CAPITOLO XI

Torniamo in cortile!

Fino a una certa parte del secolo scorso, il cortile era il regno dei bambini. Ragazzini e bambini di ogni età, sin da piccini, scorrazzavano liberi per la strada e giocavano nei cortili. Oggi molti cortili sono diventati il regno delle automobili, adibiti in buona parte a parcheggi1, e anche le zone libere sono spesso precluse ai piccoli per timore che disturbino. Molte famiglie vivono in condomini dotati di aree verdi, ma non osano sfruttarle per evitare lamentele da parte di altri condòmini. Il risultato è che i bambini trascorrono molte ore chiusi in casa, per farli giocare all’aria aperta i genitori devono organizzarsi e portarli altrove, e fare movimento è diventato sinonimo di corsi sportivi e attività extrascolastiche. A pagamento.


Qualcosa però sta cambiando. Si comincia, timidamente, a prendere in maggior considerazione l’articolo 31 della Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia che recita: “Gli Stati parti riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età e partecipare liberamente alla vita culturale ed artistica”2. Un diritto, quello al gioco e alle attività ricreative, che riguarda tutti i bambini, non solo quelli che vivono in piccoli centri o che hanno la fortuna di abitare in una casa con giardino di proprietà. Da qui la riflessione che i cortili, e più in generale gli spazi comuni, le aree verdi, i giardini condominiali, siano anche loro, siano anche dei bambini.


Anche i piccoli condòmini hanno diritto di vivere questi spazi. Per fare movimento. Per stare all’aria aperta. Per giocare.

Giocare in cortile. A costo zero

I pediatri lanciano l’allarme: i bambini hanno uno stile di vita troppo sedentario. Dovrebbero stare all’aria aperta, muoversi, giocare. Certo. Ma dove? Per chi abita in città non è facile. La soluzione di molte famiglie è quella dei corsi sportivi: calcio, pallavolo, basket, nuoto. Tutte attività di certo utilissime. Però… Però non tutti possono permettersi i costi di uno o più corsi organizzati. Gli esperti, oltre a ciò, specificano che praticare uno sport non è sufficiente, non può rappresentare l’unica forma di movimento dei bambini. Come scrive3 Francesco Tonucci, educatore:


L’impossibilità di una mobilità fisica spontanea difficilmente può essere sostituita da attività fisiche “scolastiche” come il corso di calcio, di danza o di ginnastica artistica, sempre eterodirette…


Alla base della piramide dell’attività motoria, prodotta dalla Società Italiana di Pediatria, ci sono il movimento e il gioco libero, possibilmente all’aria aperta. Lo sport è un’altra cosa. Utile, se proposto senza eccessi e sotto forma di gioco e divertimento, ma che non sostituisce le ore trascorse a giocare, senza regole e senza istruzioni.


Spesso il gioco viene sostituito da sport competitivi che, per quanto si chiamino giochi (si dice infatti “giocare” a tennis o a golf) non hanno l’aspetto libero, spontaneo e creativo del gioco nella sua accezione primaria.4

E così torniamo al punto di partenza. Dove possono giocare i bambini?


Molti genitori fanno i salti mortali per accompagnarli ai giardini pubblici almeno una o due volte alla settimana. Per chi lavora a tempo pieno, magari fino a tardi, o per chi ha più bimbi di età diverse, organizzarsi non è semplice, soprattutto se il parco non è vicino a casa.


Ecco perché sarebbe importante, almeno laddove gli spazi esistono, restituire ai cortili e ai giardini un ruolo diverso da quello di parcheggio. I cortili dovrebbero tornare spazi di incontro, di socializzazione, di gioco.


Se c’è un cortile sotto casa, il bambino può scendere a giocare tutti i giorni. Se al primo bambino se ne aggiungono altri, ecco che si crea un bel gruppo. Insieme si gioca meglio. E ci si “cura” a vicenda. Se sono grandicelli può bastare una sorveglianza a distanza, un adulto che li tiene d’occhio da una panchina o dalla finestra.


I bambini si inventano da soli a cosa giocare. Usano la fantasia. Imparano a collaborare, a mettersi d’accordo, a litigare e fare pace. Se le dimensioni dell’area a loro dedicata lo consentono (non servono chissà che spazi), i bambini corrono, saltano, si muovono. Il tempo trascorso al chiuso, magari davanti a uno schermo, dedicato a occupazioni sedentarie e solitarie, si riduce. A tutto vantaggio dell’equilibrio psicofisico e di una crescita sana. A costo zero! Vale la pena restituire il cortile ai bambini!


Perché i posti auto sono comodi, certamente, ma il benessere dei nostri figli è senza prezzo.

Il cortile-sitter

Ora facciamo un passo ulteriore. Molti bambini hanno un’agenda così densa di impegni da far invidia a una persona adulta (molto impegnata!). Il corso di disegno, il laboratorio di cucina, l’allenamento di pallavolo, le lezioni di ginnastica artistica, il potenziamento di inglese, il corso di pianoforte… Tutte attività arricchenti e interessanti, non c’è dubbio. Ma come in tutti i campi, il troppo… è troppo. L’appello degli esperti è di proteggere il tempo libero dei bambini, di non consumarlo tutto in attività organizzate, di lasciare ai piccoli un “tempo bambino”, in cui giocare liberamente, oziare, annoiarsi anche. Perché dalla noia spesso nascono nuove idee. Buone idee!


Per tanti genitori che lavorano a tempo pieno, però, le attività extrascolastiche hanno una funzione specifica, quella di offrire uno spazio protetto al bambino dove, oltre ad essere occupato, è sorvegliato da personale qualificato. Le attività sono tante, perché i pomeriggi da riempire sono tanti. È comprensibile e non è una critica. D’altronde la nostra è una società poco attenta ai bisogni dei genitori che lavorano; in altre nazioni, invece, le mamme lavoratrici riescono a conciliare attività professionale e cura della famiglia grazie al part-time, il telelavoro, gli orari flessibili…


Ma torniamo al nostro cortile.


Se al bambino lasciamo una sola attività, la sua preferita, qualcosa che a lui piaccia veramente, e tutti gli altri pomeriggi li dedichiamo al cortile? Certo, i genitori sono al lavoro, però. Ma magari ci si può accordare con altri genitori e nonni del condominio o del quartiere e si organizzano dei turni. Per sorvegliare dei bambini in età scolare, che giocano un paio di ore all’aperto dopo la scuola, non servono tutti i genitori. Ne basta uno che resti a disposizione in caso di bisogno; per sciacquare con un po’ d’acqua un ginocchio sbucciato o ricordare a tutti che è l’ora della merenda. Un po’ come si fa per il Piedibus e il Bicibus, però qui il turno è di “custode” del cortile o del giardino condominiale.

Se si riescono a coinvolgere un discreto numero di famiglie, a ogni genitore il turno può toccare anche ogni sette-dieci giorni (o più)5. Se nel gruppo ci sono mamme che si dedicano alla famiglia a tempo pieno, potrebbe capitare che offrano la loro disponibilità per qualche doppio turno (o per “tappare un buco”, in caso di imprevisto lavorativo di qualcuno). E, come per il Piedibus, se ci fossero dei nonni disponibili, più liberi in termini di tempo, sarebbe un aiuto ulteriore.


Il cortile è aperto tutti i giorni, tutti i mesi dell’anno. Sì, perché giocare all’aperto si può, con la giacca e il cappello anche in inverno. E se piove? Ecco, in caso di pioggia è necessario un piano B, che potrebbe essere la biblioteca comunale, la ludoteca, l’oratorio, la casa di una famiglia che ospita tutti per un paio di ore (si parla comunque di piccoli gruppi; con la crisi demografica in corso, i condomini non sono certo gremiti di bambini).


I benefici riguarderebbero anche la vita sociale degli adulti. Non è raro che in città quasi non si conoscano i propri vicini di casa. Il cortile può offrire l’occasione per incontrare altre famiglie con bambini piccoli, per fare amicizia, per darsi una mano a vicenda.


Non solo. L’unione fa la forza. I genitori hanno spesso esigenze simili e la reciproca conoscenza permette di unire gli sforzi se si desidera raggiungere un determinato obiettivo (ad esempio, quello di far accettare a tutti i condòmini la presenza infantile nelle aree comuni).


Finora abbiamo parlato di cortile, ma ovviamente ci si riferisce anche alle aree verdi, a quegli spazi comuni che non sono destinati a parcheggio, dove i bambini potrebbero giocare.


Ci sono edifici che non hanno un’area verde, ma che confinano con altri condomini che invece ne sono dotati. Si può individuare un cortile all’interno del quartiere che diventi il punto di riferimento per tutte le famiglie della zona.


Oppure il cortile c’è, ma mancano i bambini. Anche in questo caso conviene allargare lo sguardo al quartiere e coinvolgere le famiglie con bimbi che abitano nei dintorni.


Un’ultima osservazione di carattere economico. In questo modo si potrebbero abbattere i costi di corsi e laboratori; e probabilmente risparmiare, anche solo parzialmente, sulle spese investite in baby-sitter. Senza contare che si garantirebbero ai bambini delle abitudini e uno stile di vita che corrispondono a quelli consigliati dai pediatri. C’è un investimento personale, questo sì. E un cambiamento di direzione, perché invece che risolvere all’interno della famiglia la gestione dei pomeriggi dei bambini, usufruendo di proposte che hanno un costo economico, si entra in relazione con altre famiglie, ci si mette in gioco e ci si aiuta a vicenda. Insomma, si cercano soluzioni non in servizi e prodotti, ma nella collaborazione reciproca. Un esperimento interessante… per molti secoli ha funzionato piuttosto bene!


Questa è un’idea di base. Uno spunto. Poi, ogni famiglia (o ogni gruppo di famiglie) potrà individuare la formula più adatta alle esigenze di tutti.

E se il cortile è un parcheggio?

Abbiamo visto che in molti condomini gli spazi comuni sono destinati a parcheggi. Ora, se proprio non resta niente per incontrarsi, sedersi su una panchina, giocare insieme, forse si potrebbe chiedere di rivedere gli spazi? Magari sacrificando due o tre posti auto (e introducendo una rotazione se i parcheggi sono contati), per ritagliare un piccolo spazio da vivere destinato ai condòmini? Tentare non nuoce. Magari si potrebbero coinvolgere le altre famiglie della zona per presentare una richiesta a più voci.

E se gli altri condòmini non sono contenti?

In un mondo ideale i bambini giocherebbero felici negli spazi comuni, mentre tutti gli altri condòmini sorridono divertiti e ringraziano i genitori per l’allegra compagnia. Appunto, in un mondo ideale. A volte anche nel nostro mondo, per fortuna. Ma non sempre: cosa fare se i vicini di casa non apprezzano la presenza dei piccoli, si lamentano con i genitori o addirittura con l’amministratore di condominio? Il quieto vivere è la premessa per la serenità di tutti, quindi è importante evitare il più possibile liti e contrasti (la vita è troppo breve per sprecare tempo tra rancori, incomprensioni e risentimenti). Il suggerimento è quello di spiegare con pazienza e gentilezza che per i bambini giocare è molto importante, una necessità, e assicurare che tutti staranno molto attenti a non fare danni e a non sporcare. Anzi. Si può far notare a chi è preoccupato per l’integrità degli spazi comuni che il fatto di “viverli” aiuterà a tenerli più in ordine e curati. Se devono giocarci dei bambini, questi spazi dovranno essere ben tenuti!


E poi il tempo farà il resto: saranno i fatti a rassicurare i condòmini, il rispetto degli orari in cui non è consentito urlare e fare chiasso, e il comportamento educato dei bambini (a cui i genitori spiegheranno in modo chiaro cosa si può fare e cosa non si può fare) convinceranno anche i più diffidenti.


Ecco, l’educazione è importante. Perché sono già fin troppo diffusi i pregiudizi nei confronti dei bambini, spesso visti e temuti come piccoli vandali. In realtà i bambini sono assolutamente in grado di imparare come comportarsi; è sufficiente che mamma e papà insegnino loro il rispetto di alcune semplici regole. Perché giocare, correre e divertirsi si può. Tirare il pallone contro le auto, nelle aiuole fiorite, o tirare mentre sta passando una persona con il rischio di colpirla, no6. Quando si conquista il diritto di giocare, è opportuno dimostrare che questo diritto non interferirà con la quiete e la libertà degli altri abitanti del palazzo. Per i genitori sarà una buona occasione per insegnare ai propri bambini l’importanza del rispetto e dell’attenzione verso i bisogni delle altre persone.

E se gli altri condòmini… sono contenti?

I casi di condòmini che si lamentano per il vociare dei bimbi e rendono la vita difficile ai genitori sono, purtroppo, assai frequenti. Per fortuna, però, non mancano anche le esperienze positive, o addirittura molto positive. Ci sono palazzi dove l’arrivo dei bambini negli spazi comuni ha fatto uscire di casa anche gli altri condòmini, ha strappato gli anziani dalla solitudine dei loro appartamenti e li ha portati “di sotto”, ad osservare i piccoli che giocano, a fare quattro chiacchiere con le giovani mamme e tra loro. In estate tutti insieme a godersi il fresco di un spazio verde alberato. In autunno a godersi l’ultimo sole del pomeriggio, che regala un po’ di calore prima dell’inverno. E ci sono condomini dove gli anziani si sono offerti di tener d’occhio loro, i bambini. Grati e felici di questi “nipotini di condominio”. Un aiuto prezioso per tanti genitori che sono lontani da casa, al lavoro, da mattina a sera.


E ancora: ci sono palazzi dove le giovani coppie in attesa del loro primo bambino sono scese in cortile e hanno conosciuto tanti altri genitori. E quando il nuovo bebè è arrivato, la neomamma ha potuto contare sull’incoraggiamento e sull’aiuto pratico delle altre mamme. E condomini dove sono nate tante e belle amicizie. Tra giovani e anziani, tra famiglie con bambini, tra bambini di ogni età.


Partendo da una palla e un triciclo in cortile, la solidarietà, la gentilezza, l’aiuto reciproco possono conquistare un intero quartiere. Possono sconfiggere l’isolamento, la diffidenza, la solitudine, che rendono meno bella, serena e felice la vita di tante persone.

I Comuni riconoscono i diritti dei bambini

Ha cominciato Torino, mettendo nero su bianco nel Regolamento di Polizia Urbana, all’interno dell’articolo 42, che “La Città di Torino riconosce il diritto dei bambini al gioco e alle attività ricreative proprie della loro età. Nei cortili e comunque nelle aree scoperte delle abitazioni private, il regolamento di condominio può disporre limitazioni al diritto di cui sopra, all’interno delle fasce orarie 8.00-10.00; 13.00-15.00; 22.00-8.00”7.


Nel settembre 2012 il Comune di Milano ha introdotto l’articolo 83bis dedicato ai “Giochi dei bimbi nei cortili”, che recita: “Il Comune di Milano riconosce il diritto dei bambini al gioco e alle attività ricreative proprie della loro età. Nei cortili, nei giardini e nelle aree scoperte delle abitazioni private deve essere favorito il gioco dei bambini, fatte salve le fasce orarie di tutela della quiete e del riposo stabilite dai regolamenti condominiali”8.


Sancito ufficialmente il diritto al gioco, gli amministratori spiegano che tocca ai genitori far accettare e riconoscere la norma, se necessario chiedendo di modificare il regolamento del proprio condominio. Per rafforzare il messaggio, nel nuovo Regolamento Edilizio di Milano9 è stato previsto il gioco dei bambini in cortili e giardini: “Il Comune di Milano riconosce il diritto dei bambini al gioco e alle attività ricreative proprie della loro età. Nei cortili, così come nei giardini e nelle aree scoperte delle abitazioni private deve essere consentito il gioco dei bambini, fatte salve le fasce orarie di tutela della quiete e del riposo stabilite dai regolamenti condominiali. Il gioco dei bambini avverrà all’interno delle suddette aree, come sopra già individuate, con l’eventuale eccezione di quelle che verranno espressamente indicate, da apposita delibera condominiale, come interdette – in tutto o in parte – al gioco dei bambini. Tale eventuale interdizione potrà essere stabilita solo sulla base di fondati rischi, specificati in sede di delibera, per l’incolumità e/o per la sicurezza dei minori”.

Nell’aprile del 2015 tocca al Comune di Rimini modificare il Regolamento di Polizia Urbana introducendo un articolo che garantisce il diritto dei bambini a utilizzare gli spazi comuni per giocare. La formula è la consueta: “Nei cortili, nei giardini e nelle aree scoperte delle abitazioni private deve essere consentito il gioco dei bambini, fatte salve le fasce orarie di tutela della quiete e del riposo stabilite dai regolamenti condominiali che, in tempo diurno, non possono avere durata superiore a ore quattro”. Ma non è tutto. Il sindaco di Rimini, Andrea Gnassi, sollecita gli amministratori di condominio ad adoperarsi per attrezzare questi spazi e renderli gradevoli e fruibili per i bambini e anche per gli anziani, “liberandoli nel limite del possibile dalle auto e dotandoli di giochi e spazi verdi”. Obiettivo: tutelare il diritto a giocare dei bambini e far sì che i cortili dei condomini diventino luoghi di aggregazione, anche intergenerazionale.10


Ecco, questi sono alcuni esempi di amministrazioni attente11 che si sono mosse per difendere le esigenze dei cittadini più piccoli, troppo a lungo ignorati da regolamenti condominiali che, in nome del (sacrosanto) diritto alla quiete di tutti, hanno dimenticato che anche i bambini hanno dei diritti!

Se il Comune non ci ha (ancora) pensato

Se il vostro Comune non ha ancora preso in considerazione questo argomento, potreste essere voi a proporlo all’attenzione degli amministratori con una breve lettera indirizzata al sindaco e all’assessore competente. Magari segnalando l’esempio di quei Comuni che hanno deliberato per proteggere il diritto al gioco. Non è escluso che il “seme” gettato, prima o poi germogli…

Alla conquista di uno spazio bambino: i consigli dell’esperto

Ci sono condomini dove la proposta di aprire gli spazi comuni al gioco dei piccoli incontra forti resistenze. Cosa fare se, nonostante le richieste motivate ed espresse con gentilezza dai genitori, gli altri condòmini si lamentano e non accettano la presenza dei bambini in cortile? E se fosse addirittura il regolamento condominiale a vietarlo? Ecco i suggerimenti dell’avvocato Paola Carrera12.


In questo caso sono in gioco due interessi primari contrapposti: quello dei minori a vedersi assicurato il concreto esercizio del diritto al gioco e allo svago, e quello dei condòmini all’utilizzo degli spazi comuni, nonché al riposo ed alla quiete. All’interno di una realtà condominiale, i due interessi dovrebbero trovare contemperazione, ai sensi dell’articolo 1102 del codice civile, secondo cui “Ciascun partecipante può servirsi della cosa comune, purché non ne alteri la destinazione e non impedisca agli altri partecipanti di farne parimenti uso secondo il loro diritto (…)”.


I bambini, in qualità di partecipanti al condominio, hanno quindi titolo a servirsi, al pari degli altri, degli spazi comuni, con l’unico limite di non alterarne lo stato e non impedirne l’utilizzo agli altri condòmini.

Purtroppo, il diritto al gioco non trova un’espressa tutela nel diritto nazionale: l’articolo 31 della Costituzione13 si limita infatti a stabilire un generico obbligo della Repubblica a proteggere la maternità, l’infanzia e la gioventù.


Per contro, lo stesso diritto risulta direttamente tutelato a livello sopranazionale, dall’articolo 31 della Convenzione di New York sui diritti dell’infanzia14 e dall’articolo 24 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea15, che sancisce il diritto dei bambini al benessere e assicura un’assoluta preminenza ai diritti del minore.


In passato, la Corte Costituzionale ha sancito l’incostituzionalità di norme nazionali in quanto contrastanti con la Convenzione di New York e, ancora recentemente, la Corte di Cassazione ha espressamente qualificato come immediatamente vincolanti le norme della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, in quanto aventi “natura sovraordinata” rispetto alle norme interne, con conseguente obbligo per il giudice italiano di disapplicare la norma nazionale in contrasto con i princìpi delle due dichiarazioni.


Se la famiglia si trova di fronte a un regolamento condominiale “contrattuale”, che prevede un divieto assoluto per i bambini di giocare nelle aree condominiali, lo stesso sarebbe passibile di essere impugnato avanti al giudice ordinario, ai sensi degli articoli 1418 e 1419 del codice civile, che prevedono una nullità del contratto o delle sue singole clausole in quanto contrarie a norme imperative.


Se, invece, il regolamento non prevede nulla riguardo ai giochi dei bambini nelle aree condominiali, l’introduzione di un divieto per opera dell’assemblea, volto a limitare la fruizione delle aree comuni da parte dei bambini, sarebbe illegittimo alla luce del costante indirizzo giurisprudenziale (ex multis Cass. Civ. 21287/2004), secondo cui, qualora “il regolamento non si limita alla disciplina dell’uso delle cose comuni in conformità dei diritti spettanti ai singoli condomini, ma pone delle norme che, incidendo sui singoli diritti, si risolvono in un’alterazione, a vantaggio di alcuni dei partecipanti e in pregiudizio degli altri, della misura del godimento che ciascun condomino ha in ragione della propria quota, in tal caso nessuna modificazione può essere ammessa senza il consenso unanime di tutti i partecipanti al condominio”.

Pare invece legittima e ragionevole, nell’ottica del bilanciamento degli interessi di tutti, una previsione del regolamento condominiale che disciplini le ore di gioco secondo il rispetto delle fasce orarie, per assicurare il diritto alla quiete e al riposo degli altri condomini, ai sensi dell’articolo 1130 c.c.

L’attività ludica, peraltro, dovrà sempre svolgersi nei limiti di una normale tollerabilità, così come previsto dall’articolo 844 c.c., da parametrarsi di volta in volta secondo le circostanze del caso concreto.


Segnalo, infine, un paio di pronunce giurisprudenziali sul punto, seppure piuttosto datate, che le famiglie possono portare ad esempio all’amministratore e/o all’assemblea di condominio:


T. Milano sent. 3.10.1991: “L’utilizzazione per il gioco dei bambini di una parte assai limitata dell’area verde consortile non contrasta con la destinazione a giardino prevista, per quella stessa area, dal regolamento consortile, ma ne costituisce unicamente un migliore e più intenso godimento per soddisfare esigenze che pure appaiono insopprimibili e, comunque, senz’altro meritevoli di tutela nella vita di un condominio”;


Cass. Civ. sent. 4479/81: La disciplina dei giochi dei bambini nei viali del cortile-giardino condominiale non integra un’occupazione degli stessi né un’alterazione della destinazione della cosa comune, con impedimento del pari uso degli altri condomini, risolvendosi in una forma di utilizzazione diversa da quella normale ma non illegittima, essendo compatibile con la destinazione del bene. Essa può, di conseguenza, essere disposta dall’assemblea con deliberazione adottata con la maggioranza prevista dall’art. 1136 cod. civ., ancorché il regolamento di condominio di natura contrattuale vieti l’occupazione delle parti comuni da parte dei condomini”.

Il parco giochi del quartiere

Per le famiglie il cui cortile (o giardino) condominiale non è una soluzione praticabile, una possibile alternativa è il parco giochi più vicino a casa. Se il parco giochi diventa il punto di riferimento per alcune famiglie, si può proporre il discorso dei “genitori-nonni custodi” che vigilano sui bambini facendo dei turni.

L’oratorio

Per le famiglie che frequentano la parrocchia, una soluzione può essere l’oratorio, un luogo di incontro e socializzazione dove i bambini possono giocare in libertà con i coetanei, nel salone e/o all’aperto.


Molti oratori sono aperti tutti i pomeriggi, ma in alcuni (come quelli dei piccoli centri) i bambini possono andare a giocare solo una o due volte alla settimana. In genere per estendere l’orario di apertura servirebbe la presenza per un paio di ore di uno o più genitori che a turno vigilano sui bambini.

Una soluzione sicura?

I figli sono il nostro bene più prezioso. Sono il dono immenso che dà senso alla vita stessa. Spesso è difficile accettare di non poter vigilare costantemente su di loro. D’altronde la soluzione del cortile condominiale o del parco giochi prevede che ci sia sempre un adulto di fiducia che veglia su tutti i bambini.


Certo è che quando un bambino comincia ad uscire di casa, e avere relazioni al di fuori della famiglia, i genitori dovranno spiegargli con modi semplici e chiari, adatti alla sua età, le norme di sicurezza che è indispensabile seguire (non parlare con gli sconosciuti, non allontanarsi dall’adulto a cui sono affidati, se il bambino è grandicello e non c’è un adulto di riferimento restare sempre in gruppo, ecc.) nel giardino condominiale, ma anche a qualunque corso o attività extrascolastica.

Viva il tempo libero!

Cortile, parco giochi, oratorio… Queste soluzioni hanno qualcosa in comune, qualcosa di molto importante per i nostri bambini. Permettono loro di giocare in libertà, senza regole, senza istruzioni, senza la direzione di un adulto (genitore, maestro, allenatore, ecc.). Ebbene, questo tempo dedicato al gioco libero – ci dicono studi e ricerche – è un tempo prezioso. Un tempo che favorisce la creatività e la fantasia, ma anche il relax. Il bambino può rallentare, può rilassarsi. Può giocare o può starsene seduto per un po’ a guardare gli altri. I bambini hanno bisogno di spazi e tempi in cui… essere bambini. Come si legge nel Diario di una bambina troppo occupata:


I bambini devono avere il tempo per essere bambini. Devono andare a scuola, stare con i loro coetanei, e giocare, giocare, giocare. Il gioco ha una funzione importantissima per la loro crescita e il raggiungimento dell’autonomia.16


Un tempo per giocare liberamente che oggi i bambini stanno perdendo, come segnala il pediatra Andrea Satta:


Se c’è una cosa che ho visto sparire dalla vita dei bambini, in questi anni di pediatria, è il “tempo perso”. Quel tempo dell’infanzia e della leggerezza, l’assenza di responsabilità, la fantasia, il gioco e l’invenzione. (…) i nostri bambini, quasi tutti, fanno sport (ed è bellissimo, lo so anch’io), ma non giocano più. Non si creano il loro divertimento, si applicano ed eseguono, competono in base a regole, ma non inventano. Non gli succede più di mettere due borse per fare i pali della porta e, in base alla traiettoria fantastica della palla e la possibile carambola sulla traversa immaginata, litigarsi un goal.17


Ancora una volta possiamo provare a fare meglio con meno. Meno attività extrascolastica, meno spese, più tempo libero per giocare!

Voci di mamma e papà

Io cerco di portare Gioele quasi tutti i giorni al parco, anche d’inverno, lui si diverte un sacco. Siamo comunque molto fortunati perché abitiamo in un condominio con tanti bimbi, che dà la possibilità di giocare nello spazio sottostante: biciclette, monopattini, palle e grandi giochi in compagnia non mancano mai.

Eleonora, mamma di Gioele, 4 anni


Matteo, da quando aveva sei anni, gioca da solo con la sua amichetta nel cortile condominiale: vanno in bici, sui pattini, corrono. E a turno tutti danno un’occhiata. All’inizio avevo imposto di tornare a fare un saluto ogni tanto. Oggi Matteo ha 8 anni e gioca nel cortile condominiale pomeriggi interi.

Mariaelena, mamma di Matteo, 8 anni



Cortile condominiale con qualche alberello e un bello spazio per giocare alla corda, con le bici, bancarelline tra i bimbi, pattini e hula-op.

Patrizia, mamma di Luca, 8 anni, Marco, 5 anni, Elena, 3



Noi abitiamo nello stesso condominio dove sono cresciuta io (l’ho voluto con tutte le mie forze!) e c’è un parco bellissimo: aiuole, fiori, pini e pure quello che rimane di una vecchia torre che ai bambini sembra un castello. Io all’età di Nicolò giocavo già da sola con i miei amichetti e mia madre mi controllava ogni tanto dal balcone. Lui no… o con me o col papà.

Loretta, mamma di Nicolò, 5 anni



Pietro scende in cortile da solo e gioca con gli amici del condominio. I giochi preferiti sono arrampicata sugli alberi, gioco libero, nascondino, bicicletta, monopattino, skate, pallone, corda, ecc. Ogni tanto incontriamo qualche resistenza, soprattutto quando i bimbi si arrampicano sugli alberi. Per il resto qualche fisiologica lamentela, ma nessuna situazione difficile. Siamo fortunati: abbiamo un cortile enorme, alberato, molto verde, con delle belle panchine per le mamme. Noi abbiamo istituito delle cene di condominio per conoscerci in modo da annullare le diffidenze reciproche! Sono già tre anni che abbiamo proposto una pizzata verso fine giugno e di solito partecipano le famiglie con bambini; quest’anno hanno iniziato a venire anche altri condòmini e persone anziane. Piano piano contiamo di coinvolgere sempre più famiglie.

Glores, mamma di Pietro, 6 anni


Ho la fortuna di vivere in un quartiere privilegiato di Roma, dove c’è tantissimo verde e quasi ogni palazzo ha un giardino o un parco o un prato. I miei figli sono cresciuti “sotto”, cioè al parco con la supervisione mia o dei nonni fino alle elementari. Quando ci siano trasferiti nell’attuale casa al primo piano ho iniziato a lasciarli soli con gli amichetti sotto le finestre perché si sentivano giocare e facevano su e giù da soli (acqua, pipì, palla, ecc).

Martina, mamma di Daniele, 22 anni, Elia, 19 anni



Noi purtroppo non possiamo adibire il piazzale condominiale a zona giochi perché è destinato ai posti auto, ma basta attraversare la strada e abbiamo il parco più grande della città. Stefano è cresciuto al parco sotto casa, soprattutto in primavera, estate e autunno, meno in inverno perché le giornate sono corte e quando esco dall’ufficio è già buio. Nei mesi invernali il nostro punto di svago per il dopo-nido e dopo-materna sono la biblioteca e il corso di Music together.

Giulia, mamma di Stefano, 4 anni, Leonardo, 3 mesi



Quando il mio primogenito aveva circa tre anni e mezzo ho iniziato – timidamente – a frequentare i giardinetti sotto casa. Timidamente perché di carattere non amo mischiarmi alle persone, fare le classiche “quattro chiacchiere” tra mamme… Trovandomi poi in un paese di provincia a cui non appartenevo, non conoscevo nessuno. Beh, piano piano invece i giardinetti sono diventati la nostra seconda casa, mia e di Riccardo, ancor di più con l’arrivo del fratellino Edoardo. Con lui mi sono guadagnata l’appellativo di “custode” dei giardini. Lì, tra un giro in triciclo prima, in biciclettina poi, voli in altalena, discese dallo scivolo, corse, nascondini, palle prigioniere, giochi a carte e infinite partite a pallone, i miei figli sono diventati grandi, hanno conosciuto e frequentano i loro compagni di giochi del cuore. Io ho incontrato persone – mamme, nonni, amici – con le quali sono nate amicizie belle, vere, e “staffette” nella cura dei nostri figli e nipoti.


Ogni anno i giardinetti si animano di nuovi arrivi, nuovi nati, mentre i più grandini se ne vanno… Oggi la mia presenza è tornata a farsi assidua (Riccardo ed Edoardo sono grandicelli, spesso vanno senza la mia supervisione, oppure sono impegnati nelle attività sportive): con il mio terzo bambino sono riprese le esplorazioni, i giochi elementari tipici dei piccoli, le corse pazze… Per me i pomeriggi all’aria aperta sono una boccata d’ossigeno nelle giornate spesso pesanti di mamma di tre maschi che lavora a casa. Per loro – i miei figli – un prezioso sfogo dopo le ore di scuola e di studio, o durante le vacanze estive (i giardinetti sono l’unico posto in cui trovare un briciolo di riparo dal caldo estivo). Per il piccolo pura libertà!


Da aprile a ottobre inoltrato i giardinetti sotto casa continuano a essere la nostra seconda casa.

Beatrice, mamma di Riccardo, 12 anni, Edoardo, 8 anni,

Corrado, 20 mesi



Noi abbiamo i giardini proprio accanto all’asilo: un grande spazio con giochi di legno, tanti alberi, e tanto prato dove si può correre senza pericoli perché è un parco chiuso. Normalmente ci ritroviamo tra mamme e nonne e diamo un occhio ai bambini che scorrazzano liberi.

Graziella, mamma di Giulio, 5 anni

Bebè a costo zero crescono
Bebè a costo zero crescono
Giorgia Cozza
Meno oggetti e più affetti per crescere felici dalla prima infanzia alle soglie dell’adolescenza.Una guida al consumo critico, con consigli pratici per crescere bambini sereni, imparando a distinguere tra vere esigenze e bisogni indotti dal consumismo. Per un figlio, solo il meglio. Ma cos’è il meglio per un bambino?Giorgia Cozza risponde alla domanda che era stata il punto di partenza di Bebè a costo zero, la guida al consumo critico per futuri e neogenitori.Ora, in Bebè a costo zero crescono l’attenzione si sposta sui bambini più grandi, a partire dai 2 anni di età, fino alle soglie dell’adolescenza, perché se accogliere un bimbo a costo pressoché zero è possibile, è possibile anche crescerlo serenamente senza affrontare continue spese. L’ebook di questo libro è certificato dalla Fondazione Libri Italiani Accessibili (LIA) come accessibili da parte di persone cieche e ipovedenti. Conosci l’autore Giorgia Cozza è una mamma-giornalista, specializzata nel settore materno-infantile, autrice di libri per bambini e numerosi manuali per genitori, divenuti un importante punto di riferimento per tante famiglie in Italia e all’estero.È stata relatrice in numerosi congressi per genitori e operatori del settore e ospite di trasmissioni televisive per rispondere a quesiti legati all’accudimento dei bimbi e a uno stile genitoriale ecocompatibile.