PARTE SECONDA - IN VIAGGIO VERSO LA SALUTE

Il potere terapeutico
dell'amore

Il massimo grado di medicina è l’amore

Paracelso

L’amore è terapia e nel mondo non esiste altra terapia all’infuori dell’amore

Osho

La vita è meno forte della morte, ma la morte è meno forte dell’amore

G. K. Gibran

Quando conobbi per la prima volta Ellika, la compagna di Manitonquat, ricordo che dissi a me stessa: “Ecco cos’è l’amore incondizionato!”. Se ne parla tanto, se ne legge nei testi dei mistici e degli illuminati ma se non lo si ha mai sperimentato di persona non si riesce a comprendere veramente cos’è…


Quando questa dolcissima donna, che per me rappresenta l’archetipo della Madre, mi guardò negli occhi sorridendomi e mi accolse nel suo abbraccio amorevole durante un lavoro di introspezione al Camp, io finalmente compresi o meglio assaggiai ciò che avevo cercato per tutta la vita… E capii che non sono le tecniche a cui ci affidiamo che ci guariscono, è solo l’Amore! Possiamo possedere tutte le tecniche del mondo ma senza amore non funzionano, non avviene nessun vero cambiamento. Quando invece c’è l’Amore qualsiasi tecnica può essere quella giusta, anzi di una tecnica a volte non c’è nemmeno bisogno…


Lo diceva già Paracelso, medico, alchimista e astrologo rinascimentale: non esiste in pillole nè in fiale intramuscolo, eppure l’amore è la medicina più potente che ci sia. Anzi, come dice Osho, è l’unica e vera medicina che esista e che porti alla guarigione perché la verità è che non c’è guarigione vera senza amore.


Non è scritto nei libri di testo che i medici studiano all’Università, ma chi l’ha vissuto lo sa. Con certezza, senza dubbio alcuno. Tutto il resto è solo un palliativo. Si possono riparare ossa rotte, estirpare masse cancerose, cucire ferite sanguinanti, riequilibrare i livelli di glucosio o uccidere virus e batteri pericolosi ma se l’amore non fiorisce, il problema è solo rimandato: al prossimo giro di giostra. La vita non ha fretta.


Per curare il morbo definitivamente occorre estirparne la radice, scavare fino in fondo là dove tutto ha inizio e non lasciarne traccia. Faticoso il mestiere di contadino… Ci vuole fede, grande come una montagna. Fiducia nel sole che sorge e poi tramonta, nella pioggia che annaffia i campi, nel seme che ha in sé il potere di diventare frutto.


Ci vuole pazienza: ogni pianta ha i suoi tempi per crescere e fiorire. Diverso se semino ravanelli o pianto una quercia, se voglio dar vita a un roseto o far spuntare un tulipano. Bisogna procedere con ordine, senza saltare le tappe: prima va preparato il terreno, girato e rigirato finché non diventa morbido, pronto ad accogliere la vita, solo dopo si può gettare il seme. E poi ci vuole l’acqua e un buon concime e la costanza nel togliere le erbacce che soffocano il virgulto e gli impediscono la strada verso l’alto.


Non c’è guarigione senza amore. È l’ultima tappa, quella finale, quella che estirpa il male. Ma non l’amore appiccicoso o sdolcinato che unisce bisogno con bisogno. Quello vero che si chiama com-passione: sentire insieme, sentire in sé la sofferenza dell’altro. Quello che sgorga all’improvviso come una fontana e spruzza i suoi getti su, sempre più su… Quello che illumina il volto e il cuore e sparge intorno a sé briciole d’azzurro. Quello che dura per sempre, che non avrà mai fine.

Perché “L’amore è la chiave segreta per aprire tutte le serrature e tutti i blocchi: un blocco non è altro che una serratura nell’essere. L’amore è la chiave segreta, apre tutte le serrature. L’amore è la chiave universale.”1 È una specie di passepartout. L’amore cura, spezza gli incantesimi, muta il metallo in oro, trasforma qualsiasi cosa: perfino l’impossibile diventa possibile grazie all’amore. “Essere amati profondamente da qualcuno ci rende forti, amare profondamente qualcuno ci rende coraggiosi” diceva il saggio Lao Tsu e aveva perfettamente ragione…

Il potere immunostimolante dell'amore

Navigando su internet, mentre stavo lavorando a questo volume, mi sono imbattuta un giorno in un articolo dal titolo molto accattivante: “Il potere immunostimolante dell’amore”. Già, è proprio così: l’amore stimola le difese immunitarie, è il miglior vaccino che esista nei confronti di qualsiasi malattia. Ormai ci sono prove certe a tale riguardo.


E con amore non intendo solo il sentimento che proviamo nei confronti di una persona, sia essa l’uomo o la donna della nostra vita, o un figlio o un amico o un genitore. È amore anche quello che sentiamo nei confronti della natura, del mondo che ci circonda, delle piante, degli animali e anche nei riguardi per esempio del nostro lavoro, dell’attività di cui ci occupiamo se la svolgiamo con passione. La biografia di Edward Bach, inventore della floriterapia, di cui parleremo nel capitolo a lui dedicato, ne è un esempio eclatante.


Ricerche effettuate all’Università dell’Arizona hanno dimostrato che ogni tipo di comunicazione affettiva attraverso parole o gesti (una frase anche solo scritta, un abbraccio, un bacio) ha ottimi effetti sui livelli di colesterolo, sulla pressione alta, fortifica il sistema immunitario e riduce lo stress. Come riporta Loyd nel suo libro Il Codice dell’Amore, uno studio effettuato dall’Heart Math Institute dimostra che le parole basate sull’amore, che siano verbalizzate o anche solo pensate, esercitano un effetto risanante sul DNA (mentre quelle basate sulla paura hanno un effetto stressante e nocivo).


Non solo, l’amore – si è scoperto – ha anche un effetto analgesico dando un inaspettato sollievo al dolore fisico: esistono studi che dimostrano come i neonati allattati al seno durante i prelievi di sangue sopportino l’evento traumatico in modo ottimale, rimanendo tranquilli senza piangere. L’amore materno, che si esprime attraverso il contatto e l’allattamento, stimola infatti la produzione di ossitocina e di serotonina, mediatore responsabile della sensazione di calma e appagamento.

La prova però per me più eclatante e più convincente del potere terapeutico dell’amore è la storia, riportata sul “Rider’s Digest”, e che ho citato in Nato prima del tempo2, di due gemelline nate premature. Una delle due versava in condizioni di salute molto critiche e si temeva per la sua sopravvivenza. Così l’infermiera di turno, non sapendo che fare, pensò di metterle insieme nella stessa incubatrice. A quel punto avvenne qualcosa di sorprendente: la gemellina mise il suo braccio intorno alle spalle della sorella come per abbracciarla e il battito cardiaco di questa immediatamente rallentò e la piccola cominciò a stabilizzarsi. C’è una foto che documenta questa straordinaria esperienza e non si può non commuoversi nel guardarla: è l’immagine stessa della potente forza di guarigione dell’amore.

Ma quanti di noi hanno sperimentato, almeno una volta nella propria vita, in modo simile l’efficacia di un sorriso, di una parola gentile, di un tocco amorevole, di una dimostrazione di fiducia? A me è capitato tante volte e ancora mi succede: nei momenti di crisi mi basta la mail di un amico o la telefonata di un’amica per farmi letteralmente rinascere e recuperare le energie perdute…


Quando si è ammalati, e quindi più vulnerabili e indifesi, un gesto d’affetto è ciò che fa la differenza e permette una ripresa più rapida e profonda. Quando chi è alle prese con la sofferenza sente intorno a sé una presenza d’amore, attenta, rispettosa, delicata e piena di premure nei suoi confronti, si sente compreso e incoraggiato e ritrova la forza di attivare tutte le sue risorse per accelerare il processo di guarigione.


Una volta ero andata a trovare mio papà in ospedale dove era stato ricoverato per una frattura al femore e gli avevo portato un piccolo registratore con la sua musica preferita: Mozart e Beethoven. “Papà, la musica è terapeutica!” ricordo che gli dissi e lui di rimando mi guardò e rispose “Tu sei terapeutica…” Non ho più dimenticato quelle sue parole che mi colpirono nel profondo e mi fecero capire che lui aveva colto perfettamente quanto grande fosse l’amore che stava dietro al mio semplice gesto.

Come dice l’antroposofo De Luca, con un linguaggio un po’ più complesso del mio, “Le persone sole, dichiarando una patologia e soffrendone, cercano in primo luogo un essere umano che le ascolti compiendo così il gesto salvifico, liberatorio: il bacio del principe che, per amore, risvegli l’anima dalla solitudine. Il malato cerca prima di tutto una terapia di ascolto, di amore, di umanità, di comprensione poiché sa, nel profondo del suo cuore, che solo chi procede sul sentiero della libertà e dell’amore può trovare una soluzione ai suoi problemi. Il suo cuore sa che l’amore vero non è cieco ma è, al contrario, veggente nell’anima e nello Spirito, e solo un uomo che sappia ascoltare e comprendere, amando l’unicità assoluta della sua patologia e biografia, potrà ricondurlo fuori dal silenzio della solitudine, potrà disincantare lui e tutto il suo castello, il microcosmo paralizzato che lo circonda e che gli sembra immutabile come un carcere.”3 Quanta verità in queste parole!


L’amore non è misurabile in laboratorio ma è l’elemento determinante per ristabilire la salute quando è stata compromessa o per mantenerla a buoni livelli in condizioni normali.


Oggi lo dicono anche gli scienziati: secondo il professor Lissoni per i malati di cancro “La cura consiste nella riapertura all’Amore, attraverso la riscoperta del piacere”.4

Secondo Lissoni non basta curare solo la parte fisica del tumore, ma bisogna occuparsi anche della psiche del paziente, perché la cura della malattia non è semplicemente organica, ma deriva anche da un malessere esistenziale.


“Che cosa c’è che non va nella mia vita?” dovremmo chiederci ogni qualvolta ci ammaliamo e “Quanto amore c’è?”…

Intreccio di cuori

La fisica quantistica ci insegna che tutto ciò che pensavamo fosse fisico non lo è affatto: piuttosto – come ci ricorda Bruce Lipton, biologo molecolare americano – ogni oggetto di quest’universo è fatto di energia immateriale e ogni cosa, ogni atomo e ogni molecola, irradia energia (sotto forma di quelle che noi chiamiamo vibrazioni).


Oggi sappiamo per esempio che il cuore possiede un campo elettromagnetico che è molto più potente di quello del cervello. Anzi ne possiede tre: uno che si estende per circa un metro, un metro e mezzo di distanza, uno che arriva a circa due metri e uno a tre. Quando noi incontriamo un’altra persona i nostri rispettivi campi elettromagnetici si intrecciano e si creano quelle che vengono chiamate interferenze costruttive o distruttive.


Quando la frequenza vibratoria è dissonante o incoerente la relazione fa scattare rabbia, pianto, ansia, malessere. È risaputo per esempio che in certe braccia i neonati strillano come aquile, in altre si placano e si addormentano. Quando le rispettive frequenze vibrano in sintonia e armonia invece si crea un intreccio di cuori (in inglese chiamato “entanglement”). È quello che avviene tra due innamorati, tra due amici che si vogliono bene o tra mamma e bambino.


Una ricerca effettuata all’Università della California dallo psicologo Emilio Ferrer lo conferma, evidenziando come i cuori di chi si ama battono all’unisono, pulsano allo stesso ritmo. Non solo: oltre alla circolazione anche la respirazione procede in accordo reciproco.


Del resto lo diceva già Goethe, in modo poetico, un po’ di tempo fa, ben prima che la scienza lo scoprisse: “Due cuori che si amano – scriveva – sono come due orologi magnetici: ciò che si muove nell’uno, fa muovere l’altro, perché è soltanto un unico impulso che opera in entrambi. Una sola forza che li pervade”.


La scoperta dei campi elettromagnetici del cuore e del loro intreccio ci permette di comprendere perché stiamo bene con alcune persone e non con altre e perfino circondati da alcuni oggetti e non da altri. Perché anche gli oggetti fisici vibrano proprio come noi.


Bruce Lipton per spiegarcelo meglio fa un esempio molto semplice: immaginiamo di andare in un negozio di scarpe dove troviamo cinque paia di scarpe che ci piacciono e che hanno lo stesso prezzo ma stili diversi. Quali sceglieremo? Quelle che ci fanno sentire bene, quelle che amiamo, non quelle che ci piacciono solamente.


Lo stesso vale per i luoghi e gli ambienti: in certuni ci rilassiamo immediatamente e viviamo momenti di estasi, in altri proviamo ansia, malessere e fuggiamo a gambe levate… È sempre e solo questione di risonanze.

Tutto l'universo obbedisce all'amore

È il titolo di una canzone di Franco Battiato, che mi fece conoscere un amico una sera d’estate. Fui incantata da quelle parole che riascoltai poi per giorni e giorni di seguito come se ne fossi rimasta stregata…


Sì, è proprio così: tutto l’universo ubbidisce all’Amore! Perché l’amore è il collante che lo tiene insieme, è la legge che lo governa. Sentite cosa scrive a questo proposito Maria Montessori: “Questa forza che noi chiamiamo amore è la più grande energia dell’universo. È un’energia molto complessa, che regge l’universo, mantiene le stelle nel loro corso, fa unire gli atomi fra loro per formare nuove sostanze, trattiene le cose sulla superficie della terra. È l’energia che regola ed ordina l’animato e l’inanimato e che viene incorporata nell’essenza di tutto e di tutti. È più che un’energia: è la creazione stessa.”5


È “l’amor che muove il sole e le altre stelle” come scriveva Dante nella sua Divina Commedia.


Non esiste una formula chimica che lo descriva eppure l’amore è l’emozione più potente che connette, proprio come un ponte, spirito e corpo, che permette l’accesso alla dimensione transpersonale, come ci ricorda la neuroscienziata Candace Pert.


L’amore è un bisogno fondamentale: è il cibo dell’anima. Come il corpo ha bisogno di introdurre proteine, carboidrati e vitamine, così anche l’anima ha bisogno di nutrimento. Il corpo si nutre di cibo materiale, l’anima di cibo spirituale.


Gli anglosassoni hanno un bellissimo termine per indicare questa realtà: “nurturing love”, l’amore che nutre.

Non è il cibo che ci mantiene vivi, è l’amore6 dice Osho.


Quando ci sentiamo amati da qualcuno che ci capisce allora la fiamma che arde in noi riprende vita, ci scalda il cuore.


Diceva Maria Montessori che nella nostra vita abbiamo bisogno di una persona, almeno una, che colga la nostra essenza, che abbia fiducia in noi, che veda la nostra bellezza interiore, che ci sostenga e ci ascolti e si interessi a noi: questa presenza ci dà coraggio, ci permette di affrontare le difficoltà della vita, di superare gli ostacoli che ci si presentano dinnanzi perché è una presenza d’amore.


L’amore scaccia ogni paura: “Paura e amore non esistono mai insieme, non possono. La loro esistenza simultanea è impossibile. La paura è l’esatto contrario dell’amore. L’amore non ha mai paura”7 ci ricorda Osho. L’amore è come luce: quando c’è luce, il buio non esiste. Così, allo stesso modo, quando c’è amore, la paura non esiste.

Chi è stato innamorato, almeno una volta nella sua vita, questo lo sa benissimo…


Senza amore l’essere umano deperisce, proprio come un fiore senz’acqua, perde la voglia di vivere, si lascia andare. Capita ai bambini e succede agli anziani, chiusi nel grigiore degli istituti, abbandonati a se stessi, nella più completa e profonda solitudine.


“Non ne vale la pena” diventa la loro parola d’ordine e solo il potere di un fiore come Wild Rose può riuscire in alcuni casi a tirarli fuori dall’apatia.


Ecco perché bisognerebbe ritrovare forme di assistenza più consone ai bisogni di ogni individuo, più rispettose, più amorevoli e i terapeuti dovrebbero essere formati a sviluppare dentro di sé i valori dell’empatia, della gentilezza, dell’umiltà, della pazienza, dell’ascolto e dell’accoglienza. Così come i luoghi di cura dovrebbero essere improntati alla bellezza, al silenzio, all’armonia.


Siamo più o meno tutti malati d’amore e a volte, quando l’assenza d’amore è molto profonda, ci sentiamo veramente morire…

Quando l'amore è morto...

Sono stata un’adolescente “anomala” e sempre un po’ “esterofila”: quando i miei coetanei ascoltavano De Andrè e Battisti, io mi dilettavo con la musica country e i cantautori francesi… Uno dei miei preferiti era Gilbert Becaud. L’ho riscoperto ultimamente e sono rimasta colpita da quanto i testi così poetici delle sue canzoni risuonassero con i miei vissuti e le mie emozioni di allora. Tra le tante melodie una mi è sembrata particolarmente adatta per questo paragrafo sull’amore: si intitola Quand l’amour est mort e le sue parole sono quelle che potrebbe pronunciare chiunque stia vivendo una situazione di abbandono, un lutto per la perdita di un amico, di una compagna o di una persona particolarmente cara.


Sentite cosa dice: “Quando l’amore è morto non si vede più niente. Si maledice la sorte che ci fa sopravvivere. Si ha paura di vivere, quando l’amore è morto. Quando l’amore è morto non si hanno più sogni perché tutto è morto, quando l’amore è morto.”


Non l’avete sperimentato anche voi, almeno una volta nella vita?

Tutto ci appare improvvisamente buio e triste, senza senso e senza scopo, nulla più sembra valere la pena di essere compiuto. A volte passa la fame, la voglia di muoversi, di divertirsi perché lui o lei non c’è più… E si sprofonda in un buco nero, in un pozzo senza fondo da cui non sempre è facile tirarsi fuori da soli. Si vive in un mondo congelato come quello descritto nel film L’ospite d’inverno, interpretato da Emma Tompson, vedova inconsolabile che non riesce a staccarsi dal passato.


Ma la canzone di Becaud non termina così, ecco cosa egli aggiunge nel bellissimo finale: “Il mio amore è morto, ma tutte le notti io lo sento ancora giocare ai fantasmi. Il suo antico regno è il mio cuore che dorme. Il mio amore è morto ma rinascerà più forte e più ricco di prima perché io voglio sopravvivere. Perché c’è ancora un amore da vivere…”


Sì, l’amore è stato crocefisso ma può risorgere ancora, e risorge sempre.

Perché la bella notizia, amici miei, è che…

L'amore non muore mai

Sì, è proprio così! “L’Amore non conosce fine”8. L’Amore, quello vero, non muore mai. Scavalca i confini del tempo e dello spazio. Se ne infischia delle sbarre e delle prigioni, dei lazzi e degli insulti, delle minacce e dei divieti, delle regole e delle convenzioni.


L’Amore scavalca le barriere, attraversa i ponti, scala le montagne, una dietro l’altra, oltrepassa fossati e mura di cinta, apre portoni e serrature chiuse con sette mandate.


L’Amore vero non muore mai. Si allontana magari per un po’: giorni, mesi, anni, secoli… E poi ritorna, fresco e trasparente come prima. Basta uno sguardo per riconoscerlo, una luce che brilla negli occhi… Eccolo, è lì, è lui! L’Amore non conosce morte. Fa sberleffi alle lapidi e alle tombe. L’amore nasce in Cielo, vive di eternità. Vive per sempre, custodito nella profondità dei nostri cuori. L’amore che doniamo ci appartiene. Anche se non viene contraccambiato, anche se viene rifiutato.


Nessuno può impedirci di sentirlo, nessuno può strapparcelo dal cuore: è nostro e lo sarà per sempre.

Reimparare ad amare

Imparare a innamorarsi è il titolo di un bellissimo libro scritto da Sara Cattò9, psicoterapeuta ad approccio psicosintetico, che consiglierei come lettura agli adolescenti nelle scuole. Sì, perché l’amore è un’arte che va appresa, un po’ alla volta, attraverso l’esperienza ma anche attraverso informazioni corrette e una visione olistica, esaustiva che ne sappia cogliere tutti gli aspetti perché “La complessità del fenomeno amore – come ci ricorda il teologo Vito Mancuso – richiede che esso venga accostato da più di una prospettiva”10.


Sì, perché, come scrive il poeta Rilke “L’amore è difficile. Provare amore tra un essere umano e l’altro è ciò che di più difficile ci viene chiesto, di più estremo, la prova finale a cui veniamo sottoposti, la fatica che tutte le altre fatiche servono solo a preparare.” Ma – egli continua – è anche “la possibilità più alta che sia offerta all’individuo per maturare, per divenire qualcosa in se stesso, per farsi mondo, farsi mondo in se stesso per amore di qualcun altro.” “Chi ama dunque deve agire come se avesse un grande lavoro” da compiere: “deve essere molto solo e scendere in se stesso e fare unità in se stesso e tenersi unito a sé; deve lavorare; deve diventare qualcosa!” E per farlo deve “restare in ciò che è difficile”11


Ecco perché l’Amore, quello vero, fa paura: perché arrivarvi costa tanta fatica!

Vito Mancuso ci ricorda che amare “significa fare spazio. Fare spazio dentro di sé ad un’altra persona, aprirle la nostra anima e farle piantare la sua tenda nel mezzo.


…Ma fare spazio significa innanzitutto ascoltare e senza silenzio interiore non è possibile ascoltare.”12 Ecco perché “la preparazione all’amore richiede un’educazione complessiva della personalità. Se amore è fare spazio, prepararsi all’amore significa imparare a fare spazio, imparare ad ascoltare, a coltivare il silenzio, “ovvero lavorare sull’io sottoponendolo a una specie di ginnastica spirituale”13.


L’Amore, mi sono resa conto, fa paura perché è grande, senza confini.

Perché è assurdo, senza motivo. Perché è selvaggio, senza recinti. Perché è ribelle, senza regole. Perché è Verità e non ammette menzogna. Perché è Coraggio e non ammette tremore. Perché è Totalità e non ammette dubbio. Perché è Sfida e richiede audacia.


Dice Osho che “L’amore è il più grande coraggio al mondo perché può basarsi solo su un’intuizione, su un’impressione, non dipende dall’intelletto: non esistono prove. Solo la persona coraggiosa è in grado di amare.”14 “L’amore è folle, illogico. Solo i folli – folli nel senso che non sono calcolatori ma rischiano l’esteriore per l’interiore, il domani per l’oggi – solo i folli possono percorrere il sentiero dell’amore.”15 E Maria Montessori scriveva: “La logica è congelata e nell’amore non ci deve essere logica”16. “Il cuore ha delle ragioni che la ragione non conosce” diceva dal canto suo Pascal. La verità è che l’Amore ci fa paura perché ci trasforma.


Secondo Jung “L’incontro di due persone è simile all’incontro di due sostanze chimiche. Se succede qualcosa, tutte e due cambiano”. E Elif Shafak, autrice di uno dei libri più belli che io abbia mai letto, “Le quaranta porte”, scrive “Se restiamo gli stessi prima e dopo aver amato significa che non abbiamo amato abbastanza”17.


Perché se l’Amore arriva lo fa per trasformarci. È doloroso, sì, ma non si può evitare. Ci fa perdere per farci ritrovare. Ci innalza e poi ci fa cadere. Ci fa toccare la vetta e poi l’abisso. L’estasi e l’angoscia. Perché ci vuole nudi. Ci toglie prima i vestiti e poi la pelle. Per darcene una nuova. Ci apre la ferita per curarla. Ci fa morire per farci nascere di nuovo. Ci obbliga a saltare: pensiamo sia nel vuoto e invece è a venti centimetri da terra… Se ci abbandoniamo a lui, noi siamo salvi. Se ci lasciamo sedurre, abbiamo vinto. Se ci buttiamo nelle sue braccia con fiducia, ritroviamo casa. L’amore è un rischio. Che vale la pena assumersi però perché anche un solo istante d’amore equivale all’intera eternità. Dice Osho che “L’amore giunge attraverso l’ignoto, con l’ignoto. Per entrare nell’ignoto occorre coraggio, un coraggio straordinario.”18 L’Amore, quello vero, è un ospite. Arriva inaspettato, in punta di piedi, sussurrando. Ci coglie di sorpresa. Semplicemente accade. Ci lascia stupiti, con la bocca aperta. Ci entra dentro senza far rumore e ci possiede. L’Amore è imprevedibile. È come il vento. Arriva all’improvviso, quando meno te l’aspetti, e all’improvviso se ne va. L’Amore semplicemente accade. Ci attraversa. Ci solleva, ci innalza, ci fa volare come sul tappeto di Aladino, ci dà una visione panoramica dall’alto. L’Amore passa e va, non chiede mai il permesso. A volte ci travolge, ci lascia senza fiato, senza respiro. Altre ci sfiora appena, ci accarezza. Ma mai ci lascia uguali. L’Amore non si controlla, è lui che guida il gioco, l’amore non si cerca, è lui che cerca noi, che arriva e bussa piano piano e poi sempre più forte finché non decidiamo di aprirgli finalmente il cuore. Perché deve trovare una fessura per entrare. E invece incontra per lo più corazze ed armature…Ma quando si è fatto breccia dentro un cuore ecco che lo scioglie, anche il più duro e congelato. Perché l’Amore è la forza più potente che esista al mondo. Chi ha vissuto a lungo in bilico sulla Soglia lo conosce bene: sa che nulla resta di noi al di là del confine se non l’Amore che abbiamo dato e seminato. È l’unico bagaglio che possiamo portare oltre la Vita… L’Amore ci chiede di piegarci come canna al vento. L’Amore ci chiede di essere capienti, per accogliere e ricevere. Ci chiede di essere pronti, con le lampade accese. Al posto giusto, quello che ci aspetta da sempre, il nostro, non quello di qualcun altro. Ci chiede di avere orecchie per udire e bocca per parlare, per dire sì alla Vita. Perché l’Amore, quello vero, non appartiene a questo mondo. Sa di Paradiso. Il suo è il regno dello Spirito. È il due che si fa Uno. È Cielo e Terra collegati insieme. È alfa e omega: un cerchio senza fine. L’Amore è Gioia Eterna. E fa paura..


“L’amore è beatitudine, è la suprema benedizione. Ma bisogna lasciar cadere la paura. “L’amore è un obbligo per la crescita spirituale. Nutre, integra, prepara al viaggio interiore, ti ricorda il tuo volto originale” scrive Osho.19 Il viaggio alla ricerca dell’Amore è un lungo viaggio, duro e faticoso, ma è anche l’unico che valga la pena di intraprendere perché è un viaggio alla scoperta di noi e questo è proprio il paradosso: partiamo per cercare l’amore e troviamo noi stessi… Perché la verità è che non possiamo amare gli altri se prima non ci amiamo. “L’amore funziona come uno specchio. È estremamente difficile conoscere se stessi, a meno che non si sia visto riflesso il proprio volto negli occhi di qualcuno che ci ama. Come devi guardarti in uno specchio per vedere il tuo volto fisico, devi guardare nello specchio dell’amore per vedere il tuo volto spirituale. L’amore è uno specchio spirituale. E “Un vero rapporto d’amore è uno specchio in cui i due amanti vedono ciascuno il volto dell’altro e vi riconoscono Dio. È un sentiero che conduce a Dio.”20 “L’Amore schiude la soglia al Divino”. Perché “L’amore non è qualcosa che si ha o si fa, è qualcosa che si è”21: essere amore ecco l’obiettivo impegnativo per ogni essere umano in cammino.

I tre volti di Dio

La psicologia ci dice che l’amore tra il bambino e i genitori, la madre in particolare, è il prototipo di tutte le altre relazioni. Ed è verissimo, perché il bambino, fin nell’utero materno, assorbe – grazie alla memoria dell’acqua (in questo caso del liquido amniotico in cui è immerso) – le emozioni vissute dalla mamma e insieme ad esse i suoi pattern, i suoi schemi mentali, i suoi condizionamenti. Se un bambino cresce per esempio con una madre depressa le sue relazioni con gli altri difficilmente saranno improntate alla gioia perché il primo sguardo che l’ha accolto non è stato uno sguardo di gioia ma di tristezza. Anche l’allattamento è un altro momento importantissimo in cui il bambino assorbe la fiducia nel mondo: in ebraico la parola per “seno materno” è “shad” che ha una radice identica alla parola “Shaddai” che vuol dire “Dio”, a testimoniare che il seno è l’archetipo più potente attraverso cui il neonato entra in contatto con la fede nella bontà e nella protezione divina.


Ma c’è qualcos’altro che nessuno ci dice e cioè che la prima vera relazione, prototipo di tutte le altre, è in realtà la relazione con Dio, con il Divino. Ognuno di noi ne porta traccia in sé, ne serba il ricordo. Ed è per la perdita di questa relazione che in realtà piange il neonato quando viene al mondo, perché rimpiange il regno della Luce…


Ed è per ritrovare questa relazione che noi veniamo catapultati qui su questa terra, che ci incarniamo.


Le relazioni con gli altri sono la nostra palestra, il nostro tirocinio, attraverso cui possiamo imparare ad amare come ama Dio. Un traguardo impegnativo e difficile, direte voi, ma forse non impossibile. Perché la matrice è già in noi. Il seme è già stato piantato, basta annaffiarlo, concimarlo e farlo germogliare. Basta ricordare, cioè, nel suo senso etimologico, rimettere nel cuore, nella mente e nel corpo. Oggi infatti noi sappiamo che tutto è collegato, che tutto è Uno. Universo non vuol dire forse ciò che tende verso l’Uno?


Ma come ci ama Dio? Dio ci ama con amore incondizionato, con desiderio infinito e nella libertà. Questi sono i suoi tre volti, che astrologicamente parlando corrispondono a Nettuno (il pianeta governatore del segno dei Pesci), Plutone (il pianeta dello Scorpione) e Urano (il pianeta dell’Acquario).


Dio ci ama con amore incondizionato: non perché siamo bravi e ce lo meritiamo ma perché Lui è Amore e non può non dare. Allo stesso identico modo in cui il sole non può non illuminare o l’acqua non può non scorrere.

Ed è esattamente così che vuole essere amato un bambino: semplicemente perché esiste, senza se e senza ma…


Dio ci ama anche con desiderio infinito perché da sempre e per sempre ci chiama, ci chiama, finché non ascoltiamo la sua voce e con fiducia ci arrendiamo a Lui. Anche un bambino per venire al mondo ha bisogno di essere desiderato dalla madre e dal padre perché è dal desiderio che nasce la Vita. La creazione è frutto del desiderio.


Ma Dio ci ama anche nella libertà perché senza questa non c’è amore. L’Amore cresce solo ed esclusivamente sul terreno della libertà. Dio ci lascia liberi, non ci costringe e, seppur gli costi sofferenza, è disposto anche a lasciarci andare. Ogni essere umano è libero di aderire o meno al progetto che Dio ha per lui, di desiderare o meno i desideri di Dio per lui. Questa per noi è la lezione io credo più difficile da imparare: richiede tempo e a volte grande dolore. Ma è passaggio obbligato, non si può evitare. Libertà vuol anche dire liberarsi dai fantasmi del passato che ci incatenano e ci impediscono di amare, toglierci il bavaglio e la camicia di forza delle nostre paure ed essere nuovamente noi stessi, ritrovare il nostro volto originale.

Libertà è amore

Così una volta un amico pronunciò il titolo del mio libro dedicato a Maria Montessori, ma mi ci è voluto un po’ di tempo per capire il significato di quell’accento in più che permette in effetti di cogliere un’altra dimensione della diade “libertà e amore”. L’ho compresa un giorno ascoltando una bellissima canzone, di quelle cantate a Plum Village, la comunità di Thich Nhat Hanh vicino a Bordeaux, che si intitola I’m free.


Io sono libero quando il mio cuore è aperto, sì io sono libero quando la mia mente è chiara”. È stata più che altro una rivelazione. All’improvviso mi sono accorta che se è vero, come avevo scritto, che l’amore può crescere solo sul terreno della libertà è anche altrettanto vero che si possa sperimentare la libertà soltanto quando si ama, cioè quando il cuore è aperto: senza libertà non c’è amore ma senza amore non c’è libertà. Amore e libertà sono come due ali: non si può volare se ne manca una… Diceva il grande poeta Gibran che “L’amore è la sola libertà al mondo”22.


Chi ha il cuore chiuso non è libero: è prigioniero delle sue paure, dei suoi sensi di colpa, dei suoi schemi mentali proprio come un pesciolino è intrappolato dentro a una rete di pescatori… È solo quando si è centrati sull’energia dell’amore e il cuore si apre come fa un fiore quando schiude i suoi petali che ci si può sentire veramente liberi. È solo quando la mente è chiara e pulita, come le acque di un placido lago, sgombra da inutili preoccupazioni, che si può assaporare la libertà. Perciò spezziamo le catene del passato, buttiamo giù le mura della nostra Bastiglia interiore: in un tempo lontano sono servite per proteggerci, allora non potevamo fare altro per sopravvivere. Ma ora sì.


C’è un bellissimo esercizio proposto dalla psicosintesi che ho trovato efficacissimo e che vi propongo così come è stato proposto a me. Consiste nello scrivere su un foglio i seguenti passaggi: “In passato ho dovuto……ora invece posso…. entro un anno io voglio….” Provate e rimarrete sorpresi dalla potenza di questo semplicissimo esercizio che può in un solo istante mettere in moto dentro di noi l’energia potente del cambiamento.

Innamoramento e relazioni

Una delle esperienze che maggiormente stimolano il cambiamento è senza dubbio l’innamoramento: come dice Hillman “Per cambiare il modo di vedere le cose bisogna innamorarsi”23


Quando ci innamoriamo veramente di qualcuno ci viene fatto un dono: ci è dato un assaggio del Divino, una finestra si apre e un ricordo riaffiora… Ci ricordiamo di avere sete e ci mettiamo in cerca della sorgente. E allora noi scopriamo che esiste, che è possibile trovarla, anche qui su questa terra, su questo strano e complesso pianeta e non ci sentiamo più soli. “Ci innamoriamo per guarire, per reintegrarci nell’interezza perduta, tentando di fare di due una creatura sola” diceva Platone. L’innamoramento è un’esperienza transpersonale, un’esperienza delle vette: nell’innamoramento vediamo l’altro con gli occhi di Dio.


Ci è da sempre stata raccontata una grande bugia: ci hanno detto che l’amore è cieco. Invece è vero proprio il contrario! Quando ci si innamora sul serio si apre uno squarcio sul Divino ed è come se ci venisse concesso il dono di vedere l’essenza di sé e dell’altro.


La persona di cui siamo innamorati ci fa da specchio e ci rivela il nostro vero volto e noi facciamo altrettanto con lei. Vediamo ciò che di solito è invisibile agli occhi, ciò che gli altri non vedono, le qualità nascoste, i talenti sommersi. “Ogni volta che ami una persona la sua divinità riaffiora”24 dice Osho: se siamo veramente innamorati nel nostro partner vediamo in lui o in lei un dio o una dea. I problemi iniziano quando si scende da questa dimensione transpersonale e ci si scontra con la realtà terrena e quotidiana. Lì un’altra parte di noi emerge, del tutto inconscia: è il nostro bambino (o bambina) interiore ferita. E allora incominciano i guai… Perché vengono a galla i traumi che ognuno di noi si porta con sé, si riaprono antiche ferite che ci fanno soffrire e scattano vecchi meccanismi di difesa di cui noi non siamo consapevoli. E allora il dialogo diventa difficile proprio come tra bambini che litigano perché hanno dei bisogni e accusano gli altri di non capirli.

La Cabalah dice che nelle relazioni normalmente si è in quattro, non in due… Ed è proprio così! Perché quando ci incontriamo con gli altri, come abbiamo già avuto modo di dire nel capitolo sul maternage interiore, in realtà sono i nostri bambini interiori feriti a incontrarsi, le nostre menti subconscie, con i loro schemi, i loro condizionamenti, le loro credenze errate che si sono incise, come marchiate a fuoco, nelle nostre cellule.


I problemi nelle coppie sono dovuti sempre a questa relazione parallela tra parti di sé che hanno sofferto e che chiedono insistentemente di essere guarite. Ognuna ostenta i suoi sistemi di protezione, imparati durante l’infanzia come strategie di sopravvivenza, che ora però si rivelano non solo inutili ma addirittura dannosi in quanto diventano la causa stessa di allontanamenti e separazioni. Per esempio l’adulto che da bambino ha imparato a chiudere il cuore e a congelarlo per non soffrire ed evitare emozioni troppo forti e spiacevoli da sopportare, tornerà ad adottare lo stesso meccanismo appreso da piccolo quando qualche ostacolo esterno si verrà a frapporre alla sua storia d’amore o quando sentirà per qualche motivo riaffiorare la paura. Ma in questo modo perderà anche l’oggetto stesso del suo amore che si sentirà abbandonato, deluso, tradito e frustrato da questo atteggiamento di improvvisa chiusura, freddezza e distanza. A sua volta, chi è stato lasciato, però, sarà chiamato a rivedere il trauma da abbandono o la ferita di rifiuto che si porta dietro e che continua a ripetersi nella sua esistenza come un disco rotto, per curarlo una volta per tutte, ritrovando dentro di sè l’amore e la sicurezza che cerca negli altri.


Perché gli altri, non dovremmo dimenticarcene mai, sono sempre proiezioni di parti di noi che non riusciamo a vedere, di cui non siamo consapevoli, sia nel bene che nel male, sia in positivo che in negativo. Così se il partner può rivelarci nostre doti dimenticate, che avevamo messo nel cassetto, può anche mostrarci nostre debolezze o ferite di cui non eravamo consapevoli.


Ecco perché le relazioni sono la migliore palestra che esista al mondo per crescere ed evolvere! Le persone che incontriamo sul nostro cammino non sono lì per caso… In realtà sono tutte dei maestri travestiti, che possono insegnarci importanti lezioni…


In genere, come ci ricorda Braden, noi attiriamo nella nostra vita persone con le stesse caratteristiche che non ci piacevano (o ci piacevano di meno) nei nostri genitori o in chi ci ha allevato (che, guardacaso, sono anche quelle che facciamo fatica a fare emergere in noi). E ci aspettiamo dagli altri qualità e atteggiamenti che amavamo e consideravamo buone e positive nelle persone che si sono prese cura di noi. Insomma, in una parola, continuiamo a cercare nel bene e nel male, ciò che abbiamo conosciuto da piccoli. Anche se a volte magari ci possono volere vent’anni per renderci conto che abbiamo sposato un uomo o una donna che ci ricorda incredibilmente nostra madre o nostro padre…


Essere disponibili nella coppia a lavorare sulle reciproche parti sofferenti ci dà la possibilità di guarirle definitivamente e di offrire alla nostra relazione nuove chances per divenire solida e duratura nel tempo.


In altre parole se vogliamo che i nostri rapporti con gli altri abbiano successo dobbiamo curare innanzitutto i nostri bambini interiori feriti: non esiste altra via. È anche a questo che servono le relazioni: a farci ricordare chi siamo e a darci la forza per guarire il nostro passato.

Piccolo e grande amore

Una volta pensando all’amore mi è venuta in mente l’immagine del bambino che nasce con attaccata la sua placenta: è come se questa fosse un piccolo amore da cui il neonato deve al momento giusto staccarsi per poter proseguire la sua vita in autonomia, per poter vivere il grande Amore che lui stesso è. A volte noi adulti è come se scambiassimo la placenta per il bambino: ci attacchiamo al piccolo amore e non riusciamo a trovare quello grande che alberga in noi… Il piccolo amore, proprio come la placenta, è stato utile per tanto tempo perché ci ha accompagnato e tenuto in vita quando non eravamo in grado di farcela da soli ma poi per nascere bisogna lasciarlo andare.


Osho parla di amore-bisogno e amore-dono: il primo è un amore immaturo, perché dipende dall’altro, perché se ne serve per colmare il suo buco nero; il secondo è un amore maturo in quanto dà e condivide: in questo caso l’amore non è più una relazione ma uno stato dell’essere. Si ama perché si è amore, perché si trabocca d’amore e non si può non darlo.

Ma per la legge di risonanza, secondo la quale il simile attrae il simile, succede che “una persona immatura si innamora sempre di un’altra persona immatura, perché parlano la stessa lingua. Una persona matura ama una persona matura.”25


L’amore vero, come ci ricorda Piero Ferrucci, accade “quando il nostro centro ne incontra un altro”26: allora e solo allora l’amore è possibile.


Quando due persone si incontrano per davvero, libere da avidità, paura o pregiudizi, totalmente aperte l’una all’altra, entrano in risonanza, colgono la reciproca essenza e una diventa per l’altro una via. O, come diceva un caro amico, “l’uno è la vetta dell’altro”.


“L’uomo si unirà veramente alla donna e la donna all’uomo solo se si istituirà una comune gravitazione attorno a un centro più grande dell’uno o dell’altra, attorno a un comune centro ideale”27 dice con altre parole Vito Mancuso.


Mi piace molto la definizione che il filosofo dà della coppia come qualcosa di più della somma di due atomi: “è una molecola spirituale” lui scrive.


Coppia in ebraico si dice “zug” e anche l’immagine grafica corsiva di questa parola, formata da una zain, una vav e una ghimel, esprime eloquentemente il concetto della coppia come di massimo e perfetto contenitore della luce e dell’amore divino. La donna è per l’uomo secondo la Genesi “ossa delle mie ossa”, ma la parola osso “etzem” proviene dalla stessa radice della parola essenza: la donna è l’essenza dell’uomo, che lo aiuta a trovare la propria forza e la propria libertà (azmaut-otzmà).

Secondo la Cabalah ebraica esistono quattro livelli di amore che quando sono tutti presenti portano ad una condizione di vera e propria beatitudine e completezza:

  1. livello fisico: a questo livello l’amore si manifesta come attrazione, una spinta quasi magnetica che ci porta a desiderare il contatto e l’unione fisica con la persona di cui siamo innamorati (Qui il corpo dice “ti desidero”)

  2. livello mentale: si tratta qui di un’affinità di pensiero, di un’intesa intellettuale, di una condivisione di idee e interessi che provoca grande gioia e soddisfazione. Possiamo parlare e sapere che l’altro ci ascolta con interesse, siamo disposti ad ascoltare ciò che il compagno/a ci dice e cresciamo insieme nel dialogo e nella comunicazione. Questo livello può essere presente anche in un legame di profonda amicizia. (Qui la mente dice “ti ascolto”) L’ascolto è un elemento molto importante dell’amore – così come l’accoglienza – anzi direi che è una conditio sine qua non: se non c’è ascolto non ci può essere amore. L’attenzione e l’amore sono profondamente collegati. E l’ascolto, come ci ricorda l’ideogramma cinese che lo rappresenta, è fatto da tanti elementi: non è solo orecchio, cioè capacità di udire, richiede anche il riconoscimento dell’alterità (il tu, diverso da me), richiede lo sguardo, il vedere l’essenza dell’altro al di là dell’apparenza e soprattutto richiede l’apertura e la centratura a livello del cuore. Poi, le lettere della parola “amore”, in ebraico, formano la parola “emor”, che significa “dire”. Ciò allude chiaramente alla potenza del parlarsi, del dirsi le cose, del confessarsi ciò che portiamo nel cuore. Il parlare, il comunicare, sono la fonte primaria di alimentazione per l’amore.

  3. livello emotivo: qui l’amore si manifesta come sentimento. È l’innamoramento vero e proprio, quell’emozione che ci fa desiderare il bene dell’altro, che ci fa vedere in lui o lei un dio o una dea, che ci fa vibrare ed esultare al solo suo pensiero. (Qui il cuore dice “ti amo”)

  4. livello spirituale: qui si va oltre, un gradino più su. A questo livello si sperimenta una sensazione di pace, di vera e propria beatitudine, di completezza, di appartenenza. È come un ritorno a casa, all’origine, alla fonte. (Qui l’anima dice “Casa!”). Secondo la Cabalah il 7° chakra è legato alla lettera Beit che significa per l’appunto “casa”. È il famoso settimo cielo di cui si parla per indicare un livello di gioia fuori dal comune, una dimensione che va oltre quella terrena, una dimensione che è prettamente spirituale e che però ci fa sentire finalmente a casa.


L’amore totale è possibile con un essere umano a cui ci si unisce su tutti questi piani e livelli. Quando cioè si fondono l’amore fisico, quello animico e quello spirituale: il primo dona l’energia vitale, il secondo il calore, il terzo la Luce.


Ci sono incontri in cui prevale la dimensione fisica, altri in cui prevale quella emotiva o mentale o spirituale. Quando in un rapporto esistono tutte e quattro le dimensioni si sperimenta qualcosa di estremamente raro e prezioso, di assolutamente impagabile: l’Amore a 360°…

La via dell'amore

Ci sono tante strade, ci ricorda Ferrucci, per arrivare alla meta ultima, proprio come ci sono tanti sentieri o pareti per raggiungere la cima di una montagna: c’è la via della bellezza, della devozione, la via della volontà, dell’azione, della scienza, della danza e del rito.


La mia è la via dell’Amore. Perché è quella che sento più consona al mio modo di essere, quella con cui risuono di più. Probabilmente ciò è dovuto alla configurazione astrale che al momento della mia nascita vedeva Venere, il pianeta dell’amore, congiunta al mio Sole, il pianeta dell’identità e del progetto di vita, come a dire che questo io sono, questa è la mia essenza e il mio messaggio.


Anche la mia medicina perciò è una medicina dell’amore e questo è il motivo per cui ho scelto per rappresentarla l’alce, che ho messo perfino sul mio ricettario e che così spesso colpisce i bambini quando consegno nelle loro mani il foglio con la prescrizione della terapia…


Per gli indiani Lakota l’alce è simbolo della medicina dell’amore. Devo al mio maestro di tai-chi la scoperta di questo potente simbolo: una volta mentre mi stava facendo un massaggio mi disse di aver visualizzato un alce che difendeva i cuccioli all’arrivo di un orso. La scena da lui descritta mi risuonò fortemente e fu così che indagai un po’ sui poteri dell’alce: scoprii che le caratteristiche di questo possente animale, così protettivo nei confronti dei suoi piccoli, mi parlavano inequivocabilmente e da allora più volte l’alce divenne un personaggio di alcuni miei sogni particolarmente importanti.


Ma venni a sapere anche che esisteva nella tradizione Lakota una figura molto particolare, l’“Elk dreamer” ovvero “il sognatore dell’alce”, che era deputata alla cura fisica e spirituale delle donne e dei bambini e in questo personaggio ritrovai le principali caratteristiche che contraddistinguono il mio lavoro con le mamme e i loro piccoli.


Sono convinta infatti che l’accoglienza, l’empatia, il rispetto e la gentilezza, costituiscano più di metà della terapia.


A volte non si ha bisogno di rimedi ma solo di una parola, di un sorriso e di tanto ascolto.


Ovvero di un po’ di amore…

Perché senza amore nulla esiste. Rumi, il poeta sufi, dice che chi non ama è come un pesce senz’acqua, un uccello senza ali, un corpo senza testa.

“Se non hai conosciuto l’amore non hai conosciuto nulla, ogni tuo sapere è inutile, ogni tuo tesoro è inutile”28, dice Osho ai giorni nostri. E nel Vangelo di Giovanni è scritto: “Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e l’amore ma di tutte la più grande è l’amore”29. Perché l’Amore è tutto ciò che resta alla fine della vita.


Lasciatemi concludere questo capitolo sul potere terapeutico dell’amore con le parole di Gabriele Policardo.


E che la potenza dell’Amore tocchi i nostri cuori e li cambi per sempre.


L'amore che cambia

È il nostro amore a cambiare le persone.

Non la volontà, non la forza, non le richieste, non le pretese, né la rabbia, né la gelosia.


È l’amore che proviamo per loro a renderle migliori, ad aiutarle a essere quello che sono davvero, a lasciare che plasmino da sé il proprio corpo, la propria mente, il proprio spirito. È l’amore che le ama come sono. È l’amore che le rende libere creando un legame d’appartenenza, che le rende uniche senza alcun bisogno di scegliere, che rinunciando ad ogni cosa, può ottenere tutto.


L’amore del rispetto, della parità, dello scambio reciproco; l’amore che non si aspetta niente, perché tutto ciò che uno si aspetta, deve ancora riceverlo dai genitori e non potrà mai trovarlo altrove. L’amore che non addossa responsabilità, che non esprime giudizi, che non richiede prove, conferme, confutazioni.


Se amo una persona, la cambio per sempre. Se mi ama, mi cambia per sempre. Perché mentre tutto il mondo si aspetta qualcosa da me e mi vuole in un certo modo, quella sola, unica, mi dice soltanto «Sì.»

Gabriele Policardo


Compagni di viaggio
Compagni di viaggio
Elena Balsamo
Come adulti e bambini insieme possono aiutarsi a guarire.Una panoramica chiara ed esauriente dei diversi strumenti terapeutici alternativi a disposizione della famiglia e in particolare della coppia mamma-bambino. Compagni di viaggio volge l’attenzione alla salute emotiva della famiglia.Basandosi sulla sua personale esperienza di medico e di paziente, Elena Balsamo offre al lettore una panoramica chiara ed esauriente dei diversi strumenti terapeutici alternativi a disposizione della famiglia (e in particolare della coppia mamma-bambino), nonché numerosi spunti di riflessione sul significato della malattia e sul messaggio contenuto nei sintomi, per trasformare la sofferenza in un’occasione preziosa di apprendimento ed evoluzione. Conosci l’autore Elena Balsamo, specialista in puericultura, si occupa di pratiche di maternage e lavora a sostegno della coppia madre-bambino nei periodi della gravidanza, del parto e dell'allattamento.Esperta di pedagogia Montessori, svolge attività di formazione per genitori e operatori in ambito educativo e sanitario.