su quanto fin qui esposto, oltre ad aiutare ad acquisire una migliore comprensione di noi stessi, della nostra realtà interiore e degli altri. Parliamo di psicosoma e non semplicemente di psiche per mantenere fede a una visione unitaria dell’essere umano, nella quale il corpo non può essere separato dalla psiche e viceversa. Lo stesso Aristotele1 affermava più di duemila anni fa che la psiche non è separabile dal corpo, in quanto identica a vita (bíos). L’anima è la forma del corpo, la sua attività, causa e principio del suo movimento, attuazione della sua natura. Non solo non è separabile dal corpo, ma l’anima è qualcosa del corpo e per questo è in uno specifico corpo, che in realtà diventa “l’oggetto psichico per eccellenza, il solo oggetto psichico”2. Secondo il nobel Gerald Edelman e Giulio Tononi3, il percorso dello sviluppo del genere umano parte dai geni, procede poi attraverso la sintesi delle proteine, la formazione delle costellazioni cellulari, la formazione dei tessuti e delle strutture anatomofisiologiche fino a interessare l’attivazione e l’organizzazione delle strutture psichiche, le quali se non fossero presenti fin dall’inizio non potrebbero manifestarsi successivamente. Le recenti ricerche nell’ambito delle neuroscienze hanno evidenziato che esiste, oltre alla memoria del cervello e della mente che riguarda il nostro passato remoto, anche una memoria cellulare. Questo ci aiuta a capire che la psiche va oltre e viene prima del cervello e della mente, ai quali abbiamo associato lo sviluppo delle nostre competenze neuropsicologiche come l’attenzione, l’apprendimento e la memoria4, in quanto una serie di leganti (peptidi, neurotrasmettitori e ormoni) consentono di collegare il corpo, il cervello e la mente e di immagazzinare ed elaborare delle informazioni anche in assenza di un SNC sviluppato5.

La nostra biografia inizia dal concepimento

Potremmo dire che la psiche umana, anche se non riesce ancora a esprimere le sue potenzialità, cosa che farà solo più avanti, è già presente al momento del concepimento che corrisponde all’inizio della nostra biografia. Essa è presente a livello inconscio (“un tempo chiamata anima”) oltre che con il proprio Io genomico, anche con la propria individualità, costituita dalla combinazione unica, originale e irripetibile del patrimonio ereditario maschile e femminile e dal Sé maschile e femminile (rappresentati dall’ovulo e dallo spermatozoo) messo in campo dai genitori nella fase generativa, senza i quali il processo procreativo non sarebbe possibile. Naturalmente questo insieme di fattori non può essere sganciato dal contesto, che fa sì che il concepito sia considerato fin dall’inizio una totalità unica e da subito attiva. Helen Pearson6 pubblica un dato molto importante, evidenziando come l’embrione unicellulare contiene in sé tutta la storia del nuovo individuo ed evidenzia le cinque caratteristiche che fondano il suo protagonismo:

  1. la sua identità umana, caratterizzata dal corredo di 46 cromosomi;

  2. la sua unicità e individualità: dal momento che ciascuno di noi possiede sequenze ALU (elementi nobili presenti nel genoma umano) specifiche in ciascun individuo, possiamo a ben ragione considerarci unici e irripetibili;

  3. la sua autonomia biologica, capace di sopravvivere per circa 7/8 giorni con un metabolismo non ossigenativo e attraverso uno shift metabolico ottenere energia per la replicazione cellulare da fonti alternative (glicolisi anaerobica);

  4. la sua capacità di “parlare” con la propria madre attraverso un colloquio biologico ormonale e immunologico per il quale viene riconosciuto e non rigettato, pur possedendo il 50% di patrimonio genetico del padre;

  5. la sua capacità di dirigere il progetto genomico demetilando (modificando geneticamente) il DNA paterno e materno e attivando i propri geni attraverso un processo di gradualità per cui ogni stadio è preparato da quelli precedenti e prepara quelli successivi.

Quindi possiamo dire che il genoma contiene in sé, accanto al patrimonio ereditario dato dal mosaico dei fattori fisico-chimici, anche i fattori psicocomportamentali dei genitori, nonché le linee di indirizzo progettuale di quello che potrà essere lo sviluppo futuro di quell’essere umano, essendo dotato di una propria e precisa identità biopsichica; un Io genomico che lo rende distinguibile per tutta la vita da qualsiasi altro essere umano e in grado di orientare la sua formazione e crescita. Fin dai suoi esordi nella vita prenatale il nascituro dimostra di possedere un proprio Io personale, di avere una vita interiore piuttosto ricca, che va al di là del semplice meccanismo stimolo-risposta, essendo capace di ricevere uno stimolo esterno, di selezionarlo, di focalizzarsi su di esso, di elaborarne il contenuto e di dare una risposta precisa. A partire dalle prime settimane dimostra di avere una


sua sensibilità percettiva che sviluppa progressivamente7, un proprio profilo motorio e dinamico con le caratteristiche dell’intenzionalità8, una propria capacità di relazione e di comunicazione con i genitori a vari livelli, da quello fisico a quello psichico. Infatti l’embrione interagisce con la mamma a livello genetico, apportando delle modifiche al genoma anche se gli ovuli sono stati donati da un’altra donna9. Janet DiPietro ha riscontrato che se il feto si muove anche il sistema nervoso della madre si attiva inconsapevolmente e che le interazioni madre-figlio sono predittive delle loro future interazioni10. Dall’indagine di Chiara Sozzi, nella prospettiva di una realtà estesa della coscienza, riguardante l’esperienza comunicativa di alcune madri con i loro figli in gravidanza, risulta che il bambino in epoca prenatale sia dotato di un’ampia consapevolezza (tridimensionale), caratterizzata dai limiti della propria realtà fisica, dal proprio spessore di coscienza, dalla comprensione limitata di ciò che è e sa, dal livello specifico di consapevolezza che hanno la madre e il padre11. È proprio questa dimensione interiore del bambino che è stata fino ad ora trascurata perché ci si è focalizzati principalmente sui limiti del suo organismo in formazione, perdendo di vista le sue enormi potenzialità. Per essere più precisi, potremmo dire che fino ad ora il bambino è stato considerato sul piano fisico biologico (tenendo conto dei suoi bisogni e delle sue necessità, dovendo dipendere quasi esclusivamente dall’adulto) ed è stato quasi interamente trascurato sul piano psichico interiore nelle sue immense potenzialità. Sicuramente in futuro i bambini ci sorprenderanno più di quanto abbiano fatto in passato, perché finalmente possono contare sulla nostra disponibilità e sui mezzi d’indagine sempre più precisi messi a disposizione dalla scienza, capaci di cogliere nel bambino sia le sue specificità che la sua realtà globale, così da confermare che egli non è tanto un essere assente e vuoto (come si intendeva in passato), quanto un essere pieno e presente che, se non impedito, diventa attivo e collaborativo. Inoltre va precisato che accanto alla sua progettualità da realizzare e alle sue capacità da conoscere e sviluppare, egli viene a portare ai genitori ciò di cui essi hanno bisogno, in quel momento della loro vita, per scrollarla di tutti gli impedimenti accumulati nel corso del tempo e per ravvivare e rigenerare la loro esistenza. Infatti i bambini sono molto ricchi e possiedono molte più risorse di quanto si possa immaginare, anche se il più delle volte queste rimangono inutilizzate.

L’anatomia della psiche umana

Conoscere l’anatomia della psiche umana aiuta a comprendere meglio la condizione del bambino, lo sviluppo dell’essere umano, e a gestire con maggiore consapevolezza il processo educativo e ad attingere con maggiore facilità al potenziale superiore della nostra coscienza. Il modello che riportiamo con qualche modifica e adattamento, e che abbiamo definito “anatomia della psiche”, è stato ideato dallo psicologo italiano Roberto Assagioli (1888-1974), fondatore della Psicosintesi, ed è conosciuto come “Ovoide Assagioliano” o “Uovo di Assagioli”12. Questo modello ben si presta al nostro caso, perché non si ferma a una visione della psiche intesa solo come un insieme strutturato di funzioni mentali, affettive, emozionali e istintive contrapposte alla dimensione corporea e fisica del nostro organismo, ma è aperto alla dimensione trascendente dell’essere umano, collegata ai valori e al senso dell’esistenza, i quali sono come le stelle che guidano e orientano il nostro destino. Sappiamo che lo studio e l’analisi del corpo risulta piuttosto facile da affrontare, essendo una realtà oggettiva ben definita, cosa ben diversa dalla psiche, la quale si presenta come una realtà astratta, dinamica, complessa e difficile da definire, anche perché siamo in genere privi delle conoscenze di base e inoltre ci coinvolge direttamente nella nostra interiorità. Rispetto ad altre proposte, l’uovo di Assagioli si dimostra (pur nella sua complessità) uno strumento molto agile per addentrarci nel mondo psichico, se vogliamo acquisire le conoscenze relazionali e le dinamiche necessarie per realizzare un approccio educativo a passo con i tempi e capace di rispondere a delle profonde esigenze umane che altrimenti rimarrebbero insoddisfatte. A una prima descrizione sommaria osserviamo che la struttura della psiche, rappresentata dall’ovoide, è collocata tra il cielo e la terra, tra il macro e microcosmo. Nello schema riportato nella figura 6 viene presentata la struttura della psiche suddivisa in tre aree principali: nel mezzo si trova l’Inconscio medio, con una sua modalità funzionale conscia (il Conscio), mentre al centro ritroviamo l’Io personale circondato dal Campo di coscienza o di consapevolezza, luogo da dove emergono i contenuti della psiche. Al di sopra è collocato l’Inconscio superiore, con la sua modalità funzionale superconscia (il Superconscio), mentre alla sommità troviamo L’Io transpersonale. Al di sotto, invece, è posizionato l’Inconscio inferiore con la sua funzionalità subconscia (il Subconscio) e con in basso, che fa da base a tutta la struttura, l’Io genomico.


Inoltre, come vedremo a pagina 58, all’interno della struttura della psiche a destra ritroviamo l’Animus, la nostra parte interiore maschile, che riguarda il nostro rapporto con la figura paterna, mentre a sinistra troviamo l’Anima (da non confondere con l’anima della triade, che ha un carattere più complessivo), la nostra parte interiore femminile, che si riferisce alla nostra relazione con la figura materna. Tutto questo è collocato all’interno della dimensione illimitata dell’Inconscio collettivo. Le linee di delimitazione della struttura sono tratteggiate per indicare la permeabilità della stessa, data l’esistenza di una continua relazione e comunicazione tra le varie aree.


Vediamo ora l’inconscio (che corrisponde all’anima nella struttura triadica composta da spirito, anima e corpo), suddiviso nelle sue tre parti: Superconscio o Inconscio superiore, Inconscio medio e Inconscio profondo o inferiore; e infine l’Inconscio collettivo.

Inconscio superiore

Quest’area emerge in noi, nella nostra vita e nei nostri vissuti, come Superconscio. L’Inconscio superiore si avvale ed è alimentato direttamente dal nostro spirito, dalla nostra essenza, dalla nostra natura più vera (l’Io transpersonale). In esso ritroviamo le intuizioni e le ispirazioni superiori, artistiche, filosofiche e scientifiche, nonché gli slanci altruistici e gli stati di illuminazione ed estasi. È la sede delle qualità più elevate dell’animo umano e di tutti quei valori alti che trascendono la personalità ordinaria. È la parte in cui l’uomo entra in contatto con l’elemento divino e che dà la coscienza di esistere. Sul piano educativo la dimensione dell’Inconscio superiore è relativamente riconosciuta e il più delle volte trascurata. Infatti, in questo ambito ritroviamo il progetto di vita la cui presenza è determinante per comprendere e rendere operativi i meccanismi dell’azione educativa.

Inconscio medio

È costituito da elementi psichici facilmente accessibili alla coscienza di veglia ed è la parte di inconscio che è più vicina e più affine al conscio e quindi più penetrabile. È tutto quello che possiamo ricordare con più facilità. Vive immerso nella nostra quotidianità, nel nostro ambiente socioculturale e di vita. Condiziona in un rapporto di reciprocità la nostra esistenza. Al suo centro troviamo l’Io personale, che rappresenta la coscienza attiva, il Conscio, la parte della nostra psiche che è presente in quello che stiamo pensando, parlando, leggendo, ricordando. Questo conscio riguarda il continuo sforzo che l’uomo fa nell’adattarsi all’ambiente, come lo sforzo di assumere un ruolo su un palcoscenico sul quale si avvicendano i vari personaggi nelle diverse scene della vita. Intorno all’Io personale si trova il Campo di coscienza, il cui compito è quello di archiviare le informazioni che sono facilmente accessibili con un’operazione volontaria di richiamo (per esempio una nozione geografica, il colore delle pareti di casa, un numero di telefono, ma anche rievocare con l’immaginazione la straordinaria esperienza di pace o di benessere vissuto, oppure riattivare i conflitti o le pulsioni assopite). Sul piano educativo viene esercitata una notevole attenzione e pressione su quest’area affinché l’Io personale si sviluppi in modo adeguato a quelle che sono le esigenze dell’ambiente sociale, talvolta anche a scapito della persona stessa.

Inconscio inferiore

Questo inconscio, sostenuto dal nostro Io genomico, emerge nella nostra realtà a livello della Subcoscienza. In esso ritroviamo la nostra corporeità, la memoria dell’evoluzione e la filogenesi dell’umanità dove risiedono le pulsioni arcaiche e istintuali che garantiscono la nostra sopravvivenza e il buon funzionamento del nostro organismo. È sede della eredità ricevuta da coloro che ci hanno preceduto e dai nostri genitori. In questo ambito si trovano anche tutte le esperienze rimosse, non fatte proprie perché non assimilabili e non compatibili con la nostra capacità integrativa del momento e quindi con l’idea che abbiamo di noi stessi, come lo sono le esperienze particolarmente stressanti e traumatiche. Lo si può comparare a l’Es (o Id) di Freud13, quale istanza intrapsichica che “rappresenta la voce della natura nell’animo dell’uomo” e che contiene quelle spinte pulsionali di carattere erotico (Eros), aggressive e autodistruttive a noi ignote e incontrollabili da cui veniamo vissuti. È questa la dimensione più considerata nell’ambito dell’educazione in quanto si occupa della cura dei bisogni e delle necessità fisiologiche del bambino.

Le manifestazioni dello spirito rappresentate dall’Io o Sé

Andiamo a scoprire ora nell’ordine le tre diverse modalità di manifestazione dell’essere umano (riportate nella figura 7) rappresentate dall’Io o Sé sui tre piani di esistenza, che sono: all’apice dell’Inconscio superiore l’Io transpersonale; al centro dell’Inconscio medio l’Io personale; e infine nello sfondo dell’Inconscio inferiore l’Io genomico. Lo psicologo americano Williams James le aveva qualificate come: Sé spirituale finalizzato all’autoconsapevolezza di sé e della propria esistenza; Sé sociale, riguardante l’insieme delle norme percepite dagli altri nell’ambiente; Sé materiale, derivante dalla coscienza della propria realtà concreta nell’ambito della propria esperienza e dei beni posseduti14. Possiamo anche aggiungere che quando l’Io manifesta o esprime dei contenuti dell’Inconscio superiore si connota come un Io essenzialmente di natura psichica (Io psichico) e quando invece manifesta i contenuti dell’Inconscio inferiore diviene un Io essenzialmente di natura corporea (Io corporeo).


Io transpersonale. L’Io o il Sé transpersonale viene raffigurato da una stella irradiante collocata al vertice, nella parte alta dell’asse centrale della struttura psichica. Si riferisce alla dimensione spirituale e trascendente dell’essere umano, alla scintilla divina presente in noi, alla parte più autentica e vera del nostro essere, di cui il nostro Io personale e corporeo sono un semplice riflesso. Da esso prendono forma tutte le potenzialità, ma anche il nostro progetto di vita per il quale viviamo in questo mondo: quel seme che orienta la nostra possibilità di essere nel presente e nel divenire e che porta l’essere umano alla sua completa autorealizzazione. Di questa realtà è possibile fare esperienza quando riusciamo a vivere, anche se semplicemente per un attimo, il senso di potenza che esiste nella profondità del nostro essere, l’amore puro e illimitato del nostro cuore o la luce della saggezza che prende forma in particolari momenti nell’interiorità della nostra mente, come testimoniano gli artisti, gli uomini di scienza, i mistici e gli uomini spiritualmente realizzati di tutte le epoche e culture. Sul piano educativo è presente a livello potenziale fin dal concepimento e può essere percepito a livello psichico attraverso il canale della coscienza. In genere la sua presenza si scorge più facilmente dopo l’adolescenza, con l’assunzione responsabile della propria libertà di essere nel mondo.

Io personale. Nella parte centrale si trova l’Io cosciente, chiamato anche Sé personale, simbolicamente rappresentato da una stella a sei punte, quale segno di integrazione tra il cielo (triangolo con la punta verso il basso) e la terra (triangolo con la punta verso l’alto), e nel nostro caso tra l’Io transpersonale e l’Io genomico. L’intensità dell’integrazione tra queste forze è in stretta relazione con il grado di evoluzione raggiunto. L’Io personale è al contempo sia un centro di coscienza e di consapevolezza, sia un aspetto importante dove sono operative le attività della mente, nonché principio unificatore della vita psichica che garantisce il senso di identità individuale, nonostante tutti i cambiamenti che attraversiamo nel corso della vita. In se stesso è qualcosa di diverso dai vari contenuti della coscienza, come possono esserlo i pensieri, i sentimenti, le emozioni, le sensazioni, i ruoli, le funzioni e i comportamenti. L’Io come governo della persona ha il compito di conoscere, coordinare e armonizzare le varie parti interne, senza identificarsi con loro, ma utilizzando saggiamente le loro energie e le loro risorse al servizio dell’intera personalità. L’Io personale matura lentamente e progressivamente sotto l’influenza dell’eredità e dell’individualità mediata dall’ambiente verso il quale è molto sensibile, in particolare a quello umano dove il bambino fin dalle prime relazioni viene plasmato. A partire da Jhon Bowlby15, molte ricerche sull’attaccamento hanno ampiamente dimostrato come le relazioni siano in grado di influenzare e condizionare lo sviluppo della personalità dell’essere umano e ciò ha portato a ripensare al rapporto adulto-bambino fin dalle prime fasi della vita. L’azione educativa e formativa del bambino inizia molto più precocemente di quanto si pensava in passato, per questo è necessario cominciare ad andare incontro alle sue molteplici esigenze, anche relazionali, a partire dal periodo della vita prenatale.


Io genomico. L’Io genomico o anche Io corporeo (o Sé psicobiologico), perché si riferisce a ciò che si riceve in eredità dai genitori, viene rappresentato da un cerchio pieno che ricorda l’ovulo fecondato. Infatti l’Io genomico prende vita al momento del concepimento dall’unione dell’ovulo con lo spermatozoo, che costituiscono rispettivamente la massima espressione biologica del Sé femminile e del Sé maschile. La loro fusione dà origine a un nuovo essere umano e a una nuova persona unica, originale e irripetibile. Un essere che è dotato di una propria identità personale e di una propria struttura psicogenetica come lo è il genoma (in realtà se consideriamo anche la psiche diventa lo psicogenoma), che da quel momento non lo lascia più e lo accompagna nel corso di tutta la sua esistenza. L’Io genomico è collocato nella parte inferiore della struttura psichica, nell’Inconscio inferiore, in una posizione complementare e opposta al Sé transpersonale, in stretto rapporto con la dimensione ereditaria e corporea; esso può essere riferito a quello che Winnicott chiama il Sé infantile innato e costituzionale, che ha in sé differenze temperamentali fondate geneticamente, e che contiene anche l’insieme delle emozioni innate universali16. Opera a livello inconscio in modo introspettivo, invisibile e inaccessibile alla consapevolezza. Il suo compito è quello di coordinare le attività dell’organismo e di fare in modo che si adatti all’ambiente per rimanere in uno stato di salute, al di là delle condizioni che incontra. È sensibile alle pulsioni istintuali e in particolare a quelle che riguardano l’istinto di sopravvivenza, ma anche alle condizioni favorevoli e sfavorevoli dell’ambiente esterno a cui è particolarmente reattivo. Fin da piccolo il bambino va aiutato attraverso un attento processo educativo a incanalare prima e a controllare poi le manifestazioni pulsionali, sostituendo momento dopo momento nella maturazione personale, come diceva Freud, il principio di piacere con il principio di realtà.

Il progetto di vita. Questo non si trova nella profondità, come si è soliti dire, ma alla sommità del proprio essere, collocato nella parte più elevata dell’inconscio, in quello superiore detto anche anima cosciente: perché solo elevandoci possiamo diventare coscienti di noi stessi e del nostro progetto di vita. Esso non si riferisce tanto al nostro DNA (al passato che riguarda la nostra storia), né all’ambiente attuale esterno (che pur condiziona pesantemente la nostra esistenza presente e futura), quanto piuttosto al nostro spirito, dal momento che esistiamo come esseri inseriti in una progettualità più ampia che riguarda l’intero universo, la nostra vera patria. Nell’ambito del modello della psiche umana, il progetto è simbolicamente rappresentato da un libro, quello che in passato era chiamato il “libro del destino”, che sappiamo essere già impostato nelle sue linee generali, in parte scritto, in parte da scrivere e che in parte si sta scrivendo ora.
Inconscio collettivo

Infine abbiamo l’Inconscio collettivo, così definito da Carl Gustav Jung (1875-1961). Si tratta di quel mare energetico, emozionale e mentale in cui è immersa la nostra psiche, nei suoi tre aspetti: superiore, medio e inferiore (figura 8 alla pagina seguente), i quali potrebbero essere fatti corrispondere a paradiso, purgatorio e inferno della tradizione giudaico-cristiana. È una geografia, questa, che non può essere trascurata da chi si occupa di educazione perché consente di conoscere le nostre terre interiori: per affrontare la vita con una certa serenità e sicurezza è necessario conoscere e dominare le tempeste, tipiche della sfera inferiore, se si desidera scalare le vette delle montagne che conducono verso le mete superiori.


Questo è il luogo dal quale proveniamo e al quale ritorneremo e nel quale siamo continuamente immersi e in contatto, (ovviamente interiore) con gli altri; per questo possiamo dire che non siamo mai né soli, né separati. Nella letteratura internazionale ritroviamo delle esperienze interessanti che riguardano, ad esempio, il contatto dei genitori con il figlio prima del concepimento e che speriamo possano diventare molto presto motivo di studio e di ricerca. Elizabeth Hallett, nel suo già citato Soul Trek17, riporta esperienze di sogni, visioni, apparizioni e altre tipologie di eventi di 180 genitori, in cui il loro futuro bambino annunciava che stava varcando la soglia dalla realtà interiore a quella esteriore.


L’Inconscio collettivo ci mette in comunicazione con l’intero bagaglio esperienziale e in particolare con i nostri archetipi o principi, radicati in ogni essere umano, dai quali spiccano quello maschile e femminile, deno-minati da Jung Animus e Anima18. Di conseguenza ogni essere umano è dotato in primo luogo di un’energia dominante: maschile, di carattere esteriore, per l’uomo (Animus), o femminile, di natura interiore, per la donna (Anima); in secondo luogo, ha dentro di sé anche l’aspetto opposto. Nell’uomo ritroviamo questa energia nel suo corpo, nei suoi organi genitali maschili che producono gli spermatozoi, quelli che possiamo chiamare bioarchetipi per le loro caratteristiche maschili. Lo stesso discorso vale per la donna, dotata di un corpo e di organi genitali femminili che producono la cellula uovo, il bioarchetipo femminile. In sintesi possiamo dire che ogni uomo ha in sé un lato femminile e ogni donna ha in sé un lato maschile; quello che potremmo anche chiamare il nostro doppio. La vita è frutto dell’unione di energie complementari, ognuna delle quali tende verso l’altra. Nel nostro caso “l’Animus è la figura che ricerca l’energia femminile e l’Anima quella che ricerca l’energia maschile”.


Ogni essere umano si sviluppa, cresce e matura proprio attraverso una continua integrazione tra queste due polarità fondamentali della sua esistenza, in una relazione che possiamo osservare in una coppia che va dalla conflittualità (data dall’accentuazione della diversità dei poli), al loro affinamento e intesa. Quando l’uomo cerca di reprimere gli aspetti femminili e la donna quelli maschili, relegandoli nella sfera inconscia, non fanno altro che trasformare elementi vitali e ricchi di contenuti in elementi coatti, che agiscono in sordina, celandosi alla consapevolezza. Cosa opposta a quando questi aspetti vengono riconosciuti e valorizzati con la dovuta disponibilità e comprensione, in quanto essi diventano fonte di un processo armonizzante che porta verso la realizzazione personale o individualizzazione, meta alla quale tende ogni essere umano. È importante precisare in questo caso che esiste una differenza di fondo tra l’individualismo, dato dall’attenzione verso gli interessi personali, e l’“individuazione”, che invece riguarda lo sviluppo delle qualità individuali che rendono maggiormente capace l’individuo ad affrontare la vita e a vivere la pienezza della stessa19.

I quattro momenti dello sviluppo

La struttura della psiche procede secondo quattro momenti fondamentali di sviluppo, che coincidono nell’essere umano con l’iniziale costituzione dell’individualità, la formazione del temperamento, sul quale poi prendono forma e si sviluppano il carattere e la personalità (figura 9).

1. Costituzione dell’individualità.

La costituzione del genoma è data dall’incontro dell’ovulo con lo spermatozoo che dà vita a un nuovo essere umano dotato fin dall’inizio di una propria identità genetica e di una propria progettualità in divenire. Da qui l’importanza che questo processo avvenga nelle migliori condizioni possibili, al fine di agevolare la formazione e lo sviluppo di una nuova vita: l’individualità del concepito è molto più presente di quanto immaginiamo20, tanto da essere in grado di influenzare la vita della madre durante la gestazione, sia sul piano fisico che su quello psichico. Helen Pearson ha messo in evidenza come la cellula fecondata, lo zigote o meglio il concepito, non sia una realtà umana insignificante, essendo dotato di cinque precise caratteristiche biologiche che guidano la sua azione:

  • l’identità umana (44 + 2 cromosomi e un totale di circa 3,2 miliardi di paia di basi di DNA contenenti all’incirca 20 000–25 000 geni);

  • l’unicità e individualità (sequenza ALU e altro);

  • l’autonomia biologica (shift metabolico, energetico). Noi tutti siamo vissuti per circa 8 giorni, dal concepimento fino all’impianto, senza fonti ossigenative dirette, ma utilizzando l’energia trasformata dal materiale tubarico che circondava le nostre cellule iniziali);

  • l’assunzione del piano programma genomico (imprinting genomico, polarizzazione, assializzazione) fondato sulla gradualità, continuità e coordinazione;

  • il “cross-talk” (mirato all’impianto e alla tolleranza immunologica).21

2. Formazione del temperamento.

La formazione dell’organismo avviene a partire dal concepimento e riguarda tutto il periodo della gestazione, dalla fase germinale e successivamente quella embrionale e fetale, fino alla nascita. La formazione dell’organismo è anche la formazione del temperamento, che costituisce la struttura biopsichica dell’individuo: terreno che concorre e che condiziona lo sviluppo e l’evoluzione dell’esistenza successiva22. Il temperamento trova il suo contesto ideale di sviluppo nell’ambito dell’Inconscio inferiore; esso si realizza nel grembo materno sotto la regia dell’Io genomico attraverso il concorso del patrimonio ereditario e dell’ambiente uterino materno, oltre che da quello circostante.


3. Sviluppo del carattere.

Lo sviluppo del bambino inizia con la nascita e prosegue nel corso di tutta l’infanzia e la fanciullezza fino all’adolescenza. Durante queste fasi l’essere umano prende coscienza di se stesso e delle sue forze, che impara ad autocontrollare sotto la guida dei genitori e dell’ambiente più prossimo come quello famigliare e scolastico. Esiste un collegamento molto stretto tra il contesto di vita, l’Inconscio medio, lo sviluppo dell’Io personale e la formazione del carattere. È questo il periodo nel quale l’essere umano concorre ad acquisire quelle competenze e abilità socio-ambientali fondamentali, come camminare, parlare e pensare prima, leggere, scrivere e far di conto poi, accanto a tante altre, necessarie ad accrescere la propria autonomia e indipendenza personale23;


4. Sviluppo della personalità.

La realizzazione personale avviene a partire dall’adolescenza, quando l’essere umano matura fisicamente e psichicamente, definisce progressivamente la propria identità personale e acquisisce una propria autonomia e indipendenza economica e sociale dalla famiglia. A partire da questo periodo comincia ad affrontare in prima persona, nella libertà e responsabilità, la vita sociale, che diventa il suo ambiente di riferimento, per dare un senso e realizzare la propria esistenza. In questo momento diventa più presente la dimensione dell’Inconscio superiore, con i suoi ideali e valori di vita, e si è facilitati nell’incontro con il proprio Io transpersonale. Siamo all’inizio di un percorso che consente all’essere umano di consolidare la propria personalità e di esprimere la propria maturità individuale, sia nei confronti della società che della stessa umanità di cui è parte24.

Il vero educatore

Dopo aver preso visione di come è organizzato interiormente l’essere umano e aver preso atto del fatto che (nonostante le difficoltà che incontra nella vita) è dotato di straordinarie potenzialità che il più delle volte rimangono ai margini, ben nascoste e presenti allo stato latente, ci possiamo porre la domanda: chi è il vero educatore? Nel dare la risposta dobbiamo tener conto che l’uomo, avendo dedicato gran parte dell’esistenza passata alla lotta per garantire la sua sopravvivenza, ora si trova con il suo Sé personale lontano da se stesso (Sé transpersonale) e privo dei suoi tesori e ricchezze, in quanto rimossi e dimenticati in qualche parte del suo Inconscio superiore (figura 10).


Per questo possiamo dire che il vero educatore è colui che, essendo entrato in contatto con se stesso, è in grado di volgere il suo sguardo lontano, oltre l’apparenza, e di scorgere l’essenza e le potenzialità dell’educando; ma anche di rispecchiarle nelle forme più diverse, per fare in modo che egli diventi sempre più cosciente e consapevole di se stesso. Inoltre crede in lui e nelle sue capacità e possibilità, al di là di ogni ragionevole dubbio, in quanto sa che è solo una questione di tempo e che prima o poi, anche grazie al suo aiuto, queste sue potenzialità, costituite dalle sue qualità, virtù e dai suoi talenti troveranno modo di emergere e farsi conoscere. Per questo nell’azione educativa non conviene avere fretta (per non andare incontro agli insuccessi e agli scoraggiamenti), né lasciare che venga meno la motivazione e il piacere per questo straordinario lavoro che va portato avanti con molto buon senso e pazienza, giorno dopo giorno, nella continua ricerca etica del bene, estetica del bello e filosofica del vero25.

L’educatore, nel fare come se le potenzialità latenti dell’educando siano realmente presenti, per esempio ritenendolo buono o generoso anche quando non lo è affatto, lo aiuta a sintonizzarsi con se stesso e nello stesso tempo a divenire consapevole di una sua qualità, anche se solo nella sua essenza, fino ad allora sconosciuta. Questo tentativo di avvicinamento al Sé transpersonale illumina l’esistenza dell’educando, alimenta la fiducia e la speranza in se stesso e accresce l’autostima di cui ha bisogno per porre fine alla continua fuga che ha animato fino ad allora la sua esistenza. Oltre ad aiutarlo a superare quegli ostacoli che sembravano da sempre insormontabili, a riannodare quei fili del ciclo vitale ritenuti fino a quel momento definitivamente spezzati, nonché ad aiutarlo a ritrovare le proprie risorse e potenzialità e la via maestra per venire a contatto e per rispondere alla chiamata del proprio progetto di vita, in quanto il domani è già contenuto nel presente, dentro di noi, con tutte le sue possibilità e limiti: se così non fosse noi non potremmo avere un futuro.


Come si può leggere nel Vangelo di Matteo (16,15-20), quando Pietro entra in contatto con l’essenza, rappresentata dal Figlio del Dio vivente, viene a conoscere la sua vera identità, il motivo della sua esistenza e lo scopo della sua vita, poi confermato dalla storia con il contributo da lui dato all’edificazione della religione cristiana. “Ed egli disse loro: «E voi, chi dite che io sia?». Simon Pietro rispose: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». Gesù, replicando, disse: «Tu sei beato, Simone, figlio di Giona, perché non la carne e il sangue ti hanno rivelato questo, ma il Padre mio che è nei cieli. E anch’io ti dico: tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia chiesa, e le porte dell’Ades non la potranno vincere. Io ti darò le chiavi del regno dei cieli; tutto ciò che legherai in terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai in terra sarà sciolto nei cieli»”. Se rispondere alla chiamata può significare tradire il proprio status, la propria appartenenza e sconvolgere la propria vita, non rispondere a essa significa rimanere impantanati nella propria palude interiore, limitati da una visione miope dell’esistenza, che non permette di andare alla ricerca ed entrare in sintonia con il proprio vero Sé; il disagio e la sofferenza mitigati dalla consapevolezza divengono risorsa viva che consente all’essere umano di proiettarsi verso la più alta autonomia e autorealizzazione.

Non dobbiamo comunque dimenticare che il processo educativo non è asimmetrico, pone tutti sullo stesso piano, offrendo a ognuno la possibilità di governare il proprio processo autoeducativo. Educare contiene in sé la capacità di entrare in contatto con l’altro e di farsi educare da lui in modo che il maestro diventi alunno e l’alunno maestro o viceversa. Infatti il bambino ha in sé nel suo cuore tutto ciò che l’adulto “… vorrebbe: spontaneità, freschezza, gioia profonda, gioco, amore per la vita, capacità di essere nel momento presente, di far tornare subito il sorriso dopo aver vissuto un dolore, di vivere semplicemente la vita e di goderne totalmente”26. È proprio con la luce del calore del contatto umano, della mutua comprensione, del reciproco rispetto, dell’ascolto senza pregiudizi, che insieme possiamo andare oltre le ombre che attanagliano ancora la nostra esistenza. Bisogna calarci nella profondità dell’animo umano e riscoprire la dimensione soggettiva intrisa di valori e fini. Ciò significa non fermarsi alle scienze della natura, le quali, affidandosi a procedure standardizzate fondate su quantificazioni, tendono a interpretare il mondo attraverso gli oggetti posti fuori dell’uomo, per scoprire invece il valore delle scienze della vita e dello spirito. Queste ultime vanno oltre a quelle della natura avendo come strumento fondamentale l’esperienza vissuta, per cui mentre i fenomeni naturali possono essere spiegati intellettualmente, quelli umani della vita psichica possono solo essere compresi27. Occorre recuperare idee che, anche se appaiono obsolete e tramontate, rinviano alla bellezza, al mistero, alla visione e alla vocazione: “Gli aspetti ‘romantici’, che spingono l’uomo verso la fantasia, il romanzesco, vanno oltre l’ordinario e danno senso all’ordinario, quel senso dell’ordinario all’interno del quale diventa protagonista della propria vita e regista della propria esistenza”28.

Per concludere, possiamo dire che il compito educativo al quale siamo tutti chiamati è quello di rendere possibile la manifestazione delle capacità presenti dentro di noi. Ciò diventa possibile solo se cominciamo a rispettare e fare buon uso di noi stessi e del nostro corpo e a non rimanere vittime della nostra natura istintiva, che dobbiamo accogliere e vivere come un dono prezioso. Sta a noi imparare a utilizzare le forze ed energie che abbiamo a disposizione per incamminarci nella retta via con un atteggiamento di leale coerenza con noi stessi, senza perderci per strada, per rendere possibile la realizzazione del nostro progetto di vita. Il continuo impegno a cogliere il significato più autentico della vita accanto allo sforzo di utilizzare al meglio le proprie possibilità, mettendo le proprie energie al servizio di un nobile e grande ideale capace di nutrire la nostra vita e quella dell’intera umanità, consente di cominciare a diventare degli artisti impegnati a realizzare la vita come un’opera d’arte; questo permette di scoprire e far emergere la vera bellezza nascosta dentro di noi, nella profondità del nostro animo: “lo splendore imprigionato” che è là da molto tempo in attesa di farsi vedere e di farsi conoscere.

Educare ad essere
Educare ad essere
Gino Soldera
Per diventare ciò che siamo.Una guida pratica per riconoscere e valorizzare i talenti del bambino e aiutarlo a costruire il proprio progetto personale di vita. Educare ad essere è un metodo originale che affronta la questione dell’educazione in modo radicale e globale, per rispondere alle complesse sfide poste dalla società. Riconosce al bambino un ruolo attivo e interattivo, l’esistenza di grandi potenzialità e di un proprio progetto di vita, che non può e non deve essere ignorato. Il libro di Gino Soldera offre strumenti semplici e pratici per comprendere la realtà meno conosciuta del bambino e i suoi molteplici bisogni, per costruire relazioni armoniose e un dialogo aperto e creativo, a beneficio della famiglia e dell’intera società. Educare ad esseredi Myriam Zarantonello, pediatraCredo siamo tutti coscienti che il tema dell’educazione sia un problema e un’urgenza nella nostra società.Questo testo di Soldera, Da Mar e Verticilo ci aiuta a riscoprire questo valore e a comprendere come rispondere a questa esigenza per sanare gli errori di una deriva culturale che antepone le cose delle persone. Gli autori auspicano un’altra “rivoluzione copernicana”: quella di porre al primo posto le esigenze interiori dell’essere umano fin da prima del concepimento.Chi siamo, come veniamo in questo mondo, perché, qual è il senso della nostra esistenza: è importante che queste e altre domande esistenziali guidino quando si sceglie di essere genitori, perché concepire e crescere un bambino è una grande responsabilità, alla quale ci si prepara con attenzione.Questo testo diventa particolarmente interessante per il pediatra, il quale, nei “bilanci di salute”, ha l’opportunità preziosa di incontrare più volte genitori e bambini. Spesso le domande sulle difficoltà più comuni, legate ai bisogni fisiologici come il pianto, il sonno, l’alimentazione, esprimono la difficoltà dell’adulto a dare risposte adeguate, a comprendere e vivere meglio la relazione con il bambino. Anche il pediatra può correre il rischio di limitarsi a rispondere con un farmaco, pensando di poter risolvere sbrigativamente i sintomi somatici, invece di considerarli sentinelle di disagi più profondi. È per questo che concetti importanti come struttura della psiche, progetto di vita, costruzione di valori, completano anche nel pediatra quella conoscenza del bambino che va oltre la fisicità, per coglierne l’interiorità, rispettando così l’unità e la complessità che caratterizza l’essere umano fin dall’inizio della sua vita.Buona lettura! Conosci l’autore Gino Soldera, psicologo e psicoterapeuta, insegna Psicologia ed Educazione Prenatale all’Università IUSVE di Mestre-Venezia, Psicoantropologia all’Accademia ConSè di Brescia e svolge l’attività di supervisore presso il Consultorio Familiare del CIF di Dolo (VE).È consigliere internazionale dell’APPPAH (Associazione Americana di Psicologia Prenatale Perinatale e Salute), membro del Comitato Scientifico della Scuola Italiana per la “Care in Perinatologia” e socio onorario dell’Associazione “Genitorialità”.Dirige la rivista Il Giornale Italiano di Psicologia e di Educazione Prenatale dell’ANPEP (Associazione Nazionale di Psicologia e di Educazione Prenatale), di cui è presidente.