Le mie preferenze vanno nella direzione opposta rispetto a molti dei pregiudizi che invece sono all’opera in quasi tutte le culture odierne, e che, secondo il mio parere, sono la ragione principale del caos in cui versa il mondo. Uno dei preconcetti a cui mi oppongo è quello per cui si crede che i bambini, per quanto deliziosi, siano ignoranti e non possano imparare a meno di essere istruiti; fardelli estenuanti che si trasformano ben presto in piccoli mostri sventati, causa per noi della maggior fatica, confusione e fastidio possibili; destinati a diventare adolescenti scontrosi, risentiti e del tutto incomprensibili; dopo di che si spera che se ne vadano di casa e diventino il problema di qualcun altro.
Esistono altri pregiudizi che non condivido. Quello secondo cui i giovani oggi sono fuori controllo, peggiori che in qualsiasi altro momento, e vadano per questo lasciati a loro stessi, a imparare dai propri errori. O quello secondo cui i bambini vadano puniti quando si comportano male, perché è l’unico modo per tenerli in riga: “I miei genitori sono stati severi, del resto le regole vanno fatte rispettare e bisogna insistere, altrimenti i bambini prendono il sopravvento”.
Tutte queste idee traggono in realtà origine dal vecchio credo per cui la natura umana è fallace e, a meno che non la si controlli sin dall’inizio con minacce di punizioni o ricompense, diverrà folle d’egoismo, avida e crudele.
La mia premessa è l’esatto opposto: la natura umana è benigna, e quando un bambino soddisfa i propri bisogni di sicurezza e protezione, nutrimento, appartenenza e accettazione, apprezzamento e amore, allora non potrà far altro che amare, perché questa è la sua natura. La natura di un bambino è quella di voler essere come colui che se ne prende cura, e sarà collaborativo e sollecito se lo saremo anche noi. La sua natura è anche quella di voler imparare e dar vita a cose che lo rendano orgoglioso e soddisfatto.
Questo è ciò che credo, e la mia convinzione è convalidata dalla moltitudine di esperti che scrivono a proposito dei nuovi approcci educativi, nonché dalle molte ricerche che ne confermano l’efficacia. Ha contato moltissimo anche la mia esperienza personale di padre, educatore e maestro di tantissimi bambini, dalla nascita all’età adulta, così come la mia esperienza quarantennale di counselor, compreso l’ascolto di storie di abuso e abbandono infantile raccontate dai carcerati con cui ho lavorato per trent’anni.
Questi nuovi approcci hanno già determinato una grande differenza per la vita di bambini sparsi in diverse parti del mondo, ma le difficoltà e l’isolamento creati dalle moderne società hanno purtroppo quasi distrutto il sostegno che i genitori avevano un tempo dalla famiglia allargata e dalle comunità di appartenenza, ormai inesistenti. Il tema dell’aiuto ai genitori e a coloro che accudiscono i bambini è uno dei motivi che più mi hanno spinto a scrivere questo libro.
Aggiungo la mia voce al coro dei molti buoni libri sull’accudimento e l’educazione che già esistono (in bibliografia ne troverete alcuni fra i miei preferiti, anch’essi ricchi di riferimenti bibliografici), ma è una voce che vi parlerà anche del lavoro con le famiglie dei miei amici Tim Jackins, Patty Wipfler e Chuck Esser, ispiratori del lavoro che io e mia moglie stiamo facendo da decenni nei campi familiari. Il loro lavoro si sviluppa da cinquant’anni nell’organizzazione del Re-evaluation Counseling, ma merita che il grande pubblico lo conosca meglio.
Gli atteggiamenti e i comportamenti a cui faccio riferimento nel libro non sono di natura teorica o speculativa; si fondano sull’esperienza di tante persone che si sono occupate di infanzia, sulla mia stessa esperienza come insegnante, come genitore che ha cresciuto i suoi figli in una comunità dedita alla pratica di particolari scelte educative, come animatore e conduttore, insieme a mia moglie, di campi estivi per famiglie dove per quindici anni abbiamo applicato questi metodi, per non parlare della lettura di resoconti provenienti da tutto il mondo in cui si descrivono i successi ottenuti con atteggiamenti educativi siffatti.
Se non siete d’accordo con questo approccio, se vi comportate in modo diverso, non significa che siate cattivi genitori o cattivi educatori e che i vostri bambini siano infelici. Se li amate e seguite il vostro cuore, tutto andrà bene. Anche in tal caso, penso però che possiate trovare in questo libro spunti e idee utili e incoraggianti.
Il pensiero attuale, per fortuna, considera i bambini come persone; rispettare il loro corpo, la loro mente e le loro emozioni è quanto di meglio possa accadere a tutta la società nel suo complesso; trattarli con affetto, con tenerezza e comprensione è di enorme beneficio non solo per i bambini ma anche per gli adulti. La speranza è che una tale rivoluzione del pensiero com-porterà anche la liberazione dei genitori, che fanno il lavoro più importante del mondo ma di riconoscimenti e sostegno ne ricevono pochi o nessuno.
Se non vedete l’ora di conoscere alcuni dei metodi pratici che porteranno gioia nella vostra vita con i bambini, forse potreste saltare questa parte e affrontare subito il primo capitolo. Tornerete più tardi a scoprire quali erano le premesse e le ragioni di fondo del libro. Ma se siete curiosi di sapere come mai ho deciso di unire la mia voce al coro dell’ottima letteratura già in circolazione, allora vi consiglio di continuare a leggere.
Le idee che desidero proporvi potrebbero sembrare troppo ovvie ad alcuni, e troppo radicali ad altri. Spero che i primi comprendano che c’è sempre molto da imparare. Io stesso, per quanto sappia e scriva su questo argomento, ho ancora tanto da imparare, la pratica non è mai scontata o semplice, anche se più mi cimento nel vivo del gioco, più miglioro. Per i secondi… tutto ciò che posso dire è che il mondo che si offre oggi ai bambini non brilla certo per umanità. La violenza, la droga, la criminalità, l’avidità, il materialismo, l’egoismo, l’isolamento, la solitudine, l’apatia, non costituiscono un ambiente sano in cui crescere, per non parlare delle guerre, della povertà, della fame, dell’inquinamento, del degrado ambientale, dell’oppressione, degli abusi sessuali, e della pura cattiveria… non c’è bisogno di continuare. Vogliamo tutti un mondo migliore in cui far crescere i nostri figli, e possiamo offrirglielo.
Le idee e le pratiche descritte in questo libro funzionano. In questo preciso istante, gruppi di persone in giro per il mondo, molti dei quali conosco di persona, alcuni dei quali ho frequentato attivamente, lavorano insieme per creare il genere di villaggio necessario a crescere un bambino nel modo migliore che i nostri cuori e le nostre menti possano immaginare.
Per trentacinque anni ho condotto cerchi nelle prigioni degli Stati Uniti, offrendo consulenza e ascolto a uomini e donne che avevano commesso una vasta gamma di crimini, e posso assicurarvi che nessuno di loro aveva avuto un’infanzia decente. Erano stati tutti abusati o abbandonati, a volte entrambe le cose. Eppure erano nati tutti, come qualsiasi bambino che venga alla luce in questo mondo, con il desiderio di essere accuditi e amati con premurosa dedizione. Volevano esplorare e imparare, stabilire legami affettivi con gli altri, giocare, ridere, divertirsi. Avevano bisogno di sentirsi al sicuro, accuditi, compresi e apprezzati per quelle piccole creature meravigliose che sono. Tutti, nessuno escluso. Anelavano a sentire la propria appartenenza a questo mondo. Non è colpa loro se sono diventati dei criminali. Riteniamo che i crimini siano il frutto di una loro scelta, e come società tendiamo a biasimarli, ma non sono stati loro a scegliere quella strada. Piuttosto, sono stati abbandonati su quella strada da una società che non è stata in grado di prendersene cura, di rispondere ai loro bisogni e di guidarli come meritavano. Così come ha fallito nel guidare e accudire i loro genitori e le loro famiglie.
Come Alice Miller, credo che l’inizio del crimine, della violenza e di tutta la malvagità umana, sia nel modo in cui trattiamo i bambini. Per questo, una società che nel suo insieme impari a trattarli con totale rispetto, compassione e comprensione può porre fine a ogni cattiveria umana.
Sin dagli albori della civiltà gli adulti hanno biasimato i propri figli per il modo in cui reagivano quando li maltrattavano, così come gli insegnanti si sono lamentati degli allievi deludenti. Persino nella nostra epoca illuminata, nella maggior parte dei casi gli adulti si comportano come se i bambini fossero creature inferiori, men che umane, oppositive per natura, dispettose e cattive in modo deliberato, desiderose di frustrare e ostacolare le direttive degli adulti. Si dà la responsabilità alla fallacia della natura umana, che deve essere corretta, recisa, indirizzata e conformata alle norme ragionevoli e legittime degli adulti. Adulti che mancano di riconoscersi nei propri figli, di ricordare come si sentivano quando avevano la loro stessa età, come il mondo appariva loro o come venivano trattati dagli adulti. Si aspettano che i figli comprendano il mondo nel modo in cui lo vedono e lo descrivono gli adulti, e non si sforzano invece di vedere e capire come i bambini vedono quel mondo e le imposizioni dei grandi.
Tutti noi, in varia misura, proveniamo da famiglie disfunzionali. A ognuno di noi sono accadute cose durante l’infanzia che oggi non augureremmo a nessun bambino. Siamo stati feriti e nessuno poteva capirci, era impossibile anche solo gridare per chiedere aiuto, non avevamo neppure il permesso di piangere o mostrare la nostra pena. E all’improvviso eravamo come reietti, senza alcun potere, senza alleati o sostenitori, e abbiamo tenuto la nostra pena dentro al cuore. Abbiamo deciso che nulla poteva venirci in soccorso, sapevamo che dovevamo cavarcela da soli, sopravvivere senza aiuti, e a volte la nostra confusione ci ha indotti in errore.
A tutti può essere capitato di commettere azioni crudeli, immorali o persino illegali, di maltrattare qualcuno e di pentirsene, o di non pentirsene affatto. E non perché siamo cattivi o possediamo una vena di malvagità, ma perché da bambini siamo stati in qualche modo feriti e confusi. C’è stato un momento in cui non siamo stati del tutto rispettati, ascoltati, compresi, apprezzati e guidati con dolcezza. Agiamo sulla scorta del nostro dolore, della nostra indignazione e confusione.
Per quanto fossimo incoraggiati e sostenuti, da bambini è accaduto qualcosa che non augureremmo ai nostri figli, né ad alcun bambino. Ripensate alla vostra infanzia. Potreste aver rimosso i ricordi per poter andare avanti, eppure ci saranno stati dei momenti in cui non avete ricevuto alcun aiuto, momenti che vi hanno spaventati o fatti arrabbiare per le ingiustizie subite. Situazioni che considerereste ora inaccettabili per qualsiasi bambino.
I nostri genitori si sono sforzati di far bene, anch’essi senza sostegno e aiuti da parte della comunità e delle famiglie, con un lungo retaggio di equivoci e cattive informazioni sul modo di allevare queste meravigliose creature umane, e hanno fatto del loro meglio.