PARTE terza - La salute del bambino

Lo Jin Shin Do:
la via dello spirito
compassionevole

Se lo capisci le cose sono così come sono, se non lo capisci le cose sono così come sono

detto zen

In Cielo sapere è vedere: in terra è ricordarsi. Felice chi ha attraversato i misteri. Egli conosce l’origine e il fine della vita

Pindaro

Dopo un lungo pellegrinaggio terapeutico, durato molti anni, finalmente, come ultima tappa del mio percorso, sono arrivata allo Jin Shin Do®1, che mi ha permesso di chiudere i tanti cerchi aperti del mio passato offrendomi quelle possibilità che mi erano state precedentemente negate. Ecco perché ho scelto di parlarvene qui: l’ho trovato un metodo completo, che agisce su tutti i livelli dell’essere umano, da quello fisico (attraverso il tocco), a quello mentale (attraverso la verbalizzazione delle sensazioni), a quello emotivo (attraverso l’espressione delle emozioni), a quello spirituale (attraverso le visualizzazioni, che sono per l’appunto il linguaggio dello Spirito). Naturalmente l’efficacia è strettamente correlata alle doti dell’operatore che lo effettua, alla sua competenza non solo tecnica ma al suo livello di centratura interiore e di preparazione spirituale.

Io ho avuto la fortuna di incontrare sul mio cammino Giorgio Busi che lo pratica trasformandolo in arte…


Il Jin Shin Do è una disciplina in Italia ancora poco conosciuta, nata negli Stati Uniti da una terapeuta californiana, Jona Marsaa Teeguarden, che ha integrato una tecnica di digitopressione giapponese con il lavoro di Reich sulle corazze energetiche.


Questo tipo di trattamento consiste nell’agire su punti energetici particolari, legati ai meridiani e ai vasi curiosi della medicina tradizionale cinese, per nutrire in profondità e risvegliare le risorse interiori così da poter far emergere memorie inconsce e sciogliere blocchi anche di vecchia durata senza correre il rischio di ritraumatizzare chi riceve il trattamento.


L’operatore accompagna il cliente in questo viaggio alla scoperta di sé, guidandolo attraverso la parola per insegnargli a percepirsi e ascoltare i messaggi che il corpo gli invia.


“Cosa senti?” è la domanda più frequente che gli pone. La sensazione viene poi esplorata con precisione, permettendo per esempio di capire dove è localizzata, se è profonda o superficiale, in che direzione va, di che tipo è e via dicendo. Chi non è abituato a lavorare sul corpo all’inizio fa fatica a rispondere alle domande del terapista ma un po’ alla volta si allena a percepirsi e si lascia condurre per mano in questo gioco che ad ogni seduta sorprende sempre di più per la profondità a cui può arrivare…


Io che sono molto propensa alle visualizzazioni, per esempio, durante le sessioni mi sono vista interi film, fiabe e drammi, che mi hanno aiutato a ricostruire particolari dimenticati ma fondamentali per sciogliere antichi sensi di colpa e ridare la giusta dimensione a eventi traumatici. Le visualizzazioni spontanee rappresentano inoltre l’unico strumento disponibile per esplorare il mondo prenatale che, in quanto preverbale, non può utilizzare le parole ma solo le immagini simboliche che affiorano dall’inconscio.


I trattamenti mi hanno permesso poi di trovare anche risorse importanti da utilizzare nella vita quotidiana, nei momenti di difficoltà: l’immagine della tartaruga marina che nuotando lentamente nel profondo degli abissi diceva al mio bambino interiore, raggomitolato nel buio della notte uterina, solo, stanco e scoraggiato, “Devi avere pazienza, ci vuole tempo per imparare e per acquisire saggezza…” mi ha profondamente segnato e mi ha regalato una profonda pace e un grande conforto che posso ricreare ogni volta che la riproduco nella mia mente. Allo stesso modo l’immagine del Buddha che ha spaccato i vetri dell’incubatrice e raccolto i frammenti di vetro per farne un diamante con dentro un tulipano, che ha posto poi nel centro del suo cuore, è stata molto potente e oggi la utilizzo spesso durante le mie meditazioni.


Ma ciò che ho trovato veramente innovativo e terapeutico nello Jin Shin Do è la possibilità – e questa dipende sicuramente dalla capacità dell’operatore che lo effettua – di dare al cliente un’altra opportunità. Chi per esempio ha vissuto un trauma da abbandono in epoca molto precoce ha un disperato bisogno di contatto e per lui sentire il tocco delicato e gentile, direi meglio amorevole, del terapista che non lo interrompe nemmeno quando cambia il punto di pressione, è sicuramente il modo migliore per appagare il suo bisogno insoddisfatto: “allora non è stato possibile, adesso lo è”. Quando un neonato ha sperimentato un tocco freddo, distratto e doloroso (pensiamo ai prelievi frequenti a cui sono sottoposti per esempio i piccoli prematuri o i bambini con patologie alla nascita) ha necessità di darsi un’altra opportunità per colmare il buco e poter andare avanti nel suo processo di crescita.


Ecco perché trovo che lo Jin Shin Do, se effettuato da un terapista non solo esperto ma che abbia anche uno “spirito compassionevole” ed empatico, sia uno strumento privilegiato da utilizzare con i bambini.

Bambini e Jin Shin Do

Esistono alcuni studi, pochi ancora in verità, sull’utilizzo dello Jin Shin Do nei bambini. Per esempio questa tecnica è stata applicata a un gruppo di 25 bambini disabili a Santa Cruz in California e i risultati dello studio pilota, condotto dall’Ufficio dell’Educazione, sono stati incoraggianti: dopo 8 sedute settimanali del trattamento sono nettamente migliorati i sintomi di asma da cui i bambini erano affetti, è diminuita l’insonnia, si sono ridotti gli episodi di temper tantrum e la tensione nelle attività motorie. I bambini sono apparsi più rilassati anche nelle loro espressioni faciali e nel linguaggio.


“I bambini sono estremamente recettivi e colgono immediatamente lo spirito del lavoro: non fanno fatica, in genere, diversamente dagli adulti, a “sentire” i messaggi che il corpo invia loro e a dare un nome alle loro sensazioni, quando sono accompagnati in questo percorso da un adulto che li fa sentire al sicuro” mi spiega Giorgio Busi, pioniere in questo campo a Bologna, dove propone Jin Shin Do ai grandi ma anche ai piccini.


Beh, io l’ho visto lavorare con un bambino e devo dire che sono rimasta commossa dalla delicatezza del suo approccio, dall’empatia e dall’atmosfera di calda accoglienza che ha saputo creare intorno a lui… Proposto come un gioco, il lavoro con l’energia riscuote un immediato successo da parte dei piccoli che poi non esitano a riproporlo a casa ai genitori o alle nonne: “Cosa senti?” chiedeva alla mamma una bimba dopo il trattamento con Giorgio, che non vedeva l’ora di ripetere…


Non è facile trovare un terapeuta che sia in grado di entrare in perfetta risonanza con i bambini e per me è una vera gioia quando ne incontro uno…


Penso che lo Jin Shin Do abbia enormi potenzialità se applicato ai bambini e agli adolescenti. Naturalmente poter trattare anche i genitori rende il tutto molto più efficace: se gli adulti sono disponibili a mettersi in gioco e lavorare su di sé si rendono conto subito di quanto ho cercato di spiegare in questo volume e cioè che genitori e bambini insieme possono veramente aiutarsi a guarire.


Parola e tocco

All’inizio dei tempi Tutto era Uno, indiviso e indivisibile. Poi un giorno il Grande Mistero, la forza creatrice che siamo soliti chiamare Dio, ebbe voglia di divertirsi e scisse l’Uno in Due. Fu così che da allora ogni cosa esistente sulla terra ebbe il suo opposto: dall’oscurità nacque la luce, dalla notte il giorno, dal nero il bianco, dalla donna l’uomo.


Gli esseri viventi si andarono sparpagliando per il mondo e popolarono gli angoli più remoti del pianeta.


Ma dopo un po’ di tempo successe qualcosa di imprevisto e imprevedibile: ogni metà andava cercando affannosamente e disperatamente l’Altra parte di Sé. Era spinta da un senso misterioso di malinconia e solitudine, da una sensazione di vuoto interiore, da una fame insaziabile che la portava a mettersi in cammino, a iniziare una faticosa e interminabile ricerca. Non era facile ritrovarsi in mezzo a quella moltitudine…


Il Grande Spirito osservò la sua creazione, vide le lacrime che scorrevano sui volti delle donne e degli uomini, sentì il dolore che ne appesantiva i cuori e provò pena e tenerezza.


Allora decise di fare loro un dono, anzi due, e regalò agli esseri viventi la Parola e il Tocco. Così, pensò, avrebbero potuto riconoscersi e forse finalmente anche riunirsi.


Già, perché il Tocco parla e la Parola tocca. In fondo sono un cerchio e tutti e due arrivano fino al cuore.


E fu così che attraverso la Parola e il Tocco uomini e donne cominciarono a conoscersi e mentre scoprivano qualcosa dell’altro andavano scoprendo qualcosa di sé. Ma soprattutto imparavano qualcosa di ancora più grande di sé e dell’altro: assaggiavano il dolce sapore dell’amore.


Scambiandosi i doni del Creatore nasceva nei loro cuori una sete inestinguibile che li portava a cercare la fonte stessa di quei doni. E quando i più coraggiosi e fortunati riuscivano, dopo un lungo e faticoso pellegrinaggio, a trovare e ad abbeverarsi a quella fonte ecco che succedeva una sorta di miracolo: improvvisamente e magicamente ritrovavano l’Altra parte di Sé. Era un riconoscimento reciproco e istantaneo: come se in realtà, al di là dello spazio e del tempo, non si fossero mai lasciati. Una luce speciale brillava nei loro occhi, una calma tranquillità li avvolgeva, una straordinaria armonia li circondava. Come una grazia soffusa. Allora ogni ansia, ogni eccitazione, ogni bramosia scompariva per lasciare il posto alla pace, alla dolce sensazione di essere ritornati a casa. Allora il Due ritornava Uno per poi rifarsi Due e andare per il mondo a condividere i doni ricevuti. Ed è così che da allora e fino ai giorni nostri Parola e Tocco continuano ad assolvere i loro sacri compiti: avvicinare gli uomini, aiutarli a riconoscersi e trasformarsi per poter gustare la gioia sublime di riunirsi al Tutto. Già, perché quando due luci si incontrano non sono più: solo la Luce è.


Compagni di viaggio
Compagni di viaggio
Elena Balsamo
Come adulti e bambini insieme possono aiutarsi a guarire.Una panoramica chiara ed esauriente dei diversi strumenti terapeutici alternativi a disposizione della famiglia e in particolare della coppia mamma-bambino. Compagni di viaggio volge l’attenzione alla salute emotiva della famiglia.Basandosi sulla sua personale esperienza di medico e di paziente, Elena Balsamo offre al lettore una panoramica chiara ed esauriente dei diversi strumenti terapeutici alternativi a disposizione della famiglia (e in particolare della coppia mamma-bambino), nonché numerosi spunti di riflessione sul significato della malattia e sul messaggio contenuto nei sintomi, per trasformare la sofferenza in un’occasione preziosa di apprendimento ed evoluzione. Conosci l’autore Elena Balsamo, specialista in puericultura, si occupa di pratiche di maternage e lavora a sostegno della coppia madre-bambino nei periodi della gravidanza, del parto e dell'allattamento.Esperta di pedagogia Montessori, svolge attività di formazione per genitori e operatori in ambito educativo e sanitario.