PARTE SECONDA - IN VIAGGIO VERSO LA SALUTE

La gratitudine
come terapia

Quando al mattino ti svegli, rendi grazie per la luce dell’aurora, per la vita che ti ha dato e per la forza che senti in corpo. Rendi grazie anche per il cibo che ti dà e perle gioie della vita. Se non trovi un motivo per elevare una preghiera di ringraziamento, allora vuol dire che sei in errore.”

Tecumseh, capo Shawnee

La gratitudine è un vaccino, un antidoto, un disinfettante

J. H. Jowett

Quando Manitonquat conduce un Cerchio1, la prima cosa che fa è rendere grazie: a Madre Terra che ci nutre e ci sostiene e a tutte le sue creature, le piante e gli animali che la popolano; a Nonna Luna, Nonno Sole e alle infinite stelle che illuminano giorno e notte il cielo e al potere che ha creato tutto questo, il Grande Mistero (come lo chiamano i nativi americani). Poi chiede ai partecipanti, passando ad ognuno il bastone della parola, di dire qualcosa di “nuovo e bello”: è un modo per iniziare la giornata in un’atmosfera positiva, pervasi dall’energia della gioia e della gratitudine. Sarebbe bello se questo piccolo rituale diventasse un’abitudine anche nel piccolo cerchio della famiglia oppure a scuola: i bambini ne trarrebbero un grande beneficio, assorbendo fin da piccoli senza sforzo alcuno valori di fondamentale importanza per la vita, tra cui la capacità di dire “grazie”…


Quindi, per concludere il discorso sulle risorse terapeutiche, non posso non parlare della gratitudine.

In che cosa consiste la gratitudine? “Nel riconoscere ciò che la vita ci offre”2 risponde Piero Ferrucci, secondo il quale la gratitudine è alla base della salute. “Per me quello è il criterio più efficace per sapere come sta una persona. Infatti vuol dire che i suoi canali di comunicazione sono aperti, che non si sopravvaluta (perché sa di aver bisogno degli altri) e non si sottovaluta (perché sa di meritare ciò che riceve). Vuol dire che è in grado di apprezzare ciò che c’è di buono nella sua vita. Che cosa si vuole di più? Quando uno dei miei clienti in psicoterapia prova gratitudine, so che è guarito.”3

Il poeta inglese Wiliam Blake diceva che “la gratitudine è il Paradiso stesso”. E un grande mistico tedesco, Meister Eckhart, affermava: “Se la sola preghiera che dirai mai nella tua intera vita è “grazie”, quella sarà sufficiente”.


Noi siamo abituati a dare tutto per scontato, anche per esempio i piccoli gesti quotidiani che i nostri cari compiono per noi, ma se osservassimo meglio ci renderemmo conto di quanti motivi avremmo per essere grati…


Pensiamo semplicemente al nostro corpo: abbiamo due gambe e due piedi che ci consentono di camminare e di muoverci; due braccia e due mani che ci permettono di scrivere, dipingere, suonare uno strumento, abbracciare e accarezzare il nostro bambino o il nostro partner; due occhi grazie ai quali possiamo ammirare le bellezze della natura e i volti delle persone che amiamo; una bocca che ci consente di parlare, cantare e mangiare ciò che più ci aggrada; due orecchie che ci permettono di ascoltare musica e parole; un cuore che ci tiene in vita e lavora per noi senza fermarsi mai; un cervello che molto meglio di qualsiasi computer ci permette di elaborare tutte le informazioni che ci giungono dai sensi; e tanti altri organi e miliardi di cellule che garantiscono il perfetto funzionamento del nostro organismo.


Non è già solo questo un motivo più che sufficiente per essere grati? Eppure il nostro corpo lo ringraziamo mai?


E poi in genere abbiamo una casa che ci protegge dalle intemperie e in cui poter riposare, un lavoro che ci consente di vivere e di esprimere i nostri talenti e le nostre potenzialità, cibo e acqua per nutrirci e dissetarci, vestiti per ripararci dal freddo e persone intorno a noi che ci curano quando siamo ammalati, ci riparano l’auto quando si guasta, ci trasportano per la città guidando l’autobus e ci forniscono, attraverso il loro lavoro, tutto ciò che ci serve per vivere.


Uno dei giochi che vengono proposti ai bambini nelle scuole Montessori consiste proprio nel far osservare loro la rete di relazioni e l’interdipendenza che esiste tra gli esseri umani: da dove viene il pane che mangiamo ogni mattina per colazione? Il fornaio l’ha impastato e l’ha cotto ma dove ha preso la farina? Chi ha coltivato il grano e l’ha macinato per farne farina? Chi ha trasportato la farina nel negozio del fornaio? Chi ha fatto l’automobile o il camion che è servito per trasportare la farina? E via dicendo… È un gioco che può continuare all’infinito!

La vita – direbbe Thich Nhat Hanh – è inter-essere

Scrive a questo proposito Ferrucci: “Una mia convinzione profonda è che noi siamo costituiti dagli altri – le relazioni che abbiamo avuto nella nostra vita formano la sostanza stessa di cui siamo fatti. Quindi i nostri genitori e parenti, i nostri amici e colleghi e maestri e tutte le altre persone con cui abbiamo interagito, vivono dentro di noi. Gli altri sono in noi, noi siamo negli altri, come nei cieli del dio Indra, in cui sfere luccicanti si rispecchiano le une nelle altre e anche rispecchiano i rispecchiamenti, e così via all’infinito. Questo include le musiche che abbiamo amato, i libri che ci hanno formato, i paesaggi, i quadri, i film e le architetture che ci hanno colpiti, tutto fa parte del tessuto vitale che è la nostra esistenza. E quindi senza Dante e Kafka, senza i concerti per pianoforte e orchestra di Mozart o gli affreschi di Piero della Francesca, senza Platone e Chuang Tse, io sarei una persona molto diversa da quello che sono.”4


Ecco perché abbiamo sempre un motivo per rendere grazie!

Una preghiera degli indiani Lakota recita così “Grazie per tutto ciò che mi è successo oggi di buono e di cattivo”. Questa è la vera gratitudine. Perché è facile ringraziare per ciò che ci rende felici, un po’ meno per ciò che ci fa star male… Ma se, come abbiamo avuto modo di dire nei capitoli precedenti sulla malattia, riuscissimo a cogliere in ogni ostacolo un’opportunità, ecco che il grazie arriverebbe anche nei momenti di rabbia e di tristezza perché in essi vedremmo un’occasione che la vita ci dà per curare le nostre antiche ferite.


In queste situazioni dovremmo fare il gioco di Polliyanna e cioè trovare nella nostra vita il maggior numero di cose di cui rallegrarci… Ce n’è sempre qualcuna se guardiamo bene. Anche quando tutto va male, come ci ricorda Assagioli “c’è sempre qualcos’altro di cui si può godere”5.


Come ci ricordano le parole del Buddha: “Alziamoci colmi di gratitudine, perché anche se oggi non abbiamo imparato molto, comunque abbiamo imparato qualche cosa; e se anche non abbiamo imparato alcunché, almeno non ci siamo ammalati. E se anche è accaduto, almeno non siamo morti. Rendiamo quindi grazie.”6


La gratitudine poi ha un potere magnetico, è come una calamita: attira abbondanza e benedizioni. Più siamo grati e più riceviamo e la Vita ci ricolma dei suoi doni.


C’è chi sostiene che il senso nascosto della famosa frase di Gesù “A chi ha sarà dato e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha” sia in realtà “A chi ha gratitudine sarà dato, a chi non ha gratitudine sarà tolto anche quello che ha”7. Un’interpretazione che fa riflettere…

Avete mai visto l’immagine del cristallo d’acqua, fotografato da Masaru Emoto, che si forma quando questa è “informata” dalla vibrazione della parola “Grazie”? È di una bellezza straordinaria! Se ci ricordassimo che noi esseri umani siamo costituiti per il 70% di acqua forse ci verrebbe spontaneo dire qualche grazie in più…


È per tale motivo che ho voluto dilungarmi nei ringraziamenti all’inizio di questo volume: desidero che l’energia della gratitudine pervada tutto il libro e possa giungere anche a voi che lo state leggendo.


Grazie di cuore quindi a quell’Energia di Vita che mi ha permesso di scrivere queste pagine, al momento giusto, per il bene di ciascuno e di tutti.


Il diario della gratitudine*

Proviamo a fare un piccolo esperimento stasera prima di andare a dormire: scriviamo su un foglietto tutto ciò per cui siamo grati: ci stupiremo di quanto risulterà lungo l’elenco…

Sono davvero grato/a per…… perché……


Potremmo quindi prendere l’abitudine a tenere un vero e proprio “diario della gratitudine”, in cui annotare ogni giorno le situazioni per cui siamo grati: rileggerlo ogni mattina pronunciando alla fine la formula magica “Grazie, grazie, grazie”, può essere un modo per iniziare la giornata sotto i migliori auspici…




La pietra magica della gratitudine*

Ai nostri bambini possiamo far fare questo piccolo esercizio prima di andare a dormire:

proponiamo loro di cercare insieme una pietra, liscia e piacevole al tatto, che possa essere contenuta nel palmo della loro piccola mano. Poi diciamo loro che si tratta di una pietra “magica” e invitiamoli a pensare alla cosa più bella che hanno vissuto durante la giornata e stringendo la pietra nella mano a dire “Grazie!”. Potremo spiegare quindi che questo piccolo gioco o rituale di gratitudine serve a moltiplicare i doni che la Vita ogni giorno ci dà proprio per magia…


IL DIARIO DELLA GRATITUDINE*


LA PIETRA MAGICA DELLA GRATITUDINE*



Compagni di viaggio
Compagni di viaggio
Elena Balsamo
Come adulti e bambini insieme possono aiutarsi a guarire.Una panoramica chiara ed esauriente dei diversi strumenti terapeutici alternativi a disposizione della famiglia e in particolare della coppia mamma-bambino. Compagni di viaggio volge l’attenzione alla salute emotiva della famiglia.Basandosi sulla sua personale esperienza di medico e di paziente, Elena Balsamo offre al lettore una panoramica chiara ed esauriente dei diversi strumenti terapeutici alternativi a disposizione della famiglia (e in particolare della coppia mamma-bambino), nonché numerosi spunti di riflessione sul significato della malattia e sul messaggio contenuto nei sintomi, per trasformare la sofferenza in un’occasione preziosa di apprendimento ed evoluzione. Conosci l’autore Elena Balsamo, specialista in puericultura, si occupa di pratiche di maternage e lavora a sostegno della coppia madre-bambino nei periodi della gravidanza, del parto e dell'allattamento.Esperta di pedagogia Montessori, svolge attività di formazione per genitori e operatori in ambito educativo e sanitario.