prima parte - III

Il sonno condiviso nel mondo

Per la schiacciante maggioranza delle madri e dei bambini del pianeta il sonno condiviso è una pratica indiscussa. In gran parte dell’Europa meridionale, in Asia, Africa e America centrale e meridionale mamme e bebè dormono, di prassi, insieme. Sono molte le culture per le quali condividere il sonno è la norma fintanto che i piccoli non vengono svezzati, e c’è chi prosegue molto oltre questa tappa. I genitori (o i nonni) giapponesi spesso dormono in prossimità dei figli fintanto che questi non raggiungono l’adolescenza, descrivendo tale abitudine come un fiume – dove la madre è una sponda, il padre la sponda opposta, e il piccolo tra i due l’acqua. La maggioranza delle culture ancora viventi pratica forme di sonno condiviso e sono pochissime quelle in cui si arrivi anche solo a immaginare di poter accettare o desiderare di mettere i bambini a dormire da soli.


Nel mondo il sonno viene condiviso secondo le modalità più disparate. In America Latina, nelle Filippine e in Vietnam ci sono genitori che dormono con i figli posti su un’amaca accanto al letto. Altri sistemano il piccolo in una cesta di vimini nel letto, tra mamma e papà. I genitori giapponesi dormono accanto ai loro bimbi su stuoie di bambù o di paglia, oppure su futon (materassini a terra). Altri ancora si limitano a condividere la stanza mettendo il piccolo a dormire in una culla o in un lettino accanto al proprio, a portata di abbraccio. Gran parte delle culture che praticano di norma il sonno condiviso, in ogni sua forma, contano rarissimi casi di SIDS. La percentuale più bassa al mondo appartiene a Hong Kong, dove è assai comune condividere il sonno.


In realtà il sonno condiviso è, negli Stati Uniti, abitudine più diffusa di quanto non si pensi. La tipica casa americana prevede una stanza in cui viene posta la culla del bambino, e i genitori affermano che il loro piccino dorme nella culla. Eppure quando i ricercatori si addentrano in domande più specifiche riguardo il luogo in cui si passa la notte, si scopre che la maggioranza delle madri dorme con il proprio bimbo quasi tutte le notti. I genitori affermano di avere figli che dormono da soli, secondo la prassi sociale che vede i bambini dormire nella loro stanza e la coppia nella propria camera da letto; tuttavia si tratta di un quadro che non rappresenta fedelmente la realtà.

I Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie (CDC) di Atlanta raccolgono dati su tutti i fattori di stress prenatale e neonatale. Tali informazioni ci rivelano che il sonno condiviso non è affatto inconsueto per le famiglie americane. Circa il 68% dei bambini l’ha sperimentato almeno qualche volta. Ulteriori analisi dei dati reperiti mostrano come circa il 26% dei neonati e dei lattanti abbia vissuto questa pratica “sempre” o “quasi sempre”. Sommandoli ai bimbi che hanno condiviso il sonno “qualche volta”, risulta che, in qualsiasi momento, il 44% dei piccoli statunitensi dai 2-9 mesi dorma nel lettone1.


Il Giappone, altro Paese industrializzato, non solo detiene il tasso di mortalità infantile più basso (meno di 3 morti su 1000 nascite vive contro i circa 7 degli Stati Uniti), ma anche uno dei tassi di SIDS più contenuti al mondo (tra gli 0,2 e 0,3 morti su 1000 nascite vive contro i circa 0,5 morti su 1000 neonati degli Stati Uniti). La Japan SIDS Family Organization riporta che la percentuale di vittime della sindrome registrata in Giappone continua a scendere, essendo il tasso di madri fumatrici quasi pari a 0, e la percentuale di bambini allattati esclusivamente al seno del 70-75%. In effetti da un rapporto risulta che all’aumento di allattamento al seno e di condivisione del letto e al calo del numero di madri fumatrici corrisponde un calo dei casi di SIDS. Questi dati suggeriscono ancora una volta che non è la condivisione del letto in sé, ma il modo in cui essa viene praticata, a rappresentare un pericolo.


Interessante notare che se il numero dei casi di condivisione del letto in Giappone parrebbe non essere tanto diverso da quello statunitense, lo è tuttavia l’accettazione dei tale pratica come norma. Nel 1998 il 60% dei genitori giapponesi affermava di condividere il letto con i figli, solo il 16% in più rispetto agli Stati Uniti; a indicare che non è necessariamente la pratica del sonno condiviso a variare molto da cultura a cultura, bensì la sua accettazione sul piano sociale.

Di notte con tuo figlio
Di notte con tuo figlio
James J. McKenna
La condivisione del sonno in famiglia.L’antropologo James J. McKenna descrive i vantaggi del sonno condiviso, riportando le più recenti evidenze scientifiche che ne evidenziato i potenziali benefici. In passato dormire insieme ai propri figli era la norma in quasi ogni epoca e cultura. Oggi invece, questa pratica è fonte di innumerevoli interrogativi e occasioni per colpevolizzarsi.Dove far dormire i bambini è un tema assai controverso nella cultura occidentale poiché risveglia questioni legate all’ideologia della promozione dell’indipendenza degli individui, bambini compresi.Il timore di condividere il letto con un bambino è altresì alimentato dallo stile di vita comunemente accettato dalla cultura occidentale, secondo cui si dovrebbe lavorare tutto il giorno, stare con la famiglia soltanto la sera o nel fine settimana e dormire da soli, profondamente e per tutta la notte. Il letto, poi, è anche sinonimo di sesso, per cui dormire con un bambino risulterebbe sospetto.Di notte con tuo figlio sviscera e smentisce ogni teoria scientifica a sostegno dell’inopportunità, se non addirittura della pericolosità o dell’immoralità, di questa abitudine. James J. McKenna sovverte queste credenze culturalmente accettate, agendo da uomo di scienza: i suoi studi sul sonno dimostrano il legame che si crea durante la notte tra figlio e genitore, attraverso tracciati dei mutamenti fisiologici registrati in entrambi i soggetti addormentati e con filmati della loro danza notturna. Legame che, come lui ha dimostrato, ha un fondamento biologico misurabile.L’autore raccomanda il sonno condiviso, purché in situazioni di assoluta sicurezza, e ne illustra le diverse modalità, avvalendosi delle più recenti evidenze scientifiche a sostegno dei potenziali benefici del sonno condiviso e tanti utili consigli per prevenire eventuali rischi e inconvenienti.Pronti a scoprire gli innumerevoli benefici di stare tutti insieme nel lettone? Conosci l’autore James J. McKenna, titolare della cattedra di Antropologia Edmund P. Joyce C.S.C., nonché Direttore del Mother-Baby Behavioral Sleep Laboratory (laboratorio di ricerca sul sonno materno infantile) dell’Università di Notre Dame, è tra le massime autorità in materia di allattamento al seno in relazione alla SIDS (Sindrome della morte in culla) e al sonno condiviso.I suoi interventi a conferenze e convegni medici sulla genitorialità sono molto richiesti in tutto il mondo.