capitolo V

Cura della persona

Capitarono davanti a una profumeria nella cui vetrina figurava un gran vaso di pomata contro le lentiggini, con accanto un cartello che diceva: SOFFRITE DI LENTIGGINI? […] “Beh, una domanda educata richiede una risposta educata […]. No, non soffro di lentiggini” spiegò Pippi.
“Ma se hai il viso coperto di lentiggini, bambina mia!”
“Sicuro” disse Pippi “ma non ne soffro: anzi mi piacciono. Buongiorno!”

Astrid Lindgren, Pippi Calzelunghe

Pannolini lavabili: scelta possibile o incubo?1

La maggior parte della gente, parenti inclusi, vi guarda come se foste degli alieni. Avete scelto di usare i pannolini di stoffa, lavabili e riutilizzabili, e quindi vi meritate questi sguardi, in particolare quelli di chi, negli anni Sessanta e Settanta ha salutato definitivamente i vecchi ciripà e ha abbracciato i pannolini usa e getta, che hanno rivoluzionato la vita delle mamme e salvato una quantità di tempo incredibile da dedicare, giustamente, ad altre faccende.

Come sempre le innovazioni sono lente a entrare nella quotidianità e nella cultura di un paese e a dimostrarlo sono gli atteggiamenti vagamente ironici su questo argomento, persino quando viene affrontato in trasmissioni televisive o radiofoniche o negli articoli di giornale che ne parlano.


La rete è l'unico luogo in cui, tra i fan e i detrattori dei lavabili, si trovano davvero tante informazioni e un'ampia possibilità di scelta d'acquisto, oltre a opinioni reali e disinteressate da parte di famiglie che li hanno utilizzati.


Come sono fatti? Quanti ne servono? Dovremo fare tante lavatrici in più? Ci conviene economicamente? Ne usciremo vivi?


L'opportunità di entrare in relazione con altre famiglie e di confrontarsi permette a ciascuno di fare delle scelte più consapevoli, di ascoltare consigli di chi ha già attraversato questa esperienza e di trovare una nostra strada. Nella mia esperienza ho sempre cercato di mediare tra varie posizioni. L'obiettivo era quello di diminuire l'impatto ambientale prodotto dai pannolini convenzionali di cui avevo esperienza per averli utilizzati con la mia prima bimba, ma anche di sopravvivere alle lavatrici dei lavabili, che non sono per nulla una cosa complicata da gestire.

Perché scegliere i pannolini lavabili: salute, economicità, convenienza

Nel mio caso a farmi provare i lavabili fu una sorta di senso di colpa. La mia secondogenita fu colpita da una gastroenterite piuttosto pesante quando non aveva ancora un anno: nella fase acuta della malattia era arrivata a consumare un pacco di pannolini usa e getta al giorno, il che si traduceva in una montagna di rifiuti quotidiani. Accumularli sul terrazzo e poi rompere il sacco della spazzatura sulle scale del condominio, sono stati eventi traumatizzanti almeno quanto la preoccupazione per la gastroenterite, ma hanno avuto l'effetto benefico di farci avvicinare ai pannolini di stoffa.


Le persone più avvedute di me però sono mosse da motivazioni salutiste ed economiche oltre che ambientali2.


I pannolini usa e getta convenzionali, realizzati con materiali sintetici, come è noto non permettono la naturale traspirazione della pelle e creano una sorta di camera stagna che aumenta fino ad un grado la temperatura nella zona del pannolino. I germi dell'urina e delle feci possono provocare con più facilità dermatiti ed eritemi, mentre l'aumento della temperatura nei maschietti può essere nocivo per l'apparato riproduttivo. Uno studio3 ha dimostrato che la salute riproduttiva maschile negli ultimi decenni si è deteriorata anche a causa dell'aumento della temperatura testicolare nella prima infanzia, dovuta all'utilizzo dei pannolini prodotti con materiali sintetici.

Essi inoltre utilizzano dei gel superassorbenti che sono responsabili della disidratazione della pelle e dell'insorgenza di eritemi.

I lavabili si rivelano più economici rispetto ai convenzionali: il costo mediamente va dai 13 ai 23 euro a pannolino. Alcune tipologie sono taglia unica e accompagnano il bambino dalla nascita fino all'uso del vasino, altre vanno cambiate a seconda del peso del bambino, come avviene per gli usa e getta: la spesa iniziale viene ammortizzata nel giro di qualche mese. Il risparmio inoltre aumenta esponenzialmente con l'arrivo di fratellini o sorelline, visto che i materiali sono resistenti e permettono senza alcun problema il riutilizzo per molti anni. Un bel modo per diffonderne l'uso è quello di passarli ad altre famiglie.


Veniamo ora all'aspetto ambientale: i pannolini usa e getta costituiscono il 4% dei rifiuti domestici. In Italia se ne consumano ogni giorno più di 6 milioni e occorrono circa 500 anni perché si possano degradare. Essendo un rifiuto non riciclabile, finiscono nelle discariche o negli inceneritori, da cui liberano diossina nell'aria.


Tutti questi aspetti, e non solo quello ambientale, dovrebbero avvicinare i genitori alla scelta dei lavabili, ma la reticenza è ancora alta: è normale chiedersi se sia una scelta percorribile o se possa invece diventare un incubo. Il pensiero comune è che sia una scelta per gente che “può permetterselo” perché ha molto tempo da dedicare alle faccende domestiche, magari i nonni a disposizione o la signora delle pulizie che dà una mano, coniugi collaborativi oltre la media nazionale e magari anche neonati che dormono tutta la notte.


Io sono convinta che sia una scelta per tutti e che, se fatta mediando con altre soluzioni, possa avere un grande valore.

Non si deve pensare che sia così complicato o che serva molto tempo per “gestire” i pannolini lavabili: è sufficiente averne un buon numero (15-20 pezzi per un uso esclusivo, e una decina per un utilizzo misto), dotarsi di un secchio con il coperchio dove riporli quando sono sporchi lasciandoli in ammollo con qualche goccia di olio essenziale.


Qualche lavatrice in più va messa in conto, ma si deve tenere presente che i pannolini di stoffa possono essere lavati assieme al resto della biancheria, si possono asciugare all'aria e al sole o, d'inverno, sul termosifone.


Cosa dobbiamo fare in più? Dobbiamo rimuoverli dal bidoncino e metterli in lavatrice, stenderli e poi riporli nei cassetti o a portata di fasciatoio. E se ci troviamo in ritardo con i lavaggi possiamo optare per gli usa e getta ecologici.

Io non portavo i lavabili all'asilo nido e li utilizzavo solo nel pomeriggio e nei fine settimana, ma credo che sia stato comunque un gesto significativo, anche se non esclusivo.


Negli ultimi anni i lavabili sono migliorati notevolmente da un punto di vista tecnico e funzionale: sul mercato se ne trovano di eccezionali, con un ingombro minimo e un'ottima assorbenza. Il problema del peso e del volume sono aspetti in gran parte superati. Esistono persino dei pannolini ultraleggeri, realizzati con tessuti studiati e testati ad hoc, con fibre ottime a contatto con la pelle, che non danno alcun problema di eritema da sfregamento e dotati di esterno impermeabile. In ogni caso vanno “prese le misure”, per valutare la frequenza del cambio e per trovare il modello più funzionale alle nostre esigenze.


In genere ci si aspetta dai pannolini lavabili o, più in generale, da prodotti con un alto livello di sostenibilità, che abbiano le stesse prestazioni di quelli usa e getta. Le fibre sintetiche e i gel superassorbenti contenuti in questi ultimi sono stati studiati proprio per migliorare le prestazioni dei materiali presenti “in natura”. Ma una mediazione si può trovare. Si può fare la scelta dei lavabili perché si è disposti a scendere a compromessi e si accetta di adattarsi un po', ma si può anche mettere al bimbo l'usa e getta di notte o quando si viaggia. L'importante è imparare a gestire anche questo aspetto in base alle esigenze della propria famiglia, senza eccessi.

Tipologie di pannolini lavabili

Esistono tre tipologie di pannolini lavabili e diversi modelli per ogni tipo.

La scelta del modello da usare è soggettiva e si possono anche provare dei kit che ne contengono vari tipi per capire verso quali orientare il proprio acquisto. Anche la quantità di pezzi da acquistare dipende dalla scelta o meno di un uso esclusivo. Ogni famiglia formulerà un'ipotesi pensando all'utilizzo effettivo, anche dopo i primi mesi, quando il bambino potrà passare qualche ora all'asilo nido o con i nonni. Non tutti gli asili accettano i pannolini portati da casa e i nonni… potrebbero non volerne sapere!


I pannolini tradizionali: sono delle pezze di tessuto (prefold) che vengono piegate e tenute in posizione attraverso dei fermagli e grazie a delle mutandine impermeabili che si indossano sopra. I ciripà, incubo delle nostre nonne, fanno parte di questa categoria di lavabili, ancora in uso, con tessuti più versatili e mutandine contentive di qualità decisamente migliore rispetto a quelli che si usavano fino agli anni Sessanta.


I pannolini sagomati, tutto in due: questi pannolini in tessuto hanno una forma simile a quella degli usa e getta e si chiudono con velcro o bottoncini. Anche a questi vanno abbinate le mutandine impermeabili.


I pannolini tutto in uno: sono pronti all'uso, sicuramente più semplici da utilizzare. Sono dotati di sistemi di chiusura a velcro o con bottoni a pressione.

Tutti i pannolini vanno indossati con un inserto in carta monouso biodegradabile (tessuto-non-tessuto) che serve per raccogliere le feci e rimuoverle con maggiore facilità, agevolando molto il lavaggio del pannolino stesso. Si possono anche abbinare ulteriori inserti in cotone per aumentare l'assorbenza, in particolare se utilizzati di notte.


Sul sito www.pannolinilavabili.info si possono trovare informazioni e materiali per diffonderne l'utilizzo sia tra altre famiglie che negli asili nido e ottime istruzioni per autoprodurli.


Su www.pannolinilavabili.info è presente una lista di negozi che li vendono in tutta Italia, anche online, l'elenco dei comuni e delle province che offrono incentivi all'acquisto e degli asili nido che li accettano, nonché tante testimonianze di genitori che li hanno provati con soddisfazione.

I pannolini ecologici usa e getta

Oltre ai lavabili ci sono altre possibilità per diminuire l'impatto ambientale dei rifiuti da pannolino, seppure con un costo leggermente maggiore e con vantaggi notevoli dal punto di vista igienico e di prevenzione di allergie e dermatiti. Gli usa e getta convenzionali sono prodotti con materiali sintetici provenienti da fonti fossili, cioè di origine petrolchimica, ma esistono anche dei pannolini usa e getta a bassissimo impatto ambientale perché realizzati con materiali che provengono da fonti rinnovabili e che sono biodegradabili e compostabili.


Un prodotto può dirsi compostabile quando la sua biodegradabilità supera il 90%, quando cioè si degrada velocemente, come i rifiuti che in genere mettiamo nel bidoncino dell'organico.


Esiste una sola azienda italiana che produce questi pannolini, la Wip Spa, e che è riuscita nell'intento di sostituire le plastiche sintetiche non biodegradabili utilizzate nei pannolini convenzionali con materiali naturali di origine vegetale, che derivano quindi da risorse rinnovabili. La Wip ha realizzato un prodotto realmente alternativo che sfrutta la cosiddetta bioplastica, un polimero naturale, fatto con zuccheri ottenuti dalla fermentazione di amidi vegetali (mais) e poi cellulosa proveniente da foreste coltivate e non primarie.


I pannolini di Wip hanno ottenuto una certificazione importante che conferma la loro compostabilità. È stata rilasciata dal CIC, che è il Consorzio Italiano Compostatori, una struttura che, in collaborazione con vari enti pubblici, si occupa di riduzione dei rifiuti. Da poco tempo questi pannolini possono essere gettati nel rifiuto organico per trasformarsi in humus, tornando ad essere materia utilizzabile alla fine del ciclo di vita del prodotto.

Attenzione però: il consiglio4 è di togliere le alette e di non gettare questi pannolini nella compostiera domestica. Negli impianti di compostaggio industriale, che sono quelli in cui finiscono i nostri sacchi del rifiuto organico, le temperature sviluppate dai batteri superano i 55°C, la soglia termica in cui i batteri collegati alle feci muoiono. Negli impianti si arriva fino a 80-90°C, non grazie al riscaldamento ma all'attività propria dei batteri della biodegradazione. Questo non avviene però nelle compostiere di casa perché i batteri risentono del clima esterno; in inverno sono in “letargo” e d'estate sono attivi – l'immondizia puzza d'estate ma non d'inverno – mentre negli impianti industriali la temperatura è monitorata e l'ambiente isolato dal contesto esterno. Nelle compostiere da balcone o in quelle fornite dalle aziende municipalizzate per la gestione dei rifiuti non si superano i 40°C se non d'estate. Se ci facciamo caso anche le foglie o i rametti non “compostano”; in queste micro-aree un pannolino, anche se compostabile, non ce la fa.

Io ho utilizzato gli ecologici alternandoli ai lavabili (ad esempio in vacanza). La tenuta è leggermente inferiore rispetto agli usa e getta convenzionali, ma non me ne stupisco e non sono assolutista nelle pretese.


Possiamo adottare soluzioni ecologiche per l'igiene del nostro bambino e adattarci a prestazioni davvero di poco inferiori se sappiamo che il prodotto è realizzato da qualcuno a cui dare fiducia con i nostri acquisti. Personalmente mi sento sollevata sapendo che mia figlia non ha la pelle a contatto con sbiancanti al cloro o il gel superassorbente fra le gambe.


Di pannolini ordinari non si muore, ma se possiamo scegliere, evitiamo (come per i detersivi) tutto ciò che ha componenti di origine petrolifera, ben sapendo che le nostre azioni sono una goccia nell'oceano e che se non si comincia dalle piccole cose, si rischia di non cambiare mai.

Intervista a Marco Benedetti, ideatore dei pannolini usa e getta biodegradabili e compostabili

Marco Benedetti è un sognatore. È un imprenditore ma è anche il papà di un bambino allergico che ha cercato di conciliare il benessere e la salute di suo figlio con il suo stile, fatto di amore per la natura e di scelte ecocompatibili. Marco, dopo una lunga esperienza professionale in ambito tessile, ha ideato e sviluppato il pannolino usa e getta ecologico di cui abbiamo parlato nel paragrafo precedente.

 

  • Da dove sei partito? Quali considerazioni ti hanno portato a ideare questo prodotto?

Sono partito dal tema dell'igiene, che non significa meramente pulizia: l'igiene è un ramo della medicina che tratta le interazioni tra l'ambiente e la salute umana, al fine di prevenire le malattie. Noi genitori trattiamo il pannolino come uno strumento e non lo percepiamo mai come un problema, mentre a volte succede che i pannolini stessi diventino delle trappole che producono malattie, allergie e altre problematiche. La nostra pelle è un organo con il quale respiriamo, al pari del naso, per questo dobbiamo fare molta attenzione. E allora io sono partito chiedendomi a chi serve il pannolino: alla mamma o al bambino?


Per la mamma è uno strumento utile, ma se mi trasformassi in bambino, non credo che lo vorrei indossare: gli usa e getta comuni sono fatti con il petrolio, i lavabili sono ingombranti e in proporzione al peso del bambino non sono funzionali. Partire dal punto di vista del bambino è la chiave, per tutto, non solo per i pannolini.

 

  • Quali sono le resistenze e le difficoltà che incontri, nel far conoscere e comprendere il tuo prodotto? Quali sono i miti da sfatare?

Lo scetticismo iniziale verso tutto quello che è “diverso”, che non rientra negli stereotipi perché questo richiede un'elaborazione del pensiero che, nel caso dei pannolini, è delegato ad altri come la marca conosciuta, il pediatra, l'ospedale, o anche l'abitudine familiare e il bisogno di semplificarsi l'esistenza laddove c'è già una consuetudine e soprattutto non c'è una prescrizione (leggi: norma). Non ci sono veri miti da sfatare perché è interesse dei grandi produttori non sollevare il problema, davanti a tutto c'è il bisogno dei genitori e dei tecnici di concentrare il proprio tempo in cose che sono ritenute più importanti, più essenziali e vitali. Non si pensa che una corretta igiene è vita.

 

  • Perché i pannolini che produci sono amici dell'ambiente e anche della salute dei bambini?

Perché lo sono i materiali che abbiamo adottato attraverso la ricerca. Noi abbiamo solo adottato ciò che esisteva già ma che semplicemente non era stato pensato per questa applicazione; di fatto non abbiamo inventato niente ma dimostrato che è così: i biopolimeri sono una materia prima straordinaria, sufficientemente adattabile alle più svariate forme (esattamente come un polimero sintetico derivato dal petrolio ovvero un olio minerale – mentre il biopolimero è di origine vegetale e quindi riproducibile in un ciclo stagionale); la Natura produce saccaridi e polisaccaridi in assoluta abbondanza, spesso vengono persino gettati perché in eccesso o addirittura non desiderati; anche il nostro intestino quando ingeriamo una mela trasforma le sostanze zuccherine idrosolubili magari in acido lattico (il lubrificante-raffreddante dei muscoli).


Ecco, noi usiamo una materia prima che si chiama acido polilattico (ovvero più molecole di acido lattico a formare una catena più lunga quindi “sostanziosa”, manipolabile). Questo è un materiale che si riproduce e si decompone in natura ed è biodegradabile, nel nostro caso anche compostabile (in 90 giorni a norma di legge), quindi torna nel ciclo vitale della natura per creare nuova vita.


Ma è anche un materiale che non ha controindicazioni per il contatto con la pelle perché non intrappola il calore irradiato dal corpo, è soffice, in alcuni casi liscio e naturalmente idrofilico (fibra), in altri poroso e traspirante (film), non richiede additivi chimici per funzionare, al contrario dei derivati da petrolio proprio perché l'olio in realtà non si combina con i liquidi. Inoltre è noto che gli amidi da cui si estraggono i saccaridi utilizzati dagli enzimi per trasformasi in acido lattico sono un ottimo disinfiammante (per es. bagnetti di amido di riso).

Insomma, la natura offre risposte che ancora una volta l'uomo con la sua intelligenza e visione deve solo cogliere e adattare alla sua esigenza, sapendo che non è un inventore ma un fruitore della fantasia e diversità della natura.

Il riciclo dei pannolini

È in fase di sperimentazione un sistema per il riciclo dei pannolini usa e getta convenzionali grazie a una collaborazione tra la Fater, nota azienda di pannolini usa e getta, il Centro Riciclo Vedelago e il Comune di Ponte nelle Alpi, che si trova in provincia di Belluno. Questi tre soggetti hanno unito le loro competenze ed esperienze per mettere a punto un sistema sperimentale, primo in Italia, per la raccolta e il riciclo dei pannolini usa e getta ordinari.


Per quanto mi riguarda rimango ancora convinta che abbassare l'impatto con consumi più sostenibili all'origine sia la soluzione migliore, ma credo che agire su più fronti, e quindi riciclare rifiuti generati dai prodotti assorbenti, sia un passo in avanti importante.


Credo che questa operazione vada letta come un'azione responsabile che affronta in modo molto concreto un problema enorme finora irrisolto e non in contrapposizione all'uso dei pannolini lavabili e di quelli ecologici.


Il processo di riciclo ha come presupposto la raccolta differenziata specifica per i prodotti assorbenti per la persona (pannolini, pannoloni) che vengono dunque raccolti separatamente e conferiti al centro riciclo in cui è sito l'impianto. Il sistema trasforma questi rifiuti in materia prima seconda, agendo esclusivamente tramite vapore a pressione che sterilizza ed elimina i potenziali patogeni, senza utilizzare agenti chimici. Le varie componenti vengono separate meccanicamente per ottenere plastiche e cellulosa di qualità elevate e adatte a essere riutilizzate in altre produzioni. Con la plastica si possono realizzare oggetti e arredi urbani, con la cellulosa cartone da imballaggio o fertilizzanti.


Per ogni tonnellata di rifiuti che altrimenti finirebbero in discarica (77%) o negli inceneritori (23%) si ottengono 350 chili di di materia organico-cellulosica e 150 di plastica riciclata.

Prima di progettare l'impianto è stato studiato un bilancio energetico (LCA) di tutta l'operazione dal quale è risultato evidente l'effettivo risparmio energetico del riciclo del pannolino, anche considerando le emissioni del ciclo di raccolta e trasferimento dei materiali5.

Metodo EC come alternativa ecologica all'uso dei pannolini

L'avvento degli usa e getta ha dilatato il tempo in cui il bambino ne fa uso. Fino a pochi anni fa era normale togliere il pannolino attorno all'anno di età, mentre oggi questo passaggio è stato spostato a due o tre anni.


Esiste un metodo che possiamo definire ecologico rispetto all'uso, o meglio al non uso dei pannolini: è il metodo Elimination Comunication, che significa “comunicazione dell'eliminazione” e viene abbreviato in EC.


Si tratta di un metodo di educazione precoce al vasino e tra le sue conseguenze più dirette c'è proprio il fatto che utilizzando prestissimo il vasino non si usano pannolini (o se ne usano pochissimi) con ricadute positive sull'ambiente.


Di questo metodo non si parla molto per vari motivi, non ultimo il fatto che non c'è nulla da vendere e che si tratta indubbiamente di una scelta familiare forte, che necessita di impegno, pazienza e grande dedizione.


Educare anticipatamente al vasino significa avere il coraggio di mettersi al fianco del proprio bimbo e permettergli di essere “attivo” in questa esperienza, seguire l'istinto, accettare piccoli fallimenti, accettare di sporcare casa e vestiario, ecc., ma anche far crescere felicemente i proprio bambini senza pannolino.


La grande domanda è: perché mai dovrei fare a meno di utilizzare il pannolino? Che c'è di sbagliato? E poi, come si fa?

Se allarghiamo un po' lo sguardo ad altri Paesi e continenti ci accorgiamo che la cultura occidentale è l'unica che ha messo completamente a tacere il linguaggio del corpo del neonato che comunica alla madre la necessità di evacuare: il pianto, le abitudini, gli orari possono aiutare la madre (e il padre) a capire quali sono i segnali giusti e imparare a interpretarli, tanto quanto si interpreta il pianto per sonno e per fame, fin dalle prime settimane di vita. Pensiamo alle mamme africane con i bimbi in fascia: usano il pannolino? Assolutamente no!


La nostra cultura ci ha abituati a lasciare il piccolo con un “coso” addosso a urinare e defecare passivamente. Per noi è naturale perché siamo cresciuti con il pannolino, ma non è sempre stato così. Io non ho usato questo metodo – non sono dotata di sufficiente pazienza – quindi non sono un'esperta. Quando però ne ho scoperto l'esistenza mi sono informata pensando alla grande opportunità comunicativa che questo metodo riserva alla coppia genitore-bambino e alla grandissima valenza ecologica che esso rappresenta.

La qualità della comunicazione, del legame e dell'intimità che si può arrivare a realizzare con il metodo di educazione precoce al vasino è molto elevata. L'idea di fondo è quella per cui i neonati sarebbero molto più ricettivi di quello che possiamo pensare e che quindi possano diventare “consapevoli delle proprie funzioni corporee e imparare a rispondervi fin dai primi mesi di vita”. Niente di più lontano dall'immagine del neonato che non sa far nulla così come ci viene proposta da sempre.

Il libro Senza Pannolino di Laurie Boucke6 illustra il metodo attraverso una serie di esperienze dirette e testimonianze di famiglie che l'hanno sperimentato con soddisfazione e risponde a tutte le possibili domande che un genitore può farsi.

 

Non va dimenticato che si tratta di un metodo che richiede un notevole impegno e molto tempo a disposizione. Se non li abbiamo possiamo semplicemente ispirarci ad esso e cercare di carpire i momenti in cui i nostri bambini hanno bisogno di evacuare, abituandoli a sedersi sul vasino molto presto, quando riteniamo che siano in grado di farlo, non tanto per applicare l'EC nella sua completezza, ma per consumare una quantità inferiore di pannolini7.

Eco-mestruazioni

I nostri bambini non sono gli unici a produrre, con i pannolini, una grande quantità di rifiuti indifferenziati. Gli assorbenti e i tamponi femminili (e anche i prodotti per l'incontinenza, i pannoloni, le cerate usa e getta) sono altrettanto inquinanti e difficili da smaltire.


In Italia ci sono 16.012.000 donne in età fertile (dati Istat), che consumano ogni anno 6.000.500.000 assorbenti o tamponi e producono circa 120.100.000 chili all'anno di rifiuti difficili da smaltire (circa 228 chili al minuto!)8.


Ma anche per le donne esistono delle alternative: la coppetta mestruale, gli assorbenti riutilizzabili di stoffa e gli assorbenti usa e getta ecologici, per i quali valgono le stesse considerazioni fatte per i pannolini.


La coppetta mestruale è una piccola coppetta in silicone che si piega e si inserisce in vagina (come si fa con gli assorbenti interni): essendo morbidissima si apre leggermente, aderisce perfettamente e raccoglie il flusso. Quando ci si “cambia” è sufficiente lavarla con acqua e sapone, sciacquarla e reinserirla. A inizio e fine ciclo (o tutte le volte che vogliamo) possiamo disinfettarla, facendola bollire in un pentolino per 5 minuti.


La coppetta mestruale è rivoluzionaria. Il libricino in 11 lingue contenuto nella confezione che ho acquistato tempo fa, oltre a dare indicazioni tecniche su come si inserisce, come si toglie, come si pulisce, si sofferma sull'aspetto della divulgazione e della pratica nell'uso:

Anche le migliaia e migliaia di donne che usano e apprezzano la Mooncup9, quando hanno cominciato non sapevano come fare.
Ti preghiamo di parlare della Mooncup a tutte le donne che conosci, diffondendo uno strumento rivoluzionario per la loro vita e per il pianeta.
Più donne useranno la Mooncup, meno tamponi (e assorbenti) ci saranno ad inquinare il pianeta.

Probabilmente ognuna di noi per ogni ciclo consuma almeno una confezione di assorbenti o tamponi, che hanno un costo (seppur accettabile) e che finiscono nel rifiuto solido urbano e quindi, ancora una volta, in discarica o negli inceneritori.


La coppetta offre una sensazione di libertà unica e non inquina minimamente perché può essere riutilizzata per sempre. La comodità e la praticità della coppetta sono assolutamente insuperabili. Una volta inserita in maniera corretta non si ha più la percezione di averla, a differenza di tamponi e assorbenti che possono dare un po' di fastidio, in particolare d'estate. Si può svuotare facilmente ogni 4-8 ore, a seconda delle necessità. Con la coppetta si è indubbiamente più libere, in tutte le situazioni: a casa, in vacanza, quando si fa sport o si sta fuori tutto il giorno. Anche la percezione del flusso è affatto differente: con gli assorbenti a volte si ha l'impressione di averlo abbondante e spesso si associa un po' di disagio o la paura di sporcarsi.


A differenza di quanto affermano alcuni scettici, la coppetta è molto igienica. Tamponi e assorbenti in genere non sono sterilizzati mentre la coppetta sì, tutte le volte che noi vogliamo. Inoltre abbiamo la certezza di non avere alcun contatto con sbiancanti e pesticidi. Alcune aziende producono coppette colorate, ma solo con colori naturali e atossici.


Per apprezzarne la comodità serve un po' di pratica: le prime volte ci si deve mettere comode, senza figli nei paraggi e provare a utilizzarla seguendo le istruzioni, evitando di usarla per la prima volta il primo giorno di ciclo. In commercio ce ne sono moltissime e si possono comprare comodamente online, in farmacia o in negozi che vendono prodotti ecologici.

In rete si possono trovare anche siti e forum in cui le donne si scambiano opinioni, idee, piccoli consigli10.


Anche optare per l'utilizzo di assorbenti di stoffa è una possibilità da considerare: i tessuti sono molto assorbenti, anche più degli usa e getta, e il lavaggio, dopo un ammollo in acqua fredda è semplice ed efficace. Anche per gli assorbenti femminili vale il consiglio di lavarli con detersivi poco aggressivi, senza candeggianti e ammorbidenti che, oltre a diminuire l'assorbenza, possono dare problemi di allergie da contatto.


Gli assorbenti lavabili possono essere di due tipi e, in genere, sono tutti dotati di ali e di bottoncini a pressione per fissarli alle mutandine:

  • All in one (AIO): un unico pezzo, che all'interno ha vari strati (cotone, pile o altro tessuto molto assorbente come bambù o flanella) e all'esterno un tessuto impermeabile da una parte e uno stampato o colorato dall'altra.

  • Poket: due pezzi, un assorbente con la tasca e l'inserto da inserire.

Alcuni tessuti come la flanella (che è cotone) sono molto impermeabili e quindi esternamente non ci sono rivestimenti. La scelta del tessuto e della tipologia è molto personale, dipende dal flusso, ma anche dalla frequenza del bucato. L'ideale è fare delle prove e poi acquistare una buona quantità (8/10 pezzi) di quelli che fanno al caso nostro.


Gli assorbenti e i salvaslip lavabili costano poco, soprattutto se pensiamo che ci durano anni. Un salvaslip in cotone biologico costa dai 3,50 ai 4 euro; un assorbente dai 5 agli 8 euro. Assieme agli assorbenti si possono acquistare anche delle bustine per il cambio, comode soprattutto quando non si è a casa.

Gli assorbenti lavabili possono essere anche autoprodotti, per chi ha una macchina da cucire e un po' di manualità11.

Igiene e cosmesi: cosa serve veramente in famiglia

Per parlare di igiene e cosmesi bisognerebbe partire dalle origini, e riflettere sul senso della pulizia personale e della cura del corpo, del piacere a se stessi e agli altri. Igiene deriva da un termine greco che significa “sano, salutare, curativo” ed è anche un ramo della medicina che si occupa di prevenzione, evita e combatte le malattie e promuove il benessere della persona. Queste affermazioni sul senso, anzi sul buon senso dell'igiene, andrebbero affisse nelle farmacie, nelle erboristerie e nelle corsie dei supermercati che vendono tanti, troppi prodotti per la cura della persona. Ma dovremmo anche dare un'occhiata al nostro bagno e osservare quanti dei flaconcini che campeggiano negli armadietti sono efficaci e mantengono le loro promesse, e qual è la frequenza di utilizzo. Lo stesso vale per l'esagerata quantità di prodotti per i bambini, che in realtà hanno bisogno davvero di poco per lavarsi.


Se il nostro obiettivo è di essere puliti e di stare bene con noi stessi e con gli altri ci servono pochissime cose: una saponetta, uno shampoo, un deodorante, magari una crema al bisogno, dentifricio, spazzolino e poco altro.

La maggior parte dei prodotti per la cura della persona che troviamo nei supermercati, così come avviene per i detersivi, ha molte componenti di origine petrolifera e conservanti di sintesi. Per questo costano poco e durano molto; e hanno conseguenze sul nostro ambiente e sul nostro portafoglio.


Il primo passo da fare per un'igiene piacevole e sostenibile è quella di ridurre i prodotti e limitarsi agli indispensabili, riservando il gusto delle eccezioni a momenti particolari o affidando all'autoproduzione il piacere di viziarci con qualcosa di particolare. Trattamenti e maschere per il viso e per i capelli, creme differenti per ogni parte del corpo, tonici rinfrescanti, schiume da barba e dopobarba: siamo sicuri che non possano essere limitati se non addirittura eliminati?


In famiglia ho provato a ridurre i prodotti per la pulizia personale scegliendone di naturali e certificati, acquistati in quantità generose o con imballo minimo. Il nostro benessere, la nostra salute e la nostra pulizia non ne hanno risentito minimamente. Abbiamo speso meno e prodotto meno rifiuti.


Purtroppo il marketing battente e seduttivo che riguarda il tema del benessere e della bellezza ci induce ad acquistare molto più di quanto ci serva. Dobbiamo invece tornare ad affidarci di più al potere pulente dell'acqua e a un utilizzo contenuto di pochi prodotti di alta qualità.

Le motivazioni e i criteri di scelta sono gli stessi che mi muovono nell'acquisto di detergenti per la pulizia della casa. Ho imparato a leggere sempre le etichette e a non acquistare flaconcini troppo piccoli, per evitare lo spreco di plastica. Evito anche di acquistare saponi o shampoo molto pubblicizzati e con ingredienti di derivazione fossile12.


Mi limito ad acquistare saponette, shampoo e balsamo per i capelli, un deodorante, del buon olio di mandorle e il dentifricio che ho imparato anche a produrre. Il gruppo d'acquisto mi facilita molto, ma gli stessi prodotti si possono acquistare facilmente online o anche in negozi che vendono prodotti naturali, a volte in erboristeria o in qualche farmacia.


Le bimbe, fin da piccole, fanno il bagno con qualche cucchiaio di amido di mais o di bicarbonato di sodio. Adesso che sono un po' più grandi e fanno anche la doccia come noi, usano la saponetta e qualche goccia di shampoo di ottima qualità, un po' più costoso di quello del supermercato e per questo trattato con parsimonia.


Mi ha fatto sorridere ma anche riflettere l'esperimento di un blogger e opinionista americano, Richard Nikoley, autore di “Free the Animal”13 che ha abolito completamente l'uso di saponi e di shampoo, definendo questa azione una delle mosse migliori mai fatte in vita sua. Nikoley ha affermato che è stata una vera e propria esperienza di liberazione. Dopo il primo mese senza sapone ha scoperto infatti numerosi vantaggi: oltre a risparmiare sull'acqua, racconta di aver superato il problema della pelle secca, che senza sapone è diventata più idratata, e di non aver problemi di odori. Lavarsi solo con acqua ha molta più efficacia di quello che normalmente si pensa. Nei suoi racconti Nikoley scrive che le prime due settimane sono state difficili, ma poi la pelle ha ritrovato il suo equilibrio, ripristinando la naturalità del mantello idrolipidico.

Non dobbiamo certo arrivare a tanto, ma un esperimento di questo tipo può farci riflettere ancora una volta sulla sobrietà e sul coinvolgimento emotivo del marketing, che è arrivato a trasformare la nostra cultura travisando il senso della pulizia e della cura di sé.


Non a caso, quando nasce un bambino, tra le raccomandazioni offerte da esperti di allattamento e di puericultura, c'è quella di non utilizzare profumi o deodoranti e saponi intensi per non distrarre il neonato dall'odore naturale della madre, lui che, privo di orientamento, ha bisogno di conoscerla e riconoscerla dal suo profumo vero. L'odore personale non è né buono né cattivo, c'è e basta, ma viene costantemente coperto da quello artificiale, spesso molto forte, ritenuto erroneamente odore di pulito.


Le saponette prodotte artigianalmente o autoprodotte e prive di confezione durano molto di più del classico flacone di docciaschiuma che non sempre è a prova di bimbo e che in ogni caso andrebbe diluito.

Al posto delle spugne sintetiche si può utilizzare una manopola di cotone riutilizzabile, come si faceva una volta, oppure la luffa che si può facilmente coltivare anche sul balcone di casa14.


La soluzione ideale è quella di acquistare saponi e detergenti di alta qualità e abbinarli all'autoproduzione per contenere le spese, divertirsi, avere la soddisfazione di creare qualcosa per noi e per la nostra famiglia, fare un uso intelligente del tempo libero e coinvolgere nei nostri esperimenti parenti e amici che possano aiutarci a migliorare e condividere i nostri prodotti.

Ricette semplici di autoproduzione

Qui di seguito trovate alcune ricette per realizzare facilmente in casa dei prodotti per la cura del corpo. Sono state realizzate e testate da Silvia Pasqui, una mamma appassionata e attenta alla qualità di ciò che viene a contatto con il corpo, che ha anche raccontato la sua esperienza e la sua svolta nella testimonianza di fine capitolo. Molti di questi prodotti non sono indispensabili, ma il piacere di prepararli e magari regalarli li trasforma in gesti di bontà per il nostro corpo e per le persone care, utili senz'altro per curare la pelle e, a volte, anche l'umore. Tutte le ricette sono testate e valutate da un'erborista. Provarle non vi deluderà.

Oleoliti

Gli oleoliti sono oli di bellezza e curativi di facilissima preparazione e dalle moltissime proprietà.


Esistono infiniti tipi di oleolito, tanti quanti sono le piante e i fiori. La pianta o il fiore che utilizziamo cede tutte le sue proprietà all'olio nel quale la immergeremo e quindi, applicando quest'olio sulla pelle, potremo beneficiare delle proprietà stesse della pianta.


La scelta è molto ampia e va fatta ponendo attenzione alle proprietà delle piante, che potremo reperire in erboristeria o nel nostro giardino.

L'olio che andremo a utilizzare come vettore può essere un qualsiasi olio vegetale. L'olio d'oliva va evitato perché, con il suo odore deciso, andrà a disturbare il profumo rilasciato dalla pianta. Sono preferibili oli con odore neutro o delicato come l'olio di mandorle, quello di jojoba o i più economici olio di riso o di girasole biologico. È importante usare prodotti biologici perché andremo a metterli sulla nostra pelle.


Il procedimento è semplicissimo.

La prima cosa da fare è raccogliere la pianta che vogliamo utilizzare; poi dobbiamo farla seccare lasciandola all'aria o al sole per un paio di giorni.


Quando la pianta è ben secca va messa in un barattolo che riempiremo d'olio fino a immergerla completamente. Non sono importanti le quantità, è sufficiente coprire completamente la pianta. È possibile anche miscelare sia le piante sia gli oli prescelti. Ora dobbiamo chiudere bene i barattoli e incartarli con della carta alluminio affinché non prendano la luce. Successivamente i vasi vanno riposti in un luogo fresco, asciutto e buio per 40 giorni, durante i quali dobbiamo agitarli spesso.


Passati i 40 giorni prendiamo i nostri vasetti di vetro e, aiutandoci con un passino a trama fitta, eseguiamo i due filtraggi necessari per ultimare la produzione dell'oleolito.

  • Il primo filtraggio consiste in una “sgrossatura”: dovremmo passare l'olio nel passino (asciutto) e spremere ben bene la pianta che vi era contenuta così che escano tutti i princìpi attivi. L'oleolito così filtrato dovrà riposare per 24 ore prima di passare al secondo filtraggio.

  • Il secondo filtraggio, più fine, mira a togliere tutti i residui rimasti nei barattoli. Utilizziamo lo stesso colino usato in precedenza mettendo anche della garza o un panno pulito per far sì che si filtri solamente l'olio e non i residui.

Se non abbiamo utilizzato oli con molta vitamina E (come ad esempio olio di jojoba) dovremo aggiungere una goccia di tocoferolo (vitamina E) che si trova facilmente in farmacia, per conservare più a lungo i nostri oleoliti. Abbiamo così preparato degli oli dalle più svariate proprietà, che possono tranquillamente essere usati sui bambini e che ci aiuteranno a mantenere sana e bella la nostra pelle senza usare creme sintetiche. Qui di seguito un elenco di piante o fiori facilmente reperibili sia nei prati che in erboristeria con le loro proprietà:

  • Arnica: Tonificante, elasticizzante, contro i dolori muscolari e articolari.

  • Calendula: ricrea il tessuto epiteliale, cicatrizzante, lenitiva per pelli sensibili e irritate.

  • Camomilla: lenitiva, calmante.

  • Edera: agisce contro la ritenzione idrica, contro la cellulite e aiuta le gambe gonfie.

  • Fieno greco: emolliente, tonificante, contrasta l'invecchiamento cutaneo e la cellulite.

  • Iperico: antisettico, cicatrizzante per l'acne, tonificante per pelle secca e screpolata, allevia i dolori muscolari.

  • Lavanda: antiinfiammatorio, lenitivo, antisettico per pelle arrossata, grassa e impura.

  • Limone: disinfettante, astringente, purificante per pelle impura, tonificante, anticellulite, rinforzante per unghie.

  • Salvia: antibatterica, antiossidante, antisudorale.

Crema idratante per il corpo e per il viso

Questa crema è un ottimo rimedio contro il freddo, anche se la sua forte azione idratante può essere sfruttata in ogni periodo dell'anno. La vaniglia dona al composto un delicato odore dolciastro, ma possiamo personalizzarla con qualsiasi olio essenziale a nostra scelta. Gli ingredienti sono:

  • 60 gr. di olio di mandorle dolci

  • un baccello di vaniglia

  • 7 gr. di cera d'api

  • 25 gr. di burro di karitè, meglio se grezzo


Per realizzare questa crema dobbiamo prima preparare un oleolito alla vaniglia. In questo caso si può usare il metodo a caldo, che è più veloce e ugualmente valido: si mettono i 60 gr. di olio di mandorle in un vasetto provvisto di coperchio che chiuda bene, si taglia il baccello di vaniglia in 2, si raschiano i semini che ci sono all'interno e si fanno cadere nell'olio. Poi si fa a pezzetti il baccello di vaniglia, si aggiunge al composto e si chiude bene il tappo. A questo punto il barattolo va messo per un'ora e mezzo a bagnomaria, a fuoco lento, per ottenere l'oleolito che andrà poi filtrato con un telo di cotone. Nel frattempo vanno pesati gli altri ingredienti, sciolti a bagnomaria e uniti all'oleolito. Quando il composto è ben amalgamato lo versiamo in barattolini lavati e passati con alcool e lasciamo indurire per una notte.


La consistenza di questa crema è simile a quella di un balsamo per le labbra molto morbido. Appena la spalmiamo lascia la pelle leggermente unta, ma questo effetto scompare nel giro di pochissimi minuti lasciando l'epidermide morbida e idratata; in più la protegge dal freddo.


Non avendo acqua nella preparazione può essere conservata abbastanza a lungo, fino a 6 mesi. È sempre opportuno sterilizzare bene gli accessori che utilizziamo e produrre sempre piccole quantità di crema, da consumare in tempi brevi.

Burro cacao senza cera d'api

Non sempre è facile reperire la cera d'api e per questo ho scelto una ricetta più semplice di quelle che in genere si trovano, ma con ottime qualità idratanti. Il procedimento è davvero semplicissimo, gli ingredienti di facile reperibilità:

  • 3 gr. di burro di cacao

  • 3 gr. di burro di karitè

  • 3 gr. di miele

  • 5 gocce di olio di jojoba

  • 3 gocce di olio essenziale a scelta (facoltativo)

  • il contenitore di un burro cacao o di un rossetto finito e lavato per bene passato con alcool a 95° oppure un semplice contenitore piccolo, con il tappo.

Pesiamo gli ingredienti con una bilancina di precisione. Può essere utile sapere che un cucchiaino da tè equivale a 5 grammi.


Sciogliamo burro di cacao e di karitè a bagnomaria. Aggiungiamo il miele, l'olio di jojoba e l'olio essenziale e versiamo nel contenitore, facendo attenzione che non ci siano fori sul fondo. Mettiamo in freezer per 5 minuti e poi in frigo per una giornata.


Con questa ricetta semplice si ottiene un burro cacao compatto, ideale da mettere nel contenitore di un rossetto esaurito.

Acqua di rose

Produrre in casa l'Acqua di rose è davvero facilissimo; abbiamo bisogno di:

  • rose: una decina se le avete grandi, se sono piccole vanno raddoppiate le quantità

  • 700 gr. circa di acqua demineralizzata

  • olio essenziale alla rosa (facoltativo)

  • alcool alimentare nella quantità del 20% rispetto al peso dell'acqua di rose che vi è rimasta dopo il processo di bollitura (facoltativo)

Vanno utilizzati solo i petali, per poi procedere a una scelta di quelli più integri. Dobbiamo utilizzare rose che non abbiano subìto alcun trattamento antiparassitario altrimenti si vanifica l'aspetto naturale del composto.


Mettiamo in una pentola i petali e l'acqua e facciamo bollire per circa 15 minuti, finché vedremo le rose perdere il loro colore. Facciamo raffreddare il composto e lo versiamo in un barattolo chiuso e ben lavato con acqua e con l'ultima passata di alcool a 95°. Lasciamo riposare una decina di ore al buio.


Passiamo ora al filtraggio: con l'aiuto di un colino a trama stretta, versiamo il composto e le rose e pigiamo bene per far uscire tutta l'acqua.

In questo momento abbiamo già la nostra acqua di rose e possiamo iniziare a usarla tenendo presenti alcune semplici informazioni:

  • Questo composto non profumerà affatto di rosa, quindi se vi interessa la profumazione vanno aggiunte 2-3 gocce di olio essenziale.

  • Questa acqua di rose non si conserva per più di una settimana in frigorifero. Per questo propongo due metodi di conservazione: si può aggiungere il 20% di alcool rispetto al peso dell'acqua di rose che avete ottenuto oppure si può mettere in freezer. Io utilizzo delle formine per il ghiaccio strette e lunghe in modo da poterle prendere e mettere direttamente nella bocca del contenitore facendole sciogliere di volta in volta.

Utilizzare l'alcool non è problematico: è presente in quantità ben maggiori del 20% anche in prodotti di alta qualità per bambini. Se avete dei dubbi potete provarlo su una piccola parte di epidermide. È comunque un ingrediente migliore di tanti altri conservanti che ci sono in commercio.

Deodorante stick

Ingredienti:

  • 3 cucchiai di burro di karitè

  • 3 cucchiai di bicarbonato di sodio

  • 2 cucchiai di burro di cacao

  • 2 cucchiai di maizena (amido di mais)

  • 3 gocce di tocoferolo (in farmacia)

  • 5 gocce di olio essenziale a scelta 

Mettiamo a sciogliere a bagnomaria karitè, burro di cacao, bicarbonato e maizena.

Quando gli ingredienti sono ben disciolti aggiungiamo il tocoferolo15 (vitamina E), che serve per conservare la nostra composizione, e gli oli essenziali. Mescoliamo e coliamo nei contenitori che prima abbiamo lavato per bene e passato con un po' d'alcool a 95°.


La composizione va messa in frigorifero a stabilizzare e poi è pronta per essere usata. L'unica cosa che potrebbe essere fastidiosa è che la crema ottenuta è piuttosto compatta e non facile da spalmare. Per rimediare è sufficiente colarla nel contenitore del deodorante roll-on finito e disinfettato.

Deodorante spray

Un'alternativa ancora più semplice per fare in casa un deodorante efficace è la seguente:

  • 4 cucchiai di bicarbonato

  • 50 ml. di acqua distillata

  • 10 gocce di olio essenziale a scelta

Mettiamo nell'acqua distillata il bicarbonato. In questo modo andremo a fare una soluzione satura di bicarbonato, che lasciamo riposare qualche ora. Successivamente mettiamo il composto in un contenitore spray, versando solo la soluzione e non il residuo di bicarbonato che rimane sul fondo.


Ora aggiungiamo l'olio essenziale a scelta. Il tea tree, essendo un antibatterico, è il più consigliato. Un valido rinfrescante è la menta piperita, oppure la lavanda, che avendo anche proprietà lenitive è consigliata a chi ha la pelle più delicata.


Il composto deve essere agitato prima dell'uso perché l'olio essenziale non si scioglie nell'acqua. Non c'è bisogno di nessun tipo di conservante perché essendo una soluzione satura di bicarbonato, che è un ingrediente basico, è difficile che ci sia proliferazione batterica.


Rimangono sempre validi i consigli di igiene e sterilizzazione dei contenitori e la preparazione di piccole dosi, da consumare in tempi brevi.

Pasta all'ossido di zinco per il cambio del pannolino

Questo preparato è davvero semplice e ha bisogno di pochissimi ingredienti:

  • 30 gr. d'olio di mandorle dolci senza profumazione

  • 30 gr. d'olio di vinaccioli

  • 40 gr. di ossido di zinco in polvere (si trova in farmacia)

Mescoliamo insieme i tre ingredienti e otterremo un'ottima pasta da mettere al cambio del pannolino, o al bisogno.


Il composto, non contenendo acqua, non è soggetto a proliferazione di batteri, ma è comunque bene utilizzarlo in una settimana.

Gel ai semi di lino
  • 80 gr. di semi di lino

  • mezzo litro d'acqua distillata

  • 1 cucchiaino di miele

  • 1 cucchiaino di succo di limone

  • mezzo cucchiaino di glicerina

  • un pizzico di sale

Per questa preparazione serve un colino a maglia non troppo fitta, in modo che passino i semi di lino.


Mettiamo i semi all'interno del passino in una pentola abbastanza grande, come se dovessimo metterli a bagnomaria, e ci versiamo l'acqua sopra (è importante che i semi stiano nell'acqua). Lasciamo riposare per 5 minuti, accendiamo il fornello a fiamma bassa e dal momento del bollore calcoliamo 10 minuti. A questo punto spegniamo e lasciamo riposare altri 5 minuti, senza toccare il composto.


Togliamo il colino con i semi e avremo così ottenuto il gel. Aggiungiamo il sale e mescoliamo bene fino a quando non si sarà sciolto e di seguito aggiungiamo tutti gli altri ingredienti, che renderanno il nostro gel più idratante e più fissante. Mescoliamo bene e conserviamo nel congelatore, ad esempio con i contenitori per il ghiaccio. Sono ottimi quelli in silicone, in modo da avere piccole monoporzioni da utilizzare al bisogno.


Questo gel può essere usato come impacco, come preshampoo ma anche come doposhampoo senza risciacquo sui capelli bagnati.

Testimonianza:

Silvia Pasqui
Silvia Pasqui è una blogger appassionata e mamma di due bambine. Silvia condivide le sue esperienza di maternità attraverso il blog Piacere di Conoscerti (www.piacerediconoscerti.it) dove, con parole e immagini, racconta una vita fatta di cose semplici, autoproduzione, orto, giocattoli fai da te e molto altro.

La mia svolta è avvenuta circa tre anni fa con l'arrivo della mia prima bambina, anche se in tutta la mia vita ho sempre avuto l'istinto di mangiare, curarmi e vestire naturale. Prima però il mio impegno era superficiale, mi “fidavo” di ciò che era riportato sulle confezioni o nelle pubblicità e sebbene leggessi l'etichetta non sapevo bene cosa e come cercare!


Invece con l'arrivo di un figlio le domande che ti fai esigono delle risposte concrete, vere, testate, non puoi più solo fidarti delle pubblicità, che troppo spesso non sono veritiere, ma devi cercare e cercare, informarti, sapere!


La pelle di un bambino è molto più delicata di quella di un adulto e mia figlia è davvero molto sensibile da questo punto di vista. Da qui è nata la ricerca di prodotti realmente naturali da poter utilizzare anche con lei, senza pensieri. Cercando sul web ho trovato lo “strumento per eccellenza” per quanto riguarda l'informazione, il Biodizionario.


Con il tempo ho imparato anche ad autoprodurre ciò che mi serve. Non tutto ovviamente, ma alcune cose molto semplici sono diventate una routine, in casa e in famiglia. Ho iniziato sperimentando, ho fatto il sapone con i miei nonni carpendo preziosi consigli. La semplicità è sempre stata un motto per me. Per la maggior parte delle ricette abituali, quelle che faccio sempre e che ho proposto, non c'è nemmeno bisogno di uscire a fare la spesa, perché abbiamo in casa o in giardino tutto ciò che ci occorre e in poco tempo riusciamo a preparare un olio o una crema o un deodorante con ingredienti sicuri.


L'autoproduzione è quindi un piccolo sforzo per ottenere un grande risultato, utilizzare ciò che Madre Natura ci offre, senza aggiungere additivi o sostanze studiate in laboratorio, è una grande soddisfazione oltre che un grande risparmio economico e ambientale.


Purtroppo mi rendo conto che, come facevo io fino a non molto tempo fa, la maggior parte della gente non fa alcuna attenzione a ciò che compra, nemmeno quando quei prodotti sono destinati alla pelle delle persone che più amiamo, quella dei bambini.


La pubblicità spesso ci offre immagini idilliache e per niente veritiere, a volte utilizzate da generazioni, con marchi noti e riconoscibili; poi, andando a fondo, si scopre che contengono componenti di derivazione petrolifera. Per esempio molte creme e oli destinati ai bambini hanno al primo posto nella lista degli ingredienti (INCI) il “paraffinum liquidum”, uno scadente derivato della raffinazione del petrolio, un ingrediente inquinante, non biodegradabile e per di più inserito dalla direttiva europea tra i cancerogeni di classe II. La paraffina è considerata cancerogena dalla comunità europea, ma a causa di un cavillo “è cancerogena per via delle impurità contenute” e se dichiarata pura dal produttore può essere ancora usata in cosmetica. Il motivo è semplice: è economica e non irrancidisce! Questo è solo un esempio di ciò che si trova in circolazione e che si può evitare solo grazie a un po' di informazione in più.


Ovviamente il mercato dei cosmetici non è fatto solo di questo, molti marchi seri e davvero validi lavorano nel rispetto di “uomo e natura” e ci vendono i loro prodotti a un costo un poco più elevato ma con grande attenzione e rigore nel rispettare la qualità di tutti gli ingredienti che compongono il prodotto. Di solito nel caso di queste aziende “serie” possiamo anche evitare di leggere l'INCI se sulla confezione è riportata la certificazione Ecolabel o il simbolo del cosmetico biologico/organico.


Questo argomento è vastissimo e possiamo facilmente evitare molti rischi componendo noi stessi i nostri prodotti per la cura della persona… meglio mettersi addosso olio d'oliva che petrolio, no?


Una conseguenza importantissima dell'autoproduzione cosmetica è il bene che facciamo al nostro pianeta: gli ingredienti naturali che utilizziamo, oltre a nutrire la pelle senza danneggiarla, non avranno alcun impatto negativo.


Un altro passaggio importante nella mia vita di mamma è stato quello di prendere coscienza della reale emergenza ambientale sul tema dei rifiuti. La cura del corpo comprende l'uso di pannolini per bambini e assorbenti femminili usa e getta. Nella mia esperienza ho fatto un utilizzo misto di pannolini lavabili e usa e getta. Non avevo ancora chiara la loro effettiva positività, mi spaventava il lavaggio frequente. Ma un'accortezza che ho avuto durante la crescita della mia prima figlia è stata quella di leggere in lei il bisogno di fare popò, un “trucco” per utilizzare meno pannolini. Non lavorando fuori casa ho potuto dedicare alla mia bambina molto tempo e con un po' di esperienza sono riuscita a capire i momenti in cui aveva bisogno e portarla direttamente sul wc. Già dai 4 mesi sono riuscita a non farle sporcare più “quasi” nessun pannolino con la popò: un grande risparmio e una bella comodità, specie quando andavamo in giro!


Una vita più verde e in accordo con la natura è una grandissima gioia e un inno alla vita.

Eco-famiglie
Eco-famiglie
Elisa Artuso
Riflessioni, esperienze, idee per una maggiore consapevolezza e un orientamento più sostenibile.Suggerimenti e proposte concrete per essere più ecologici e per insegnare ai nostri figli il valore dell’eco-sostenibilità. Eco-famiglie di Elisa Artuso raccoglie proposte concrete per essere più ecologici senza spendere una follia, per ridurre i consumi inutili e per insegnare ai bambini il valore dell’eco-sostenibilità, consigli pratici per organizzare gli acquisti, ricette di autoproduzione, proposte creative per giocare, andare in vacanza e gestire i rifiuti. Ogni capitolo è corredato da testimonianze di chi sta sperimentando un’ecologia nuova e concreta, senza estremismi: il vero cambiamento parte dalle piccole cose, se si pensa solo in grande si rischia di non iniziare mai.Un cambiamento concreto che ci consenta di consegnare alle generazioni future un ambiente salutare e pulito non è solo necessario, ma improcrastinabile, e può avvenire solo se le famiglie imparano a costruire relazioni virtuose tra di loro, che aiutino a modificare gradualmente le abitudini all’insegna del consumo critico e responsabile, della mobilità sostenibile, di un nuovo modo di vedere la pulizia e la propria cura personale, di costruire le nostre case e di gestire il nostro denaro. Conosci l’autore Elisa Artuso, libera professionista e blogger, si occupa di comunicazione digitale e scrive di ambiente ed infanzia.È socia fondatrice di un gruppo d’acquisto solidale e autrice di Mestiere di mamma, un blog-magazine per famiglie amiche dell’ambiente. Vive a Bassano del Grappa.