“Chi vuole sperimentare la meditazione da dovrebbe incominciare?” ho chiesto quindi a Rosella che mi ha risposto così: “Bisogna partire dal corpo e dalle esperienze sensoriali che esso ci permette di vivere. Bisogna innanzitutto tornare al respiro che, proprio come un’ancora, ci riporta in ogni momento al presente, al qui e ora. È un’ancora che ci riporta a noi stessi e alla realtà. La pratica del respiro è il cuore della meditazione: ritornare, momento dopo momento, al respiro accorgendosi di ciò che ci distoglie da esso ci permette di vivere il qui e ora. Attraverso la consapevolezza del respiro e del corpo entriamo in contatto con le emozioni e ci alleniamo ad osservarle e accoglierle per quello che sono. Quando impariamo ad accogliere ogni nostro pensiero, emozione, sensazione senza giudizio, entriamo nella natura dell’accettazione e ci apriamo a scoprire qualcosa di nuovo di noi stessi. Accettazione non significa rassegnarsi, ma accogliere e dare valore a ciò che si presenta, anche se non ci piace.” Una conquista non da poco… “La presenza mentale conduce alla concentrazione; la concentrazione conduce alla visione profonda, la visione profonda conduce alla comprensione, la comprensione conduce alla compassione”4 dice Thich Nhat Hanh e questo, io credo, dovrebbe essere il vero obiettivo di ogni pratica meditativa.
“Dai loro frutti li riconoscerete” diceva Gesù a proposito dei falsi profeti: se la meditazione non si traduce in azione quotidiana, in un approccio di “amorevole gentilezza per tutto il mondo”5, di attenzione concreta alle difficoltà del nostro prossimo, allora secondo me si è mancato il bersaglio…
La spiritualità senza cuore, senza compassione, non è vera spiritualità: in quel bellissimo inno di San Paolo che fa parte della lettera ai Corinti è detto: “Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi l’amore, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi l’amore, non sarei nulla. E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi l’amore, niente mi gioverebbe.”6
E ce lo ricorda oggi il teologo Vito Mancuso: “Il valore di un essere umano non dipende da ciò che ha, non dipende da ciò che sa, non dipende neppure da ciò che è…Il valore di un essere umano dipende dalla sua capacità di creare relazione, di dedicarsi, di uscire da sé, di aprirsi, di abbracciare, di amare”.7 Questa è meditazione, questa è spiritualità.