PARTE SECONDA - IN VIAGGIO VERSO LA SALUTE

La creatività come
terapia

Non c’è terapia migliore dell’atto creativo

P. Ferrucci

Scrivere, danzare, comporre, dipingere, sono la stessa cosa che amare. Funambolismi.

M. Fermine

Generalmente nella vita ci si lascia vivere, mentre vivere è un’arte e dovrebbe essere la più grande delle arti belle

R. Assagioli

Mio figlio Noah è sempre stato molto attivo e un po’ impaziente fin da bambino ma quand’era piccolo ciò che più l’attraeva era costruire complicati modelli di auto con il suo Lego: ecco che all’improvviso scompariva e non lo si sentiva più per diverse ore. Immerso in centinaia di pezzetti di plastica, che a me parevano tutti uguali, totalmente assorbito dal suo lavoro, che richiedeva una grande precisione e concentrazione, ne usciva trasformato: “È bello creare! – mi diceva – Mi rilassa…”


Esistono infinite forme di creatività, oltre a quelle più note di cui parleremo nei prossimi capitoli, e hanno tutte un effetto terapeutico: danza, teatro, fotografia, e perfino giardinaggio e bricolage, svolgono lo stesso importante compito.

Perché non è tanto ciò che si fa a contare ma come lo si fa: qualsiasi attività compiuta con passione, entusiasmo e in modo creativo diventa terapeutica. Anche coltivare il proprio orticello. “Creatività è la qualità che tu introduci nelle tue azioni: è un’attitudine, un approccio interiore… è il modo in cui guardi le cose. Qualsiasi cosa fai se la fai con gioia, se la fai con amore, è creativa”1 dice Osho. Possiamo fare il contadino, il pescatore, il calzolaio o il falegname, non ha importanza, ciò che conta è riversare tutta la nostra anima in ciò che creiamo e facciamo.


Perché essere creativi significa essere se stessi, originali, pezzi unici fatti a mano, non fotocopie. Vuol dire obbedire alla chiamata come fece Abramo: “Esci dalla tua terra e va dove ti mostrerò”. Vuol dire desiderare i desideri di Dio per noi, sognare il suo stesso sogno, percorrere la strada tracciata per noi da sempre. Vuol dire farci trovare al nostro posto e non in quello di qualcun altro quando Lui verrà a cercarci e busserà alla nostra porta.


“È creativo colui che ha intuizioni, chi riesce a vedere cose mai viste prima da nessun altro; chi riesce a udire cose mai udite prima da nessun altro”2, a fare cose che nessun altro ha mai fatto prima di lui.


“La creatività è questo: permettere a Dio di accadere; … diventare un canale, nient’altro che una canna di bambù vuota. …La creatività è uno stato religioso dell’essere”3.


“L’arte è una collaborazione tra l’uomo e Dio, e meno l’uomo fa, meglio è” diceva André Gide, perché più si arrende e si abbandona più il Divino può entrare. “Quando sei naturale e lasci che le cose accadano, Dio è alle tue spalle”4 dice ancora Osho.


Chi crea è più vicino alla Fonte o per dirla con Kabir “solo quando sei creativo sei vicino al creatore”5, per cui ogni arte creativa può essere considerata una vera e propria forma di meditazione.


Maria Montessori ha studiato questo fenomeno nei bambini piccoli: un bambino che sta creando qualcosa è totalmente concentrato in ciò che sta facendo e accede così ad una dimensione superiore, ad uno stato di vera e propria meditazione.


Nel momento in cui l’artista è all’opera, totalmente preso dalla sua creazione – che sia una sinfonia, che sia una danza, una poesia o un dipinto – è come se non esistesse più, come se per una magia riuscisse a oltrepassare i confini della mente e varcare la soglia del trascendente.


Noi siamo co-creatori con Dio di questo Universo, ci ricorda il teologo Fox: creare è la nostra imitazione della divinità. “Creare – dice Osho – significa immettere nell’esistenza qualcosa di nuovo, creare significa aprire una via all’ignoto affinché possa entrare nel conosciuto, creare significa aprire una via al cielo affinché possa scendere sulla Terra.”6

Ecco perché dovremmo fare in modo che la nostra vita diventi un canto, un poema o una danza.

“Ogni forma di creatività è comunicazione: è il massimo grado di comunicazione, il racconto della nostra storia, dei nostri cuori, della nostra verità, della nostra saggezza interiore, della nostra ricerca della bellezza e il nostro racconto del dolore”7, dice Fox.


Del resto che cosa sarebbe la vita senza la creatività, senza l’arte, ve lo siete mai chiesto? Che cosa sarebbe la vita senza la musica, la poesia, il colore? Senza una canzone che ci scalda il cuore, un segno su una tela o parole cucite insieme su un foglio di carta a creare una favola, una storia?


Che mondo sarebbe se non ci fossero gli artisti, quegli esseri che vivono sospesi tra due mondi, un piede qua e uno là, a tradurre per gli altri il linguaggio delle divine sfere? A ricordarci la bellezza, a rimembrarci l’altro che esiste al di là del noto, dell’ordinario, del comune…


“La creatività ha un che di selvaggio e di sacro”8 scrive Fox ed è forse proprio per questo che spesso spaventa e fa paura…

La creatività richiede coraggio: il coraggio di esplorare il proprio sé più profondo.


“Le opere d’arte scaturiscono sempre da coloro che hanno affrontato il pericolo, che sono giunti fino al limite ultimo di un’esperienza, fino al punto oltre il quale nessun essere umano può andare”9 scriveva Rainer Maria Rilke.

Diceva Goethe che non ebbe mai un dispiacere del quale non fece un poema e io potrei dire altrettanto: tutto quello che di più bello ho scritto è nato dalla trasformazione del mio dolore e della mia sofferenza.


Il coraggio di creare è il genere di coraggio più importante di tutti: “Compito dell’artista è resuscitare e risvegliare tutto ciò che è e che percepiamo. Ma per far questo l’artista deve ridestare prima di tutto se stesso a ciò che è. Dopodiché è in grado di risvegliare gli altri.”10 “L’artista è una persona che desidera lasciare dietro di sé un dono”11 diceva Otto Rank, “l’atto creativo nasce da una grande passione che è quella di vivere oltre la propria morte”12 ovvero di lasciare una traccia.

Ma non dobbiamo pensare che la creatività sia un dono particolare offerto unicamente ad alcune persone. Tutti gli esseri umani nascono creativi, solo che alcuni se lo dimenticano e pochissimi lo rimangono…


Pensiamo ai bambini: tutti i bambini sono creativi, nascono curiosi e interessati al mondo che li circonda, ma gli adulti molto spesso non permettono alla loro creatività di crescere e svilupparsi perché anziché coltivarla con delicatezza la soffocano imponendo le loro rigide, quanto spesso assurde, regole. Anziché lasciare che spargano colore sui fogli o disegnino cieli rossi e prati viola li spingono a colorare squallide immagini fotocopiate secondo i loro canoni e le loro idee preconcette o addiritttura li sgridano se colorano la pancia del pinguino anziché lasciarla bianca… Anziché offrire loro gli strumenti per creare dicono loro cosa creare, anziché abituarli a osservare ciò che li circonda li bombardano di stimoli inutili e a volte anche dannosi, di immagini stereotipate da cartoni animati. Diceva M.Montessori “Dobbiamo offrire al bambino ciò che è necessario alla sua interna vita e lasciarlo libero di produrre: forse non sarebbe impossibile incontrare un bambino che, con un lampo negli occhi, corre a scrivere una lettera; o un altro che passeggia meditando e coltiva un’ispirazione crescente”13. A me un bambino così è capitato di incontrarlo in Sardegna: Federico ha sette anni e fa “home schooling”. Appena mi incontra mi offre una mandorla colta dall’albero e mi chiede se conosco “Il battello a vapore”: lui vuole partecipare a un concorso. La sua curiosità scientifica, la varietà di interessi (mi ha subito spiegato che da grande vuole fare il cuoco, lo scrittore e il regista) e la sua spiccata proprietà di linguaggio mi hanno lasciata stupefatta… Durante il laboratorio, legato alla presentazione de L’Alfabeto del bambino naturale, ha scritto una poesia di una tale bellezza che mai avrei immaginato potesse venir partorita da un bambino così piccolo…


Scriveva Maria Montessori che “L’attività creativa si realizza in quel punto in cui la coscienza è al momento più luminosa”14 ma deve radicarsi nell’osservazione: “dunque è necessario che ogni artista sia un osservatore e che l’immaginazione si leghi prima alla realtà”15 “perché l’uomo crea ma sul modello della creazione divina nella quale egli è materialmente e spiritualmente immerso”16. “L’immaginazione creatrice deve ergersi come un palazzo illuminato, su fondamenta più oscure internate nella roccia, per non essere un castello di carta, un’illusione, un errore.”17 Per poter essere un’espressione del presente.

È da qui che bisogna partire, queste sono le basi su cui costruire la creatività, che al pari di qualsiasi cosa va coltivata. Ed è proprio il caso di Federico o di qualunque altro bambino lasciato libero di esplorare con tutti i suoi sensi l’ambiente che lo circonda nelle sue multiformi espressioni.


“Impara le regole come un professionista, affinché tu possa infrangerle come un artista”, diceva Picasso.


Secondo Bruno Munari “Bisogna, fin che si è in tempo, abituare l’individuo a pensare, a immaginare, a fantasticare, a essere creativo. Conservare lo spirito dell’infanzia dentro di sé per tutta la vita vuol dire conservare la curiosità di conoscere, il piacere di capire, la voglia di comunicare”18Questa è creatività, questa è vita.


Sì, perché la creatività rende vivi. La creatività partorisce mondi, apre strade là dove non c’erano sentieri, spalanca porte chiuse da secoli, permette l’uscita dal labirinto. Perché la creatività è amore: “Nella sua essenza, l’atto creativo è un atto d’amore”19. Già, è proprio così, dietro ogni creazione, grande o piccola che sia, c’è sempre una storia d’amore: con se stessi, con l’altro, con il mondo intero.


E allora chiediamoci, come ci suggerisce Piero Ferrucci, “In che modo posso creare nella mia vita qualcosa di bello?”20 Perché la creatività è una scelta personale, è “la scelta di vivere la vita con grazia”21.


E poniamo questa stessa domanda anche a ogni persona sofferente che viene a noi in cerca di aiuto.

Aiutiamo i bambini – ma anche gli adulti – a scoprire i loro talenti nascosti, a riconoscerli e tirarli fuori. Ognuno ne ha, ma molto spesso non ne è consapevole. Come dice Hillman “Ogni bambino è un bambino dotato, traboccante di doti: di doti che sono tipiche sue e si manifestano in modi tipici”22.

A volte però i più piccoli ne hanno paura perché proprio per queste doti uniche e speciali vengono derisi, esclusi, non accettati dai coetanei o a volte anche dai genitori stessi.


Non lasciamo che a causa della nostra cecità e ignoranza essi perdano il loro tesoro più prezioso: quella lampada di Aladino che ha nome creatività e che se strofinata con passione sa donare al mondo i capolavori più grandi.


Alla ricerca della creatività

A volte, quando suggerisco a genitori in crisi di dedicarsi a qualche attività creativa, mi capita di sentirmi dire che non sanno che cosa amerebbero fare… Ecco dunque un esercizio utile per gli indecisi e i confusi: prendete un foglio bianco, formato A4, un pennarello del colore che preferite, chiudete gli occhi e fate un profondo respiro, poi senza pensarci su cominciate a scrivere quello che vi viene in mente che vorreste fare se aveste il tempo di farlo… Possono essere le attività più disparate, ecco alcuni esempi:

  • Dipingere

  • Ballare

  • Scrivere o tenere un diario

  • Nuotare

  • Lavorare a maglia

  • Iscriversi a un corso di fotografia

  • Frequentare un corso di taglio e cucito

  • Visitare un museo

  • Andare a un concerto

  • Costruire giocattoli

  • Imparare una lingua straniera

  • Prendere lezioni di tai-chi o di yoga

  • Iscriversi a un corso di cucina etnica o vegetariana

  • Creare un piccolo orto sul terrazzo o in giardino

E chi più ne ha più ne metta…


Compagni di viaggio
Compagni di viaggio
Elena Balsamo
Come adulti e bambini insieme possono aiutarsi a guarire.Una panoramica chiara ed esauriente dei diversi strumenti terapeutici alternativi a disposizione della famiglia e in particolare della coppia mamma-bambino. Compagni di viaggio volge l’attenzione alla salute emotiva della famiglia.Basandosi sulla sua personale esperienza di medico e di paziente, Elena Balsamo offre al lettore una panoramica chiara ed esauriente dei diversi strumenti terapeutici alternativi a disposizione della famiglia (e in particolare della coppia mamma-bambino), nonché numerosi spunti di riflessione sul significato della malattia e sul messaggio contenuto nei sintomi, per trasformare la sofferenza in un’occasione preziosa di apprendimento ed evoluzione. Conosci l’autore Elena Balsamo, specialista in puericultura, si occupa di pratiche di maternage e lavora a sostegno della coppia madre-bambino nei periodi della gravidanza, del parto e dell'allattamento.Esperta di pedagogia Montessori, svolge attività di formazione per genitori e operatori in ambito educativo e sanitario.