capitolo iv

La pulizia della casa

Nella casa ideale c'è abbastanza ordine da mantenere la salute
e abbastanza caos da mantenere la felicità.

Mestieredimamma.it

Cosa vuol dire pulito?

Il tema della pulizia, al pari del cibo, entra in un territorio personale: le nostre case rispecchiano il nostro stile di vita, il nostro modo di essere, le nostre passioni e i piccoli piaceri che ci concediamo.


Avere dei bambini piccoli mette alla prova qualsiasi resistenza allo stress in fatto di pulizia (e non solo!), di cura e ordine della nostra abitazione. È cosa risaputa che appena un neonato ha fatto il bagno, ed è stato cambiato, fa un rigurgito sulla tutina; che nella fase dello svezzamento i bambini raccolgono le briciole cadute durante il pasto gattonando sotto al tavolo; che appena fai una cosa qualcuno la disfa e che il disordine potrebbe regnare sovrano. Tenere pulita e ordinata la casa con dei bambini piccoli è certamente un compito arduo, ma ci si deve intendere sul significato del termine pulito. Il disordine e l'apparente sporcizia ci mettono in imbarazzo nei confronti di ospiti o amici che ci vengono a trovare, anche se – diciamocelo – il più delle volte si tratta di sporco superficiale, che in modo semplice e veloce può essere rimosso perché viviamo in appartamenti o abitazioni mediamente salubri.


Ognuno gestisce la casa seguendo il proprio istinto, in alcuni periodi accetta con un po' di sopportazione quello che non riesce a fare, adattandosi ai limiti dovuti al poco tempo a disposizione e concedendosi, se può, qualche piccolo aiuto.


La pubblicità e la confezione dei prodotti per la pulizia della casa ci spingono ad associare il pulito a ciò che è bianco, profumato, lucido. A volte alla pulizia viene associata anche la forza: il detersivo è maschio e aiuta con la sua forza sgrassante chi deve pulire, come il famoso “Mastro…”. Le campagne di comunicazione delle aziende di detergenti utilizzano anche stereotipi molto potenti, talvolta dal sapore un po' retrò, ma continuano a rinforzare il concetto di pulizia perfetta in una casa massimamente ordinata.

Una casa linda e profumata, in cui siano stati utilizzati detersivi di derivazione petrolchimica ha di certo un ottimo aspetto, ma apporta conseguenze negative sulla nostra salute e sull'ambiente. Moltissimi dei detergenti che utilizziamo ci vengono proposti come indispensabili e insostituibili, a volte miracolosi. Osservando gli scaffali dei negozi e dei supermercati ci accorgiamo che alcune tipologie di referenze sono in aumento, in particolare i prodotti specifici, a sfavore di quelli universali. Per indurre all'acquisto viene fatto credere al consumatore che ogni singola superficie necessiti di un prodotto particolare, più adatto ed efficace, aumentando il conto alla cassa e contribuendo alla diffusione di prodotti dannosi per l'ambiente e per la pelle.

L'aggressività dei detersivi e di molti cosmetici, per quanto possa essere accompagnata da una buona efficacia, è spesso responsabile dell'inquinamento interno all'abitazione: i detergenti industriali infatti rilasciano agenti inquinanti non solo nel suolo e nell'acqua1, ma anche nell'aria che respiriamo all'interno della nostra casa. La chimica e la sintesi, l'aggressività e la forza dei detersivi che rendono immacolato lo spazio in cui abitiamo e che utilizziamo per pulire tutte le superfici e il nostro vestiario, vanno quotidianamente a contatto anche con la nostra pelle e con la nostra bocca. Lo stesso avviene negli asili, nelle scuole, negli ospedali e in tutti i luoghi pubblici che frequentiamo.


Eppure la fobia per germi e batteri cresce a dismisura e con essa il desiderio di igienizzare, disinfettare, sterilizzare, con conseguenze negative anche per i batteri buoni, i microrganismi deputati al mantenimento della salute, quelli che proteggono ad esempio il sistema immunitario.


In Italia la spesa per detergenti e prodotti per la pulizia è in crescita, in particolare quella di prodotti che facilitano e velocizzano l'azione pulente, come i multifunzione, i 3 in 1 della lavastoviglie (detersivo, brillantante, sale). Si stima che il consumo annuo di prodotti per le pulizie domestiche sia di 25 chili pro capite, metà dei quali solo per il bucato2.

Pulire troppo con questi prodotti però ci indebolisce: sono in aumento dermatiti, allergie, asma, in particolare nei bambini. Ad esserne responsabili sono i profumi e i conservanti di sintesi contenuti nei detergenti, nei saponi e nei cosmetici.


Quindi il prossimo sabato, dopo che avrete pulito per bene la vostra casa, in ogni singolo angolo, cambiato le lenzuola

Detersivi ecocompatibili: perché usarli, come riconoscerli

Ci sono molti modi per diminuire l'impatto ambientale della detergenza domestica: si va dalla scelta di detersivi ecocompatibili, alla diminuzione dei prodotti acquistati, all'autoproduzione.


In generale la prima cosa da fare è usarne meno, affidarsi in maggior misura ai detergenti universali e non abbinarli mai: tutti noi usiamo detersivi senza conoscerne a fondo le caratteristiche chimiche, le dosi e i consigli d'uso. A volte utilizziamo in abbinamento prodotti che si annullano a vicenda e che quindi risultano inefficaci; con il risultato che siamo indotti ad aumentarne le quantità utilizzate.


I detersivi ecologici in genere hanno un costo più alto di quelli tradizionali e questo è un altro buon motivo per usarli con parsimonia e per dedicarsi a qualche esperimento di autoproduzione. Possiamo riabituarci a pretrattare i capi, come facevano le nostre nonne, lasciare che il detersivo agisca sulle superfici e sui tessuti e di conseguenza diminuire le dosi al momento del lavaggio.


Se non siamo esperti di chimica e non abbiamo conoscenze specifiche risulta difficile orientarsi, comprendere le etichette, capire davvero cosa stiamo acquistando. Purtroppo non è sufficiente scegliere un prodotto che si definisce ecocompatibile o a basso impatto ambientale. La dichiarazione che ritroviamo sulle confezioni che presentano il prodotto come ecologico o biodegradabile non sono sempre una garanzia.


Per me ad esempio è stato deludente scoprire che anche detersivi sedicenti ecologici potessero contenere ingredienti sintetici di derivazione petrolchimica, che si accumulano sull'ambiente e che, in alcuni casi, rientrano nella catena alimentare attraverso il cibo che mangiamo.


Grazie ad alcune accortezze si possono identificare i produttori che fanno sul serio scelte in controtendenza, che non si limitano a un'ecologia di facciata ma che hanno veramente a cuore la salute delle persone e dell'ambiente.


Un buon punto di partenza è verificare se stiamo acquistando prodotti certificati. Esistono certificazioni rilasciate da enti privati, come nell'alimentare (Aiab, Icea, ecc.) e il marchio Ecolabel, che è il marchio europeo di qualità ecologica. Questo promuove i prodotti e anche i servizi che presentano un minor impatto ambientale durante tutto il ciclo di vita: consumi di energia, controllo delle emissioni, uso responsabile delle materie prime. Le aziende che chiedono di certificare i loro prodotti e ottenere questo marchio devono rispettare i criteri stabiliti dalla Unione Europea. Il marchio Ecolabel viene concesso ai prodotti che hanno un impatto ambientale ridotto e può essere utilizzato negli Stati membri dell'Unione Europea.

Sul forum Promiseland3 si legge un interessante approfondimento su questo argomento.

Ecolabel calcola esattamente l'impatto ambientale che il prodotto avrà una volta che arriva nelle acque reflue, non gli interessa invece l'origine della materia prima. Il ragionamento che si fa a Bruxelles è che Ecolabel deve arrivare a coprire il 30% dei prodotti esposti in un negozio; se questo avvenisse istantaneamente, e se fosse imposto di usare “solo” sostanze di origine vegetale, sarebbe un disastro ecologico, perché le piantagioni di cocco e di palma sarebbero devastate da raccolte selvagge.
Ecolabel si pone l'obiettivo di contenere l'inquinamento dell'ambiente anche usando sostanze di origine o con parti di molecola di origine petrolifera. E siccome occorre, come dimostrato, andare piano per non creare sconquassi deleteri, io sono sostanzialmente d'accordo con questa logica.
Le certificazioni Bio invece (Ecocert, AIAB, Soil Association, ecc.) badano moltissimo all'origine della materia prima ma poco al suo destino nell'ambiente e in tutti i casi non lo calcolano scientificamente. È ovvio che sarà necessario che in futuro i due sistemi si integrino e si completino.

 

La certificazione Eco Bio Detergenza ICEA invece misura il CVDTox4 valutando l'impatto ambientale del prodotto finito.


Come consumatori abbiamo una marcia in più se riusciamo a distinguere i prodotti migliori, spiccatamente ecologici, realizzati con materie prime di origine vegetale, senza ingredienti di sintesi, lavorati in Italia e che generino pochi rifiuti dovuti al confezionamento: anche immettere meno plastica nella raccolta differenziata è un aspetto di cui tenere conto.


Al momento non è obbligatorio indicare sul flacone del detersivo tutti gli ingredienti che compongono la formula e quindi anche se ci sono delle informazioni scritte sulla confezione potrebbero non essere complete o esaustive. È obbligatorio però indicare un sito internet nel quale deve essere pubblicato l'elenco completo degli ingredienti secondo la nomenclatura INCI (International Nomenclature of Cosmetic Ingredients)5 che li riporta in ordine decrescente rispetto alla loro percentuale. Le nomenclature che ritroviamo nell'INCI per i non addetti ai lavori sono letteralmente incomprensibili: buona parte delle sostanze sono indicate con il nome comune in inglese mentre altre sono espresse in latino oppure, nel caso di estratti vegetali, con il nome botanico.


Uno strumento ottimo per comprendere la compatibilità con la salute e con l'ambiente della formula dei detergenti e dei cosmetici è la consultazione del “Biodizionario”6: un database che recensisce quasi 5.000 delle 6.200 sostanze utilizzate nella cosmesi e nelle detergenza. Digitando il nome di un componente INCI il Biodizionario offre un giudizio, dice se possiamo fidarci oppure no, se l'uso è consigliato o inaccettabile.


Il Biodizionario è uno strumento in evoluzione ed è il frutto del lavoro di Fabrizio Zago, un chimico industriale che si occupa di consulenza per l'industria dei detergenti e dei cosmetici sostenendo l'utilizzo di molecole naturali7.


Qui di seguito trovate qualche altro spunto di orientamento, certo non esauriente rispetto alla materia che è molto ampia e complessa, ma che vi darà almeno qualche informazione in più per fare scelte di acquisto più consapevoli.

I tensioattivi

La materia prima principale che la natura offre per realizzare un detergente spiccatamente ecologico è una materia grassa: olio di oliva, di colza, di girasole, di cocco. Dagli oli si ottengono i tensioattivi, sostanze che svolgono una funzione decisiva nella rimozione dello sporco. La maggior parte dei tensioattivi utilizzati nei detersivi tradizionali è di origine sintetica e spesso anche quelli di origine vegetale vengono etossilati, cioè addizionati di una frazione petrolchimica (che può andare dal 30 al 70%!). Per comprendere la loro azione pulente possiamo rappresentare i tensioattivi come dei fiammiferi: una parte, la capocchia, è idrofila e quindi ama l'acqua, l'altra parte, il gambo, è idrofoba e tende a legarsi alla parte grassa dello sporco, rendendolo solubile. Ogni volta che il detersivo viene a contatto con lo sporco si verifica questa semplice azione: il nostro fiammifero, e quindi le molecole di cui è composto il detergente, da una parte si legano allo sporco e dall'altra all'acqua e quindi con il risciacquo lo sporco magicamente se ne va.


I tensioattivi di origine vegetale sono mediamente efficaci ma fanno poca schiuma: dal momento che i consumatori associano psicologicamente la schiuma al potere lavante del prodotto, e quindi alla sensazione di pulito, le aziende tendono a etossilare anche i tensioattivi di origine vegetale, per ottenere ad esempio l'effetto schiuma, che a ben guardare non è per niente necessario.


Possiamo riconoscere i tensioattivi etossilati perché comprendono nel loro nome INCI il suffisso -TH, come ad esempio il “Sodium Coceth Sulfate”, un tensioattivo etossilato di origine vegetale realizzato con l'olio di cocco. La molecola non etossilata invece mantiene nel nome il suffisso -yl o -ato.


I tensioattivi di origine naturale inoltre sono classificati con un numero pari, per esempio C12 o C14, mentre quelli sintetici di derivazione petrolchimica o vegetali etossilati, con un numero dispari, per esempio C11 o C13. La C sta ad indicare il carbonio presente nelle molecole del detergente.


I tensioattivi di origine sintetica e quelli di origine vegetale etossilati hanno alcuni vantaggi che ho iniziato a considerare non necessari: sono più fluidi alle basse temperature e non si cristallizzano con il freddo, fanno più schiuma e sono leggermente più efficaci, aspetti ai quali sono disposta a rinunciare, proprio a favore di una maggiore ecocompatibilità e di un'azione meno aggressiva sulla pelle.

Sbiancante ottico

Quando estraiamo la biancheria dal cestello della lavatrice abbiamo un bisogno: che il nostro bucato sia bianco e possibilmente profumato.


Il 95% dei detersivi, sia liquidi che in polvere, contengono lo sbiancante ottico, una sostanza allergizzante, responsabile dell'insorgenza di eczemi e dermatosi, una sostanza che tende ad accumularsi negli organi degli animali e nelle radici delle piante e che si degrada molto lentamente. E oltre al danno, la beffa: gli sbiancanti ottici sono utilizzati nelle formule dei detersivi per puri motivi estetici, si depositano nelle fibre dei tessuti che vengono percepiti come bianchissimi, esclusivamente per un effetto ottico. Per eliminare lo sbiancante ottico da un tessuto occorrono almeno quattro lavaggi, ma lo sporco, quel grigietto che ci dà tanto fastidio, in realtà rimane sulle fibre ed è solo nascosto! È quello il “bianco che più bianco non si può” e sta a noi scegliere se accettare questa presa in giro o cercare alternative ecocompatibili per ottenere un effetto simile.


Lo sbiancante o candeggiante ottico è chiaramente indicato in tutte le etichette dei detersivi, quindi ce lo dicono pure che ci stanno prendendo in giro!


Se acquistiamo un detersivo senza sbiancante ottico possiamo compensarne la funzione con l'uso del percarbonato sbiancante, che non è altro che acqua ossigenata solida: va aggiunto in minime quantità al detersivo per la lavatrice; a una temperatura di almeno 40° l'ossigeno si libera producendo un effetto realmente sbiancante del tessuto. All'aumentare della temperatura aumenta l'efficacia.

Complessanti

Sono componenti dei detergenti che hanno la funzione di addolcire l'acqua e potenziare l'effetto dei tensioattivi; in più evitano che lo sporco si depositi nuovamente sul bucato o sugli elettrodomestici. Quelli maggiormente utilizzati non sono biodegradabili e finiscono per inquinare gli ambienti marini, arrivando a solubilizzare i metalli pesanti, contaminando quindi la fauna marina e portando il danno alimentare nei nostri piatti. I più dannosi sono l'EDTA, l'NTA, i Policarbossilati, le Zeoliti.

 

Le complesse formule dei detersivi contengono anche profumi, conservanti, coloranti ed enzimi: il profumo forse non è necessario ma a volte è utile a eliminare le esalazioni poco gradevoli dei tensioattivi, i coloranti hanno solo fini estetici, i conservanti e gli enzimi aiutano nella disgregazione dello sporco e svolgono un'azione conservante.


Alcune aziende produttrici particolarmente sensibili alle questioni ambientali non aggiungono profumi ai detergenti, che però vendono assieme a un flaconcino di oli essenziali da aggiungere a parte a proprio piacimento; altre utilizzano solo profumi di derivazione naturale e oli essenziali biologici.

Pochi ma buoni

Quando ho iniziato ad avvicinarmi a questi aspetti, pur con la consapevolezza della vastità dei temi, ho smesso di utilizzare prodotti per la pulizia di derivazione sintetica, ho iniziato a leggere le etichette e a consultare il Biodizionario.


Ci sono davvero tante, tantissime aziende che producono detergenti realmente ecologici e i loro costi sono inevitabilmente più elevati, soprattutto se lavorano importando gli oli che utilizzano attraverso progetti solidali e se lavorano solo in Italia.


La prima mossa da fare per non spendere una follia e pulire consapevolmente è quella di diminuire sensibilmente i prodotti che usiamo, ma dobbiamo sapere come gestirne di meno e come sostituirli, se serve, con detersivi autoprodotti semplici da realizzare, efficaci e a basso impatto ambientale.


Tra le corsie dei supermercati ci vengono proposti una quantità di flaconi e bottigliette per nulla necessari e che a volte non conosciamo nemmeno.

Tra i classici, quelli che usavano anche le nostre mamme, alcuni si possono tranquillamente eliminare: l'ammorbidente in primis, ma anche i prodotti per lavare i vetri, l'anticalcare, il brillantante (che mangiamo con la pastasciutta del giorno dopo).

Personalmente nei periodi in cui il tempo me lo concede amo sperimentare piccole ricette di autoproduzione, ma – per chi non ha un briciolo di tempo – acquistando solo il detersivo per il bucato, quello per la lavastoviglie e uno universale non serve davvero altro.


A dire il vero per il bucato ne acquisto due e nel medio termine ho constatato un deciso risparmio: uno in polvere per i bianchi e uno liquido per i colorati e i delicati. Quando necessario aggiungo un cucchiaio di percarbonato per l'ammollo o nel lavaggio se c'è bisogno di igienizzare (ad esempio per pannolini o assorbenti lavabili).


Un detersivo universale opportunamente diluito offre soluzioni per tutto il resto e i costi diminuiscono in maniera sensibile.


In alternativa ad alcuni prodotti convenzionali come anticalcare, disincrostante, ammorbidente e brillantante si può utilizzare unicamente l'acido citrico, che si acquista in polvere8.

Semplici ricette di autoproduzione

Aceto

L'aceto di vino bianco o quello di mele, che ha un odore meno forte, si può utilizzare con ottimi risultati perché ha un grande potere detergente e sgrassante. Non va utilizzato in abbinamento al bicarbonato, non va usato sul marmo, sul travertino, sui parquet in legno e non va aggiunto ad altri detersivi: in lavastoviglie e in lavatrice va aggiunto alla fine, prima dell'ultimo risciacquo.


L'uso dell'aceto per le pulizie è abituale in molte famiglie: semplice da preparare, ecologico, economico ed efficace.

Alcuni pratici utilizzi dell'aceto:

  • Nel lavaggio a mano delle stoviglie: è sufficiente aggiungerne qualche goccia nell'acqua per rendere brillanti le stoviglie.

  • Per togliere le macchie di bruciato dalle pentole, facendolo bollire con un po' d'acqua nella pentola sporca.

  • In aggiunta all'acqua calda del mocio per pulire i pavimenti e le piastrelle.

  • Per eliminare il calcare dalle superfici, lasciando agire.

  • Per pulire vetri, sanitari e in generale tutte le superfici lavabili.


Spruzzino di acqua e aceto

Mettere in uno spruzzino riciclato una parte di aceto e tre parti di acqua, meglio se calda. Se aggiungiamo qualche goccia di olio essenziale (menta, lavanda, rosmarino) rilascia un profumo più gradevole.


Possiamo utilizzarlo per pulire, anche con funzione di anticalcare:

  • i sanitari del bagno

  • per pulire i vetri, da asciugare poi con carta da giornale

  • per pulire i fornelli in acciaio, il frigorifero e il congelatore, per deodorare il wc, togliere odori sgradevoli dalla lavastoviglie.


Acido citrico

L'acido citrico è un acido presente negli organismi vegetali: il succo di limone, ad esempio, ne contiene dal 5 al 7%, ma è presente anche nella frutta e in molti altri alimenti. Viene estratto e cristallizzato e ha molte applicazioni nella detergenza ecologica.


Ecco alcune modalità d'uso:

  • Su tutte le superfici lavabili: si può applicare una soluzione al 15% (ottenuta sciogliendo 150 gr. di prodotto in un litro di acqua distillata), per eliminare le incrostazioni calcaree: si lascia agire qualche minuto e poi si risciacqua.

  • In lavatrice come disincrostante: ogni mese versare un litro di una soluzione al 15% direttamente nel cestello e avviare un programma a vuoto ad alta temperatura.

  • In lavatrice come ammorbidente: versare 100 ml. di una soluzione al 10% nella vaschetta dell'ammorbidente.

  • In lavastoviglie come brillantante: riempire la vaschetta del brillantante con una soluzione al 15% e regolare l'indicatore al massimo.


Bicarbonato di sodio

Il bicarbonato di sodio ha un forte potere pulente, costa pochissimo e non inquina. È solubile in acqua e ha la capacità di assorbire gli odori. Il bicarbonato si può utilizzare per la pulizia della casa, in cucina, per l'igiene personale (ha proprietà deodoranti ed emollienti) e anche per la cura e la pulizia degli animali domestici.


Alcuni pratici utilizzi del bicarbonato di sodio:

  • Sciolto in acqua, per l'igiene quotidiana di lavandini, lavelli, vasche, docce. L'ideale è una soluzione al 10%, cioè di 100 grammi per litro.

  • Come assorbiodori: mettendo un contenitore aperto pieno di bicarbonato all'interno del frigorifero da sostituire ogni due mesi. Lo stesso può essere fatto all'interno di armadi, scarpiere, ripostigli o anche, cospargendolo puro, nelle lettiere degli animali.

  • Per pulire a secco i tappeti cospargendoli uniformemente di bicarbonato che va lasciato agire per un giorno e una notte e poi aspirato.

  • Per eliminare i cattivi odori nella lavastoviglie è sufficiente metterne un cucchiaio sul fondo prima del lavaggio.


Lisciva di cenere

Chi ha a disposizione un caminetto o una stufa e quindi si ritrova con discrete quantità di cenere la può utilizzare per fare la lisciva, un detergente ecologico efficacissimo. Prepararla è molto semplice: va riempita una pentola con una parte di cenere e cinque parti di acqua e lasciata bollire per circa due ore. Il composto che si ottiene, la lisciva, va fatto riposare e poi filtrato più volte con l'aiuto di un passino o, meglio ancora, di uno strofinaccio finché non diventa limpido e trasparente.


Per non eccedere nell'uso (visto che la somiglianza con l'acqua può indurre a un consumo inutilmente esagerato) si può aggiungere una goccia di colorante alimentare. La lisciva va conservata in flaconi chiusi e utilizzata in uno spruzzino. Essendo un prodotto fortemente alcalino, è meglio proteggere le mani e gli occhi durante l'uso.


Usi della lisciva:

  • Per lavare vetri e piastrelle, piani cottura e in genere tutte le superfici lavabili (esclusi marmo e legno).

  • Per la pulizia del pavimento, aggiungendone 100 ml. al secchio del mocio.

  • In lavatrice come sbiancante o per migliorare l'efficacia del detersivo abituale (circa 80 ml.).

 

Il sito Detersivi Bioallegri9 offre una meravigliosa guida all'autoproduzione di detersivi fai da te e innumerevoli consigli per chi vuole provare a ridurre i detergenti che ha in casa e trovare la soluzione ecologica a ogni problema.

Testimonianza:

da un g.a.s. a un'azienda di detersivi
Silvia e Luca hanno sperimentato l'autoproduzione per il gruppo d'acquisto solidale di cui fanno parte e poi si sono lanciati in un'avventura imprenditoriale che li ha portati a fondare un'azienda di detergenza e cosmesi ecologica. Silvia è laureata in chimica e tecnologie farmaceutiche con esperienze lavorative in campo omeopatico ed erboristico. Luca è un geometra con la passione per la bioedilizia da 15 anni. Si conobbero in sala parto quando vennero alla luce i rispettivi figli: quello di dare luce a qualcosa di nuovo e vitale sarebbe stato il loro pallino.

Nel 2003 abbiamo scoperto che i detersivi acquistati dal g.a.s. di Rimini, del quale facevamo e facciamo tutt'ora parte, non erano propriamente ecologici. Cominciammo così una ricerca approfondita in un settore che era oscuro ai più. Con l'aiuto di un chimico scoprimmo che il termine “ecologico” riportato su tante etichette non raccontava una verità o lo faceva solo in parte. Con la leggerezza incosciente che hanno i romagnoli nell'affrontare la vita, ci mettemmo in testa che era possibile realizzare dei prodotti che rispondessero alle nostre esigenze.


I criteri che ci eravamo dati erano assai rigorosi: assenza di derivati petrolchimici, conservanti di grado alimentare, esclusione di tutti quegli ingredienti che servivano solo a rendere gradevole l'aspetto del prodotto, ma che sono scarsamente biodegradabili e per ultimo, ma non meno importante, che fossero efficaci tanto quanto un prodotto convenzionale.


Questo ultimo aspetto era fondamentale: il nostro g.a.s. aveva cambiato diversi produttori perché, a prescindere dall'ecologicità, i risultati di lavaggio non erano del tutto soddisfacenti.


Dopo circa 6 mesi di prove, preparammo un piccolo quantitativo dei vari prodotti base per la pulizia della casa: bucato liquido, liquido piatti, polvere lavatrice e polvere lavastoviglie. Li distribuimmo ad alcune famiglie del g.a.s. assieme all'equivalente prodotto convenzionale leader di mercato e a un questionario nel quale chiedevamo il grado di soddisfazione, il tipo di confezione più gradito, ecc.


Dopo qualche settimana analizzammo i questionari e scoprimmo che i prodotti avevano raccolto un buon numero di consensi! A quel punto dovevamo decidere cosa fare: era stato semplicemente un gioco per divertirsi a “pastrocchiare” o poteva essere qualcosa di più? Nessuno dei due aveva grossi capitali da parte, se non quelli frutto del lavoro delle rispettive famiglie, nessuno dei due aveva un padre capitano d'azienda che potesse riconvertire la ditta. Decidemmo quindi di investire i nostri soldi nella ricerca, produzione e acquisto di un piccolo lotto di detergenti. Non fu facile trovare un terzista che ascoltasse le richieste di due romagnoli che volevano un limitato numero di pezzi, formulati con ingredienti “strani” e che non stavano ad ascoltare i consigli su come si doveva formulare un prodotto “ecofurbo”! Ma non desistemmo nella ricerca e dopo qualche tempo, nel garage dei suoceri di Silvia, arrivò la prima produzione di quella che era la nostra nuova creatura: l'azienda Officina Naturae, ovvero officina della natura.


Erano circa 5.000 pezzi tra taniche da 5 litri e sacchi da 3 chili. Avevamo un garage pieno di prodotti, nessun cliente, ma un sacco di entusiasmo! Nello studio di geometra di Luca collegammo un computer e una linea telefonica e nel luglio del 2004 Silvia lasciò il lavoro; così iniziò l'avventura.


Le rispettive famiglie erano state logicamente informate di quello che sarebbe stato un forte cambiamento: le entrate si sarebbero ridotte, sarebbe mancato uno stipendio, ma la scelta fu condivisa immediatamente.

L'anno precedente, durante l'incontro nazionale dei g.a.s., svoltosi a Firenze all'interno della fiera Terra Futura10, una componente del g.a.s. di Rimini aveva accennato all'assemblea che un paio di “gasisti” riminesi stavano alambiccando per creare una linea di detersivi per i gruppi d'acquisto solidale. Il tam tam nelle mailing list e nei gruppi era partito: chi erano questi due romagnoli che si erano buttati in questa esperienza?

Non avevamo una rete commerciale, eravamo dei perfetti sconosciuti nell'ambito della detergenza, come farsi conoscere? Decidemmo che il primo luogo nel quale Officina Naturae si sarebbe presentata era il Convegno Nazionale dei Bilanci di Giustizia al Passo della Mendola in provincia di Bolzano. Il padre di Silvia ci prestò il suo furgone, caricammo detersivi e famiglie e partimmo. Da quel momento abbiamo continuato imperterriti a frequentare le fiere di settore o, invitati dai vari g.a.s. in giro per l'Italia, a raccontare la nostra storia e fornire gli strumenti affinché chiunque possa diventare un consumatore un po' più critico e riesca a capire qualcosa di più quando si trova di fronte all'etichetta di uno shampoo o di un detersivo.


Attualmente la maggior parte della clientela è ancora costituita dai g.a.s. e a seguire da negozi del settore biologico o botteghe del commercio equo.


Col tempo Officina Naturae si è consolidata e, in completa controtendenza, è riuscita ad assumere del personale. La ricerca avviata nel 2003 è ancora continua: non ci siamo fermati. Di recente siamo riusciti ad ottenere alcuni ingredienti idonei per la creazione di detersivi da oli italiani, cercando di accorciare il più possibile la filiera.


Spesso Officina Naturae è citata come una delle poche realtà, se non l'unica, che è nata realmente dal basso, dal desiderio di due persone che sono riuscite a trasformare una propria esigenza di vita in un lavoro gratificante.

Eco-famiglie
Eco-famiglie
Elisa Artuso
Riflessioni, esperienze, idee per una maggiore consapevolezza e un orientamento più sostenibile.Suggerimenti e proposte concrete per essere più ecologici e per insegnare ai nostri figli il valore dell’eco-sostenibilità. Eco-famiglie di Elisa Artuso raccoglie proposte concrete per essere più ecologici senza spendere una follia, per ridurre i consumi inutili e per insegnare ai bambini il valore dell’eco-sostenibilità, consigli pratici per organizzare gli acquisti, ricette di autoproduzione, proposte creative per giocare, andare in vacanza e gestire i rifiuti. Ogni capitolo è corredato da testimonianze di chi sta sperimentando un’ecologia nuova e concreta, senza estremismi: il vero cambiamento parte dalle piccole cose, se si pensa solo in grande si rischia di non iniziare mai.Un cambiamento concreto che ci consenta di consegnare alle generazioni future un ambiente salutare e pulito non è solo necessario, ma improcrastinabile, e può avvenire solo se le famiglie imparano a costruire relazioni virtuose tra di loro, che aiutino a modificare gradualmente le abitudini all’insegna del consumo critico e responsabile, della mobilità sostenibile, di un nuovo modo di vedere la pulizia e la propria cura personale, di costruire le nostre case e di gestire il nostro denaro. Conosci l’autore Elisa Artuso, libera professionista e blogger, si occupa di comunicazione digitale e scrive di ambiente ed infanzia.È socia fondatrice di un gruppo d’acquisto solidale e autrice di Mestiere di mamma, un blog-magazine per famiglie amiche dell’ambiente. Vive a Bassano del Grappa.