quarta parte - xi

La liberazione dei genitori

Il potere del mondo lavora in cerchi.

Black Elk

Quello che tutti dobbiamo riconoscere, genitori e nonni, educatori, politici, pensatori e comunicatori, è che nella nostra era di grandi movimenti per abolire la persecuzione e liberare i gruppi oppressi, proprio il gruppo più importante è stato ignorato: i genitori.


I genitori svolgono il compito più importante del mondo, arduo, impegnativo, estenuante e a tempo pieno. E per questo non ricevono quasi nessun sostegno, onore, elogio o incoraggiamento, tantomeno un compenso. Ben poco credito ottengono per i traguardi raggiunti dai figli, ma tutto il biasimo per le loro trasgressioni.


I genitori lo sanno ma non nutrono alcuna speranza di poter cambiare l’atteggiamento della società. Anche i nonni lo hanno saputo ma l’hanno dimenticato. Gli educatori, i leader politici e i pensatori non sono incentivati a occuparsi di questa evidente oppressione.


La liberazione dei genitori. Quando la menziono durante i seminari, i genitori fanno dei sorrisini e poi sospirano. È un concetto tanto poco considerato da sembrare una buffa fantasia. Il gruppo oppresso, noi genitori, non ci ha davvero riflettuto più di tanto. Quando lo facciamo, riconosciamo che l’oppressione è reale, i genitori sono isolati, fatti sentire inadeguati o colpevoli, stanchissimi, e con poca comprensione o supporto da parte di alcuno, mentre lavorano per il futuro dell’umanità.


Allora pensiamoci adesso. Cosa servirebbe per un reale cambiamento? Cosa serve per diventare un vero movimento? Pensiamo agli altri movimenti di liberazione. La distruzione della cultura schiavista in America e il riconoscimento di una condizione umana di piena eguaglianza per gli schiavi ci ha impiegato molto tempo per compiersi, con persone che hanno scritto e si sono riunite per comunicare; persino dopo la conclusione legale della battaglia, ci è voluto più di un secolo di lavoro a favore della liberazione e la lotta contro il razzismo e l’intolleranza va ancora avanti.


In modo analogo, sono stati necessari molti decenni di dimostrazioni e attivismo affinché le donne ottenessero il diritto di voto – una vittoria che ancor oggi deve realizzarsi in alcune parti del mondo – e tutt’ora le donne non ricevono una retribuzione equa. Il sessismo è vivo e vegeto nel mondo civilizzato.


I movimenti di liberazione già avvenuti sono iniziati quando la gente ha cominciato a riconoscere la propria oppressione e ad alzare la voce contro di essa. Ma non avrebbero conquistato terreno se altri, al di fuori dei gruppi oppressi, non avessero anch’essi riconosciuto quell’oppressione e non si fossero uniti alla battaglia. Solo quando le persone libere hanno iniziato a combattere è stato possibile sradicare la schiavitù. Solo quando gli uomini si sono uniti alle loro sorelle queste hanno potuto ottenere il suffragio e l’eguaglianza politica. E ora, in un lasso di tempo abbastanza breve, i pregiudizi di secoli stanno svanendo in fretta. Le istituzioni pubbliche devono rendere le strutture accessibili ai disabili. Genitori! È il nostro turno! Siamo in ritardo, basta stare in silenzio, parliamo, uniamoci! Ascoltiamoci l’un l’altro, iniziamo a creare cerchi di genitori, raccogliamo alleati e diamo vita a un movimento mondiale!


Ci vuole un villaggio per crescere un bambino, e ci vuole una comunità per essere ascoltati e dar vita a un cambiamento effettivo. Quando le donne iniziarono a parlare e ad ascoltarsi l’un l’altra, divennero una comunità e le loro voci risuonarono, attirando altre donne e uomini sensibili come alleati.


Al momento sono tanti i gruppi di genitori che si sono uniti per aiutarsi e cercare il sostegno delle amministrazioni locali e dei governi nazionali. Ma i gruppi isolati non bastano. È necessario un massiccio movimento internazionale. Non vedo l’ora che altre donne, altre madri e padri abbraccino l’ampia visione di un movimento di liberazione. Tenendo conferenze, scrivendo articoli, pamphlet e libri. Sono in ballo la salute e la giustizia nel mondo e il futuro della Terra e dei nostri figli.


Quel villaggio che può farsi carico della cura dei figli non esiste ancora nel Primo mondo. Perciò dobbiamo crearlo. Proprio noi. Vedo con chiarezza che è questo il primo e più grande passo verso la liberazione di tutti, verso una società più umana e uno scopo più elevato che esalti la creatività dei nostri figli. E sono pronto a sostenere e facilitare questo movimento in ogni modo possibile.


Se siete dei genitori vorrei che ne parlaste con altri genitori e con altri che pur non essendo genitori possono però essere degli alleati. Se invece non siete genitori, cercate un genitore con cui parlarne. Se non sapete come fare, vi suggerisco di provare gli strumenti descritti in questo libro, i cerchi, i “momenti speciali”, le “giornate gioco” e l’ascolto empatico, o co-counseling come è stato chiamato dalla comunità del Re-evaluation Counseling che lo ha sviluppato. È infatti un metodo che permette la massima espressione dei propri sentimenti e ha come conseguenza una visione ben chiara e un utilizzo del proprio pensiero creativo.


Poi raggiungete altri genitori e continuate a espandere il cerchio, ascoltando, esprimendo e sfogando i sentimenti di ciascuno, pensando insieme con regolarità. Costruendo il vostro villaggio. Se siete già un co-counselor o avete l’opportunità di imparare il Re-evaluation counseling unendovi a uno dei gruppi già esistenti, troverete lì dei genitori da contattare e con cui formare un gruppo di sostegno. Se già esistono gruppi di genitori nella vostra zona, cercateli. È una gioia stare fra genitori, condividere i nostri tentativi, le nostre stupidaggini, le nostre perplessità – siamo tutti sulla stessa barca – è folle, disperante e comico, e nessuno può apprezzarlo meglio di noi. Una volta formatosi un cerchio che si incontra con regolarità si può utilizzare il brainstorming per capire come aiutarsi l’un l’altro nel proprio compito di genitori.


Quello che raccomanderei con calore è di organizzare tutti insieme una “giornata di gioco”. Le giornate gioco sono divertenti per tutti, ci avvicinano gli uni agli altri e ai bambini, sarebbe bene riuscire a organizzarle almeno una volta al mese all’inizio.


Nella nostra comunità qui nel New Hampshire la giornata di gioco era un evento tassativo che pianificavamo all’inizio di ogni mese. Tutti dovevano liberarsi dagli impegni perché eravamo d’accordo sul fatto che fosse l’evento più importante per adulti e bambini. Andavamo tutti all’Otter Lake Park o al mare, organizzavamo un picnic e giocavamo. Facevamo a turno per giocare con gruppi diversi, utilizzando le tecniche descritte nel capitolo quattro. Di solito facevamo in modo che ci fosse un adulto per ogni bambino, più un altro gruppo di adulti che avrebbero condiviso ricordi e sentimenti della propria infanzia e di come si giocasse allora. Dopo un’ora circa, coloro che avevano condiviso i ricordi andavano a giocare con i bambini e coloro che avevano giocato facevano cerchi per condividere i sentimenti che sarebbero affiorati sulla loro infanzia. C’erano anche volte in cui i bambini giocavano con gli altri bambini e gli adulti con gli adulti. Alla fine della giornata eravamo tutti esausti, felici e più uniti.


Entrambi gli eventi potrebbero riscuotere un tale successo nel vostro cerchio che altri, sentendone parlare, vorranno unirsi a voi. Forse preferirete organizzarli una volta a settimana anziché una volta al mese. Dare e ricevere sono divertimento puro! Potrebbero formarsi tanti cerchi che magari una volta l’anno organizzerebbero dei grandi raduni collettivi di “giornate gioco”.


Un altro suggerimento è quello di fare ogni tanto quello che faceva la nostra comunità di co-counseling, selezionare una famiglia e organizzare un’incursione di aiutanti. Gli aiutanti arrivano e molti si dedicano ai bambini e giocano con loro mentre altri lavano i piatti, puliscono i pavimenti, portano fuori la spazzatura, preparano la cena e altri ancora si dedicano ai genitori con l’ascolto empatico. Scegliete una famiglia al mese e godetevela!


Ancora un’idea, quando il vostro cerchio di genitori si fa più intimo e iniziate a conoscervi bene l’un con l’altro, talvolta potreste dividervi fra mamme e papà. Le donne insieme potrebbero condividere i loro sentimenti sulla fatica e sul piacere di essere madri e su come si potrebbero migliorare le cose, incluso il genere di aiuto che vorrebbero avere. I padri incontrandosi potrebbero anche condividere sentimenti su com’è per loro giocare insieme ai bambini e perdere, lasciando che i più piccoli si sentano forti, e quali problemi potrebbero sorgere e che tipo di aiuto potrebbero chiedere. Potrebbero anche riflettere su cosa fare per essere più uniti e darsi aiuto reciproco. Talvolta i bambini potrebbero essere invitati a unirsi al cerchio dei genitori per offrire commenti e suggerimenti.

Fondare una scuola

Una cosa che molti genitori hanno fatto è stata quella di unirsi ad altri genitori per creare una scuola. Alla fine degli anni ’60 avevo una compagna a San Francisco con una figlia, e quando si avvicinò il momento di andare a scuola iniziò a cercarne una appropriata. All’epoca esistevano due ottime libere scuole, erano scuole alternative piccole e deliziose, ideate da genitori e simpatici maestri innovatori, fatte a misura di bambini. La prima, una materna collegata a un chiesa, si chiamava Hearth School, l’altra era una scuola elementare e si chiamava The Shire School. Per ognuna esisteva una considerevole lista d’attesa. Fu così che i genitori della lista d’attesa decisero di contattarsi a vicenda per discutere la creazione di una nuova scuola. Ci incontrammo spesso durante tutta l’estate e per settembre la scena era abbastanza pronta; c’erano genitori che si erano impegnati a contribuire come insegnanti e organizzatori, un gruppo di studenti universitari del San Francisco State College che avrebbero fatto i maestri e altri volontari senza figli, impazienti di partecipare e aiutare a sviluppare il nostro grande esperimento. Affittammo un negozio e fondammo la nostra prima scuola. In onore delle scuole che ci avevano preceduto chiamammo la nostra Hearth-Shire School.


Era una “libera scuola”, ispirata alla Summerhill di A.S. Neill, e non si pagavano rette. Le persone donavano liberamente quello che potevano permettersi per coprire l’affitto e le spese, e i libri e i materiali venivano offerti. Molte delle persone coinvolte vivevano in diverse case in modo comunitario e la scuola stessa era come una comunità – un villaggio in embrione.


Andavo lì ogni giorno. Altri genitori venivano quando potevano. Pochi non avevano affatto tempo, ma in cambio potevano elargire denaro. Ognuno offriva le proprie capacità nelle arti manuali o nella conoscenza di argomenti interessanti. Il mio contributo preferito era quello di portare ogni giorno una classe in gita in città, nei musei, nelle biblioteche, all’acquario, allo zoo, alla fabbrica di cioccolato, alla Missione, al Golden Gate Park, ai Twin Peaks, ad Alcatraz col traghetto o ad Angel Island, e a esplorare la Contea di Marin. Erano i tempi delle dimostrazioni studentesche, contro la guerra e per il libero pensiero, e tutta la scuola preparava cartelloni, striscioni e manifestava con fierezza i propri sentimenti di fronte alle barricate quando eravamo sicuri che tutto fosse tranquillo. Si divertivano davvero e imparavano tanto.


L’Hearthshire School, che aveva redatto i suoi atti costitutivi sulla base di quelli della Hearth School, non esiste più, ma ha avuto una storia lunga e avvincente. Ci sono sempre state due fazioni, una devota alla vita nella grande città, con la sua pienezza culturale, educativa e politica, e una che anelava la pace e la bellezza naturale dei pesaggi californiani. Durante un campeggio nel 1971 venne donata della terra e un gruppo della fazione campestre si scisse per andare nella Humboldt County. Quando feci ritorno nella Bay Area negli anni ’70 la Hearthshire era ancora attiva a San Francisco con una succursale campestre più a nord. In seguito entrambi i gruppi cessarono di funzionare ma molte delle persone coinvolte, riprendendo la denominazione di The Heart School, hanno continuato a radunarsi ogni anno durante il solstizio d’estate, a tenere laboratori di arti manuali, attività nella natura, creazione di cerimonie e a celebrare quei ricordi.

La comunità di co-counseling di quella regione sviluppò un sostegno efficace e costante per i genitori e nell’autunno del 1973 i genitori con bambini piccoli iniziarono a incontrarsi due volte a settimana per imparare a essere dei counselor per i loro figli e a capire meglio come vedere in loro esseri umani completi, funzionanti appieno. Gli incontri erano condotti da Tim Jackins, il referente per quell’area, e da essi nacque la Palo Alto RC School. Nel 1975 Patty Wipfler prese la guida del gruppo dei genitori, e lei e Sara Woodsmith divennero co-direttrici della scuola che iniziò a operare nel settembre di quell’anno. Una descrizione della scuola in quel primo anno di vita e la sua rivista mensile sono presentate nel pamphlet Permit Their Flourishing1, che chiunque sia interessato a riunire un gruppo di genitori per formare una scuola farebbe molto bene a studiare.

A Philadelphia Chuck Esser, referente per il lavoro sulla famiglia della comunità internazionale del Re-evaluation Counseling, nonché aiuto prezioso quando i nostri figli erano ancora piccoli, tanti anni fa, e io ero agli inizi con questa tecnica di ascolto, ha creato una scuola sul modello di quella di Palo Alto, introducendone i concetti anche nelle scuole superiori della città.


Poiché nessun movimento di liberazione può avere successo se non vi partecipano anche persone che sono estranee all’oppressione stessa, è necessario reclutare alleati che non siano genitori. Potreste organizzare eventi a cui i non genitori siano caldamente invitati. Potreste invitarli alle “giornate gioco” ed essere sicuri che ci siano due adulti per ogni bambino. Potreste dire ai non genitori che giocare con i bambini è divertentissimo e molto gratificante. Si tratta di stare insieme a giovani persone piene di vita con delle prospettive sul mondo davvero interessanti, felicissime di stare insieme a loro e desiderose di fare amicizia. Si imparerà molto su se stessi, sui ricordi della propria infanzia e sull’influenza che ancora riescono a esercitare. È un’occasione per avvicinarsi a persone di diverse età e per imparare di più sull’arte dell’ascolto empatico. Potreste riuscire a coinvolgere giovani che hanno vissuto e apprezzato i “momenti speciali” e le “giornate gioco” e che potrebbero parlare descrivendo quale sia stata la loro esperienza.


Quando si è partecipato con regolarità ai momenti speciali e alle giornate gioco con i più giovani si è nella condizione di poter dire ai potenziali alleati che trascorrere del tempo con i bambini ha reso la vostra vita molto più gioiosa e divertente.


Trascorrere dei momenti speciali giocando con bambini che non sono i vostri vi dà l’opportunità di avere un grosso impatto sulle loro vite. Scegliendo di trascorrere del tempo con loro avreste l’occasione di contrastare tutte le esperienze sminuenti, avvilenti e persino umilianti che potrebbero aver avuto a scuola o al parco giochi, negli uffici e nei negozi, negli ospedali e persino a casa – ovunque nella nostra società. Potreste offrir loro una migliore comprensione della realtà, di quanto siano buoni, intelligenti, interessanti, attenti e importanti. Di quanto siano importanti per voi e per il mondo intero.


E voi sarete un VIP – una persona molto importante nella loro vita. Anche solo per un breve periodo, pochi minuti, poche ore, un pomeriggio, potrete fornire al bambino un quadro che non dimenticherà mai, di ciò che è e della differenza che lui solo può fare in questo mondo.


Da bambino, nelle estati dai sei agli otto anni, mia nonna aveva ingaggiato un ragazzo che studiava all’università per insegnarmi a nuotare e ad andare in barca. Mi insegnò molto di più. Mi raccontava storie inventate che prendevano spunto dai miei interessi e dall’amore per l’avventura, mi insegnò a disegnare in quanto lui illustrava le sue storie, incoraggiando e anticipando i miei sogni di storyteller, artista e uomo d’avventura. Avevo quarant’anni quando organizzai una raccolta della spazzatura per le strade di San Francisco e alla mia ricerca di volontari rispose Fred Comee, di cui non avevo saputo più nulla da più di trent’anni, ora vicepresidente della U.S. Steel, che mi aveva portato in barca per la baia nel suo sloop. Non aveva mai dimenticato il bambino che amava e per cui aveva inventato storie, e io non avevo mai dimenticato Fred, che più di chiunque altro aveva dato alla mia infanzia una visione più ampia e migliore del mondo e delle sue possibilità.


È questo un dono che chi non è genitore o è genitore di figli ormai cresciuti può offrire a qualsiasi bambino, e riceverne in cambio il distintivo di gioia che dà la profonda unione con i più piccoli, senza tutte le altre incombenze e responsabilità genitoriali. Con la sola responsabilità di donare la propria attenzione, premura e il meglio dei propri pensieri.


Ai genitori serve il sostegno reciproco per fronteggiare la disapprovazione e la mancanza di comprensione di molti i cui princìpi sono stati informati dalle usanze e consuetudini della civilizzazione, sviluppatesi in Europa e Asia durante gli ultimi diecimila anni. Queste sono spesso così radicate nelle culture da diventare indiscusse, sembrando a chi le eredita l’unico modo possibile e giusto di comportarsi.


Fatevi coraggio. Viviamo in un mondo che è molto diverso da quello in cui sono cresciuto io, dove nel sud degli Stati Uniti ogni struttura portava un cartello con su scritto per “bianchi” o per gente “di colore” e dove il posto delle donne era la casa ed erano subordinate ovunque al dominio del maschio. In tutto il mondo esiste una maggiore comprensione dei diritti umani e una coscienza maggiore della loro violazione.


Ma la situazione oppressiva dei genitori resta tale e quale, senza alcun onore al merito, se si eccettuano quelle brevi occasioni commerciali chiamate festa della mamma e festa del papà, che servono solo a vendere regali e cartoline.

Vogliamo dare una svolta a tutto questo? Possiamo farlo e lo sapete.


In Europa, la messa in discussione di quelle consuetudini all’inizio arrivò alle persone attraverso il romanzo del diciottesimo e diciannovesimo secolo, soprattutto con Dickens, e con intellettuali della metà del ventesimo secolo il cui pensiero era incentrato sui bambini. I nostri scaffali sono ormai pieni di libri illuminati, esistono lezioni e seminari per genitori, terapie familiari, scuole alternative e la scuola familiare, e tutto discende da un rispetto nuovo e pieno per i più giovani.


In una simile atmosfera i cerchi di genitori che potreste formare sarebbero i benvenuti. I modi in cui voi come gruppo sceglierete di relazionarvi alle persone più giovani, dando loro libertà di scelta nel determinare il proprio cammino e i propri studi, ascoltandoli e incoraggiando la loro voce, pronti persino a imparare da loro e a lavorare sui vostri limiti – tutto questo potrebbe non essere ben visto o apprezzato da molti che ancora aderiscono ai vecchi concetti. Ma genitori e figli ne beneficeranno.


Le generazioni più vecchie potrebbero interpretare le nuove modalità come una critica rivolta a loro, e chi lavora come educatore o in professioni che hanno a che fare con i bambini, il più delle volte vorrà impedire qualsiasi alterazione dello status quo. È importante che i nuovi cerchi di genitori siano sicuri di sé ma affabili e gentili, che ascoltino comprensivi le obiezioni e spieghino con gentilezza le proprie ragioni, facendo notare i risultati positivi di questi nuovi modi di relazionarsi ai giovanissimi. È importante far capire che le persone giovani sono esseri umani completi, persone a pieno titolo, bisognosi solo di amore, apprezzamento e di una guida amorevole – non la guida di un subordinato, ma di un amico adorato, di un maestro che sta ancora imparando e ama senza condizioni.


Il miglior modo di avvicinare gli altri a questo modo di vedere le cose è di creare occasioni dove possano osservare la vostra interazione con i giovani. Potrebbero sentirsi urtati dal vostro modo di cercare un contatto anziché esercitare un controllo; forse non hanno mai visto niente del genere, e potrebbe sembrargli strano. Se vi criticano potete dire che state esplorando modalità diverse, sperimentando situazioni nuove, verificando se funzionano, e che finora quello che avete fatto sembra funzioni bene. Se vogliono dirvi perché sbagliate potete ascoltare con interesse e ringraziarli per gli spunti, dicendo che ci penserete. Ma sapete per esperienza che ciò che funziona meglio è quello che i bambini e i giovani desiderano per se stessi. Lo stesso sarebbe valso anche per voi quando eravate piccoli.


I cerchi di genitori dovrebbero essere divertenti. La vita dovrebbe esserlo. Se non lo fossero chi mai vorrebbe dedicarvisi e aiutare il loro sviluppo? Forse potrebbe esserci un responsabile per il divertimento, con il compito di pensare a cose simpatiche e leggere da proporre a ogni incontro: giochi, danze, canzoni, esibizioni dei propri talenti. I ruoli e le opportunità di esercitare una funzione di guida potrebbero ruotare con periodicità. C’è da stabilire il programma del cerchio, bisogna tenere il tempo, mantenere i contatti con le persone per sapere chi viene, a chi serve aiuto per venire, richiamare chi è mancato per raccontargli cosa è successo, dirgli che la loro assenza si è sentita, sapere se hanno bisogno di aiuto.


C’è anche da rendere bello e ordinato il luogo dell’incontro, prima e dopo il cerchio, procurare fazzoletti di carta per piangere, assicurarsi che il luogo per giocare sia sicuro, che ci sia forse un angolo per i riposini, tappetini per fare la lotta, giochi e giocattoli (non troppi), forse qualcosa da mangiare. Un altro compito potrebbe essere quello di presentare alcuni argomenti, un discorso su alcuni aspetti della genitorialità, la relazione su un libro, e discussioni nel cerchio o in piccoli gruppi o a coppie.


Spero che per la fine del capitolo abbiate almeno tentato un “momento speciale”. Sarebbe una buona idea quella di considerarlo come argomento ricorrente di discussione il prima possibile all’interno del cerchio. Fare resoconti di “momenti speciali”, su cosa è andato bene e cosa invece è stato difficile. Sostenervi e incoraggiarvi a vicenda affinché ogni genitore possa avere il suo “momento speciale” con ogni figlio tutte le settimane, così che i bambini non vedano l’ora che arrivi e preparino le cose che vogliono fare, in modo che la sessione sia sempre più intima e profonda, magari talvolta anche più lunga. Cosa avete imparato su vostro figlio durante queste sessioni? Ha iniziato ad aprirsi di più con voi? Siete capaci di dimostrare il vostro pieno apprezzamento ed entusiasmo per tutto ciò che fa e vi mostra?


Potrebbe anche esserci un momento di discussione ed esplorazione su come genitori e non genitori trarrebbero beneficio da occasionali “momenti speciali” con figli altrui, e raccontando le esperienze già fatte in tal senso.

Laboratori familiari

I laboratori familiari sono un ulterore e importante evento da creare nell’ambito del cerchio. Non subito, perché prima di pianificare il vostro primo laboratorio dovrete conoscervi bene e prendere dimestichezza con gli argomenti di questo libro. Ma i laboratori offrono un sostegno fantastico alla vostra comunità di genitori, a ogni famiglia, genitore o bambino coinvolto. Perciò sarà bene affrontare il prima possibile le riflessioni, gli studi, le discussioni e la pianificazione necessari a realizzarli.


Raccomanderei uno studio e una discussione su questo stesso libro e sugli altri elencati in bibliografia alla voce co-counseling. Coloro di voi che diventeranno o sono già membri della comunità del Re-evaluation Counseling possono partecipare ai loro laboratori e vedere come funzionano. Potreste anche partecipare a uno dei nostri campi della Via del cerchio per acquisire una maggiore comprensione. Anche grazie all’esperienza delle giornate gioco fatte con il vostro cerchio e alla condivisione collettiva dei momenti speciali potreste essere in grado di organizzare un laboratorio familiare sotto la guida dei due appartenenti al cerchio che abbiano più esperienza e cognizione di come si conduce un laboratorio ben fatto. Una guida eccellente sarebbe il libricino Family Work, altre informazioni e ispirazioni si possono trarre da How Parents Can Counsel Their Children, di Tim Jackins, e Listening Effectively to Children, di Patty Wipfler, tutti disponibili in inglese e pubblicati dalla Rational Island Publishers (l’ultimo è stato anche tradotto in tedesco da una persona del nostro gruppo della Via del cerchio).

Immaginiamo che abbiate già un buon cerchio che cresce, in cui imparare e darsi sostegno reciproco. Come raggiungere più persone? E i social network su internet? Come arrivare agli altri genitori nel mondo? Un buon inizio sarebbe l’organizzazione Hand-in-Hand Parenting2; qui è possibile entrare in contatto con persone che lavorano da anni su questo, potreste trovare materiale, corsi, un blog per connettersi ad altri genitori, raccontare la vostra storia, fare domande. Saremmo anche felici di entrare in contatto con voi attraverso il nostro sito3, dove trovereste articoli e fotografie sui nostri campi, il nostro programma, e un blog per condividere i vostri pensieri con noi e altri. Altri indirizzi di siti web si trovano in appendice.


Nel vostro cerchio potreste riflettere e discutere su altri modi per raggiungere più genitori. Organizzare eventi per aumentare la consapevolezza, dare un nome al vostro gruppo, creare uno slogan e un logo, scrivere un manifesto e diffonderlo. Tenere conferenze in scuole e chiese, nelle biblioteche, organizzare dibattiti e discussioni. Creare eventi sociali, feste di quartiere, concerti, proiezioni di film. Organizzare azioni politiche, dimostrazioni, teatro di strada, cortei.


Magari organizzare fiere provinciali o regionali con giochi e divertimento per tutta la famiglia e per adulti e bambini separatamente, allestire un’area bambini con persone del cerchio dove la gente potrebbe osservarvi mentre vi relazionate con i più giovani. Con corsi, materiali e informazioni per una genitorialità fondata sulla relazione anziché sulla coercizione, per diffondere la conoscenza delle giornate gioco, dei momenti speciali e dei cerchi di genitori. Cerchi e gruppi di discussione, canti, danze, gare di talenti e teatro sul tema della liberazione dei genitori. Potrebbe diventare l’evento dell’anno nella vostra zona, per la gioia dei commercianti, capace di attirare soldi e turisti!


Cerchi di immagini che proliferano, campi e laboratori e fiere ovunque, organizzarsi e farsi conoscere in tutto il Paese. Diventare una voce forte e poter influenzare l’opinione pubblica, l’istruzione, la legislazione e il mondo degli affari, e raggiungere altre nazioni e culture del mondo.


Un manuale utile per sviluppare modalità di incontro fra le persone è il mio libro La via del cerchio4. Per maggiori informazioni sulla genitorialità e la liberazione dei genitori nella prospettiva di questo libro, si veda la bibliografia in appendice, con particolare riferimento alle risorse sul co-counseling.

La società ha da sempre stabilito regole, dato moniti e prescritto metodi correttivi non desiderando che le persone si uniscano, guardando con sospetto ogni pensiero che potesse andare contro le regole stabilite. Vuole che siano le regole, e non i genitori, a decidere cosa sia meglio per i più giovani.


Una donna in Austria mi disse che l’insegnante dei suoi figli era contrariata quando lei andò a discutere l’educazione e il trattamento dei bambini nella scuola. L’insegnante pretendeva che l’argomento non dovesse riguardare i genitori; gli insegnanti sono i professionisti e sanno meglio dei genitori cosa va fatto, i genitori non devono far altro che seguire le regole e obbedire. Quella scuola, e tutte le scuole, hanno bisogno di sentire la voce forte di un cerchio di genitori impegnati.


Abbiamo davvero bisogno del cerchio, è ciò che ci ha resi umani e ci mantiene tali, preoccupandoci gli uni degli altri con apertura mentale e flessibilità di pensiero. Dobbiamo dar voce al nostro pensiero, essere uditi e presi in considerazione, ascoltare il pensiero altrui. Abbiamo imparato dalla storia e dai bambini e possiamo imparare gli uni dagli altri.


Quando parlo di come creare il sostegno di una comunità per i genitori penso soprattutto ai valori delle comunità delle Prime Nazioni nordamericane. Li ho appresi ascoltando per tanti anni gli anziani nativi che parlavano dei valori delle loro antiche comunità tradizionali, ma anche da genitori e nonni che raccontavano le abitudini delle famiglie tradizionali nelle quali erano cresciuti.

Nei cerchi tribali del passato, strettamente intrecciati, tutti gli adulti sentivano un legame familiare verso tutti i bambini. Ogni neonato era fonte di festa e orgoglio per tutti, e gli veniva assicurato quel senso di appartenenza e di considerazione per tutta la sua vita di bambino, adulto e poi anziano molto amato.


In queste circostanze le madri e i padri, che, a differenza dei genitori odierni, non erano soli e isolati a prendersi cura dei figli, avevano vita molto più facile. Anche il clan istruiva i bambini, e le altre madri, gli zii e le zie del clan erano a portata di mano per guidarli e aiutarli a essere membri amati e onorati della comunità. Il noto assioma “ci vuole un villaggio per crescere un bambino” è comprensibile in un simile contesto.


Oggi siamo molto distanti da quei valori, le famiglie estese che vivono vicine e si aiutano sono una rarità, esiste meno del cinquanta per cento di probabilità che una famiglia nucleare resti unita fino all’età adulta dei figli, e il senso comunitario scarseggia ovunque. Come potremmo allora tornare ai valori umani in cui i genitori sono integrati e sostenuti all’interno di una comunità di affetti?


È la domanda a cui cerchiamo di rispondere nei nostri campi e laboratori familiari, utilizzando gli strumenti dell’ascolto empatico, dei momenti di gioco e momenti speciali, della risoluzione comunitaria di problemi, della celebrazione e delle cerimonie, e tutti gli altri che avete appreso da questo libro. Il termine che li riassume tutti è la Via del cerchio. Usando la Via del cerchio nei nostri campi e laboratori permettiamo alle persone di unirsi, contraddicendo l’isolamento e la competitività della società, per sperimentare la creazione consapevole di una autentica comunità umana nella quale tutti ricevano il sostegno, le cure e la considerazione di cui hanno bisogno, in cui la gioia del lavoro, del gioco e della creazione comune sia avvolta da un senso di appartenenza.


È l’argomento che affronteremo nel capitolo finale, come iniziare qui ed ora a far unire i genitori per aiutarsi, per creare quel “villaggio” che serve a far crescere insieme i nostri figli, per iniziare a vivere nella Via del cerchio.

Sul cappello ho un grande distintivo con la mia frase preferita:

NESSUNO DI NOI È INTELLIGENTE COME TUTTI NOI INSIEME

Crescere insieme nella gioia
Crescere insieme nella gioia
Manitonquat (Medicine Story)
Prendersi cura dei bambini nella via del cerchio.Manitonquat, storyteller nativo del Nord America, ci insegna a trasformare la vita quotidiana con i bambini in un’avventura consapevole e gioiosa. Crescere insieme nella gioia è un progetto meraviglioso che per noi genitori del ventunesimo secolo è difficile anche solo immaginare, ma si può realizzare. Significa vivere con piena consapevolezza il nostro coinvolgimento con l’ambiente che ci circonda e gli accadimenti del momento; quando siamo con i bambini, in una sintonia profonda, loro ci rendono partecipi del loro coinvolgimento, ci aprono le porte per esplorare nuovi mondi, e l’esperienza può essere condivisa a tutto tondo. Presi dal vortice frenetico delle preoccupazioni, dei ritmi di lavoro e delle esigenze familiari, non siamo neppure consapevoli dell’immensa solitudine che ci circonda, dell’incredibile e innaturale condizione dell’essere adulti del tutto soli (o quasi) a mandare avanti una serie di compiti che richiederebbe invece la presenza di un’intera tribù di persone, le quali, un tempo, sentivano l’urgenza di legarsi, di stare vicine, di cooperare e di unirsi in entità più grandi. Gli esseri umani hanno bisogno di legami affettivi e della vicinanza dei loro simili.Il processo di apprendimento per diventare un essere umano completo richiede quindi legami che forniscono un aiuto prezioso per guidare e proteggere il bambino fino alla sua trasformazione in un vero e proprio adulto; chi lo circonda dovrebbe instillare in lui fiducia e autostima e offrire il necessario senso di appartenenza. Manitonquat, storyteller nativo del Nord America, con la sua esperienza quarantennale a contatto con i bambini e le loro famiglie, ci illustra un bellissimo percorso alla scoperta dei tanti strumenti a nostra disposizione per trasformare la vita quotidiana con i bambini e i ragazzi in un’avventura divertente, consapevole, gioiosa; offre ai genitori aiuti preziosi per prendersi innanzitutto cura di loro stessi, per guarire le proprie antiche ferite e guardare alla relazione con i più giovani da una prospettiva nuova, pervasa da un profondo sentimento di rispetto e di amore incondizionato. Conosci l’autore Manitonquat, il cui nome tradotto in inglese è Medicine Story (la storia che cura), è narratore, poeta e guida spirituale della nazione nativa americana Wampanoag. Svolge attività di insegnante e formatore sui temi della pace e della non violenza, della giustizia, dell’ambiente e della presa di coscienza per una società più giusta.Negli Stati Uniti è responsabile di un programma di sostegno per nativi nelle carceri. Ha pubblicato numerosi libri e articoli.