PARTE SECONDA - IN VIAGGIO VERSO LA SALUTE

L'acqua come terapia

Nell’acqua soffia il vento della gentilezza

Lao Tsu

L’acqua è comunque la cosa più grande

Pindaro

La cura per ogni cosa è l’acqua salata: sudore, lacrime, o il mare

K. Blixen

I bambini amano l’acqua. Fin da piccolissimi adorano giocare immergendovi le mani e travasandola da un recipiente all’altro: al mare vanno e vengono indaffarati trasportando secchielli colmi fino all’orlo per costruire castelli di sabbia, in casa starebbero ore a lavarsi le mani o, se è loro concesso, a lavare la bambola o altri oggetti in una bacinella. E, se non ci sono stati traumi, in genere il momento del bagnetto è uno dei preferiti dai piccolissimi, specie se possono immergere nella vasca anche i loro pupazzi preferiti…


I bambini che hanno vissuto traumi da abbandono, dovuti a problematiche relative al periodo perinatale, in genere trovano molto conforto nel bagno caldo.


L’acqua rilassa, calma e tranquillizza: le attività con l’acqua sono molto adatte ai bambini più agitati e vivaci e spesso vengono proposte nelle scuole Montessori per aiutare i piccolini specialmente nella fase iniziale di ambientamento. Ma anche semplicemente osservare i pesciolini che nuotano dentro ad un acquario ha un effetto rilassante e per questo motivo alcune Case dei Bambini ne posseggono uno. Io ricordo ancora, dopo tanti anni, quello che troneggiava nello studio del mio pediatra…


Del resto anche noi adulti quante volte mettiamo sui monitor dei nostri computer immagini di onde e di mari turchesi? E non ci facciamo forse una doccia per scaricare le tensioni di una giornata faticosa e impegnativa? Per me non c’è niente di più rilassante, nei momenti di irritazione o di stanchezza, che infilarmi nella vasca da bagno, magari con un po’ di musica e stare semplicemente lì, “a mollo”: sempre l’acqua mi rigenera e mi dà gioia ed è in questo senso per me una grande risorsa terapeutica.


Ma perché l’acqua ha questo magico effetto?

Semplice, perché è madre e matrice. La vita del nostro pianeta ma anche quella di ognuno di noi è iniziata nell’acqua: per nove mesi abbiamo vissuto immersi nel liquido amniotico, in una sorta di piccola piscina in cui facevamo capriole e galleggiavamo senza peso. L’acqua ci sosteneva, avvolgendoci in una morbida carezza…

Immergerci nell’acqua significa ritornare alla dimensione intrauterina e risentire quell’abbraccio caldo e nutriente che qualcuno ha definito magistralmente “l’abbraccio supremo”1.

Oggi noi sappiamo che l’acqua è portatrice di memorie e il “brodo primordiale” nel quale eravamo immersi durante la nostra vita prenatale ci ha trasmesso informazioni circa lo stato emotivo di nostra madre: attraverso il liquido amniotico ci sono arrivate la sua gioia ma anche la sua tristezza, la sua rabbia, la sua paura o il suo dolore. Ecco perché per esempio non per tutte le persone il suono del mare, che ricorda quello intrauterino, è generatore di rilassamento e pace, così come non lo è ascoltare la registrazione di un battito cardiaco… Insomma bisognerebbe sempre ricordarsi di evitare le generalizzazioni.


L’embrione e il feto dunque sono letteralmente immersi in un mare di memorie che lasciano il loro imprinting sulle cellule per gli anni a venire.


Il fenomeno della memoria dell’acqua è alla base dell’omeopatia: i rimedi omeopatici funzionano proprio perché sono veicoli di informazioni energetiche trasmesse grazie al supporto dell’acqua. I lavori del giapponese Masaru Emoto ne sono una chiara testimonianza: quando l’acqua viene esposta a immagini o suoni cambia la propria vibrazione energetica e con essa la forma del relativo cristallo di ghiaccio.


E se pensiamo che noi siamo fatti all’incirca del 60-70% di acqua, possiamo renderci conto di quanto rivoluzionarie siano queste scoperte per farci comprendere fino a che punto parole ed emozioni possano influenzare la nostra memoria cellulare.

Acqua e salute

L’acqua è sempre stata ed è ancora nelle culture tradizionali di tutto il mondo considerata un importante strumento terapeutico.


Del resto le cure termali, prescritte già nel ’700 e nell’800 dai medici georgiani e vittoriani, sono allora come oggi considerate un utile strumento per rigenerare la salute sia fisica che mentale. L’acqua quindi è medicina.


Anche Edward Bach l’ha utilizzata per uno dei suoi rimedi: Rock Water, l’unico a non essere un fiore ma semplice acqua di sorgente.


Si tratta di un’essenza ancora a mio avviso poco compresa che ha a che fare anche con le memorie transgenerazionali: proprio come l’acqua del battesimo, è simbolo di rinascita, lava e purifica, portando nuova vita alle persone irrigidite dalle credenze familiari, incarcerate in uno stantio e irrealizzabile ideale di perfezione.


Oggi ogni anno in America scienziati di varie discipline (medici, psicologi, biologi marini, artisti, atleti ecc.) si riuniscono in un raduno, chiamato Blue Mind, per condividere le loro ricerche sugli effetti e le modalità con cui l’acqua può potenziare il nostro cervello, il nostro corpo e la nostra psiche.


Come ci ricorda il biologo marino Nichols, essere dentro, sopra, sotto o vicino all’acqua migliora la vita. Lo sanno bene gli artisti, i poeti, i surfisti, i pescatori e i bambini…

Ricerche effettuate da medici e psicologi inglesi hanno dimostrato che le persone che abitano più vicine al mare hanno “una salute generale significativamente migliore e livelli inferiori di angoscia mentale”2.


Attività con e nell’acqua (come il nuoto, il surf, la pesca o il canottaggio) hanno effetti benefici sulla salute fisica e mentale e sono validissimi ausili terapeutici per persone affette da dipendenze, autismo o sindrome da stress post-traumatico. Negli Stati Uniti sono stati realizzati diversi progetti con veterani di guerra affetti da SSPT avviandoli ad attività quali la pesca e il canottaggio che hanno permesso loro di ridurre l’ansia, migliorare il sonno, in una parola ritrovare un po’ di pace e “tornare a ricongiungersi con il resto del mondo”3.

La mamma di Ian, un mio piccolo paziente di sei anni, mi ha raccontato che quando gli è stato chiesto perché ama tanto il nuoto lui ha risposto “Perché tutti quei pensieri che riempiono la mia testa in acqua possono galleggiare”. La saggezza dei bambini va al di là delle nostre capacità di immaginazione…


Uno studio condotto a Taiwan su bambini autistici, inseriti in un programma di nuoto, ha evidenziato negli stessi un aumento della concentrazione e della tolleranza al contatto fisico. Ancora migliori però sono i risultati relativi alla pratica del surf in mare: cavalcare le onde in un ambiente naturale di per sé affascinante aiuta questi bambini a spostare l’attenzione dall’interno all’esterno e a tirarli fuori da se stessi.

Anche nel campo delle dipendenze il contatto con l’acqua si è rivelato estremamente benefico: il rilascio di dopamina in sport come il surf o di endorfine in attività come la pesca, viene a sostituire la scarica degli stessi neurotrasmettitori fornita dalle droghe e a offrire quello stato di eccitazione e di benessere che altrimenti viene ricercato ossessivamente nelle sostanze tossiche. Il problema delle persone affette da dipendenza (di qualunque tipo essa sia) sta tutto nello “sfruttare un unico meccanismo di gratificazione a esclusione delle altre possibilità”4 per cui l’unica terapia possibile è “identificare una gratificazione alternativa più intensa”5 a quella che si è abituati a ricercare in modo compulsivo. Mostrare ai dipendenti che esistono altre strade, altri orizzonti, altre risorse, altre persone che possono offrire gratificazioni anche migliori di quelle già note, è come aprire loro il sipario sul mondo…

Ma senza andare così in là, in situazioni di gravi patologie, possiamo ricordare che l’acqua fa bene a grandi e piccini e il suo uso andrebbe potenziato anche nella vita di tutti i giorni per affrontare le piccole o grandi difficoltà che ci si presentano.


Il semplice osservare un acquario o immagini con paesaggi d’acqua per esempio si è rivelato utile per ridurre l’ansia negli interventi di chirurgia orale, come dimostrato da un gruppo di ricercatori dell’Università di Pennsylvania, così come l’ascoltare il suono delle fontane si è visto ridurre la preoccupazione delle cure dentistiche in un campione di adolescenti, oggetto di uno studio in Malesia.


Ben noti oggi sono poi i benefici del travaglio e del parto in acqua, sia per la mamma che per il bambino: maggiore rilassamento per la partoriente, meno dolore e un passaggio più dolce per il neonato che traghetta da un ambiente acquatico ad un altro…


Si vedono su internet filmati meravigliosi di donne fortunate che sono riuscite a far nascere i loro bambini sulla spiaggia o addirittura in una vasca con i delfini ma, al di là di questi miraggi, già solo poter usufruire del massaggio e dell’abbraccio amorevole dell’acqua dentro a una vasca da bagno al momento del travaglio penso sia un grande dono da offrire a noi stesse e ai nostri cuccioli.


Nella medicina tradizionale cinese l’elemento Acqua è legato, tra le altre cose, alla stagione invernale, alla notte e ai Reni che sono l’organo di connessione tra il Cielo Anteriore (pre-concepimento e prenatale) e il Cielo Posteriore (post-natale): gli esercizi di Qi Gong ad essa associati servono a mobilizzare l’energia a livello renale e quindi anche a sciogliere la paura e la tensione accumulata in quel distretto ed acquisire la fiducia necessaria a superarla. L’acqua ci riporta in profondità, nella buia notte uterina, e può magicamente aiutarci a sciogliere i nostri nodi e a ritrovare la fonte della vera salute, quella globale, che include tutte le dimensioni del nostro essere.

Acque sacre

Sacre Acque, Figlie dell’Alba, purificateci nel nostro nuovo giorno

H. Storm

Sul nostro pianeta non esiste vita senza acqua. Ma ci sono acque particolari che fin dai tempi antichi sono state considerate “sacre”. Non occorre andare fino alle rive del Gange o del Giordano o a Lourdes per ricordarlo, anche la nostra penisola ne annovera diversi esempi, sebbene meno noti, la Sardegna in particolare.


“Stai qui accanto alla fonte fino a quando non avrai trovato un buon motivo per vivere e per guarire. Se fossi in te chiederei alla fonte di aiutarmi. Se chiederai con sincerità e onestà, forse la fonte ti risponderà.”6 Così Tia Nanna, vecchia guaritrice sarda, parla a Maria, malata di leucemia e protagonista del bellissimo romanzo di Diego Manca, La donna delle sette fonti. Del resto la parola “pozzo” in ebraico è “beer”, stesse lettere di “barà” che significa “creò”, da cui deriva “briut” cioè salute: guarire è come essere ricreati… L’acqua ci aiuta a farlo.

Non per nulla è parte integrante di tutti i miti della creazione, a qualsiasi civiltà appartengano, ed è un simbolo spirituale importante in tutte le tradizioni religiose: in quella cristiana viene utilizzata non solo nel sacramento del battesimo (che una volta era effettuato per immersione) ma anche come veicolo di benedizione (pensiamo alle acquasantiere nelle chiese).


Nella filosofia taoista è considerata un modello di flessibilità e di forza nello stesso tempo. Diceva Lao Tzu: “In tutto l’universo non vi è nulla di più morbido e debole dell’acqua. Ma nulla le è pari nel suo modo di opporsi a ciò che è duro. Nulla può modificare l’acqua. Ecco come bisogna essere! Bisogna essere come l’acqua. Niente ostacoli – essa scorre. Trova una diga, allora si ferma. La diga si spezza, scorre di nuovo. In un recipiente quadrato, è quadrata. In uno tondo, è rotonda. Ecco perché è più indispensabile di ogni altra cosa. Niente esiste al mondo più adattabile dell’acqua. E tuttavia quando cade sul suolo, persistendo, niente può essere più forte di lei.”


Ecco perché Lao Tsu sosteneva che “Di tutti gli elementi del complesso cosmologico del mondo, Fuoco, Acqua, Terra, Minerale e Natura, il saggio sceglie l’acqua come precettrice”. Da qui il suggerimento di Bruce Lee “Svuota la mente, sii senza forma, senza struttura, come l’acqua. Sii acqua, amico mio.”

Oggi i ricercatori hanno scoperto che l’acqua favorisce le “esperienze di picco”, ovverossia quei momenti in cui si riesce, anche solo per attimi fugaci, ad accedere alla coscienza mistica, a un senso di connessione col Tutto, di profonda pace e realizzazione interiore, di totale assenza di paura. È come se l’acqua riportasse all’Essenza e all’Origine, offrendo una diversa prospettiva della vita. Che si tratti di surf, di pesca, di una passeggiata sulla spiaggia o una nuotata in mare, o anche di una semplice immersione nella vasca da bagno casalinga, il contatto con l’acqua ci consente di superare i normali confini della quotidianità e farci sentire uniti a qualcosa di più grande di noi, di trascendente, di spirituale. Nell’acqua siamo di nuovo nell’Unità primigenia.


Non per nulla in ebraico acqua si dice “maim” mentre Cielo è “shamaim” cioè “le acque lassù”: perché all’origine tutto era acqua, poi Dio divise le acque quaggiù da quelle lassù. Ed è proprio con la rottura delle acque che il bambino nasce alla Vita… Ritornare all’acqua dunque significa essere di nuovo Uno.

Il pianeta blu

La terra vista dalla luna appare come una minuscola biglia blu: il nostro pianeta infatti è coperto per più del 70% da acqua, il che ci fa dire che è un “pianeta acquatico”… E anche noi, a pensarci bene, siamo esseri acquatici: la composizione minerale dell’acqua delle nostre cellule è molto simile a quella del mare e i neonati sono fatti al 78% di acqua!


L’acqua è un tesoro prezioso che consente la vita e come tale andrebbe custodita e preservata con ogni forza in ogni angolo della terra. Ma non si tratta solo di una questione ecologica per la sopravvivenza del nostro pianeta: si tratta anche di una ecologia interna che riguarda, come abbiamo visto, la nostra salute di esseri umani.


Il biologo marino Nichols, suddivide la mente umana in tre categorie: la “mente rossa”, legata allo stress, la “mente grigia” correlata alla depressione e la “mente blu” che è quella in grado di renderci felici e rilassati: quest’ultima, ha scoperto, si nutre prevalentemente di acqua…


E allora perché non riscoprire le “chiare, fresche e dolci acque”, di petrarchesca memoria, per portare nella nostra vita e in quella dei nostri bambini un po’ più di pace, di gioia e, non ultimo, anche di divertimento?


Giocare con l'acqua:
proposte di attività per bambini

Tra le attività di vita pratica montessoriane ritroviamo in primis quelle che richiedono l’uso di acqua, come:

  • Lavare i fazzoletti

  • Lavare la bambola

  • Lavare i piatti e i bicchieri

  • Lavare il pavimento

  • Lavarsi le mani

Poi vi sono i travasi di liquidi, come:

  • Travasare l’acqua dalla brocca al bicchiere

  • Travasare l’acqua da una bottiglia ad un’altra con l’uso di un imbuto

  • Travasare l’acqua da una ciotola ad un’altra con l’uso di un mestolo

  • Travasare l’acqua (meglio se colorata) da una ciotola all’altra con l’uso di una siringa (30-36 mesi)

  • Travasare l’acqua (meglio se colorata) con un contagocce da un bicchiere agli incavi di un portasapone in gomma, disponendo una goccia su ogni ventosa (3 anni-3 anni e mezzo)

  • Travasare l’acqua da una bacinella all’altra per mezzo di una spugna da immergere e poi strizzare (30-36 mesi)

Ai più piccolini (15-20 mesi) si possono semplicemente dare due bacinelle con l’acqua e vari strumenti (cucchiaio, colino, bicchiere) per travasarla da una parte all’altra.


Ma non dimentichiamo i classici giochi con l’acqua che tanto piacciono ai bambini: le bolle di sapone e i salti nelle pozzanghere! (con mantella impermeabile e stivali di gomma)


Compagni di viaggio
Compagni di viaggio
Elena Balsamo
Come adulti e bambini insieme possono aiutarsi a guarire.Una panoramica chiara ed esauriente dei diversi strumenti terapeutici alternativi a disposizione della famiglia e in particolare della coppia mamma-bambino. Compagni di viaggio volge l’attenzione alla salute emotiva della famiglia.Basandosi sulla sua personale esperienza di medico e di paziente, Elena Balsamo offre al lettore una panoramica chiara ed esauriente dei diversi strumenti terapeutici alternativi a disposizione della famiglia (e in particolare della coppia mamma-bambino), nonché numerosi spunti di riflessione sul significato della malattia e sul messaggio contenuto nei sintomi, per trasformare la sofferenza in un’occasione preziosa di apprendimento ed evoluzione. Conosci l’autore Elena Balsamo, specialista in puericultura, si occupa di pratiche di maternage e lavora a sostegno della coppia madre-bambino nei periodi della gravidanza, del parto e dell'allattamento.Esperta di pedagogia Montessori, svolge attività di formazione per genitori e operatori in ambito educativo e sanitario.