PARTE SECONDA - IN VIAGGIO VERSO LA SALUTE

La musica come terapia

Una vita senza musica è come un corpo senz’anima

M. T. Cicerone

La musica è ciò che ci permette di intrattenerci con l’aldilà

R. Schumann

Ogni malattia è un problema musicale e ogni cura una soluzione musicale

Novalis

Ho scritto tutti i miei libri con un sottofondo di musica, una diversa per ognuno di essi, (anche se devo dire che per questo che tenete tra le mani si è rivelato più utile il silenzio, che però è anch’esso in fondo una forma di musica…)


La musica accompagna ogni mia giornata e spesso mi lascio scivolare nel sonno con le note del Mariage d’amour di Paul de Senneville, con il Claire de lune di Debussy o con le dolci note della Nanjing Dynasty Orchestra…


Nei momenti più duri e difficili invece ricorro a un, per me, rassicurante canto di guarigione Lakota.


Ho sempre cantato ninne-nanne ai miei figli quand’erano piccini e sono convinta di essere sopravvissuta alle mie difficili esperienze neonatali in incubatrice proprio grazie al canto: credo che la voce di Bona, l’infermiera che cantava nenie per me, sia stata ciò che ha fatto pendere la bilancia in favore della mia decisione di restare qui, di vivere.


Perché il canto e la musica sono una sorta di involucro sonoro: il suono contiene, accarezza, culla, proprio come possono fare le mani ed è quindi una forma di contatto che può sostituire il tocco quando questo non c’è, quando non è disponibile.


Non potevo quindi, in virtù di questi elementi che appartengono alla mia biografia, non rendere un tributo a una delle forme di arte che ritengo più elevate in assoluto: la musica, per l’appunto.


Come dice la mia amica cantante lirica e musicoterapeuta, Susan Long, “l’essere umano è un essere musicale perché è fatto di ritmo e suono. I nostri cuori battono in modo ritmico. Il nostro respiro ha un ritmo. Di conseguenza, ogni aspetto del nostro essere può essere tradotto ed espresso con una terminologia musicale”.

È lo stesso concetto espresso dal rabbino Nachman, secondo cui ogni pensiero, ogni parola, ogni azione è una nota, una vibrazione musicale; motivo per cui lui chiede a coloro che soffrono: “State suonando una canzone gioiosa, che invia energia e vitalità a ogni cellula del vostro corpo, oppure la vostra musica interiore è diventata tesa, aggressiva, distruttiva, stonata?”1


Siamo esseri musicali ancora prima della nascita…

Fin da quando il feto è immerso nel liquido amniotico dentro all’utero materno è un orecchio proteso all’ascolto, come direbbe Tomatis. Anzi già prima del quarto mese di vita embrionale è in grado di percepire i suoni attraverso il sistema vestibolare, di registrare messaggi e dialogare con la madre che funge per lui da microfono e da cassa di risonanza.


Il bambino nell’utero è immerso in un bagno acustico permanente. E sappiamo che una volta nato riconoscerà fin da subito non solo la voce della madre ma anche le melodie che gli erano state fatte sentire quando era ancora nel ventre e sull’onda di quella memoria uditiva si calmerà se piange.

La musica ricorda al neonato il mondo da cui proviene e lo aiuta a ritrovare la serenità nei momenti di crisi perché ristabilisce una connessione con quell’aldilà di cui egli sente così fortemente la nostalgia. Inoltre, come ci ricorda Ferrucci, “il suono, che è una forma di tatto a distanza, può portare calore là dove la mano non arriva”.2

Ecco perché andrebbe inserita, insieme alla registrazione della voce materna, nei reparti di neonatologia.

La musica dunque può rivelarsi curativa fin dai primi istanti di vita e lo è ancora di più se proposta da esperti che ne hanno fatto un vero e proprio approccio terapeutico, come Susan Long a cui ho chiesto: che cos’è la musicoterapia?


Ecco cosa mi ha risposto: “È una forma di terapia che permette di entrare, attraverso il linguaggio musicale, in contatto con il ritmo proprio di ogni individuo. È un contatto che avviene sul piano energetico. Il musicoterapeuta individua il linguaggio della persona che si rivolge a lui ed entra in risonanza con esso. Traduce il linguaggio del corpo del suo paziente in un linguaggio musicale che viene da questi riconosciuto. Così per esempio il bambino autistico riesce ad uscire dal suo guscio-prigione ed entra in relazione con il terapeuta. Ed è la relazione stessa che lo aiuta a trovare un migliore equilibrio e un maggiore benessere. Noi terapisti siamo allenati nel riconoscere i ritmi dell’altro e rispecchiarli in termini musicali per connetterci con il mondo interno del cliente e la sua musica innata.”

Anche secondo Iris Paciotti: “la musicoterapia è quel mezzo che ha la proprietà di riequilibrare l’essere attraverso una corrispondenza sonora fra la valenza energetica della persona e la fonte del suono. Nella suonoterapia si viene a verificare una specie di matrimonio vibratorio, la creazione di un’immagine a specchio fra il suono ascoltato e il suono che ha dentro l’essere”3.

È come se il terapeuta riuscisse, attraverso la sua sensibilità, a “riaccordare” l’anima del paziente che a causa della malattia si è “scordata”…

Come ci ricorda Susan, le ricerche sugli effetti della musicoterapia ne hanno dimostrato l’efficacia per vari tipi di patologie: per esempio, la musicoterapia in un bambino con gravi danni intellettivi può, attraverso semplici giochi musicali di botta e risposta, stimolare il sistema nervoso e regolare l’equilibrio psico-fisico. In persone affette da sindrome da stress post-traumatico (come soldati e vittime di guerra) la musicoterapia può ridurre lo stress in modo indolore diversamente da una terapia di gruppo basata sulla verbalizzazione del trauma.


Nel caso di pazienti con Alzheimer il ricordare e cantare canzoni legate alla propria biografia stimola il cervello, rallentandone il declino e migliorando l’umore generale.


“Come vedete – afferma Susan – le applicazioni della musica sono vaste. In funzione dei bisogni o della patologia specifica del cliente, io uso la voce, il pianoforte, la chitarra e/o strumenti percussivi semplici. Ogni cliente è unico ed è necessario incontrarlo dov’è, con i suoi bisogni psicologici, i suoi limiti fisici, il suo stato emozionale, la sua età e il suo livello di sviluppo cognitivo. Io, attraverso l’esplorazione delle sue sensazioni corporee, il lavoro sulla respirazione, la postura, il movimento e le emozioni ad esso collegate, lo aiuto a sviluppare consapevolezza di sè, unico mezzo possibile per arrivare a liberare la voce. Perché noi in realtà cantiamo con tutto il corpo e la mente insieme. E così si scopre che esiste una voce oltre la voce…”


Anche l’ascolto, oltre che l’espressione vocale, è un’esperienza multisensoriale che coinvolge non solo le orecchie ma ogni muscolo e osso del nostro corpo perché la musica è vibrazione che penetra nel nostro organismo e lo fa a sua volta vibrare.

Il suono lento e ritmato di una ninna-nanna per esempio rallenta il battito cardiaco e il respiro favorendo il sonno. Secondo la pediatra Iris Paciotti la ninna-nanna è “una specie di uovo energetico, un guscio vibratorio a due che racchiude un solo tipo di energia: l’amore”. Essa è un’espressione completa in sé in quanto racchiude “sia il suono che il movimento. C’è il dondolio dei corpi che divengono una cosa sola, il canto che ha un andamento mantrico, l’abbraccio che unisce”4. E il ricordo delle sensazioni intrauterine che dà sicurezza…


La musica da discoteca invece, così come le canzoni che una volta si usavano per la caccia, hanno un effetto del tutto opposto e cioè altamente eccitante.

Ricordiamocene quando proponiamo brani musicali ai nostri bambini!


Oggi anche l’Associazione Culturale Pediatri si è mobilitata in difesa della musica e ha promosso, insieme al Centro per la Salute del Bambino, il progetto “Nati per la musica”, che ha come obiettivi “Informare e sensibilizzare genitori, pediatri ed educatori sull’importanza dell’espressione sonoro/ musicale e della pratica musicale nella crescita della persona intesa nella sua globalità.; fornire indicazioni e stimoli su come proporre musica in maniera non occasionale fin dai primi mesi di vita del bambino e nel periodo prenatale rilevare, conoscere ed incentivare esperienze musicali significative in atto con bambini nelle prime fasce d’età; diffondere presso i pediatri conoscenze in campo neuroscientifico in riferimento al rapporto tra musica e sviluppo cognitivo del bambino.”5

Ci auguriamo che la collaborazione dei professionisti della salute possa incrementare sempre più la diffusione di questo linguaggio antico come il mondo anche tra i più piccoli.

Da sempre l’uomo canta e compone musica perché sa che il suono cura e guarisce.


Il vecchio detto “canta che ti passa” nasconde insomma qualche verità…

Riscopriamo quindi l’uso della voce sia per noi che per i nostri bambini: cantiamo loro mentre sono ancora nel nostro grembo o quando, una volta nati, ce ne prendiamo cura, ma cantiamo anche o ascoltiamo musica mentre assolviamo le incombenze domestiche, quando cuciniamo o facciamo le pulizie e tutto ci sembrerà più piacevole e più bello…


La musica come risorsa

Ecco qualche indicazione strettamente personale, basata sui miei gusti e le mie preferenze, per utilizzare la musica come risorsa terapeutica. Vuole essere solo uno spunto per invitarvi a trovare la vostra melodia o la vostra canzone…

  • Claire de lune, di Debussy: per addormentarsi con dolcezza, come cullati da una dolce ninna-nanna… (anche il pianoforte di Einaudi è molto adatto a questo scopo)

  • Mariage d’amour, di Paul de Senneville: per ritrovare la voglia di vivere, per rinascere insieme ai fiori in primavera…

  • Sonnet, di Martin Lass: un accompagnamento perfetto quando si lavora sulle proprie ferite più profonde

  • Mariuccia, di C. A. Togni: per elaborare un lutto o lavorare su una ferita di abbandono

  • Because we believe, di A. Bocelli: quando si è scoraggiati e si ha bisogno di ricordarsi perché si è qui…

  • Un peu d’amour et d’amitiè, di G. Becaud: quando ci si sente soli

  • Je ne regrette rien, di E.Piaf: quando si ha voglia di voltare pagina

  • Hymne à l’amour, di E.Piaf: per ricordarsi che l’Amore non muore mai, una delle più belle canzoni d’amore che io conosca, insieme a No potho reposare di A. Parodi, divenuta l’inno della Sardegna

  • Tutto l’universo obbedisce all’amore, di Battiato: per connettersi all’energia dell’amore universale

  • Bluegrass saturday night, di George Mc Antony: io la ascolto quando sono felice e mi sento piena di energia… insieme a Ti porto via con me, di Jovannotti…

  • I’m free e Happiness is here and now (Canti di Plum Village): aiutano a centrarsi e a vivere il momento presente


Compagni di viaggio
Compagni di viaggio
Elena Balsamo
Come adulti e bambini insieme possono aiutarsi a guarire.Una panoramica chiara ed esauriente dei diversi strumenti terapeutici alternativi a disposizione della famiglia e in particolare della coppia mamma-bambino. Compagni di viaggio volge l’attenzione alla salute emotiva della famiglia.Basandosi sulla sua personale esperienza di medico e di paziente, Elena Balsamo offre al lettore una panoramica chiara ed esauriente dei diversi strumenti terapeutici alternativi a disposizione della famiglia (e in particolare della coppia mamma-bambino), nonché numerosi spunti di riflessione sul significato della malattia e sul messaggio contenuto nei sintomi, per trasformare la sofferenza in un’occasione preziosa di apprendimento ed evoluzione. Conosci l’autore Elena Balsamo, specialista in puericultura, si occupa di pratiche di maternage e lavora a sostegno della coppia madre-bambino nei periodi della gravidanza, del parto e dell'allattamento.Esperta di pedagogia Montessori, svolge attività di formazione per genitori e operatori in ambito educativo e sanitario.