La vita – direbbe Thich Nhat Hanh – è inter-essere…
Scrive a questo proposito Ferrucci: “Una mia convinzione profonda è che noi siamo costituiti dagli altri – le relazioni che abbiamo avuto nella nostra vita formano la sostanza stessa di cui siamo fatti. Quindi i nostri genitori e parenti, i nostri amici e colleghi e maestri e tutte le altre persone con cui abbiamo interagito, vivono dentro di noi. Gli altri sono in noi, noi siamo negli altri, come nei cieli del dio Indra, in cui sfere luccicanti si rispecchiano le une nelle altre e anche rispecchiano i rispecchiamenti, e così via all’infinito. Questo include le musiche che abbiamo amato, i libri che ci hanno formato, i paesaggi, i quadri, i film e le architetture che ci hanno colpiti, tutto fa parte del tessuto vitale che è la nostra esistenza. E quindi senza Dante e Kafka, senza i concerti per pianoforte e orchestra di Mozart o gli affreschi di Piero della Francesca, senza Platone e Chuang Tse, io sarei una persona molto diversa da quello che sono.”4
Ecco perché abbiamo sempre un motivo per rendere grazie!
Una preghiera degli indiani Lakota recita così “Grazie per tutto ciò che mi è successo oggi di buono e di cattivo”. Questa è la vera gratitudine. Perché è facile ringraziare per ciò che ci rende felici, un po’ meno per ciò che ci fa star male… Ma se, come abbiamo avuto modo di dire nei capitoli precedenti sulla malattia, riuscissimo a cogliere in ogni ostacolo un’opportunità, ecco che il grazie arriverebbe anche nei momenti di rabbia e di tristezza perché in essi vedremmo un’occasione che la vita ci dà per curare le nostre antiche ferite.
In queste situazioni dovremmo fare il gioco di Polliyanna e cioè trovare nella nostra vita il maggior numero di cose di cui rallegrarci… Ce n’è sempre qualcuna se guardiamo bene. Anche quando tutto va male, come ci ricorda Assagioli “c’è sempre qualcos’altro di cui si può godere”5.
Come ci ricordano le parole del Buddha: “Alziamoci colmi di gratitudine, perché anche se oggi non abbiamo imparato molto, comunque abbiamo imparato qualche cosa; e se anche non abbiamo imparato alcunché, almeno non ci siamo ammalati. E se anche è accaduto, almeno non siamo morti. Rendiamo quindi grazie.”6
La gratitudine poi ha un potere magnetico, è come una calamita: attira abbondanza e benedizioni. Più siamo grati e più riceviamo e la Vita ci ricolma dei suoi doni.
C’è chi sostiene che il senso nascosto della famosa frase di Gesù “A chi ha sarà dato e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha” sia in realtà “A chi ha gratitudine sarà dato, a chi non ha gratitudine sarà tolto anche quello che ha”7. Un’interpretazione che fa riflettere…