Voci di mamma e papà
Premetto che nella mia famiglia non siamo videogiochi-dipendenti. L’unica console che abbiamo è quella che mio marito mi regalò il Natale in cui ero incinta, allegandoci una favola interattiva per “quando il pupo sarebbe cresciuto”. Devo dire che nei giorni di ozio della gravidanza ci ho giocato, ma da quando è nato Michele la console prende polvere vicino al televisore, e quel gioco preso per lui non è mai stato inaugurato. E questo non perché io e mio marito siamo contrari alla tecnologia: entrambi usiamo il computer e internet, sia per lavoro, sia per ricerca, curiosità, acquisti, sia per tenere qualche contatto con i social network; ultimamente abbiamo acquistato uno smartphone, e la sera guardiamo la televisione.
Semplicemente, non avendoci mai visti giocare con la console, Michele non sa nemmeno che esiste: anzi, un giorno che pioveva e non si poteva uscire, ho provato a proporgli di giocare con la famosa favola interattiva, ma lui ha risposto di no ed è andato a giocare con le costruzioni. Sono contenta così: io e mio marito preferiamo che sviluppi la manualità e la fantasia con giochi tradizionali, piuttosto che diventi abile con il pollice e il touch screen di un cellulare.
Purtroppo noto che i bambini che giocano con le console portatili o gli smartphone si chiudono molto in loro stessi, non giocano con gli altri, non comunicano con i genitori (molto spesso loro stessi intenti a telefonare o maneggiare smartphone o tablet).
I videogiochi entreranno prima o poi nella vita dei nostri figli, ma cercheremo di evitare che diventino indispensabili per giocare e divertirsi. I giocattoli tradizionali poi non passano mai di moda: mantengono inalterato il loro fascino, a dispetto del tempo e delle generazioni, e per me hanno una valenza educativa molto più profonda dei videogiochi. Inoltre, nelle belle giornate, è molto più bello giocare all’aria aperta con foglie, rami, sassi, magari con altri bambini conosciuti per caso: educazione, scoperta, creazione e socializzazione in un colpo solo!
Per quanto riguarda il telefonino, non esisterà mai che i nostri figli abbiano cellulari loro prima delle superiori. Se li dovranno comprare e mantenere, se vorranno, coi loro risparmi; devono imparare che la tecnologia è un utile mezzo di studio, lavoro e informazione, che però bisogna imparare bene a gestire. Può essere svago, a volte, ma non gioco…
Fabiana, mamma di Michele, 4 anni, Lucrezia, 11 mesi
Rifletto sulla frase, che spesso mi trovo anch’io a pronunciare, ogni qualvolta mio figlio piccolo stupisce i presenti con qualche “magia” tecnologica, ovvero “i bambini di oggi sono nati con la tecnologia in mano”. Più che altro con la tecnologia in mano ci siamo noi adulti tutto il giorno: per lavoro, per evasione, per comunicare, per leggere notizie, documentarci. I bambini ci imitano e credo si domandino quale meraviglia deve contenere quell’oggetto che gli adulti, i suoi modelli, tengono in mano cosi a lungo. I bambini ci danno enormi possibilità per riflettere sul nostro comportamento, proviamo a tenere in mano più spesso un libro… sarà quello il loro oggetto del desiderio!
Giorgia, mamma di Gaia, 5 anni, Pietro, 19 mesi
La tecnologia deve essere complementare con la vita quotidiana e non deve invadere gli spazi. Nel senso che prima vengono le relazioni umane. Se siamo con amici si gioca, si parla, si ride e scherza, non si prende il tablet, né si accende la Tv. Il primo esempio viene da noi genitori. Ci sono momenti per la tecnologia e momenti no. Bisogna stare attenti, perché la tecnologia tende ad isolarci e sinceramente non mi piacerebbe che mia figlia ne fosse totalmente inghiottita…
Ilaria, mamma di Ginevra, 4 anni
Ho notato che la tecnologia crea nei bambini, ma credo anche negli adulti, una sorta di dipendenza! Io avevo un tablet e Filippo l’ha sempre usato: piccoli giochi, canzoncine, video. Me lo chiedeva in continuazione, molte volte nella giornata! Appena si annoiava un po’ me lo chiedeva. Poi il tablet è caduto e si è rotto lo schermo e per molto tempo non l’abbiamo riparato. Dopo le prime richieste, in cui gli abbiamo spiegato che era rotto, poi non l’ha mai più chiesto. La stessa cosa è successa da poco con la televisione: si è rotta e non la faremo riparare perché ormai ci siamo de-tecnologizzati ed abbiamo scoperto che la sera ci sono tante altre cose divertenti da fare insieme!
Emilia, mamma di Filippo, 2 anni
Non demonizzo la tecnologia, ma finora i miei figli (ovviamente i due “grandi”) hanno usato smartphone, tablet o computer solo per guardare i cartoni senza pubblicità e in orari stabiliti e concordati. Non credo che sia sbagliato abituarli a usare gli strumenti che hanno intorno, ma non mi piace l’idea che ci passino troppo tempo. Meglio giocare all’aria aperta o, se non si può, scatenare la fantasia con materiale di recupero o giochi da inventare. Per fortuna entrambi i grandi sono amanti dei libri!
Giulia, mamma di Chiara, 4 anni, Simone, 2 anni, Michele, 8 mesi
Matteo ha avuto il suo primo tablet al settimo compleanno. Solo dopo abbiamo avuto il certificato per disgrafia e disortografia: utilizzare il tablet, con un buon correttore e programmi adatti è molto positivo per lui perché rappresenta il suo futuro. Mi piace poter essere io a insegnargli come utilizzare in maniera costruttiva ogni cosa. Anche la tecnologia.
Mariaelena, mamma di Matteo, 8 anni
Mezz’ora al giorno, più nel fine settimana, per giocare o con la play o con il clempad (un tablet per bambini) o col nintendo. La regola è che prima dei videogiochi si deve avere giocato almeno altrettanto fuori, estate o inverno che sia.
Lisa, mamma di Matteo, 9 anni, Anna, 6 anni
Io non demonizzo nulla, ma offro alternative migliori (a mio avviso) a qualsiasi device. Lavoretti, natura, libri e giochi di qualità. Tra un bel progetto/lavoretto e la Tv/tablet sceglie sempre la prima opzione.
Raffaella, mamma di Carlotta, 6 anni
La tecnologia? La evito. Lavoro quotidianamente con il mondo internet/web/applicazioni e quello di cui veramente c’è bisogno sul lavoro è la creatività, uscire dagli schemi e trovare soluzioni nuove. Imparare ad usare interfacce o applicazioni è banale e infatti qualsiasi bambino riesce nel giro di poco a capirne il funzionamento. Non credo affatto che un bambino che non usa app “resti indietro”. Al contrario i bambini che non hanno possibilità di gioco libero hanno più difficoltà a trovare soluzioni in modo autonomo se non hanno a disposizione percorsi già definiti.
Federica, mamma di Gabriele, 4 anni
Noi abbiamo scelto di non avere la Tv perché penso non sia utile e che non trasmetta nulla di positivo, per come è fatta oggi. Però abbiamo un pc portatile e ogni tanto le bambine possono vedere video di cartoni animati (scelti assieme) o altri video che le interessano. Trovo utile anche il poter fare ricerche su temi che interessano loro (per esempio la vita degli animali) su internet, sempre con la supervisione di uno di noi genitori. Il cellulare preferisco che non lo usino se non per brevi saluti ai nonni o ai cugini, idem lo smartphone (ne ha uno mio marito) che viene usato solo molto saltuariamente in auto per cercare canzoncine che possano intrattenerle un po’ se si sono stancate dei cd. Per Lorenzo trovo sia troppo presto per tutto ciò.
Daria, mamma di Alice, 7 anni, Elena, 4 anni, Lorenzo, 14 mesi
Per quanto riguarda il computer, lo usa abbastanza raramente con suo padre per vedere dei video in inglese. Il tablet e il cellulare invece non voglio che li usi: gli spiego il perché, che fanno molto male. Quando siamo fuori casa, per intrattenerlo ce la caviamo con libri (che lui adora), colori, stickers. Spero che la situazione non precipiti con il suo crescere… Purtroppo la tecnologia zero non è generalmente possibile e tutti i buoni propositi che avevo alla sua nascita hanno dovuto fare i conti con la triste realtà. Per esempio il wi-fi, che sappiamo fare malissimo: avrei voluto eliminare il nostro, ma in camera da letto il segnale del nostro non arriva neanche molto bene, mentre abbiamo piazzato sulle nostre teste – al di là della parete – quello bello potente del nostro vicino…
Ingrid, mamma di Helmut, 3 anni
Avevo molti buoni propositi in mente (niente cellulare, pochissimo internet, poca Tv) poi arrivano alla fatidica adolescenza…. Cambia tutto! Il cellulare gliel’ha regalato il padre a 12 anni. Il tablet noi per la cresima. Durante l’anno scolastico la console è temporizzata (un’ora e mezza). In estate accesso più lungo. Per fortuna ha la passione del disegno…
Iole, mamma di Silvia, 14 anni
Penso dipenda anche tanto dal carattere… i miei bimbi non giocano con i nostri cellulari e macchine fotografiche. Il tablet era mio, ma mio marito ha creato un profilo dedicato ai bimbi. Lui lo adora, a lei non interessa. Anche per la televisione, lui ci passerebbe ore, lei dopo un po’ si stufa. Vedo che il nostro approccio è uguale ma a lui dobbiamo porre dei limiti perché caratterialmente è meno “dinamico” di lei, e la tecnologia lo attira molto.
Irene, mamma di Diego, 4 anni, Adele, 2 anni
Scrivo testi teatrali per bambini e da anni giro per le scuole, dell’infanzia e primaria, mettendo in scena i miei spettacoli (La Bottega di Will- Cuori di Mamma). Le tematiche che tratto sono davvero tante, ma quella che più mi sta a cuore, e che sento estremamente necessaria e urgente, è quella sulla Fantasia. Incontro tanti bambini e la situazione ci sta sfuggendo di mano: in pochi anni i cellulari e i tablet sono arrivati anche alle elementari e sono ben tollerati da insegnanti e istituti scolastici in genere. Negli spettacoli che propongo c’è sempre un momento in cui i piccini vengono chiamati sul palco per inventare una piccola storia o semplicemente per dar sfogo alla loro immaginazione. Ebbene, più passano gli anni e più i piccoli fanno fatica ad immaginare qualcosa di diverso dal “preconfezionato”. Sì, perché se è vero che loro sono i nativi digitali, se è vero che non dobbiamo demonizzare il nuovo che avanza è pur vero che ai nostri figli offriamo sempre più “Fantasia da centro commerciale”, roba già fatta, pensata da qualcun altro, impacchettata e servita a loro, i nuovi uomini e le nuove donne. Non è vero che i bimbi imparano davanti alla Tv, semmai disimparano tutte le attività sociali, manuali e di pensiero che hanno naturalmente insite in loro o che hanno acquisito. Provate a guardare un bambino davanti alla Tv e osservatelo poi insieme ad altri bambini al parco, ad esempio. I videogiochi poi, spesso, sostituiscono gli amici, i libri o mamma e papà. L’impegno, comunque, resta sempre quello dei genitori, che dovrebbero dare l’esempio, limitando a loro volta l’uso di pc e smartphone.
Teresa, mamma di Filippo, 3 anni
Non utilizziamo il cellulare in loro presenza, sanno che cos’è ma non li abbiamo mai fatti parlare con nessuno tramite cellulare, pur avendo tutti i parenti lontani (viva il telefono fisso!). Videogiochi e strumenti simili ovviamente ancora no… bicicletta, monopattini e passeggiate sì!
Paola, mamma di Sammy, 5 anni, Chris, 3 anni
I videogiochi ci stavano rovinando le giornate. Paolo giocava con il tablet a un gioco per cui era necessaria la sua “presenza” più volte al giorno, doveva tenere d’occhio i suoi possedimenti, accumulare punti per migliorare la sua situazione nel gioco. La regola di mezz’ora al giorno non si adattava in alcun modo a questo tipo di gioco, per cui non solo cercava di giocare di nascosto (cosa molto grave), ma il suo pensiero era tendenzialmente sempre lì. Proteste, rimproveri, urla, discussioni… Finché ci siamo fermati un attimo a riflettere. Tutto quel disagio, suo e nostro, per un videogioco? Abbiamo messo via il tablet e stop. Ne riparleremo quando sarà più grande e forse riuscirà a gestirsi meglio.
Ester, mamma di Paolo, 9 anni
Questo sì che è un argomento che mi preoccupa. Mio figlio vorrebbe sempre guardare foto e video di lui e altri bimbi dal mio cellulare e da quello delle nonne (che concedono per non sentirlo urlare e piangere). Io quindi lo nascondo dalla sua vista e tengo la vibrazione. Un limite non da poco perché non sono molto raggiungibile, ma è l’unica via che vedo possibile per limitare questa sua dipendenza. Inoltre fin da piccolo gli facevo ascoltare canzoncine mimate in inglese. Lui le adora ma se glielo concedo per mezz’oretta poi fa crisi isteriche nel momento del time out. Sto sbagliando qualcosa? So per certo che le radiazioni del cellulare fanno male e la luce del tablet rende nervosi e iperattivi.
Valeria, mamma di Giacomo, 22 mesi
Lotta continua per cercare di limitare l’uso. Ormai si passa da Tv a videogiochi a video su internet… Con me che sembro il coniglio di Alice nel paese delle meraviglie che tiene il tempo. L’unica è portarli fuori casa. Vedo che pian piano stanno perdendo i loro hobby manuali (costruzioni, disegni…), sembra non sappiano fare più nulla. Molto triste.
Anna, mamma di Alessandro, 13 anni, Lorenzo, 10 anni