Madre e bambino, quindi, hanno bisogno di stare insieme: l’indipendenza reciproca non ha basi fisiologiche, né serve a nessuno. La relazione di dipendenza che si crea fra genitori e figli e l’ambiente che li circonda sono più che sufficienti per l’ottimale sviluppo psicofisico dei bambini. E poi, siamo proprio sicuri che gli adulti di oggi siano così indipendenti? Che cosa pretendiamo dai bambini se non diamo il buon esempio? L’indipendenza è davvero un valore? E quando invece diventa incapacità di relazionarsi col prossimo? Molti adulti di oggi sono figli dell’epoca in cui se un bambino piangeva, una volta pulito, nutrito e coperto, allora “si faceva i polmoni”. Il bravo genitore era colui che “domava” i propri figli fin dal principio; i bravi bambini quelli che non disturbavano gli adulti. Ancora oggi alcune madri sono convinte di dover “impostare” i neonati e puntualmente compaiono associazioni ed esperti che propongono metodi e corsi a tal fine. Ricordo mia madre che spesso mi ha raccontato: “Hai pianto la notte solo tutto il primo mese di vita, poi non hai pianto più e hai dormito fino alla mattina dopo”; questa era la triste normalità quaranta anni fa. Ma, a guardarsi un po’ intorno, la generazione di adulti così allevati può rivelare carenze affettive che si esprimono nelle vaste dipendenze da fumo, alcool, gioco, cibo, shopping compulsivo e nei rapporti affettivamente non equilibrati, basati su una dipendenza relazionale chiaramente infantile. Tutte queste dipendenze sembrano riempire vuoti le cui origini sono ben più lontane. Se gli adulti cresciuti allora come neonati indipendenti sono oggi così dipendenti, forse dobbiamo rovesciare la medaglia e cominciare a fidarci di ciò che è più grande e più potente di noi: la fisiologia, la natura e ciò che ogni bambino ha la capacità di comunicare fin dai primi istanti di vita.
Dobbiamo fidarci del nostro istinto di genitori e di ciò che i bambini ci comunicano.
L’indipendenza si acquisisce a partire dalla dipendenza.
Già la nascita è una prima importante tappa di autonomia. Consideriamo anche solo il primo respiro che improvvisamente il neonato compie da solo e che gli servirà da “allenamento” per il resto di tutta la sua esistenza: nessuno ancora ha pensato di insegnarglielo!
Il bambino ha necessità che si abbia fiducia in lui e nelle sue capacità di segnalare i propri bisogni, avendone una risposta adeguata.
Perché questo non significa viziare?
La buona notizia che stupirà molti è che tutti, ma proprio tutti i bambini, a un certo punto e con i propri tempi – e cioè quando saranno pronti e il loro bisogno di sicurezza sarà appagato – si staccheranno dal seno della propria madre, mangeranno da soli senza sporcarsi, dormiranno sereni nel proprio letto, cammineranno e correranno felici, stabili e senza farsi male, non useranno più pannolini. Ma non è finita qui. La notizia sensazionale, almeno così sembra a guardarsi un po’ intorno, è che ogni genitore può esplicare con tranquillità il proprio ruolo in maniera libera e autorevole, senza ricorrere a punizioni, minacce, ricatti, piccole corruzioni, regole coercitive basate sul potere, metodi inventati da altri, tate multimediali, figure professionali che a pagamento si materializzano in casa notte e giorno. I bambini cresciuti nel rispetto dei loro bisogni non avranno nulla a che vedere con i bambini tiranni o con i neonati maleducati citati in famosi testi di puericultura presenti sugli scaffali delle librerie delle nostre città.
La mia sensazione è che siamo di fronte a un paradosso, a un circolo vizioso.
I genitori, infatti, sono stati espropriati del proprio ruolo più fine, quello di essere esempio autorevole di vita per i propri figli e non soltanto uno strumento di applicazione di modelli educativi altrui, imposti dalla società e dalla cultura. Il crollo della famiglia patriarcale ha poi lasciato i genitori soli ad affrontare le richieste della società in termini di produttività lavorativa, inducendoli a trascurare la dimensione affettiva e relazionale nell’educazione dei propri figli. In più, l’ambiente scientifico e gli esperti continuano a sfornare manuali e teorie (peraltro spesso in contraddizione tra loro) basati sulle colpe dei genitori e dei bambini, creando di fatto un circolo vizioso dal quale emerge la perdita più totale della fiducia dei genitori in se stessi e nelle proprie capacità e competenze di accudimento.