A volte può trattarsi di sogni ricorrenti che ci indicano invece temi della nostra vita su cui lavorare come per esempio quello di una mia paziente che si vedeva sempre dentro a un bagno pubblico con qualcuno che inevitabilmente faceva irruzione al suo interno disturbando la sua intimità e ricordandole che forse per preservarla era necessario chiudere la porta….
Altre volte i sogni hanno a che fare con esperienze prenatali come quello di una giovane donna che mi racconta: “Ho sognato che ero al mare ma l’acqua era sporca e grigia e io ero arrabbiata con mia mamma anche perché dovevo lavorare tutto il giorno e allora dicevo a me stessa “Ma che vacanze sono? Qui non ci vengo più!”
Il sogno, in questo caso le aveva fatto emergere una “memoria implicita”, – quella del feto-terapeuta – che non può essere in altro modo portata alla coscienza, non può essere verbalizzata ma soltanto rappresentata, per usare le parole di Mauro Mancia, uno dei maestri delle neuroscienze in Italia, psicanalista e studioso della fisiologia del sonno e della funzione del sognare.
Come dice Elias Canetti “Tutte le cose che abbiamo dimenticato, chiedono aiuto nei nostri sogni.” A volte per esempio ci si sveglia in mezzo alla notte con un malessere improvviso: un dolore, una sensazione di nausea, un battito accelerato o un respiro affannoso. Si dà la colpa magari a qualcosa che si è mangiato la sera prima di andare a dormire, specie se i sintomi sono gastrici, ma poi si può scoprire, come è accaduto a me, che si trattava di un brutto sogno che non ci ricordiamo più: una volta affiorato alla coscienza ecco che l’emozione si sblocca e il malessere come per incanto da un momento all’altro scompare…
Esiste poi un terzo tipo di sogni che sono messaggi del Superconscio: secondo Osho sono rarissimi perché noi abbiamo perso nella maggior parte dei casi il collegamento con questa dimensione dell’Essere. Questi sogni sono dei veri e propri messaggi spirituali che ci giungono per aiutarci e farci da guida. Ne ho descritto un esempio nel capitolo “Quale terapia?”. Non si può non riconoscerli: quando arrivano sono un dono da custodire con cura come una perla preziosa.
Infine vi è un quarto tipo di sogni che riguarda le cosiddette “vite passate”: si tratta di scene storiche, a volte corredate di date, veri e propri spezzoni di vecchi film. In Oriente sono stati studiati a fondo perché in quelle culture il fenomeno della reincarnazione è una realtà collaudata. Ma vi dirò che quando vi capita un sogno di questo tipo non potete rimanere indifferenti, specie se, come è successo a me, ritrovate in una rivista di viaggi la stessa identica piazza che vi è comparsa in sogno, in una scena ambientata nel 1700, e che voi non avevate mai visto prima di allora…
Secondo Osho esiste poi anche un quinto tipo di sogni che è ancora più raro e riguarda il futuro: quando si è aperti e flessibili a volte una porta si schiude e il futuro ci manda un messaggio rivelandoci ciò che deve ancora accadere…
I sogni secondo Romano Battaglia sono come le conchiglie che il mare ha depositato sulla riva: bisogna raccoglierle e ascoltare la loro voce. Perché, come è scritto nel Talmud, “Un sogno che non viene interpretato è come una lettera che non viene letta.”
“Il sogno è l’infinita ombra del Vero” scriveva Pascoli. Quindi fidiamoci dei nostri sogni perché, come diceva Gibran, “in essi è nascosto il passaggio verso l’eternità”.
I sogni possono essere addirittura terapeutici e fare bene tanto quanto una buona medicina.
Secondo il cabalista Nadav Crivelli tanto quanto un brutto sogno lascia agitati, scossi e stanchi, un buon sogno di notte può aprire la porta alla guarigione e alla salute. Il fatto è confermato da una particolarità della lingua ebraica: la radice del verbo lachlòm (sognare) è identica a quella del verbo lehachlìm (guarire, recuperare le energie).
Interessante, non vi pare?
E ancora più interessante è scoprire che i sogni erano considerati strumenti terapeutici già nell’antichità: nei templi di Esculapio, dio della medicina, i malati soggiornavano come in una sorta di ospedali e venivano sottoposti non solo ad una serie di trattamenti che oggi chiameremmo olistici (idroterapia, massaggi, dieta, arteterapia, psicoterapia) ma anche a un’incubazione che permetteva, attraverso il sonno e i sogni che emergevano durante questo, di fornire indicazioni utili per la diagnosi e la terapia da effettuare.
L’ultimo livello della cura, al piano più alto del tempio, era proprio quello dedicato al sonno e ai sogni.
L’“incubazione sacra” veniva praticata anche nei nuraghi sardi, strutture megalitiche in pietra, dal significato ancora piuttosto oscuro ma molto probabilmente legato a funzioni religiose, sepolcrali e forse anche astronomiche.
Presso i popoli antichi e nelle culture tradizionali del mondo insomma, i sogni godevano di grandissima considerazione. Essi erano ritenuti messaggi divini, rivelazione diretta del volere degli dei e per alcuni popoli, come gli aborigeni australiani, la creazione stessa si ritiene nata da un sogno: tutta la loro cultura è basata sul “Tempo del sogno”, l’epoca cioè antecedente alla formazione del mondo. “Dio dorme e il mondo è il suo sogno” diceva Alfred de Musset con un’espressione che potrebbe racchiudere perfettamente il senso della creazione secondo gli aborigeni.
Nella cultura amerindiana, presso i popoli nativo-americani, i sogni avevano un posto molto importante ed era abitudine condividerli al risveglio al mattino. Spesso decisioni importanti venivano prese proprio dopo un sogno particolarmente significativo.
I sogni dei bambini venivano protetti da oggetti appositi, i cosiddetti “acchiappasogni”: delle reticelle circolari adorne di piume e di piccole pietre che venivano appesi sopra le culle dei neonati e avevano la funzione di trattenere i brutti sogni e far passare solo quelli belli…
Eh sì, perché anche i bambini sognano e lo fanno da quando sono nella pancia della mamma.
Oggi infatti sappiamo che il feto passa la maggior parte del suo tempo proprio sognando e lo fa già dall’8° settimana di gestazione come ha dimostrato uno studio condotto dalla Harvard Medical School. In queste fasi così precoci della vita movimento, sonno e sogno funzionano in strettissima sinergia: nell’utero materno, secondo Hobson, il feto trascorre dall’82 al 90% del sonno in fase rem, mentre una volta nato questa percentuale calerà un po’ (60-80%), rimanendo tuttavia quattro volte maggiore a quella dell’adulto (in cui è pari al 15-20% del sonno). Secondo Mancia esiste nel feto un particolare tipo di sonno che lui chiama Atypical Sleep Stade, cioè uno stato di sonno continuo ed atipico con caratteristiche ascrivibili sia al sonno REM sia al sonno non REM, che ha una funzione vitale e formativa nella futura strutturazione dell’apparato psichico del bambino.
Per Peluffo il sogno nel feto è un’azione mentale che ha la funzione di abbassare la tensione e l’incremento del sonno REM nel prematuro affetto da distress respiratorio sembrerebbe confermare questa ipotesi mostrando anche come sia primaria ed antica questa risposta. Ma io mi chiedo, alla luce di quanto sperimentato personalmente riguardo ai sintomi scomparsi dopo il ricordo dell’incubo, se non sia vero anche il contrario: e se fossero proprio i sogni del prematuro, in cui risiedono le sue memorie prenatali, a scatenare il distress? Credo ci sia ancora molto da indagare in questo ambito.
Se l’attività onirica è una prerogativa del sonno notturno, i sogni nel senso più ampio e generale del termine, possono farsi anche di giorno a occhi aperti…
I sognatori nascono e si mantengono tali per tutta la vita: è una questione di carattere, di kit di partenza (astrologicamente parlando si tratta di persone che hanno nel loro tema natale una forte influenza di Nettuno o molti pianeti nel segno dei Pesci).